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Riassunto Arte. Una storia naturale e civile - volume 4 seconda parte, Settis, Schemi e mappe concettuali di Storia dell'arte contemporanea

Riassunto seconda parte del manuale Settis-Montanari

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 21/12/2023

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alexandra-szikszai 🇮🇹

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Scarica Riassunto Arte. Una storia naturale e civile - volume 4 seconda parte, Settis e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia dell'arte contemporanea solo su Docsity! MANUALE STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA ‘800 IL ROMANTICISMO Lineamenti storici • Congresso di Vienna 1815: avviata Restaurazione, ritorno alla situazione geopolitica pre-Napoleone. Ideali progressisti e contestazioni popolari. Austria, Russia e Prussia erano le nazioni dominanti. • Sensibilità romantica: ostilità verso modelli classici, sentimento, irrazionalità e spiritualità. Inizia forse a partire dal Sturm und Drang (tempesta ed impeto), movimento Germania del 1770 fino metà ‘800 o dal 1820 al 1848. • Classe borghese e intellettuali: si oppongono a governi nazionalisti ed autoritari, mirano amonarchie costituzionali. - Giuseppe Mazzini: fonda la “Giovine Italia” (1831) e poi la “Giovine Europa” (1834); - Italia e Germania: Si diffondono le società segrete e le proteste popolari; - Francia e Inghilterra: proletariato acquisisce coscienza di classe; L’Europa fu un terreno di scontri fino a metà secolo. Fede, impegno e sentimento: le reazioni degli artisti Gli artisti hanno atteggiamenti diversi a seconda dei luoghi e delle circostanze: - appoggiano i tumulti politici; - trovano rifugio in loro stessi; - criticano le più recenti innovazioni tecnologiche. • Il romanticismo ha accomunato l’Europa della prima metà del XIX secolo ma difficilmente esso si può definire uno stile univoco. • Possiamo assegnare la figura della ragione al Neoclassicismo e quella dellamalinconia al Romanticismo: malinconia per un passato irraggiungibile come per il ruolo defilato che l’artista aveva nella società. Avanzarono atteggiamenti volti a rivalutare la storia e le origini di ciascun popolo: si impose l’idea di orgoglio nazionale. A differenza del Neoclassicismo, però, il passato non doveva essere quello dell’antichità, bensì quello carico di tensioni spirituali e fiabesche delMedioevo. ➜ Sublime: continua sollecitazione sensoriale, tentativo di restituire suggestioni di indeterminatezza e infinito in ambito poetico, musicale ma anche nell’arte figurativa. Alla quiete dei personaggi rappresentati si sostituisce il racconto delle emozioni più intense e violente. • Allontanamento da accademia: ritenuta inutile dai romantici poiché i suoi insegnamenti miravano a reprimere la genialità dell’artista. Sentimento anti accademico in caratteristico dei.. • Nazareni: in Germania, idealizzando le antiche botteghe medievali fondarono leMeisterklassen, corsi quinquennali diretti da un artista di spicco e volti a formare i giovani attraverso tre successivi livelli di difficoltà. Il paesaggio nella pittura romantica • Primi dell’800: con il Romanticismo il paesaggio guadagna un’importanza ancora sconosciuta in pittura. La filosofia ne aveva indirettamente incoraggiato il ruolo sin da fine Settecento: come le riflessioni sul Sublime di Edmund Burke (1756) e la Critica della facoltà di giudizio di Immanuel Kant (1790). In questo periodo vi erano molte discussioni sul concetto di “pittoresco”. JOHN CONSTABLE (1776-1837) “L’Uomo (…) la sua natura è congeniale agli elementi del pianeta stesso ed egli non può fare a meno di entrare in sintonia con le sue manifestazioni (…)” - J. Constable 1836 • Il placido ambiente delle origini - la contea del Suffolk dove Constable era nato - rimase sempre al centro della sua attenzione: la natura appare serena e conciliante; la sua pittura è caratterizzata da un tocco veloce e spontaneo. • Tarda maturità: segnata da lutti familiari, i suoi dipinti acquistarono toni drammatici, accresciuti dal ricorso alla spatola o da pennellate fulminee. ➜ Lo studio dei cieli, 1821-1822 • Si forma alla Royal Academy di Londra. Era solito lavorare all’aperto e, in questo biennio, dedica un ampio ciclo al cielo (cioè l’elemento più mobile e luminoso del paesaggio). • Dipinti con pennellate veloci e il suo approccio era quasi scientifico (sul retro apportava data, ora, direzione del vento e altri dettagli meteorologici). ➜ Il carro del fieno, 1821 (olio su tela) • Scena agreste, colori brillanti, resa dei dettagli, luminosità dell’insieme che è rafforzata da una miriade di gocce di bianco per suggerire i riflessi dell’acqua e del fogliame. (Effetto luminoso ripreso da Delacroix in Massacri di Sciò p.317). ➜ La cattedrale di Salisbury vista dalla residenza del vescovo, 1823 (olio su tela) • Commissionata dal vescovo Fischer: la cattedrale si erge, come un’apparizione, in una cornice naturale che ne risalta la figura. A sinistra, il prelato che passeggia con la moglie e indica la cattedrale. • Constable dichiarò che questo fu un dipinto arduo da concludere, soprattutto a causa del cielo -in origine più cupo- che subì un cambiamento postumo su richiesta del vescovo. JOSEPH MALLORDWILLIAM TURNER (1775-1851) • Nato a Londra, a 14 anni entra nella Royal Academy. Imparò l’uso dell’acquerello e solo dal 1796 adottò di preferenza l’olio su tela. Conosciamo poco della sua biografia, ma sappiamo dei suoi numerosi viaggi (Scozia, Galles, Parigi, Svizzera, Italia). • Pur rimanendo fedele al paesaggio, nei decenni la sua pittura subì notevoli evoluzioni, sostituendo il descrittivismo degli esordi con una resa più libera e al limite dell’astratto. • Il suo ricorso a una iconografia ibrida conciliava, in un’unica superficie, il genere storico e quello paesaggistico. Tuttavia, era sempre il secondo ad avere il sopravvento. ➜ Bufera di neve: Annibale e le sue truppe che valicano le Alpi, 1810-12 (olio su tela) • Siamo nel 281 a.C., ma è difficile non instaurare un parallelo tra la sfida del generale cartaginese all’Impero romano e il passaggio di Napoleone sul valico del San Bernardo (1800): l’impresa aveva impressionato l’immaginario di artisti e intellettuali di ogni origine e fede politica. ➜ Roma vista dal Vaticano, 1820 • Il viaggio in Italia del 1819 segnò un primo sensibile cambiamento nelle opere di Turner. Le sue vedute iniziarono a respingere le dominanti verdi e brune a vantaggio di quelle rosse, gialle, ruggine e dorate. La luce mediterranea aveva rinnovato la sua tavolozza. Per Turner la precisione storica non era un requisito essenziale: riconosciamo infatti i colonnati berniniani di piazza san Pietro, edificati solo nel Seicento. In primo piano Raffaello e la sua amata. ➜ Pioggia, vapore e velocità, 1844 • Da questo periodo in poi, le atmosfere velate e brumose iniziano a prevalere sulla esatta definizione dell’immagine. La tecnica, in gran parte affidata alla spatola, era davvero sperimentale: l’obiettivo non era mettere lo spettatore dinanzi a un’immagine caotica, ma a una sorta di fantasma di paesaggio. La Scuola di Posillipo • Sin dai primi decenni dell’Ottocento anche in Italia si affermano diverse scuole locali, dedite alla rappresentazione del paesaggio. Quella napoletana fu la prima a rinnovarsi grazie al contributo di artisti stranieri, quali… Anton Sminck Van Pitloo (1790-1837) • Nel 1816 ottenne la cattedra di pittura all’Accademia di Napoli. Egli affronta il genere della veduta mettendo in scena fenomeni atmosferici di forte impatto. Incentivato dalle visioni di Turner e Corot, aggiorna il vedutismo europeo, non solo nei temi, ma anche nella tecnica: sostituendo la tela con carta e cartoni, così da dipingere all’aperto. Sublime partenopeo: Giacinto Gigante (1806-1876) • Allievo di Van Pitloo, Gigante si distinse come caposcuola della cosiddetta Scuola di Posillipo (ovvero quel gruppo di artisti che faceva del promontorio napoletano il soggetto privilegiato delle loro vedute). ➜ Tempesta sul golfo di Amalfi, 1837 (olio su tela) • A fronte del cangiantismo cromatico dovuto alla tempesta e alla precarietà del veliero, tutto acquisisce l’accento drammatico trasmesso dalla sensibilità nordica del maestro. Vedutismo dell’Italia Settentrionale L’altro polo di riferimento per il paesaggio italiano di metà Ottocento fu’ la campagna piemontese e lombarda. Giovanni Carnovali, detto “ Il Piccio” Il Piccio si recò nel 1845 a Parigi, dove conobbe Corot e Delacroix e ne studiò a fondo le opere. Proprio questo viaggio condiziona i suoi lavori successivi: mise a punto una nuova tipologia di veduta, a metà tra il visionario e il reale. ➜ Paesaggio a Brembate sotto, 1863 • La sua caratteristica pennellata morbida e sfilacciata suggerisce il paesaggio, più che delinearlo. Atmosfera crepuscolare e due figurine rendono la scena ancora più suggestiva. Antonio Fontanesi (1818-1882) Principale esponente del vedutismo piemontese. ➜ Novembre, 1864 (olio su tela) • Non è un paesaggio vero e proprio, tantomeno un ritratto. Novembre rappresenta il colloquio silenzioso dell’uomo con la natura, il suo completo abbandonarsi ad essa. • La scena vive nel contrasto tra un primo piano calato nella penombra e il chiarore di un cielo invernale. La storia, la cronaca, le immagini THÉODORE GÉRICAULT (1791-1824) Un’esistenza breve segnata da drammi familiari e insuccessi professionali; una decade di carriera in cui nacquero i capolavori oggi più ammirati al Louvre; riconoscimenti postumi e sconfinanti in una sorta di mitologia. • Poco incline allo studio e alla rigida disciplina dell’istituto (Lycée Imperial, Parigi), Géricault si distinse solo nel disegno. La dedizione al mondo equestre era quasi ossessiva. • Il confronto con le opere di Michelangelo, Tiziano, Poussin, Rembrandt e Rubens conservate al Louvre, ne condizionarono lo stile. Nel 1812, partecipa alla più importante competizione artistica parigina: il Salon… ➜ Ufficiale dei cavalleggeri della guardia imperiale, 1812 • Ispirato dalla visione di un cavallo imbizzarrito, in appena tre settimane Géricault termina il quadro. • Ricco di tensione epica, il dipinto appare molto distante dai soggetti storici affrontati in quegli anni dagli artisti alla corte di Napoleone. Una distanza tanto più evidente nel confronto con il… ➜ Ritratto di Gioacchino Murat • Presentato nella stessa occasione da Antoine-Jean Gros (allievo di David, vs allievo di Rubens). Géricault vinse lamedaglia d’oro della competizione. ➜ Ufficiale ferito che abbandona il campo di battaglia, 1814 • L’artista propose la figura di un cavaliere anche al Salon di due anni dopo. Questo sembra, però, l’antitesi del precedente cavaliere: il protagonista trattiene a fatica il cavallo e volge lo sguardo smarrito alle sue spalle; il sentimento di paura per la propria incolumità e per le sorti della guerra è reso ancora più opprimente dalle tinte fosche del cielo. • Oltre a ispirare la tela di Géricault, infatti, la sconfitta di Napoleone a Lipsia (ottobre 1813) e il suo esilio all’Elba all’inizio dell’aprile dell’anno successivo, consentirono l’insediamento di Luigi XVIII sul trono di Francia. Il Salon si svolse, quindi, all’insegna della celebrazione della nuova monarchia. • Le critiche riservate al quadro precedente toccarono profondamente l’artista, che finì per rinnegare la tela. • Tuttavia, nel 1816 provò l’ambito Prix de Rome (che assegnava al vincitore un soggiorno di studio di un anno presso l’Accademia francese a Roma) ma non avendo superato l’ultima prova, alla fine Géricault partì a proprie spese. • A Firenze rimase incantato dalle tombe medicee, mentre a Roma si dedicò allo studio dei maestri rinascimentali, in particolare Michelangelo e Raffaello. Non dovendo sottostare alle rigide norme dell’Accademia, poté conoscere a fondo la quotidianità romana. Tra tutte le manifestazioni, rimase colpito dalla tradizionale corsa dei cavalli barberi… ➜ La corsa dei barberi a Roma, 1817 (olio su tela, 45x60 cm) • Rispetto alle prime composizioni sul tema, diffonde il concetto universale della lotta fra uomo e natura selvaggia. Sullo sfondo di una città antica, ma senza tempo, un gruppo di giovani cerca di trattenere a forza i cavalli scalpitanti prima della partenza. Lemuscolature turgide e le pose articolate suggeriscono il debito verso Michelangelo ed il tardo Raffaello (Incendio di Borgo), mentre la scenografia antica rimanda a Poussin. ➜ La zattera della medusa, 1819 (olio su tela, 491x716 cm) • Storia: la fregata Medusa prese il largo, insieme ad altre imbarcazioni, dal porto atlantico di Rochefort nel 1816, per una missione di controllo militare che l’avrebbe portata in Senegal. Al comando venne posto il capitano de Chaumareys -ritenuto da molti inesperto per una navigazione oceanica. Infatti, dopo pochi giorni, scelte sbagliate portarono la fregata ad incagliarsi di fronte alle coste della Mauritania. La situazione apparve subito irrimediabile e si dovette procedere all’abbandono della nave. Le scialuppe di salvataggio risultarono insufficienti per tutti i 400 passeggeri. Alcuni rimasero sull’imbarcazione, circa 250 presero posto sulle scialuppe, i rimanenti, circa 150 persone, vennero stipati su una zattera di fortuna trascinata dalle scialuppe. Per tredici giorni, i naufraghi vissero in condizioni disumane: senza protezioni dalle intemperie e sprovvisti di viveri, essi furono costretti anche a cibarsi di compagni privi di vita. • Quando Géricault tornò in Francia nel settembre 1817 le proteste al riguardo divampano ancora. • L’artista sceglie di ritrarre ilmomento della speranza: il primo avvistamento dell’Argus verso il quale i naufraghi si protendono con tutte le forze rimaste. • Le due diagonali intorno alle quali è organizzata la scena vengono enfatizzate dalle espressioni dei protagonisti: il dipinto è una sbalorditiva indagine sui sentimenti dell’animo umano (indagine che l’artista proseguirà con la serie sugli alienati). • Cadaveri e naufraghi possiedono proporzioni ideali,muscolature michelangiolesche, torsioni proprie della statuaria ellenistica: debiti del soggiorno italiano. • L’enigmatico anziano che sorregge un giovane privo di vita è stato interpretato in più modi dagli studiosi: c’è chi ci rivede Ugolino dell’inferno dantesco -come allusione agli episodi di cannibalismo; chi invece l’allegoria della malinconia; chi, infine, la trasposizione in pittura di una scultura classica. • L’opera non passò inosservata poiché qualsiasi spettatore appena aggiornato sull’attualità poteva comprenderne le vicende. Al Salon, però, l’opera divise: Luigi XVIII si congratulò con l’autore ed altri cronisti ne lodarono l’impianto solido e il senso di movimento; altri si abbandonarono a stroncature di natura politica, vedendo nell’opera ilmanifesto delle forze antimonarchiche prima ancora che la riflessione su un dramma universale. L’uomo di colore al vertice della composizione fu letto come il sostegno del pittore alla causa dell’abolizione della schiavitù. La tiepida accoglienza dell’opera su cui aveva speso tante energie, lo gettò nello sconforto e decise di farsi curare presso il manicomio di Salpêtrière. Poi, tornato in Francia dopo un soggiorno a Londra dove aveva riscosso consensi, ricadrà nella depressione e darà vita a un ciclo di dieci ritratti (di cui rimangono solo cinque)... ➜ Il ciclo degli alienati, anni ’20 dell’800 • Non si sa se questa fosse una terapia intrapresa dall’artista oppure una commissione dello psicoterapeuta per corredare i propri scritti sulla monomania. Sappiamo, però, che i protagonisti dei ritratti erano pazienti dello psicoterapeuta Étienne-Jean Georget, affetti damonomanie (deviazioni della personalità di carattere ossessivo: il rapimento dei bambini, il comando militare, il gioco, l’invidia e il furto). • Un’accurata indagine dei moti dell’animo umano, gli alienati conservavano la propria dignità personale diventando al contempo espressioni universali della patologia che li colpiva. EUGЀNE DELACROIX (1798-1863) ➜ Massacri di Scio. Famiglie greche attendono la morte o la schiavitù, 1824 • Storia: nel marzo 1821, la popolazione greca insorse rivendicando l’indipendenza dopo oltre tre secoli di dominazione dell’Impero Ottomano. La repressione turca diventò sempre più brutale: nell’isola di Scio, oltre ventimila abitanti vennero massacrati, le donne e i bambini deportati come schiavi, i villaggi incendiati. L’episodio suscitò l’indignazione tra i liberali europei, che da subito avevano appoggiato la causa dei rivoluzionari. • Delacroix sentì il bisogno di cimentarsi sul tema e, al Salon del 1824, presenta il quadro. L’intento cronachistico fu perseguito affidandosi alla testimonianza del colonnello Voutier. Per raggiungere un elevato grado di verosimiglianza, Delacroix studiò in appositi repertori illustrati fisionomie e vestiari tipici della popolazione. Furono però le memorie di Lord Byron sul proprio viaggio in Grecia a fornire la suggestione più profonda. • Sorvegliati da un turco armato di fucile, i prigionieri attendono il loro triste destino: gli abitanti di Scio sanno che dopo aver perso le proprie case e i loro averi stanno per rinunciare alla libertà. Nessun eroe interviene a prestare soccorso o conforto: al suo posto un cavaliere ottomano rapisce con violenza una giovane greca. • La disposizione delle famiglie greche alle estremità della tela dà risalto al vuoto centrale: si tratta di una soluzione compositiva che può ricordare i dipinti di Antoine-Jean Gros. • Posture e atteggiamenti dei personaggi sembrano poi costituire gruppi indipendenti: l’artista raggiunse tale esito studiando su tele poi divenute opere autonome… ➜ Studio di una testa di donna anziana (donna parte dx dipinto che guarda il cielo);Madre morta con bambino (donna morta sulla dx); Orfanella in cimitero (figura sconfortata sul lato sx). Massacri di Scio forse non sarebbe esistito senza La zattera della medusa: con Géricault, però, Delacroix non condivideva solo l’interesse per i drammi di cronaca. Dotato di indole irruenta, Delacroix manifestò sin da bambino la predisposizione alla musica, all’arte e alla letteratura. Una personalità autonoma in netto contrasto con le mode neoclassiche dell’epoca. “Robespierre della pittura” era il suo soprannome. • Gli abitanti di Parga e Missolungi avevano insomma adottato due opposte forme di resistenza alla dominazione ottomana: la fuga dalla propria isola e la morte autoinflitta. Sebbene ispirati daimedesimi principi democratici, le opere di Hayez e Delacroix erano molto diverse tra loro: ciò dipendeva dalla formazione e dall’ambiente culturale, ma, soprattutto, Hayez creava dipinti dal forte valore metaforico: accademici al limite del didascalico, essi dovevano alludere alla situazione politica attuale italiana: Il soggetto era il pretesto per incitare i patrioti risorgimentali. Anche le tele di Delacroix possedevano evidente natura metaforica, volte però a comunicare valori universali: la Grecia sconfitta non è altro che la Libertà oppressa. Inoltre, le sue tele non rinunciano mai alla ricerca di nuove soluzioni formali e cromatiche. N.B. Il Romanticismo europeo non si esprime con uno stile unitario nei vari paesi, ma ogni artista rimaneva sensibilmente influenzato dalla tradizione locale e dalle vicende storico-politiche della propria nazione. Vincenzo Vela (1820-1891) Lo scultore svizzero-italiano, si impose sulla scena milanese con… ➜ Spartaco, 1847-50 (208 cm di altezza) • Storia: opera ispirata alla vicenda di Spartaco, schiavo trace che nel 70 a.C. guidò una ribellione di gladiatori contro il governo romano. • Lettura: come i dipinti di Hayez, Spartaco va letto alla luce della contemporanea situazione politica italiana. Il fallimento dei moti del 1848 provoca reazioni disparate: Se Hayez abbandonò i temi storici per rappresentazioni allegoriche della Malinconia, Vela ne enfatizza il portato civile. Spartaco incitava, ancora una volta, a non arrendersi nella lotta per l’unità italiana. Un’arte di ispirazione religiosa La pittura dei Nazareni tra Germania e Italia ➜ Italia e Germania di Overbeck, 1828 • Due fanciulle siedono affiancate in atteggiamento di reciproco conforto: quella dai capelli castani cinti dalla corona d’alloro è la personificazione dell’Italia, mentre la bionda dai tratti nordici rappresenta la Germania. Una vallata con una pieve romantica alle spalle della prima, un villaggio alpestre dominato da una abbazia gotica alle spalle dell’altra. • È un’opera utile per intendere quale fosse l’intensità degli scambi tra le due culture a inizio XIX secolo. I Nazareni: dal 1810, a Roma lavorava una confraternita di pittori tedeschi, insediata presso il convento abbandonato di Sant’Isidoro e guidata dallo stesso Overbeck. Essi rivendicavano un’arte affrancata dalla mitologia e totalmente devota ai temi religiosi, naturalmente religione cattolica; vestivano con tuniche ed esibivano lunghi capelli alla maniera iconografica di Cristo: per questo motivo vennero identificati con il nome di Nazareni - nome coniato da Goethe, nel 1817. Amore per l’arte e devozione religiosa. • Stile: quei tedeschi trapiantati in Italia rifiutavano le forme del bello ideale e si riconoscevano nella pittura del Tre e del Quattrocento: il disegno perfettamente tracciato, colori chiari, forme levigate, lieve stilizzazione dell’insieme, ambientazione delle figure in un contesto naturale. • Modello: erano le opere del Beato Angelico, di Perugino, del primo Raffaello, di Durer che i Nazareni prendevano come modello. • Tecnica: aveva valore centrale, la pittura su tavola e l’affresco. ➜ Giuseppe riconosciuto dai fratelli di Peter von Cornelius, 1817 (affresco, 236x290) • La decorazione di Palazzo Zuccari venne commissionata all’artista dal console generale prussiano Bartholdy. Incentrato sulle Storie di Giuseppe dell’Antico Testamento, l’esito era un prepotente ritorno sul grande formato all’arte cristiana dal tono didascalico e dalle severe linearità grafiche. ➜Visione del paradiso da parte di Dante di Philipp Veit, 1826 • Commissione importante: la decorazione del Casino di Carlo Massimo sul colle Esquilino. • Il programma prevedeva l’Illustrazione dei tre grandi poemi nazionali italiani (Divina Commedia di Dante; La Gerusalemme liberata di Tasso; L’Orlando furioso di Ariosto) e ognuno in una sala diversa. • Overbeck si occupò del poema di Tasso ispirandosi al Raffaello delle Stanze Vaticane, mentre a Philipp Veit toccò la stanza dedicata alla commedia dantesca. • Nell’affresco, coniuga lo stile del giovane Raffaello con quello di Ghirlandaio e Beato Angelico. • L’indietreggiare nel tempo è reso tanto più manifesto dalla profusione d’oro e dalla rigidità delle figure. Il Purismo • Alla teoria promossa dai Nazareni si richiama parte delmovimento purista italiano, il cui manifesto fu’ sottoscritto nel 1843 da Overbeck, Bianchini, Minardi, Tenerani. • In analogia con l’esaltazione dei poeti trecenteschi, gli esponenti di tale movimento riprendevano la pittura schietta e pura dei primitivi italiani: si ispirano ai grandi quattrocenteschi fino al Raffaello della Disputa. ➜ Musica sacra di Luigi Mussini, 1841 • Centralità della composizione, semplificazione dei tratti fisionomici, rigidità della posa e ambientazione, esecuzione minuziosa del disegno, armoniosità cromatica. Tutti indizi che riportano alle pale di Perugino e alla Santa Cecilia di Raffaello. ➜ Propagazione del cristianesimo ovvero la missione degli apostoli di Tommaso Minardi, 1864 • Tempera su muro commissionata dal papa Pio IX nel 1848, terminata solo nel ’64 a causa della proclamazione della Repubblica Romana. • Inneggia a una mitica età dell’oro -il Tardo Medioevo cattolico- in un mondo sempre più secolarizzato. ➜ La fiducia in Dio di Lorenzo Bartolini, 1835 (95 cm) • Scultura che simboleggia l’anima cristiana che si affida al creatore. Immateriale e concreta, casta e sensuale, limpida e allusiva: rappresenta l’apice del Purismo nelle arti plastiche. • L’artista conobbe Ingres, ed entrambi ambivano a rinnovare il linguaggio neoclassico attraverso lo studio degli antichi. I Preraffaelliti in Inghilterra • Nel 1848 alcuni giovani artisti si consorziano sotto il nome di The Pre-Raphaelite Brotherhood (La confraternita preraffaellita): Rossetti, Hunt, Millais ne diventeranno i personaggi di spicco. • Riconoscevano i loro modelli nell’arte italiana del XV secolo, ossia i precedenti di Raffaello. I Preraffaelliti sfuggivano anche le trasformazioni imposte dalla società della recente Rivoluzione industriale. • Nell’Inghilterra del primo Ottocento appellarsi al primo Rinascimento significava esaltare l’aspetto etico del fare arte, a dispetto della modernità tecnologica. • John Ruskin (1819-1900): già nel 1851 era fiero difensore della confraternita e aveva iniziato questo percorso nei primi volumi del suo Pittori moderni criticando il Rinascimento maturo in quanto quintessenza di artefici e manierismi privi di ogni naturalezza. N.B. I Preraffaelliti fondavano le proprie opere su un naturalismo vivido e analitico. La definizione esatta di ogni brano combinata al sovraccarico di dettagli genera un effetto straniante, ben poco realistico. Una pittura basata su soggetti patetici e sentimentali, quasi sempre biblici o letterari. ➜ Risveglio della coscienza di William Holman Hunt, 1853 • Risveglio della coscienza è illuminazione morale: i sentimenti più puri non avrebbero dovuto cedere all’istinto passionale. La lucida e quasi ossessiva, messa a fuoco di ogni particolare attribuisce invece al dipinto un potente valore artigianale. Il dipinto narra solo per via allusiva la redenzione della Maddalena, mentre più aderente al passo evangelico è… ➜ Ecce ancilla domini di Rossetti, 1850 • Impressionanti il formato verticale, la luminosità diffusa - ottenuta grazie a una tecnica quattrocentesca: - stendendo sul supporto una preparazione bianca sulla quale poi intervenire mediante sottili velature di colore. • Modello ispirazione: Beato Angelico, per quanto riguarda prospettiva e sintesi lineare delle figure, mentre la Vergine corrisponde all’algido ideale femminile preraffaellita. • Rossetti era figlio di un insegnante di letteratura italiana con trascorsi nella carboneria, e si appassionò a tal punto alla poesia stilnovista da riconoscere in Dante il proprio alter ego (Dante Gabriel Rossetti). Più ancora che negli esiti pittorici, il suo contributo alla confraternita risiede nell’approfondita conoscenza umanistica, volta a diffondere rigidi programmi teorici e iconografici. L’ultimo Delacroix • Poco dopo la metà del secolo, Delacroix dimostrò come anche la pittura del Rinascimento maturo potesse assolvere a un identico scopo. • Nel 1849, l’artista riceve una commissione e, tra il ’49 e il 1861, decorò la Cappella dei Santi Angeli nella chiesa parigina di Saint-Sulpice: tre pitture a olio e cera su intonaco raffiguranti la lotta di Giacobbe con l’angelo, la cacciata di Eliodoro dal Tempio e sul soffitto l’arcangelo San Michele che vince il demonio. ➜ Giacobbe lotta con l’angelo, 1854-1861 (751x485cm) • Storia: episodio della Genesi nel quale Dio mise alla prova Giacobbe combattendo con lui sotto forma di angelo. Al termine dello scontro, Dio consacrò l’uomo a terzo Patriarca dell’Antico Testamento. • Se il soggetto poteva affascinare Delacroix per il suo valore romantico, è soprattutto il trattamento stilistico con il quale venne risolto a sbalordire ancora oggi i visitatori della cappella: l’artista ambientò la scena nella foresta, al tramonto, e la luce crea impareggiabili effetti di chiaroscuro e mette in risalto la brillantezza dei colori e lamuscolatura possente dei corpi. • Modelli: Veronese e Tintoretto modelli di un’opera che a sua volta sarebbe diventata fonte di ispirazione per la generazione degli impressionisti. Dalla letteratura alle immagini Mai il rapporto fra arte figurativa e letteratura fu’ intensi quanto nell’Ottocento, in effetti il Romanticismo era nato proprio in ambito letterario. WILLIAM BLAKE (1757-1827) • Nato e vissuto a Londra, rese indissolubile il legame tra immagine e parola. • Autore di testi profetici, intrisi di profonda religiosità, egli spese gran parte della propria carriera illustrandoli con disegni altrettanto visionari. • Blake dovette rinunciare al tradizionale viaggio-studio in Italia, ma ciò non gli impedì di conoscere la lezione dei maestri rinascimentali: egli nutrì una vera devozione per Michelangelo. Blake, al presente che sembrava preludere alla morte dell’arte, opponeva il ritorno a un passato mitico, a metà strada tra i racconti biblici e la tradizione medievale. ➜ L’antico dei giorni, 1794 da Europe: a prophecy doveva pagare il caro prezzo di una vita segnata da solitudine e incomprensione. Ed è proprio tale inedita consapevolezza di sé che osserviamo nell’autoritratto di Minardi, come in quello di molti suoi contemporanei… Ingres e il tributo agli antichi maestri • Anche Jean-Auguste-Dominique Ingres esaltò la figura dell’artista, la propria e quella degli antichi maestri. • Durante il suo soggiorno romano (1806-1820), l’artista spiccò come ritrattista talentuoso e cantore della storia antica. Insieme alle suggestioni rinascimentali, egli subì il fascino del mondo medievale e della spiritualità cristiana… • 1813 -1819: Ingres realizzò alcuni lavori riconducibili allo stile troubadour (= stile aneddotico, a metà strada fra la pittura di storia e quella di genere, apprezzato dalla borghesia parigina in cerca di quadri dalle dimensioni contenute, leggeri ma edificanti). • Qualunque fosse il soggetto trattato, i dipinti troubadour di Ingres si distinsero per il linguaggio intenzionalmente primitivo, colmo di preziosismi quanto di sensuali, o caricaturali, esasperazioni fisiche. Caratteristiche riscontrabili anche ne… ➜ La morte di Leonardo da Vinci fra le braccia di Francesco I (1818) - Musée du Petit-Palais di Parigi • L’episodio divenne fra i più frequentati dagli artisti francesi di inizio Ottocento: celebrando il committente illuminato prima ancora che l’artista in punto di morte, si caricava di significati nazionalisti assai graditi in piena Restaurazione. • Si riconosce anche l’ammirazione di Ingres per Leonardo, artista tanto geniale da riscuotere la benevolenza dei grandi signori, e le cui doti estetiche e umane sembravano irraggiungibili nel presente. Il Michelangelo di Delacroix • Se Minardi e Ingres rappresentavano i due diversi modi di intendere la figura dell’artista dell’Ottocento, Delacroix seppe unire entrambi ritraendo chi più lo aveva ispirato sin dai tempi della Barca di Dante. • Nel Journal (suo diario quotidiano) Delacroix tracciava infatti un profilo di Michelangelo che era al tempo stesso il proprio, poi tra il 1849 e il 1850 concepisce il suo… ➜ Michelangelo nello studio, 1849-50 (olio su tela, 40x32 cm) • Seduto tra una Madonna col bambino e il Mosè con lo scalpello a terra che indica la sosta nel lavoro o, più probabilmente, il turbamento che precede l’esecuzione del prossimo capolavoro. Si tratta allora di un raccoglimento dal carattere mistico, quasi sacro: quel medesimo raccoglimento tante volte provato dal capofila del Romanticismo. La nuova iconografia borghese Il ritratto più vero del vero Nei secoli gli artisti si confrontarono con la ritrattistica, sempre assecondando il desiderio del committente di tramandare un’immagine di sé idealizzata, allegorica, o autoritaria. Le cose in parte cambiarono a inizio Ottocento, con l’imporsi di un nuovo ceto dirigente - lamedia borghesia - sull’onda delle recenti rivoluzioni francese e industriale. Costoro chiesero di essere ritratti inmaniera realistica, e insieme alle fattezze esteriori i pittori avrebbero dovuto restituire le loro virtù personali, l’ambizione e la fermezza che li avevano sostenuti nella carriera. Osserviamo tre opere realizzate da autori diversi nelle stesse date per capire in quanti modi poté rinnovare il genere forse più longevo della storia dell’arte: ➜ La famiglia De Brucker di Giuseppe Tominz, 1830 • Intorno al 1830, il commerciante di origine tedesca Luigi De Brucker commissionò a Giuseppe Tominz il ritratto della propria famiglia. Nel dipinto, Luigi siede in compagnia della moglie Amalia e il primogenito Federico nel soggiorno della propria abitazione, esibendo pregiato mobilio in stile Impero e un prezioso vaso in porcellana. • Alla moglie spetta di palesare l’elevato tenore economico (pettinatura a torretta, abito in seta azzurro impreziosito da uno scialle in cashmere a fantasia orientaleggiante e da un’invidiabile parure di gioielli). • Tuttavia, De Brucker si era rivolto all’artista anche per dichiarare la superiorità dei valori domestici su ogni affare commerciale: il piccolo Federico allude, infatti, all’unità della famiglia. • Un esempio di stile Biedermeier, che espresse i valori della borghesia ai tempi della Restaurazione: sobrietà, ricchezza, rigore morale. ➜ Ritratto di Cristina Barbiano di Belgiojoso Trivulzio di Hayez, 1830-1831 (olio su tavola, 136x101 cm) • Entrambi gli artisti ambientano i loro dipinti nella penombra di un interno domestico, avvolgendo di luce i protagonisti e circondandosi di oggetti fortemente connotati. •Mentremobili e suppellettili di casa De Brucker sottolineavano la ricchezza dei proprietari, quelli attorno alla principessa avevano un valore allegorico, ed erano associati al tema della lontananza. • Nel 1830, Cristina di Belgiojoso si recò infatti in esilio volontario a Parigi, animando i salotti culturali e qui la conobbe Hayez. • La giovane sembra guardare maliziosamente lo spettatore intrattenendo, al contempo, un dialogo silenzioso con il busto della madre, committente del dipinto. Lamarina alle sue spalle allude invece al Paese abbandonato con rammarico. La protagonista appare come l’emblema di una crisi esistenziale attraversata dalla realtà contemporanea, la rappresentazione seducente dellamalinconia: figura allegorica che negli anni Quaranta sarebbe stata spesso al centro delle tele di Hayez. ➜ Ritratto di Monsieur Louis-Francois Bertin di Ingres, 1832 (olio su tela 116x95cm) Dopo una ventina di anni trascorsi a Roma e Firenze, nel 1824 Ingres torna a Parigi esponendo al Salon il Voto di Luigi XIII, quel dipinto che celebrava la restaurazione della monarchia in chiave religiosa assicurò all’autore la benevolenza della critica e da allora Ingres divenne l’artista più richiesto dai Borboni e dagli uomini d’affari arricchiti durante la monarchia di luglio, fra i quali il fondatore del Journals des débats, Louis-François Bertin, che nel 1832 gli commissiona il proprio ritratto. • Lo studiò a fondo, ma sembrava impossibile restituirne l’imponente presenza fisica e caratteriale. Poi, inavvertitamente, la svolta: l’occasione fu un’accesa discussione politica durante una cena con amici. • Descrizione: su sfondo neutro, Ingres immortala il protagonista al culmine della tensione: lo sguardo deciso, il volto paonazzo, i gomiti aperti, le mani gigantesche aggrappate alle ginocchia indicano come l’editore sia pronto a sollevarsi dalla poltrona per accanirsi contro il suo interlocutore (il quale è lo spettatore stesso). L’attenzione al dettaglio, l’assenza di abbellimenti o di un taglio ravvicinato fanno a prima vista ritenere questo dipinto un ritratto fotografico. • Per la penetrante indagine psicologica e il riflesso sul bracciolo instaura un nuovo confronto con Raffaello, e più precisamente con il suo Leone X. • Eppure, fu giudicato addirittura volgare da Mademoiselle Bertin. Solo dodici anni dopo il poeta Charles Baudelaire offrì la chiave definitiva per interpretare il dipinto: “Ingres ha scelto Monsieur Bertin per stilizzare un’epoca; ne ha fatto il buddha della borghesia, sazia, facoltosa, trionfante “. Esotismo ed erotismo Delacroix e il fascino d’oriente Nel gennaio 1832 Delacroix partì per l’Oriente al seguito di una delegazione diplomatica inviata dal re Luigi Filippo. VisitòMarocco, Spagna, Tangeri e Algeria, rimanendo profondamente colpito dall’atmosfera di quei luoghi. Delacroix non dipinge nulla durante il viaggio, ma annotò le sue suggestioni in sette taccuini, i cosiddetti Albums des voyage au Maroc. Una volta tornato a Parigi egli trasse spunto da questi suoi appunti. ➜ Donne di Algeri nei loro appartamenti, 1834 • Tra le molte scene di caccia o di vita quotidiana, l’esito più felice fu quello di questo soggetto, presentato al Salon nel 1834. Nel famoso viaggio orientale, fu’ concesso a Delacroix di visitare l’harem del capitano delle imbarcazioni del bey, dove poté ammirare i lineamenti delle donne algerine altrimenti celati alla vista degli uomini. • Alla profusione di stoffe ricamate, oggetti e piastrelle in stile moresco si contrappone la serenità e il torpore di quattro giovani. Per restituire pose e ornamenti sfruttò gli schizzi tratti dal vero, ma fece anche posare alcune modelle nel suo studio (fra queste la sua amica e amante Elise Boulanger, riconoscibile all’estrema sinistra). Oltre che dalla sensualità della composizione, i contemporanei rimasero stupiti dal sapiente trattamento cromatico, ottenuto accostando rapidissime pennellate di colore puro. Una tradizione ottocentesca Dal ritorno in Francia nel 1832, alla morte nel 1863, Delacroix si misurò più di ogni altro con soggetti orientali, benché l’interesse dei pittori verso il mondo nordafricano si fosse intensificato sempre di più. All’origine di questamoda vi sono due precise ragioni storiche: la campagna Napoleonica in Egitto e i successivi rinvenimenti archeologici. Insieme alle testimonianze di natura scientifica, anche i racconti di esploratori e letterati fornirono suggestioni efficaci, specie quelle dell’inglese George Byron. Ingres: oriente e classicismo A differenza di Delacroix, le sue conoscenze sul mondo esotico derivavano dai repertori di miniature persiane diffusi in Francia già dal Settecento, oltre che dalla testimonianza di Lady Montagu (nobildonna inglese trasferitasi a Istanbul con il marito tra il 1716 e il 1718). Pubblicate nel 1800, le lettere di Lady Montagu dalla Turchia descrivevano con precisione le usanze dell’universo femminile. ➜ Il bagno turco, 1848-63 (olio su tela tondo 108 cm d) • Opera più impegnativa sul tema: ognuna ha atteggiamento diverso e differente dalle altre, ma tutte appaiono compiaciute della propria femminilità. • L’attenzione si concentra sulla giovane di profilo dai capelli biondi: per i tratti fisionomici e l’attenzione con cui scruta il contesto si può riconoscere in lei un ritratto ideale di Lady Montagu. Ambientare languide dame europee in un contesto geograficamente e culturalmente lontano permise a Ingres di rendere più esplicitamente la natura sensuale del corpo femminile. • La forza dell’opera sta anche nelle straordinarie soluzioni formali messe a punto da un artista ormai ottantenne: prima ancora che un inno alla sensualità, va interpretato come celebrazione delle doti intellettuali dell’artista. ARCHITETTURA DELL’OTTOCENTO Lineamenti storici • 1815: termina avventura napoleonica, poi… • Restaurazione: sovrani riprendono trono e tentano di tornare ai vecchi regimi ma lo spirito della borghesia va verso valori diversi, dello spirito di iniziativa, laboriosità e libera circolazione delle idee. • Anni ‘30 e ‘40: moti insurrezionali: • Italia: guerre di indipendenza sotto la guida della Casa Savoia + spedizione di Garibaldi in Sicilia. - Nel 1861 venne proclamato il Regno d’Italia. - Capitale: Torino➜ Firenze➜ Roma I luoghi della borghesia • Residenze, palazzi privati, sedi di istituzioni politiche, spazi per attività e scambi commerciali. C’è poi un rinnovo di tipi architettonici del XVIII secolo: caffè e teatri. • Caffé: - Caffè Greco: a Roma, punto di riferimento per letterati ed artisti. - Caffè Michelangelo: a Firenze, luogo di incontro prediletto deiMacchiaioli. ➜ Chiesa della Gran Madre di Dio di Ferdinando Bonsignore, Torino, 1818-1831 ➜ Chiesa di San Lorenzo Martire di Luigi Cagnola, vicino a Bergamo, 1821-1834 ➜ Chiesa di Sant’Antonio di Pietro Nobile, Trieste, 1828-1849 Al Pantheon si ispira poi anche un edificio non religioso. Si tratta di un acquedotto a Livorno… ➜ Il Cisternone di Pasquale Poccianti, 1829-1842 • Edificio che era destinato alla riserva e alla depurazione dell’acqua, uno dei tre realizzati dall’architetto e collegati all’acquedotto di recente realizzazione. • Descrizione: il prospetto è caratterizzato da un pronao a otto colonne tuscaniche sormontato da un nicchione a lacunari, che riprende appunto la cupola del Pantheon. UN NUOVO MEDIOEVO Il richiamo del Medioevo in Europa e in Italia Già nel Settecento i britannici erano attratti dal Medioevo gotico. Poi agli inizi del XIX secolo con l’affermarsi della sensibilità romantica aumentò l’interesse per il Medioevo. In letteratura lo vediamo con Walter Scott che pubblica un romanzo storico ambientato a fine XII secolo, Ivanhoe. In arte invece abbiamo le ambientazioni medievali nei Vespri siciliani e nel Bacio di Francesco Hayez. Non una semplice moda ma… IlMedioevo, in tutta Europa, venne visto come il momento in cui si erano formate le tradizioni e le lingue delle diverse nazioni, l'epoca in cui aveva trionfato la religione cristiana e si era saldata la cultura dei popoli. Periodo vissuto come un sogno in cui trionfano gli ideali cavallereschi. Inghilterra AUGUSTUS WELBY NORTHMORE PUGIN (1812-1852) Pubblica nel 1836 un saggio intitolato Contrasti, o un parallelo tra i nobili edifici del Medioevo e le corrispondenti costruzioni di oggi. Usa illustrazioni e vignette facendo confronti tra gli edifici e mettendo in risalto lo splendore e la funzionalità degli edifici Medievali, facendo anche l’esempio degli ospizi per poveri. A lui dobbiamo… ➜House of Parliament, 1835-1860 •Maestosa sede del Parlamento sulla rive del Tamigi. E’ uno dei più rappresentativi esempi di architettura neogotica in Europa. Germania ➜ Feldherrnhalle di Friedrich von Gärtner,Monaco di Baviera, 1840 • La “loggia dei Marescialli” riprende interamente un monumento della Firenze del tardo Trecento, la Loggia della Signoria. ➜ Castello di Ludwig II di Baviera a Neuschwanstein di Christian Jank e Eduard Riedel, 1869-1886 • Edificio che restituisce l’infatuazione della Germania dell’Ottocento per l’età medievale. Il committente è molto sensibile alle arti figurative e alla musica e voleva il suo castello “secondo l’autentico stile delle antiche rocche dei cavalieri tedeschi”. • Descrizione: su un picco montuoso, alte mura compatte e torri di varie forme ed altezze con merlature e cammini di guardia. Gli interni hanno poi decorazioni romaniche, bizantine e neorinascimentali. Italia L’interesse per il medioevo inizia dagli studiosi: • Paolo Frisi: nel 1766 scrisse Saggio sopra l’architettura gotica, parlando del fascino di quest’epoca. • Leopoldo Cicognara: autore di La storia della scultura in Italia (1813) e de Le fabbriche e i più cospicui monumenti di Venezia (1815) ad aprire la strada alla riconsiderazione dell’arte medievale italiana. • Pietro Selvatico Estense: invita i giovani architetti a studiare tutti gli “stili”. Il richiamo al medioevo era connotato da una precisa presa di posizione culturale e politica: riproporre forme medievali divenne anche un modo per ribadire la centralità della presenza cattolica nella storia d’Italia (Neoguelfismo di Vincenzo Gioberti). ➜ Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Francesco Collecini, 1805 • Esempio precoce ed isolato di recupero di forme neogotiche rifacendosi ai modelli della Sicilia normanna. Attorno agli anni ‘20 e ‘30 dell’Ottocento iniziano le prime applicazioni degli schemi medievali per edifici non religiosi. Tra i principali esempi abbiamo… ➜ Villa Cusani Traversi Tittoni di Pelagio Palagi,Monza 1831-1836 • Interviene in questa villa Settecentesca. Il torrione si ispirava al campanile della vicina abbazia cistercense di Chiaravalle, riprendendo l'idea di solidi geometrici montati uno sull’altro. • Trasforma secondo il gusto neomedievale anche gli interni come la sala neogotica. Restauri e Medioevo Il restauro dei monumenti medievali fu occasione per lo studio di questi e per il riavvicinamento delle comunità alla propria storia. In Italia vi fu un vivace dibattito su finalità, modalità e pratiche del restauro. Inoltre la figura dell'architetto-restauratore spesso coincide con quella dello studioso: - Piemonte: Edoardo Arborio Mella (1808-1884) e Alfredo d’Andrade (1839-1915); - Veneto: Camillo Boito (1839-1914) e Pietro Selvatico Estense (1803-1880); - Lombardia: Luca Beltramini (1854-1933); - Emilia-Romagna: Alfonso Rubbiani (1848-1913). EUGÈNE VIOLLET-LE-DUC (1814-1879) Studioso e architetto francese attivo nel campo del restauro. Venne coinvolto in cantieri molto importanti ed era convinto che l’architetto dovesse studiare accuratamente l’edificio da restaurare ma, una volta individuato il suo “stile” potesse procedere liberamente, integrando le parti mancanti, guidato dalle presunte norme di questo stesso “stile”. ➜ Cantiere Notre-dame di Parigi ➜ Cantiere delle Mura di Carcassonne ➜ Restauro castello di Pierrefonds, 1858 • Ricostruisce completamente il castello che era in rovina ma in modo arbitrario. Restauri medievali in Italia Vi furono numerosi interventi di restauro. ➜ Restauro Duomo di Milano di Carlo Amati, fino al 1813 • La facciata viene quasi completata, in forme gotiche. ➜ Rifacimento facciata Santa Croce di Nicola Matas, 1857-1862 ➜ Nuova facciata Chiesa di S.Pietro a Trento di Pietro Selvatico Estense, 1848-1850 ➜ Completamento facciata del Duomo di Firenze di Emilio de Fabris, 1867-87 • La facciata di Arnolfo di Cambio era stata demolita a fine Cinquecento. Nell’Ottocento ci fu un dibattito sullo “stile” da utilizzare per completare il coronamento, “tricuspidale” o “basilicale”. • Il concorso viene vinto da Emilio de Fabris che prevedeva soluzione tricuspidale, ma dato il dibattito in corso si finì per adottare una soluzione di compromesso. I Savoia e il Medioevo Ascesa del gusto medievale spiegabile dall’iniziativa indetta dai Savoia: Carlo Felice (1765-1831) commissionò… ➜ Restauro abbazia medievale di Hautecombe di Ernesto Melano, in Savoia (Francia) • Vi erano sepolti esponenti della dinastia. Associazione Savoia-Medioevo suggerita nei restauri dell’abbazia venne ribadita anche dai successori del committente. • In Italia si inizia a riconoscere nell’età medievale l’origine della nazione e nei Savoia, dinastia nata all’epoca, il diritto e dovere di unificare il nostro Paese. Esempi esaltazione della storia dinastica: ➜Monumento a Emanuele Filiberto di Carlo Marochetti, Piazza S.Carlo, 1838 ➜Monumento ad Amedeo di Savoia detto il conte verde di Pelagio Pelagi, 1844-1853 • Gruppo scultoreo che celebrava un importante esponente dei Savoia nel Trecento. Egli lavora anche a… ➜ La "Margherita", Cuneo 1834 • Residenza reale, si occupa degli interni con temi medievali e cavallereschi ma anche conmotivi all’antica. Gli esterni sono invece ricchi di elementi neogotici. Negli anni di Carlo Alberto, assieme a questo interesse per il passato, abbiamo anche uno sguardo verso il futuro.. ➜Modifica corso fiume Tanaro per irrigazioni di ingegnere Ignazio Michela ➜ Ponte sul fiume Tanaro di Ernesto Melano e Bernardo Vanni, 1845-47 • Realizzato allo scopo di unire le due tenute di Pollenzo e Verduno. La struttura originale lunga 133 m era uno dei ponti più lunghi all’epoca. Restano solo i grandi archi a ferro di cavallo che ricordano l’architettura araba. ➜ Chiesa di San Vittore di Ernesto Melano, 1834-1849 Ha elementi schiettamente medievali presi sia dal gotico locale che da quello d’oltralpe: in facciata una sequenza di archi che sovrasta il portale, contrafforti e statue-pinnacolo. L’Ottocento fu un periodo importante per la storia del museo: • Le collezioni principesche diventano pubbliche e si trasformano nei grandi musei statali • I centri urbani iniziano a costituire nuove raccolte che possano raccontare la propria storia. CAMILLO BOITO (1836-1914) Fu uno studioso dell'architettura medievale molto apprezzato e influente anche nel tema del restauro su cui scrisse un saggio I restauratori nel 1884. ➜ Il Museo Civico di Padova, 1875-1879 • Incaricato di sistemare il museo e in particolare la facciata che dà sulla piazza. E’ un sostenitore del linguaggio neoromanico piuttosto che neogotico. Adotta quindi elementi del romanico lombardo e della stagione bizantina in Veneto, creando tra questi un equilibrio, senza mai attuare citazioni dirette. Intervenne poi anche nel… ➜ Restauro della basilica di Sant'Antonio • Si trattava di uno degli edifici più importanti della città e Boito dovette affrontare anche il delicato problema del rimontaggio dell’altare di Donatello che era stato smembrato in precedenza. L’ARCHITETTURA DEGLI INGEGNERI All’origine dell’architettura moderna: il ferro La Rivoluzione industriale del Settecento porta nel secolo successivo ad una grande novità architettonica: l’utilizzo di strutture metalliche. Cambiano poi anche i procedimenti costruttivi e si parla di “architettura degli ingegneri” con la creazione di edifici funzionali, solidi e slanciati. • Applicazione novità: in ponti, gallerie commerciali, pensiline di stazioni e sale lettura. • L’architetto mantiene il portico, elemento tipico dell’urbanistica bolognese dal medioevo ma l’edificio nel suo insieme risulta estraneo alla tradizione architettonica locale. Roma L’obiettivo dei governi era quello di dare un volto a Roma come capitale. Gli architetti dovevano quindi elaborare uno “stile nazionale” capace di rappresentare negli edifici questa nuova stagione politica italiana. Questo non fu semplice. ➜ Il Vittoriano, Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II di Giuseppe Sacconi, Roma 1885-1911 • Si fecero due concorsi e il secondo venne vinto da Sacconi. Il progetto ebbe diverse modifiche e si protrasse a lungo anche oltre la morte dell’architetto. • Cambiò anche la sua destinazione, da monumento per il sovrano divenne un monumento celebrativo dell’unificazione della nazione, un “altare della patria” • Esempio di pessima urbanistica: - demoliti numerosi edifici medievali; - bianco ed invadenti proporzioni cozzano con con edifici attorno; - copre e schiaccia Santa Maria in Aracoeli, una delle più antiche chiese della città. ➜ Palazzo di Giustizia di Guglielmo Calderini, Roma 1888-1910 • Sul Lungotevere, noto con l’inequivocabile epiteto di “Palazzaccio”. • Facciata dalle soluzioni architettoniche tipiche rinascimentali come il cosiddetto “ordine rustico”. Architetto conosceva bene questo periodo storico e aveva scritto una monografia su Michelangelo. • A suo avviso la giusta via era quella di prendere un dato stile italiano del passato e modificarlo per adattarlo ai costumi del presente, che in questo caso consiste nel riempire ogni spazio di decorazioni. IL RINNOVAMENTO DEI TIPI ARCHITETTONICI I teatri Nell’Ottocento aumenta il numero di edifici in città grandi e piccole poiché l’interesse per il teatro si stava allargando a tutte le classi sociali. Nel 1868 il Ministero dell’Interno richiede la redazione di elenco di tutti i teatri italiani, pubblici e privati, la maggior parte nel Nord e nel Centro. - Firenze: 20 teatri; - Milano e Torino pochi meno; - Emilia-Romagna: ogni centro urbano costruì un teatro (oltre cento secondo l’elenco). Alcuni architetti si specializzarono in questo ambito, come Luigi Canonica a cui si devono: - Teatro Carcano a Milano (1802-1844); - Teatro di Brescia (1809-1810); - Teatro di Como (1812-1813); - Teatro di Sondrio (1821-1824); - Teatro di Novara (1830-1832). • Struttura dei teatri: pianta a ferro di cavallo, alte pareti scompartite in palchi e distinzione netta tra platea e palcoscenico (Illuministi criticavano palchi perché trattati come salotti). Il foyer (sala d’aspetto), diventa sempre più importante poiché consentiva agli spettatori di incontrarsi prima e dopo gli spettacoli. Le stazioni ferroviarie Il tratto ferroviario Napoli-Portici (1839) voluto dai Borbone, fu il primo in Italia. Da lì partì un fermento per la costruzione di ferrovie con notevoli investimenti e un’intensa attività di architetti ed ingegneri. Nel 1870 la rete ferroviaria copriva 6429 km. Bologna e Milano diventano importanti nodi ferroviari. • Le stazioni: edifici nuovi che divennero occasione per sperimentare nuove tecniche emateriali, il ferro venne usato per la realizzazione di: ➜ Stazione di Porta Nolana a Napoli, 1839: la pensilina poggiava su colonne di ghisa. ➜ Stazioni della linea Leopolda, Firenze-Pisa-Livorno, 1841 ➜ Stazione Porta Nuova a Torino, 1867 L’arrivo delle ferrovie incise spesso sull’urbanistica poiché le stazioni sorgevano in zone periferiche che dovevano essere collegate da nuove arterie ai centri storici. Per questo le vie che portano alle stazioni sono normalmente dritte. Quando invece sono state inserite nei centri storici non è stato semplice: ➜ Stazione Termini di Roma • Fu iniziata da Pio IX e fu terminata nel 1874 dopo la breccia di Porta Pia (1870). Comportò la distruzione del “Monte della giustizia” e l’alterazione di tutta l’area ma anche la scoperta delle mura serviane, la più antica cinta difensiva della città. I cimiteri Nel 1804 l’Editto di Saint-Cloud vietò le sepolture all’interno delle mura cittadine sia per motivi pratici (igiene) che per motivi simbolici (spazi della morte erano competenza civica, non più religiosa). In furono due esempi precoci di cimiteri fuori dalle mura ma solo con l’editto i cimiteri vennero ufficialmente inseriti tra le opere di pubblica utilità. I cimiteri italiani spiccano per varietà, qualità e importanza dei monumenti funerari. Uno dei primi fu… ➜ Cimitero monumentale di Brescia Rodolfo Vantini, 1815-1864 • Linguaggio classico: dà un tono severo e solenne nei lunghi portici a colonne doriche. La cappella centrale adotta lo schema del Pantheon. LA FORMA DELLA CITTA’ OTTOCENTESCA Nuove iniziative urbanistiche ➜ Borgo Teresiano di Trieste di Arc. Giovanni Fusconi • Il governo austriaco di Maria Teresa aveva deciso di fare di Trieste uno scalo portuale e dagli anni ‘30 la città si allargò. • L’architetto progetta una maglia ortogonale che in parte si sovrappone a quella delle saline. Al centro del borgo c’è il Canal Grande a cui fa da sdo la Chiesa di Sant’Antonio disegnata da Pietro Nobile. • I diversi lotti sono caratterizzati da edifici a due piani pensati per avere attività al piano terra e a sopra uffici e abitazioni, sul modello di Venezia della “casa-fondaco”. Lo stesso avviene anche in altre città come Bari e Campobasso, per rispondere alle esigenze di espansione della città secondo un piano ordinato. ➜Modello urbanistico di Parigi di Georges Eugène Haussmann, metà XIX secolo • La trasformazione della capitale iniziò per iniziativa dell’imperatore Napoleone III (1808-1873). • Haussmann fece demolire interi quartieri per aprire nuove strade ampie e dal tracciato rettilineo con viali alberati (Boulevards) che gli Impressionisti mostreranno nei loro dipinti. • L’impresa comportò un enorme investimento di denaro che permise di dotare la città di nuove fognature, acquedotti, illuminazione a gas e una rete di trasporti pubblici ed estesi parchi urbani ai margini della città. Queste soluzioni adottate a Parigi furono un punto di riferimento per tutta Europa. In seguito a demolizioni si aprirono nuove ampie strade dritte: - Via Garibaldi a Torino; - Via Dante a Milano; - Via XX Settembre a Genova; - Via Indipendenza a Bologna; - Via dei Calzaiuoli a Firenze: dopo l'inizio dei lavori nacque l’Associazione per la difesa di Firenze Antica (1898) aprendo la strada al laboratorio delle leggi di tutela dell’Italia unita. - Via Nazionale a Roma. ➜ Riorganizzazione urbanistica di Napoli • L’obiettivo era il risanamento delle aree più povere, i “quartieri bassi” dopo l’epidemia di colera del 1884-1885. • “Legge speciale per il risanamento della città” i lavori partono con: - demolizione edifici fatiscenti; - sistemazione rete fognaria; - apertura di ampie vie rettilinee, il “Rettifilo” (1300 metri di lunghezza e 40 di larghezza). Abbattimenti delle mura Nell’Ottocento molte città decidono di abbattere mura e fortificazioni medievali e rinascimentali, poiché: - residuo di sistema difensivo obsoleto e militarmente inutili; - l’aumento della popolazione rendeva necessari nuovi quartieri; ➜Mura di Torino: a seguito di un decreto napoleonico (1800) le mura vennero abbattute per allestire passeggiate e parchi pubblici. ➜Mura di Lucca: preservate per trasformarle in aree destinate al verde. ➜Mura di Firenze • Abbattute quando divenne capitale del Regno d’Italia (1864). • L’incarico della riorganizzazione della città era stato affidato a Giuseppe Poggi che voleva migliorare le condizioni igieniche della città e dotare la città di aree di svago. Al posto del tracciato delle grandi mura vennero aperti grandi viali con un doppio filare di piante ad alto fusto. Le piazze e i monumenti Spesso alle sistemazioni urbanistiche si accompagna l’apertura di nuove piazze e l’erezione di nuovi monumenti celebrativi. Furono in molte le città italiane che resero onore ai padri della patria: - Monumento a Giuseppe Garibaldi a Torino; - Monumento equestre a Vittorio Emanuele II eMonumento a Cavour a Milano; - Monumento a Giuseppe Mazzini a Genova. Ma le piazze italiane ospitavano anche monumenti ispirati ad altri temi e personaggi, poiché spesso piccoli e grandi centri colsero l’occasione dell’Unità d’Italia per riaffermare la propria identità culturale esaltando personaggi illustri nati in quel luogo, spesso anche artisti: ➜Monumento a Giorgione a Castelfranco Veneto di Augusto Benvenuti, 1878 ➜ Statua ad Antonio Allegri da Correggio di Vincenzo Vela, 1882 ➜Monumento a Raffaello di Luigi Belli, 1897 ➜ Statua di Giordano Bruno in Campo dei Fiori a Roma di Ettore Ferrari, 1889 • Caso speciale poiché il monumento venne concepito in funzione antipapale, suscitando per questo un ampio dibattito in tutta Europa. LA STAGIONE DEI REALISMI Lineamenti storici Il 1848 segnò una brusca svolta nella storia europea. I governi di metà continente iniziarono a vacillare sotto la spinta dimoti liberali e di nuovi fermenti sociali. • La popolazione parigina insorge contro Luigi Filippo D’Orleans, dando avvio alla primavera dei popoli, • Londra: Karl Marx e Friedrich Engels pubblicano ilManifesto del Partito comunista. Infine, la cronofotografia si rivelò fondamentale per l’avvio di avanguardie primo-novecentesche: senza di essa Cubismo e Futurismo sarebbero pressoché impensabili. UN NUOVO SGUARDO ALLA REALTA’ GUSTAVE COURBET (1819-1877) ➜ Uomo col cane nero (autoritratto), 1842 (olio su tela 46,5 x 55,5 cm) • Lo spaniel dal lungo pelo nero al suo fianco punta l’osservatore con la stessa intensità del padrone, mentre la prospettiva ribassata e l’improvviso colpo di luce sul volto svelano un orgoglioso compiacimento. • Il paesaggio sullo sfondo allude al legame con l’ambiente naturale. È uno dei primi autoritratti di Courbet, che almeno sino al 1855 avrebbe indagato ripetutamente i cambiamenti della propria fisionomia. Fin da piccolissimo seguì corsi di disegno in provincia. Nel 1839 giunse a Parigi per studiare legge secondo il volere del padre, ma li abbandonò presto per darsi alle lezioni di pittura. L’autoritratto con il cane venne accettato nel 1844 al Salon e rivela infatti il gusto ancora romantico dell’artista. Courbet cambiò presto il suo linguaggio riflettendo su Caravaggio e Rembrandt. Con imoti popolari del 1848, Courbet raggiunse una profonda coscienza di classe, tale da fargli tradurre sulla tela i valori democratici rivendicati dai socialisti insorti nelle piazze. Agli autoritratti dal tono romantico iniziò a preferire immagini popolari, raffiguranti umili cittadini al lavoro o nei rari momenti di pausa. ➜ Dopo cena a Ornans, 1848-49 (olio su tela, 195x257 cm) • Emblematico: ritrae una scena domestica nel paese nativo e ricorda il Pranzo dei contadini di Le Nain. Insieme al soggetto, sono le dimensioni imponenti a colpire: cinque metri quadrati di pittura riservati non a un altisonante episodio di storia ma a una banalissima scena di genere immersa in un ambiente povero e senza luce. 1850: anno dello scandalo ➜ Gli spaccapietre, 1849 (olio su tela, 159x259 cm) è stato distrutto nel 1945 • Sono protagonisti due anonimi operai incontrati sulla strada sassosa di Meisières sotto la luce accecante del mezzogiorno. L’assenza di fisionomie sottrae ogni possibile identità, così che l’enfasi cade sulla gravità di uno sforzo fisico che accomuna l’infanzia all’età matura. ➜ Funerale a Ornans, 1849 • Monumentale quanto un quadro di storia, ritraeva il seppellimento di un parente di Courbet. Se dal punto di vista formale viene esaltata l’orizzontalità della tale, da quello contenutistico riconosciamo una grandiosa galleria umana: un atlante dei sentimenti provati nella provincia rurale francese. Capeggiati dal parroco del villaggio vediamo prima i religiosi, al centro i notabili di Ornans e a destra il gruppo di donne, tra le quali spiccano in primo piano le tre sorelle di Courbet. • La vera protagonista è però la fossa scavata a terra: collocandola al centro, oltre il limite fisico della tela, Courbet ha reso lo spettatore partecipe della cerimonia funebre non meno degli abitanti di Ornans. Come spesso accade nei suoi lavori, la scena si addensa sul primo piano, mentre la resa dettagliata delle fisionomie genera un calcolato conflitto con l’asciuttezza del paesaggio sullo sfondo. • Il contrasto nasce dalla compresenza di fonti alte e fonti basse: per questo dipinto, infatti, Courbet ha tratto ispirazione sia dalle stampe popolari - annunci funebri illustrati -, sia dalla lezione degli antichi -maestri spagnoli e olandesi. Un linguaggio nuovo. ➜ Contadini di Flagey di ritorno dalla fiera, 1850 (205x275 cm) • Altro episodio della quotidianità rurale su una vicenda storica: il sindaco torna a cavallo dalla fiera affiancato da un giovane fattore. Nonostante la semplicità della scena, il dipinto è colmo di incongruenze: le figure rigide sembrano impietrite e lamancanza di una visione prospettica unitaria le rende fluttuanti sullo stesso piano. Per queste mancanze i contemporanei derisero il quadro. Una caricatura di Bertall apparsa su Le journal pour rire rende tutto ancora più esplicito: le persone sono ridotte ameccanici burattini in legno, gli animali a pupazzi di pezza e l’ambiente a puro groviglio di linee. L’apogeo del realismo Sin dall’adolescenza Courbet amò frequentare amici letterati: nel 1853 anche l’incontro con il banchiere Alfred Bruyas influì sulla vita dell’artista. Al Salon di quell’anno, egli infatti acquistò due opere pubblicamente disprezzate dall’imperatrice Eugenia, diventando il primo e più importante collezionista di Courbet. ➜ Atelier del pittore, 1855 (olio su tela, 359x598 cm) • Ritroviamo tutti gli amici citati nella sua opera più ambiziosa - per dimensioni, complessità formale e ricchezza di riferimenti biografici - della carriera di Courbet. • Licenziato in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1855, venne rifiutato dalla giuria di ammissione insieme a Funerale a Ornans. Allora Courbet decise di presentare comunque le sue opere in uno spazio privato, dedicato per intero ai suoi lavori: sostenuto finanziariamente da Bruyas, nasce il Pavillon du Réalisme. Il progetto fu fallimentare, ma ebbe l’approvazione di Delacroix che scrisse “scopro un capolavoro nel quadro scartato” • Descrizione: a destra ci sono gli amici, i lavoratori, gli amanti del mondo dell’arte, e infatti vi riconosciamo Baudelaire, una coppia di collezionisti, un bimbo che disegna, una cantante, lo stesso Bruyas, eccetera. A sinistra un rabbino, un parroco, un veterano del 1793, un contadino, un operaio con la moglie, un becchino, un mercante di stoffe. Egli rivolge uno sguardo malinconico ai travestimenti di scena posati a terra, attributi di un romanticismo ormai superato al quale lo stesso Courbet aveva aderito. La donna irlandese che allatta il figlio simboleggia, invece, la grave crisi economica e sociale che aveva colpito il paese nel quale Courbet aveva spesso soggiornato. • Un quadro allegoria di sette anni (’48-’55) che avevano segnato lamaturazione politica e stilistica dell’artista: dopo Funerale a Ornans… Nuovo emblema della corrente Realista. I visitatori del Pavillon du Réalisme potevano anche conoscerne dettagliatamente le posizioni teoriche. Per l’occasione l’artista pubblicò infatti Il realismo: testo programmatico, era un vero e propriomanifesto (vedi estratto a p.399). Gli ultimi anni di Courbet Rispetto ai temi sociali privilegiati fra il ’48 e il ’55, da fine decennio Courbet si dedicò soprattutto a generi più commerciali che potevano garantirgli un maggior sostentamento: nudi femminili, paesaggi boschivi,marine, scene di caccia. Inoltre, Courbet fece una pittura sempre più densa e corsiva. ➜Mare in burrasca (onda), 1869 (olio su tela, 117x160,5 cm) • Esemplifica il nuovo corso. Acqua e cielo occupano la tela quasi per intero, lasciando spazio solo a un lembo di terra con due piccole imbarcazioni. Il taglio della scena tanto ravvicinato sembra anticipare le nature morte di De Chirico e il trattamento materico è stato invece interpretato come anticipazione della pittura informale del Secondo Dopoguerra. Nel 1870, dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan e la nascita di un governo repubblicano, Courbet ricevette l’incarico di sovrintendere alla tutela delle opere d’arte, esprimendosi a favore della demolizione della colonna di Vendome quale simbolo del potere imperiale. Con l’insorgere della Comune nelmarzo 1871 Courbet fu poi nominato delegato alla conservazione del Louvre e alla organizzazione del Salon. Non partecipò fisicamente alla distruzione della colonna, ma le sue dichiarazioni e la partecipazione alla comune furono sufficienti a incriminarlo con il ristabilirsi del governo ufficiale. Riuscì a sfuggire all’arresto e morì in Svizzera nel dicembre 1877. JEAN-FRANCOIS MILLET (1814-1875) Il realismo intimo ➜ Il seminatore, 1850 (olio su tela, 101,6x82,6cm) • Al tramonto un uomo avanza spargendo sementi sul campo di grano. Sebbene in controluce, il suo volto rivela la stanchezza di fine giornata mentre le vesti cenciose ne palesano le condizioni di vita. • Presentato al Salon del 1850-51, a differenza dello sconcertante Funerale di Courbet, riscosse apprezzamento unanime. • Descrizione: condotto sui toni caldi delle ocre, il dipinto suggerisce una simbiosi fra uomo e natura: un contadino dedito al lavoro al punto di dedicargli la propria esistenza, come presagisce lo stormo di corvi. La torsione ardita del corpo e lamuscolatura possente ricordano invece le figure diMichelangelo, maestro a lungo studiato dall’autore. Il seminatore diventava un eroe positivo del proprio tempo, tanto che il soggetto verrà ripreso nell’88 da Van Gogh. • Nato da una famiglia contadina, l’artista comprendeva intimamente i pensieri e i sacrifici del seminatore. Come accadde a Courbet, però, anche per Millet i fatti del ’48 segnarono l’inizio di una nuova stagione ideologica e pittorica: i temi agresti finirono al centro della sua poetica. A differenza di Courbet, però, Millet preferì tenersi in disparte dall’agone politico. ➜ L’Angelus, 1859 • Il rintocco delle campane interrompe la magra raccolta di patate dei due contadini, che si uniscono in preghiera. Non emerge alcuna denuncia, il raccoglimento spirituale della coppia e i toni caldi accentuano semmai il sentimento di moralità cristiana che inebria tutta la tela. I due lavoratori provocano il pubblico con il loro solo silenzio. HONORE’ DAUMIER (1808-1879) Satira realista Daumier è il terzo grande protagonista del Realismo francese. A differenza dei colleghi, la sua fu una personalità poliedrica: caricaturista, illustratore, pittore e persino scultore. Già nel 1830 partecipò alle Tre giornate gloriose di luglio. Al 1831 risale la sua collaborazione con la rivista parigina Le Caricature, dove pubblicò una serie di sprezzanti litografie rappresentanti la classe nobiliare parigina. Nel 1832 vignette analoghe apparvero su Le Charivari, e proprio il direttore di questa rivista commissionò a Daumier busti di politici e magistrati fiancheggiatori della monarchia… ➜ Sculture caricature di Antoine Maurice Apollinaire e il barone D’Argout (creta e olio, h 19 cm) • Realizzati con la terracotta, testimoniano la capacità del loro autore di cogliere in profondità il carattere dei protagonisti. Le libertà che Daumier si prendeva nei confronti dell’oligarchia parigina gli costarono ovviamente la censura. Non solo: pubblicata nel 1831 una litografia rappresentante Luigi Filippo come Gargantua che sbrana le risorse della popolazione costò all’artista sei mesi di carcere. Ciò indusse Daumier ad affrontare soggetti estranei alla politica. Nel 1848, Daumier poté riprendere la propria opera di denuncia sociale, ma soprattutto poté finalmente dedicarsi alla pittura. Come in Courbet e Millet, il popolo entra anche nelle tele di Daumier. ➜ Il vagone di terza classe, 1862-64 • È il capolavoro della stagione. Daumier volle contestare l’insanabile divario fra i ceti sociali. GIUSEPPE ABBATI (1862) L’affinità stilistica con i dipinti licenziati alle stesse date da Sernesi, Borrani e Abbati nella tenuta diMartelli ha fatto parlare gli storici di una vera e propria Scuola di Castiglioncello. Abbati, a inizio decennio intraprese una nutrita serie di cartoni a olio dedicata alle chiese cittadine. Tra gli esempi più alti… ➜ Chiostro, 1862 (olio su cartone, 19,3x25,2 cm) • Raffigura il cortile di Santa Croce in restauro. Eliminando disegno e narrazione, Abbati trasformò un semplice brano di realtà cittadina nel pretesto per verificare in pittura gli effetti della rifrazione luminosa. Ciò è tanto più evidente nei lastroni di marmo. SILVESTRO LEGA (1826-1895) Una classica intimità Di formazione accademica e storicista come Fattori, anche per Lega l’adesione agli ideali risorgimentali fu essenziale per la maturazione pittorica. Da allora, infatti, egli si orientò alla rappresentazione del presente. Diversamente da Fattori, le prove di Lega assunsero una declinazione spiccatamente intima e insieme ad Abbati, Borrani e Sernesi formò la… Scuola di Piagentina • Dal nome del sobborgo fiorentino dove erano soliti soggiornare. Qui il gruppo dipinse scene di vita domestica perlopiù incentrate sulle quotidiane attività femminili: nelle composizioni di Lega la donna diventava protagonista e soggetto attivo della società. ➜ Il canto dello stornello, 1867 (olio su tela, 158x98 cm) • L’amata Virginia Batelli accompagna con il piano il canto della sorella, mentre l’allieva osserva lo spartito. Il formato verticale della tela, il punto di vista ravvicinato e la prospettiva rialzata della scena hanno suggerito agli storici un legame con la pittura toscana del Quattrocento, specie quella di Piero della Francesca. • Nonostante l’accurata resa dei dettagli, il raffinato accordo tonale e la quotidianità del soggetto, Lega fugò il pericolo aneddotico attribuendo alla scena una dimensione senza tempo, quasi di religiosa serenità. ➜ La visita, 1868 (olio su tela, 31x60 cm) • Due donne fanno visita a un’amica che le accoglie sull’uscio di casa. Equilibrio compositivo, cura degli effetti luministici, atmosfera silenziosa e malinconica, attribuiscono al quadro un sapore antico, ma non storicista. Il legame con il presente su trova negli abiti e negli atteggiamenti delle donne, ma anche nel linguaggio pittorico. • Tema degli affetti: diventò essenziale per il pittore: nell’abbraccio fra le due donne si scorge tutta la loro commozione per l’incontro. Dopo la morte di Virginia Batelli nel 1870, iniziò per lui un periodo di forte turbamento che lo portò ad abbandonare l’attività pittorica. TELEMACO SIGNORINI (1835-1901) Nato a Firenze, figlio di un pittore della corte del granduca Leopoldo II. Ebbe un’istruzione più approfondita dei colleghi poiché crebbe in un ambiente raffinato e fu una figura di spicco tra iMacchiaioli dei quali fu il principale teorico poiché scriveva d’arte. Si misurò con una pluralità di soggetti e linguaggi espressivi e viaggiò nelle principali capitali europee: Parigi, Londra, Edimburgo e Vienna. Nei primi anni Sessanta approfondì i temi sociali che stavano a cuore a tutti i Macchiaioli… ➜ L’alzaia, 1864 (olio su tela, 58,4x173,2 cm) • Operai sollevano chiatta lungo gli argini dell’Arno. • Descrizione: atmosfera nitida, sbilanciamento della composizione sul lato destro esaltano la fatica quotidiana. Affronta poi altri temi come paesaggi e scene d’interno con evidenti aggiornamenti sul lessico impressionista. Come quest’ultimi da attenzione anche alla veduta urbana… ➜ Leith, 1881 (olio su tela, 45x42 cm) • Tela dipinta a Edimburgo. Molti passanti e un’insegna pubblicitaria che attira l’attenzione “Rob Roy”, leggendario eroe scozzese il cui nome venne usato nei paesi anglosassoni per indicare Giuseppe Garibaldi, eroe di cui condivideva gli ideali. Nel soggetto e nella resa atmosferica rivela il debito nei confronti dei pittori parigini e lo fa ancora più esplicitamente ne… ➜ La toilette del mattino, 1898 (olio su tela, 120x175 cm) • Casa di tolleranza con prostitute che si vestono al mattino dopo la notte passata coi clienti. La femminilità delle donne di spalle rimanda alla pittura di Edgar Degas. Risalto ad una categoria sociale emarginata I SALON PARIGINI E LA FORTUNA DEGLI ACCADEMICI Mostre di Stato. Caratteri, pubblico, critici Dal Salon nasce il concetto delle esposizioni di carattere ufficiale e a cadenza regolare. Il nome deriva dal sal carré (sala quadrata) del Louvre dove si teneva. Nasce nel 1667 per promuovere gli artisti dell’Académie Royale diventa poi biennale (1751) e triennale (1831). L’evento rimase formale, con una giuria che accoglieva solo le opere rispettose dei ferrei canoni accademici e della tradizionale scala dei generi. Solo nell’Ottocento la sua centralità nella vita artistica venne messa in discussione dalla nascita di iniziative collaterali e con la nascita del gruppo postimpressionista degli Indipendenti. Era l’unico evento di rilievo, in assenza di una rete di gallerie, per orientare le raccolte di amatori e collezionisti sulle novità del momento. Vignette satiriche ➜ Salon il giorno dell’apertura: solo veri conoscitori, in tutto 60.000 persone di Honoré Daumier, 1857 (litografia) • Rappresenta amatori e collezionisti che confabulano tutti addossati nel Salon. Questo era infatti aperto gratuitamente al pubblico, quindi aveva moltissimi visitatori e molti giudizi. ➜ La promenade du critique influent di Honoré Daumer, 1865 (litografia) • Il critico avanza con il livret in mano (foglio acquistabile all’ingresso che anticipa le guide) circondato da persone. Daumer sembra dire che titolo e autore scritti su questo foglio siano i soli metri di valutazione. La pittura da Salon: i Pompiers La pittura storico-mitologica era il genere predominante nei Salon, Questo sia per il gran numero di scavi di quel periodo che per la formazione accademica della maggior parte degli espositori: i pompiers. • Pompier: (dall'elmetto romano, simile a quello dei pompieri dell’epoca) diffondevano la scuola neoclassica di Igres basata sul primato della linea con quella romantica di Delacroix, impostata sul colore, per raggiungere il bello ideale. L’accezione denigratoria del termine rimase in voga anche quando il mondo classico non fu più il soggetto privilegiato: indicava infatti una pittura ufficiale attardata su un linguaggio scolastico, in altre parole reazionaria. ➜ Tepidarium di Théodore Chassériau, (olio su tela, 171x218) • Nei canoni accademici, per questo riceve apprezzamenti unanimi JEAN-LEON GEROME (1824-1904) Ebbe l’attenzione della critica grazie a opere di soggetto storico, mitologico e orientaleggiante.Ma anche una sua opera suscitò malumori per il soggetto… ➜ Frine davanti all’areopago, 1861 (olio su tela, 80x128 cm) • Momento in cui giudici di Atene scagionano l’etère perché ammaliati dalla bellezza del suo corpo. • Dipinto in punta di pennello, sembra quasi animarsi. Deve quindi aver suscitato un un senso di pudore nel pubblico dell’epoca. Il tema della storia greca viene però trattato anche in modo meno didascalico, ad esempio da… EDGAR DEGAS ➜ Giovani spartani che si esercitano, 1860-1862 (olio su tela, 109x154,5 cm) • Descrizione: tela dall’equilibrio formale, palmo della giovane spartana che lancia la sfida è al centro della composizione. • Stile: corpi resi sinteticamente nonostante la loro naturalezza. Pittura magra che sembra arrestarsi alla prima stesura. Sembra anticipare di alcuni anni le soluzioni impressioniste dell’autore. Accademici fuori dalla Francia L'attenzione sul tema della classicità era diffusa a livello internazionale grazie all’interesse suscitato dagli scavi di Pompei. I dipinti con episodi di storia greco-romana erano diventati di moda e quindi un genere redditizio. Tra i principali esponenti della tendenza… LAWRENCE ALMA-TADEMA (1836-1912) artista belga diventato cittadino inglese nel 1873. ➜ Spring. Opus CXXVI, 1894 (olio su tela, 179x80 cm) • Parte dell’omonimo ciclo che lo impegnò dal 1890 al 1894. e poi venduto a Robert Mendelssohn-Bartholdy. • Studia fonti letterarie ed iconografiche e crea una tela celebrativa dei Floralia, rito romano che celebra l’arrivo della primavera. • Descrizione: curata ambientazione, vesti e cerimoniali verosimili ma anche riferimenti al presente: le modelle sono tutte rappresnetati della nobilrà inglese e la citazione delle sculture greco-romane raffiguranti ninfe e satiri suggeriscono il carattere erotico della processione. Sia il mondo antico che quello moderno dominavano vizi, sotterfugi e pulsioni primordiali. • Composizione: impostazione teatrale, tesa a suscitare forti reazioni emotive. L’impostazione teatrale era un carattere condiviso nella pittura storicista di fine secolo, lo vediamo ad esempio nel lavoro del modenese GIOVANNI MUZZIOLI (1854-1894): ➜ I funerali di Britannico, 1888 (olio su tela 146x330 cm) • La salma dell’eroe sfila in secondo piano sul lato sinistro della tela. La vera protagonista è la sorella Ottavia disperata per la morte di Britannico ucciso dal marito Nerone, contrasta con l’atteggiamento composte della suocera Agrippa EDOUARD MANET (1832-1883) Scandalo al Salon La vita artistica parigina ruotava attorno ai Salon che garantivano agli artisti la massima visibilità pubblica.Tra le tante edizioni quella del 1863 fu memorabile poiché le opere respinte raggiunsero una cifra vertiginosa: ben 3000 delle 5000 sottoposte. Il Café Guerboi era il loro punto di ritrovo. Gli Impressionisti avevano formazioni ed esperienze diverse alle spalle ma erano accomunati dall’insofferenza per la tradizione accademica. Abborrivano il sistema dei Salon che favoriva una pittura sempre identica a se stessa. Manet divenne per loro un modello anche per questo motivo, seppur non avesse mai voluto partecipare alle loro mostre fu sempre solidale nei loro confronti. Il Louvre e la fotografia Gli impressionisti non erano del tutto anticonformisti poiché continuarono lo studio dei maestri le cui opere potranno osservare al Louvre. • Renoir: interesse per i maestri del Settecento come Antoine Watteau. • Degas: attratto daMantegna, Holbein, Poussin e Delacroix. Alla base dei tagli compositivi poi vi è forse una nuova consapevolezza visiva suggerita dalla fotografia. L'influenza dell’arte giapponese ➜ Terrazza sul mare a Sainte-Adresse di Claude Monet, 1867 (olio su tela, 98x129 cm) • Scena quotidiana nella Francia borghese di metà Ottocento, colpiscono la resa spaziale e cromatica. • Descrizione: immagine tripartita in tre ampie bande orizzontali, intercalate in verticale dai pali. I colori sono luminosi e complementari. • Novità: taglio orizzontale, ripresa dall’alto, punti di fuga tutti impensabili senza una riflessione sull’arte orientale, come ad esempio… ➜ Il Saizado del tempio di Gohyaku-rakanji di Hokusai, 1830-1832 (xilografia policroma, 25x37 cm) Le analogie tra le due opere sono evidenti. L’arte del mondo orientale esercitò sicuramente fascino sugli Impressionisti grazie alla circolazione di stampe giapponesi dalla seconda metà del secolo. Il primo incontro dei francesi con la cultura orientale vi fu con l’Esposizione Universale del 1867. Erano attratti da: - forme sintetiche e semplificate; - resa spaziale estranei ai criteri occidentali; - punto di vista rialzato e scorci drammatici; - disegno netto senza chiaroscuri e colori in campiture omogenee. Le mostre Impressioniste Capirono l’importanza di presentarsi al pubblico e desideravano una sede alternativa ai Salon. Ottennero il sostegno del fotografo Nadar che rese disponibile il proprio studio al 35 di boulevard de Capucines. • 15 aprile 1874: inaugurazione “Società Anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori” • Fondatori: Monet, Renoir, Sisley, Pissarro, Degas e Berthe Morisot più altri che parteciparono alla mostra come Boudin, Cézanne e De Nittis • Reazioni di pubblico e critica: nonostante l’entusiasmo dell’organizzazione gli esiti furono fallimentari. Le vendite furono nulle e agli occhi del pubblico quelle opere erano incomprensibili e addirittura comiche. Anche la critica rimase scandalizzata… ➜ Impressione, sole nascente di Claude Monet, 1872 Louis Leroy scrisse di questo dipinto “una carta da parati al suo stato iniziale è più rifinita di questa marina” Fu Leroy ad attribuire al gruppo il nome Impressionisti, che però non dispiacque agli artisti che lo fecero proprio. Il primo vero sostegno giunse da Paul Durand-Ruel, gallerista parigino che prese ad acquistare i quadri degli impressionisti diventandone il più importante mercante. E così nella sua galleria di rue Le Peletier 11 si tenne la 2a Mostra Impressionista nelmarzo 1876.Mancavano molti degli espositori timorosi di un altro fallimento ma se ne aggiunsero altri come… GUSTAVE CAILLEBOTTE (1848-1894) Pittore e finanziatore, i suoi dipinti esaltano un carattere architettonico e prospettico assente nelle prove dei colleghi ➜ Strada di Parigi, tempo piovoso, 1877 (olio su tela, 212x276 cm) Sebbene più ricca di opere anche la seconda esposizione impressionista fu un insuccesso. Il termine “Impressionista” fu definitivamente adottato in occasione della terza mostra. L'Exposition des impressionistes venne inaugurata nell’aprile 1877, vi partecipano 18 artisti tra cui: •Monet con paesaggi dedicati alla stazione di Saint-Lazare… ➜ La gare Saint-Lazare, 1877 (olio su tela, 75x105 cm) • Cezanne con nature morte, paesaggi e una prima versione delle bagnanti; • Degas con scene di caffè-concerto e ballerine; • Pissarro con paesaggi dotati di cornici bianche così da esaltare i colori. • Renoir con ritratti, paesaggi e scene di svago estivo come il capolavoro… ➜Moulin de la Galette, 1876 (olio su tela, 141x175 cm) Fino al 1886 vi furono altre 5 mostre impressioniste. All’ottava e ultima edizione parteciparono Paul Signac e Georges Seurat, che indusse un nuovo ordine di problemi che portarono a considerare il movimento ormai maturo e superato. CLAUDE MONET (1840-1926) Di umili origini, nacque a Parigi ma trascorse la gioventù a Le Havre, nel nord della Francia. • 1848: incontra Eugène Boudin, paesaggista noto per piccole tele con marine o bagnanti ed è lui ad avviare Monet alla pratica della pittura en plein air. • 1859: si trasferisce a Parigi per frequentare l'Académie Suisse. Qui conobbe Pissarro, Renoir e Sisley, • 1860: chiamato alle armi e mandato ad Algeri dove rimane solo alcuni mesi ma la luce dei colori africani contribuì a schiarire la sua tavolozza. • 1865: debutto ufficiale nella scena pubblica al Salon dove presenta due grandi marine dipinte in Bretagna e ottenne il primo incoraggiante credito. Ispirandosi alla manetiana colazione sull’erba presenta una grande tela dedicata al tema della figura nel paesaggio che spicca come suo capolavoro giovanile… ➜ Donne in giardino, 1866-1867 (255x205 cm) • Opera ambiziosa pensata per il Salon ma rifiutata per lamodernità delle scelte espressive. lavora all’aperto e dinanzi a modelle in posa. • Descrizione: quattro giovani donne in un giardino fiorito, è un inno alla serenità. Non c’è nulla di scandaloso o ambiguo e l’atmosfera è distesa e rilassata. Effetti di luce mattutina sui sontuosi e ricamati abiti bianchi. Le donne sono integrate all’ambiente in modo credibile in un insieme coerente. N.B. Dipingeva sempre alla stessa ora per osservare gli identici effetti luminosi e per realizzare la parte più alta scavò una buca nel terreno per non alterare la vista. La Grenouillère • Fine anni ‘60: illumina la tavolozza con colori tra loro complementari. Sciolse la pennellata ottenendo stesure più libere e veloci. • primavera 1869: si reca al Grenouillère, caffè galleggiante sulla Senna, con Renoir e realizzano tre quadri ciascuno, vedute dal marcato taglio orizzontale con l’immagine fissata con rapidità che suggerisce infiniti riflessi dell’acqua scintillante. Le loro opere ad un primo sguardo si assomigliano molto ma ci sono differenze di stesura e nella resa delle figure. - Monet: lavora con impeto, suggerendo le figure con brevi e sintetici tratti. - Renoir: stesure più delicate, con pennellate che definiscono abiti e atteggiamenti con cura. Soggiorno a Londra (1870-1871) Monet approfondì la lezione di Turner e di Constable, iniziando a misurarsi più spesso col paesaggio. Si trasferì per un periodo ad Argenteuil, località a 30 km da Parigi dove dipingeva isolato nella natura. Le scarse soddisfazioni pubbliche e i problemi economici avevano aggravato il suo umore. Il successo giunse solo col Salon 1880. L’invenzione della pittura in serie Nei primi anni Novanta elaborò ilmetodo della pittura in serie, cioè la ripresa di un singolo soggetto in momenti differenti del giorno, sviluppata in cicli. Ciclo della cattedrale di Rouen, 1892 (olio su tela) Fu il ciclo più cospicuo, con 50 tele. registra il variare dell’atmosfera con puntualità. Da un quadro all’altro la ripresa subiva poche varianti ma in tutti i casi l’architettura si allargava a tutta la superficie. Lavoro accanito, quasi ossessivo. Questo sentimento lo si percepisce anche nelle lettere che scrive alla moglie. in cui parla di come ogni giorno aggiunge e scopre qualcosa di nuovo che prima non aveva saputo vedere. Il tema seriale sarà d’ispirazione per una generazione di artisti meno interessata al soggetto ma interessata alla pittura intesa nei suoi valori più puri, da Giorgio Morandi ad arrivare ad Andy Warhol. L’Orangerie- Musée Claude Monet (17 maggio 1927) Piccolo edificio nel centro di parigi realizzato nel 1852 per conservare in inverno gli alberi d’arancio del parco adiacente. Dopo la Prima Guerra Mondiale inizia ad essere usato per mostre temporanee e nel 1921 Georges Clemenceau, presidente del consiglio, decise di installare la serie delle ninfee che Monet stava dipingendo per donarla allo stato francese. Si tratta delle ninfee che crescevano nello stagno di casa sua a Giverny in Normandia, per cui aveva già realizzato una serie nel 1897. Nel 1914 riprende il progetto eliminando ogni elemento di veduta realizzando un’unica grande pittura continua. La dimensione di totale immersione nella natura è trasferita dal momento dell’esecuzione a quello della ricezione. E’ quindi lo spettatore a trovarsi circondato dalle ninfee. Monet si dedica in prima persona all’allestimento e sceglie di illuminare il tutto con luce naturale proveniente dall’alto. Risultano due sale ovali che replicano l’infinito. Oggi fa parte delMusée d’Orsay, museo parigino dell’arte moderna e impressionista. Prima sala delle Ninfee: ➜ Soleil couchant: ➜ Reflets Verts: ➜ Les nuages eMatin: si fronteggiano sulle due pareti lunghe Seconda sala degli Alberi: ➜ Reflets d’arbres fronteggia Les deux saules ➜ Le matin aux saules e Le matin clair aux saules: sulle pareti lunghe. L'Orangerie è un luogo raro nell’arte moderna e unico nella stagione Impressionista. André Masson la definisce la "Cappella Sistina dell’Impressionismo” anche se la capacità di catturare e sovrastare i sensi dello spettatore è più riconducibile alle cappelle del barocco italiano. La scoperta dell’Italia • 1881: viaggiò in Italia a Palermo, Napoli, Roma, Venezia. Rimane colpito dalla luce mediterranea e si entusiasma per la pittura di Raffaello, grande esempio che che stimolò il nuovo corso della sua pittura, da allora più attenta al disegno e alla tridimensionalità. ➜ Le grandi bagnanti, 1884-1887 (olio su tela, 150x90 cm) • Capolavoro che testimonia il suo allontanamento dall’esperienza impressionista. • Descrizione: abbacinante qualità della luce, del vecchio Renoir è rimasto solo il paesaggio sullo sfondo. Le tre fanciulle hanno unamonumentalità e una rotondità ancora inedite nella sua pittura, con epidermidi eburnee e compatte. La fonte da cui però trae ispirazione è Il bagno delle ninfe di Francois Girardon per il parco di Versailles (1668-1670). Italiani a Parigi La Parigi del secondo Ottocento è al centro dell’interesse della cultura internazionale. L’Esposizione Universale del 1867 fu un’occasione per visitare la capitale che molti italiani usarono rimanendo entusiasti. Per tre artisti il viaggio fu senza ritorno e Parigi divenne la patria adottiva: Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi. erano molto diversi fra loro ma l’Impressionismo ne condiziona inevitabilmente il lavoro e ognuno offrì una declinazione personale trovando successo di critica e mercato. GIUSEPPE DE NITTIS (1846-1884) Pugliese, arriva a Parigi a 21 anni. Si inserisce subito nei circuiti più importanti diventando amico diMonet, Degas e dello scrittore e critico Edmond de Goncourt, partecipando già al Salon 1868. Ottenne promozione commerciale da parte del gallerista Adolphe Goupil. • Soggetti: vedute urbane con folle, eleganti figure femminili mondane. ➜ Signora col cane, ritorno alle corse, 1878 (olio su tela, 150x90 cm) Trieste, Museo Revoltella • Presentata all’Esposizione Universale del 1878. • Descrizione: giovane donna in abito nero completo di copricapo e veletta, ha lo sgiardo sorpreso da qualcosa che sta all’esterno del quadro. La scena è all’aperto, forse in un ippodromo, con un mastino al guinzaglio. Come un’istantanea. • L’uso del nero e delle pennellate larghe e morbide ricordanoManet e il taglio ardito a Degas. GIOVANNI BOLDINI (1842-1931) Ferrarese figlio di un pittore e restauratore, studia dal 1862 all’Accademia di belle arti di Firenze entrando in contatto con il gruppo macchiaiolo. Giunse poi a Parigi nel 1869 e vi rimase per tutta la lunga e fortunatissima carriera. Ciò grazie ad opere piccole e realizzate con tecnica veloce ma accuratissima. • Soggetti: vedute di Parigi o Versailles, scene aneddotiche. Le opere hanno talvolta tono neo settecentesco, dal virtuosismo esibito e un po’ compiaciuto. Il principale committente era il gallerista Goupil. ➜ Omnibus in Place Pigalle a Parigi, 1882 (olio su tavola, 18x27 cm) • Esempio tardo di quando intensificò il genere della veduta urbana, conservando il gusto per il dettaglio ma adottando insoliti punti vista. • Descrizione: effetto di spontaneità e immediatezza ricorda quello dell’amico Degas e inoltre entrambi respingevano la pittura en plein air: preferiva creare le proprie vedute in studio. Nell’ambito dei ritratti raggiunse i vertici: soggetti femminili per lo più, appartenenti alla ricca borghesia o alla nobiltà internazionale… ➜Mademoiselle Lanthelme, 1907 (olio su tela, 227x118 cm) • Immediatamente distinguibile per le pennellate lanceolate, quasi delle sciabolate di colore che danno un inedito dinamismo. FEDERICO ZANDOMENEGHI (1841-1917) Arriva a Parigi nel 1874 (anno della prima mostra Impressionista) e alle spalle aveva studi a Venezia (dove era nato) e a Milano, nelle rispettive Accademie di Belle Arti. Ammira da subito l’impressionismo e stringe amicizia conManet, Renoir, Pissarro, Sisley. Aspettò fino al 1881 per esporre con loro… ➜ Place d’Anvers a Parigi, 1880 (olio su tela, 102x136 cm) • Giardino della piccola piazza sulla collina Montmartre. Qui si recavamo molte giovani balie per far giocare i bambini. • Descrizione: colori imbevuti di luce, ombre colorate (nero sostituito dal blu oltremare), pennellate rapide e pastose. Le figure e le architetture sono tagliate e bisogna immaginare il prosieguo. Tutto nel quadro parla di Impressionismo e in particolare di Renoir e Degas dei quali Zandomeneghi fu quasi un emulo.
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