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Durkheim e la Coesione Sociale: Morale, Religione e Suicidio, Appunti di Sociologia

Sociologia della religioneTeoria del SuicidioTeoria sociale

Emile Durkheim esplora l'elemento di coesione in una società, analizzando l'appartenenza a una morale comune, la solidarietà sociale e la prima istituzionalizzazione delle norme morali attraverso la religione. Durkheim distingue tra società semplici e complesse e studia il fenomeno del suicidio come indicatore del livello di coesione sociale.

Cosa imparerai

  • Che cosa significa per Durkheim l'elemento di coesione in una società?
  • Come la religione contribuisce alla coesione sociale secondo Durkheim?
  • Come Durkheim distingue tra società semplici e complesse?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 16/09/2021

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silvia-d-4 🇮🇹

4.5

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Scarica Durkheim e la Coesione Sociale: Morale, Religione e Suicidio e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! EMILE DURKHEIM Negli anni tra il 1890 e il 1910 avviene la prima istituzionalizzazione della sociologia. Essa diventa una vera e propria disciplina introdotta nelle università e dotata di un fondamento teoretico e metodologico. Il primo studioso “ufficiale” della sociologia è Emile Durkheim, il quale ha influenzato profondamente gli studi sociologici del Novecento. L’oggetto di studio di Durkheim è quello di trovare l’elemento do coesione di una società, cosa tiene insieme e caratterizza una società in quanto tale. La risposta a questa domanda è la presenza di una morale. L'appartenenza ad una morale comune di un gruppo di individui costituisce la solidarietà che richiama l’appartenenza ad una stessa società. Per Durkheim, la vita collettiva precede la vita del singolo: è in base ai rapporti sociali e alle interazioni con gli altri che l’individuo sente di appartenere ad una stessa società. Il comportamento del singolo è sempre riconducibile all’influenza della collettività. Cos’è una morale? Una morale è l’insieme di valori e credenze che si esprimono in norme, ovvero che comportano sanzioni se non vengono rispettate. Queste norme esercitano pressione sia dall'esterno (appunto dalle sanzioni concrete che puniscono chi non le rispetta), sia dall’interno: ognuno avverte dentro di se’ una spinta a rispettare queste norme. Le credenze religiose la prima istituzionalizzazione delle norme morali che costituiscono la solidarietà di una società. Molte norme religiose, espresse ad esempio nei Comandamenti, sono incorporate in una morale culturale che ogni individuo condivide. Essa può essere esplicita, come nel caso dei Comandamenti, o implicita, come la maggior parte delle norme del costume quotidiano. Il termine sociologico che descrive una norma morale è fatto sociale > Un fatto sociale è un fenomeno che si impone al singolo individuo, senza dipendere e derivare direttamente da questo. I singoli sono influenzati da un modo di pensare, di sentire, di comportarsi che è al di fuori della loro volontà; essi sono vincolati da fattori indipendenti che sovrastano la volontà di ciascuno. I fatti sociali nascono dall’interazione degli uomini al fine di garantire un’esistenza cooperativa e produttiva. Essi non partono dalle coscienze e dalle azioni dei singoli, ma sono a priori. Il linguaggio è l'esempio più immediato per comprendere un fatto sociale: esso nasce da un’esigenza collettiva di comunicare ed interagire con gli altri, a seguito di un processo millenario di tantissimi individui; esso è qualcosa al di fuori della singola volontà di ognuno, che ci si impone dalla nascita a prescindere dalla nostra coscienza; esso comporta delle “sanzioni” se non viene rispettato nelle sue regole (non essere compresi, essere corretti dagli altri, non poter comunicare); esso non lo si può spiegare a partire dalla vita dei singoli, bensì a partire dalla società. La società è quindi per Durkheim come un'entità superiore all’individuo che impone la sua influenza attraverso norme morali condivise dagli individui (costumi, credenze religiose, riti). Durkheim descrive la società con una metafora organicistica > essa non è semplicemente l’insieme degli individui che la compongono, piuttosto essa è tenuta insieme da individui che nelle loro mansioni svolgono compiti differenti per mantenere una solidarietà e una cooperazione per la vita collettiva. Ogni componente svolge una funzione: la religione codifica e sacralizza le norme morali, il diritto reagisce all’infrazione di queste norme, l'economia provvede al sostentamento dei membri della società... E’ questo che si intende per spiegazione funzionalista di un fenomeno sociale: attribuirlo alla funzione che ciascun membro adempie. Questa spiegazione, nell’analisi sociologia, deve succedere alla spiegazione causale di tale fenomeno: riscoprire le cause che legano il fenomeno presente a fenomeni passati. Durkheim ritiene anche che i fatti sociali non debbano perseguire uno scopo: la funzione di un fatto sociale non implica un fine prestabilito. A proposito di questo, Durkheim parla di devianza come un comportamento anomalo che non risponde alle norme morali condivise. Il crimine è un tipico esempio di devianza. Anche la devianza ha una funzione nel sistema organicistico, ed è quello di ripristinare, attraverso la sanzione, l’equilibrio collettivo. Essa riafferma le norme morali che sono più chiare quando viene punito chi non le rispetta. La devianza può avere anche un altro tipo di funzione: essa può essere anche la sperimentazione di nuove norme. Quando un gruppo di individui pratica la stessa devianza (tramite un movimento sociale, ad esempio) sta sperimentando un nuovo di sistema di norme che si distacca da quello vigente e che può trasformarlo. protestante si traduce nella libertà e la solitudine del singolo di fronte alle sue scelte. Dunque il livello di coesione di una società e di integrazione dei singoli sono importanti fattori che influenzano il numero di suicidi. Un altro tipo di suicidio analizzato da Durkheim è quello causato dall’andamento economico di un determinato paese. A seguito di una forte crisi economica o anche di un forte sviluppo del benessere. Questi repentini cambiamenti delle condizioni di vita degli individui causano stati di incertezza e di scompiglio della stabilità di una società. Questa condizione si inscrive nel concetto di anomia, in cui in una società manca una comune condivisione delle norme collettive. Questo tipo di suicidio viene chiamato suicidio anomico, che deriva dall’incertezza delle norme a cui confrontarsi. Egli individua un terzo tipo di suicidio, il suicidio altruistico, che è causato dall’eccessiva integrazione del singolo nella società, il quale si sacrifica per la patria, ad esempio. Questi 3 tipi di suicidi hanno tutti a che fare con lo stato di coesione e di integrazione di una società. Durkheim ha subito, tuttavia, delle critiche sullo studio sul suicidio. Queste critiche hanno contestano i dati sui quali il ricercatore si è affidato. Questi dati non sono altro che una dimostrazione di una teoria che ha comunque la sua validità, ma non è esente da contestazioni 1. A Durkehim vengono contestate le fonti dei dati. Egli si basa su documenti che non sono ritenuti attendibili poiché probabilmente sono stati modificati e interpretati dalle autorità, che hanno avuto interesse nel registrare alcuni come apparenti sucidi quando non lo erano. I dati sarebbero dunque compromessi. 2. Un seguace di Durkheim osserva un altro fattore che lo studioso non ha preso in considerazione: i residenti delle città sono perlopiù cattolici, mentre nelle campagne i residenti sono per la maggior parte protestanti. A determinare il tasso di suicidi potrebbe essere il tipo di residenza e non l’appartenenza alla confessione protestante. Questa osservazione dimostra che bisogna prendere in considerazione più fattori che determinano un fenomeno. 3. Infine, bisognerebbe, per una ricerca approfondita, ricercare le motivazioni reali che hanno portato al verificarsi di questi gesti estremi, dunque ricercare negli aspetti psicologici e biografici i motivi singolari dei suicidi. Durkheim, da come abbiamo visto, attribuisce una grande importanza alla religione, che secondo lui sono le prime istituzionalizzazioni della coesione di una società, dell’imposizione e della condivisione di norme morali comuni. Egli, nella sua opera Le forme elementari della vita religiosa osserva che le religioni hanno delle caratteristiche imprescindibili: A prescindere dalla comunità religiosa, da quelle primitive a quelle più complesse, nella vita religiosa è sempre stata chiara la differenza tra sacro e profano; La vita religiosa si esprime in credenze e riti: le prime accomunano una collettiva visione del mondo per rafforzare la solidarietà della comunità, mentre i riti sono pratiche simboliche per riaffermare l’ordine nel quale si crede. La funzione dei riti e delle credenze è sacralizzare i fondamenti morali per una condivisa rispettabilità; Le credenze religiose attribuiscono ad una forza estranea attributi propri della società stessa: i credenti adorano la trascendenza della società, il loro cooperare, che appare trascendente ma che è una caratteristica della società stessa. Durkehim, analizzando le comunità religiose primitive, le uniche che permettono di cogliere l'universalità delle religioni, giunge ad una critica delle stesse religioni come le intendono i credenti. Egli ritiene che le religioni non sono altro che una proiezione sacralizzata di qualcosa che è per natura umano; tuttavia riconosce la funzione della religione nello stabilire norme morali che garantiscono la coesione sociale. Egli analizza una progressiva secolarizzazione delle religioni, ovvero una perdita di rilevanza delle istituzioni, le credenze e le pratiche religiose attraversano nella modernità. Gli apparati statali, l’importanza delle scienze, l’emancipazione della vita politica che viene definita laica, sono fattori della secolarizzazione. La religione viene vista come un fatto privato, come qualcosa che non si impone nella società della modernità. La sociologia di Durkheim si sviluppa in un diretto confronto con la filosofia: da una parte gli empiristi ritengono che la conoscenza derivi a partire dalle sensazioni, e che si consolidi attraverso l’esperienza; d’altra parte chi come Kant ritiene che la conoscenza si sviluppi dall’incontro di dati sensoriali con un apparato dato a priori, con categorie che sono innate e universali. Durkheim si colloca nel secondo schieramento. La nostra conoscenza, i dati che acquisiamo sono organizzati in base a categorie gia prestabilite: ci serviamo di una nozione di spazio, di una nozione di tempo, di concetti di causa, numero, principio di non-contraddizione ecc... Questi dati cognitivi organizzano l’esperienza, non derivano da essa. Queste categorie sono già date al singolo, non prodotte dal singolo. Esse sono fatti sociali. Derivano dall’interazione di molti uomini nel tempo e vengono tramessi tramite la cultura.
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