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Riassunto Beethoven libro "Storia della musica occidentale", Appunti di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea

Riassunto Beethoven libro "Storia della musica occidentale"

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 23/11/2022

Alessandro.2002
Alessandro.2002 🇮🇹

4.9

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Scarica Riassunto Beethoven libro "Storia della musica occidentale" e più Appunti in PDF di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea solo su Docsity! LUDWIG VAN BEETHOVEN. IL “MITO” ROMANTICO DI BEETHOVEN. L’immagine di Beethoven che ci è stata consegnata dal Romanticismo, è quella di un uomo conscio del proprio valore intimo, in lotta contro un destino crudele che bussa alla sua porta per piegarlo e abbatterlo; eppure, se ben il combattimento sia terribile, l’uomo riesce ad afferrare il destino per la gola e uscirne vincitore da un così duro confronto. Molte composizioni beethoveniane sono state interpretate secondo quest’ottica; emblematica fra tutte la Quinta sinfonia. INFANZIA E GIOVINEZZA. Ludwig van Beethoven nacque a Bonn nel 1770, il padre di Beethoven, come quello di Mozart, volle sfruttare il precocissimo talento del figlio, però a differenza di Leopold Mozart, che era un eccellente compositore e violinista, il padre di Beethoven era una musicista mediocre per di più alcolizzato e probabilmente anche violento. Nel 1789 il diciannovenne Ludwig fu investito della responsabilità di capofamiglia. Le scarse notizie ci prospettano un’infanzia piuttosto difficile per Beethoven. La sua istruzione musicale iniziò sotto la guida del padre e degli altri musicisti della cappella di Bonn e fu indirizzata ad una formazione come strumentista. I suoi primi impegni lavorativi lo videro come organista nella cappella di corte e poi come violinista nel teatro di corte. STUDI CON NEEFE. Iniziò a studiare composizione, pianoforte e basso continuo con Christian Gottlob Neefe, seguace dell’indirizzo “sensibile” di Carl Philipp Emanuel Bach. Ben presto il giovane allievi di Neefe iniziò a farsi notare. Per la probabile intercessione di Neefe e soprattutto dei due autorevoli protettori di Beethoven, il sovrano di Bonn principe elettore di Colonia si convinse a finanziare un soggiorno a Vienna per il giovane musicista affinché si perfezionasse. LE DIREZIONI DELLA MUSICA EUROPEA: 1.L’OPERA ITALIANA. Beethoven poteva decidere di entrare nel grande circuito internazionale dell’opera italiana, a Vienna Beethoven studiò con Salieri 2.L’OPERA FRANCESE. Poteva anche accostarsi al mondo dell’opera francese, di cui aveva fatto esperienza come violinista nel teatro di Bonn. Ma Beethoven non fece affatto l’operista, nè in lingua francese nè in lingua italiana: la sua unica opera fu il Fidelio. 3.GRANDE CARRIERA CONCERTISTICA. D’altro canto Beethoven, promettente pianista, poteva dedicarsi alla grande carriera concertistica. Beethoven fu inizialmente un ottimo pianista, impegnato in prima persona nell’esecuzione dei suoi primi concerti per pianoforte e orchestra. Ma ben presto la sordità da cui venne colpito gli rese impossibile continuare ad eseguire musica in prima persona. 4.LA TEORIA DEL CONTRAPPUNTO . Beethoven avrebbe potuto infine da buon tedesco, divenire un insigne contrappuntista come Johann Georg Albrechtsberger, Kapellmeister della cattedrale S. Stefano, con il quale studiò molto approfonditamente ogni genere di contrappunto, di fuga e di canone. 5.LO STILE CLASSICO. Il giovane compositore non fece nulla di tutto ciò. Si diresse invece senza esitazioni nella direzione indicatagli dal conte Waldstein, quella di Haydn e Mozart, impadronendosi del loro stile e identificandosi con esso. Appena giunto a Vienna nel 1792, prese proprio lezioni dal grande Haydn. I PRIMI ANNI A VIENNA. Imboccata baldanzosamente quella che sarà la sua strada, il ventiduenne Beethoven godette forse dei suoi anni più sereni: pianista acclamato, compositore piuttosto noto e conteso anche nelle maggiori aristocratiche case viennesi. INIZIO DELLA SORDITÀ’. Nel periodo del 1801-02 egli dovette arrendersi ad una terribile evidenza: la sordità. Questo era il peggiore dei mali possibili per un musicista. Nell’estate 1802 Beethoven passò il periodo più difficile, di cui è rimasta una commovente testimonianza del cosiddetto “testamento di Heiligenstadt” LA “NUOVA VIA” DEL 18O2. Com’è naturale, nulla di ciò traspare nelle sue opere. Anzi, nello stesso anno 1802, dopo aver composto la seconda Sinfonia e mentre stava lavorando alle Sonate per pianoforte op.31, Beethoven dichiarò di avere imboccato una “nuova via” compositiva, una <<maniera interamente nuova>>. Il musicologo Wilhelm von Lenz aveva individuato “tre stili” nella produzione di Beethoven: un primo periodo giovanile teso nell’appropriazione dei modelli compositivi (1793-1802), un secondo periodo in cui si rivela il Beethoven pienamente maturo e con un proprio personalissimo stile (1803-15) e infine un terzo periodo di superamento e meditazione quasi astratta (1816-27). Se nel 1802 egli parlò di una “nuova via”, tra il 1815 e il 1816 egli registrò un anno in cui compose assai poco, e dopo di esso il suo stile mutò radicalmente. TEORIA DI DAHLHAUS SULLA “NUOVA VIA”. Secondo il musicologo Carl Dahlhaus, i lavori con il quale beethoven intaprese una “nuova via” sfuggono dalla griglia interpretativa della forma-sonata, manca in tali opere, un vero e proprio tema principale. Nella sua prima enunciazione esso infatti non ha l’atteggiamento da primo tema, e sembra piuttosto un’introduzione; alla seconda interazione esso però già sfugge verso una fase di elaborazione e transizione. La prima volta non è ancora un vero tema, mentre la volta seguente già non è più un vero tema. La forma allora è un processo continuo essa stessa. Beethoven si serve di elementi tematici piuttosto rudimentali, che gli permettono di giocare liberamente con le aspettative formali degli ascoltatori, portando alle estreme conseguenze l’elaborazione motivi-co-tematica senza preoccuparsi di dover rispettare la “bellezza” di un tema ben tornito. Egli si basa sulla tradizione della forma sonata haydiana e mozartiana, ma contemporaneamente se ne serve con libertà. Possiamo dire che ogni composizione beethoveniana crea una proprio orizzonte formale assolutamente indipendente da quello delle altre.
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