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Costo dei Processi Productivi: Concept, Tipi e Calcolo, Appunti di Economia

Una introduzione alla concezione di costo derivato, con un focus sul costo dei processi produttivi. Viene discusso il concetto di riferibilità oggettiva e quantità x prezzo, nonché i costi speciali, comuni e diretti. Anche una discussione sulle limitazioni della contabilità tradizionale e l'introduzione dell'activity based costing (abc).

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 12/02/2024

OanaMariaT
OanaMariaT 🇮🇹

4.5

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Scarica Costo dei Processi Productivi: Concept, Tipi e Calcolo e più Appunti in PDF di Economia solo su Docsity! Budgeting Nel contesto dell'autofinanziamento, il capitale autogenerato si riferisce ai profitti reinvestiti nell'azienda anziché distribuiti agli azionisti o ai proprietari. Questo permette all'azienda di finanziare le sue attività senza dover ricorrere a fonti esterne di finanziamento. Il capitale rigenerato, invece, si riferisce alla capacità dell'azienda di generare nuovi fondi attraverso l'efficienza operativa, la redditività dei progetti e la gestione prudente delle risorse finanziarie. Entrambi contribuiscono alla stabilità finanziaria e alla crescita autonoma dell'azienda. L'autofinanziamento e il cash flow della gestione corrente sono entrambi indicatori finanziari importanti, ma rappresentano concetti leggermente diversi: 1. Autofinanziamento: Si riferisce alla capacità di un'azienda di finanziare le sue attività utilizzando risorse interne, come i profitti reinvestiti o i fondi generati dalle operazioni aziendali. L'autofinanziamento è spesso visto come un segno di solidità finanziaria, poiché riduce la dipendenza da fonti esterne di finanziamento e può contribuire alla crescita sostenibile dell'azienda nel lungo termine. 2. Cash flow della gestione corrente: Si riferisce alla differenza tra le entrate e le uscite di cassa generate dalle attività operative di un'azienda durante un periodo di tempo specifico. Il cash flow della gestione corrente fornisce un'indicazione della liquidità generata dalle attività principali dell'azienda e della sua capacità di coprire le spese operative, i pagamenti di interessi sul debito e gli investimenti in capitale circolante. In sintesi, mentre l'autofinanziamento si concentra sulla capacità di un'azienda di finanziare le sue attività utilizzando risorse interne, il cash flow della gestione corrente fornisce un'indicazione più immediata della liquidità generata dalle attività operative dell'azienda. Entrambi sono importanti per valutare la salute finanziaria di un'azienda, ma forniscono prospettive leggermente diverse sulla sua capacità di gestire le sue finanze in modo efficace. Il cash flow della gestione corrente può essere calcolato utilizzando il metodo diretto o il metodo indiretto. Ecco una spiegazione di entrambi: 1. Metodo diretto: Con il metodo diretto, il cash flow della gestione corrente viene calcolato direttamente sommando tutte le entrate di cassa e sottraendo tutte le uscite di cassa derivanti dalle attività operative dell'azienda durante un determinato periodo di tempo. Questo approccio fornisce una visione dettagliata e trasparente delle entrate e delle uscite di cassa. Ad esempio, per calcolare il cash flow della gestione corrente utilizzando il metodo diretto, si inizia con l'elenco delle entrate di cassa, come le vendite effettive, e si sottraggono le uscite di cassa, come i pagamenti ai fornitori, le spese operative e gli interessi sul debito. 2. Metodo indiretto: Con il metodo indiretto, il cash flow della gestione corrente viene calcolato partendo dal risultato netto del reddito e regolando per gli elementi non monetari e per le variazioni nei fondi circolanti netti. Questo metodo è basato sul principio che il risultato netto del reddito non riflette necessariamente l'entità del flusso di cassa generato o utilizzato dall'azienda durante il periodo contabile. Ad esempio, per calcolare il cash flow della gestione corrente utilizzando il metodo indiretto, si inizia con il risultato netto del reddito e si aggiustano gli elementi non Attività operativa È la più importante delle categorie di flussi finanziari: indica l'ammontare delle disponibilità liquide generate o assorbite dall'attività operativa. Comprende i flussi finanziari dell'attività operativa stessa che derivano dall'acquisizione, produzione e distribuzione di beni e dalla fornitura di servizi, anche se riferibili a gestioni accessorie, nonché gli altri flussi non compresi nelle attività di investimento e di finanziamento. Indica la capacità dell'impresa di generare denaro con l'attività tipica (incassi da clienti al netto di tutti i pagamenti a fornitori e dipendenti). TUTTE le imprese dovrebbero generare denaro con l'attività operativa. Il denaro generato serve per: 1. Mantenere la capacità operativa; 2. Finanziaria i nuovi investimenti (impianti, macchinari, brevetti) 3. Rimborsare debiti e indebitarsi ulteriormente 4. Pagare dividendi Alcuni esempi di flussi finanziari generati o assorbiti dall'attività operativa sono: -incassi dalla vendita di prodotti e dalla prestazione di servizi; -incassi da royalty, commissioni, compensi, rimborsi assicurativi e altri ricavi; -pagamenti per l'acquisto di materia prima, semilavorati, merci e altri fattori produttivi; -pagamenti per l'acquisizione di servizi; pagamenti a, e per conto di, dipendenti; -pagamenti e rimborsi di imposte; pagamenti per oneri finanziari; -incassi per proventi finanziari. FLUSSI FINANZIARI DERIVANTI DALL'ATTIVITÀ OPERATIVA (metodo indiretto) Il flusso finanziario derivante dall'attività operativa è determinato con il metodo indiretto, il quale prevede che all'utile (perdita) dell'esercizio si aggiungano o tolgano i seguenti elementi: -elementi di natura non monetaria, ossia poste contabili che non hanno richiesto esborso/incasso di disponibilità liquide nel corso dell'esercizio e che non hanno avuto contropartita nel capitale circolante netto (ad esempio ammortamenti di immobilizzazioni, accantonamenti ai fondi rischi e oneri, accantonamenti per TFR, svalutazioni per perdite durevoli di valore; utili non distribuiti relativi a partecipazioni in società collegate valutate con il metodo del patrimonio netto); -variazioni del capitale circolante netto connesse ai costi o ricavi dell'attività operativa (ad esempio variazioni di rimanenze, variazioni di crediti verso clienti e di debiti verso fornitori, variazioni di ratei e risconti attivi/passivi); -operazioni i cui effetti sono ricompresi tra i flussi derivanti dall'attività di investimento e finanziamento (ad esempio: le plusvalenze o minusvalenze derivanti dalla cessione di attività. Tali rettifiche hanno lo scopo di trasformare i componenti positivi e negativi di reddito in incassi e pagamenti (cioè in variazioni i disponibilità liquide). FLUSSI FINANZIARI DI CAPITALE CIRCOLANTE NETTO L'utile/perdita dell'esercizio è rettificato, per tener conto delle variazioni del capitale circolante netto, in questi casi: -l'incremento dei crediti verso clienti è sottratto dall'utile (perdita) dell'esercizio, in quanto tale aumento rappresenta il minore ammontare incassato dai clienti rispetto ai ricavi di competenza dell'esercizio e accreditati al conto economico; al contrario una diminuzione dei crediti è aggiunta all'utile (perdita) dell'esercizio in quanto rappresenta il maggior ammontare dei crediti incassati rispetto ai ricavi di competenza dell'esercizio e accreditati al conto economico; -l'incremento (decremento) dei debiti verso fornitori è sommato (sottratto) all'utile (perdita) dell'esercizio, in quanto rappresenta una parte di costi della produzione non ancora pagata (o una parte di costi della produzione pagata in più rispetto ai costi di competenza); -l'incremento (decremento) delle rimanenze è sottratto (sommato) all'utile (perdita) Attività di finanziamento Comprende i flussi finanziari riguardanti il finanziamento dell'impresa (aumenti di capitale a pagamento, acquisti di azioni proprie, flussi in entrata dall'accensione di prestiti di ogni tipo, rimborsi dei prestiti). L'accensione di un leasing (una tipica non-cash transaction) non origina flussi di cassa; solo i pagamenti delle rate (quota capitale e riscatti) vengono esposte nel rendiconto come flussi in uscita tra le attività di finanziamento. Rappresenta il flusso netto di entrate/uscite di disponibilità liquide relative all'ottenimento di risorse finanziarie da soggetti terzi (SOCI E CREDITORI). Le imprese che OGGI ottengono risorse (es. dalle banche) DOMANI le dovranno restituire. In che modo? Alcuni esempi di flussi finanziari generati o assorbiti dall'attività di finanziamento sono: -incassi derivanti dall'emissione di azioni o quote di capitale di rischio; -pagamento di dividendi; -pagamento per il rimborso del capitale di rischio, anche sotto forma di azioni proprie; -incassi o pagamenti derivanti dall'emissione o dal rimborso di prestiti obbligazionari, titoli a reddito fisso, cambiali, accensione o restituzione di mutui e altri finanziamenti a breve o lungo termine; -incremento o decremento di altri debiti, anche a breve o medio termine, a natura finanziaria. Analisi dei flussi finanziari ANALISI DELLE RELAZIONI TRA I FLUSSI FINANZIARI DI DISPONIBILITÀ LIQUIDE Il rendiconto finanziario si presenta come una fonte di informazioni indispensabili per i lettori del bilancio in quanto consente di: • fornire spiegazioni in merito a situazioni in apparenza paradossali, quali il peggioramento (miglioramento) della situazione finanziaria in presenza di utili (perdite) d'esercizio; • formulare giudizi sulla politica di finanziamento; • formulare giudizi sulla politica di investimento; • formulare giudizi sulle relazioni istituibili tra politica di finanziamento e di investimento e sul reciproco impatto sulla struttura e situazione finanziaria e patrimoniale. Le relazioni tra i flussi di cassa derivanti dalla varie attività possono essere molteplici e, a seconda della loro natura, influiscono diversamente sul giudizio da assegnare alla politica finanziaria dell'impresa. BM 03^ PACCO DI SLIDE L'ANALISI DEI COSTI IL PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO A cosa serve il controllo di gestione? Se riusciamo a sapere dove siamo e qualcosa a riguardo a come ci siamo arrivati, possiamo intravedere dove ci stiamo dirigendo e, se il cammino da percorrere fosse difficoltoso, saremmo in tempo a cambiare direzione. A. Lincoln L'informazione giusta al momento giusto, vale i nove decimi di qualunque battaglia. Napoleone Cosa vuol dire controllare un'azienda? Controllare un azienda vuol dire guidarla verso il raggiungimento dei propri obiettivi. Costo elementare: indica il costo del fattore produttivo per il quale il costo è stato sostenuto. Per esempio: costo della manodopera diretta, costo dell'energia, costo delle lavorazioni esterne Riferibilità e oggettività della misurazione rispetto all'oggetto di costo Costi speciali «quei costi che, una volta deciso l'oggetto di costo, possono essere riferiti ad esso in maniera oggettiva, moltiplicando la quantità del fattore effettivamente consumata dall'oggetto per il suo prezzo unitario, oppure che sono costituiti dal valore di fattori produttivi i cui servizi sono impiegati in modo esclusivo dall'oggetto di costo» —> Riferibilità oggettiva—>Quantità x prezzo—>Oggetto di costo. Costi comuni «quei costi di fattori impiegati contemporaneamente da più oggetti per i quali non è possibile identificare le quantità specifiche di fattore consumato; «quei costi per i quali non esiste una modalità di imputazione che dia un risultato economicamente accettabile in termini di rispondenza tra essi e l'effettivo consumo di risorse da parte dell'oggetto di costo» —> Ripartizione (allocazione)—>Basi di riparto—>Oggetto di costo. Modalità di attribuzione all'oggetto di costo Costi diretti: costi attribuibili ai centri o ai prodotti mediante misurazione oggettiva del volume di fattore impiegato e valorizzabili moltiplicando tale quantità per un prezzo o costo unitario.—> QUANTITÀ X PREZZO UNITARIO Il rapporto costo/oggetto chiaro e univoco (es. materie prime, manodopera diretta, ecc). Costi indiretti e/o comuni: poiché il fattore produttivo è utilizzato congiuntamente da più oggetti di costo, questi costi sono attribuibili ai centri o ai prodotti mediante una ripartizione, che è sempre soggettiva.—>COSTO TOTALE X COEFFICIENTE DI RIPARTIZIONE Il rapporto costo/oggetto esiste ma è meno chiaro (es. illuminazione, materiale di consumo, ecc). La ripartizione dei costi indiretti avviene attraverso particolari criteri di imputazione, che può generare valori imprecisi e, a volte, fuorvianti. Attenzione! I costi comuni sono necessariamente indiretti. I costi speciali non sempre coincidono con i costi diretti: possono essere sia diretti, sia indiretti, secondo la convenienza economica a calcolare i costi in modo diretto. Comportamento dei costi in relazione ad un fattore determinante (cost driver): i costi variabili Il costo il cui ammontare complessivo varia con il variare di un cost driver è denominato costo variabile. • Cost driver: Il fattore rispetto al quale la variabilità è studiata, ossia i l'effetto esercitato dal cost driver sul costo oggetto di analisi, la cui ! variazione ne muta l'entità totale. • Intervallo di variazione del cost driver considerato rilevante: intervallo di variazione del livello di attività entro il quale si mantengono valide le ipotesi di comportamento. • ⁠Periodo di tempo: estensione temporale dell'osservazione. COSTI VARIABILI "Costi il cui ammontare totale varia al variare del cost driver" Voci Tipiche di Costi Variabili: - Materie Prime e Materiali ausiliari diretti; - Lavorazioni fatte effettuare esternamente; - Energia e Servomezzi; - Trasporti; - Imballi; - Provvigioni. Comportamento dei costi in relazione ad un fattore determinante (cost driver): i costi fissi • Un elemento del costo il cui ammontare complessivo non varia con il volume è denominato costo fisso o costo non variabile. • L'ammortamento delle antenne è un esempio di costo fisso. • I costi fissi sono costi impegnati, il cui ammontare dipende da quanta capacità si è resa disponibile, non da quanta capacità si utilizza. Non possono essere ridimensionati senza compromettere significativamente la prestazione economica dell'azienda. L'intervallo di rilevanza • È l'intervallo di attività o di volume all'interno del quale si suppone valida una specifica relazione tra il livello di attività/volume e il costo. • Se i costi fissi annuali di un reparto che assembla biciclette sono € 94.500 e rimangono gli stessi all'interno del volume di produzione 1.000-5.000 biciclette, allora: • L'intervallo da 1.000 a 5.000 biciclette è l'intervallo di rilevanza. • Se la domanda annuale di biciclette aumentasse e l'impresa dovesse assemblare più di 5.000 biciclette, allora dovrebbe disporre di maggiori risorse (spazio, addetti alle operazioni di assemblaggio, riscaldamento, attrezzi etc.) che aumenterebbero i suoi costi fissi. Ammontare dei costi variabili e intervallo temporale - Intervallo breve: pochi costi variabili - Intervallo medio lungo: molti costi variabili - Intervallo lungo: quasi tutti i costi sono variabili Comportamento dei costi in relazione ad un fattore determinante (cost driver): i costi misti o semi-variabili COSTI MISTI O SEMI-VARIABILI "All'interno dell'area di significatività non possono essere considerati completamente variabili o completamente fissi o perché cambiano al variare del volume, ma non in maniera proporzionale, o perché comunque presentano una parte variabile ed una parte fissa" Base Unica Fasi del procedimento di calcolo: 1.Scelta degli elementi di costo da includere nel calcolo e definizione di un'unica aggregazione di costi indiretti (costi generali quali la manodopera indiretta, i costi di produzione e di struttura indiretti, ecc) 2.Scelta della base di riparto (es. ore manodopera diretta) 3.Calcolo del coefficiente di riparto (costo indiretto/base di riparto) 4. Determinazione dei costi complessivi da attribuire all'oggetto di costo (prodotto/servizio) Base Multipla Si procede all'allocazione di tutti i costi indiretti, di produzione e di struttura, utilizzando basi differenziate (a quantità e/o a valore) in relazione alle diverse caratteristiche delle aggregazioni di costi indiretti individuate. È un sistema di calcolo dei costi di prodotto adatto a realtà aziendali complesse e necessita di un'analisi approfondita per la definizione degli elementi di costo da includere nel calcolo e per l'individuazione delle basi di riparto. Elementi di costo del prodotto Materiali diretti Costi diretti Costi di Costi trasformazione indiretti di produzione Costi diretti ‘osti di osti trasformazione indiretti di produzione ESISTA Elementi di costo del prodotto ME NSTSELI diretti Costo pieno di produzione Costi indiretti di produzione Logiche di allocazione dei costi ai prodotti/ servizi Progressiva aggregazione delle componenti elementari del costo dei fattori intorno al prodotto. La prassi aziendale distingue le logiche di allocazione dei costi in due grandi categorie: • LA CONTABILITÀ PER CENTRI DI COSTO • L'ACTIVITY BASED COSTING Le fasi della contabilità per centri di costo Fasi del procedimento di calcolo del costo del prodotto/servizio: 1. Definizione del piano dei centri di costo; 2. Scelta degli elementi di costo da includere nel calcolo e dei criteri di localizzazione dei costi tra i centri di costo; 3. Definizione delle basi di riparto e attribuzione dei costi dei centri intermedi ai centri finali; 4. Imputazione dei costi all'oggetto di calcolo. La classificazione dei centri di costo permette di attivare specifiche procedure di ribaltamento per definire il costo dei prodotti/servizi finali (Direct Costing e Full Costing). I limiti della contabilità per centri di costo Riflette un impostazione organizzativa funzionale: non riesce a monitorare nuovi oggetti (attività e processi) tipici delle moderne organizzazioni orizzontali per processi Le basi di riparto in genere privilegiano i volumi: non premia le prestazioni come differenziazione e flessibilità che assorbono costi e risorse proporzionali ad altri drivers Malgrado costi fissi sempre più rilevanti, usa parametri volumetrici per il calcolo dei costi pieni: non permette l'effettivo controllo e la gestione dei costi fissi. I limiti della contabilità Activity Based Costing I sistemi ABC sono un progetto importante che richiede risorse sostanziali. I benefici della maggior precisione devono superare questi costi aggiuntivi. L'ABC produce numeri, come i margini di prodotto, che sono molto diversi rispetto ai numeri prodotti dal sistema di determinazione dei costi tradizionale. Alcuni manager trovano difficile adeguarsi a questo cambiamento. I dati ABC possono essere male interpretati e devono essere usati con attenzione nel processo decisionale. Le configurazioni di costo del prodotto Progressiva aggregazione delle componenti elementari del costo dei fattori intorno ad un oggetto di costo. ✓ Spesso al costo di prodotto/servizio non vengono imputate le voci di costo generali indiretti che non hanno alcun nesso causale con il singolo prodotto o altro oggetto. ✓ La scelta della configurazione dipende dagli scopi operativi. ✓ La prassi aziendale distingue due grandi tipologie di contabilità: →IL COSTO VARIABILE (DIRECT COSTING) →IL COSTO PIENO (FULL COSTING) BM 04^ PACCO DI SLIDE CONTABILITÀ PER CENTRI DI COSTO La contabilità per centri di costo Tipologie di sistemi di calcolo dei costi DIRECT COSTING: fa riferimento ai soli "costi variabili proporzionali" o "direttamente attribuibili" all'oggetto di calcolo FULL COSTING: comprende il costo di tutti i fattori impiegati (principio dell'assorbimento integrale) Full costing o costo pieno • Maggiore completezza dell'informazione • Allocazione dei costi non direttamente attribuibili all'oggetto di calcolo (es. costi comuni) • Identificabilità dell'oggetto di costo ai fini dell'attribuzione dei costi in relazione alle modalità di svolgimento dei processi produttivi (es. produzione su commessa/ a flusso continuo/ sistemi misti) Produzione su commessa (rinvio) • La produzione è attivata per un unico prodotto/servizio definito da parte del cliente • I costi sono attribuiti, direttamente indirettamente, ad un prodotto/servizio specifico ed individuabile ("procedimento diretto") Centri di costo I Centri di Costo rappresentano le più piccole unità funzionali in cui può essere frazionato il ciclo produttivo, di cui possono essere rilevati i costi con sufficiente approssimazione. Generalmente corrispondono ai reparti produttivi. I Centri di Costo sono definiti allo scopo di minimizzare i costi sostenuti per realizzare l'attività produttiva che si svolge al proprio interno. Il grado di efficienza viene misurato in relazione agli scostamenti tra costi assunti a base dei programmi di attività e costi effettivamente sostenuti a tale titolo. I costi parametrici o tecnici: Caratteristiche del costo: Se ne può determinare a priori l'ammontare in relazione agli obiettivi (è nota a priori la quantità di input per unità di output) Ammontare del costo previsto in budget: Dipende dagli obiettivi del CdC, generalmente il volume di produzione Analisi degli Scostamenti: A parità di caratteristiche dell'output, "più bassi sono e meglio è". Lo scostamento é un indice di efficienza Periodo di controllo: Breve. Il controllo avviene definendo std di costo e analizzando gli scostamenti Esempi: Materie prime, mano d'opera diretta Centri di spesa discrezionale (servizio) I Centri di Spesa Discrezionale (Servizio) rappresentano i centri in cui si producono servizi variamente utilizzati dall'impresa per i quali le relazioni tra risorse impiegate e risultati di gestione sono difficilmente configurabili in parametri significativi nel breve termine. A tali centri vengono generalmente assegnati obiettivi qualitativi ben specificati ed un limite massimo di spesa per il loro raggiungimento. Il controllo dei centri di spesa discrezionale viene generalmente affidato a: ➢ indici di apprezzamento dei servizi prestati, da parte dei loro utenti; ➢ verifiche dell'adeguatezza dei comportamenti adottati delle procedure seguite, rispetto agli standard ritenuti soddisfacenti. I costi discrezionali Caratteristiche del costo: L'adeguatezza dell'ammontare del costo è una questione di giudizio Ammontare del costo previsto in budget: È stabilito in base a valutazioni qualitative che hanno a riferimento risultati qualitativi Analisi degli scostamenti: Lo scostamento indica solo che si è speso + o - di quanto si era stabilito, ma non é una misura di né efficienza né di efficacia Periodo di controllo: Nel breve si controlla solo l'ammontare del costo. Il controllo avviene prevalentemente partecipando alle decisioni in fase di planning. Esempi: Pubblicità, Formazione del personale, Ricerca e Sviluppo, Promozione commerciale Centri di Ricavo I Centri di Ricavo si riferiscono ad unità di vendita. Il loro obiettivo è quello di massimizzare i ricavi a parità di costi di distribuzione. Nei centri di ricavo il controllo dell'efficienza si basa sulla responsabilizzazione dei loro direttori mediante la definizione di obiettivi, formalizzati nei budget delle vendite, e sull'analisi degli scostamenti tra gli standard delle prestazioni richieste e quelle effettivamente accertate. Centri di Profitto I Centri di risultato economico (Profitto) si riferiscono ad unità dotate di poteri che consentono di influenzare, entro una certa misura, sia le variabili da cui deriva l'ammontare dei ricavi, sia quelle relative ai costi. Ai responsabili divisionali viene attribuita la responsabilità del risultato economico corrispondente ai ricavi ed costi generati da operazioni cui possono esercitare la piena discrezionalità. Contabilità per centri di costo (CdC) Fasi del procedimento di calcolo del costo di produzione: 1. Definizione del piano dei centri di costo 2. Scelta degli elementi di costo da includere nel calcolo e dei criteri di localizzazione dei costi tra i CdC 3. Definizione delle basi di riparto e attribuzione dei costi dei centri intermedi ai centri finali 4. Imputazione dei costi all'oggetto di calcolo Definizione del piano dei CdC Criteri per l'individuazione dei CdC - Omogeneità delle operazioni compiute - Omogeneità della dotazione di fattori produttivi e dei relativi costi - Significatività in termini di importo delle spese sostenute - Individuabilità di un responsabile del CdC (legame con la definizione dei CdR ai fini del controllo di gestione e della valutazione delle performance) Definizione del piano dei CdC La classificazione dei CdC - Criterio gerarchico (CdC intermedi e finali) - Criterio funzionale (CdC produttivi, ausiliari e comuni/di struttura, centri virtuali) Localizzazione dei costi Consiste nell'individuare un parametro di localizzazione per l'attribuzione dei costi indiretti rispetto al prodotto, i quali possono essere a loro volta diretti o indiretti rispetto a determinati centri di costo. Chiusura dei CdC Intermedi Consiste nel "ribaltamento" dei costi sostenuti dai centri intermedi o ausiliari (di servizio) sui centri di costo finali. La contabilità per centri di costo • Centri di costo • Centri di costo di produzione • Centri di costo di servizio • Centri di responsabilità non di produzione (di "struttura") N.B.: centro di responsabilità—>centro di costo centro di costo—/>centro di responsabilità CONTINUARE A VEDERE SULLE SLIDE ALCUNE COSE 47-63 BM 05^ PACCO DI SLIDE L’ACTIVITY BASED COSTING (ABC) Limiti della contabilità tradizionale Riflette un'impostazione organizzativa funzionale: non riesce a monitorare nuovi oggetti (attività e processi) tipici delle moderne organizzazioni orizzontali per processi Le basi di riparto in genere privilegiano i volumi: non premia le prestazioni come differenziazione e flessibilità che assorbono costi e risorse proporzionali ad altri drivers Malgrado costi fissi sempre più rilevanti, usa parametri volumetrici per il calcolo dei costi pieni: non permette l'effettivo controllo e la gestione dei costi fissi I problemi dei "tradizionali" sistemi di C.A. Ideati molti anni fa quando: • la mod era la principale risorsa • l'incidenza dei costi generali era bassa e, • i costi generali erano di supporto alla mod sicché, • la mod come base di allocazione risultava adeguata In ambienti produttivi complessi (molti cost drivers) le allocazioni possono risultare fortemente distorte ai fini decisionali I problemi dei "tradizionali" sistemi di C.A. In ambienti produttivi complessi (ove molte sono le determinanti del costo) le allocazioni convenzionali possono distorcere fortemente le informazioni di costo e risultare fuorvianti ai fini decisionali L'Activity Based Costing (ABC) L'ABC è studiato per offrire ai manager informazioni sui costi per le decisioni strategiche e di altra natura che, potenzialmente, influiscono sulla capacità e, quindi, sui costi "fissi". L'activity based costing: Si possono assegnare ai prodotti sia i costi di produzione sia quelli non di produzione. Diversi centri costo, ciascuno assegnato a un prodotto od oggetto di costo. Alcuni costi di produzione possono essere esclusi dai costi di prodotto. Spesso le basi di allocazione differiscono dai sistemi tradizionali di determinazione dei costi. I coefficienti di allocazione possono basarsi sulle capacità dell'attività. Coefficiente di allocazione di stabilimento Le aziende tendevano a usare la manodopera diretta come base di allocazione dei costi generali. Vi era la convinzione che la manodopera diretta e i costi generali fossero strettamente correlati. Costo della capacità inutilizzata Contabilità dei costi tradizionale: Il coefficiente di allocazione predeterminato si basa sull'attività prevista. Questo comporta l'imputazione dei costi generali della capacità inutilizzata. Activity Based Costing: Ai prodotti vengono imputati i costi della capacità che utilizzano; non i costi della capacita che non utilizzano. Progettare un sistema ABC Fasi per l'attuazione dell'ABC 1. Individuare e definire le attività e i centri di costo delle attività. 2. Ricondurre i costi alle attività e agli oggetti di costo. 3. Assegnare i costi ai centri di attività. 4. Calcolare i coefficienti di attività. 5. Assegnare i costi agli oggetti di costo. 6. Preparare i report per il management.
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