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Durkheim e la solidarietà sociale: Biografia e Concezioni Sociologiche - Prof. Allodi, Sintesi del corso di Sociologia Dei Processi Culturali

Una panoramica della vita e delle opere di Émile Durkheim, uno dei padri fondatori della sociologia moderna. Durkheim è noto per aver sviluppato la teoria della solidarietà sociale, secondo cui la società costituisce la base della nostra autonomia individuale. Il documento illustra come Durkheim applicò il metodo sociologico a vari fenomeni sociali, come il suicidio, e sviluppò concezioni idealistiche sulla natura sociale. Inoltre, il documento introduce la distinzione tra società tradizionali e moderne e discute il ruolo della morale collettiva in queste società.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 20/12/2022

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Scarica Durkheim e la solidarietà sociale: Biografia e Concezioni Sociologiche - Prof. Allodi e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI - Prof. Leonardo Allodi Introduzione alla Sociologia: le teorie, i concetti, gli autori (Ambrogio Santambrogio) Cap. 4 - Durkheim e la solidarietà sociale 4.1 La biografia e le opere  Nasce in Lorena nel 1858  il padre era un rabbino di stretta osseranza della dottrina ebraica (profonda influenza su Durkheim)  posizioni politiche isporate al repubblicanesimo ed al riformismo progressista  il suo primo libro importante: La divisione del lavoro sociale (1893), che verte principalmente sulla legittimità della sociologia in quanto disciplina/scienza autonoma  1895 - Le regole del metodo sociologico  1895/96 - tiene un corso sul socialismo e su Marx (D. fu sempre contrario al marxismo rivoluzionario ed incline invece al socialismo riformista)  1897 - Il suicidio, nel quale dimostra l'applicabilitàdel metodo sociologico ad un oggetto/fenomeno sociale preciso  1897 - fondazione dell'Annee sociologique  1898 - interviene nel caso Dreyfus con saggio intitolato L'individualismo e gli intellettuali, nel quale espone una sua interpretazione sociologica dell'individualismo  1912 - Le forme elementari della vita religiosa  1917 - muore il 15 novembre 4.2 Il metodo D. polemizza inizialmente con l'utilitarismo inglese in risposta alla domanda "cos'è la società? Che effetti produce?". Per gli intellettuali britannici infatti la società non è altro che la risultante degli interessi degli uomini, che agiscono unicamente per soddisfare i loro interessi. Per D. la società è un FATTO MORALE, ovvero un insieme di credenze collettive che fuse assieme danno vita alla COSCIENZA COLLETTIVA, sulla quale si fonda la SOLIDARIETA' SOCIALE. La società quindi non si configura come qualcosa di materiale, ma come un fatto spirituale, permeata da spiritualità edè dunque una realtà ideale, costituita da cose materiali che sono prodotte dallo spirito umano. D. assume quindi una posizione ANTIRIDUZIONISTA e SPIRITUALISTA: il pensiero umano non è un semplice agglomerato di cellule, cosi come la società non è un semplice agglomerato di individui. Il mondo è un insisme di fatti naturali, mentre la società è un insieme di FATTI SOCIALI, prodotti dagli uomini che però poi prendono distanza da essi. La società è plasmata dagli uomini ma diventa poi una realtà indipendente dai suoi creatori e dotata di una sua natura autonoma. La società si configura quindi come una REALTA' SUI GENERIS. Un fatto sociale ha una forza coercitiva (di costrizione) sugli individui, che non possono evitarli, e hanno anzi un'importanza costruttiva per la loro individualità. PER D. OGNI SOCIETA' STORICAMENTE ESISTITA RIFLETTE UNA SPECIFICA MODALITA' DI GESTIRE IL CONFLITTO INDIVIDUO-SOCIETA', CHE SI ACUISCE NELLA SOCIETA' MODERNA, DOVE L'INDIVIDUO SI EMANCIPA DALLA PRESSIONE SOCIALE. Con questa affermazione D. introduce la teoria dell'UOMO DUPLEX, ovvero di un uomo che presenta due distinte componenti: una prettamente individuale e una sociale. I due aspetti difficilmente sono separabili e spesso si sovrappongono. Infatti, il fatto che un individuo pensi una determinata cosa, può essere sia frutto di una propria convinzione individuale (personale autonomia di pensiero) ma anche della sua appartenenza ad un gruppo sociale. Si distinguono dunque due rappresentazioni: le RAPPRESENTAZIONI INDIVIDUALI e le RAPPRESENTAZIONI COLLETTIVE. Secondo D. la società esiste proprio in virtù del fatto che queste due dimensioni si possano separare e che che quella collettiva esercita una forza coercitiva su quella prettamente individuale. Secondo D. tuttavia questo non genera tensione tra libertà individuale e costrizione esercitata dalla società, in quanto "la libertà è essa stessa frutto di una regolamentazione": ovvero il fatto che noi siamo e pensiamo come individui autonomi deriva da una base della personalità che ci siamo socialmente costruiti, ovvero la società è la condizione della nostra autonomia (è la regola sociale ad evitare abusi di potere tra individui singoli, e ad evitare dunque che uno prevarichi sull'altro abusando della propria libertà e violando quella altrui). La posizione di D. risulta in ogni caso molto complessa, che si configura come una CONCEZIONE IDEALISTICA DELLA SOCIETA', in cui la società è interamente costituita da fatti sociali, ovvero da rappresentazioni, ovvero da modi di pensare condivisi. La posizione di D. risulta ancora più complessa quando egli afferma che i fatti sociali vadano considerati come cose nonostante la società sia una realtà sui generis, di tipo ideale e spirituale. Per D. il sociologo deve quindi studiare i fatti sociali "con lo stesso stato d'animo dei fisici e dei chimici di fronte a fenomeni fisico-chimici. [...] In questo senso il metodo deve essere naturalistico" Il sociologo inoltre deve pensare alla sociologia come una scienza indipendente dalla psicologia: essa deve spiegare fatti sociali attraverso lo studio di altri fatti sociali (tangibili, empiricamente studiabili) (es. il suicidio). Va sottolineato che i fatti sociali sono validi solo per quella determinata coscienza collettiva, in quanto le rappresentazioni che ogni società si prefigura sono legittime e e valide in quel mondo ma solo in quello perchè presentano elemento di arbitrarietà. Le società sono costruzioni ognuna delle quali si giustifica da sè ed è in sè giustificata: ogni società elabora un suo singolare modo di vedere le cose. 4.3 Solidarietà sociale La società in quanto realtà sui generis non può esistere che all'interno delle coscienze individuali e attraverso di esse: nella sua duplicità (concetto di uomo duplex) la coscienza singola percepisce e coglie una pressione esercitata dall'esterno, dalla società, che sente come una costrizione e come qualcosa di vincolante. Questo costrizione esercitata dall'esterno è quello che D. chiama COSCIENZA COLLETTIVA. SPECIFICHE. Sorge però una specie di circolarità tra pratiche e categorie: queste ultime nascono dalle prime ma allo stesso tempo sono la condizione perchè quelle stesse pratiche si diano.  CONCETTO DI RELIGIONE: le stesse problematiche si presentano anche nell'analsi della ragione. D. sostiene che dietro la religione ci sia una realtà ancora più vera: la società. CIO' IN CUI GLI UOMINI CREDONO, LE LORO CREDENZE PIU' SACRE, SONO UN PRODOTTO COLLETTIVO. Una cosa prodotta dagli uomini stessi appare agli uomini come dotata di una realtà autonoma. GLI DEI SONO LA PIU' CHIARA ED ECLATANTE ESPRESSIONE DI QUESTA CAPACITA' DI CREARE COSE CHE NON ESISTONO MA CHE SONO, NONOSTANTE CIO', REALI PERCHE' CAPACI DI PRODURRE EFFETTI REALI. L'uomo crea dei non in quanto uomo ma in quanto uomo socializzato e questi dei non sono espressione di un bisogno interiore ma la loro forza non è altro che l'espressione della forza della società stessa. RELAZIONI SOCIALI DEBOLI PRODURRANNO DIVINITA' DEBOLI E QUESTA E' ESATTAMENTE LA CONDIZIONE DELLA SOCIETA' MODERNA E SECOLARIZZATA, NELLA QUALE LA RELIGIONE HA PERSO LA SUA CAPACITA' DI FORNIRE UNA MORALITA' CONDIVISA. Durkheim studia le forme elementari della vita religiosa, in particolare il totemismo, perchè essendo una delle forme più semplici, lì è possibile trovare l'essenza della religione, presente anche nelle forme più complesse ed evolute. Per D. l'aspetto più importante della religione non è quello della presenza delle divinità, quanto quello della presenza di cose sacre, diverse da quelle profane. Le cose sacre in questione acquisiscono una forza del tutto specifica. Ma da dove proviene tale forza? Essa non è altro che la forza sociale, che si sprigiona nei riti collettivi, in cui il singolo perde la sua individualità fondendosi con il gruppo. LA RELIGIONE HA UNO SCOPO PRATICO: come insieme delle credenze relative a cose sacre, ESSA SERVE A MANTENERE STABILE LA VITA SOCIALE OVVERO LA VITA QUOTIDIANA. Ecco confermata quella circolarità: LA SOCIETA' E' UN FATTO RELIGIOSO, LA RELIGIONE E' UN FATTO SOCIALE. LA SOCIETA' E' ALLO STESSO TEMPO ALL'ORIGINE DI RAGIONE E RELIGIONE, DI CONSEGUENZA CONFORMISMO LOGICO E CONFORMISMO MORALE SONO LA STESSA COSA. La domanda che si pone D. sorge spontanea: come può funzionare una società secolarizzata in cui gli antichi dei sono morti e di nuovi non ne sono ancora nati? PUO' LA SCIENZA SOSTITUIRE LA RELIGION E FORNIRE UNA REALTA' CONDIVISA? D. fornisce la risposta con la tesi dell'individualismo come religione civile. 4.5 L'individualismo come religione civile La modernità è caratterizzata da un costante e profondo cambiamento e senza cambiamento la modernità non è se stessa. Essa ha bisogno di elementi costanti solo perchè essi costituiscono la base per il cambiamento. Se il cambiamento è costante e imprevedibile, come può l'individuo avere dei punti di riferimento? D. sostiene che l'essenza della vita collettiva e anche quella dell'azione individuale non sia una motivazione economica ma morale: LA VITA SOCIALE TROVA LA SUA CONDIZIONE IN UN INSIEME DI VALORI COMUNI ESTERNI ALL'INDIVIDUO. IL CUORE DEL MALESSERE MODERNO RISIEDE NEL FATTO CHE CI SIANO DUBBI SU QUALI SIANO QUESTI VALORI. Per D. l'unica soluzione rimane l'individuo. Ogni individuo crede fermamente solo nell'individualità ed essa stessa (intesa come individualismo) è "il solo sistema di credenze che possa assicurare l'unità morale". Il culto dell'individuo è da reputare una certezza in ogni uomo in quanto viene creduto da noi in quanto individui. Esso non si basa su un calcolo degli interessi o su nulla che si trovi al di fuori dell'individuo stesso, ma unicamente sul valore dell'individuo. Per D. si profila quindi la base per costruire una nuova religione civile, laica ed illuminata: la religione civile dell'individualismo. Cap. 5 - Weber e il processo di razionalizzazione 5.1 La biografia e le opere  Nasce in Tunigia nel 1864  1891 - prima importante pubblicazione: La storia agraria romana e il suo significato per il diritto pubblico e civile  emergono progressivamente i suoi interessi verso gli aspetti non economici alla base delle attività produttive, non ascrivibili all'interno del modello di homo economicus, mosso prevalentemente da interessi egoistici  insegna in diverse sedi Economia politica, ma è costretto ad interrompere l'attività accademica e i suoi studi per il cagionevole stato di salute psichica e fisica  1904 - primo importante saggio metodologico: L'oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale, che sarà seguita da L'etica protestante e lo spirito del capitalismo  1909 - fondazione, a fianco di Simmel e Sombart, della Deutsche Gesellschaft fuer Soziologie  1918 - fonda e si iscrive al partito social-democratico tedesco (SPD) e si impegna attivamente nella redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar  1919 - pubblica due tra le sue conferenze più celebri (indirizzate a studenti universitari): La scienza come professione e La politica come professione  1920 - Sociologia della religione e Economia e società L'impianto dell'opera di Max Weber è imponente e multidisciplinare e spazia dall'economia politica alla storia economica, dal diritto alla metodologia della ricerca sociale, dalla teoria sociologica a quella politica. Non esiste un vero e proprio tema centrale del suo corpus di opere e risulta difficile individuare un filo conduttore che coordini la moltitudine di ambiti che l'hanno visto attivo. Tuttavia in Weber è presente una domanda di fondo, che si può definire il punto di partenza della sua indagine sociologica. La domanda che è presente all'inizio della Sociologia della religione è: qual è il ruolo dell'Occidente all'interno della storia mondiale? Perchè la cultura occdentale assume una portata universale? RISPOSTA WEBERIANA ALLA CENTRALITA' DELL'OCCIDENTE: dento un generale processo di progressivo disincantamento del mondo, che a vario titolo riguarda le principali religioni mondiali, la storia dell'Occidente cristiano si caratterizza per una particolare affermazione del processo di razionalizzazione nel rapporto tra uomo e mondo, capace di assumere, sotto la guida della scienza e delle sue ricadute tecniche, una portata universale. Sinteticamente, LA SOCIETA' MODERNA OCCIDENTALE E' UNA SOCIETA' RAZIONALIZZATA. 5.2 Il metodo Weber è un radicale e profondo innovatore della metodologia delle scienze sociali. W. ritiene superato l'ingenuo positivismo che sostiene che si possa pervenire alla formulazione di leggi generali (modello unitario di spiegazione) anche nel campo delle scienze sociali avvalendosi unicamente della fede nell'universalità della scienza (scientismo). Secondo la corrente dello storicismo tedesco, alla quale W. si ispirerà, la natura specifica delle azioni sociali dell'uomo risiede proprio nella loro irripetibilità e unicità: il tentativo di ricondurle ad un modello unitario sterilizza la loro portata di irripetibilità, che è un carattere irriducibilmente storico. Differenza tra scienze naturali e scienze sociali: mentre le scienze naturali ricercano una spiegazione causale dei fenomeni, le scienze sociali devono invece sforzarsi di comprendere l'azione storica e sociale nella sua particolarità. La domanda che sorge spontanea è: le scienze sociali sono dunque scienze? Come posso generalizzare i risultati che ottengo attraverso la comprensione? WEBER TENTA DI RISOLVERE IL PROBLEMA AFFERMANDO CHE LA SOCIOLOGIA DEBBA APPLICARE ENTRAMBI I METODI IN MODO COMPLEMENTARE: da un lato Weber definisce scientificamente l'oggetto della sociologia, ovvero l'AZIONE SOCIALE (ascrivibile all'interno della storia, che è la risultante delle azioni sociali), dando una dignità alla sociologia in quanto disciplina autonoma, dall'altro egli sostiene che per studiare un'azione sociale bisogni primariamente intenderla. Ecco il motivo della centralità del processo di comprensione dei fenomeni nella sociologia weberiana. Weber enfatizza la necessità di un'INTERPRETAZIONE dell'intenzione preceduta all'azione sociale da parte dell'attore sociale stesso. Naturalmente, l'azione stessa dell'interpretazione da parte del sociologo è anch'essa una azione sociale, e come tale può essere interpretata a sua volta. IL SOCIOLOGO E' UN ATTORE SOCIALE CHE INTERPRETANDO AGISCE SU CIO' CHE INTENDE STUDIARE. IN QUALITA' DI ATTORE SOCIALE, IL SOCIOLOGO NON PRONUNCIA VALUTAZIONI O OSSERVAZIONI NEUTRALI, POICHE' LA SUA STESSA AZIONE SOCIALE PRODUCE EFFETTI (ANCH'ESSI EVENTUALI OGGETTI DI INTERPRETAZIONE). WEBER TUTTAVIA RITIENE CHE SI POSSA ELABORARE UNA CONOSCENZA OGGETTIVA ANCHE NON EMETTENDO GIUDIZI NEUTRALI. Weber distingue tra: RIFERIMENTI AL VALORE (non può essere evitato, in quanto il ricercatore sociale, proprio a causa della specifica natura dell'oggetto studiato, deve compiere una scelta all'interno dell'indefinito campo delle relazioni causali di cui l'oggetto è intessuto) e GIUDIZI DI VALORE (che deve essere escluso dal processo scientifico). al valore, che è un atteggiamento determinato dalla volontà di aderire alla credenza che si ha rispetto ad un determinato valore, prescindendo dalle conseguenze (es. missionario in zone di guerra). LA RAZIONALITA' E' IDENTIFICATA RISPETTO ALLA COERENZA RISPETTO AD UN VALORE INCONDIZIONATO. Il soggetto sente tutelata la propria personalità agendo coerentemente con il valore che vuole difendere lo fa a prescindere dalle conseguenze, persino in condizioni che prevedono una plausibile se non certa mancanza di successo dell'azione. IL GIUDIZIO DI COERENZA RIGUARDA IL RAPPORTO TRA L'AZIONE E IL VALORE CHE ISPIRA QUELL'AZIONE. Nonostante ciò, l'agire razionale dell'uomo non può annullare il carattere intrinsecamente irrazionale del mondo. L'AGIRE RAZIONALE RISPETTO AL VALORE CONSENTE DI ISOLARE OGNI AZIONE DAL CONTESTO NELLA QUALE E' INSERITA.  AGIRE SOCIALE RISPETTO ALLO SCOPO: innanzitutto non prevede più l'imperativo della coerenza ad un valore cui credo di dovermi uniformare. Le azioni concrete ascrivibili a questo tipo ideali sono azioni in cui l'attore sociale si comporta razionalmente se reputa le aspettative che gli provengono dall'esterno come condizioni o mezzi per scopi voluti e considerati razionalmente. Il rapporto dell'uomo con il mondo è ora sensibile anche alle conseguenze, e non più dominato dalla pura coerenza. NEL CASO DELL'AGIRE RAZIONALE RISPETTO ALLO SCOPO L'AZIONE NON PUO' ESSERE DECONTESTUALIZZATA IN QUANTO PERDE DI SENSO: L'ADEGUATEZZA DEL MEZZO RISPETTO AL FINE NON E' SEPARABILE DALLE CONSEGUENZE E NEPPURE DALLA CATENA DI SCOPI CHE CONTRIBUISCE A REALIZZARE. L'ADEGUATEZZA NON DEVE ESSERE VALUTATA SOLO SULLA BASE DELLA SINGOLA AZIONE MIRATA AL SINGOLO SCOPO, MA PIU' IN GENERALE SULLA BASE DI UNA CATENA DI SCOPI TRA LORO CONNESSI E CHE APPAIONO DIRETTAMENTE INFLUENZABILI DALL'AZIONE. Inoltre, l'adeguatezza di un azione o dei mezzi rispetto allo scopo da perseguire è misurabile (mentre non è misurabile la coerenza ad un valore e se si, solo in senso metaforico). Come si misura tale adeguatezza? L'uomo ha inventato diversi modi per farlo, che si sono evoluti progressivamente intrecciandosi con l'evoluzione della mente umana. Nello stadio della modernità, LA SCIENZA E' LO STRUMENTO UNIVERSALMENTE VALIDO PER MISURARE L'ADEGUATEZZA RAZIONALE DELLE AZIONI UMANE. I DUE ASPETTI DELLA RAZIONALITA' IN WEBER POSSONO ESSERE SINTETIZZATI IN DUE BINOMI ALQUANTO DIVERSI: CHIAREZZA-COERENZA E CHIAREZZA-ADEGUATEZZA. RISPETTIVAMENTE: LA MIA AZIONE PUO' ESSERE RAZIONALE IN QUANTO COERENTE CON UN VALORE O COERENTE POICHE' STRUMENTALE AL RAGGIUNGIMENTO DI UN FINE. L'ANTITESI TRA QUESTI DUE BINOMI RAPPRESENTA IL BIVIO IDEAL-TIPICO DAVANTI AL QUALE SI PONGONO TUTTE LE NOSTRE AZIONI. Si tratta di due modi diversi con cui l'attore sociale si rapporta consapevolmente e razionalmente con il mondo. Questi due aspetti sono conciliabili? Weber è chiarissimo: ??? 5.5 Il processo di razionalizzazione Come si incrociano storicamente i due aspetti della razionalità? E come si incrociano i due tipi-ideali razionali con i due irrazionali? La costruzione di tipi-ideali non è il fine dell'analisi sociologica ma solo la messa a punto dei suoi strumenti. Weber, che finora non aveva ancora propriamente fatto sociologia, ora dispone di tutti gli elementi per farlo e per rispondere alla sua domanda iniziale: QUAL E' IL RUOLO DELL'OCCIDENTE NELLA STORIA MONDIALE? Secondo Weber, LA STORIA DELL'UMANITA' E' RETTA DA UN PROGRESSIVO PROCESSO DI DISINCANTAMENTO DEL MONDO, DESIGNATA DALLA PAROLA TEDESCA ETZAUBERUNG (TRADUCIBILE ANCHE CON "DE-MAGIFICAZIONE"). Il rapporto con il mondo subisce cioè un progressivo processo che va al di là del magico e che conduce a vedere il mondo sempre meno come un campo retto da forze oscure. Questo processo inizia dalla formulazione di MITI che incarnano il primo passo razionale con cui l'uomo supera la paura che domina il suo rapporto con le forze della natura, che gli appaiono nemiche e ostili. Il culmine di questo processo è raggiunto con la comparsa delle grandi religioni, che incarnano racconti strutturati che ordinano il rapporto tra uomo e mondo in maniera via via più razionale (superando misticismo e magia - demagificazione). Le religioni sono l'espressione di un modo nuovo dell'uomo di rapportarsi alla realtà in maniera sempre più razionale, proprio perchè progressivamente meno passiva. LA RELIGIONE COSTITUISCE LA PRIMA E FONDAMENTALE FORMA DI DISINCANAMENTO DEL MONDO E DI RAZIONALIZZAZIONE DEL RAPPORTO UOMO-MONDO. IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE E' ALLO STESSO TEMPO UN PROCESSO DI INDIVIDUALIZZAZIONE: IL SOGGETTO MODERNO E' IL RISULTATO DI UN MODO PIU' RAZIONALE DI RAPPORTARSI AL MONDO. Le religioni si dividono in:  religioni che giudicano positivamente il mondo: confucianesimo e taoismo  religioni che giudicano negativamente il mondo: religione indiana e giudaico-cristiana, che giudicano la realtà come sempre corrotta se paragonata alla perfezione divina. Le religioni che si basano su un rifiuto del mondo hanno il problema di rendere possibile per il credente una redenzione dall'imperfezione della vita mondana. Weber propone una doppia strada per la redenzione:  via mistica: la redenzione è possibile solo attraverso una fuga dal mondo corrotto  via ascetica: la redenzione è possibile solo attraverso l'agire nel mondo LA VIA ASCETICA E' QUELLA MAGGIORMENTE CAPACE DI SVILUPPARE IL POTENZIALE DI RAZIONALIZZAZIONE IMPLICITO, POICHE' LEGA L'AZIONE RAZIONALE NEL MONDO ALLA MODALITA' ATTRAVERSO LA QUALE IL CREDENTE OTTIENE LA SUA REDENZIONE. ED E' PROPRIO QUESTA L'IDEA CRISTIANA FONDAMENTALE: IL CRISTIANESIMO E' UNA RELIGIONE DI REDENZIONE CHE IMPONE AL CRISTIANO UNA CONDOTTA CORRETTA DI VITA, AFFINCHE' EGLI POSSA GUADAGNARSI IL PARADISO. Il dispiegamento delle forze razionalizzanti raggiunge il culmine con il PROTESTANTESIMO, che è IL PUNTO DI ARRIVO DEL PROCESSO DI DISINCANTAMENTO DEL MONDO, in primis attraverso l'approccio al comportamento economico. IL PROTESTANTESIMO SI TRADUCE NON SOLO COME SPIEGAZIONE DEL CAPITALISMO, MA COME ELEMENTO TERMINALE DELLO SVILUPPO DI QUEL TIPO DI PERSONALITA' MODERNA E OCCIDENTALE CHE FA DEL CAPITALISMO UNA DELLE ESPRESSIONI PIU' TIPICHE DEL RAPPORTO DISINCANTATO CON LA REALTA'. NELL'IPOTESI WEBERIANA E' IL PROTESTANTESIMO A PRODURRE LO SPIRITO DEL CAPITALISMO (capitalismo = non solo struttura ma anche sovrastruttura). Ciò da cui bisogna partire è l'etica protestante e la dottrina della doppia predestinazione. IL PROTESTANTESIMO PORTA A COMPIMENTO IL PROCESSO DI DE-MAGIFICAZIONE IN QUANTO NON CREDE CHE ATTRAVERSO LE BUONE AZIONI SI POSSA OTTENERE LA REDENZIONE. DIO, NELLA SUA INFINITA POTENZA, HA GIA' DECISO SE UN CREDENTE SARA' BEATO O DANNATO E QUESTA DECISIONE E' IRREVERSIBILE. Per placare i dubbi esistenziali prodotti dall'incertezza rispetto alla salvazione/dannazione, IL CREDENTE E' TENUTO A RICERCARE SEGNALI DELLA SUA ELEZIONE DINANZI A DIO NELLA VITA QUOTIDIANA. IL SUCCESSO, SPECIALMENTE IN AMBITO ECONOMICO, VIENE INTERPRETATO COME UN SEGNO DELLA VOLONTA' DIVINA DI AVER PREDESTINATO IL FEDELE ALLA SALVEZZA. L'ETICA RELIGIOSA PRODUCE COSI' L'ETICA DEL LAVORO (essenzialmente capitalistica): il comportamento ascetico spinge al continuo reinvestimento degli utili, producendo cosi' un'accumulazione di capitale (tipica delle dinamiche capitalistiche). Tuttavia Weber non vuole strumentalizzare la religione per sostituire ad un'interpretazion causale della civiltà di ordine unilateralmente materialistico, una di ordine unilateralmente spiritualistico, in quanto SECONDO WEBER NON E' POSSIBILE SPIEGARE UN FENOMENO STORICO SULLA BASE DI UNA SOLA CAUSA (critica del monocausalismo marxiano). L'IPOTESI WEBERIANA POST-MODERNA SOSTIENE CHE ORA IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE PROSEGUA INDIPENDENTE DALL'ETICA RELIGIOSA (anzi, addirittura contro di essa). Weber sostiene che il vincolo della religione abbia portato l'uomo progressivamente dalla condizione di sudditanza rispetto alle forze oscure del passato (dominio della magia) ad una condizione di nuova sudditanza, alla potenza coercitiva dell'ordinamento economico moderno (dominio dello spirito del capitalismo), nel quale dobbiamo essere professionisti. In quest'ottica, LA NOSTRA PROFESSIONE NON E' PIU' IL LUOGO DELL'AFFERMAZIONE DELLA PERSONALITA', MA QUELLO DELLA SUA NEGAZIONE. LO SPIRITO DEL CAPITALISMO CONTIENE UNA DRAMMATICA CONSEGUENZA: DIVIENE QUELLA CHE WEBER DESCRIVE METAFORICAMENTE COME UNA "GABBIA D'ACCIAIO", IN CUI IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE VA OLTRE IL DISINCANTAMENTO RELIGIOSO E TRASFORMA IL MONDO IN UN MECCANISMO NEL QUALE ANCHE L'INTERVENTO RAZIONALE DELL'UOMO E' DOMINATO DALLA PURA LOGICA DELL'EFFICACIA. LA RAZIONALIZZAZIONE IN OCCIDENTE DIVIENE MODERNIZZAZIONE E LA RAGIONE DIVENTA PURO DOMINIO TECNICO DEL MONDO. IL CAPITALISMO E' ALIENANTE IN QUANTO L'UOMO NON SEMBRA AVERE LE POSSIBILITA' PER AFFERMARSI COME SOGGETTO AUTONOMO (privo di vincoli). 5.6 La sociologia politica Nella sfera politica, Weber legge il processo di razionalizzazione come un processo di differenziazione: dal cosmo compatto del Medioevo si staccano ambiti sempre più differenziati e autonomi, che producono l'attuale
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