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Riassunto capitoli 6-7-8 Historia de la literatura espanola 2. Cerrón Puga, Sintesi del corso di Letteratura Spagnola

Rissunto dei capitoli 6, 7 3 8 del manuale Historia de la literatura española 2. Siglo de Oro: prosa y poesía (Siglos XVI y XVII) per esame di letteratura spagnola III Sapienza prof. Cerrón Puga. Capitoli riassunti: 6 - La novela picaresca 7 - La poesía en el siglo XVII 8 - Cervantes y la ficción novelesca posterior

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 21/02/2022

GiorgiaSib
GiorgiaSib 🇮🇹

4.4

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Scarica Riassunto capitoli 6-7-8 Historia de la literatura espanola 2. Cerrón Puga e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! HISTORIA DE LA LITERATURA ESPAÑOLA 2 SIGLO DE ORO: PROSA Y POESÍA 6 → LA NOVELA PICARESCA. La parola ‘picaro’, la cui etimologia risulta incerta, si incontra per la prima volta in un testo del 1525 con il significato di ‘marmitón’ → significato che passò, in seguito, a connotare la disonestà. La parola ‘delinquente’ sarebbe il suo equivalente moderno più appropriato. Il picaro tipico della letteratura è un uomo senza scrupoli però non violento → è un approfittatore che cerca sempre la strada più facile e tenta sempre di non assumersi nessuna possibilità. Anche se è abitudine includere il Lazarillo nel genere della novella picaresca, il primo personaggio letterario chiamato ‘picaro’ dal suo autore fu Guzmán de Alfarache → con quest’opera, di Mateo Alemán, divenne di moda il personaggio del picaro. L’opera di Alemán, pubblicata nel 1599, ebbe una seconda parte nel 1604 e fu seguita poi, nei cinquant’anni successivi, da un gran numero di altre opere picaresche. Lo stesso Cervantes si interessò al genere nella sua novella ‘Rinconete y Cortadillio’ e lo riprese anche in altre opere. La maggior parte delle novelle picaresche, seguendo il modello del Lazarillo e del Guzmán, furono scritte sotto forma di autobiografia e sono tutte di carattere episodico → ciò fece sì che il termine ‘picaresco’ venisse comunemente applicato a qualsiasi opera episodica (anche se è un errore). La novella picaresca non costituisce un genere ben definito come, ad esempio, quello della novella pastorale → ci sono molte differenze di forma e intenzioni tra le varie opere, che devono essere tenute in considerazione per l’interpretazione. Parlare di un solo tema picaresco è un errore. Alcuni storici letterari attribuiscono l’esito della novella picaresca solo alle condizioni sociali della Spagna nei secoli XVI e XVII → questa opinione, però, non tiene in conto che, almeno fino al 1600, la Spagna non fosse poi così diversa dal resto dell’Europa dal punto di vista delle condizioni sociali. Di fatto, per il grande successo della novella picaresca devono cercarsi altri fattori → alcuni critici, come Castro, hanno avanzato l’opinione che la novella trovò le sue origini nell’amaro risentimenti dei conversi che, a causa della loro discendenza, erano considerati come stranieri nel loro stesso paese. Questa ipotesi si poggia sulle presunte origini ebree di Alemán e su quelle dell'autore del Lazarillo. Inoltre, questa idee è sostenuta dal fatto che in quasi tutte le novelle c’è una forte insistenza sulla purezza di sangue. Picaro → per lui l’onore smette di essere una preoccupazione. La sua libertà è rappresentata dall’abbandono delle responsabilità. Anche Quevedo scrisse un sonetto sul tema della libertà del picaro. La vita del picaro, senza preoccupazioni e responsabilità, costituiva un’attrattiva per molte persone. Tutto ciò che aveva a che fare con il picaresco si trasformò presto in un intrattenimento nel quale, la gente rispettabile, poteva trovare interesse contemplando la mala vita Quindi → nonostante la novella picaresca trova le sue origini in un qualcosa di più delle condizioni sociali, queste furono sicuramente una ricca fonte di materiale novellesco. La vita di Guzmán de Alfarache, nonostante apparì in due parti, fu concepita come un unico testo già dal principio → questo fatto fu sottolineato dal suo autore nella presentazione del libro. L’opera è la narrazione che fa Guzmán della sua vita insieme a un commento morale → questo ci offre una doppia visione circa ciò che è narrato. Il commento morale è parte integrante dell’opera poiché essa non è un testo destinato al mero intrattenimento. Il libro è un’omelia indirizzata a un mondo peccatore → fu letto come tale e, per questo, la sua popolarità fu immensa. Il Guzmán fu una delle opere più re-editate del XVII secolo → ne furono anche fatte molte traduzioni. Questo perché Alemán, con il suo personaggio, esprimeva un qualcosa che interessava a molte persone. Nel XVII secolo, le digressioni morali nelle opere iniziarono però ad essere considerate tediose → in breve tempo, si giunse alla conclusione moderna che in realtà, la novella picaresca, era essenzialmente un testo di avventure comiche. Solo in anni recenti il Guzmán è stato rivalutato. Anche se non si conosce molto della vita personale di Mateo Alemán, indubbiamente essa ha avuto una certa influenza sull’interpretazione della sua opera. Nacque a Siviglia nel 1547, figlio di un medico, studiò medicina e svolse compiti di un certo rilievo per la corte → fu inviato ad ispezionare le condizioni di lavoro nelle miniere di Almadén e ne rimase profondamente scioccato. Lì, per la prima volta, vide la profondità della degradazione e della sofferenza umana. Alemán finì più volte in carcere per poi imbarcarsi per il Messico → dopo il 1613 non si seppe più nulla di lui. Molti studiosi hanno ipotizzato la sua discendenza ebraica → tuttavia, non ci sono prove certe. Una delle intercettazioni più moderna della sua opera, che ha avuto più ripercussioni, è quella di Enrique Moreno Báez → lui ha dimostrato l’unità del libro dimostrando quanto gli episodi narrati siano inseparabili sia tra di loro che dal commento morale. Moreno considera il Guzmán come una riposta agli ideali didattici della controriforma e un’incarnazione di ciò che essa richiede agli uomini. Un punto cardine dell’opera è il concetto del peccato originale, illustrato con molti esempi. Peccato originale → non è l’unico tema del libro ma è il fondo sopra il quale ha luogo la narrazione. Secolo XVII → abbonda la varietà di forme poetiche. Continuano ad usarsi tutte le varietà italianizzanti e quelle tradizionali, come i romances e la letrilla. Le strofe antiche, come la quintilla (cinque versi ottosillabi di rima variata) tornarono in auge. C’è anche una grande varietà tematica. In generale, come nel XVI scolo, le opere compete di un poeta continuarono a non essere stampate → i loro contemporanei potevano leggerle in fogli sfusi, che raccoglievano poesie moderne con altre più antiche, oppure in uno dei tanti romanceros stampati. Nonostante il culteranesimo e il concettismo dominarono la poesia spagnola del XVII secolo, ci furono tantissime eccezioni. Madrid dominò la vita culturale spagnola nel XVII secolo però, nonostante ciò, ci fu molta vitalità anche nelle province. Siviglia sfruttò la prosperità derivata dal commercio con l’America e fu la capitale della cultura del Sud. In altre città, la vita culturale fiorì sotto il mecenatismo di nobili culti. Tre maggiori poeti dell’epoca → Góngora, Lope de Vega, Francisco de Quevedo. DON LUIS DE GÓNGORA Y ARGOTE → nacque a Cordoba nel 1561 da una famiglia nobile, entrò nell’ambiente della chiesa e poi si trasferì a Madrid. Nel 1626 morì, una volta tornato nuovamente a Cordoba. La sua vita e le sue opere lo descrivono come un uomo mondano, amico dei piaceri, interessato alla musica e alle donne, incline alla compagnia di scrittori e attori, dedito alla scrittura. Góngora scrisse diverse forme poetiche, a volte con uno stile semplice, altre con grande complessità. La sua poesia culterana si fece sempre più difficile fino a raggiungere il suo estremo ne poemi scritti tra il 1612 e il 1613. Una delle caratteristiche del suo stile è un utilizzo intenso di luoghi comuni della poesia del Rinascimento. Quando il poeta parla dei ‘blancos miembros’ di una ragazza, trasformandola in una metafora la chiama ‘neve’ o ‘cristallo’ → la ragazza non è solo come la neve, è la neve stessa. Ci sono due principali temi che emergono nella sua poesia → ciò che è effimero e ciò che è permanente come la bellezza della natura. Per il poeta, il rifugio da tutti mali risiedeva nella natura, protettrice dei suoi figli → la corte è invece luogo di lotte e sofferenze. Molti dei suoi poemi esaltano l’amore. Il poeta rimase sempre fedele a una visione della vita che trovava valore solamente in ciò che era naturale ed umile, e che si disfaceva della presunzione. L’espressione suprema di questa visione risiede nelle Soledades → in principio quattro opere di cui solamente la prima fu completata (1613) e la seconda lasciata a metà. Il poema è scritto in silvas → disposizione strofica irregolare di versi di sette e undici sillabe. Il tema principale è la natura, abbondano i riferimenti alla musica e al ritmo. Le opere complete di Góngora non furono stampate in vita però, esse suscitarono un grande interesse da parte dei contemporanei, e ciò è dimostrato dai numerosi commenti che la sua poesia ispirò. LOPE FÉLIX DE VEGA CARPIO → 1562-1635, uno dei fenomeni più strabilianti di tutta la letteratura spagnola, fu talmente prolifico che ogni tentativo di descrivere la sua opera in poche pagine è un'impresa impossibile. Nacque da una famiglia umile, fece qualche esperienza militare e navigò con l'armata invincibile. Si sposò due volte e mantenne molte relazioni illegittime. Nel 1614 divenne sacerdote e, pur non potendo sposarsi, decise di convivere con una donna che amava (finché, cieca e impazzita, morì). Gli ultimi anni della sua vita furono segnati dalle sofferenze → suo figlio morì e sua figlia fuggì. La varietà della sua poesia è grande → scrisse varie epopee così come altri lunghi poemi. Pubblicò vari poemi più brevi, romances, poemi lirici e opere teatrali. Lope fu uno dei creatori più dotati e prolifici del nuovo romancero. Di fronte all' esito del nuovo stile di Góngora, la prima reazione di Lope fu satirica → tuttavia, alla fine, egli scrisse alcune opere nella maniera di Góngora. FRANCISCO DE QUEVEDO Y VILLEGAS → 1580-1645, uno dei più grandi poeti spagnoli che lasciò un grande e complesso insieme di poesie. Nel suo stile, egli era vicino al concettismo → la sua poesia, tanto leggera come seria, esige un’agilità mentale costante da parte del lettore. Il suo stile è al polo opposto rispetto a quello di Góngora, di cui Quevedo fu uno dei maggiori critici. 1631 → pubblicò la poesia di Fray Luis de León convertendo l'epistola della dedicatoria a Olivares, in un attacco contro il culteranesimo. Durante la sua vita, la sua poesia circolò solamente in antologie. 8 → CERVANTES Y LA FICCIÓN NOVELESCA POSTERIOR. MIGUEL DE CERVANTES SAAVEDRA → 1547-1616. Inizio a scrivere da prigioniero ad Argel, dove compose opere teatrali per divertire i suoi compagni di prigionia ed alcuni poemi. Tornato in Spagna, scrisse un certo numero di opere teatrali, delle quali ce ne pervengono solamente due. Durante tutta la sua vita continuò a pubblicare poesia → la maggior parte dei suoi poemi sono elogi di libri di altri autori o sono disseminati all'interno di sue opere in prosa. Dai suoi scritti emerge che Cervantes era un uomo molto colto ma, dalla sua vita, emerge anche che fu un uomo d’azione. La sua prima opera fu una novella pastorale → La Galatea, della quale promise una seconda parte nel prologo del Don Chisciotte, parte seconda, e che però non scrisse mai. Per lui, uno degli aspetti più attraenti della novella pastorale, consisteva nella possibilità di intercalare numerose narrazioni brevi all'interno della forma. Cervantes si riteneva il primo ad aver scritto novelle in lingua castigliana, fu il primo a dimostrare un serio interesse per la forma della novella e, grazie a lui, questo genere ottenne molto seguito in Spagna. Nonostante le sue ‘Novelas ejemplares’ non furono pubblicate fino al 1613, alcune di esse furono certamente scritte molti anni prima → alcune sono menzionate nel Don Chisciotte, opera che, secondo alcuni, era destinata ad essere una novella breve. Le novelle erano pensate come intrattenimento → l’intrattenimento era una necessita della vita ma, essendo tale, doveva essere morale. Novelas ejemplares → 12 novelle, esemplari perché mostrano esempi da evitare o imitare. Le novelle mostrano la preoccupazione dell'autore per la verosimiglianza che non deve essere confusa con il realismo ma con la credibilità. Si pensava, seguendo i pensieri di Aristotele, che mentre ciò che riguardava la storia era il particolare, quello che riguardava l'arte era il probabile, il tipico, l'universale. Questo fa riferimento tanto ai personaggi come agli eventi. I personaggi che popolano le novelle non sono individui. Nove novelle trattano il tema dell’amore o la sua parodia, tre descrivono l'amore perfetto. Don Chisciotte → ha dato luogo a talmente tante e varie interpretazioni che è quasi impossibile farne una lettura personale e indipendente. Nei secoli XVII e XVIII, l'opera fu considerata solo come un'opera comica. Nel romanticismo, invece, l'opera assunse dei connotati tragici.
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