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Riassunto capitoli "La morte a Venezia", Appunti di Letteratura Tedesca

Riassunto dei 5 capitoli de "La morte a Venezia"

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 10/06/2022

alessia-buongiovanni
alessia-buongiovanni 🇮🇹

4.7

(3)

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto capitoli "La morte a Venezia" e più Appunti in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! LA MORTE A VENEZIA RIASSUNTO CAPITOLI 1o CAPITOLO → Si apre con la presentazione di Gustav von Aschenbach, il “von” esplicita il suo titolo aristocratico. L’anno non viene dette esplicitamente ma potrebbe essere il 1911 a causa di alcuni elementi. Il protagonista ci viene presentato come un lavoratore, il cui lavoro è pericoloso e richiede volontà e massima cautela, questa non è una terminologia collegabile all’arte, ma è più una terminologia bellica. E’ come se la produzione artistica fosse per A un peso. E’ un pomeriggio di maggio e Aschenbach lascia l’abitazione per intraprendere una passeggiata. Ci troviamo in una condizione di falsa estate, qualcosa che inganna ed illude. Il clima è umido , il tema del clima è molto importante per Thomas Mann perché è naturalmente metaforico. Il clima umido è insolito nella città di Monaco ed infatti è solo un’anticipazione del clima della città di Venezia. Il giardino all’inglese è un altro elemento importante perché Aschenbach cammina in questo giardino e riflette su sé stesso. Il giardino all’inglese imita la natura, i sentieri non sono dritti, ma curvilinei. Siccome sta minacciando di piovere Aschenbach decide di tornare a casa e si ferma alla fermata del tram. Viene ribadito più volte il concetto del calare del sole e del giorno che si congeda. NECROPOLI → Aschenbach si ritrova davanti ad una necropoli. Si tratta del cimitero settentrionale di Monaco. Aschenbach osserva la cappella mortuaria che definisce come una costruzione bizantina, il riferimento non è casuale ma è un collegamento alla basilica di San Marco a Venezia. Aschenbach si perde nel leggere le iscrizioni → è attratto dalla morte, si distrae nel leggerle. 1o INCONTRO → Avviene il primo incontro importante, parliamo di “apparizione” “Erscheinung”. Un uomo dall’aspetto inusuale, si tratta di uno straniero. Aschenbach non sa da dove sia arrivato. Quest’uomo è associabile a 2 figure mitologiche : Dionisio, per il suo essere straniero ed Hermes, dio del viaggio, per il suo abbigliamento. Dopo la descrizione lo straniero guarda Achenbach fisso negli occhi, ma il protagonista non riesce a sostenere il suo sguardo e se ne va. Dopo questo incontro Aschenbach sente una strana irrequietezza, sente il desiderio di viaggiare. Questo sentimento è molto intenso e nuovo, questo nuovo viene relativizzato perché magari un tempo aveva avvertito questo sentimento ma con il tempo lo ha “disimparato” “rimosso”. VISIONE → Il desiderio di viaggiare si tramuta in una visione (in tedesco “Gesicht”). Vede un paesaggio di fantasia, foresta tropicale che anticipa Venezia: c’è afa, clima tropicale, paesaggio esotico. Elemento dell’umidità lo ritroviamo molto spesso. Tutta la visione sembra un ekphrasis : descrizione attraverso le parole di un’opera d’arte. Tecnica molto antica, il primo esempio si trova nell’Iliade con la descrizione dello scudo di Achille. Questa visione sembra ispirarsi ad un quadro di Henri Rousseu, crea quadri ambientati nei tropici, ma essendo Thomas Mann un grande artista del montaggio è probabile che abbia contaminato due quadri. Aschenbach non era portato a viaggiare spontaneamente perché sempre troppo preso dal proprio lavoro e non voleva essere distratto. Aschenbach è molto rigido con i suoi lavori, ma crede molto in se stesso e viene descritto come un pallone gonfiato. In questo momento però l’idea del viaggio gli suscita sia terrore che desiderio. Abbiamo numerosi cambi di stile che ci fanno capire che le voci narranti sono 2 : il narratore con una voce semplice e Aschenbach con una voce pomposa. 2 CAPITOLO → Il secondo capitolo parla della produzione letteraria di Aschenbach. Mann blocca l’azioneed espone in modo preciso la vita di Achenbach  spiega com’è arrivato al successo, quali sono le sue opere. Le opere che vengono attribuite sono quelle che Thomas Mann ha iniziato ma non ha portato a termine. Aschenbach è nato in una provincia della Slesia, questa si trova tra Polonia, Repubblica ceca e Germania e faceva parte dell’impero asburgico. I suoi avi sono stati giudici,ufficiali e addetti amministrativi e tutti hanno condotto una vita rigida al servizio del re e dello stato. Sono tratti che Aschenbach ha nel suo DNA. Abbiamo uno stile pomposo, Aschenbach è tutto programmato verso la performance e la gloria. Aschenbach dice di essere stato obbligato ad un rendimento straordinario, ma il testo non ci fornisce elementi che parlano di genitori severi quindi forse è un obbligo da attribuire ad Aschenbach stesso. E’ stato istruito a casa ed è cresciuto da solo. Nella percezione di Aschenbach l’artista e l’arte si esprimono attraverso la disciplina e la misura. Per iniziare la giornata si gettava acqua freddo sul petto e sulla schiena è come se fosse un soldato che rafforza il suo fisico. Dopodichè si dedicava all’arte tenendo 2 candelabri d’argento con delle alte candele al capezzale del manoscritto → come se fosse un rito religioso, è un rimando alla Kunstreligion ovvero all’arte come forma religiosa. Questo manoscritto prende la natura di qualcosa di vivo a cui ci si deve sacrificare. Alla fine del capitolo si parla della sua vita sentimentale che viene ridotta a 3 righe. Non viene data importanza né al suo matrimonio, né alla figlia. Non sembra essere dispiaciuto dalla perdita della moglie. Descrizione fisica che ricorda il musicista Gustav Malher. 3 CAPITOLO → E’ ambientato a cavallo tra Monaco e Venezia. Si sente ansioso di partire, viene definito come der Reiselustigen (molte volte abbiamo l’utilizzo di participi sostantivati). Tra metà e fine maggio Aschenbach prende un treno prima per Trieste e poi per Pola. Da questa città prende poi un’imbarcazione per un’isola adriatica. Questa prima meta non funziona perché non si sente a suo agio perché trova un clima pioboso, per cui dopo una settimana cambia meta per recarsi a Venezia. 2o INCONTRO → Sulla nave diretta a Venezia incontra una nuova figura maschile. Un gobbo che siede dietro ad un tavolo e che ha un cappello obliquo sulla fronte. Viene descritto come un uomo dal pizzo caprino e vestito come un direttore di circo fuori moda (démodé). E’ capitano → Caronte . Ogni volta che Ashcenbach incontrerà uno dei personaggi che ricordano lo straniero, questi saranno, man mano che si prosegue la novella, sempre più trasandati, più decadenti, malconci. Di fatto è un vero e proprio viaggio verso il basso  sia topograficamente perché ci stiamo spostando verso sud, sia metaforicamente perché stiamo andando verso l’abisso del dionisiaco. E’ un uomo logorroico e il suo parlare lo stordisce. Lo stordimento è un leitmotiv, accade anche davanti al cimitero mentre leggeva le iscrizioni. Nel testo abbiamo varie reti semantiche : 1. quella dello stordimento, 2. quella del viaggio, 3. quella del sogno. 3o INCONTRO → Aschenbach torna sul ponte e lì nota un gruppo di giovani turisti. Osservandoli meglio si accorge che tra loro c’è un falso giovane, un vecchio che tenta di apparire giovane, questo è vestito di giallo, ha un cappello, porta una parrucca, baffi finti ed è truccato. Il falso è un’altra rete semantica → la falsa estate a Monaco. Questo anziano che salta i confini ci fa pensare al dionisiaco. Questo vecchio è quasi da qualsiasi ordine. Aschenbahc è sempre più turbato. Successivamente Aschenbach, che viene definito “der Reisende” (viaggiatore), inizia a contemplare il paesaggio e le ombre e le parole confuse di sonno (verwirrten Traumworten) lo inducono a dormire. L’Ade e il sogno sono sempre ricorrenti. Aschenbach si reca nel lido a Venezia dove il clima non è proprio favorevole, queste condizioni sono nocive per la sua salute perciò decide di cambiare la propria destinazione. Quando Thomas Mann parla di clima, allude ad un significato più profondo come il clima politoc, culturale o clima interno. Durante l’ultima colazione, Aschenbach si attarda nella sala perché non ha ancora visto Tadzio, il quale fa il suo ingresso dopo poco tempo. Aschenbach viene definito come “der Alterende” (l’uomo in declino o che sta invecchiando). Verso la fine del capitolo vediamo che il tempo verbale passa al presente, perché si descrive una situazione. Vi è tutta una confusione sul baule che gli rende impossibile la partenza. Aschenbach è felicissimo e descrive l’avvenimento come “un sogno” e “miracoloso”, riferimento al Romanticismo. Ritorna nella sua stanza e si accomoda sulla poltrona davanti alla finestra, come se fosse a teatro, è uno spettatore. Viene descritto tutto il linguaggio del corpo, che prima inizia con la mimica perché i tratti del viso si animano, per poi passare alla descrizione del corpo e in particolare delle braccia che pendono mollemente. Ritorna la rete semantica dello “schlaff” (floscio) avuto sulla godola. 4o CAPITOLO → Aschenbach inizia ad ambientarsi sempre di più ed è deciso ad una permanenza indeterminata → rimando all’eternità. Smette di contare i giorni e le ore, a differenza di Monaco, dove la topografia era molto precisa, a Venezia si parla solo di spiaggia e mare. Viene spiegato come ha vissuto Aschenbach fino ad ora: non amava i piaceri, e una parola chiave è nu:chtern → sobrietà che è il contrario di ebbrezza. Aschenbach diventa sempre più ossessionato da Tadzio, ed anche se non capisce ciò che dice tutto arriva a lui come melodia. L’osservatore “der Betrachtende” conosceva ogni linea ed ogni posa del ragazzo. Nell’osservare il ragazzo, egli si lascia andare → “Questa era l’ebbrezza a cui l’artista in declino dava il benvenuto”. Quest’uomo dall’esistenza quasi militare, qui si sta completamente abbandonando. Segue una descrizione di una scena di Socrate e Fedro. E’ evidente il rimando al codice omosessuale che fa parte della scrittura greca classica. Aschenbach stesso riproduce questa scena, egli percepisce la realtà solo attraverso riferimenti mitologici. Tadzio e le sue linee apollinee devono essere trasformate in poesia, e così al cospetto dell’idolo e con la musica della sua voce Aschenbach inizia a scrivere. Aumenta sempre di più il desiderio di voler toccare Tadzio e Aschenbach lo raggiunge. Viene utilizzato il presente storico per descrivere ciò che sta succedendo. Aschenbach cerca di dominarsi, il ritmo rallenta. Emerge il tema dell’opposizione tra ebbrezza e tornare sobrio , binomio che è un leitmotiv dell’opera. Viene detto che però Aschenbach non vuole tornare sobrio, e attraverso un monologo interno si autocritica. Fa una citazione ad un’opera di Plutarco, Aschenbach pensa attraverso le citazioni di filosofi e autori della Grecia classica. Aschenbach non aveva più il controllo sul tempo e aveva perso il senso di quest’ultimo. Egli si ritira presto perché la sua giornata finisce dopo la scomparsa di Tadzio dal palcoscenico (Schauplatz = ambientazione). All’alba si sveglia presto e attua un vero e proprio rito dove si siede alla finestra e aspetta il sorgere del sole. Le attività sono sempre le stesse : si siede e guarda, egli è uno Zuschauer (spettatore) Ci sono molti riferimenti intertestuali → all’Odissea con Eos e la dea Aurora – ad un quadro di Botticelli “La nascita di Venere”. Più volte, “der Beru:ckten” (l’uomo ammaliato) sedeva su una panca nel parco e osservava Tadzio e lo paragonava a Giacinto. La vicenda tragica di Giacinto → Egli era il prediletto di Apollo, ma anche del geloso Zafiro, dio del vento. La vicenda narra di come Zafiro, colto dalla gelosia ed essendo il dio del vento fa si che il disco gettato da Apollo uccida Giacinto colpendogli il capo. Secondo il mito, il fiore giacinto nasce dal sangue di questo personaggio. Ogni giorno Aschenbach attendeva l’entrata in scena di Tadzio e talvolta faceva finta di essere occupato e lasciava il fanciullo apparentemente senza notarlo. L’entrata in scena rimanda sempre alla dimensione del teatro. La parola “apparentemente” è importante perché ci fa capire che la realtà non è quella che appare, infatti Aschenbach nota sempre Tadzio. Talvolta i loro sguardi si incontravano, ma entrambi rimanevano seri. C’è però un episodio che interrompe questa routine. Una sera Aschenbach nota Tadzio ritornare dalla città. La sua prima costatazione è che la sua pelle era rimasta chiara come all’inizio, questa descrizione ci fa pensare che Tadzio è come se non fosse reale, viene paragonato al marmo che non cambia all’esposizione del sole. Tadzio era più bello che mai ed Aschenbach non era preparato, tant’è che la sua apparizione viene vista come un’epifania, si manifesta senza preavviso. Fu in quel momento che Tadzio gli sorrise. Sorriso di Narciso → figura mitologica che si innamora della propria immagine. Tadzio non si compiace dello sguardo di Aschenbach perché gli interessi in un qualche modo, ma perché nello sguardo di quest’uomo lui vede riflessa la sua stessa bellezza. Il sorriso lascia sconvolto Aschenabch che ammette a sé stesso questo desiderio irrefrenabile per Tadzio, mormora più volte “Ti amo”. Alla fine del capitolo abbiamo un discorso interno dove, da una parte Aschenbach giudica la sua passione in maniera negativa, ma dall’altro la definisce come sacra, egli infatti ha bisogno di giustificare questa passione. 5 CAPITOLO → Il 5o capitolo può essere definito come l’ultimo atto della tragedia. Lo stile dell’incipit è diverso, è molto semplice rispetto al quarto capitolo che inizia con l’immagine del Dio Sole che si eleva con il carro tutti i giorni. il protagonista fa delle inquietanti osservazioni  lentamente i turisti iniziano a diminuire e questo è strano, dice il narratore perché si stava andando verso l’alta stagione e i turisti sarebbero dovuti aumentare. Codice acustico → Aschenbach nota che tutti quelli di lingua tedesca sono spariti, infatti al suo orecchio giungevano solo suoni stranieri. Codice olfattivo → Altro dato preoccupante è il fatto che nelle calli inizia a sentire un forte odore di medicina, di disinfettante che si unisce all’afa già soffocante della città. Per ultimo compaiono dei manifesti che dicono di non mangiare frutti di mare. Aschenbach si insospettisce, ma tutti gli dicono che sono misure preventive perché il clima è insalubre, cercano di tranquillizzarlo. Ciò che succede a Venezia non viene detto apertamente, ma si fa di tutto per mascherare la reale situazione. Aschenbach non si accontenta più di vedere il ragazzo in base alla “fortuna”, così inizia a seguirlo. Un domenica segue il ragazzo nella chiesa di San Marco. Egli lo vedeva voltare la testa come se lo cercasse. Ovviamente è tutta una sua fantasia, perché il ragazzo non può sapere che Aschenbach si trovi lì. Segue una descrizione di Venezia e di come questa ispiri all’arte. D’Annunzio in “Fuoco” dice proprio questo : a Venezia non si può non pensare in immagini e non si può non sentire in suoni. C’è il riferimento a Wagner che a Venezia compone una delle sue opere più importanti, ovvero il secondo atto di Tristano e Isotta. Si parla dell’opera che eternizza il sentimento erotico dell’amore. Ovviamente non mancano momenti di pausa e di razionalità, e questo avviene quando rivolge i suoi pensieri ai suoi antenati. Sente sulle spalle non solo il giudizio del padre ma di tutte le generazioni passate, poiché egli cercava la loto approvazione e soddisfazione. In questo capitolo Aschenbach viene spesso definito come “der Einsame”, il solitario. Una sera all’albergo dopo cena viene organizzato una serata di musica, c’è un complesso di musicisti. Importante è la posizione nello spazio. I musicisti si trovano nel giardino, mentre gli ospiti sul terrazzo, quindi ad un livello superiore. Gli strumenti musicali sono : mandolino, chitarra, fisarmonica e violino. Aschenbach nel mentre beve un succo di melagrana → associata all’Ade, perché associata a Persefone. Tadzio è appoggiato con l’avambraccio sulla balaustra e i piedi incrociati e sembra la rappresentazione di una statua. Il fanciullo volgeva lo sguardo verso il suo amante → è Aschenbach stesso che si definisce in questo modo. 5o INCONTRO → La figura più importante è il chitarrista . Egli avanza verso la scalinata e si avvicina al pubblico, il ruolo di questo personaggio è quello di creare un collegamento tra le due dimensioni. Egli è magro, esile, porta un cappello logoro di feltro, viso pallido e naso schiacciato. Non sembrava di tipo veneziano, ma napoletano. Il fatto che questo musicista lascia il proprio ambiente per salire le scale rimanda all’annullamento della diversità di queste dimensioni → dionisiaco. Tutti gli ospiti cantano le canzoni e si abbandonano ad un momento di ilarità. Aschenbach guarda Tadzio per vedere come si comporta. Anch’egli era serio, Tadzio ha la sua stessa reazioni, è una reazione speculare. Tadzio diventa il suo specchio. La performance del commediante sottolinea il passaggio da appolineo al dionisiaco, la parola si dissolve, diventa riso e diventa ululato. Qualsiasi cosa ordinata alla fine si dissolve. Viene introdotto un ricordo → Aschenbach ricorda una clessidra a casa dei suoi genitori. La clessidra simboleggia un memento mori, indica che il tempo a disposizione sta per finire e che arriverà il momento della morte. In questo caso c’è una costruzione interessante tipica della narrazione fantastica, utilizzata da autori come Hoffaman : il congiuntivo imperfetto e l’indicativo perfetto. Da un lato abbiamo un’ipotesi col congiuntivo, qualcosa che immagina, dall’altro abbiamo l’indicativo. Si evince il discorso della malattia, la quale si propaga dall’estremo oriente verso l’occidente. Viene descritto il diffondersi di un’epidemia e delle soluzioni applicate in ambito politico, dove si scontrano la sicurezza dei cittadini e gli interessi economici. Aschenbach scopre la verità  si reca in un’agenzia turistica inglese e c’è un giovane inglese che lavora lì che gli rivela quello che sta accadendo. Dopo aver appreso questa notizia, Aschenbach inizialmente pensa di avvisare la madre di Tadzio affinché la famiglia possa mettersi in salvo, ma poi cambia subito idea e decide di tacere. Aschenbach si rende conto che dire la verità e lasciare la città l’avrebbe riportato alla sua vita di prima, alla sua sfera apollinea. “L’avrebbe riportato in salvo, l’avrebbe restituito a sé stesso, ma chi è fuori di sé nulla detesta di più dell’idea di ritornare in sé”. Aschenbach prova ripugnanza al pensiero della sua vita di prima e dice a sé stesso che l’unica cosa da fare è tacere anche perché tacere comporta che lui rimanga vicino a Tadzio in una città che si sta svuotando. Viene descritto il sogno di Aschenbach → Vi è una corrispondenza con la visione. Questa era tutta improntata sul giorno e sulla luce, in questo sogno invece predomina il buio. Egli sente acusticamente ma anche tramite l’olfatto. All’odore dionisiaco si mischia l’odore delle acque di Venezia e dell’acido fenico. Con il sogno viene introdotta la teoria del sogno di Feud, dove si sostiene che è il singolo individuo ad essere autore del sogno che produce, spesso si sognano cose strane ma con sprazzi di scene vissute. E’ presente il Dio straniero, contro il quale Aschenbach cerca di lottare.
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