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Riassunto capitolo 1 del libro “Studiare le immagini. Teorie, concetti, metodi”, Sintesi del corso di fotografia

Riassunto del capitolo 1 fatto da me

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 29/02/2024

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luana-g-2 🇮🇹

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Scarica Riassunto capitolo 1 del libro “Studiare le immagini. Teorie, concetti, metodi” e più Sintesi del corso in PDF di fotografia solo su Docsity! 1. Il dibattito ontologico. Che cos’è un’immagine? di Andrea Rabbito 1.1 Oggetto e coscienza Il pensiero espresso da Jean- Paul Sartre nella sua indagine fenomenologica sull’immagine si mostra un contributo per ricavare risposte alla domanda “che cos’è un’immagine?”. Nello specifico Sartre osserva come il termine “immagine” determina un rapporto tra coscienza e oggetto; l’immagine in qualsiasi modo si offra viene considerata come il mezzo attraverso cui un oggetto si presenta alla coscienza del destinatario. Questo è l’elemento chiave di ogni tipo di immagine ed è rimarcato sia da una prospettiva antropologica quale quella di Debray, secondo cui l’immagine colma una mancanza tramite una specificità della rappresentazione che è quella di rendere presente l’assente (rimpiazzo); sia da una prospettiva estetica che secondo Gadamer qualsiasi opera d’arte è rappresentazione che si contraddistingue per la capacità rappresentativa dell’artista. A proposito scrive Josè Ortega che proprio le rappresentazioni diverse della realtà sono considerate immagini. 1.2 Segni, somiglianza e immediatezza dell’immagine fisica I segni possono essere distinti tra naturali e artificial. Questi ultimi esprimono delle idee quasi sempre in modo volontario e rimandano al loro significato tramite simboli, segnali e icone. - l’icona è quel segno che rimanda al rappresentato per somiglianza, come l’immagine. La somiglianza rende l’immagine maggiormente intuitiva e immediata rispetto agli altri segni e facilita il “rimpiazzo” descritto da Debray; - il simbolo risulta invece totalmente indifferente all’oggetto a cui rimanda: è una convenzione che li lega. Anche in questo caso si può però parlare di somiglianza prendendo come esempio la genesi del sistema linguistico dove attraverso l’atto mimetico si poteva fare riferimento ad un oggetto (somiglianza immateriale). Il senso di immediatezza dell’immagine è dunque frutto di una nostra “competenza” di lettura acquisita. Mitchell osserva come tutti i media possono essere considerati Mixed Media (arte mista) nel senso che offrono un incrocio di linguaggi e dei sensi coinvolti. Es: il libro è nel complesso un insieme di simboli su carta, ma ha anche una componente visiva e uditiva, o ancora il cinema considerato un media visivo, raccoglie immagini ma anche suoni, parole e scrittura. 1.3 Rapporto con le immagini fisiche Sartre analizza cosa attiva l’immagine fisica quando la osserviamo: - si attiva la coscienza percettiva che invita a considerare immagine e mezzo come 2 facce della stessa medaglia, accogliendo l’immagine, le pennellate, il foglio di carta e i segni grafici della matita..; - poi vi è l’intento da parte della coscienza immaginativa di far apparire dai segni percepiti una determinata realtà, con il fine di rendere presente quanto rappresentato. Qui bisogna fare una dispinzione tra: ● Factual Fact (realtà fisica dell’immagine, un quadro funziona in primo luogo come oggetto); ● Actual Fact (realtà effettuale dell’immagine, ciò che è rappresentato). Tra queste due distinzioni convivono due aspetti: 1) l’intento e il lavoro di chi crea (artista); 2) l’intento e il lavoro di chi osserva e ricrea l’immagine (spettatore che diventa un quasi autore) Così l’immagine è in permanente mutazione. Per Sartre, osservando un’immagine fisica, la coscienza immaginativa nel rendere presente ciò che è rappresentato mette in atto un processo di negazione di dimensioni relative alla realtà fattuale al fine di entrare in contatto con il rappresentato/oggetto. Proprio in relazione a questo aspetto Huberman mette in luce come il corpo dell’osservatore sia il luogo in cui prendono vita le immagini grazie al lavoro della coscienza percettiva e immaginativa. 1.4 Il sacro, l’oltremondo e il rapporto primitivo con il mondo Gadamer evidenzia come il verbo partecipare derivi dal termine Theoros che indica “colui che prende parte a una festa sacra”. In questo modo indica il legame dell’immagine con il mondo sacro, della religione, della magia, mettendo in luce la capacità di offrire qualcosa che non ha rimandi con il mondo reale ma appartiene ad una dimensione altra. Su questo aspetto si è espresso Jean- Luc Nancy, secondo il quale l’immagine si dimostra sempre “sacra”, ma nel termine di distanza con il resto del mondo propria dell’immagine. Questa distanza e sacralità mettono in luce come l’imagine spesso si offra come il Distinto, ossia priva di legami con la realtà circostante. Debray fa notare come che i termini in latino sono variazioni del termine immagine siano collegati alla morte: - Simulacrum = spettro; - Figura = fantasma; - Eidolon -> Idolo = anima dei morti; - Imago = calco di cera posto sul volto del defunto. In tutti questi casi si comprende come l’immagine abbia del soprannaturale. L’immagine è un sostituto dell’individuo morto. Morin si focalizza sull’era primitiva dell’uomo, in particolare del Sapiens e sui due aspetti che lo contraddistinguono: Pittura e sepoltura. Queste due azioni sorgono per la stessa causa: la presa di coscienza della morte (cerca supporto nei rituali funebri, nelle immagini…). L’arte del contrastare la morte potrebbe essere il fattore che determina la nascita delle immagini. In “Lo spirito del tempo” Morin osserva che l’immagine permette nella dimensione estetica uno scambio tra reale e immaginario e nella dimensione religiosa/magica uno scambio tra uomo e l’aldilà: in entrambi i casi c’è una concretezza dell’astratto, dunque prevale la concezione di immagine come distinto di Nancy. Con le immagini sono coinvolte diverse coscienze: - Demens : Rapporto primitivo, irrazionale, fanciullesco per immergersi con le immagini; - Sapiens : Rapporto critico, distaccato; - Ludens : il fattore ludico è alla base delle creazioni e rappresentazioni. Per Ortega l’arte è gioco, farsa, divertimento, ma è anche conoscenza e momento formativo: non è un caso che il termine greco Paideia che indica educazione e formazione sia molto simile al termine Paidia che significa gioco.
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