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Opinione pubblica e media nella comunicazione politica - Prof. Tarchi, Sintesi del corso di Scienza Politica

Politica e GovernanceStoria modernaComunicazione socialePsychologia Sociale

La teoria della retorica e la sua relazione con la comunicazione politica, con un focus particolare sull'opinione pubblica e i suoi effetti sulla società moderna. del ruolo dei media nella formazione dell'opinione pubblica, analizzando la loro influenza sulla partecipazione politica e la professionalizzazione delle campagne elettorali. Inoltre, il documento introduce il concetto di sfera pubblica e il suo sviluppo nella società moderna, con un focus sul XVIII secolo e la nozione di opinione pubblica. Infine, il testo discute della mediaturazione della politica e il ruolo dei media come strumenti di manipolazione e controllo.

Cosa imparerai

  • Come la retorica influenza la comunicazione politica?
  • Come ha evoluto il concetto di sfera pubblica nella società moderna?
  • Come i media influenzano la formazione dell'opinione pubblica?

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 31/01/2022

viola.brezzi
viola.brezzi 🇮🇹

4

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Scarica Opinione pubblica e media nella comunicazione politica - Prof. Tarchi e più Sintesi del corso in PDF di Scienza Politica solo su Docsity! CAPITOLO 10 - “LA COMUNICAZIONE POLITICA” La politica è anche ragionamento, capacità di argomentazione, uso del linguaggio: in una sola parola, comunicazione (buona parte della politica è costituita da discorsi, al punto che il linguaggio è la realtà della politica). La retorica è l’arte di persuadere e di convincere gli altri e, perciò, è alla base della comunicazione politica: il ruolo della retorica e dei simboli in politica è spesso stato fondamentale nella costruzione di identità collettive e nella manipolazione delle masse. Nel funzionamento del sistema politico ha, quindi, un ruolo importante la comunicazione politica, cioè lo scambio e il confronto dei contenuti di interesse pubblico-politico prodotti dal sistema politico, dal sistema dei media e dal cittadino-elettore. 1. UNA DEMOCRAZIA DEL PUBBLICO? Le istituzioni democratiche (definite arene di discussione) rappresentano comunità costruite su dibattiti, opinioni, critiche, giustificazioni ed opinioni pubbliche. In democrazia, i governanti sono sensibili nella loro discussione alle opinioni del pubblico, le quali sono del pubblico nel senso che il pubblico ne è il soggetto. La presenza di una opinione pubblica libera è elemento indispensabile in una democrazia rappresentativa. La legittimazione dei rappresentanti passa in democrazia attraverso il ruolo della libera discussione sulle decisioni dei governanti. In tutti i regimi rappresentativi troviamo quattro caratteristiche: - i governanti sono designati attraverso elezioni che si tengono a intervalli regolari; - i governanti hanno sempre un certo livello di indipendenza rispetto ai voleri dei loro elettori; - i governanti possono esprimere liberamente le loro opinioni e le loro volontà politiche; - le decisioni pubbliche sono sottoposte alla prova della discussione. Nel parlamentarismo i candidati sono eletti sulla base di una fiducia personale, legata alla loro rete di relazioni locali, notorietà e sulla deferenza che suscitano. Il rappresentante non è vincolato ad un’organizzazione partitica ed è fiduciario dei suoi elettori; nella società i movimenti di opinione si organizzano su vari temi, facendo poi pressione sul parlamento (luogo dove i rappresentanti formano le loro opinioni attraverso la discussione aperta). Con l’allargamento del suffragio il parlamentarismo viene sostituito dalla democrazia dei partiti: qui gli elettori tendono a riporre la propria fiducia non in un politico, ma nel partito a cui esso appartiene. Il deputato si identifica con il partito, da cui trae le risorse necessarie alla sua carriera politica; inoltre. I partiti sono capaci di strutturare l’opinione pubblica: le fonti di informazione sono politicamente orientate e ciascun individuo le seleziona sulla base delle proprie preferenze; è soprattutto all’interno dei partiti che si sviluppa la discussione sui temi rilevanti per le decisioni pubbliche. Quella verso cui ci si muove oggi è invece una democrazia del pubblico: l’appartenenza ad un partito si indebolisce mentre aumenta per i candidati l’attenzione alle tecniche di comunicazione. Il seguito elettorale diviene seguito personale e conta sempre di più la personalità del candidato e le sue capacità nel definire problemi e soluzioni. Svincolati dal controllo dell’ideologia, i canali di formazione dell’opinione pubblica diventano più indipendenti rispetto ai partiti (informazione più neutra); inoltre, il dibattito emerge e si espande all’esterno dei partiti, mentre manifestazioni pubbliche e sondaggi d’opinione acquistano sempre maggiore importanza. La discussione si sposta sempre più nei mass media. 2. NASCITA DELLA SFERA PUBBLICA Il sistema politico ha bisogno non solo di azioni materiali, ma anche di sostegno simbolico: in democrazia è proprio questo bisogno di sostegno e lealtà che rende i governanti responsabili di fronte ai cittadini. In particolare, fonte di censura e supporto per i politici è l’opinione pubblica, la quale si sviluppa assieme allo stato moderno. Pur non essendo parte dello Stato, l’opinione pubblica è tale almeno in tre sensi: - l’oggetto di cui ci si occupa è la cosa pubblica; - lo strumento è il dibattito pubblico; - lo spazio dove ci si confronta è pubblico, cioè aperto a tutti. I cittadini, che formano l’opinione pubblica, esprimono giudizi sulla politica, fanno richieste e propongono soluzioni. L’opinione pubblica ha quindi una fondamentale funzione in democrazia, la quale si legittima tramite la sovranità popolare: per essere sovrano, il popolo deve possedere ed esprimere un contenuto e l’opinione è appunto il contenuto che dà sostanza ed operatività alla sovranità popolare (importante che tale opinione sia autonoma). L’esistenza dell’opinione pubblica presuppone una società civile separata dallo stato, libera e pluralista, con istituzioni che consentono la formazione di opinioni e un pubblico interessato a conoscere, discutere e criticare le decisioni del governo. Già negli anni Sessanta, Habermas aveva analizzato l’emergere e l’affermarsi della sfera pubblica, cioè un ambito di società civile (non statale ma pubblicamente rilevante) dove si hanno discussioni pubbliche, visibili dall’esterno su temi di pubblico interesse. Il concetto di sfera pubblica nasce con la possibilità di distinguere tra pubblico, cioè legato allo stato, e privato, cioè escluso dall’ambito di intervento statale; successivamente, tale concetto si riferirà ad una sfera visibile all’esterno, in contrapposizione alla sfera privata (invisibile agli estranei). Lo sviluppo della sfera pubblica è considerato un fenomeno tipico della formazione della società moderna e strettamente legato alla nascita della borghesia: con l’estensione del commercio su larga scala internazionale crebbe la necessità di avere informazioni su avvenimenti lontani nello spazio. Nel XVII secolo, grazie alla stampa, regolari canali informazione divennero disponibili per il pubblico; inoltre, il capitalismo commerciale creò una classe sociale interessata al controllo sull’azione di governo: la sfera pubblica si affermò, dunque, insieme alla borghesia commerciale. Nel corso del XVIII secolo si afferma la nozione di opinione pubblica, che utilizza un particolare strumento per il confronto politico: l’argomentazione pubblica e razionale. Caffè, salotti, logge massoniche e associazioni culturali diventano i luoghi sociali privilegiati per la discussione e lo scambio di opinioni; in questi luoghi nascono le istituzioni che portano ad allargare lo spazio del pubblico: stampa, incontri pubblici, società di lettura. Dopo le rivoluzioni si afferma con forza il giornalismo, sganciatosi dalle pressioni assolutistiche dei governi, e sarà proprio esso a diventare il maggior strumento per ampi e liberi dibattiti. 3. MEDIA E VOTO Lo studio dell’opinione pubblica nelle democrazie contemporanee si è soffermato soprattutto sull’influenza dei media sulla partecipazione politica, in particolare sul comportamento elettorale. 3.1. PROCESSO A DUE STADI Le ricerche effettuate dalla Columbia University hanno ridimensionato l’influenza dei mezzi di comunicazione di massa, sottolineando le differenze individuali nella struttura percettiva e cognitiva che fortemente influenzano la ricezione dei messaggi, facendo del pubblico un soggetto attivo capace di selezionare fonti e contenuti preferiti. Secondo i risultati di interviste ripetute nel tempo, le caratteristiche socioeconomiche sono le principali determinanti del comportamento di voto: l’individuo tende a pensare politicamente come è socialmente (le caratteristiche sociali determinano le preferenze politiche). Vi è poi la tendenza a mantenere nel tempo la decisione di voto, la quale viene fatta risalire alla socializzazione politica in famiglia (i figli tendono a votare per il partito votato dai genitori). Uno scarso effetto ha invece la campagna elettorale, in quanto i fedeli al partito non vi prestano attenzione in quanto sanno già chi votare; più sensibili ai messaggi diffusi dai media potrebbero essere coloro che hanno deboli predisposizioni politiche (le campagne elettorali hanno l’effetto di attivare e rafforzare le predisposizioni politiche preesistenti, ma raramente di crearne di nuove). Nella struttura della comunicazione politica, molta importanza hanno invece le relazioni all’interno della famiglia, degli amici e dei colleghi di lavoro. La scuola di Columbia ha proposto l’ipotesi del flusso di comunicazione a due stadi: la comunicazione interpersonale è la principale fonte di informazione, filtrando le notizie provenienti dai media; ogni individuo è poi inserito in un gruppo, che gli fornisce una serie di relazioni fondamentali per la formazione di opinioni e valori (al loro interno vi possono essere leader d’opinione, che diffondono i messaggi filtrati dai media). 3.2. PROFESSIONALIZZAZIONE DELLE CAMPAGNE ELETTORALI L’attenzione alla comunicazione politica si è intensificata da quando si è notata una riduzione dell’identificazione partitica: l’elettore è stato, infatti, presentato dai recenti approcci razionali come un attore capace di valutare le performance dei politici e agire di conseguenza. L’elettore tende quindi ad agire in modo razionale, ma le informazioni a sua disposizione sono però limitate: ecco che il ruolo dei giornalisti e dei media diviene fondamentale, dal momento che sono una fonte importante di queste informazioni. Diversi studi hanno delineato una progressiva professionalizzazione delle campagne elettorali, che hanno visto accrescere la presenza di personale esperto, di consulenti professionisti e l’utilizzo di nuove tecniche di sondaggio. In particolare, è aumentata l’attenzione sia per l’immagine fisica del candidato sia per la sua capacità di comunicare; inoltre, la strategia di marketing ha portato all’identificazione di quote di elettorato considerate come conquistabili attraverso un appropriato posizionamento su temi particolari. Tuttavia, è rimasta limitata la reale efficacia delle campagne, che si sono però rilevate efficienti nel caso di elettori con scarsa attenzione per la politica e scarse informazioni. 4. VIDEOCRAZIE Sono poi stati individuati anche i potenziali rischi della comunicazione di massa. In primo luogo, l’elaborazione di simboli è stata considerata un subdolo strumento di potere politico: la comunicazione politica è stata definita una tecnica di manipolazione, ovvero come l’insieme delle tecniche sfruttate
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