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Riassunto Carlo Capra - Storia moderna (1492-1848), Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto schematico, con i concetti chiave di Storia moderna (1492-1848) di Carlo Capra.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Riassunto Carlo Capra - Storia moderna (1492-1848) e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! CAPRA - STORIA MODERNA Capitolo 1: La popolazione e le strutture famigliari Nel XVIII secolo nasceva la statistica. Malthus scrisse un saggio dove si metteva in luce lo squilibrio tra la popolazione, che cresceva in maniera geometrica, e le risorse alimentari, in maniera aritmetica. A frenare questo aumento intervennero freni repressivi, per un equilibrio temporaneo, e preventivi, che limitano la fecondità nei poveri. A fine XVIII vi furono i primi censimenti in modo moderno, mentre già prima ve ne furono alcuni a scopi fiscali. Altre fonti erano quelle ecclesiastiche di stato (elenchi di abitanti di una parrocchia) e i registri parrocchiali (matrimoni, nascite, funerali), che permettono di studiare l'andamento della popolazione con il metodo nominativo (oggi ci si basa sulle tecniche di grandi aggregati). Tra il XV e XIX secolo la maggior parte della popolazione viveva in Asia e con la colonizzazione europea la popolazione europea crebbe a scapito di America e Africa. Si possono delineare tre fasi del cambiamento demografico: una crescita demografica continua dal ‘400 a o ‘600, un forte rallentamento per tutto il secolo e una nuova crescita nel ‘700-‘800. Carestie e pestilenze influivano sugli indici di natalità e mortalità e, una volta finite, tali in si invertivano. Il numero dei figli era basso a causa dell'età avanzata delle spose e alle frequenti morti di uno dei coniugi, oltre alla mortalità infantile e alla sterilità e al celibato imposto per principi. La storia delle famiglie si basa su due tipi di classificazione: i cinque tipi di aggregati del gruppo di Cambridge e la divisione dei modelli matrimoniali e le contadine famili di Laslett e Hajnal, ma questi si dimostrano incapaci di spiegare la realtà. Le fami; rappresentano unità di consumo e produzione e potevano avere struttura diversa a seconda dei meccanismi ereditari, ma le dimensioni dell'aggregato domestico erano in relazione con il fondo coltivato. Per le famiglie aristocratiche era importante la conservazione delle ricchezze e per attuarla formavano alleanze agnatizie o cognatizie. Capitolo 2: L'economia dell'Europa preindustriale Le innovazioni in campo agricolo rimasero tutto sommato quelle del Basso Medioevo, ma con la domanda di cibo che continuava ad aumentare si proposero soluzioni estensive, allargamenti della superficie coltivata (utilizzate nel ‘500), ed intensive, tecniche per far crescere la produttività. Dopo la crisi della peste cominciarono a manifestarsi segni di ripresa, ma a parte alcune zone in cui erano alti i rendimenti e la diminuita pressione della richiesta di cereali orientava verso il commercio, il rendimento dei cereali diminuì. Con lo sviluppo dell'allevamento bovino e ovino si instaurò una rivoluzione agricola che associava agricoltura, allevamento e nuove rotazioni complesse. | secoli del basso Medioevo videro la disgregazione della feudalità e l'erosione dei poteri signorili nelle campagne, dovute alla monetizzazione delle prestazioni e alle rivolte contadine del Tre e Cinquecento. In seguito, però, si assiste ad una rifeudalizzazione dove il signore feudale manteneva la giurisdizione, il potere di banno, la riscossione del censo e della decima feudale, a scapito della proprietà contadina, che ha sviluppi diversi a seconda degli Stati. La proletarizzazione contadina (diminuzione dell’autosufficienza) è dovuta all'aumento della popolazione nel XVI-XVII secolo. | settori tradizionali dell'industria manifatturiera calarono e gli artigiani reagirono o con la produzione di merci di lusso o di merci a basso costo e di scarsa qualità. Nelle campagne la manodopera è più abbondante e meno costosa e per ottenere una maggiore produttività si comincia a diffondere il lavoro, mentre l’attività mercantile rimane stabile nei grandi centri, orientandosi su prodotti di largo consumo e migliorando i trasporti sia via terra che via mare: così i porti del Baltico fanno la fortuna dei mercanti olandesi e dei banchieri tedeschi e itali In ogni caso, prevale una produzione di tipo artigianale, mentre, per il settore tessile, nei paesi più evoluti si diffuse la protoindustria. A partire dal Trecento furono numerose le rivolte urbane e rurali, conseguenza sia della crisi che dell'evoluzione verso un'economia più aperta agli scambi e al mercato, che modifica il lavoro a danno dei meno abbienti. Nelle città in particolare si determina una polarizzazione tra un ceto ristretto di grandi artigiani e di mercanti- imprenditori da un lato, e, dall'altro, vasti strati di piccoli artigiani e di lavoranti a bottega; si diffonde un pauperismo più crudo, a cui solo in parte pongono riparo le nuove istituzioni di assistenza e di carità. Nelle campagne si accentua la crisi della grande proprietà signorile, lasciando spazio all'emergere sia di ceti contadini, nelle vesti di proprietari o di condutto! terre, sia a una nuova proprietà borghese, dei numerosi sono i coltivatori che si ritrovano impoveriti, ridotti alla condizione di salariati, privati anche del sostegno che assicuravano vecchi istituti come la proprietà o l'uso comune delle terre. Nell'Europa orientale (Polonia, Boemia, parte orientale dell'Impero germanico, Russia), gli effetti della crisi demografica sono più gravi e duraturi, e creano le condizioni per la crescita del potere signorile. In particolare, si introducono più rigide forme di dipendenza contadina, un vero e proprio "servag (la cosiddetta “servitù della gleba”) che peserà per lungo tempo sull'evoluzione economica e sociale di quei paesi. Capitolo 3: Ceti e gruppi sociali La società europea era corporativa e gerarchica, si componeva di societas, termine che poi verrà reso più idoneo all'Europa preindustriale in ceto, ovvero gruppo di persone che esercita la stessa funzione economica e gode dello stesso reddito. Tre erano le categorie, basate su una divisione antica: gli oratores (clero), i bellatores (nobiltà) e i laboratores (coloro che lavoravano). Questa era la divisione gerarchica considerata naturale e voluta dalla Provvidenza. | ceti rappresentavano i gruppi rappresentativi che si riunivano in assemblee, diversamente denominate a seconda del paese (Parlamenti, Cortes, Diete), per trattare col principe. La visione era quindi un dualismo principe-ceti, dove i ceti erano quelli di nobiltà e clero. Per essere un nobile bisognava vivere in una condizione di agiatezza e ricchezza, basata sulla proprietà della terra. Si poteva diventare nobile attraverso due sistemi: quello della cooptazione, le aristocrazie antiche, e quello del riconoscimento regio, che legava il ceto nobiliare al potere politico politico. Nonostante i secondi fossero visti con disprezzo dai i, erano accomunati dalle residenze urbane che diedero il via all’aristocrazia cittadina, fautrice delle repubbliche aristocratiche come Venezia, Genova e Lucca. Il XVII e XVIII furono gli anni d’oro dell’aristocrazia e solo l’Illuminismo comincerà a scuoterne il predominio. La povertà era divisa in due tipi di condizioni, quella congiunturale, che riusciva a vivere del proprio lavoro, ma poteva cadere nell’indigenza per cause esterne e la povertà strutturale, che non riusciva a sostentarsi e doveva ql orrere all'elemosina. L'immagine del povero strutturale fu associata a quella del delinquente, sfociando in misure repressive (la prima a creare una vera e propria legge sui poveri fu l'Inghilterra nel 1662). La proletarizzazione, aumentata dallo sviluppo del sistema industriale, contribuì ad ingrossare le masse di indigenti ed accattoni, ma anche a trasformarli in classi operaie. In questi secoli una minoranza che ottiene sempre più diritti sono le donne, grazie alla nascita di movimenti femministi e nuovi indirizzi di ricerca. Alcune sovrane furono particolarmente influenti nel corso dei secoli. Capitolo 4: Le forme di organizzazione del potere Nell'Europa del XIII-XIX secolo il potere superiore a tutti gli altri è quello dello Stato, incarnato dal monarca o da un ceto ristretto e sfociato poi nei moti rivoluzionari che portarono allo stato liberale. Il monarca rivendica la propria indipendenza da ogni autorità esterna ed esige obbedienza dai sudditi. Diverse sono le definizioni di sovranità, dal dare legge ai sudditi senza il loro consenso, anche se esistono dei limiti (Bodin), alla potestà assoluta, perfetta e totale di Loyseay, che non ha superiori o limitanti, e infine alla comprensione delle caratteristiche di potere dello Stato dei giuristi tedeschi: territorio, popolo e un potere sovrano interno ed esterno. | ceti si opponevano al potere del principe attraverso delle assemblee, come Diete, Stati generali e Cortes, che potevano essere composte da tre camere rappresentanti clero, nobiltà e città (Ma anche da due o quattro). Le interpretazioni degli assetti statali potevano risolversi nel dualismo o Standstaat (Stato per ceti). Le città, che avevano un peso dominante, erano difficili da definire e perciò quando si parla di Stati moderni, si deve più precisamente parlare di stati-città formati per aggregazione: basati su una stessa lingua, cultura e tra valori condivisi. Solo con la Rivoluzione francese si costruiranno gli Stati nazionali. La teoria provvidenz esprimeva il fatto che all’origine del potere autoritario ci fosse la volontà di Dio: infatti proprio la Chiesa sosteneva la potestà assoluta del re, sia ecclesiastica che statale. A contrapporsi a questo pensiero fu la dottrina di Machiavelli, che mirava alla laicizzazione della politica, fortemente osteggiata. Solo nel XVII secolo i della sovranità cominciarono a vacillare ad opere della dottrina contrattualistica (Bossuet e francese di Francesco | del 1515. Nel frattempo, la dinastia degli Asburgo, grazie all’efficiente strategia matrimoniale, si potenziava sempre di più con l’eredità di Carlo d'Asburgo della corona di Spagna, che mirava ad ottenere la dignità imperiale. A questi si contrappose Francesco I, appoggiato dal pontefice, ma questo non fermò l'elezione di Carlo V alla Dieta di Francoforte (1519), dato che egli incarnava la figura del guidatore della cristianità, mantenendo il popolo unito nella giustizia e nella fede (anche se non mancarono le rivolte, come quella dei comuneros, sanata poi dalla concessione di benefici ai castigliani e dal trasferimento del monarca in Spagna). Questo portò alla ripresa delle guerre in Italia, dove Francesco | cercò di conquistare Pavia, ma venne sconfitto dall'impero e obbligato a firmare il trattato di Madrid, con cui rinunciava a Milano e Borgogna. Nonostante l'elezione di papa Clemente VII e la creazione della Lega di Cognac antiimperiale, Carlo V apporfittò del ritardo francese per entrare in Italia con i lanzichenecchi e saccheggiare Roma nel 1527. Nel 1529 Carlo V firmò con il papa le paci di Barcellona e si riconciliò a Cambrai con Francesco I, ottenendo dal papa il titolo di imperatore del Sacro Romano Impero. Nell’Europa Orientale l'impero ottomano, nato dalla dinastia di Osman I, si stava ampliando fino alla presa di Costantinopoli (1453), ribattezzata Istanbul da Maometto Il. Questa espansione fu contestata dall'impero persiano sciita nella battaglia di Cialdiran (1514) che vide la vittoria del sultano ottomano Selim I, che conquistò Armenia, Kurdistan, Siria ed Egitto. Nel 1526 con Solimano il Magnifico riprende l'avanzata dei turchi, con l'annessione di Ungheria e Boemia come stati vassalli, causando un problema di successione: Ferdinando, fratello di Carlo V e cognato del sovrano ungherese, fermò l'offensiva ottomana, costringendo Solimano a concedergli un vasto territorio. L'Impero ottomano, sempre più esteso, diventava uno dei protagonisti della vita politica europea. Capitolo 8: | nuovi orizzonti geografici A fine Medioevo i rapporti tra l'Europa e gli altri continenti st nel primo Rinascimento le conoscenze geografiche erano vaghe e imprecise. L'Africa nera presentava una popolazione distribuita irregolarmente e uno sviluppo economico vario, la cui espansione dei traffici seguirà alla imitavano a scambi economici e culturali. Ancora penetrazione araba. Nel continente americano ci sono delle civiltà lungo gli altopiani dell'America centrale e lungo le Ande in America meridionale: i Maya (in declino già prima dell'arrivo degli spagnoli), gli Aztechi, con un potente esercito e una religione basata sull’ordine cosmico che permetteva di organizzare la società, e gli Inca, con un vero e proprio impero lungo le Ande, in una civiltà stratificata e gerarchica. Questi due continenti furono l'oggetto delle grandi spedizioni del XV secolo. Il primo a intraprenderle fu il Portogallo con Enrico il Navigatore, che esplorò l'Africa (grazie alla posizione del Portogallo e allo sviluppo di un nuovo tipo di nave, la caravella). Da qui il re Giovanni Il si pose l’obiettivo di circumnavigare l'Africa, doppiata da Bartolomeo Diaz nel 1487, approdato a Capo di Buona Speranza. Dopodiché pensò di affidare a Cristoforo Colombo l'impresa di arrivare in Oriente passando a ovest, ma alla sua morte l’idea fu accattonata e raccolta al volo da Ferdinando e Isabella in Spagna, che finanziarono il viaggio: il 3 agosto del 1492 Colombo partì con tre caravelle e arrivò il 12 ottobre sulla terra ferma, denominata poi San Salvador. Isabella, contenta del successo e dei beni portati da Colombo, gli finanziò altre tre spedizioni. Altri uomini partirono poi per intraprendere quel viaggio, tra cui anche Amerigo Vespucci che capì che quella terra in realtà non era mai stata esplorata e si trattava di un continente nuovo (denominato poi America in suo onore). Il trattato di Tordesillas dividerà i territori tra Spagna e Portogallo, in un conflitto che porterà a nuove spedizioni per decretare la supremazia: Vasco da Gama fu il primo a circumnavigare totalmente l'Africa, raggiungendo le coste orientali, a cui seguirono le spedizioni di Cabral (Brasile), Nunez de Bolboa (Asia oltre America) e Magellano, che per la prima volta fece il giro del mondo intero. Inizialmente l'impero commerciale del Portogallo si concentrava in India e in Africa, dove vennero costruite fortezze e stabiliti accordi con i sovrani locali, per una continua fornitura di spezie e prodotti di lusso, il cui commercio era controllato dalla corona, attraverso la Casa da India. | mercati arabi e quelli veneziani cercano di contenere il monopolio. Se inizialmente si toccarono solo le coste dell’America, dal 1517 ebbe inizio l'esplorazione della terraferma dei conquistadores spagnoli: Hernàn Cortes cercò di conquistare l'impero azteco, accolto da questi ultimi e dal loro sovrano Montezuma come un dio, fece imprigionare quest’ultimo, ma poco dopo venne sconfitto e gli spagnoli dovettero ritirarsi. Nel 1521 Cortes tornò in Messico, occupando Tenochtitlàn (Città del Messico) e distruggendola, creando una nuova popolazione sul modello spagnolo di cui si proclamò governatore e capitano supremo. Nel 1531 fu il turno degli Inca, a cui toccò lo stesso destino: Francisco Pizarro e Diego Almagro uccisero il sovrano Atahualpa e ribattezzarono la capitale Cuzco in Ciudad de los Reyes. La colonizzazione spagnola si estese verso nord e nel continente Sudamericano, con una conseguente immigrazione dall'Europa. Le encomienda, che assegnavano a un colono un pezzo di terreno, dove poteva esigere lavori e tasse dai coloni, divennero uno strumento di sfruttamento. L'amministrazione era divisa in due vicereami, uno nella Nuova Spagna e uno in Perù, che erano divisi in province e circoscrizioni (audiencias). Sebbene lo sfruttamento fosse molto presente, i soprusi vennero denunciati dagli ordini regolari, che si occupavano anche della evangelizzazione degli indigeni, alla Spagna, che riusciva in questo modo a controllarli. Lo sviluppo economico la colonizzazione portò proveniva dalle piantagioni di canna da zucchero nelle isole caraibiche (oltre all'oro), da coltivazioni vegetali e importazione di animali dal continente americano e dalla produzione di argento del Messico e del Perù. In Europa avvenne quindi un incremento demografico e una rivoluzione dei prezzi, ma anche trasformazioni delle abitudini alimentari e della vita sociale, soprattutto in corrispondenza dell'ampliamento delle conoscenze geografiche e scientifiche. Capitolo 9: | nuovi orizzonti spirituali: Rinascimento e Riforma Il Rinascimento italiano parte dalle formulazioni di Petrarca e di Erasmo da Rotterdam, includendo l’Umanesimo cristiano al suo interno con una rinascita dei valori e in polemica con i secoli di mezzo e con la religiosità esteriore e mondana, preambolo alla Riforma protestante del XV secolo. L'attesa di una riforma che portasse la Chiesa ai valori originali venne acuita dopo lo scisma d'Occidente (1387-1415). Oltre a queste premesse, la Riforma luterana prende avvio dalla vendita di indulgenze di Hohenzollern, concessagli da Papa Leone X. Lutero, ex monaco e insegnante di teologia decise di appendere le sue 95 tesi (1517) davanti alla chiesa di Wittenberg, riscuotendo un inaspettato successo, grazie anche all'invenzione della stampa che ne aiutò la divulgazione. | principi di Lutero si basano sulla natura intrinsecamente malvagia dell’uomo, che agisce nel giusto solo grazie all'amore di Dio, e perciò la Bibbia doveva essere letta senza basarsi sulle scritture ufficiali (inoltre, gli unici sacramenti fondamentali divennero il battesimo e l’eucarestia, eliminando l'ordine che diventava il sacerdozio universale dei credenti). Il papa emanò una bolla con cui Lutero doveva ritrattare o essere scomunicato e Lutero la bruciò pubblicamente e dopo la Dieta di Worms (1521) venne esiliato, ma protetto dal re di Sassonia. L'eco di Lutero fu immenso, così come numerosi furono i suoi seguaci, sconfinando in rivolte, come quella dei Contadini (1524) in Svevia che si allargò in Turigia e in Sassonia. La repressione seguita alla battaglia di Frankenhausen fu dura e lo stesso Lutero condannò aspramente la rivolta. Una tesi riformatrice più radicale fu quella degli anabattisti, che disconobbero le auto? terrene, rifiutando sempre la violenza, e formarono un governo a Munster, dove risiedettero per 16 mesi prima di essere massacrati. Carlo V, da sempre restio al luteranesimo, convocò la Dieta di Augusta (1530) per appianare le divergenze di fede, intimando ai protestanti di sottomettersi. Questi, invece, stipularono la Lega di Smalcalda, che venne sconfitta dall'imperatore solo 17 anni dopo e senza porre fine al conflitto. Carlo V fu poi costretto a scappare a Innsbruck a seguito del patto di Enrico Il di Francia con i principi protestanti e le trattative furono portate avanti dal fratello che sancì la pace di Augusta (1555), che riconobbe la presenza di due fedi in Germania, stabilendo però che i prelati che si fossero convertiti al luteranesimo avrebbero dovuto rinunciare ai loro possedimenti. Carlo V abdicò e sparti il regno con il fratello Ferdinando I, che ottenne l’Impero, e il figlio Filippo II, che ottenne Spagna, Paesi Bassi, Franca contea e i regni in Italia (Napoli, Sicilia, Sardegna, Milano). Nella Svizzera tedesca un altro predicatore si stacco progressivamente dalla fede tradizionale, Zwingli, che abolì la messa e impose la Bibbia come unica fonte di autorità, pensando all'eucarestia come una cerimonia commemorativa, in disaccordo con Lutero. Zwingli venne ucciso a Kappel contro i cattolici, ma la sua eredità fu raccolta da Calvino, che condivideva con i luterani la fede nella Sola Scriptura e la predestinazione, senza eliminare le responsabilità del peccatore. Anche il rapporto Stato-Chiesa aveva delle divergenze dal luteranesimo, poiché Calvino proponeva che le autorità civili dovessero mantenere l'ordine, ma ma anche promuovere il bene spirituale dei sudditi, legittimando la resistenza al sovrano, purché non di carattere anarchico. Dal 1541 nella Chiesa di Ginevra viene introdotta una disciplina morale, a cui dovevano partecipare diverse figure (dottori, diaconi, anziani o presbiteri e il Concistoro). Da Ginevra la fede diffuse in Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Europa orientale. Nel frattempo, in Inghilterra avviene un fatto storico: nel 1528 Enrico VIII Tudor chiede l'annullamento dalla moglie (Caterina d'Aragona), poiché non gli aveva dato eredi maschi, ma al rifiuto di Clemente VII decise di convocare il Parlamento e approvare l'Atto di supremazia (1534) con il quale otteneva l'annullamento del matrimonio e rompeva ogni rapporto con Roma, dichiarandosi capo della Chiesa anglicana, sotto consiglio di Thomas Cromwell, consigliere fidato che rafforzò l'assetto amministrativo, poi giustiziato nel 1540 con la seconda moglie di Enrico VIII. A Enrico succedette il figlio Edoardo VI, che ebbe vita breve, ma riuscì a consolidare la nuova fede, tanto che gli sforzi della sorella Maria Tudor, diventata regina, di riportare la religione cattolica furono vani e alla sua morte la Chiesa anglicana assumerà forma definitiva. In Scozia la religione dominante era il calvinismo, grazie alle predicazioni di John Knox, mentre nei paesi scandinavi (Svezia e Danimarca), per i loro contatti con il mondo tedesco, il luteranesimo diventa religione di Stato. Capitolo 10: La Controriforma e l’Italia del pieno e tardo Cinquecento Il termine Controriforma (Putter) designa i movimenti, le istituzioni e le ative della fine del Cinquecento prese dalla Chieda Cattolica romana, come conseguenza alla riforma luterana e alla volontà di rinnovamento religioso. In Italia, le profezie apocalittiche di Savonarola, le sofferenze della guerra d’Italia e l'influenza degli esponenti delle correnti riformatrici, enfatizzati dal successo delle opere di Erasmo da Rotterdam fecero avvertire esigenze di rinnovamento religioso, grazie anche all’azione riformatrice del pontificato di Paolo III Farnese. Nacquero nuovi ordini: cappuccini, barnabiti e somaschi, orsoline, Compagnia di Gesù. In particolare, i gesuiti, fondati nel 1540, sono coloro che più hanno incarnato lo spirito della Controriforma, grazie ai voti di povertà, castità, obbedienza e fedeltà al pontefice. La Chiesa assunse un atteggiamento sempre più duro nei confronti dell’eresia, creando con il Concilio di Trento (1542) la Congregazione del Sant'Uffizio (l'Inquisizione), portando come unica alternativa al nicodemismo l'esilio e dettando norme disciplinari per preti e vescovi. Il Concilio venne riconvocato più volte, fino alla sospensione per dieci anni dal 1552 a causa della morte di Paolo III e all’ostilità verso l’imperatore del suo successore, Paolo IV, lo stesso che pubblicò nel 1559 il primo Indice dei libri proibiti. La convocazione del 1563 fu anche l’ultima in assoluto. Il Concilio di Trento affermò la volontà della Chiesa cattolica di compattezza nella lotta contro il protestantesimo e una volontà di supremazia spirituale, politica e sociale. Gli effetti si vedono soprattutto con papa Pio V, che, dopo aver massacrato i valdesi in Calabria, scomunicò la regina Elisabetta I, propositi perseguiti da Gregorio XIII, Sisto V e Clemente VIII, sotto i quali ci fu un maggiore accentramento del potere, la lotta al brigantaggio e un abbellimento della città di Roma. La lotta all'eresia e il disciplinamento dei discepoli era portato avanti anche da vescovi e arcivescovi, ma anche degli ordini religiosi che avevano il ruolo di organizzare missioni per l'indottrinamento e la conversione delle campagne. Nel frattempo, la Spagna cattolica, a seguito della pace di Cateau-Cambresis, controllava metà dei territori italiani (solo Venezia poteva dirsi completamente indipendente, in quanto anche lo Stato pontificio era finanziato dalla Spagna). Alla crisi Imi decenni del XVI secolo seguì una ripresa economica demografica e istituzionale. Nei propri domini l'autorità era rappresentata da un viceré, mentre le magistrature finanziarie e giudiziarie spettavano ai governi locali. Il monarca deteneva la suprema autorità legislativa e giurisdizionale e il diritto-dovere della difesa e prelievo delle risorse necessarie. Situazione simile era vissuta in Toscana, dove Cosimo | Medici attua un regime assolutistico nominando dei granduchi, e in Piemonte, dove Carlo Emanuele 1, grazie all'esercito permanente, avvia iniziative espansionistiche. A Genova nascono le grandi finanze, mentre a Venezia il contrasto tra nobiltà ricca e povera si fa sempre maggiore, a vantaggio della prima con un rafforzamento del Consiglio dei Dieci. Ovunque gli interlocutori del potere sovrano erano i ceti nobiliari. Capitolo 11: L'Europa nell'età di Filippo Il In Spagna, dopo l’abdicazione di Carlo V, regna Filippo II. A seguito del trattato di Cateau-Cambresis, firmato con la Francia dopo la sconfitta di Enrico Il, Filippo prende misure rivolte ad imporre l’ortodossia religiosa, tra cui il rafforzamento dell’Inquisizione e le violente repressioni dei protestanti di Valladolid e dei moriscos. Per Filippo l’unità religiosa era il presupposto di un’unità politica, ma ciononostante i suoi rapporti con la Santa Sede non nascita del regno di Prussia, un allargamento dei domini francesi e il riconoscimento del calvinismo. Inoltre, gli Asburgo diminuirono notevolmente il loro potere e la Germania ebbe gravi conseguenze economiche. Il conflitto Francia-Spagna durò però fino al 1659, con la Pace dei Pirenei. Capitolo 13: Rivoluzioni e rivolte Successore di Elisabetta | fu Giacomo Stuart che unì le corone di Inghilterra e Scozia, formando la monarchia composita. Egli era però impopolare poiché straniero, omosessuale e si serviva di favoriti avidi e inetti. Due furono i problemi che dovette affrontare: la questione religiosa, per cui ensificò la legislazione contro i cattolici, lasciando però insoddisfatti i puritani (facenti parte della gentry, dei ceti mercantili e artigiani) e favorendo immigrazioni in America; la questione finanziaria, dopo la guerra contro la Spagna, per l'insufficienza delle entrate di fronte a spese della corona sempre crescenti e alla crescita demografica, inaspriti dai rifiuti del Parlamento. Il problema finanziario divenne un problema politico, con il malcontento generale per la corruzione e gli sprechi della corona. Il successore di Giacomo, Carlo I, e il suo favoriti il Duca di Buckingham vedono di nuovo negare la concessione del Parlamento di riscuotere dazi doganali. Dopo l'uccisione del duca, Carlo | scioglie il Parlamento (1628) fino al 1640, appoggiandosi a Wentworth e Laud (arcivescovo di Canterbury), che cercano di eliminare alcune inefficienze di Giacomo I, contenendo le spese e richiedendo nuove entrate, come la ship money. Inoltre, si cercò la pace con Francia e Spagna e Laud decise di riorganizzare la Chiesa anglicana secondo linee gerarchiche e autoritarie, una scelta molto impopolare. AI regime assolutistico che sembrava avviarsi, si opponeva la fragilità dell'apparato militare, burocratico e finanziario, unito all’ostilità dei sudditi. La rivolta di Scozia contro la riforma di Laud costrinse Carlo | a riconvocare il Parlamento per due volte. Il Lungo Parlamento (1640-53) decise di smantellare i capisaldi del potere regio: Stafford e Laud furono accusati di tradimento e imprigionati, i tribunali e le tasse dell’ultimo decennio furono aboliti, i vescovi vennero estromessi dalla Camera dei Lord e il re venne privato dalla possibilità di sciogliere il Parlamento. Questo, dopo l'insurrezione cattolica in Irlanda, suscitò una guerra civile nell'estate del 1642 che vede contrapporsi le forze parlamentari e i movimenti realisti. La sconfitta delle truppe regie da parte del generale calvinista Cromwell portò ad un nuovo assetto politico e religioso, che vede la maggioranza della corrente presbiteriana all’interno del Parlamento, con una riorganizzazione della chiesa inglese. Ben presto, però, emergono divergenze religiose e politiche interne, con la contrapposizione degli indipendenti e la proliferazione di sette religiose. | levelers, contrapposti ai presbiteriani e assai forti all’interno dell'esercito, chiedevano la soppressione dei privilegi, una semplificazione delle leggi, istruzione per tutti e suffragio universale maschile. Soprattutto a quest’ultimo punto si oppose Cromwell, poiché vedeva in questo un sovvertimento delle gerarchie sociali, ma il dibattito fu interrotto dalla fuga del re, che venne catturato e condannato a morte (1649), per la prima volta in nome del popolo. La proclamazione del Commonwealth (unione di Inghilterra, Scozia e Irlanda) accentrava i poteri nelle mani del Lord comandante, ma non risolse i contrasti tra moderati, capi dell'esercito e livellatori. Anzi, lo stesso Cromwell fede arrestare i capi dei livellatori e represse l'’ammutinamento di alcuni reparti dell’esercito. Riprese l'espansione marittima-commerciale firmando l’Atto di navigazione (1651), con cui sanciva l'esclusività di commercio con le colonie nordamericane e l'era dell’imperialismo britannico. Inoltre, intraprese una guerra contro l'Olanda (1652; 1665-67; 1673-74), che si concluse con la vittoria inglese, e con la Spagna, grazie a cui la Giamaica passa all'Inghilterra. La dittatura militare e il protettorato non rispondeva però agli interessi della gentry, tanto che la morte di Cromwell fu un pretesto per la restaurazione della monarchia sotto Carlo Il Stuart, che con la dichiarazione di Brera segna la collaborazione governo-Parlamento e la tolleranza religiosa. Anche la Francia è territorio di riforme, dovute alla pressione fiscale del governo Richelieu, e alla morte di Luigi XIII (1643) il successore Luigi XIV, con la reggenza di Anna d'Austria e la direzione di Mazzarino, cercò compromessi che gli causarono impopolarità, anche a causa della reggenza straniera e dal coinvolgimento degli officers contro l'autorità degli intendenti portando ad una Fronda parlamentare (1648-49, pace di Saint Fermin), con un programma di 27 rivendicazioni antiassolutistiche, a cui fa seguito una Fronda dei principi (1650-53), che fallì, rafforzando l'autorità monarchica, che sembrava l’unica in grado di fermare l'anarchia, e portando alla pace dei Pirenei (1659) con la Spagna. Intanto, anche la Spagna (soprattutto la Catalogna) e il Portogallo venivano immerse in un clima di rivolte: nella prima Olivares impone dei mutamenti alla Cortes, così questa si allea con la Francia, portando a movimenti separatisti, così come in Portogallo, dove l'insurrezione del 1640 proclamò l'indipendenza (riconosciuta solo nel 1668). Tutto questo portò Filippo IV al licenziamento di Olivares e alla dichiarazione bancarotta. In questo modo la Castiglia esce da cinquant'anni di guerre devastata finanziariamente, economicamente e demograficamente. Capitolo 14: L'Italia del ‘600 L'Italia del ‘600 viene colpita da tendenze involutive nei settori demografici e economici (es. articoli di lusso e tessuti), anche se in alcuni settori questo calo non si avvertì (carrozze di Milano e vetri di Murano). Emblematico fu il caso di Venezia che da esportatore di manufatti, divenne esportatore di materie prima, importando manufatti. Infatti, i prodotti dell'Europa occidentale era una concorrenza pi ile, grazie ai prodotti meno costosi e le attività lavorative incentrate nelle campagne, che richiedevano compensi più bassi. Le esigenze fiscali avevano meno rilievo, ma comunque l'aumento delle tasse ebbe ripercussioni sulle industrie. Inoltre, altri danni furono causati dalla Guerra dei Trent'anni e dalle pestilenze del 1656-57, anche se i vuoti vennero ricolmati grazie al calo di popola: gendo verso l’agricoltura a discapito dell’industi se nuove coltivazioni come quelle della vita, del riso e del gelso, che stimolò anche l'allevamento del baco da seta, diventata la principale esportazione del nord Italia (insieme al lino e alla canapa, alla lana e al cotone). A questi sviluppi rimase estraneo il Mezzogiorno che doveva sopportare il fiscalismo spagnolo. Aumentò il distacco di nobili e clero contro le classi subalterne dei campi e delle botteghe: vi era una logica di investimenti di tipo fondiario o usuario, poiché vi fu un’ascesa dei prezzi agricoli. Il culto della stirpe portò alla volontà di conservazione della ricchezza, stessa concezione conservatrice della Chiesa, che esercitava i controlli sui suoi confini grazie a vescovi e ad un controllo giuri nale sul clero. Inoltre, i beni ecclesiastici erano inalienabili senza l'autorizzazione pontificia e preti e frati rivendicavano l'esenzione dalle tasse civili. Anche nei confronti del laicato la Chiesa aveva un ruolo, quello della tenuta degli indici demografici. Dopo il Concilio di Trento vennero represse le minoranze religiose e le masse popolari riscoprirono il senso di appartenenza religiosa grazie alla diffusione di opere ecclesiastiche. A causa della marginalizzazione economica e alla vigilanza della Chiesa sui pensieri, vi fu un indebolimento culturale e le università vennero sostituite da scuole gesuite, anche se non mancarono eccezioni: Accademia dei Lincei a Roma e del Cimento a Firenze. In ogni caso in Italia prosperarono in campo scientifico seguaci di Galileo e teorici della ragion di Stato in ambito politico-sociale, oltre al mantenimento del primato architettonico dell’età rinascimentale. | domini spagnoli a Milano e Napoli avevano portato ad un rafforzamento dell'autorità statale e ad un riequilibrio territoriale e fiscale, ma dal 1620 l'impegno della Spagna nella Guerra d Trent'anni portò ad un aggravamento economico e ad una crisi finanziaria e le classi dominanti ne approfittarono per riaffermare il proprio controllo sulle istituzioni locali con il benestare della corte madrilena. Milano fu sempre vista con riguardo dalla corte spagnola per via della sua posizione strategica. Dopo la Pace dei Pirenei del 1659 vi fu una ripresa economica, a differenza del Mezzogiorno dove le conseguenze furono più gravi: il Regno di Napoli era un contado della capitale, ma poche comunità erano soggette alla giurisdizione regia, nelle altre i feudatari ottennero l’infeudazione di comunità e il banditismo si trasformò in terrore baronale. Nella capitale stessa l'egemonia della nobiltà era contrastata da ceti civili, che non esitava a fomentare il malcontento del popolo. Nel Regno di Sicilia, Palermo era il centro della nobiltà feudale e a Messina era prospero lo sviluppo del commercio e dell'industria serica. In Sicilia vi era anche un parlamento diviso in tre bracci: feudale, ecclesiastico e demaniale. Il malcontento portò Palermo ad essere saccheggiata nel 1647, ma il viceré, dopo aver approvato una riforma dell’amministrazione, la ritirò e condannò i capi della rivolta a morte. La Sardegna, basata sulla pastorizia ed era meno densamente popolata, anche se nel 1564 vennero aperte due Ul Cagliari e a Sassari. A Napoli insorsero contro la gabella sulla vendita della frutta, con a capo Masaniello, ucciso dieci giorni dopo dai suoi seguaci. Nel frattempo, insorgevano anche le province contro baroni e sgherri, invocando la protezione del re di Francia, ma ciò non avvenne e perciò la rivolta antispagnola fallì, determinando una ci le. Venne però ridotta la potenza baronale, si represse il banditismo, promuovendo il ceto civile e ministeriale che porterà una rinascita culturale. Ancora in Sicilia a Messina ci furono due rivolte, una nel 1672 e una nel 1674, chiedendo aiuto alla Francia di Luigi XIV, ma con la pace del 1678 i francesi lasciarono la vece, era ersità, a economica-sol Sicilia e Messina in mano alla repressione. Al nord, invece, il regno di Carlo Emanuele | si espanse, rafforzando lo Stato e l'apparato militare-fiscale, che permise ai Savoia di giocare un ruolo non trascurabile nella scena internazionale: nel 1601 ottenne il Marchesato di Saluzzo con un patto con la Francia, segnando il radicamento in Italia del ducato. Le spese, le devastazioni e la pestilenza del 1630 favorirono la crisi, aggravata dalla crisi dinastica alla morte di Vittorio Amedeo I, dando alla feudalità la possibilità di approfittarne. Nel Granducato di Toscana i progressi si arrestarono dopo i successori di Francesco | e Ferdinando I, che si appoggiarono alle famiglie no! Nelle campagne vi era un clima che ostacolava le innovazioni e perpetuava una soggettazione semifeudale, dalle quali era esclusa l’Università di Pisa e il porto di Livorno. Gli zi di politica interna dei “giovani” a Venezia portarono a tensioni con la Santa Sede: dopo l'arresto di due religiosi Papa Paolo V scomunicò i governanti, ma il clero veneto non ubbidì trovando un difensore nel frate Paolo Sarpi. Nonostante l'intervento di Spagna e Francia, Venezia ne uscì comunque a testa alta. Nell’Adriatico c'erano gli uscocchi, pirati slavi che infestavano le acque dell'Adriatico, costringendo gli Asburgo a intervenire nella Guerra di Gradisca (1615-17). A Candia venne combattuta una guerra contro l'Impero ottomano e una delle ripercussioni fu che il patriziato veneziano si aggregò in famiglie, dietro il pagamento di grandi somme. Nello Stato Pontificio va esaurendo la precedente spinta a un accentramento e controllo delle province. Nel Lazio c'erano i latifondi di grandi casate romane e questo faceva contrasto con lo splendore della capitale in mano al papato. Per far fronte alle spese si ricorreva a imposte e alla raccolta di capitali con la vendita di titoli di debito. Capitolo 15: Imperi e civiltà dell'Asia tra XVI-XVIII secolo In Asia vi erano grandi civiltà diverse per strutture economico-sociali, religiose e culturali dall’occidente europeo. La Cina raggiunse la sua massima espansione in età moderna, grazie a coltivazi iso, tè e cotone. La centralità dell'agricoltura non impedì l'accumulo di conoscenze tecniche e artigianali che portarono alle invenzioni della bussola ad ago magnetico, la carta e la polvere da sparo. Il commercio ebbe ampio sviluppo. Queste condizioni furono assicurate dalla dinastia Ming (1368-1644): il potere era concentrato nelle mani dell’imperatore, centralità assicurata dalla dottrina religiosa di Confucio. Il crescente prelievo fiscale, però, portò al peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, aggravate dalle carestie: rivolte contadine di cui approfittarono i Manciù, che occuparono Pechino uccidendo l’ultimo imperatore Ming. Ebbe così io la dinastia dei Q'ing, che ripristinò la situazione precedente. Nel 1736-96 sotto il regno di Ch’iuen-lung l'impero raggiunse la sua massima espansione, nascondendo però un tradizionalismo delle strutture economiche-sociali e intellettuali. Sul modello cinese era costruito lo stato giapponese del VII secolo. | signori fondiari contavano sulla devozione dei guerrieri samurai, con un potere frammentato che portò lo stabi i rapporti di vassallaggio e guerre tra signori. A detenere il potere effettivo c'era lo shogun nel XII secolo, mentre nel XVI secolo nell’era cristiana vi furono guerre intestine che portarono all’unificazione del paese sotto Oda Nabunaga e Toyotomi Hideyoshi. Nel 1603 vi fu l'era dello shogun di Tokugawa, con un forte accentramento del potere, anche se due terzi erano divisi in daimyo che dava fedeltà allo shogun. Quest'era portò anche ad una chiusura delle frontiere verso l'esterno, ma questo non impedì all'economia giapponese di svilupparsi. Si accentuò il divario tra coltivatori facoltosi e masse di contadini poveri. Si maturavano le condizioni per un sistema di produzione capitalistico. Il continente indiano era un misto di razze, lingue e religioni, anche se nel VIII-IX secolo si l'islam, che conferiva il vantaggio di rifiutare il sistema delle caste diffuso in India. Il panorama rel complicato dall’affermazione del sikhismo e dalla comparsa del cristianesimo. Questa frammentazione religiosa aveva riscontro in quella politica del sultano che doveva fare i contri con l'aristocrazia guerriera dei rajput. L'afgano Babur gettò le fondamenta dell’Impero Moghul, ma il vero artefice fu Akbar il Grande: egli creò un saldo inquadramento statale, con la creazione di una burocrazia civile e militare, e favorì l'integrazione di musulmani e indù. Le masse contadine erano in condizione di miseria, per l’arretratezza dell'agricoltura, il prelievo fiscale e la pressione demografica, aggravati dalle calamità naturali. Ma fu notevole lo sviluppo della manodopera specializzata. Aurangzeb unificò quasi tutto il subcontinente indiano e portò la corte e arte della civiltà indiana a un grande splendore, ma con la sua morte l'impero Moghul iò a sfasciarsi, con il saccheggio di Delhi del 1736 ad opera dei persiani e nuove invasioni giunsero dall’Afghanistan. autonomo da parte dei proprietari terrieri, nel Settecento dovettero cominciare a chiedere permessi al Parlamento. Ovviamente a trarne magg benefici furono i grandi proprieta , che introdussero il ciclo rotazione di Norfolk (rotazione quadriennale con piantagioni di legumi al posto del maggese), anche se la piccola proprietà non scomparve. L'aumento dei prezzi è legato alla crescita demografica (soprattutto urbana, per via di inurbamento) e all'aumento dei metalli preziosi provenienti dall'America. Tale aumento si risolse in fenomeni un impoverimento e proletariarizzazione di vari strati di popolazione. Cominciano ad essere utilizzati metodi di pagamento moderni, come le cambiali e le banconote, a cui segue una stabi equilibrio agli operatori economici. Il commercio fu agevolato dal miglioramento dei mezzi zazione della moneta, che fornì un i trasporto, che concorreva a incrementare la circolazione di denaro, merci e uomini. Il volume del commercio nel Settecento crebbe grazie allo sviluppo dei traffici nelle colonie inglesi e francesi nel nord America. Qui la colonizzazione e lo sfruttamento ebbero una notevole accelerazione e questo comportò l'aumento di popolazione. AI centro-sud i padroni erano spagnoli e portoghesi, che estesero le loro colonie e svilupparono un'economia diversificata, con la produzione di metalli preziosi del Messico e del Brasile. La manodopera era costituita principalmente da schiavi, alcuni dei quali venivano addirittura venduti, arricchendo inglesi e francesi. Proprio in Inghilterra si avvia a fine ‘700 la rivoluzione industriale, con cui si trasforma il modo di produzione tramite la diffusione di nuovi tipi di macchinari e la concentrazione del lavoro nelle fabbriche, aumentando la produttività e allargando il mercato. Il carbon fossile, raffinato in coke e usato come combustibile, divenne una riserva di energia potenziale e ottenne un ruolo sempre più rilevante nelle lavorazioni industriali. La base della Rivoluzione industriale sta nella trasformazione dell'energia da termica a meccanica grazie all'invenzione della macchina a vapore (James Watt, 1769). La disponibilità di ferro e carbone era fondamentale, ma per il passaggio dalla protoindustria alla fabbrica erano richiesti anche altre condizioni, come l'aumento della domanda e l’accesso ad un vasto mercato internazionale, un quadro politico e legislativo favorevole all'investimento di capitali su merci e nuove tecnologie. Il primo settore in ci attua la meccanicizzazione del lavoro è quello del cotone, grazie al basso costo e alla gran quantità della materia prima, anche se in Inghilterra rimaneva molto importante la lana, grazie anche al divieto del 1721 sul cotone, che venne poi attenuato nel 1774. Gli insediamenti industriali erano situati nelle regioni inglesi con la maggiore presenza di corsi di acqua e janza ai giacimenti di carbone e ferro: questo favorì in tali zone il fenomeno dell’inurbamento e la crescita di agglomerati di operai (tra i quali vi erano per via della loro minore retribuzione). | ritmi delle maccl le condizioni dei lavoratori erano molto precarie, ai anche donne e bam e non ammettevano pause e limiti della sussistenza, e questo portò il nascente proletariato inglese a varie rivolte, la maggiore delle quali fu quella del luddismo (1810-20), che mettevano fuori uso le macchine. Le autorità inglesi fronteggiarono la disoccupazione e il pauperismo con misure repressive, ma anche con forme di assistenza. Nel frattempo, un nuovo ceto si andava a costruire, quello degli imprenditori, spesso di origini modeste e con fiuto per gli affari. Capitolo 19: La civiltà dei Lumi L’Illuminismo era una corrente in cui si evidenziava il rifiuto delle autorità e un uso sistematico dello spirito critico, in un'età dominata dall'uso della ragione, criterio che si applica in ambito religioso, anche se questa tendenza era molto meno evidente nei pae: superstiziose, ma è in Inghilterra e Olanda che si sviluppa ala critica alla reli cattol In Francia gli ecclesiastici demoliscono le credenze ione tradizionale e il rifiuto di ogni metafisica. La conoscenza deriva dai sensi (sensismo) secondo John Locke, ma fede e ragione si devono conciliare, ma a prevalere deve essere la morale. Altra grande fortuna hanno le teorie del deismo, ovvero il fatto che alle conclusioni si possa arrivare solo con la ragione, respingendo i dogmi, e l’utilitarismo (in correlazione all'empirismo e al sensismo), la teoria che fonda la morale luale e sociale sulla ricerca del bene, che può essere astratto o materiale, ma deve essere gradevole. La prima dottrina fu sviluppata appieno da Voltaire, che si poneva contro lo spirito d’intolleranza della Chiesa, mentre per altri illuministi il varo punto di arrivo era l'ateismo (Diderot e d'Holbach). La critica al principio di autorità è teorizzata da Hazard nella “crisi della coscienza europea”, dando una nuova definizione di illuminismo radicale, con i fondamenti nel panteismo e materialismo di Spinoza e nello scetticismo di Bayle. L'insieme di queste idee e atteggiamenti sfocia nell’esaltazione della scienza, di cui figura dominante del secolo sarà Isaac Newton, al quale si devono la definizione del metodo scientifico e quelle teorie che divennero simbolo stesso dei lumi, quali la scoperta della legge di gravitazione universale. Se Newton aveva portato a grandi progressi nell’ambito di fisica e meccanica, allo stesso modo ci furono grandi innovazioni in ambito biologico, chimico ed elettrico. Sebbene condividesse alcune premesse, l’Illuminismo non fu un movimento unitario. Tre sono gli orientamenti fondamentali, sviluppati dal pensiero politico di illuministi francesi: Montesquieu, Voltaire e Rousseau. Il primo analizzò le diverse forme di governo riuscendo ad indicare vari tipi di meccanismi che regolano gli ordinamenti politici (dispotismo, monarchia e democrazia) e precisa il concetto di divisione dei poteri, alla base della democrazia. Voltaire pensava, invece, che con il dispotismo illuminato si sarebbero potute combattere le differenze tra i ceti. Anche Rousseau auspicava all’eliminazione delle disuguaglianze, tramite un patto di rifondazione che trasformasse i sudditi in cittadini, esprimendo la sovranità del popolo: la virtù era il valore supremo che legava bene comune e interesse individuale (Emilio). Con Dei delitti e delle pene, che criticava l'inumanità della giustizia, Cesare Beccaria diede uno dei contributi più importanti per l’illuminismo italiano. Era difficile al tempo raggiungere l'indipendenza economica come uomo di lettere o scrittore. Nella seconda metà del XVIII secolo il linguaggio dei poteri sostituì quello dei diritti. Se fino al Settecento le idee economiche riconducevano al mercantilismo, dalla seconda metà del secolo prese forma in Francia la scuola fisiocratica di Quesnay, i quali presupposti erano l'agricoltura come fonte di ricchezza e il surplus che ne derivava, ideando il Tableau economique, con la divisione delle ricchezze in tre classi economiche (proletari, produttori e sterili). La teoria richiedeva al governo di non aumentare le tasse e di lasciare completa libertà delle derrate sul commercio di prodotti agricoli (come cereali), che dovevano raggiungere il giusto prezzo. Questa tendenza fu chiarita da Adam Smith, che sottolinea l'importanza della divisione del lavoro e giustifica il profitto dell'imprenditore, che diventa un mezzo di produzione di benessere. Sebbene Smith utilizzi criteri diversi per la divisione delle classi naturali da Quesnay, in comune le due teorie hanno la fede nell'esistenza di un organo naturale benefico (mano invisibile). La divulgazione filosofica, scientifica e letteraria è determinata da un'opinione pubblica di persone illuminate e dalla circolazione delle idee e della conoscenza. Aumenta l’alfabetizzazione e il numero di lettori, anche se i due dati non sono da confondere. Un'opera di divulgazione che ebbe particolare fortuna fu l’Enciclopedia di Diderot e d'Alembert, di impronta tecnico-scientifica contro le posizioni tradizionali in campo politico e religioso. La stampa periodica di giornali letterari e stampa d'opinione occupa un importante posto di rilievo nella divulgazione, ma l’espressione più caratteristica sono i luoghi di aggregazione sociale, quali salotti, accademie e logge massoniche (es. Grande Loggia del 1717, richiamava la corporazione medievali dei muratori). Grazie a questi luoghi, dove si radunavano uomini e donne di diversa estrazione sociale, si può uscire dagli schemi della cultura illui stica come puramente borghese. Capitolo 20: Francia e Inghilterra nel Settecento: un duello secolare A causa del lungo protrarsi delle ostilità tra Inghilterra e Francia tra il 1689 e il 1815, alcuni storici parlano di Seconda Guerra dei Cent'anni. In Francia alla morte di Luigi XIV (1715) il Parlamento nominò reggente del figlio cinquenne Filippo d’Orleans, che restituì il diritto del Parlamento di presentare rimostranze. Il periodo di reggenze, contrassegnato da libertà di opinione e critica, deve farsi carico dei problemi finanziari in cui era incorsa la nazione nel tempo di Re Sole: d’Orleans si affida a John Law (ideatore della Compagnia delle Indie), che con il suo sistema aumentò la massa dei mezzi di pagamento tramite l’emissione monetaria, che avrebbe stimolato la circolazione, il commercio e l'industria, creando una banca che emettesse banconote. | piani di Law falliscono poiché venne meno la fiducia nella Compagnia delle Indie non distribuiva gli utili sperati, poiché i proprietari di azioni iniziarono a venderle ad un prezzo sempre più alto. La sua reggenza terminò nel 1723 e a subentrargli fu il duca di Borbone, ma Luigi XV, ormai maggiorenne, accordò la fiducia al cardinale Fleury (detto “l’Ercole bonario”), assicurando un periodo di pace per la Francia, che permise di espandere l'economia e risanare le finanze. Non mancarono conflitti (es. giansenisti), destinati ad esplodere nella seconda metà del secolo. In Inghilterra il governo passò agli Hannover tedeschi, che crearono il cosiddetto “governo di gabinetto”, ovvero un governo che assegnava ad un primo ministro il compito di governare in nome del re. Il ruolo di primo ministro fu ricoperto da Walpole, che si distinse per le buone relazioni con la Francia e per la protezione di commercio e industria, con la riduzione del debito pubblico. Durante il suo governo si attenuarono le differenze ideologiche tra whig e tory, ma questo finì per favorire il ricorso alla corruzione. Nel frattempo, la gentry diventava sempre più potente e la società britannica agli albori della rivoluzione industriale era un miscuglio di libertà e dipendenza, mobilità sociale individuale e solidità delle gerarchie di gruppo, tradizionalità e progresso, trovandosi all'avanguardia rispetto agli altri paesi. La guerra di Successione polacca (1733-38) vide la monarchia austriaca sconfitta, dovendo abbandonare i possedimenti di Napoli e Sicilia (Milano fu riconquistata dopo la pace) che finirono nelle mani di Carlo di Borbone, assicurando la Lorena alla Francia. L'Inghilterra interviene come mediatrice e porta alla Pace di Vienna (1738). Tra Inghilterra e Spagna vi erano delle rivalità per le coste dell'America latina, concesse all’Inghilterra dalla Spagna dopo la pace di Utrecht, che erano invase dai mercanti inglesi contrabbandieri. Dopo varie polemiche per l’intensificazione della vigilanza spagnola, Warpole fu costretto a muovere guerra contro la Spagna. Perciò, durante la guerra di successione austriaca (1740-48) non fu difficile per l'Inghilterra schierarsi a fianco di Maria Teresa contro Spagna e Francia. La fine della guerra, dopo la caduta di Warpole, lascia inalterata la situazione, mantenendo i contrasti tra Inghilterra e Francia (e facendo crescere quelli in America e in India), poiché con la pace di Aquisgrana, la Francia uscì sconfitta e senza vantaggi territoriali. Così, il governo francese decise di stringere un'alleanza con Austria, Russia, Svezia e Polonia contro Inghilterra e Prussia: avvenne un rovesciamento delle alleanze, che mise fine all’inimicizia tra Asburgo e Borbone e che portò alla Guerra dei Sette anni (1756-63). Il conflitto si conclude a favore dell'Inghilterra (anche con l’entrata della Spagna a favore della coalizione) che attua una politica di espansionismo in India ed estromette la Francia dall'America settentrionale. Dopo l'umiliazione della Guerra, la situazione in Francia degenerò, aggravata dalla crisi finanziaria, perciò Luigi XV fu costretto a sopprimere i Parlamenti che erano ostili ad ogni tipo di riforma finanziaria (oltre ad avere una ferrea intolleranza religiosa), organizzando un triumvirato di nomina regia composto da Aiguillon, Maupeou e Terrey. Il successore Luigi XVI richiamò i Parlamenti e nominò Turgot a controllo delle finanze, ma con la sua politica economica di stampi fisiocratico (che ristabiliva la libertà di commercio dei grani) portò ad un cattivo raccolto, agitando le masse popolari, che indussero Luigi XVI a ritirare il suo appoggio. La Gran Bretagna (così dopo il 1707) era uscita vittoriosa e rafforzata dal conflitto, ma l'insurrezione di tredici colonie del Nord arrestarono la loro espansione coloniale (stimolando anche gli irlandesi, desiderosi di indipendenza). A questo si aggiunsero malcontenti verso la politica interna: io Ill (1760-1820) voleva riaffermare i poteri della corona, scatenando l'opposizione del Parlamento, al cu: erno vi era una corrente ancora più radicale dei whig (al cui comando vi era Wilkes) che auspicava ad una riforma parlamentare. Il re decise di affidare il governo a Pitt il Giovane, che portò un'azione riformatrice, combattendo la corruzione interna e dando nuovo impulso al commercio e all'espansione commerciale. Capitolo 21: Assolutismo illuminato e riforme Dalla fine del XVIII si comincia a parlare dei despoti illuminati, che volevano il bene dei sudditi ed erano amici dei philosophes. Tra i monarchi illuminati vi era Federico Il di Prussia (1740-87), simpatizzante delle idee di Voltaire, che si distinse nella guerra di Successione Austriaca e in quella dei Sette anni. Il suo obiettivo principale era comunque quello di un rafforzamento politico, militare e burocratico: la sua fu una grande politica di espansione con il popolamento delle terre orientali, ma anche sul lato amministrativo, con un titolo di studio obbligatorio popolo distinto. Inoltre, la vittoria dell'Inghilterra eliminò le colonie francesi rendendo meno indispensabile il rapporto con la madrepatria. | dazi sull'importazione, le proibizioni sulla produzione e sull’esportazione, con anche una legislazione restrittiva in ambito monetario, portarono ad un crescente malcontento, anche per quanto riguarda il potere politico, con dei veti giudicati insostenibili. Quando nel 1766 gli inglesi imposero nuove tasse sull’importazioni, i coloni boicottarono le merci e nel 1773 ci fu il “Boston Tea Party”, ovvero il boicottaggio di una nave inglese che trasportava tè, diede inizio alle ostilità aperte, a causa della reazione inglese con la chiusura del porto di Boston. | coloni danno vita al primo Congresso continentale (1774) e al secondo l’anno dopo, quando avvennero gli scontri che finirono con l'approvazione della “Dichiarazione d'indipendenza americana” il 4 luglio del 1776. La guerra tra coloni e inglesi volge a favore dei primi, grazie all'appoggio delle truppe francesi nella battaglia di Saratoga, influenzati dalla propaganda di Benjamin Franklin. Con il trattato di Versailles (1783) viene riconosciuta l'indipendenza alle colonie e vengono restituiti Caraibi e Senegal alla Francia e Florida e Minorca alla Spagna. Gli Articoli della Confederazione (votati nel 1777, ma entrati in vigore nel 1781) affidano al Congresso i compiti di politica estera e difesa, mentre gli altri poteri spettavano ai singoli Stati. Questo portò all’esigenza di un governo federale più forte, grazie anche agli effetti propagandistici di Madison e Hamilton, portando alla nuova Costituzione federale (1787) elaborata dalla convenzione di Filadelfia, basata sull'equilibrio tra governo e autonomia dei singoli Stati e sulla divisione dei poteri: il potere legislativo spettava al Congresso composto da Camera e Senato, elettivi, ma con durate diverse; l'esecutivo era nella mani del presidente eletto dal popolo a doppio grado; la Corte suprema deteneva il potere giudiziario. | primi 10 emendamenti vennero votati nel 1791, rappresentando una dichiarazione dei diritti individuali. Dopo la guerra si riprese lo sviluppo economico e demografico, grazie alle piantagioni di cotone del sud e un'espansione dei traffici, soprattutto meridionali, che mantennero liberi gli scambi con l'Inghilterra. Il primo presidente fu il federale George Washington, eletto per due volte (1789-1793), il quale governo, però, porta a debiti di guerra per finanziare l’esercito, che sfociarono in tasse e dazi per la popolazione, dacendo crescere l'opposizione pubblica. Nel 1791 un nuovo partito si contrappose a quello federale, il partito repubblicano, capitanato da Thomas Jefferson, che venne eletto nel 1800 portando ad un ridimensionamento dei poteri e ad una riduzione delle spese di burocrazia, diplomazia e politica estera, grazie anche ai traffici con la Francia napoleonica, che permisero l'annessione della Louisiana. | contrasti con la Gran Bretagna si fecero sempre più ampi e la tensione crescente sfociò in un'offensiva inglese del 1812, conclusasi nel 1814 con un nulla di fatto e rafforzando la fiducia degli americani. Capitolo 24: La Rivoluzione francese: dall’Antico Regime alla monarchia costituzionale L'economia francese inizia un periodo di declino durante il regno di Luigi XVI, nonostante fino agli anni Settanta si fosse sviluppata allo stesso ritmo di quella inglese, a causa della scarsità del carbone e del carattere arretrato dell'agricoltura (pochi contadini potevano vivere del ricavato dei propri campi). L'aumento dei prezzi accrebbe il potere della nobiltà-borghesia, che rimase omogenea, a discapito delle masse lavoratrici, che sviluppavano i primi sintomi del malcontento generale, a causa del riutilizzo dei diritti feudali e un conseguente aumento delle imposte, e dalla privatizzazione dei beni comunali, invocata dalla dottrina fisiocratica. Dopo la guerra americana i problemi francesi si fanno sentire anche in ambito finanziario. AI fallimento della strategia di Turgot di spostare il peso delle imposte sulla proprietà terriera, puntando ad un incremento delle entrate, si contrappongono le idee di Necker per una riduzione di spese e sprechi, che riformarono l’amministrazione del demanio statale, ma il suo voler rendere pubblico il bilancio statale della monarchia fu la causa del suo licenziamento nel 1781. A Necker successe Calonne, che presentò l'imposizione di una sovvenzione territoriale, che fosse proporzionale alla rendita, suscitando quindi il malcontento delle classi nobiliari, che sebbene avesse cercato di addolcire con la convocazione di un'assemblea di notabili, fu proprio questa a rifiutare la proposta (1787). Gli subentrò quindi uno dei leader dell'assemblea, Lomenié de Brienne, che dovette mantenere la sovvenzione territoriale, trasformandola in un tributo annuale, ma suscitò comunque l'opposizione del Parlamento, che si appellarono agli Stati generali, convocati nel 1789 da Luigi XVI che era schiacciato sotto il peso delle richieste di riforma del sistema politico da parte del popolo. Insieme agli Stati generali riconvocò anche Necker. A seguito dell'aumento dei prezzi e delle tasse, seguiti alla carestia del 1788, gli Stati generali si riunirono a Versailles nel 1789. Quasi metà dei deputati era rappresentante del terzo stato e perciò decisero di riunirsi, senza l'approvazione degli altri due (a parte un ristretto gruppo seguito l'Assemblea costituente), in un'assemblea, autoproclamatasi Assemblea Nazionale. Non li fermò nemmeno l'ordine del re di nol e clero illuminati, con cui formarono chiusura delle adunanze, che spinse l'Assemblea a radunarsi in un altro locale, firmando il giuramento della pallacorda. Eccitate da questo fermento, insorsero anche le masse popolari con la presa della Bastiglia (14 luglio 1789) a cui si aggiunsero disordine nelle campagne, detti Grande Paura, che costrinsero l'assemblea a revocare i pi gi feudali e a stilare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto), che afferma le libertà fondamentali, l'uguaglianza di fronte alla legge e sancisce gli ideali democratici (come la separazione dei pote Tali decreti avevano però bisogno dell’approvazione del re e il suo rifiuto provocò una marcia su Versailles, di donne seguite dalla Guardia nazionale pa la (comandata da La Fayette), che costrinse il re ad accettare e a trasferirsi a Parigi, dove anche l'Assemblea decide di trasferirsi. Con l'ambiguità di comportamento del re nei confronti dell'Assemblea, prevalse l'influenza dei nobili liberali e del triumvirato di Lameth, Duport e Barnave, mentre a sinistra nasceva un partito radicale (in cui si distingueva il deputato Robespierre). Nel frattempo, la capitale venne divida in 48 sezioni e si moltiplicarono i cosiddetti club di giacobini e cordiglieri, il cui compito era la poli zazione delle masse parigine. Accanto a questi si formò il movimento dei sanculotti, popolani parigini (artigiani o mercanti) che volevano uguaglianza dei diritti e solidarietà dei lavoratori, ovviamente ostili ai nol al clero. A causa di tutto questo l'Assemblea costituente dovette riorganizzare amministrativamente, giudi o in 83 dipartimenti, ripartiti a e mente e ecclesiasticamente il territorio francese, che venne sud loro volta in distretti, cantoni e comuni. A questo rinnovamento della municipalità segue il movimento della federazione. In campo giudiziario vennero dettata nuove regole nella legge organica (1790), che prevedeva l'elezione dei giudici dei tribunali (sostitutivi dei Parlamenti) e di una Corte di cassazione, anch'essa elettiva, che sarebbe intervenuta in caso di vizio di forma. Il problema finanziario non venne risolto e si legò a quello religioso: nel 1789 vennero confiscati i beni della CI Jegnando il numero delle diocesi, che corrispondevano ai dipartimenti, e introducendo l’elettività popolare di vescovi e parroci, ai quali veniva riconosciuto lo stipendio statale e che dovevano giurare fedeltà alla Rivoluzione. Chi di loro non lo faceva veniva sostituito, generando ri imento dell’oppo: ne di alcune regioni. Intanto, la monarchia prendeva accordi con le potenze straniere per riprendersi il potere. La famiglia reale tentò la fuga nel 1791, ma venne fermata a Varennes, provocandone un accresciuto disprezzo e introducendo una nuova divisione tra le forze rivoluzionarie (chi auspicava alla deposizione, chi pensava che il re fosse stato rapito). Nel 1791 fu votata la Costituzione, che divideva il sistema di votazione in cittadini attivi e passivi e lasciava al re solo il potere esecutivo, che spesso si traduceva con la facoltà di nominare ministri, diplomatici e generali, limitandone la capacità decisionale politica estera. Una nuova assemblea si riunì nello stesso anno, l'Assemblea legislativa, i cui rappresentanti facevano parte della sinistra, che era meglio organizzata ed aveva un carattere nazionale e di fierezza rivoluzionaria. La stessa assemblea, per far fronte ai problemi di quegli anni dovuti al cattivo raccolto e all'aumento del carovita, auspicò ad una guerra, voluta anche dalla corte, contro Francesco Il di Boemia e Ungheria, ma il fallimento cresce i contrasti sia verso l'Assemblea che verso la corte. Questo porta all'assalto del palazzo delle Tuileries, con la decisiva azione dei sanculotti e dei federati, che fu la causa della caduta definitiva della monarchia il 10 agosto del 1792. Capitolo 25: Dalla Repubblica giacobina al Direttorio Dopo la caduta della monarchia, i problemi della Francia non finirono poiché solo un mese ci fu il massacro dei prigionieri, sospettati di essere antirivoluzionari, alimentati dal clima di panico dell'avanzata prussiana e dal sospetto dei sanculotti di una controrivoluzione aristocratica. Con la Convenzione nazionale, eletta a suffragio universale (non senza escludere coloro che erano politicamente sospetti) iniziò la fase repubblicana giacobina: la monarchia venne abolita e il re processato. Nel processo si contrapponevano i montagnardi e girondini (chiamati così per i banchi occupati nella Convenzione) e i primi riuscirono nell'intento di giustiziare il re, che morì del 1793. Nel frattempo, la situazione al confine sembra ollevarsi con la vittoria di Valmy e l’invasione del Belgio, Nizza e della Savoia. L'esecuzione del re e l'espansione dei confini francesi suscitò un allargamento della coalizione antifrancese, a cui parteciparono Inghilterra, Olanda e Spagna e a cui la Convenzione dichiarò guerra. Rovesci militari, ivolta della Vandea e di altre circosci ieme all'aumento del carovita e la penuria dei generi coloniali furono le cause di agitazione che spingono la Convenzione dei montagnardi alla creazione di Comitati di sorveglianza, tra cui quello della salute, e all'adozione di un calmiere dei prezzi su farine e grani. Ma i girondini non rinunciarono alla lotta, rovesciando le municipalità giacobine e facendo intervenire i sanculotti che ne imposero l'espulsione e l'arresto. Mentre Parigi assume l'aspetto di una città assediata per le vari spietate contro ricchi e aristocratici. Da un lato la Convenzione soddisfò le richieste di democrazia con la vasioni su tutti i fronti e l'insurrezione federalista, i sanculotti chiedono misure Costituzione del 1793, ma dall'altro rafforzò i propri poteri d'intervento, dando inizio ad una vera e propria dittatura del Comitato di salute pubblica, presieduto da Robespierre, ma attuando anche una riorganizzazione dell'esercito con l'obbligo della leva di massa. Questo portò al regno del Terrore e alla fama sempre più crescente di Robespierre, che in co: inare dalla scena politica il gruppo hebertista, che aveva praticato una campagna di scristianizzazione (a cui Robespierre era contrario) e gli indulgenti di Danton, suo rivale anche in popolarità. | due capi dei movimenti e Desmoulins furono ghigliottinati ne con Saint-Just e Couthon, fece el per progetti eversivi, ma questo portò all’erosione del consenso, anche nella stessa convenzione. Perciò, al miglioramento della situazione nella battaglia del Frejus, ci fu una forte opposizione all’intensificazione del Terrore che terminò nelle giornate del termidoro con l'arresto e la condanna alla ghigliottina per Robespierre e i suoi compagni (26-27 luglio 1794). La caduta di Robespierre fu accolta come una liberazione e i sanculotti e responsabili del terrore furono bersaglio di odio. Questo costringe la Convenzione a smantellare l'economia regolata, con un conseguente aumento dei prezzi, aggravati dai cattivi raccolti. Nel 1795 viene approvata una nuova Costituzione a carattere censitario, detta dell’anno III, e viene aggiunta una Dichiarazione dei doveri a quella dei diritti, tra cui sottomissione alle leggi e rispetto delle autorità. Sotto la ripresa della destra girondina e monarchica, il Direttorio, che deteneva il potere esecutivo (composto da 5 membri degli Anziani del Consiglio dei cinquecento), prendeva sempre più potere, affrontando i problemi della crisi finanziaria, della divisione religiosa e della conduzione della guerra. Il Direttorio riuscì ad imporsi colpendo sia a sinistra, con la soppressione della Congiura degli eguali (1796), e a destra, con il colpo di Stato del fruttidoro del 1797, in cui riuscì a fronteggiare la vittoria della destra monarchica nelle assemblee, ma i problemi finanziari lo resero sempre più dipendente dai banchieri e appaltatori. L'Europa fu contra dall'ottobre del 1789, soprattutto governi assoluti che temevano il contagio lee rivoluzionarie, ma la svolta moderata del termidoro fece alla Rivoluzione francese cessare le ostilità di Prussia, Olanda e Spagna. Questo non bastò a fermare le operazioni belliche perché rimasero l'Inghilterra, l’Austria e gli stati minori. Il Direttorio puntò su una campagna nell’Europa centrale e una in Italia, che doveva essere solo un diversivo. Ma le straordinarie doti di condottiero di Napoleoni ribaltarono le sorti del conflitto, che stava andando a discapito dei francesi sul Reno, trionfando nella campagna d'Italia del 1796. Grazie a questa vittoria stipulò un armistizio con Vittorio Amedeo II e sbaragliò la retroguardia austriaca a Lodi, proseguendo poi verso sud e firmando la pace del Tolentino con papa Pio VI. Napoleone ottiene l'appoggio alleanze si formarono: la Santa Alleanza per la legittimazione morale e religiosa (Russia, Prussia, Austria e Francia) e la Quadruplice Alleanza contro ogni attentato rivoluzionario (Inghilterra, Russia, Prussia e Austria). Gli anni della Restaurazione coincidono con la diffusione di correnti romantiche, soprattutto in Germania, con le correnti idealistiche, e Inghilterra, con l'affermazione del pensiero liberale, che si sviluppò anche in Francia. AI liberalismo è connesso il costituzionalismo, che richiede un limite dei poteri monarchici. A partire dalla metà dell'Ottocento il pensiero liberale si indirizzerà in senso democratico. La crescita della popolazione, che dal 1820 arrivò a raddoppiarsi, nonostante la presenza di epidemie (come il colera), fu sostenuta da un aumento delle attività produttive. Lo sviluppo economico e sociale si afferma grazie all’industrializzazione e all'introduzione del sistema economico capitalista, che favorisce l'emergere della borghesia imprenditoriale, che fu molto influente sulla scena politica. La patria della Rivoluzione industriale di fine Settecento, l'Inghilterra, divenne l’”officina del mondo” con ingenti esportazioni e nuove tecniche di produzione, ma lo spirito imprenditoriale capitalista e l'espansione dell'industria si diffusero in tutta Europa. L'agricoltura, invece, non ottenne trasformazioni altrettanto rapide, ma si diffuse comunque un sistema di rotazione più razionale e venne abolita la servitù della gleba. Nel frattempo, fu avvertita sempre di più la questione sociale delle classi operaie, con lo sviluppo del socialismo utopico, che prefigura una società basata su cooperazione e solidarietà tra le classi, e il socialismo scientifico di Marx e Engels, che auspicava all'abolizione della proprietà privata. Una nuova necessità di unità nazionale trova i suoi presupposti nello sviluppo della corrente di pensiero romantica e questo smuove l'equilibrio trovato nel Congresso di Vienna e tutelato dalle Alleanze. Ad esempio, la Spagna di Ferdinando VII è riportata al clima prerivoluzionario, con l'abrogazione della Costituzione e delle Cortes e il ripristino dell’Inquisizione, suscitando malcontenti e ribellioni dall'esercito e dalla borghesia e costringendo il sovrano a riportare Costituzione e Cortes. La rivoluzione liberale ha vita breve, poiché al Congresso di Vienna la Santa Alleanza autorizza l'intervento repressivo della Francia, dove per altro viene avviata una progressiva involuzione reazionaria, che si aggrava con l’ascesa al trono del conservatore e bigotto Carlo X (1824). In Spagna alla morte di Ferdinando si scatenò la guerra civile, Prima Guerra Carlista (1833-40), mentre nel Portogallo l'equivalente fu il miguelismo, dal figlio di re Giovanni VI, che rovesciò il regime costituzionale del padre, portando a lotte che si protrassero fino al 1851 (dopo che venne rifiutata la Costituzione del 1834 voluta da don Pedro). Con la decadenza dell’Impero Ottomano, anche nei Balcani vi erano tensioni tra Austria e Russia. Proprio quest’ultima pone le premesse per l'indipendenza della Grecia (1830), che organizzò un'insurrezione e un'assemblea contro il governo turco, subendo una violenta repressione che scosse gli animi dell'Europa. Infatti, Francia e Inghilterra si accordarono con la Russia per un intervento armato, che portò alla Pace di Adrianopoli (anche se la repubblica fu breve, lasciando spazio al governo monocentrico di Ottone di Wittlsbach). Capitolo 28: | maggiori paesi europei tra 1815 e 1848 Lo sviluppo della Gran Bretagna non fu fermato dalle guerre in Francia, ma fu nel dopoguerra che sorsero dei malcontenti a causa della disoccupazione, della smobilitazione dei solfati e delle leggi protezionistiche (1815-28) che portarono cattivi raccolti e prezzi permanentemente alti. Le proteste di espressero con unioni sindacali e adunanze di massa, non poco punite (come il massacro di Peterloo), ma il conflitto sociale negli anni 20 fu risanato dal miglioramento della situazione economica e dalla politica liberale dei tory. In particolare, due riforme in questi anni vengono portate avanti: la riforma del Parlamento, con la redistribuzione dei seggi (Reform Act, 1832) e dei requisiti per un esercizio di voto uniforme; l'abolizione della schiavitù nelle colonie britanniche (dopo che la tratta degli schiavi era abolita dal 1807). La fine del boom economico portò all’insorgere di due movimenti di carattere nazionale: il movimento cartista, che riscosse molte adesioni popolare, ma la compattezza delle classi superiori ne portò al fallimento prima del 1848, e la Lega, capeggiata dai due imprenditori Cobden e Bright, contro le leggi sul grano, che portò all'approvazione del provvedimento nel 1846. Tra il 1830-51 la politica estera fu gestita da Palmerston, a vantaggio dei movimenti nazionali e liberali, ma che assunse anche toni imperialisti nell’invasione dell’Afghanistan e nella Guerra dell’Oppio. La regina Vittoria, salita al trono appena diciottenne, inaugurò il periodo di crescita demografica ed economica in un clima riformista. In Francia, sotto il regno di Luigi XVIII Borbone si applicò un regime riformista, con la promulgazione nel 1814 di una Carta che prevedeva il Parlamento composta una Camera alta di nomina regia e una Camera dei deputati elettiva. Questo tentativo fu poi ostacolato dal ritorno di Napoleone e dalla successiva spartizione del Congresso di Vienna, portando nel 1815 alla maggioranza di realisti fanatici sotto Carlo X, alimentando un'opposizione erale con a capo il duca d’Orleans. Successivamente nel 1827 l'insuccesso del partito realista e le proteste suscitate dal governo reazionario di Polignac portarono alla maggioranza dell'opposizione e alla costituzione di una monarchia di base liberale, la cui corona fu data a Luigi Filippo d’Orleans. Questa monarchia interpretò gli interessi della borghesia, reprimendo i moti popolari e con una politica estera che si basasse sulla contrapposizione ai regimi assoluti e sull’espansione coloniale, con la collaborazione dell’Inghilterra, che però ebbe delle scosse nel 1839-40, quando l’Inghilterra, escludendo la Francia, si alleò con l’Austria di Metternich, per porre fine al conflitto turco-egiziano. Nell'Europa centrale, la Prussia deteneva la supremazia sui territo! tedeschi minori, con una tendenza all’unione nazionale, data all'unione doganale e la soppressione di dazi interni che diedero impulso a traffici ed industrializzazione, anche se lasciarono insoddisfatte le ri ste di una Costituzione liberale del ceto colto. L'impero austriaco conobbe in questi anni una fase di “statica grandiosa” portata avanti dal cancelliere Metternich e basata su un accentramento burocratico, un legame con il cattolicesimo, la fedeltà dell'esercito e l'aristocrazia multinazionale, portando segnali di risveglio nelle campagne e nei distretti industriali. Vari movimenti minacciavano l’assolutismo asburgico, come quelli in Italia e in Ungheria, che con la crisi economica portarono a sbocchi rivoluzionari imprevisti. Nella Russia di Alessandro | furono abbandonate le tendenze riformatrici, generando soprattutto dopo la morte dello zar malcontenti e insurrezioni, come quelle dei decabristi che chiedevano al successore, Nicola I, la promulgazione della costituzione e l'abolizione della schiavitù. Questa fu duramente repressa, così come quella dei polacchi. Nicola | proclamò la russificazione del paese in una politica di espansione. Indipendenza della Grecia e della Serbia e la conquista dell'Algeria sono i primi atti della crisi chiamata questione d'Oriente. La Russia culturalmente parlando rimaneva un paese arretrato con solo due correnti di intellettuali, gli occidentalisti e gli slavofili. Questa ondata rivoluzionaria degli anni Trenta impallidisce di fronte a quella del 1848, al centro della quale vi era la questione sociale, ma soprattutto i prin di nazionalità, libertà costituzionali e il suffragio universale, accentuate d cattivi raccolti e dalla crisi industriale e finanziaria. Capitolo 29: Il mondo extraeuropeo nella prima metà dell'Ottocento Dopo l'invasione della Spagna, in America latina si erano formate delle Giunte che ricercavano l'indipendenza, ricercata soprattutto dall’aristocrazia creola. L'unione dell’ex colonie fu affermata da Bolivar, che intendeva favorire un'organizzazione federale, ma non ci riuscì a causa dei particolarismi regionali e per i conflitti etnico- sociali, frammentandone la vita politica. | moti indipendentisti delle colonie spagnole influenzarono quelli del Brasile, anche se la separazione dal Portogallo fu il frutto della dinastia portoghese con Giovanni VI, che proclama suo figlio come reggente del nuovo regno indipendente con il nome di Pietro I, anche se la sua Costituzione autoritaria provocherà rapporti tesi con l'aristocrazia creola, facendolo abdicare e lasciando il regno al figlio Pietro Il. L'indipendenza del continente latino-americano fu raggiunta negli anni ’20 grazie a Stati Uniti e Inghilterra, che volevano affermare la propria egemonia economica. Negli Stati Uniti l'egemonia repubblicana continuò con il doppio mandato di Monroe che con la sua dottrina proclama l'America libera da ogni colonizzazione europea. Dopo di lui si sviluppa un sistema politico democratico, con Jackson come maggiore esponente, che garantì l'istruzione elementare obbligatoria e gratuita e provvedimenti a favore dei lavorato! Nel frattempo, l’Africa, dopo la caduta dell'impero ottomano, senti molto pesantemente la sua dipendenza politica ed economica dall'Europa: si nota un declino sia dal punto di vista economico che demografico. In questo periodo in Egitto si pongono le basi per una successiva crescita. Nel 1801 Mehmet Ali, di origine albanese, vi prese potere e attuò una serie di riforme interne sul piano militare e industriale (soprattutto per l'industria cartiera e gli armamenti). Questo, però, spinse la Gran Bretagna a chiudere il mercato egiziano e così l'economia collassò, con conseguenze anche su altre regioni, come il Sudan, invaso dagli europei nel 1877, con l'insediamento di un generale inglese come governatore. | tentativi di modernizzazione destabilizzarono anche il Marocco, che venne sconfitto da Francia e Spagna. Nella savana occidentale, il superamento frammentazione politica ebbe cause endogene, la jihad. Inoltre, anche l'Africa del sud venne unificata nel regno Zulu, influenzata dall'occupazione britannica della Colonia del Capo (dal 1814). Il continente asiatico, perso il suo primato nel XIX secolo, fu oggetto di pressioni da parte degli Stati Uniti (reduci dalla grande divergenza) e si trovava ad affrontare difficoltà economiche e malcontento sociale, che misero in discussione lo shogunato giapponese. Questo portò anche il Giappone a un clima riformista, che venne appoggiato dalla Francia, ma ben presto sorsero le prime minacce di isolazionismo da parte della Russia, che attaccò le isole di Hokkaido, Sajhalin e Eterofu, alla quale seguirono pressioni britanniche, statunitensi e olandesi. Nel frattempo, la Cina aggravava el sue finanze, a causa dello sviluppo dell'agricoltura e dell’industria manifatturiera che portò ad un incremento demografico insostenibile, aggravate da corruzione e nepotismo a corte e dalle società segrete ( L'abolizione del blocco britannico del commercio portò alla fine delle restrizioni del mercato. Le guerre dell'oppio (1839-42; 1856-60) furono due conflitti con la Gran Bretagna, che occupata l’India, aveva sviluppato un commercio triangolare che scambiava merci cinesi con cotone e oppio, dopo che la Cina ne vietò l'importazione e il consumo. L'India, uscita conquistata nel 1818 da vent'anni di guerra contro gli inglesi, venne sfruttata come fornitrice di cotone, con una depressione economica negli anni ’20-'30 a causa dello sfruttamento coloniale. Capitolo 30: L'Italia dalla Restaurazione al Risorgimento In Italia il principio di legittimità del Congresso di Vienna fu rispettato parzialmente, poiché Venezia e Genova vennero annesse rispettivamente a Lombardia e Piemonte. Il primo fu sicuramente il più moderno d’Italia, con due governi e due Senati distinti, promuovendo l'autonomia dei comuni ‘a dell'industria tessile (seta e cotone) e metallur, erano immancabili e furono soggette a violente repressioni da parte dell’Austri; in una rete di congregazioni ‘a. Nonostante ciò, le proteste Nel regno di Sardegna ci fu un commer e con una cres ritorno quasi integrale al programma passato, poiché lo stato sabaudo, dotto Carlo Felice, cercò di continuare gli elementi assolutistici e reazionari, ma con il governo di Carlo Alberto venne lasciato uno spazio alle riforme, che favorirono l'economia e lo sviluppo delle attività agricole e industriali. Se nei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla si continuò sulla linea di Napoleone, a Modena e Reggio se ne cancellò ogni traccia, ripristinando i privilegi di nobiltà e clero. In Toscana il granduca Ferdinando Ill portò avanti il governo moderato del padre Leopoldo, con la liberalizzazione dei commerci, la tolleranza culturale e la legislazione religiosa, lasciando iniziativa imprenditoriale agli agricoltori, che si servivano della mezzadria. Nello Stato pontificio Pio VII portò a riforme sul piano organizzativo, con la divisione in 5 province cardinalizie e altre minori instaurati dei governi locali retti anche da laici. Il partito di prevalenza fu quello degli zelanti, che predicavano in cui venivano l'opposizione ad ogni novità. Il Regno di Sicilia, privato della propria autonomia, mantenne le continuità con le istituzioni napoleoniche, con l'abolizione della feudalità e una conciliazione con la Chiesa. Le finanze furono risanate, ma il progresso, seppur lieve, dell'agricoltura avvenne a danno della pastorizia, accelerando il disboscamento. Dall'età napoleonica si diffusero le società segrete, la più nota delle quali fu la Carboneria napoletana, con l’obiettivo costituzionale. Il primo moto fu con la Rivoluzione nel Regno di Sicilia (1820) con la concessione della Costituzione e l'elezione di un Parlamento quel giorno stesso, che fu però in disaccordo con i moti separatisti siciliani, costretti ad essere repressi. | Congressi di Troppau e Lubiana autorizzarono la repressione dei moti, con la vittoria dell'esercito austriaco sulle forze napoletane. Anche nel Piemonte ci furono
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