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Riassunto Ciropedia di Senofonte, traduzione di Francesco Regis, Appunti di Storia dell'Educazione

Riassunto in preparazione dell'esame di Storia dell'Educazione della professoressa Luana Salvarani.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 28/10/2023

noex97
noex97 🇮🇹

4.7

(11)

15 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Ciropedia di Senofonte, traduzione di Francesco Regis e più Appunti in PDF di Storia dell'Educazione solo su Docsity! SENOFONTE, CIROPEDIA (370 A.C. CIRCA) Questo testo viene pubblicato a Napoli nel 1833 sotto il Regno di Napoli che, insieme al Vaticano e alle due Sicilie, veniva visto come uno scoglio inconvincibile che rendeva faticosa l’unificazione italiana perché erano considerati degli stati autonomi molto potenti che non collaboravano tra loro. Questo testo, la Ciropedia, viene pubblicata per ispirare i giovani attraverso un modello eroico a ideali come la virtù e la patria, a ideali che portassero i giovani stessi a volere l’unificazione italiana (perché Ciro si batteva per la Persia). Prefazione Nella prefazione viene definito che cos’è la Ciropedia, ovvero storia di Ciro, che ne consegue un modello di educazione definito come esemplare. Questa biografia ha il carattere dell’esemplarità, l’uso pedagogico, non è narrata per essere la complessità dell’essere umano in tutte le sue sfaccettature ma solo per amplificare quelli che sono i caratteri esemplari in cui il modello antico viene posto come un modello da imitare. Per molti secoli in Europa l’educazione formale, quella attraverso i testi (classe dirigente 1600/1700) veniva posto libri come questo per diventare buoni leader e uomini di corte. La Ciropedia viene scritta nel 1883, dove in Italia vi è il regno di Napoli, perciò, un regime monarchico in cui il cittadino è devoto al proprio monarca e aspira che egli sia giusto (regime non liberale per cui la stampa è controllata). Ciro è un eroe del passato, quasi un mito, scrive “che bell’esempio finalmente hanno in Ciro i Re per ispecchiarvisi? Che forte motivo di consolarsi i popoli da simil re governati e retti?” Senofonte risponde che mai, il governo, sarà però come quello di Ciro che viene ripetutamente esaltato, Ciro ha le sembianze di tutte le virtù, la delizia dell’umana generazione e la gloria del mondo. Alcuni testi biografici potevano non essere totalmente veritieri ma Regis si preoccupa di precisare le fonti di Senofonte che confermerebbero i suoi dati e i fatti da lui raccontati (nella prefazione XXI) Successivamente l’editore definire la propria opinione affermando che il traduttore, per cui Regis, si lascia rapire dall’affetto per il suo autore pretendendo di provare che Senofonte scrivesse una vera storia. Più avanti si afferma che la traduzione dev’essere, per essere esatta, fedele al testo originale ma senza andare contro la lingua (quindi non essere chiaro). Libro primo CAPO PRIMO, PROEMIO Il proemio è la parte introduttiva Quanti governi democratici furono rovesciati da uomini che preferivano regimi, quante monarchie e quante oligarchie furono abbattute dalle forze del popolo e quanti individui dopo aver tentato di instaurare un regime tirannico, alcuni furono spazzati via immediatamente, altri, per quanto breve sia stata la durata del loro potere, vengono ricordati con ammirazione per il loro talento e la loro fortuna. Tutti coloro che definiamo mandriani non senza ragione si possono considerare i capi delle bestie che accudiscono. I branchi di animali si mostrano universalmente disposti ad obbedire ai loro mandriani più di quanto gli uomini accettino di lasciarsi dirigere dai loro governanti. Gli uomini contro nessuno congiurano più facilmente che contro colui di cui si avvedano che vuole imporsi su di loro. Per natura all’uomo riesce più facile comandare su tutti gli altri esseri viventi che sui propri simili. Ma Ciro di Persia, che si conquistò l’obbedienza di moltissimi uomini e di moltissime genti e città, e dobbiamo riconoscere che il comandare agli uomini, purché se ne riconosca l’arte, non è cosa né impossibile né difficile. A Ciro obbedirono di buon grado sudditi che distavano da lui molti giorni e perfino molti mesi di marcia e alcuni che non lo avevano mai visto o che, addirittura, erano sicuri che mai lo avrebbero visto: eppure accettavano di prestargli obbedienza. Oggi è facile essere nelle case di tutti, grazie agli strumenti tecnologici come ad esempio la televisione, prima non c’erano questi mezzi, eppure Ciro era rispettato. Cosa indica la leadership in un tempo delle non comunicazioni di massa? Il popolo conosceva il monarca attraverso la stampa della faccia sulle monete e questo ne permetteva la sua conoscenza; quindi, la monetazione era una dei modi con cui si faceva sentire la presenza di un monarca a distanza (elemento importante, considerato come sintomo di eccezione). Intanto egli superò tutti gli altri monarchi, delle popolazioni europee si dice che tuttora vivono ciascuna secondo le proprie leggi, ben separate le une dalle altre. Ciro invece pur avendo trovato le genti d’Asia non diversamente autonome, si mosse con un modesto esercito di Persiani e senza alcuna opposizione diventò capo dei Medi e degli Arcani e sottomise dai Siri agli Assiri fino a soggiogare anche gli Elleni d’Asia, Ciprioti ed Egiziani. Governò dunque queste genti che per lingua erano diverse sia da lui che fra loro, e tuttavia il terrore che ispirava era tanto da rendere stupefatto il mondo intero, tanto che nessuno osava attaccarlo, e seppe instillare in tutti un tale desiderio di guadagnarsi il suo favore che essi non chiedevano di meglio che essere pilotati dalla sua volontà. CAPO SECONDO Astiage, nonno di Ciro e Re di Media, da parte materna (Mandane), Cambise, Re di Persia e padre di Ciro. Vi è una descrizione iniziale dell’eroe pieno di qualità, allevato secondo le leggi persiane. Vi è l’elogio delle leggi persiane, il mito dell’antica persia, che va di pari passo con il mio dell'antica sparta come luogo in cui tutti i cittadini vengono educati completamente al servizio dello stato e viene spiegato come vengono divisi in classi di età e ciascuno aveva un particolare modello, percorso formativo, dove all’uscita dell’età fanciullesca e si entra nell’età della giovinezza e dormono attorno ai palazzi del governo come guardia municipale per esempio a totale servizio dello stato. Viene sottolineata come l’educazione all’infanzia è mirata sul concetto di giustizia, cioè un modello educativo dove si cerca di educare tutti i soggetti a trascurare anche i bisogni personali per donarsi completamente agli ideali politici, culturali e morali del tempo. C’è un luogo detto Piazza della Libertà, dove sorgono il palazzo reale e gli altri edifici governativi. La piazza è vietata alle mercanzie e ai volgari schiamazzi dei dettaglianti: questi vengono trasferiti altrove onde evitare che il chiasso da essi prodotto si confonda con le buone maniere delle persone educate. Questa piazza del governo è divisa in quattro settori: uno per i fanciulli, uno per i giovani, uno per gli adulti, uno per coloro che non sono più in età di portare le armi. Ogni gruppo ha il dovere di presentarsi nel rispettivo settore: i fanciulli e gli adulti all’alba, gli anziani all’ora che preferiscono con l’eccezione di alcuni giorni determinati in cui devono anch’essi giungere all’alba. I fanciulli che frequentano la scuola imparano i principi della giustizia e dichiarano essi stessi che vi si recano a questo scopo, proprio come da noi lo scolaro dice di andare a scuola per imparare a leggere e scrivere. Chi sono i Medi? Furono un antico popolo iraniano che nella prima metà del I millennio a.C. occupò la parte settentrionale e centrale dell’altopiano iraniano, fino all’ascesa dei persiani di Ciro, il suo sovrano era Astiage che era stato sconfitto dal nipote, Ciro il grande. Uno dei temi di questa biografia è il fatto che Ciro si trovi di fronte ad una guerra tra medi e Persiani; infatti, qui l’autore dice che alcuni sostengono che Ciro abbia tradito Astiage, ma ritiene che non sia vero perché era clemente, cerca di spiegare in altro modo questa guerra. CAPO QUARTO Tutto, fin dalle prime uscite, è mirato al futuro, biografia scritta molti anni dopo la vita di Ciro quindi l’autore conosce già come è andata a finire, è una storia già consolidata con un personaggio storico, che ha già un posto nella storia. Per molto tempo si è ritenuto che l'esemplarità avesse bisogno di coerenza e quindi Ciro non è mai stato descritto come impaurito o debole, anche se oggi mostrare questo lato più ‘’sensibile’’ è comunque educativo. Viene invece messa in risalto quella che è la competitività e bisogno di primeggiare del protagonista. Gli elementi vengono quindi scelti in modo tale da essere il più possibile coerenti con quello che sarà il destino di Ciro. Ciro quindi rimase. Egli è socievole pur essendo un principe è amichevole (virtù) a tal punto che i genitori dei suoi amici chiedono a lui dei favori per suo padre, Ciro fa da mediatore in un certo senso e Ciro per benevolenza e vanità faceva di tutto per accontentarli. Astiage, suo padre, non sapeva dirgli di no come se avesse un potere persuasivo. Ciro faceva anche vincere gli altri fanciulli. Ciro viene descritto come un favellatore, come un parlatore e questo aspetto lo dobbiamo considerare non in termini assoluti ma più legati a dei capisaldi dell’educazione dei principi. Su questo sfondo Senofonte spiega che Ciro era un chiacchierone, un po’ troppo spontaneo per essere un principe, sicuramente perché era stato educato dai persiani a discutere con i giudici della giustizia, questo lo ha portato ad essere molto loquace, ma anche perché voleva sapere, conoscere ed imparare, per questo faceva molte domande. Viene sottolineato “in breve” per esprimere la velocità di apprendimento di Ciro, inoltre, si faceva voler bene anche da Sacca, il servo con cui si era messo in competizione per il nonno. Ciro incalzava di domande la sua scorta per sapere quali fiere fossero da evitare e quali si potessero inseguire senza timore. Ciro prestava molta attenzione a queste raccomandazioni, ma come vide saltar fuori un cervo da una macchia si dimenticò di tutto ciò che aveva ascoltato e si lanciò a inseguirlo attento unicamente alla direzione che avrebbe preso l’animale in fuga. Dopo un salto il cavallo cadde sui ginocchi e per poco non lo sbalzò in avanti. Sennonché Ciro, sia pure a fatica, si mantenne in sella e il cavallo poté rialzarsi. Così quando giunse alla piana, colpì col giavellotto il cervo, una bestia davvero grande e magnifica. Se Ciro esultava per l’impresa, i cavalieri della sua scorta, quando lo ebbero raggiunto, lo sgridarono aspramente per il pericolo corso. Ciro vuole organizzare una battuta di caccia con i suoi amici e per poterlo fare chiede il permesso a suo nonno che però gli dice di no, allorché Ciro mette in scena una strategia per poter permettergli di farlo (tiene il broncio). E con dei sotterfugi riesce ad ottenere esattamente quello che voleva. Nella caccia esprimerà poi una sana competitività (lodava e burlava). Al compimento di 15/16 anni Ciro passa dalla fanciullezza alla gioventù e si ritrova dapprima in una battuta di caccia che si trasforma in uno scontro con i nemici (assiri) nelle terre dei medi, con Astiage. (casualità che proprio durante la festa di caccia ed i 16 anni di Ciro?) Ciro mette in atto dei ragionamenti tipici del condottiero che è in lui, Ciro è impavido, non teme ed è il primo a correre contro i nemici. Quando i nemici videro che gli uomini di Ciro e di Astiage andavano verso di loro si ritirarono ma i Medi riuscirono a catturarne in gran numero e vinsero. Ciro tornerà poi a casa sia per il padre ma anche perché lo vuole la città, è affidabile per il proprio stato e i sudditi ma anche capace di difendere e combattere. Tornato a casa si toglie la stola (abito) e la dona ad un compagno preferito andando via con umiltà e convince Astiage a lasciare i doni (Ciro viene idolatrato, si fa baciare dai parenti più volte con delle scuse). CAPO QUINTO Ciro ritorna in Persia e dopo viene eletto capitano generale delle truppe persiane mandate in soccorso allo zio, Ciassare, nuovo Re di Media. Ciro trascorse un altro anno nella classe dei fanciulli. Inizialmente i compagni lo deridevano ma poi si resero conto che Ciro si adattava bene, che condivideva ed era evidente a tutti la sua superiorità. Nel tempo poi Astiage morì e prese il suo posto Ciassare, il figlio, fratello della madre di Ciro. il re di Assiria, dopo aver soggiogato tutta la folta popolazione si convinse che se avesse indebolito i Medi avrebbe potuto dominare facilmente su tutte le popolazioni circostanti, dato che i Medi stessi sembravano già essere, fra le etnie vicine, la più potente. Ciassare, informato dei piani e dei preparativi della coalizione formatasi contro di lui, reagì prontamente contro ogni possibile contromisura, chiese anche a Ciro di andare in Media a condurre le truppe. Ciro, nel frattempo, aveva completato i 10 anni da trascorrere nella classe dei giovani e passato in quella degli adulti ed accetto la proposta. (superiorità di Ciro, nonostante fosse giovane era un condottiero). A Ciro venne data la possibilità di scegliersi 200 uomini con cui combattere a cui fece un lunghissimo discorso motivazionale (di dubbia veridicità) che mette in risalto la personalità di Ciro, un leader motivazionale. CAPO SESTO Dialogo tra Cambise e Ciro sull’arte militare. È molto diffusa l’arte della divinazione, infatti, Cambise ricorda a Ciro che deve imparare a decifrare i segni degli Dèi senza l’aiuto degli indovini ed altre figure perché non può prestargli totale fiducia, alcuni potrebbero pure dire il falso. Cambise spiega che il fattore divino non farà tutto il lavoro, che non si può raccogliere nulla se non si semina anche se si hanno gli Dèi dalla propria parte, per cui spiega a Ciro che deve impegnarsi lui in primis per poter ottenere dei risultati (non oziare). Vi è il tema della costruzione del consenso, ovvero trattando bene il proprio esercito e prendendo decisioni ottimali i propri soldati non avranno paura e quindi obbediranno più volentieri. Ciro viene proposto nell’ultimo capo come un figlio che da un lato ha bisogno di insegnamenti utili dal padre e dall’altro come un ragazzo molto in gamba, comprende ciò che il padre gli vuole insegnare. Ciro veniva dipinto come un sovrano il cui popolo si sottometteva molto volentieri anche se non si può sapere con certezza (tema di farsi obbedire volentieri, difficile ma necessario per non avere l’insorgenza di ribelli). “mezzo efficacissimo all’ubbidienza egli è lodare ed onorare gli ubbidisce”. È importante che il comandante sia di esempio (tema dei valori morali) "E qual è, padre mio, il mezzo più efficace per avere il sopravvento sul nemico?" "Ah, questa non è davvero una questione che ammetta risposte facili o semplicistiche. Sappi che chi si prefigge questo obbiettivo deve saper tendere insidie, dissimulare i suoi intenti, ecc. insomma superare in tutto il nemico." Sorrise Ciro e commentò: "Oh, padre mio, che razza d’uomo devo diventare!" "Un uomo tale, ragazzo mio, che sia altresì il più giusto e il più osservante delle leggi." Fine del primo libro Tema dei limiti che deve avere Ciro Gli dèi possono aiutare ma non sempre sono disposti a dare consiglio perché nulla gli impone di occuparsi degli uomini di cui non si vogliono occupare (quasi come un capriccio degli Dèi). SECONDO LIBRO CAPO SECONDO Questo capitolo riporta i pareri di alcuni soldati circa il premiare il merito dell’esercito. A proposito di pasti presi in comune Senofonte inserisce un quadretto di costume: Ciro ed alcuni ufficiali che discorrono piacevolmente prendendo un pasto, si scambiano facezie e scherzano su alcuni soldati sempliciotti e altre vicende. Uno di loro, inflessibile, trova disdicevole tanto buon umore ma alla fine anche lui viene indotto a sorridere. Passando ad argomenti più seri i convitati discutono di come dividere fra i soldati i bottini di guerra: se in parti uguali o proporzionate al merito, viene introdotto un problema, ovvero da chi cominciare a spartire il cibo, se dal primo o dall’ultimo (quelli in mezzo non cominceranno mai per esempio), si decide di sottoporre la questione al voto dell'esercito (democrazia). LIBRO SETTIMO CAPO QUINTO Giunto a Babilonia, Ciro ordinò grandi opere per l'assedio: fece costruire torri e scavare canali per far defluire le acque del fiume che circondava la città fino a renderlo guadabile. Decise di attaccare in piena notte sapendo che gli abitanti erano soliti ubriacarsi a tarda sera e ordinò a Gadata e Gobria di fare da guide per raggiungere rapidamente la reggia. Ciro stesso entrò fra i primi in città e raggiunta la reggia, Gadata e Gobria sopraffecero le guardie, entrarono ed uccisero il re e quanti erano con lui mentre gli squadroni di cavalleria percorrevano le strade ordinando di rimanere nelle case e uccidendo quanti erano fuori. L'indomani i difensori della cittadella si arresero e Ciro fece sequestrare tutte le armi dei Babilonesi; quindi, distribuì il bottino e comandò agli sconfitti di coltivare la terra e pagare tributi. Concedere udienza a quanti volevano parlargli fu un'occupazione che lo impegnò per un'intera giornata. Il giorno successivo per incontrare i suoi uomini più fidati Ciro fu costretto ad ordinare di allontanare la folla, a questo punto dichiarò che avendo vinto la guerra credeva giunto il momento di delegare ai suoi amici e consiglieri parte degli impegni del potere e vivere in modo più riservato. I suoi amici approvarono con entusiasmo e Ciro prese possesso della reggia di Babilonia. Considerò inoltre di avere bisogno di un'adeguata guardia del corpo. A questo scopo scelse un gran numero di eunuchi verso i quali non aveva pregiudizi e che riteneva più fidati perché non gravati da impegni familiari, fece inoltre venire dalla Persia diecimila soldati per stabilire una protezione permanente della sua persona e una continua vigilanza su Babilonia. Il settimo libro dell'opera si conclude con il discorso che Ciro rivolge ai suoi amici per raccomandar loro di non lasciarsi mai andare all'ozio ma di mantenersi attivi e virtuosi per conservare e far crescere il grande impero che hanno conquistato.
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