Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto completo del libro "bisogni educativi speciali e didattica della musica", Appunti di Musica

Riassunto completo del libro "bisogni educativi speciali e didattica della musica" utilizzato nel corso di Fondamenti della comunicazione musicale tenuto dalla professoressa Licia Mari, nell'anno accademico 2022/23, di scienze della formazione primaria a Brescia.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 15/03/2023

Michellepede
Michellepede 🇮🇹

4.8

(117)

66 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto completo del libro "bisogni educativi speciali e didattica della musica" e più Appunti in PDF di Musica solo su Docsity! Bisogni educativi speciali e didattica della musica Indice: Introduzione 2 L’insegnante di musica efficace: nuove prospettive e nuovi approcci 2 Processi di insegnamento efficaci: il ruolo dell’insegnante 2 L’insegnante efficace in ambito musicale: aspetti personali, didattici, relazionali e comunicativi 2 Conclusione 4 I benefici di fare musica: l’impatto dell’attività musicale sulle abilità individuali 4 Dalla pratica musicale alla prestazione in aree non-musicali: il transfert degli apprendimenti 4 Effetti sulle abilità cognitive e motorie 4 Effetti sulle abilità sociali 5 Effetti sulla dimensione comportamentale e adattiva 5 Conclusione 5 I bisogni educativi speciali (bes) 5 Perché introdurre il concetto di BES 5 Definizione di BES 6 La normativa italiana attuale sui BES 6 Educazione musicale e studenti con disabilità intellettiva 6 La disabilità intellettiva: definizione e criteri diagnostici nel DSM-5 6 condizioni patologiche causa di disabilità intellettiva: profilo cognitivo e abilità musicali associate 7 Intervento musicoterapico nella disabilità intellettiva 7 Didattica della musica e studenti con disabilità cognitiva 8 Indicazioni pratiche per la lezione di musica con studenti con disabilità intellettiva 8 Educazione musicale e studenti con disturbi dello spettro autistico 8 Autismo e disturbi dello spettro autistico: definizioni e criteri diagnostici nel DSM-5 8 Principali aree di compromissione 9 Funzioni deficitarie nei disturbi dello spettro autistico: principali teorie 9 Abilità uditive e musicali nei disturbi dello spettro autistico 9 L’intervento musiciterapico nei disturbi dello spettro autistico 9 Didattica della musica e studenti con disturbo dello spettro autistico 10 Indicazioni pratiche per la lezione di musica con studenti con disturbi dello spettro autistico 10 Educazione musicale e studenti con disturbi specifici dell’apprendimento 10 DSA: definizione e tipologie 10 Dislessia evolutiva 11 Abilità uditive e musicali negli individui con dislessia 11 Training musicali e dislessia 11 Didattica della musica e studenti con dislessia evolutiva 11 Indicazioni pratiche per la lezione di musica con studenti con dislessia evolutiva 11 di 1 13 Introduzione La musica la possiamo trovare nella vita di ogni giorno ed essa assolve numerose funzioni sociali e culturali. Negli ultimi anni abbiamo potuto notare un cambiamento, prima avevano una pura trasmissione di prassi educative, con lo scopo prevalente di formare professionisti del settore musicale, adesso invece siamo passati ad un’approccio all’insegnamento come attività formativa, che si pone l’obiettivo di contribuire alla crescita personale dell’allievo. Molte ricerche sperimentali hanno mostrato che fare musica non sono sviluppa della abilità nelle aree cognitive extra-musicali, ma rappresenta anche un’opportunità per stimolare la motivazione ad apprendere, l’autostima e le interazioni personali positive. La musica, come anche lo sport, diventa uno strumento per favorire il benessere e lo sviluppo delle potenzialità individuali, soprattutto durante il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza. Se l’esperienza musicale vuole essere un’esperienza educativa aperta a tutti deve tener conto di alcune osservazioni, come per esempio il fatto che il docente dovrà avere un ruolo di tutor e facilitatore del processo di apprendimento, soprattutto pensando a dei percorsi adatti alle esigenze del singolo. L’insegnante di musica efficace: nuove prospettive e nuovi approcci Possiamo partire da un film, che è Whiplas, in cui abbiamo due visioni contrapposte tra la figura del docente e la figura dello studente. Il docente sostiene che la musica è un ambito riservato a pochi eletti, i quali, dotati di speciale talento, possono riuscire a raggiungere gli standard più elevati nella performance, inoltre i più bravi sono coloro che hanno anche il carisma di perseguire il loro obiettivo, nonostante le diverse difficoltà. Questo metodo, che può sembrare esagerato, viene chiamato teoria diretta, in base al quale il successo nell’apprendimento dipende quasi esclusivamente dallo studente e può essere considerato come il risultato della combinazione tra doti musicale innate e impegno nello studio. Processi di insegnamento efficaci: il ruolo dell’insegnante Il processo di insegnamento rappresenta una dimensione complessa, che si interseca con il processo di apprendimento, lo influenza e ne viene a sua volta influenzata. L’insegnante è un’attività che riassume in sé molteplici aspetti, legati non solo alla figura dell’insegnante ma anche alle caratteristiche degli studenti, al contesto culturale in cui l’istituzione scolastica o educativa e le famiglie sono inserite, alla tradizione pedagogica ed educativa propria della specifica istituzione. Uno dei modelli dell’insegnante efficace è quello che tende a sottolineare la multidimensionalità del compito, tanto da essere denominato modello differenziato, proprio perché distingue tra l’attività didattica che avviene in classe e tutti gli altri compiti con funzione educativa e sociale che sono parte integrante della professionalità del docente. L’insegnante efficace in ambito musicale: aspetti personali, didattici, relazionali e comunicativi Ci sono diversi aspetti importanti da tenere in considerazione, per esempio che il senso di efficacia che i docenti sentono di possedere rispetto alla loro abilità di far fronte ai vari compiti educativi loro richiesti. Possiamo anche considerare una dimensione particolare che è l’apprendimento degli studenti. L’efficacia dell’insegnante di riflette, insieme ad altri aspetti, sul processo e sui prodotti dell’apprendimento dell’allievo, tanto da poter essere definita come la capacità di mettere ogni studente in condizione di raggiungere il libello più elevato di apprendimento possibile, considerando le sue potenzialità, le sue esigenze, le sue aspettative e i suoi interessi. Dobbiamo distinguere le caratteristiche di un insegnante efficace e di un esecutore efficace. Entrambi condividono una conoscenza approfondita della tecnica musicale e della prassi esecutiva, buone capacità di ascolto e percezione ritmica e sonora e un gusto estetico e critico particolarmente sviluppato. La professione del musicista richiede un lavoro su di sé e sulla gestione di determinati aspetti personali. L’attività dell’insegnante, invece implica, la conoscenza e la capacità di mettere in atto vari approcci pedagogici, in relazione alle esigenze degli allievi. La dimensione personale A livello di caratteristiche personali, uno degli aspetti che sicuramente possono far pensare a un docente efficace è il livello di esperienza nella professione educativa, inteso non solo come anni di insegnamento ma Educazione musicale e studenti con sindrome da deficit di attenzione/iperattività 12 Disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività: definizione e criteri diagnostici nel DSM-5 12 Abilità uditive e musicali negli individui con disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività 12 Intervento musicoterapico nel disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività 12 Didattica della musica e studenti con deficit dell’attenzione /iperattività: indicazioni pratiche 12 di 2 13 musica può essere considerata una modalità comunicativa di tipo non verbale, basta pensare che il ragionamento che si sviluppa a partire da un materiale musicale non prevede l’utilizzo del linguaggio ma la capacità di discriminare, confrontare ed elaborare pattern sonori e ritmici. Allo stesso modo, il ragionamento non verbale si avvale dell’uso di immagini o di materiale non verbale per elaborare o pianificare comportamenti più o meno complessi. Lo sviluppo della competenza motoria in ambito musicale tende a rifletterei, con effetti positivi, anche in altri ambiti, in generale nei compiti motori e nella pratica sportiva, migliorando l’agilità e la destrezza nei movimenti e la velocità delle risposte motorie. Questi effetti benefici dell’istruzione musicale sono particolarmente evidenti in età evolutiva e possono essere considerati non tanto acquisizioni di abilità da zero, ma potenziamenti al processo di sviluppo fisiologico dei bambini e degli adolescenti. Effetti sulle abilità sociali La musica è caratterizzata da una rilevante componete sociale: implica sempre una relazione tra almeno due individui e caratterizza molti eventi di tipo sociale. Oltre alla relazione tra esecutore e pubblico, le attività musicali, soprattutto quelli di grippo stimolano l’interazione sociale e la gestione efficace dei rapporti con gli altri. Imparare a coordinarsi e confortarsi con gli altri musicisti, con il direttore e/o con l’insegnante può essere un modo per acquisire e consolidare strategie e competenze relazionali che potranno poi entrare in gioco anche in altri contesti sociali. La musica può essere proposta come strumento di condivisione sociale e come “palestra” per le abilità relazionali in età prescolare, quando i bambini cominciano a confrontarsi con i coetanei alla scuola dell’infanzia. Nell’adolescenza, attività musicali di gruppo hanno un ruolo fondamentale nella costruzione dell’identità del ragazzo e della ragazza. In questo caso il fare musica aiuta come opportunità di condivisione e interazione sociale con i coetanei. Suonare o cantare insieme sviluppa nei ragazzi un senso di appartenenza e condivisione di valori e obiettivi e il clima di cooperazione supporta il potenziamento dell’empatia e del sostegno reciproco. L’attività musicale di gruppo diventa lo spazio e l’occasione per coltivare un interesse comune e creare legami di amicizia, un mezzo per contrastare situazioni di rischio, legate all’isolamento e al ritro sociale e alla possibilità di essere coinvolti in situazioni pericolose e illegali. Effetti sulla dimensione comportamentale e adattiva Il coinvolgimento in percorsi di formazione musicale sembra offrire benefici anche nella promozione del benessere psicologico dell’individuo. Si è dimostrato che partecipare ad attività di educazione musicale, può influire positivamente sulla gestione di particolari aspetti comportamentali e su alcuni costrutti psicologi che hanno funzione adattiva (es. autostima). Spesso l’attività musicale è stata considerata come un percorso educativo per imparare a gestire comportamento aggressivi verso l’esterno. Un potenziamento dell’autostima può essere di supporto aggiuntivo nella riduzione di sentimenti e comportamenti aggressivi. Anche la musica può offrire un sostegno dato che frequentare lezioni di musica può aiutare a sviluppare un buon livello di autostima e a costruire una maggior fiducia in sé stessi. Imparar a suonare uno strumento, cantare insieme, sperimentare ritmi e melodie sono compiti che mettono alla prova l’impegno degli studenti e possono contribuire a migliorare la percezione delle proprie capacità e possibilità. Conclusione L’educazione musicale e lo studio di uno strumento e del canto possono avere numerose implicazioni educative, soprattutto in età evolutiva. Intraprendere attività musicali richiese un impegno costante in termini di attenzione, allenamento, pratica e gestione selle proprie risorse fisiche e mentali, del tempo a disposizione, ma apporta benefici che si estendono ben oltre la dimensione sonora e musicale dell’attività umana. La pratica umana può stimolare processi di transfer degli apprendimenti in diversi ambiti, potenziando alcune abilità cognitive, motorie, sociali e relazionali, gestione e controllo del propio comportamento, autostima e percezione di sé. I bisogni educativi speciali (bes) Perché introdurre il concetto di BES Il processo di insegnamento dovrebbe porre al centro della sua attività lo studente. La necessità di un approccio centrato sull’allievo risponde alle diverse esigenze educative e pedagogiche che caratterizzano attualmente non solo la scuola, ma anche tutte le altre agenzie formative nella “società della conoscenza”. In questa ottica le difficoltà individuali devono essere considerate e affrontate per poter minimizzare il loro impatto sul processo di crescita individuale. Il termine BES è caratterizzato da un’ampia accezione, in quanto raggruppa situazioni diversificate e fattori differenti che possono incidere sul percorso educativo di bambini e ragazzi. Le problematiche educative possono scaturire come conseguenze di particolari disturbi o quadri clinici; possono dipendere dal contesto e dalle relazioni interpersonali che caratterizzano la vita quotidiana dello studente di un determinato periodo, possono essere legate a esperienze di vita particolarmente significative e di forte impatto sull’esistenza individuale. Anche particolari aspetti legati alla sfera psicologica ed emozionale possono incidere sulle esigenze formative. Il concetto di BES punta l’attenzione di insegnanti, di 5 13 educatori, famiglie e amministratori sulla necessità di accogliere a scuola lo studente come persona, portatrice di esperienze, esigenze e aspettative diversificate nella loro complessità. Attraverso la definizione di condizioni specifiche è possibile porre al centro dell’azione educativa l’allievo stesso, con le sue esigenze e la sua storia individuale. Insegnanti ed educatori non possono ignorare questi elementi, ma devono attivarsi affinché possano essere efficacemente integrati nella pianificazione del percorso formativo di ogni allievo. Definizione di BES La definizione di bisogni educativi speciali si sviluppa dal riconoscimento dell’esistenza di particolari esigenze riguardanti la dimensione educativa accanto ai bisogni educativi considerati comuni, gli studenti possono manifestare esigenze educative specificatamente legate alla loro storia personale, familiare, culturale e clinica. Vi sono alcune caratteristiche fondanti il riconoscimento di BES: - La sensibilità, che riguarda la capacità di riconoscere efficacemente le situazioni individuali che comportano specifiche esigenze di tipo educativo, non con lo scopo di “etichettare” gli studenti in difficoltà, ma per fornire loro tutto il supporto di cui hanno bisogno in modo tempestivo. - La reversibilità, ovvero la continua evoluzione della condizione che caratterizza i BES, in cui si possono manifestare cambiamenti di rotta e nuove esigenze, ma anche miglioramenti e il raggiungimento di alcuni degli obiettivi prefissati. Tutto ciò implica la necessità di adottare un approccio educativo flessibile, che sappia rispondere alla continua evoluzione della condizione personale dello studente. - Il minor impatto stigmatizzante, in quanto la condizione BES nella percezione dell’allievo, della famiglia, delle istituzioni e della società non comporta la stessa etichettatura che generalmente viene associata a determinate diagnosi. - Il ruolo principale assunto dal funzionamento globale dell’individuo, per cui il concetto di benessere include anche la possibilità di accedere a un’esperienza formativa che sia positiva e utile per lo sviluppo e la crescita individuale. La definizione di BES permette di rappresentare l’individuo e la sua esistenza in tutta la loro complessità. La condizione di bisogno educativo speciale non riguarda solamente condizioni mediche che implicano ripercussioni sulla vita scolastica ma anche tutta una serie di situazioni che rendono gli studenti particolarmente vulnerabili e soggetti a difficoltà durante il loro percorso educativo. La normativa italiana attuale sui BES Con la diffusione di una visione inclusiva della didattica, è emersa la necessità di definire nuove indicazioni per gli studenti che manifestano specifiche esigenze educative. All’interno del documento ministeriale del 2012 viene riconosciuta l’esistenza, tra gli studenti, di condizioni che richiedono una “speciale attenzione” per tutta una serie di motivi diversi. All’interno dei BES possiamo indicare le disabilità (necessitano del docente di sostegno), i disturbi evolutivi specifici (DSA, ADHD, deficit di linguaggio e disturbi relativi alle abilità non verbali e motorie) e uno svantaggio socio-economico, linguistico e culturale (bambini e ragazzi che faticano a mantenere il ritmo dell’attività scolastica, per esempio anche gli studenti migranti, che necessitano di un supporto all’integrazione scolastica). Per tutti questi studenti la normativa prevede la definizione di un percorso formativo personalizzato, che adotti un metodo didattico centrato sullo studente. Educazione musicale e studenti con disabilità intellettiva All’interno della disabilità intellettiva troviamo aspetti come la compromissione delle funzioni cognitive e difficoltà legate all’inserimento socio-lavorativo. Spesso la musica può avere un ruolo nella promozione della abilità e della qualità di vita delle persone con disabilità intellettiva, può aiutarli a superare le difficoltà che normalmente non riuscirebbero a superare. La disabilità intellettiva: definizione e criteri diagnostici nel DSM-5 La disabilità intellettiva rappresenta una condizione patologica caratterizzata da compromissioni nelle principali funzioni cognitive e sociali. I criteri per diagnosticare una condizione di disabilità intellettiva sono 3, e devono essere presenti tutti per poterlo diagnosticare: 1. Compromissione delle funzioni intellettive, che coinvolge abilità quali il ragionamento critico, la risoluzione di problemi, il pensiero astratto, il giudizio. 2. Compromissione delle funzioni adattive, che includono il raggiungimento delle autonomie personali, le abilità di interazione e partecipazione sociale, la capacità comunicativa. Queste difficoltà impediscono uno svolgimento autonomo delle principali attività della vita quotidiana e rendono necessaria la presenza di un supporto per consentire una partecipazione soddisfacente alla vita della comunità. 3. Comparsa dei deficit cognitivi e adattivi in età evolutiva, ovvero le difficoltà devono riscontrarsi sin dai primi anni di vita. Secondo il DSM-5 esistono 4 livelli di gravità che sono: 1. Disabilità lieve: difficoltà di apprendimento scolastico, limitazioni nel pensiero astratto e dell’abilità di pianificazione e progettazione di azioni complesse. Gli individui fanno fatica ad interagire con gli altri, il di 6 13 linguaggio può presentare ritardo nello sviluppo e risulta deficitaria ancella gestione delle emozioni. La persona può mostrare particolare ingenuità e la capacità di giudizio risente di una certa immaturità. 2. Disabilità moderata: durante l’infanzia le abilità linguistiche e cognitive mostrano un significativo ritardo rispetto al trend di sviluppo tipico. A scuola si riscontrano difficoltà nell’apprendimento che comportano l’acquisizione molto rallentata di abilità di lettura, scrittura e di calcolo basilari. Nelle relazioni con gli altri, i soggetti risentono delle limitazioni linguistiche, che spesso poetano all’acquisizione di un linguaggio molto semplice e basato su una dimensione concreta. 3. Disabilità grave: gli individuano mostrano abilità concettuali molto compromesse. La comprensione del linguaggio è spesso carente, i soggetti privilegiano frasi molto semplici e modalità di comunicazione di tipo gestuale. L’apprendimento scolastico risulta molto limitato, infatti spesso non sono in grado di acquisire l’abilità di lettura, scrittura o calcolo di base. 4. Disabilità estrema: le abilità concettuali sono legate alla dimensione fisica della realtà, la capacità di simbolizzazione è infatti molto carente. Spesso non è presente il pensiero astratto e il linguaggio può non svilupparsi mai, l’individuo può esprimersi attraverso forme di comunicazione non verbale. Alla disabilità intellettiva spesso si ha la probabilità di sviluppare anche dei disturbi psichiatrici rispetto ai coetanei con sviluppo tipico. Inoltre, gli individui che si trovano in una condizione di d’abilità intellettiva tendono a mostrare maggiori problemi comportamentali rispetto alla popolazione normotipi, sia durante l’infanzia che nell’età adulta. condizioni patologiche causa di disabilità intellettiva: profilo cognitivo e abilità musicali associate La condizione patologica associata alla disabilità intellettiva è caratterizzata da un’ampia variabilità individuale. Alcune di queste sindromi sono genetiche, due esempi sono la sindrome di Down e la sindrome di Williams. Sindrome di Down È causata dalla trisomia 21, ovvero dalla presenza di tre copie del cromosoma 21 nel codice genetico dell’individuo, ed è caratterizzata da un quadro clinico specifico, che prevede un’alta frequenza di anomalie a livello cardiaco. Le tappe dello sviluppo motorio vengono raggiunte in ritardo rispetto all’età in cui si manifestano in bambini con sviluppo tipico. Altri ritardi sono presenti nell’acquisizione delle abilità linguistiche. Spesso si può riscontrare anche una disabilità cognitiva, che può variare da lieve a grave con un decadimento del QI con l’aumentare dell’età. Le abilità di apprendimento sono caratterizzate da una buona capacità di mantenere attivo il livello di attenzione, mentre mergono difficoltà legate all’abilità di selezionare gli stimoli importanti verso cui dirigere la propria attenzione. Molto frequentemente le persone con questa sindrome mostrano coinvolgimento nell’attività musicale e in quei compiti in cui la componente ritmica viene associata al movimento corporeo. I soggetti con sindrome di Down mostrano una buona discriminazione sonora, riuscendo a distinguere un brano noto da uno sconosciuto, ma si trovano in difficoltà quando devono elaborare il significato emozionale di una melodia. Sindrome di Williams È una malattia genetica rara, la cui causa la delezione di una piccolissima parte del braccio lungo del cromosoma 7 nel codice genetico dell’individuo. Possiamo riconoscere dei particolari elementi della morfologia facciale, quali sopracciglia diradate, pienezza dei tessuti delle palpebre, iride a forma di stella, labbra iene, anomalie alla dentatura. Vi possono essere anche anomali dal punto di vista clinico, come per esempio anomalie cardiache, del tessuto connettivo e scheletrico, le articolazioni possono essere molto sensibili e il tono muscolare basso, inoltre possiamo trovare l’eccesso di calcio nel sangue. Le abilità verbali risultano migliori rispetto alle abilità visuo-spaziali, anche la competenza sociale risulta conservata (sono socievoli anche se mostrano una scarsa tolleranza alle frustrazioni). Le abilità musicali rappresentano un altro punto di forza, tanto da risultare superiori anche alle abilità non-verbali. Questi individui si mostrano interessati alla dimensione sonora del mondo, un interesse anche maggiore rispetto a quanto si evidenzia nella sindrome di Down e nei disturbi delo spettro autistico. Sembra che il loro stile di apprendimento musicale si basi principalmente sull’ascolto. Intervento musicoterapico nella disabilità intellettiva La musicoterapia è un’attività che viene spesso proposta e promossa con persone in condizione di disabilità intellettiva. Interventi musicali possono essere strutturati con vari obiettivi, come attività di tipo ricreativo o come mezzo per ottenere l’acquisizione e il rinforzo di comportamenti desiderati o l’apprendimento di nozioni o capacità specifiche. La musicoterapia con persone con disabilità intellettuali hanno solitamente l’obiettivo di sviluppare e potenziare le abilità in ambito comunicativo e sociale. I compiti che sono più frequentemente assegnati riguardano l’improvvisazione musicale, la sincronizzazione sonora tramite la proposta e l’imitazione di modelli musicali con l’uso di strumenti o tramite la voce nel canto. Le attività possono essere di rapporto di 7 13 che lascia ampio spazio all’espressione spontanea del bambino, consentendo alle sue capacità di emergere più facilmente. Vi sono diversi tipi di interventi musicoterapici che possono essere adottati nell’ambito dei disturbi dello spettro autistico: - Approcci basati sull’uso dell’improvvisazione, che tra i loro obiettivi hanno la creazione di una relazione comunicativa con il paziente, la sincronizzazione del comportamento e l’integrazione sensoriale. - Approcci educativi basati sul canto, in cui canzoni vengono utilizzate allo scopo di far apprendere brevi sequenze di azioni o routine quotidiane. - Approcci medici, che si basano sull’uso funzionale della musica e il cui impiego è rivolto, con risultati contrastanti, al trattamento delle problematiche di elaborazione sensoriale. Didattica della musica e studenti con disturbo dello spettro autistico L’apprendimento della musica può rappresentare un’attività con una rilevante valenza educativa, nel caso di allievi con disturbi dello spettro autistico. Le lezioni di musica possono diventare il contesto ideale in cui offrire esperienze di condivisione sociale tra gli studenti con disturbo dello spettro autistico e i loro coetanei. È importante che l’insegnante crei un rapporto con la famiglia e con altri operatori che si prendano cura dello studente in contesti educativi e sanitari, in modo da conoscere il ragazzo e comprenderne i suoi punti di forza e di debolezza. L’insegnante dovrebbe cercare di stabilire un rapporto comunicativo che stabilisca le basi sulle quali costruire la relazione educativa con lo studente. Per questo scopo esistono diversi strumenti, come per esempio: il Picture Exchange Communication System, che si avvale di carte illustrate che possono essere utilizzate per potenziare lo scambio comunicativo in caso di deficit di comunicazione. Le difficoltà comunicative sono caratterizzate anche dalla scarsità o mancanza di contatto oculare da parte dello studente. Il contatto è uno dei primi segnali che indica la presenza di uno scambio a livello interpersonale. Indicazioni pratiche per la lezione di musica con studenti con disturbi dello spettro autistico Non vi possono essere delle regole fisse che garantiscano il successo educativo. Alcuni suggerimenti per svolgere una didattica sono: - Ridurre e semplificare l’uso di indicazioni verbali durante la lezione. Le frasi dovrebbero essere brevi e concise, evitare l’uso di metafore, e la pronuncia deve essere scandita in modo lento e chiaro. - Offrire opportunità di apprendere il materiale musicale oggetto di studio utilizzando supporti differenti rispetto allo spartito. - È bene indagare se vi sia un’ipersensibilità sensoriale che coinvolge il tatto e il contatto fisico. - È utile stabilire e concordare una routine della lezione che consenta all’allievo di sentirsi subito a suo agio. - Approccio fondato sulla flessibilità perché i disturbi dello spettro autistico sono caratterizzati da una grande variabilità individuale e considerando la necessità di un approccio “centrato sull’allievo” che sappia valorizzare i suoi punti di forza e aiutarlo a superare le difficoltà, è importante rimanere aperti e ricettivi, per sperimentare soluzioni nuove e definitive. Educazione musicale e studenti con disturbi specifici dell’apprendimento Nel caso di John Lennon le difficoltà causate dalla dislessia sono diventate uno dei suoi punti di forza nell’abilità compositoria. DSA: definizione e tipologie La dislessia evolutiva è classificata tra i misturi specifici dell’apprendimento (DSA). Il termine si riferisce a tutta una serie di problematiche legate all’apprendimento scolastico, come la lettura, la comprensione di testi, la scrittura, il calcolo e la risoluzione di problemi matematici. I DSA si manifestano in età evolutiva, quando possono emergere le prime difficoltà in relazione alla prestazione scolastica dei bambini. Per una diagnosi di DSA, l’individuo deve avere un funzionamento cognitivo generale nella norma e non presentare deficit sensoriali di vario tipo. L’aggettivo specifici indica che le difficoltà riscontrate in questi disturbi non dipendono da una disabilità cognitiva o da un deficit visivo o uditivo. È necessario escludere anche possibili cause ambientali o culturali, distringendo tra difficoltà scolastiche dovute a disturbi specifici dell’apprendimento e difficoltà dipendenti da condizioni di svantaggio legate al contesto sociale e culturale di origine dello studente. Si possono riconoscere 4 principali tipologie di DSA: - Dislessia evolutiva: disturbo della lettura, che ne compromette rapidità e fluidità - Digrafia: disturbo della scrittura e della capacità di espressione grafica - Disortografia: disturbo della scrittura dovuto a difficoltà nella decodifica suono-rappresentazione grafica delle lettere - Discalculia evolutiva: difficoltà nel riconoscimento e nell’utilizzo dei numeri, nella numerazione e nelle operazioni di calcolo. di 10 13 Dislessia evolutiva La dislessia evolutiva è uno dei disturbi specifici dell’apprendimento maggiormente diffusi. Questo disturbo si manifesta con difficoltà nella lettura che sono attribuibili a un’anomalia nello sviluppo delle abilità necessarie a imparare a leggere. Si hanno difficoltà nel codificare le parole durane la lettura e nell’assegnare ai simboli grafici i corrispondenti suoni. La dislessia evolutiva comporta difficoltà nell’elaborazione fonologica delle parole (ovvero fanno fatica a identificare a livello uditivo i fonemi). I bambini con dislessia presentano una lettura lenta, nella quale spesso alcune lettere vengono scambiate con altre. La diagnosi solitamente avviene durante gli anni della scuola primaria. Sono disponibili prove standardizzate che possono essere somministrate per una diagnosi oggettiva. Abilità uditive e musicali negli individui con dislessia Il legame tra linguaggio e musica ha portato a supporre che le difficoltà che si riscontrano nella dislessia possano essere connesse anche a difficoltà nelle abilità musicali. Bambini dislessici mostrano difficoltà nell’elaborazione ritmica che si manifestano sia nella discriminazione e nella riproduzione sonora di modelli ritmici sia nelle attività motorie che richiedono coordinamento ritmico. I bambini che si trovano in una condizione di dislessia sembrano avere maggiori difficoltà nel riprodurre modelli ritmici complessi, sia rispetto ai coetanei non dislessici, sia rispetto ai bambini con ADHD. Tali difficoltà potrebbero dipendere da deficit in alcuni processi uditivi di base. Bambini con dislessia mostrano maggiori difficoltà nell’identificazione delle differenze tra gruppi di 4 note quando i grippi da confrontare hanno un andamento melodico simile. Coloro che hanno la dislessia trovano complessa l’esecuzione della melodia seguendo lo spartito. Sembra che l’attività musicale abbia un impatto anche sullo sviluppo di alcune componenti della consapevolezza fonologica. Training musicali e dislessia Programmi di formazione musicale sembrano comportare miglioramenti nelle abilità di discriminazione sonora e musicale in bambino con sviluppo tipico in età scolare, effetti positivi sulle abilità linguistiche e di lettura e sulle capacità di discriminazione ed elaborazione fonologica e sulle abilità di spelling. La progettazione di percorsi formativi musicali deve tener conto di alcuni costrutti teorici come per esempio la necessità di riconoscere l’esistenza di processi neuroni comuni all’attività musicale e alla lettura. Il secondo aspetto di riferisce al focus dell’intervento formativo, che dovrebbero puntare al ruolo del tempo e del ritmo di musica, aspetti che una condizione di dislessia risultano particolarmente compromessi e necessitano di supporto. L’ultimo elemento da considerare è la consapevolezza dell’esistenza di una integrazione cross- modale, ovvero di una connessione di varie ragioni cerebrali responsabili della lettura e di altre competenze. Uno dei vantaggi dei percorsi formativi musicali rivolti a persone con dislessia è rappresentato dal fatto che possono essere proposti a qualsiasi età, con la possibilità di interventi precoci (per esempio bambini che mostrano specifiche difficoltà linguistiche e fonologiche). Didattica della musica e studenti con dislessia evolutiva Vi sono alcune connessioni tra il disturbo specifico della dislessia evolutiva e alcune difficoltà che si manifestano in ambito musicale. Studenti con dislessia possono manifestare particolari difficoltà quando stanno imparando a suonare uno strumento o a cantare. Le problematiche vengono riscontrate maggiormente nella comprensione e riproduzione dei ritmi, la decodifica dello spartito e l’acquisizione degli automatismi fondamentali nella pratica esecutiva. Le difficoltà nella lettura dello spartito si ripercuotono su tutto il processo di apprendimento musicale. Sostenere l’ascolto e la riproduzione non solo con lo spartito ma anche ad orecchio, può aiutare a non perdere la motivazione nello studio della musica, anche per coloro che fanno più fatica. Indicazioni pratiche per la lezione di musica con studenti con dislessia evolutiva Ecco alcune strategie che si possono utilizzare per gestire e programmare la lezione di musica con allievi con dislessia: - Per facilitare la comprensione e il ricordo di termini come “acuto/grave”; “alto/basso”… può essere utili associarli a un’indicazione di tipo visivo, oppure anche cinestetico. - Per facilitare l’apprendimento del ritmo si può associare quest’ultimo a una forma di movimento, come battere le mani, battere i piedi… Inoltre lo studente deve essere incoraggiato a sperimentare strategie di apprendimento alternative che coinvolgano l’ascolto attivo di un’esecuzione e la riproduzione “a orecchio” delle strutture ritmiche presentate. - La decodifica del pentagramma musicale può essere facilitata da alcuni accorgimenti di tipo visivo. Uno spartito ingrandito renderà più agevole la lettura, anche la notazione musicale può essere resa multisensoriale. di 11 13 - Bisogna tener presente le caratteristiche dello studente per sostenerlo nella definizione di un metodo di studio personale, efficace e motivante. Educazione musicale e studenti con sindrome da deficit di attenzione/iperattività Nella percezione comune, la vivacità nei bambini viene generalmente associata al benessere psico-fisico. I bambini vengono spesso incoraggiati a essere curiosi, intraprendenti, espansivi. A volte però questa vivacità è troppo intensa e può dipendere da un disturbo, la sindrome di deficit di attenzione/iperattività, nella quale il comportamento individuale è caratterizzato da difficoltà nel mantenere l’attenzione focalizzata su un determinato stimolo. Disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività: definizione e criteri diagnostici nel DSM-5 ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, la denominazione si riferisce al disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività. Nel DSM-5 il disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività viene descritto in base a tre dimensioni che sono: 1. Disattenzione: si manifesta con comportamenti quali difficoltà a mantenere l’attenzione focalizzata su un compito, tendenza a interrompere un’attività in corso prima della conclusione e disorganizzazione. 2. Iperattività: comporta un’elevata attività a livello motorio e linguistico, irrequietezza, incapacità a stare fermi per un periodo prolungato, con continui movimenti di dita, mani e piedi. 3. Impulsività: tendenza ad agire senza prima riflettere, un atteggiamento che può spesso comportare conseguenze molto pericolose Vi possono essere tre modi in cui si potremmo manifestare il disturbo e sono: 1) manifestazione combinata, in cui compaiono elementi legati alla disattenzione, ma anche all’iperattività e all’impulsività. 2) manifestazione con disattenzione predominante, sono presenti aspetti legati alla disattenzione ma non si riscontrano elementi significativi legati all’iperattività e all’impulsività. 3) manifestazione con iperattività- impulsività-dominante, sono presenti comportamenti impulsivi e di iperattività, ma non vi sono indicatori legati alla disattenzione. Un aspetto che può influenzare la diagnosi del disturbo da deficit di attenzione è dato dal contesto culturale di appartenenza del bambino. Possiamo notare che la difficoltà di attenzione e la tendenza all’operatività incidono in modo negativo sulla partecipazione alla vita della classe, dato che il bambino non riesce a rimanere seduto per tanto tempo, inoltre i bambini con questi disturbi hanno poco autoregolazione. Abilità uditive e musicali negli individui con disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività I bambini con disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività hanno difficoltà nell’elaborazione della componente ritmica della musica, con riferimento sia alla discriminazione della durata di uno stimolo sonoro sia alla percezione del ritmo. Questi soggetti commettono più errori nel riconoscimento delle altezze dei suoni e nella percezione e discriminazione della scansione temporale di un brano rispetto ai coetanei con sviluppo tipico. Un ulteriore aspetto che sembra essere legato al disturbo da deficit di attenzione/iperattività è l’amusia ovvero l’incapacità congenita di riconoscere le altezze delle note e comprendere la musica. Anche se i bambini presentano difficoltà nell’elaborazione del ritmo, l’esperienza nell’attività musicale sembra essere in grado di moderare questo tipo di deficit. Intervento musicoterapico nel disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività Il coinvolgimento in attività di musicoterapia può comportare benefici nei bambini con deficit di attenzione/ iperattività. Le sessioni di musicoterapia sono inserite in programmi multidisciplinari con gli obiettivi di migliorare i comportamenti critici e potenziale le abilità sociali. Le attività musicali possono essere individuali o proposte a piccoli gruppi di studenti. La sessione di musicoterapia prevede diverse tipologie di compiti che possono essere presentati alternativamente per sostenere l’interesse e il coinvolgimento dei partecipanti. La proposta di interventi di tipo musicoterapico sembra essere particolarmente efficace per i bambini con disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività, contribuendo a ridurre i livelli di iperattività e potenziando le capacità di controllo inibitorio. Fare musica aiuta i ragazzi affetti da disturbo da deficit dell’attenzione /iperattività a dirigere i loro sforzi verso uno specifico obiettivo di apprendimento, facendoli sentire maggiormente in grado di controllare se stessi e il proprio comportamento. Didattica della musica e studenti con deficit dell’attenzione /iperattività: indicazioni pratiche È fondamentale all’inizio del percorso dedicare del tempo alla conoscenza reciproca tra insegnante e studente. Per quanto riarda il deficit di attenzione, è importante offrire supporto agli studenti, per aiutarli a dirigere e di 12 13
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved