Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto completo "Dentro la famiglia" - Stramaglia, Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto completo per l'esame o parziale di "Pedagogia sociale e della famiglia" del primo anno di Scienze Pedagogiche con il professore Stramaglia, testo: "Dentro la famiglia. Pedagogia delle relazioni educative familiari".

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 26/10/2021

jar.jar
jar.jar 🇮🇹

4.4

(29)

11 documenti

1 / 16

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto completo "Dentro la famiglia" - Stramaglia e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! liano Stramaglia — Pedagogia sociale e della famiglia Ognuno di noi è un intreccio in costante divenire tra passato, presente e futuro: il passato è un bagaglio che ci portiamo dentro, che a volte può ritornarci utile nel presente; il presente è la dimensione stanziale che afferma il nostro esistere; il futuro è il luogo dell’altrove, che pensiamo e progettiamo. Ognuno di noi è “stanziato” e allo stesso tempo “passeggero”. Il progetto della nostra vita prende forma nel presente, il quale allo stesso tempo è già futuro. Qual è il ruolo della famiglia intesa come agenzia educativa? Il ruolo è quello di educare alla tenerezza e di fornire delle basi morali. Ma è un processo in continuo divenire. Un processo divenuto oltretutto sempre più complesso in una società il cui senso tradizionale si è completamente svuotato. Se prima la metafora della famiglia poteva essere il sicuro focolare domestico, oggi piuttosto bisogna immaginala come lo spazio di un grande centro commerciale, dove le dinamiche interne familiari e quelle esterne si mescolano in modo inestricabile. Come fa la famiglia a garantire comunque stanzialità e stabilità? Come fa ad educare alla tenerezza alla luce dei tanti cambiamenti socio-familiari occorsi negli ultimi decenni? Come fa a favorire la transizione da bambino a uomo se è essa stessa, la famiglia, affetta da un forte senso di transitorietà? Sono questi i quesiti a cui il libro cercherà di fornire risposta. Saro n vene rimeto dell pedaggio emi Le dinamiche familiari, in una società divenuta sempre più complessa, sono da ricollocare sul piano della teoria e dell'approccio pedagogico. Il divenire familiare (dinamiche interne) si intreccia con il transitare socio-familiare (dinamiche esterne) riducendo di fatto la famiglia “ai minimi termini”. Ad esempio, se prima avevamo in prevalenza famiglie religiosamente costituite, oggi le troviamo sempre più affiancate da famiglie divise, bambini che devono vivere in una nuova famiglia (madre naturale e un padre che è in realtà il compagno della madre). Un bambino può quindi diventare “giovane adulto” in una famiglia ri-costituita e ri-nata. Famiglie instabili. Continui divorzi e continue nuove famiglie. Pensiamo anche alle coppie omosessuali o alle famiglie multiculturali. Ed ecco che le dinamiche interne familiari e quelle esterne si uniscono in un caleidoscopio inimmaginabile solo 50 anni fa. In sintesi, però, e in prima battuta possiamo dire che i tipi possibili di famiglia sono mutati e aumentati. E anche il concetto di educazione dentro la famiglia ne esce trasformato. 1.1 Famiglia e società complessa: il primato dell'educazione Le famiglie a livello nazionale ed europeo, secondo quanto ha rilevato Luisa Santelli Beccagato: - Sono aumentate come tipologie e diminuite come numero di persone che la compongono - | matrimoni sono sempre meno celebrati, si è alzata l’età dei giovani al matrimonio e si verifica sempre di più instabilità coniugale e familiare - Le nascite sono diminuite e le figure famigliari assumono nuovi ruoli/compiti (sia la madre e che il padre lavorano, o solo una sola figura, non è più l’uomo che lavora e la donna che sta a casa) Enzo Catarsi individua gli indicatori sociodemografici della transitorietà familiare nazionale: - Il moltiplicarsi di unioni non istituzionalizzate, unitamente alle famiglie monoparentali - Il permanere, in alcune zone della penisola, di tipologie familiari che risentono della tradizione “contadina” (solidarietà interna rivolta agli anziani e ai figli separati che tornano a vivere nella famiglia d'origine) - Il fenomeno dei figli adolescenti che rimangono nel nucleo familiare d'origine per lunghi anni Jan E. Dizard e Howar Gadlin suggeriscono 3 modalità proprie della moderna, globale, transitorietà socio-familiare: 1. Transitorietà transgenerazionale (o verticale), “il bambino impara i comportamenti indesiderati nei termini delle conseguenze per gli altri”, non per Sé (irretimento, parentale quale espressione del senso di colpa) 2. Transitorietà relativa (pervasività, del tenerume parentale), “l'intensità affettiva che sostituisce l'autorevolezza dei genitori ha anche l'effetto di intensificare l'identificazione psicologica del bambino con essi”; “quando i genitori sono profondamente interiorizzati, la propria identità è legata a essi così intensamente che nemmeno la più grande distanza geografica permette di sentirsi veramente indipendenti e autonomi” 3. Transitorietà condizionale (e condizionante), “l'intimità, pur essendo la base per costruirsi una vita autonoma, diventa anche il fondamento per sentimenti di dipendenza” (assoggettamento dello sviluppo umano alle precondizioni familiari o scambio di amore con lode) Tutto questo ha modellato di conseguenza anche il tipo di educazione diventando un’educazione sempre più materializzata. | padri, ad esempio, sono sempre meno autoritari e sempre più amici dei propri figli. Nonostante tutto la famiglia resta sempre l’agenzia primaria dell'educazione. Quindi la pedagogia studia e rivendica il primato dell'educazione quale “nucleo stanziale” a fronte della complessità dei modelli familiari. In sintesi, analizzando le famiglie troviamo questa instabilità crescente chiamata “transitorietà”*. Quando invece pensiamo alla famiglia, da un punto di vista pedagogico, l'oggetto di studio sono le relazioni familiari, il cui fine è quello di educare. Quindi educare alla “transizione”* (transizione da bambino ad adulto capace a sua volta di farsi da sé diventa il ruolo della famiglia. Dare basi morali anche le famiglie sono cambiate ed è facile disperdersi. Una sorta di bussola in mare aperto. *Transitorietà complessa ha ridisegnato le frontiere del divenire familiare, producendo famiglie transitorie e persone transitanti, dall’identità incerta e frammentaria. Se il complesso paesaggio familiare induce allo smarrimento, la pedagogia familiare non può esimersi dall’elaborare una convalida del divenire familiare in termini dinamici, accrescitivi, resistenti: in una sola parola, stanziali. Il permanere della famiglia nelle famiglie è il permanere dell'educazione. Il lessico pedagogico conferma una teoria transazionale per cui: - alla pedagogia della famiglia competeva l’analisi della stabilità familiare; - alla pedagogia delle famiglie quella della complessità familiare; - alla pedagogia delle relazioni educative familiari compete l’analisi della stanzialità, o della stabilità possibile delle relazioni educative all’interno dei nuclei familiari complessi. Una famiglia, in ultima ratio, è tale se educa: se favorisce transizioni maturative pur essendo essa stessa transitante 1.2 La transcultura: un metodo per la pedagogia interculturale delle famiglie seguire l'ordine per non creare stress e disordine. Se la madre dedica particolarmente attenzione all'ultimo nato, cosa peraltro normale, al tempo stesso deve rispettare il ruolo del figlio maggiore dentro di Sé e nel proprio comportamento per evitare che si arrabbi e si vendichi nei confronti del fratello minore. Molti conflitti fra fratelli solo legati al mancato rispetto dell'ordine. Quando i ruoli familiari son ben rispettati e ben interiorizzati, ecco che il bambino diventato uomo, ha elaborato la sua casa interiore e può staccarsi senza traumi. c. Accettare la Realtà (il padre, la madre e la propria famiglia) ed Essere sereni. Il primo passo verso la serenità è accettare i nostri genitori (unitamente all'accettazione dell'amore incondizionato per essi), solo così accettiamo noi stessi, le nostre origini, il nostro Essere, la verità più profonda di noi stessi. È importante fare i conti con il nostro passato affinché il nostro nucleo interno sia stanziale, stabile o realmente governabile. Il nucleo stanziale interno, che pur diviene senza mai mutare, corrisponde al “codice di comportamento” interiore, o norma gruppale, che “non viene tramandato con l'educazione e non è nemmeno influenzabile da quest’ultima. | valori e le norme che valgono all’interno del gruppo sono conosciuti al di là di qualsiasi educazione. Per questo si ha la coscienza sporca quando ci si separa dalla famiglia e dai suoi valori” (per quanto deprecabili). E’ qui che si colloca lo spazio dell'educazione: rendere conoscibile il non-detto delle relazioni familiari (coscienza collettiva del gruppo familiare) per far sì che, a partire dall’ “armonia con ciò che viene considerato buono all’interno della nostra famiglia”, la persona possa responsabilmente e coscientemente realizzare l'armonia con ciò che può essere considerato buono in sé (e per Sé): essenza della costellazione è “prendere il 'posto' di”; essenza dell’educazione, al contrario, è “scegliere il proprio 'posto'”. Un esempio di casa interiore ben abitata è raccontare di sé e della propria famiglia in modo tranquillo, pacato, semplice e amoroso, il raccontarsi anche agli altri. La consapevolezza dei ruoli interiorizzati porta a vivere bene la propria vita ma anche la propria casa futura, dove poter accogliere gli altri. Dalla famiglia, non si ereditano solo “beni materiali” (case), ma anche “beni spirituali” (casa interiore). Occorre educare ad aver cura della “casa”, delle relazioni familiari, per edificare persone in grado di accogliere la casa interiore dell'altro: “non sposiamo mai solo la persona, ma anche la sua provenienza e ciò che porta con Sé”. Anche R. Assagioli parla di casa interiore, intesa come attaccamento maturo alla propria storia familiare. Fa alcuni esempi di attaccamento non maturo: l'attaccamento materno, sia quello morboso e cattivo sia quello più buono e accettabile, sono pur sempre degli ostacoli allo sviluppo di una personalità matura, costituiscono una gabbia. È la gabbia dei legami infantili, dellamore materno e incondizionato. Bisogna varcare quella soglia per essere sé stessi, per uno sviluppo corretto del sé, per diventare madre e padre di se stessi. Compiuto questo passaggio fondamentale, Assagioli, parla di due sfere interiori interconnesse: e Il supercosciente che è la nostra parte attiva, in continuo movimento e Il sé spirituale che è la parte più elevata, ovvero la nostra parte stanziale che si attiva in stato di riposo. Il voler fare mille cose, il fare per fare, implica dei problemi al sé spirituale e implica altresì il non avere progettualità, il non essere progetto. Inoltre, lo psichiatra R. Assagioli suggerisce come si abita la casa interiore, che assomiglia molto ad un buon funzionamento del sé spirituale e un buon equilibrio del sé spirituale con il super cosciente. La pace quindi si trova solo quando ci si eleva in modo risoluto al mondo spirituale e si riesce a dimostrarvi stabilmente. Ma non è una pace passiva, statica, è una pace dinamica e creativa. In sintesi, l'approccio trans personale è un ottimo modo di studiare a livello pedagogico una famiglia dinamica, in continuo mutamento, ma che deve continuare a educare, che deve inculcare un’etica minima nonostante le innumerevoli forme familiari che si sono andate sviluppando con passare dei decenni e nonostante gli innumerevoli tumulti esterni. È un po' come conservare dentro di sé l'atmosfera della vita familiare, interiorizzarla e andare avanti nonostante quel quadretto familiare non ci sia più, nonostante sia passato. Il vero compimento della casa interiore è saper e aver rielaborato i ricordi, gli eventi e gli accadimenti familiari passati, saperli raccontare anche quando non sono più reali, saperli interiorizzare e superarli come fatti reali accaduti, senza alcuna angoscia e preoccupazione. La pedagogia familiare deve riconsiderare: - L'oggetto “famiglia” non solo in termini statici, ma quale fascio di relazioni implicite, verticali, più spesso non-dette, tali da integrare il concetto di persona, concepita come storia di persone, e il concetto stesso di famiglia, non più ridotto alla sola compagine domestica - La fenomenologia della circolazione transgenerazionale delle attitudini, delle vocazioni, delle inclinazioni, come pure dei «disimpegni» interiori del senso di colpa, che solo l'educazione può riordinare. 1.4 Il primato della pedagogia familiare L'autore rivendica il primato della pedagogia familiare, che è poi una branca della pedagogia sociale, la quale a sua volta si trova nell’ambito della pedagogia generale. L'autore gli attribuisce molta importanza, il primato, rispetto agli altri saperi interdisciplinari che possono essere complementari, ma che hanno finalità differenti. La pedagogia familiare interroga la “società complessa”, ne fa una fotografia e ne realizza delle proposte operative in quanto sapere autonomo e progettuale. Le costellazioni familiari e la casa interiore, infatti, sono altrettante proposte progettuali di educazione familiare che non rientrano né nello studio della sociologia, nè della psicologia ma che possono essere utili a tutti i tipi di famiglia. La pedagogia in rapporto con le altre scienze sorelle, varia, ad esempio in rapporto all’antropologia culturale, il cui oggetto di studio sono le dinamiche culturali e le interazioni sociali, la pedagogia familiare ci dice quali sono i ruoli degli “agenti educativi primari” e soprattutto ha una capacità predittiva e generalizzante molto superiore (la pedagogia familiare si focalizza su un diverso oggetto). In rapporto con la psicologia sociale, se la psicologia sociale si occupa delle relazioni tra una persona e il mondo esterno che la circonda, la messa al centro delle relazioni non implica un itinerario di educazione alle relazioni familiari, ambito della pedagogia familiare? Il sociale non è forse una grande famiglia allargata? L'autonomia della pedagogia è preservata nei confronti della psicologia dello sviluppo (Piaget). Quest'ultima studia lo sviluppo psicomotorio e le fasi evolutive del bambino. Solo una conoscenza dei compiti educativi primari può permettere di intervenire sul piano evolutivo per permettere un buon adempimento dello sviluppo evolutivo stesso. Quindi c'è una complementarità tra le due discipline, pur nell'autonomia di ciascuna come oggetto di studio e schemi di riferimento. Anche nel rapporto con la filosofia della famiglia si avverte una differenza nell'oggetto di studio. Esempio: rispetto alla procreazione assistita, il dibattito interno alla filosofia della famiglia rimarca che “oggi siamo allo sbando, perché siamo alla netta separazione tra sessualità e procreazione”, come se un figlio della procreazione assistita debba essere visto come sospetto solo per la genesi da cui proviene. A tal riguardo, invece, la pedagogia familiare, ci dice, a prescindere, quale è la ragione prima dell'educazione di un bambino; ragione prima che individua nella “tenerezza di casa”, caposaldo di tutte le educazioni successive. L'una è la filosofia (filosofia familiare) e l’altra (pedagogia familiare) ha la sua dimensione progettuale che le consente di poter rivendicare il ruolo di autonomia e di scienza pratica a tutti gli effetti. La democrazia e la formazione è l’unica soluzione alla crisi della famiglia contemporanea, alla società odierna e alle sue istituzioni mal connesse, al personale e alle persone poco preparate e poco formato ad affrontare i soggetti e più specificatamente seguire il soggetto nel ciclo evolutivo. Per Formazione si intende quella del bambino, del fanciullo, del per-adolescente, dell’adolescente, del giovane, dell'adulto e dell'età anziana, come la formazione dei coniugi e dei genitori; per democrazia si intende quella in famiglia quale modo per un ritrovato “star bene” al suo interno. La società di oggi appare sempre più individualistica e poco solidale, sempre più caratterizzata da razzismo, intolleranza tra uomini, donne, raggruppamenti etnici e religiosi diversi tra loro. Una società che siamo soliti a definire “umana”, quando in realtà non lo è per niente. 2.1 Scegliere per essere, scegliere di essere: la possibilità della famiglia democratica Per “vivere meglio” è necessario formazione e democrazia, perché esse ci consentono di esseri noi stessi, di ritornare in noi stessi, non ci fa scappare dalle paure e preoccupazioni, ci fa superare i pregiudizi facendoci ritrovare i nostri sentimenti, sia sul luogo di lavoro che nel tempo libero, che in famiglia. Significa scegliere la stanzialità rispetto alla “transitorietà in divenire” delle tante forme e stili di vita individuali e sociali del tempo attuale. La stanzialità è una scelta di benessere personale e relazionale, in contrario alle tante forme di fuga di una transitorietà forsennata voluta dal consumismo economico della società odierna, che si rivela essere illusoria, fallace e deludente. La stanzialità intesa come presupposto miglioramento continuo e progressivo per sé e per gli altri ed è anche l'assunto di questo testo: dalla famiglia alla società, passando per la persona. Ad esempio, i figli una volta diventati giovani e adolescenti, che hanno appreso bene la via di casa ed iniziano ad uscire con i coetanei, con i primi amori... rivolgono una richiesta (o nutrono), implicita o esplicita, verso i genitori, ossia la loro presenza qual ora ne avvertono il bisogno, la necessità, il confronto, il dialogo, l'ascolto. | genitori intesi come una “roccia stabile” o un punto di riferimento sicuro, attento, adulto, protettivo e rassicurante: un presidio regolato e regolamentato, normativo e tenero. Questo esempio esprime una dimensione di stanzialità, perché la migliore salute mentale (affettiva, relazionale, cognitiva) dei figli, e quindi, per gli “adulti di domani”, è diretta conseguenza dei genitori. La stanzialità non nega la transitorietà o il divenire, ma supporta il cambiamento lento e positivo. Edgar Morin sostiene: “Formazione e democrazia in sistema tra loro. Le scelte della formazione e della democrazia. Dove educare alla scelta, è sostanzialmente, educare alla democrazia”. Formazione e democrazia richiedono, persone adulte, che scelgono di essere adulte, per essere, “da adulte”, formatrici di progressivi formandi, sono formatori del domani e per il domani. Dove sono gli adulti? Di quanti adulti disponiamo attualmente? E di migliori adulti nei tempi a venire? La pedagogia familiare, in relazione alla pedagogia sociale, ha iniziato a studiare la persona e la persona nelle sue relazioni primarie, quali tra cui la famiglia. Del resto, non capiremmo l'adolescente di oggi se non facessimo riferimento alla famiglia e al contesto in cui esso è vissuto e anche alle crisi delle istituzioni, come la scuola. Oggi siamo difronte a una “emergenza educativa a tutto campo”, che riguarda la società nella sua interezza (educandi, minori, immigrati, status sociale), per cui è inopportuno come sta agendo la pedagogia da qualche anno mettendola in secondo piano. | pedagogisti devono ritornare sulla scena sociale dell'educazione, analizzare, caratterizzano il ciclo di dell’adolescente devono essere riprese dall’educatore (genitore o insegnante) e ricostruite per l’educando. Occorre sostenere con forza, proprio a vantaggio di una fase adolescenziale limitata a questo specifico ciclo di vita, di contro ai tanti adulti odierni travestiti da adolescenti, la causa principale è la rinuncia delle funzioni genitoriali e delle responsabilità ad esse collegate. L’adulto è libero solo se è stato gradualmente liberato e educato e solo se è libero è autenticamente responsabile. L'uomo, quindi, è libero di amare, di vivere, di stanziare presso il proprio centro vitale. La vita non è unicamente impegno e fatica, ma è scoperta, gioia, condivisione, felicità e vivacità. Ciò che serve al presente è una pedagogia che riscriva le regole dell’adultità, che rivisti i concetti di responsabilità. Essere responsabili significa avere rispetto della propria vita e del proprio tempo di vita, governare la propria esistenza e utilizzare la capacità di scelta; significa anche lavorare ma anche divertirsi, amare, costruire, crescere, gioiosi della propria vita. Una pedagogia che si soffermi sull'importanza dell'autonomia della persona e che non la paragoni all’autarchia. Quindi, i fini dell'educazione sono: libertà, responsabilità e autonomia. Occorre una pedagogia e una pedagogia della famiglia che riscrive le regole dell’adultità, in modo tale che educhi a vivere l’adultità a favore di un'adolescenza circoscritta. Per questo è necessario ridefinire l’individuo adulto. Deve riproporrere il valore educativo della stabilità coniugale e familiare, affinché i figli possano “crescere da adulti”, coscienti che la libertà di scegliersi e di vivere felicemente come persona è parte integrate della stabilità personale. | fenomeni che riguardano il mondo giovanile nella società di oggi sono molteplici: dall’instabilità al disagio giovanile, dal bullismo alle varie forme di violenza. Ci si domanda chi ne ha la responsabilità e quali sono le cause che scaturiscono questi comportamenti, il ruolo di educazione lo detiene la famiglia, le istituzioni scolastiche ed extra e la società nel suo complesso. È importante ragionare non solo sui motivi che porti a determinati comportamenti ma anche e soprattutto dei rimedi possibili e auspicabili alla ricerca di una nuova persona, e di una persona fortemente e liberamente coinvolta nelle relazioni interpersonali prescelte e per tanto dell’adulto significativo che in parte è anche bambino e rimane anche sanamente adolescente. Le cause quindi sono molteplici: l'odierna crisi della famiglia (famiglie separate, divorziate, ricostituite), l'esercizio della funzione parentale (permessivismo, autoritarismo, egoismo di ritorno e silenzio educativo), crisi della società complessa e la disarmonia tra le varie agenzie educative, crisi ed eclissi dei valori (tolleranza, solidarietà, dialogo, educazione, bontà, perdono ecc). Ad esempio, oggi per affrontare problemi sociali e politici si dà per scontato che occorra una certa dose di egoismo, diffidenza e individualismo, ridicolizzando il “buonismo” in nome della furbizia, diventata ormai una virtù. I giovani di oggi non hanno più certezze della possibilità di realizzarsi e di auto-realizzarsi entro tempi ragionevolmente stabiliti. Il che porta ad un allontanamento, nel tempo, del conseguimento dell'autonomia affettiva, sociale ed economica e porta ad una dipendenza-opposizione dai genitori e con i genitori, con il conseguente fenomeno dell’adolescenza prolungata o protratta. La mancanza di certezze e di guide autorevoli (genitori ossia “adulti significativi”) hanno portato nell’ambito del disturbo evolutivo della preadolescenza, adolescenza e adolescenza protratta (dove gli adolescenti oggi permangono), il bisogno di un’appartenenza forte capace di curarli dall’angoscia del presente con la ricerca di un “capo autorevole” da seguire, che andrà poi a determinare una identità aggressiva nei ragazzi. Ad esempio, è sempre più frequente la nascita di baby gang, di gruppi giovanili malavitosi, di violenze sessuali tra minori e sui minori, di ribellioni verso i genitori e le tante forme di disagio, devianza e alterazione. Il bullismo o il disagio adolescenziale è un grido d’aiuto, di dolore, rivolto all’adulto significativo che deve accorgersene e deve intervenire il prima possibile. La crisi dell'educazione a scuola perché gli insegnanti si concentrano principalmente su “competenze, apprendimenti e standard” finendo con il concepirsi professionisti dell'istruzione tralasciando da parte la componente educativa della professione: insegnare è educare e istruire al tempo stesso. Ricorda: si parla di “persona” e non più di “individuo”, perché la persona non è categorizzabile in termini numerici e non può prescindere da altre persone poiché è un essere in relazione. Il suffisso “per” indica “relazione”, io sono per l’altro e senza l’altro non ho nessuno per poter essere, ho bisogno del riconoscimento dell'altro per riconoscermi tale. Una persona è irripetibile, inviolabile (ha dei diritti a prescindere dai doveri) e irriducibile (non esiste un’etichetta che possa essere adeguata, e noi siamo sempre di più di quello che possiamo pensare). Mentre quando si parla di individuo ci si riferisce ad una categoria numerica, un soggetto autonomo e indipendente per questo è bene non utilizzare questo termine in ambito pedagogico. In sintesi, ci troviamo difronte ad una emergenza educativa adolescenziale e giovanile è evidente una crescente paura da parte dei ragazzi di ogni strato e categoria socioeconomica in risposta alla “noia” e alla correlata paura-inadeguatezza degli adulti attuali (genitori, insegnanti e educatori). Quanti sono i ragazzi che oggi decidono di ri-decidere della loro vita e scelgono di intraprendere un percorso terapeutico e trovano quindi un “adulto significativo”? Quali sono invece i possibili rimedi o le possibili strategie risolutive di intervento riguardante il disagio e le problematiche correnti? Quale progetto pedagogico, in senso ampio, è necessario attuare per riparare allo sbandamento dei ragazzi e soprattutto per prevenire il ripetersi e l'allargamento di questo “vagheggiare”? L'istanza pedagogica più urgente è la formazione dei genitori e l’educazione degli adulti, a favore del recupero delle tre grandi funzioni educative: cura, proposta e sostegno di cui i giovani ne hanno un'estrema necessità. E accanto a questa dimensione di intervento, è importante anche la costruzione di gruppo di ascolto e di accoglienza e un miglioramento e potenziamento dei servizi sociali, soprattutto quelli pubblici. Il compito attuale della pedagogia è quello di operare a favore del ritrovamento e della ri-fondazione degli adulti tutti in modo tale da restituire la speranza ai giovani che è compito primario degli adulti. L'aggettivo “stanziale” deriva dal latino stans, stantis che significa “che sta”, “stante”, indica persona o cosa “che ha stanza, dimora permanente”; in termini pedagogici la cultura della stanzialità è cultura della fermezza educativa (saldezza, perseveranza, unitarietà o equilibrio funzionale). La pedagogia deve porsi come scienza prima del consolidamento familiare: educare all’assestamento, alla stabilizzazione, alla risoluzione dei “disturbi transitori”, per rifondare la stanzialità. La stanzialità familiare, ossia lo stare-in-famiglia, è sinonimo di tenerezza e origine di stabilità personale. Di relazione familiare in relazione familiare, ciò che rimane è essenzialmente il disvelarsi della tenerezza: il divenire della persona è sempre un eccesso di tenerezza. Una certezza indissolubile è che la “famiglia”, la familiarità, i legami domestici, siano essenzialmente tempo: tempo disponibile, non impiegato e dilatato esponenzialmente quale tempo per Sé-con-l’Altro. Il tempo libero, il tempo dello svago, il tempo liberato, il tempo non impiegato, è l’aperto dal quale si dispiega ogni possibilità a venire. Gli elementi della famiglia sana, secondo Giuseppe Battaglia sono: * Proiezione generativa ossia un progetto affettivo che perduri nel tempo * Mutualità o reciprocità educativa, il padre può essere dolce mentre la madre più dura senza pregiudicare * Oblatività è la generosità/affettività dello stare insieme * Responsabilità adulta in modo tale che i figli hanno la possibilità di rispondere alle loro responsabilità * Inclusività Si trattano di elementi difficilmente identificabili nelle coppie e nelle famiglie odierne. Oggi lo stare insieme non è tanto un con-sistere, un esistere con l’altro ma piuttosto un ab-sistere, un radicarsi nell’altro nella fragilità del legame. 3.1 Stabilità affettiva, fermezza educativa, accoglimento della realtà: i sentieri della stanzialità In un’epoca di grandi cambiamenti, frammentazioni e complessità sociale, la famiglia rimane un punto di riferimento per molte persone e racchiude un grande significato affettivo ed esistenziale. Nel rapporto tra pedagogia e famiglia, il genitore detiene un ruolo legato all’evoluzione della società e mette in discussione le modalità educative richiedendo di ridefinire il ruolo genitoriale affinché possa adeguarsi al mutare dei valori e delle modalità di nuove concezioni pedagogiche. Di fronte a queste richieste difficilmente la società/la pedagogia riesce ad offrire ai genitori una risposta formativa adeguata, lasciandoli così soli e impreparati ad affrontare il loro compito educativo. Quindi perché il valore della famiglia è così importante? Diversi pedagogisti concordano nel definire la famiglia luogo degli affetti e del mutuo riconoscimento delle persone. Ad esempio, Enzo Catarsi ritiene che il valore dell'educazione familiare sia un mezzo per divenire persone libere e autonome, Chiara Sirignano identifica l’imprescindibilità della funzione affettivo-educativa di sostegno da parte di genitori separati o divorziati nei confronti dei figli, Domenico Simeone ritiene che la famiglia sia un contesto relazionale in cui “crescere in amore”. Da una maggiore stabilità affettiva corrispondono persone più stabili, viceversa ad una minore stabilità affettiva corrispondo persone più vulnerabili, fragili, talvolta aggressive. Le “non-persone”, coloro che non riescono a identificarsi perché mai riconosciute e mai generate per via di padri e madri incompetenti. Alla stanzialità degli affetti parentali corrisponde la funzione educativa dell’accompagnamento, in primis di quello spirituale. L'essenza dell’accompagnamento parentale è il sentirsi accompagnati dalla prole, che a sua volta si essenzia nel volersi bene, solo così si sarà autonomi. Il volersi bene è una competenza che si sviluppa nel tempo e solo chi è stato benvoluto e stimato dai propri genitori. La prima funzione della stabilità affettiva è “accompagnare i figli nei sentieri impervi dell’amor proprio”. La seconda funziona, dipende ed è il risultato della prima: è il traguardo dell’autonomia personale che porta alla conquista del diritto ad essere se stessi, quindi ad essere unici e diversi. Una volta conquistato questo diritto siamo in grado di vivere la nostra vita sociale, i nostri rapporti e la nostra progettualità di vita senza tensioni, paure, problematiche anche se i conflitti possono sempre verificarsi. L'autonomia personale non è un traguardo che si deve conquistare una volta per tutti ma ognuno è “legge a sé medesimo” nel divenire leggi, stanziando, di volta in volta, tra tradizione e innovazione e procedendo verso forme sempre più compiute di autogoverno. L'autonomia è un legame: i genitori devono mostrarsi capaci di “legare” con il figlio, in modo tale da poterlo ascoltare e supportare, i genitori non devono sminuirsi (“non fare come e”, “non fare come tuo padre”) difronte ai figli poiché distruggono la propria immagine agli occhi del figlio che pertanto restano e si sentono più soli. La stabilità affettiva è matrice per la coppia coniugale di condotte prevedibili, non solo il padre e la madre sono in grado di prevedere l'accordo o il disaccordo del coniuge, ma anche lo stesso figlio è in grado di elaborare aspettative attendibili della scuola, il “bambino pubblico” così definito dalla Sponchiado, ha bisogno di trovare delle sicurezze e un suo equilibrio al di fuori della casa e della famiglia. Una stanzialità esterna, il contesto scolastico offre una convivialità allargata che permette di fare esperienze, di formarsi e di socializzare con l’altro. In questa fase i genitori hanno il compito di accompagnare il bambino nella fase di transizione dal mondo degli affetti primari al mondo della condivisione regolamentata dalla propria quotidianità con gli altri. È una fase che può risultare problematica per molti bambini, perché è caratterizzata dall’ansia da separazione e dalla paura di essere abbandonati dai propri genitori. | genitori devono presentarsi come una base sicura, stabile e stanziale per il proprio bambino. Un bambino è stabile se stabile è la coppia parentale. Il bambino non deve avere il timore di essere abbandonato dai propri genitori, ma deve avere certezze, certezza che verrà ripreso quando uscirà da scuola, certezza che ci sarà sempre qualcuno per lui, che lo attende. Solo così il bambino è stato “educato al fuori”, è pronto ad affrontare, senza ansie e preoccupazioni, il mondo. * La quarta fase è quella della famiglia con figli adolescenti. Adolescente (da adolescere, «crescere») è «persona che sta crescendo»; più in particolare, «che si trova nell'ultima fase dell'età evolutiva, interposta tra la fanciullezza e l'età adulta». Adolescenza e età adulta, pur collegati da una radice comune, sono separati da un confine definito. Un confine, che nella società odierna, si va facendo sempre più incerto. Due eventi che oggi rende ancora più difficile il passaggio all’età adulta sono: il collocamento professionale e la creazione di un nuovo nucleo familiare. Il soggetto per crescere in adultità ha bisogno della necessaria fermezza educativa genitoriale. Occorre una famiglia aperta al convivio, dei genitori che accompagnano l'adolescente a rifuggire dal pericolo, che lo accompagnano lungo il cammino dalla dipendenza all'autonomia. L'adolescenza non è soltanto disagio o difficoltà evolutiva ma è l’aurora della vita autonoma, delle libertà e responsabilità. * La quinta fase del nido vuoto rappresenta il massimo compimento dell’eterno ritorno della stabilità coniugale. | coniugi si ritrovano di nuovo insieme, qual ora si trattasse di una madre o un padre soli si parlerebbe di essere-per-sé in piena libertà. * La sesta fase rappresenta la casa dell’anziano. La casa per la persona anziana simboleggia un luogo di rassicurazione, un luogo protetto e caldo che racchiude memorie e ricordi passati. L'obiettivo pedagogico per le famiglie unipersonali anziane è la promozione della cultura della domiciliarità, ossia per costoro è preferibile la permanenza presso il proprio domicilio. La domiciliarità è da intendere come una apertura alle relazioni con gli altri, il vicinato ed anche con sé stessi e non come una “chiusura” dentro le mura di casa. 3.3 La stanzialità come ricerca del fondamento: l’unitarietà, la coesione, la con-sistenza Il tempo del riposo e lo spazio del convivio sono necessari per “con-essere” e per lo stare insieme. Il riposo e il convivio sono le fondamenta della stanzialità, della stabilità, sia personale che famigliare: il riposo è il ritrovamento mentre il convivio è il permanere nell’uno. L'unità familiare è l'essenza dello stare-in-famiglia, ad esempio le famiglie separate non si ri- uniscono; quindi, non sono famiglie unite poiché non si riuniscono nel convivio e nel riposo. Avere spazi e tempi da preservare per la famiglia è condizione essenziale affinché la famiglia resti unita nell’Amore. Il fondamento dell’unitarietà familiare è l'essere uniti nell’Amore perché l'Amore è quella Regola che unisce, salda e tiene insieme le coppie coniugali e familiari. La proposta educativa della stanzialità non è una richiesta del tutto stanziale perché la stabilità familiare richiede una continua ricerca di intese, armonie, accordi, equilibrio. Proteggere l’unitarietà familiare è il primo basamento sul quale fondare il senso dello stare-in-famiglia: il nucleo stanziale, identitario, indissolubile e inscindibile che si realizza attraverso la saldezza dell'Io personale ed è correlato alla compattezza del Noi comunitario, e viceversa. La coesione familiare è il portato dell’unitarietà in quanto un gruppo coeso è un gruppo di persone unite e resistenti alla prossimità. Al mondo d'oggi la famiglia è posta a dura prova dalla cultura dello s-legame, risultando sempre più divisa e fragile. Le moltipliche fragilità sono sempre più frequenti (nevrosi, ossessioni, fobie, depressioni...) e vengono associate alla società dell'immagine, dove l'apparire conta più di qualsiasi altra cosa portando ad un disagio collettivo, personale e anche familiare. Il disagio familiare è riferito ai problemi che insorgono all’interno della famiglia, intesi come tensioni e conflitti che generano malessere a chi ne fa parte. Per prevenire il disagio domestico è consigliabile una educazione alla coesione. Uno dei disagi destinati a diffondersi rapidamente è il senso o il timore dell'abbandono, perché oggi si è destinati a lasciarsi andare piuttosto che a vivere la “quotidianità”, le piccole cose e l’inusuale. E’ importante comprendere quanto dell’abituale nella formazione e nella cura sia realmente vissuto, conosciuto e abitato: l'avere familiarità con i luoghi e le persone, che sia profonda e reale non monotona e superficiale, saper ingrandire le piccole cose per coglierne tutta l’importanza, saper vedere nella quotidianità del vivere, saperla apprezzare. L'essenza della stanzialità è nell'amore per le piccole cose, così come la stabilità è amore per la normalità e la coesione familiare amore dell’unitarietà nella fedeltà e solidarietà reciproche. La con-sistenza è data dall’unitarietà e della coesione familiare, significa “esistere con”, sapersi “dare una mano”. La persona consiste primariamente nel riconoscimento del proprio valore da parte dei genitori attraverso gli sguardi amorevoli dei genitori, le carezze, che dona al figlio il senso di sé. Il contrario della con-sistenza è la depersonalizzazione, ossia l'essere fuori da sè. La persona sperimenta la propria con-sistenza nello sguardo dell'altro.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved