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Riassunto completo di tutto il libro, Sintesi del corso di Teoria delle Traduzioni

Riassunto completo di tutto il libro

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 09/01/2023

gabry-di-tom
gabry-di-tom 🇮🇹

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Scarica Riassunto completo di tutto il libro e più Sintesi del corso in PDF di Teoria delle Traduzioni solo su Docsity! TEORIA E TECNICHE DELLA TRADUZIONE PREFAZIONE La scienza della traduzione: Negli ultimi vent'anni la scienza della traduzione si e sviluppata in maniera eccezionale. Per tradurre è necessaria una buona padronanza di almeno due lingue culture (e per «padronanza» non si intende solo la capacità di usare correttamente queste lingue e comportarsi in maniera adeguata nelle rispettive culture, ma anche la conoscenza di come funziona comunicazione in ogni lingua-cultura). INTRODUZIONE STRATEGIA TRADUTTIVA: riguarda la scelta dell’approccio, del metodo e delle tecniche traduttive. - approccio: esprime l’atteggiamento mento generale con guì si decide di affrontare il testo: sono sempre possibili delle scelte intermedie fra «priorità alla forma -priorità al contenuto», «connotazione- neutralizzazione»; «straniamento o addomesticamento»; «priorità al prototesto /priorità al destinatario»; «visibilità invisibilità (del traduttore)». - - metodo: la scelta del metodo che meglio permette, nel caso specifico, di realizzare l’approccio prescelto può spaziare quelli che puntano ad una maggiore o minore aderenza al prototesto («metodo o «metodo obliquo») e ad una sua più o meno forte «espansione» o «compressione») dal punto di vista sia della fórma che del contenuto. - ogni metodo può essere quindi realizzato attraverso una serie di tecniche: prestito, traslitteritterazione, calco traduzione letterale (per il metodo della «traduzione diretta»); trasposizione, modulazione, equivalenza culturale, adattamento, compensazione (per il metodo della traduzione obliqua»); divergenza, diffusione formale, amplificazione di contenuto (per il metodo della «traduzione mediante espansione»); convergenza, condensamento formale, riduzione di contenuto, cancellazione (per il metodo della «traduzione mediante compressione»). CAPITOLO I FASI DI LAVORO l’effetto della riflessione sulla traduzione nell'ambito dei Translation Studies degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso ha accentuato un approccio descrittivo e non ai fenomeni del tradurre (focalizzato sia sul processo che sui prodotto), mettendo in risalto il carattere di negoziazione legato ad ogni tipo di traduzione. L’idea di «fedeltà» al prototesto lascia spazio ora al concetto di «lealtà» verso l’autore e a quello «rispetto» per le esigenze dei destinatari. La consapevolezza traduttiva è legata alla capacità di operare delle scelte in relazione ad una serie di variabili, in modo da adottare l’opzione che permette di la traduzione più adeguata (non la migliore). La scelta di una strategia o di un'altra dipende - in primo luogo dall’analisi del testo, - dall’individuazione delle coordinate (spazio-temporali, contestuali, testuali, psicologiche) e della dominante (e delle sottodominanti) del prototesto. → quindi: Come ricorda Andrew Chesterman (1997) una traduzione di per sé è fondamentalmente una ipotesi su un testo. L’UNITà TRADUTTIVA per «unità traduttiva» si intende l’unità minima (a livello lessicale, frasale o testuale) su cui agisce il traduttore nel passaggio dal prototesto al metatesto. L’unità traduttiva è dunque un concetto da intendere in maniera molto flessibile, visto che le chiavi di interpretazione possono essere fomite dall'insieme del testo elo o da più parti, contemporaneamente o in diversi momenti del processo di traduzione. (esempi pp. 4, 5) LE FASI DEL PROCESSO TRADUTTIVO Si potrebbe pensare che il processo traduttivo consista in due fasi: quella, di analisi del prototesto e quella della sua trasformazione, con una serie di procedure di commutazione di codice in parte automatizzate. In realtà è più corretto dire che una traduzione si realizza attraverso tre fasi fondamentali, sia che si tratti di traduzione scritta o interpretazione orale. FASI: 1. l’analisi del prototesto ai fini della decodifica e della comprensione. 2. il trasferimento mentale del messaggio, a livello di nuclei informativi . 3. la ristrutturazione del messaggio nella lingua del metatesto, in base ai destinatari a cui si rivolge. Non bisogna tuttavia dimenticare che il processo di traduzione non è mai lineare e che sarebbe più giusto parlare di un processo ciclico. Christiane Nord (1988), da un punto di vista funzionalista distingue fra Translationsvorgang, (lineare e sequenziale) e Trandarionsprozess (circolare): quest’ultimo ha inizio con la definizione dello «skopos» (situazione e funzioni del prototesto) da parte dell’autore, a cui fa seguito l’analisi del prototesto e delle sue coordinate, da parte del traduttore. questi isola gli elementi rilevanti per la traduzione e li trasferisce (nella fase di transfer) in un metatesto che, una volta realizzato (nella fase sintesi o ristrutturazione), dovrebbe «funzionare» nella cultura di arrivo così come il prototesto funzionava nella cultura in cui era nato. Ogni azione in avanti, stiene la quindi accompagnata da uno sguardo all’indietro. vedi schema p. 7 L’ANALISI nella fase di analisi il traduttore esplora il prototesto sia a livello di lingua che di nuclei informativi. Nessun traduttore/interprete può esimersi da un’analisi del prototesto (più o meno attenta e approfondita, secondo i diversi tipi di testo e degli obiettivi traduttivi) e delle sue coordinate contestuali. Ogni lingua può essere descritta secondo cinque fondamentali assi di variazione sociolinguistica (mettendo cioè in relazione le scelte linguistiche con altri di tipo sociale): 1. la variazione diacronica (variabile «tempo»), che riguarda le trasformazioni che la lingua subisce nel corso del tempo 2. la variazione diatopica (variabile «spazio»), che permette di distinguere i dialetti, le varietà regionali, ovvero il mutare della lingua a livello geografico; 3. la variazione diamesica (variabile «canale comunicativo»), che distingue linguisticamente i testi scritti, parlati e trasmessi attraverso altri canali (telefono fisso o mobile, altoparlante, radio, tv, Internet, ecc.); 4. la variazione diafasica (variabile «situazione comunicativa»)j che dipende dai ruoli reciproci degli interlocutori, dall’argomento, dalle funzioni comunicative e distingue il registro aulico, formale, informale e trascurato, il linguaggio e distingue il registro aulico, formale, informale e trascurato ecc. 5. la variazione diastratica (variabile «caratteristiche del pariante») influenzata dallo strato sociale a cui appartiene il parlante, dalla sua cultura, età, dalle competenze sono tipici dell’oralità: altezza, intensità della voce, tono, curve intonative). TRASFERIMENTO: Durante il trasferimento si realizza, nel caso della traduzione scritta, quella profonda compenetrazione del testo da parte del lettore/traduttore che va sotto il nome di «circolo ermeneutico», attraverso un continuo rimando a le ipotesi interpretative e la ricerca nel testo di conferme o smentite a tali ipotesi. RISTRUTTURAZIONE: La «ristrutturazione» indica la fase in cui il metatesto prende corpo. nella ristrutturazione si terrà conto delle informazioni ottenute dall’analisi sociolinguistica e dalla ricerca della dominante e delle sottodominanti del prototesto, e al tempo stesso sì procederà all'elaborazione del metatesto anche in base alla rete di informazioni derivanti dal contesto in cui questo andrà a inserirsi. la ristrutturazione dovrà garantire che l’impatto della traduzione sui suoi destinatari sia quello che era stato previsto per il prototesto. DAL PROCESSO AL PRODOTTO: LA LINGUA DELLE TRADUZIONI Un filone di studi linguistici e traduttologia si occupa degli effetti delle strategie induttive sulla lingua usata nelle traduzioni, di cui sono state individuate caratteristiche e formali ricorrenti. Secondo Hatim e Munday (2004, p- 7) è una lingua: - più standardizzata; - minore variazione, maggiore coesione ed esplicitezza rispetto alla lingua d’uso - con alta frequenza di calchi, interferenze, forestierismi Anche Cardinaletti e Garzone (2004) giungono a conclusioni simili. In base alla loro indagine la lingua delle traduzioni mostrerebbe: - Strutture fissali più semplici; - presenza di glosse e spiegazioni; - interferenze (spiegabili confrontando la traduzione con il prototesto) L’analisi della lingua dei testi tradotti, indipendentemente dalla lingua del prototesto e da quella del metatesto, ha fatto perfino ipotizzare l’esistenza, nella mente di «universali della traduzione» che riecheggiano gli «universali linguistici» ipotizzati da Noam Si tratterebbe, secondo la definizione di Mona Baker (1993, p- 243) di features which typically occur in translated rather than original utterances and which not the result of interference from specific linguistic items». questo non implica, però, che siano fenomeni universali di tipo deterministico, si tratta piuttosto di comportamenti traduttivi ricorrenti, spiegabili su basi probabilistiche. Recentemente anche l’italiano delle traduzioni è stato oggetto di attente analisi linguistiche. Secondo Cardinalem e Garzone (2005) gli aspetti sintattici e semantico-pragmatici dell’italiano in traduzione sono in parte tei dalle produzioni spontanee nella stessa lingua, con una evoluzione per certi aspetti diversa da quella dell’italiano neostandard. Dall’esame di traduzioni in italiano di testi francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli e russi, i due autori hanno rilevato tratti ricorrenti dovuti a tendenza conservatrice («normalizzatrice») che mantiene certe caratteristiche che tendono invece a scomparire dallo standard e dall’uso nativo spontaneo sembrano causati da questa tendenza alla normalizzazione. PROBLEMATICHE CAPITOLO 1.2 Vi sono dei fenomeni linguistici che comportano delle scelte traduttive sulla base delle coordinate del prototesto, ossia: I’anisomorfismo, la connotazione, i neologismi e la devianza linguistica, i giochi di parole e la presenza più lingue nello stesso testo. 1.2.1 Ansimorfismo questo è un fenomeno per cui due lingue differenti danno forma linguistica diversa agli stessi concetti, di modo che due segni con un ambito assai simile presentano spesso significati non perfettamente sovrapponibili: per esempio i significati resi in ingl. da house e home sono espressi dall’italiano casa, viceversa all’italiano bosco e legno corrisponde l’inglese wood. Gli studi di linguistica contrastiva hanno messo a fuoco i vari punti di contatto e di dissimmetria fra coppie di lingue e forniscono indicazioni preziose sui «punti di crisi» che il traduttore tratterà con particolare attenzione. Si pensi per esempio a: - la diversa segmentazione della realtà che determina un diverso grado di polisemia delle parole: per esempio in italiano il verbo mangiare copre uno spettro più ampio di significati rispetto al tedesco essen, visto che mangiare si riferisce a esseri umani che,ad animali, mentre il tedesco distingue tra essen (per l’uomo e e fressen (per gli animali). - diversa posizione dei costituenti nella frase, - diverso modo di esprimere (o non esprimere) l’aspetto del verbo - possibilità/impossibilità di trovare un lemma corrispondente per ogni parola tenuto conto di tutto questo, è naturale che l’operazione concreta del tradurre confronterà continuamente con la necessità di riordinare, parafrasare, riformulare, cioè la tecnica della «trasposizione». (vedi differenza tra lingue isolanti e flessive p. 26) 1.2.2 connotazione nella realizzazione del metatesto il traduttore, oltre a risolvere problemi di amorfismo linguistico, deve infatti tener conto del fatto che i significati delle parole possano andare anche al di là del loro senso letterale. La denotazione indica il significato primario e relativamente fisso, mentre la connotazione indica un significato aggiuntivo, che può variare a seconda del contesto, quindi della persona, della cultura, della situazione in cui l'enunciato viene prodotto. 1.2.2.1 la pronuncia straniera spesso un personaggio di fiction (cinematografica, teatrale o letteraria) viene dalla sua pronuncia straniera in relazione agli stereotipi a cui questa è associata nella cultura in cui l’opera è stata prodotta. (esempi p. 27) 1.2.2.2 gli idioletti substandard Se il prototesto letterario contiene dei tratti di lingua substandard per caratterizzare lo stile narrativo dell’autore o la lingua di certi personaggi, il traduttore può di rinunciare a riprodurre questo tipo di connotazione (adottando la lingua standard nel metatesto) oppure può utilizzare anche nel metatesto una varietà che trasmettere una connotazione simile a quella dell’originale. (esempi p. 28, 29, 30) 1.2.3 neologismi e devianza linguistica 1.2.3.1 I neologismi il prototesto può contenere dei neologismi die il traduttore dovrà comunque interpretare e riprodurre nel metatesto. Si tratta di una caso frequente nella traduzione saggistica, in cui nuovi concetti vengono spesso associati dall’autore a parole di sua invenzione. Lo abbiamo visto, per esempio, nei tre tipi di traduzione individuati da Jakobson (1959) intralinguistic, iterlinguistic, intersemiotic, facilmente tradotti in italiano mediante la tecnica del calco neologismi «interlinguistico, intralinguistico, intersemiotico». Quando il ferimento da una lingua all’altra è più problematico si tende a tradurre indicando come glossa il termine originale. Nei testi tecnico-scientifici il neologismo, specialmente se in una lingua a grande diffusione come oggi è l’inglese, tende ad essere mantenuto inalterato anche della medicina, della tecnologia,’ dello sport: si pensi a parole come download. check-up, radar, assist. I neologismi del linguaggio giovanile, spesso utilizzati nella letteratura rivolta a questo tipo di lettori, rappresentano un’altra sfida per i traduttori che, oltre a interpretarli correttamente, devono anche cercare degli equivalenti nel linguaggio in uso nella società dei propri destinatari. E visto che si tratta di una varietà continua evoluzione, è indispensabile che il traduttore si aggiorni costantemente. Un caso particolare di neologismo è Hapax, cioè la parola che compare parola che compare inimica volta nell’opera di un autore o in un singolo testo e non viene successivamente mai più attestata. Il traduttore che incontri questo tipo di “neologismi assoluti” può decidere di ricrearli a sua volta nel metatesto oppure di tradurli con una parola già esistente, rinunciando così alla carica di innovatività che li caratterizza. L’hapax è un fenomeno presente in letteratura in ogni fase di forte creatività linguistica. Dante ne è forse l'esempio più illustre, se consideriamo che molti dei neologismi che introduce sono entrati a far parte dell’italiano e solo un centinaio sono le parole nuove rimaste isolate. (vedi esempi p. 32) 1.2.3.2 la devianza linguistica La devianza linguistica si presenta in varie forme e si adatta a diversi usi: può essere utilizzata per caratterizzare i personaggi in letteratura, come elemento di comicità, come artificio stilistico. A proposito della devianza linguistica come caratterizzazione dei personaggi nella letteratura, nel suo saggio La malalingua Trifone ricorda e analizza in particolare le parole volgari e espressive usate da Dante, udii Divina Commedia (specialmente nella prima cantica Inferno), il realismo e le deformazioni della lingua del teatrale, sgrammaticature del Verga, di Svevo e degli scrittori contemporanei, i linguaggi giovanili e le nuove tendenze linguistiche che mescolano tecnicismi, forestierismi, e dialetto, con «contaminazioni dell'informale e del popolare con il tecnologico. Anche in questi casi il traduttore è davanti ad una scelta: neutralizzare o meno la devianza (nel caso ci si renda conto che si tratta di una dominante del testo, ie quando da luogo ad un effetto comico). (esempi p. 34, 35) 1.2.4 giochi di parole (puns) Dirk Delabastita se ne è occupati individuando, otto diverse tecniche per risolvere la questione della presunta «intraducibilità» dei giochi di parole: 1. pun→ pun: sostituzione del pun del prototesto con un pun diverso nd metatesto; 2. pun→ non-pun: il pun viene tradotto in una frase che non contiene giochi di {non-panning phrase) ; 3. pun→ artificio retorico: il pun viene sostituito da un artificio retorico che si basa su un gioco di parole (per esempio ripetizione, allitterazione, ironia); 4. pun→ zero: la parte di testo che contiene il pun viene eliminata (cancellazione); 5. pun ST=pun TT: traduzióne letterale del pun, 6. non pun→ pun. introduzione di un pwi in un punto die nel prototesto non giochi di parole (compensazione); metodi permettono di realizzare l’approccio comunicativo: il metodo situazionale. funzionale-nozionale, lessicale, interculturale, etc.); - la scelta delle tecniche che rispecchiano meglio il metodo scelto secondo i singoli casi da affrontare (per es. in glottodidattica se si adotta un metodo situazionale si privilegeranno tecniche come il roleplay la drammatizzazione di dialoghi contestualizzati…) 1.3.1 l’approccio traduttivo non va dimenticato che la scelta dell’approccio (e di conseguenza quella del metodo e delle tecniche traduttive) dipende dall’analisi del prototesto. In particolare, abbiamo visto nel modello della, teoria funzionalista, i fattori più importanti determinano le scelte traduttive sono lo scopo del prototesto e il destinatari del metatesto. In questo paragrafo presenteremo alcune opzioni di fondo, lungo vari continua di cui individuiamo i poli opposti, considerando che esistono sempre delle scelte intermedia fra: - Apriorità alla forma- priorità al contenuto; - connotazione -neutralizzazione - straniamento - addomesticamento - priorità al prototesto - priorità al destinatario; - visibilItà- invisibilità (del traduttore). 1.3.1.1. priorità alla forma vs priorità al contenuto il traduttore può scegliere preliminarmente un approccio che nella traduzione in metrica privilegi il verso originale (quindi la forma del prototesto) o il senso della poesia. È quanto suggerisce James S. Holmes individua quattro tecniche traduttive che, a partire da una poesia, permettono di realizzare una sua traduzione in versi: 1. traduzione mimetica: la forma (F) del verso della poesia originale (p) è essenzialmente simile (=) alla forma del verso della metapoesia (mp); 2. analogica: la forma (F) del verso della poesia originale (p) sta alla tradizione poetico-letteraria (PT = Poetic Tradition) della lingua di partenza poetico- letteraria di arrivo (tl = target language) ricoprendo la medesima funzione; 3. traduzione estranea: la metapoesia è calata in una forma non presupposta forma né dal contenuto della poesia originaria (Fp O Cp). Il contenuto della metapoesia (Cmp) trae spunto dalla poesia originale, ma non va a terramare k forma della metapoesia (Fmp), che a sua volta acquista indipendenza dalla forma della poesia originale. le prime due soluzioni possono essere considerate tecniche ascrivibili all’approccio traduttivo orientato alla forma che sia «equivalente» a quella della poesia di partenza. La prima può realizzarsi in un metodo traduttivo diretto (stessa forma del verso nel prototesto e nel metatesto), mentre la seconda usa un metodo obliquo (la forma del verso del prototesto viene resa con una forma diversa, ma corrispondente allo stesso genere poetico, modo che il metatesto, ovvero la «metapoesia», possa inserirsi in una corrente letteraria funzionalmente corrispondente nella cultura di arrivo). La terza soluzione è ispirata all approccio che privilegia il contenuto (in questo caso il risultato è una metapoesia che. utilizza una versificazione diversa dall'originale) . 1.3.1.2 connotazione vs naturalizzazione Mantenere le caratteristiche di stile o di lingua che connotano il prototesto (nel caso per esempio del testo letterario o dell’opera cinematografica) rappresenta un’altra scelta di fondo che comporta poi l’adeguamento coerente di tutti gli interventi processo traduttivo. In questo caso l’approccio sarà quello della «connotazione». Se invece la resa per esempio delle varietà di registri, della mescolanza di codici, degli idioletti dei personaggi, ecc. risulta troppo complessa o se queste caratteristiche non reputano fondamentali (cioè non rappresentano una «dominante» da riprodurre nel metatesi»), l'approccio da seguire sarà quello della «neutralizzazione». 1.3.1.3 straniamento vs addomesticamento Se la traduzione riguarda un testo realizzato nel passato, è consigliabile «trasferirlo» nella cultura in cui si inserirà il metatesto? o viceversa è meglio portando il lettore del metatesto verso la lingua e la cultura del prototesto, aiutandolo a attraversare il tempo e lo spazio mediante scelte volutamente stranianti, che lo costringano a percepire l’intervento di parziale adattamento? In riferimento alla traduzione di un testo lontano a livello di tempo e di spazio, sono possibili due approcci opposti: 1. lo «straniamento» (foreignization) che prevede il mantenimento dei riferimenti temporali ri temporali (storicizzazione) e spaziali (esotizzazione); 2. Addomesticamento» (domestication) si realizza attraverso la sostituzione equivalenti culturali della cultura ricevente, sia a livello di tempo (attualizzazione che di spazio (localizzazione). Esiste però anche un approccio intermedio, die tende a rendere neutri i riferimenti tempo- spaziali del prototesto: l'universalizzazione a livello di tempo (acronizzazione) c di spazio (atopizzazione). 1.3.1.4 priorità al prototesto vs priorità al destinatario Riprendendo ‘il modello di Newmark (1981) che distingue la traduzione semantica e la traduzione comunicativa, possiamo dire che nel primo caso si può riconoscere un approccio che dà la priorità al prototesto, nel secondo un approccio antitetico, che dà la priorità ai destinatari del metatesto. Anche nella distinzione tra «decentramento» e «annessione» si rispecchia, da un punto di vista diverso, la stessa della priorità al prototesto o al destinatario: - con il decentramento (che da priorità al prototesto) si instaura un rapporto tra due testi in due lingue-culture che comporta una presa di posizione da parte del traduttore a favore della cultura del prototesto; - con l’annessione (che dà priorità al destinatario) si opera come se il testo di partenza fosse scritto nella lingua di arrivo, senza tener conto delle differenze di epoca, cultura e struttura linguistica. - La maggiore/minore priorità al prototesto o al destinatario del testo tradotto sono anche due poli del continuum individuato da Mary Snell-Homby nd suo «approccio integrato. Un caso in cui la priorità viene sicuramente data ai destinatari è quello del doppiaggio di un'opera cinematografica: realizzata da un'équipe di professionisti, è molto spesso una forma di adattamento più che una traduzione. Anche Christiane Nord, nel suo approccio funzionalista alla traduzione distingue due atteggiamenti opposti nell’affrontare l'operazione del tradurre: - a scopo documentaristico è orientata al prototesto nella misura in cui cerca di renderlo accessibile al lettore mediante note, spiegazioni, glossari, parti di testo in lingua originale, ecc. - la traduzione a scopo strumentale è orientata al destinatario nella misura in cui intende offrirgli un testo che possa essere percepito come un originale realizzato nella sua lingua per uno specifico scopo comunicativo. Questo è l’approccio traduttivo usato sia nelle traduzioni che mantengono nel metatesto la stessa funzione del prototesto (per esempio i libretti di istruzioni o le lettere commerciali). 1.3.1.5 visibilità vs invisibilità del traduttore (vedi p. 54 e 55 tabella) 1.3.2 il metodo traduttivo Nel loro studio sulla stilistica comparata del francese e dell’inglese canadesi Jean-Paul Vinay e Jean Darbelnet individuano due metodi da loro definiti strategies per affrontare la traduzione: - traduzione diretta, che si realizza mediante le tecniche del prestito, del della traduzione letterale ; - induzione obliqua (che si realizza mediante le tecniche della trasposizione, della modulazione, dell’equivalenza, dell’adattamento. quello preferibile, secondo i due autori, è il metodo «diretto». In certi casi, però, questo metodo non è applicabile: una traduzione letterale potrebbe infatti risultare inaccettabile (perché potrebbe trasmettere un o non avere senso). Solo nel caso di inapplicabilità del metodo diretto, Vinay e Darbelnet suggeriscono di ricorrere al metodo «obliquo», adottando cambiamenti strutturali, semantici o culturali nel passaggio dal prototesto al metatesto. Ragionando per opposizioni (nell'ambito della traduzione da lingua a lingua), Joseph L. Malone (1988, p-15) distingue otto procedimenti traduttivi antitetici che possono applicarsi al trattamento del lessico: - equazione e sostituzione (Equation uni Substitution): nel primo caso il traduttore fa ampio uso di prestiti e calchi, mentre nel secondo tende a sostituire gli elementi estranei con parole di colorito locale a livello semantico (per esempio nei proverbio it La Goccia che ha fatto traboccare il vaso- The straw that ‘roke the camels back); - divergenza vs Convergenza (Divergence and Convergence) nel primo caso si manifesta il rapporto «uno-tanti») cioè quando una data stringa di testo ha diversi possibili traducenti nell’altra lingua (per esempio ingl. cram - it. panna e crema) - amplificazione vs riduzione( Reduction)-. si tratta, dell’aggiunta o dell’eliminazione di parti del testo originale die portano o eliminano informazioni di contenuto. Nel primo caso l’aggiunta può riguardare qualche inserito per far sì che il metatesto diventi più comprensibile al lettore della cultura ricevente, mediante note a piè di pagina o in chiusura, glossari. La riduzione invece ìndica la necessità di omettere informazioni che non si possono trasmettere (come nel caso della censura), che risulterebbero incomprensibili (per esempio nel caso di culturali a realia ignori ai destinatari del metatesto). - diffusione vs condensamento (Diffusion Condensation): si tratta qui di una espansione o restrizione formale del testo dal punto di vista linguistico.). Il primo metodo essere adottato nel doppiaggio per riempire un vuoto linguistico e risolvere il problema della sincronizzazione labiale. Il secondo metodo invece è caratteristico della traduzione per i sottotitoli che devono rendere in forma sintetica il contenuto del testo sonoro. a questi Malone aggiunge un ulteriore procedimento traduttivo, obbligatorio quando emergono differenze strutturali fra le lingue in contatto: - riordinamento (Reordering): adattamento alle regole sintattiche della lingua del metatesto (per esempio ingl. black and white -it bianco e nero) in realà la divergenza, la convergenza e il riordinamento possono considerarsi tecniche applicabili a singole unità traduttive, mentre le altre strategie ci sembrano suggerire piuttosto Lo scopo (o «funzione») che il testo ha come obiettivo principale nella comunicazione è la variabile fondamentale, in base alla quale Werlich ha costruito la sua teoria. Ecco i cinque tipi testuali individuati da Welrich: 1. il testo narrativo inette a fuoco le azioni, i rapporti fra «prima» e «dopo» e la loro percezione lungo l’asse temporale (per esempio raccontare un fatto o una storia). 2. il testo descrittivo mette a fuoco gli oggetti e i fenomeni visti in un contesto spaziale (per esempio nel descrivere un oggetto, un luogo, una persona). 3. il resto argomentativo inette a fuoco le relazioni fra concetti in base a giudizi e motivazioni (per esempio per esprimere il proprio parere su un tema controverso, per sostenere una tesi attraverso un ragionamento logico): l’obiettivo è quello di convincere il destinatario della bontà di una tesi facendo appello al ragionamento logico. 4. il testo espositivo (o «informativo») mettere a fuoco la comprensione dei concetti attraverso l’analisi e la sintesi (per esempio per fornire notizie utili su personaggi, argomenti o fatti) : ha lo scopo di arricchire le conoscenze del destinatario su un determinato problema. 5. il testo regolativo mette a fuoco il comportamento futuro dell’emittente e dei suoi destinatari, cercando di influenzarlo (per esempio per far rispettare delle regole; per imporre obblighi e divieti, offrendo consigli): fornisce norme, prescrizioni o istruzioni e richiede che il destinatario riconosca l'autorità dell’emittente. Tuttavia, nella realtà è difficile trovare un tino testuale «puro», visto che lo stesso testo può svolgere prevalentemente una delle funzioni individuate da Werlich, ma più funzioni possono anche coesistere. 2.1.1.2 i tipi testuali secondo Francesco Sabatini (1999) Un’altra classificazione dei testi è quella «pragmatica» di Francesco Sabatini, che propone di catalogarli in base al loro grado di rigidità/esplicitezza, oltre che alla funzione per cui sono stati prodotti, considerando la quantità e qualità dei vincoli interpretativi: - testi con discorso molto vincolante, die hanno anche un grado massimo di esplicitezza e rigidità (sono detti infatti anche «testi chiusi»), per esempio ì testi Settoriali (scientifici, tecnici, giuridici); - testi con discorso mediamente vincolante, per esempio i testi espositivi, educativi, divulgativi; - (testi con discorso poco vincolante, che hanno anche un grado minimo di esplicitezza e rigidità (sono detti infetti anche «testi aperti»), per esempio i testi letterari in prosa e poesia. 2.1.2 testi e contesti per l’analisi traduttologica Mary Snell-Hornby fonda il suo «approccio integrato» (Snell-Hornby 1988-1995) su un quadro teorico die ha lo scopo di abbracciare, attraverso il concetto di continuum, tutti i tipi traduttivi, individuati secondo una serie di assi di variazione, il primo asse di questo modello comprende ce macroaree: - traduzione letteraria {literary translation); - traduzione generalista (general language translation); - traduzione spedalizzata (special language translation). Ciascuna di queste aree non va considerata, secondo l’autrice, come un settore chiuso, bensì come un ambito dai confini sfumati, che vanno dalla massima «apertura» interpretativa (quella dei testi letterari) alla massima «chiusura interpretativa» (quella dei testi tecnico-scientifici). La stessa opposizione tra «testo aperto e testo chiuso» viene proposta da Werner Koller (Koller 1979, pp. 272-300) con la distinzione fra testi “immaginari” testi «realistici», secondo i dei criteri applicati alle loro traduzioni (dal punto di vista delle sanzioni sociali, delle conseguenze pratiche, del giudizio estetico, delle dimensioni intralinguistica, socioculturale e intertestuale). Ma partire solo da criteri di tipologia testuale non basta. I contesti stessi in cui si realizza una traduzione sono spesso particolarmente te rilevanti e determinano, insieme all’argomento del testo, alle sue funzioni, al canale comunicativo, ai destinatari, ai committenti e all’uso che questi faranno del testo tradotto, specifiche problematiche da risolvere nel processo traduttivo. 2.1.2.1 canali codici e contesti comunicativi Una tassonomia di tipologie traduttive, basata sui diversi canali comunicativi, permette di tenere conto dì queste variabili: - le variabili diamesiche della lingua (scritta, orale e trasmessa attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione); - la loro combinazione con altri codici comunicativi ohe a quello verbale in particolare le immagini (codice iconico) e la musica (codice melodico); - la rilevanza del contesto comunicativo sulla realizzazione e sull’ esito stesso della traduzione. In base a questi tre parametri possiamo distinguere così tre macrotipi testuali in funzione traduttologica: - la traduzione scritta, che riguarda i testi tradotti per essere letti (testo Sacro, testo letterario in prosa, testo letterario in poesia, testo settoriale), - la traduzione multimediale, che riguarda i testi tradotti che raggiungono il destinatario attraverso il canale verbale e/o sonoro e/o visivo (fumetto, testo teatrale, testo cantato, ecc) - la traduzione orale e trasmessa, che riguarda i testi tradotti oralmente nell’interazione in presenza o a distanza ma non in differita (interpretazione simultanea, interpretazione consecutiva, interpretazione di trattativa, ecc) 2.1.2.2 grado di asimmetria traduttiva fra autore e traduttore I generi mali che interessano la traduzione possono essere categorizzati anche base ai diversi gradi di asimmetria comunicativa fra autore e traduttore/ i. Il massimo grado di asimmetria, che comporta anche la scelta di strategie traduttive orientate verso il testo di partenza (traduzione letterale, storicizzazione, visibilità del traduttore, ecc.) riguarda il testo sacro in cui il traduttore si confronta con la divinità stessa o con il profeta che parla in nome della Divinità (il Corano). Anche il testo letterario (narrativo, poetico, teatrale) pone il traduttore di fronte al compito di misurarsi con l'autore/artista, verso cui nutre un rispetto tanto maggiore quanto più grande è la sua fama. Diverso è il caso del testo tecnico-settoriale, in cui l'asimmetria riguarda piuttosto le competenze specialistiche sulla materia. Un rapporto più paritario ria emittente e traduttore emerge nella traduzione e nell’interpretazione di trattativa e di comunità: qui la mediazione consiste nel giungere ad un accordo e la traduzione/interpretazione rappresenta solo una componente fra le altre, di natura anche psicologica se non addirittura di contenuto (non è raro il caso dell'interprete che interviene nel merito della questione, dà consigli, partecipa in maniera arriva all’ elaborazione collaborativa del discorso). Infine, la traduzione audiovisiva (per il doppiaggio o per i sottotitoli), la traduzione del testo canuto e la traduzione del testo in Rete (localizzazione di testi plurilingui in Internet), vedono spesso un vero e proprio ribaltamento dei ruoli dell’autore e del traduttore. Dato che in questi casi il destinatario del metatesto è il fulcro di tutta l’operazione induttiva e che lo scopo primario è quello di ottenere un messaggio vincente per un nuovo pubblico, la traduzione sconfina nell’adattamento e diventa vera riscrittura, ispirata più ai nuovi destinatari che al testo fonte. 2.2 LA TRADUZIONE DEL TESTO SACRO Per testo sacro si intende il libro direttamente ispirato da Dio o dal fondatore di un movimento religioso, di cui esprime il pensiero, talvolta raccolto di prima mano dai fedeli. Il testo sacro è per definizione un testo scritto (non a caso si definisce anche «Sacra Scrittura»), che nel caso delle grandi religioni risale a epoche remote ed è stato tramandato di generazione in generazione, prima grazie alla trascrizione manuale dei testi, poi mediante la pubblicazione a stampa e il rigoroso controllo delle traduzioni realizzate per raggiungere un numero sempre maggiore di fedeli. Sono per questo definite anche «religioni del libro» le maggiori religioni monoteiste diffuse nel mondo. Esistono poi i testi religiosi che trattano di temi legati alla fede e che sono prodótti da persone più o meno competenti di temi sacri; in questo caso si tratta di testi «specialistici» che. ben poco hanno a che vedere con le problematiche relative alla traduzione delle Sacre Scritture. il testo religioso è piuttosto un testo settoriale che tratta di argomenti sacri ed è legato ad una terminologia rigorosamente codificata e condivisa dagli esperti in materia. 2.2.2 tradurre il testo sacro la traduzione del testo sacro è stato uno dei punti di riferimento delle teorie e della pratica della traduzione attraverso i secoli, sia in Occidente che in Oriente. In Oriente(in’ particolare in Cina)La Traduzione del testo sacro era tradizionalmente improntata ad una esigenza pratica di divulgazione della religione buddista. L’adattamento del testo era funzionale agli scopi, il traduttore doveva primariamente tener conto dei suoi interlocutori e poteva adattare il testo sacro senza preoccuparsi eccessivamente della fedeltà all’originale. In India i traduttori dei testi sacri erano invece considerati parte di un tutto che ingloba l’autore, il traduttore e il testo. Diversamente, in ambito musulmano, la parola divina espressa nel Corano era (ed è) considerata sacra al punto da essere indissolubilmente legata alla lingua in cui è espressa, cioè l’arabo classico. Il Corano, dunque, è ‘per principio intraducibile. In Occidente, invece, la traduzione della Bibbia nell’ambito delle religioni ebraica e cristiana, presenta una realtà molto diversa, basata essenzialmente sul rispetto devoto e assoluto per l’originale, e solo in secondo luogo alla sua comprensibilità in funzione dei destinatari. Il concetto di «fedeltà» alla Parola Divina ha tenuto a lungo i traduttori ancorati alla necessità di allontanarsi solo il minimo indispensabile dalla forma dell’originale. La traduzione della Bibbia in ambito ebraico ha tenuto a lungo impegnati i teologi prima, ancora che i traduttori, visto che tradurre l'Antico Testamento (un emanato da Dio stesso) mette il traduttore di fronte a un compito quasi impossibile. Anche in seno al cristianesimo la traduzione della Bibbia (contenente sia il Vecchio che il Nuovo Testamento) ha rappresentato sempre una sfida per i traduttori che, attraverso i secoli, si sono occupati di trasferire in latino e nelle altre lingue, la Parola di Dio dall’originale in lingua ebraica, aramaica o greca: non bisogna dimenticare che la Bibbia è l’opera più tradotta di tutta la storia dell’umanità. Questa operazione, lenta e faticosa specialmente nei primi secoli, ha creato le basi per una lunga «questione» in seno al mondo cristiano e ebraico da quando nel 390 d.C. Girolamo realizzò la versione della Bibbia in latino (accreditata dalla Chiesa cattolica come Vulgata) fino ad arrivare al XVI secolo con la pubblicazione Bibbia di Martin Lutero in lingua tedesca (1524). Proprio da questa traduzione “«non autorizzata» (e dalle altre che le fecero seguito)
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