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Riassunto completo e molto dettagliato del libro ecologia dei media del professore Fausto., Appunti di Sociologia Dei Media

Riassunto completo e molto dettagliato del libro ecologia dei media del professore Fausto Colombo (esame voto 28). Tutti i capitoli riassunti

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 24/01/2024

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Scarica Riassunto completo e molto dettagliato del libro ecologia dei media del professore Fausto. e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Media solo su Docsity! RIASSUNTO DI: VERITA’ E DEMOCRAZIA SULLE ORME DI MICHEL FOUCAULT by Fausto Colombo - Negli ultimi anni è emerso nuovamente la problematica che coinvolge il rapporto tra politica e verità - Le democrazie occidentali devono confrontarsi con la post-verità - Eventi politici come la Brexit sono stati connessi a massicce campagne di disinformazione - Il covid-19 ha messo in luce il fenomeno dell’infodemia - Guerra russo-ucraina ha mostrato la misinformazione in tutte le guerre Questi esempi svelano i problemi di correttezza dell’informazione e della difesa del vero e ciò è stato accentuato dal contesto mediatico (social, media e piattaforme) La comunicazione negli anni Duemila è molto più articolata e stratificataà le democrazie consolidate infatti devono necessariamente interagire con attori dell’informazione per limitare i danni creati dalla falsità e dalla contraffazione delle notizie e pertanto si limita almeno parzialmente la libertà di espressione dei cittadini in nome della difesa del diritto a informazioni corrette Si pone nelle democrazie odierne il tema della verità, da intendere come base della convivenza civile e dell’azione politica Michel Foucault, tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’80 si interrogava nei suoi così al Collège de France proprio sul legame tra verità e politica nella società antica e sulla costruzione del discorso Contesto della riflessione foucaultiana: ■ Reaganismo e thatcherismo in relazioni alle radici del neoliberalismo ■ Lotta di Solidarnosc contro il potere filosovietico polacco→approfondire ■ Rivoluzione khomeinista in Iran→ approfondire ■ Epidemia di HIV, “il cancro degli omossessuali” Le lezioni di Foucault sono state utilizzate recentemente anche in modo in proprio, ad esempio se ne è discusso per le sue riflessioni sul potere e la reclusione in relazione al lockdown o per la sua difesa delle scelte critiche e antigovernative utilizzata in relazione ai vari oppositori come no mask, no vax, no green pass Ma le lezioni di Foucault devono essere utilizzate per comprendere come i paradigmi di verità vadano studiati analizzando la storicità del contesto e le ragioni del loro formarsi L’intento di questo libro è indagare le politiche della verità = fondamentali legami per cui i governi fondano le proprie scelte su riferimento al vero e le società articolano le proprie convinzioni e le idee collettive in autentici paradigmi di verità/falsità Si parla di regimi di verità L’oggetto degli ultimi corsi di Foucault ci permette di fare critica, di attualizzare Foucault à la società ateniese del periodo aureo che, contrapposta al nostro presente, diverge in particolar modo per la forma della democrazia e le modalità/i contesti di dibattito pubblico Oggi cambiano gli spazi e la struttura del discorso pubblicoà la narrazione del reale viene prodotta dai mezzi di comunicazione di massa in grado di produrre realtà alternative, ciò avviene anche per il discorso politico che perde la sua forma dialogica per divenire un flusso comunicativo monodirezionale alla cui origine si trovano grandi soggettività politico- economiche o mediatiche e alla cui foce si trovano i destinatari divenuti audience indistinta Tuttavia, è necessario presentare che il ruolo dei media nelle democrazie viene visto come una garanzia del cittadino poiché le agenzie informative hanno la possibilità di indagare e verificare la qualità del comportamento dei governi e della loro comunicazione, il cittadino riesce così ad operare delle scelte politiche sulla base di informazioni corrette Terzità, è la condizione che i media devono assumere per operare democraticamente e fare da intermediario tra poteri e cittadini è la condizione del pluralismo e indipendenza La rete ha reso possibile un discorso pubblico senza tempi o spazi privilegiatià es. forum e webà sembrano riprendere le caratteristiche dell’assemblea ateniese sebbene il dibattito sui social sia in realtà intermediato da algoritmi che creano specifiche audience attraverso filter bubbles Infine, le ultime riflessioni foucaultiane che si collocano nei primi anni 80 mostrano il ruolo dell’intellettuale e la parabola del neoliberalismoà alla fine degli anni 80 il ruolo dell’intellettuale è cambiato enormemente, come si è notato durante la pandemiaàtotale rinuncia della dimensione critica e autocritica che problematizza piuttosto che affermare, le voci degli esperti si sono perse nel mare di discorsi di soggetti tecnicamente incompetentiàvi è la fine del riconoscimento dell’intellettuale come persona dotata di formazione specifica La pandemia ha poi messo in discussione i paradigmi neoliberisti (ideologia economico- politica che ha portato alla crescita della disuguaglianza nelle democrazie tradizionali) in quanto la necessità di governo dell’emergenza sanitaria contrastava l’idea della privatizzazione crescente delle strutture mediche e dei costi dell’assistenzaà emerge fortemente l’esigenza del welfare e vi è un ridimensionamento dello strapotere delle multinazionali della comunicazione digitale La realtà supplementare del discorso crea un gioco di veridizione che va ad aggiungersi alla reale e lo trasforma à la posizione di Foucault viene sintetizzata dal termine “autonomia del simbolico”: i rapporti tra discorso e realtà non costituiscono l’essenza della produzione simbolica umana, le società umane hanno infatti un livello di autonomia della produzione di simboli e significati che costituisce questi ultimi come parte integrante della vita individuale e collettiva, in grado di orientare scelte e produrre cambiamenti (per le società animali invece la comunicazione è solo legata alla vita biologica) Il discorso di troppo è: - Inutileà il risultato del gioco di veridizione è minimo se paragonato al suo costo politico, economico, sociale - Polimorfoà si ricompone sempre su diversi piani e con diverse logiche - Produce effettià orienta la realtà e comporta determinati comportamenti del soggetto Es. pandemiaà diversi regimi di discorso: sanitario, politico, culturaleà in ognuno di questi livelli ci sono stati confronti tra forme veridittive e i discorsi, profondamente polimorfi, si sono quindi aggiunti alla realtà dei contagi producendo comportamenti che hanno inciso sulla realtà Questo esempio si adatta all’approccio foucaultiano e fa comprendere quanto ogni regime di veridizione, opponendosi ad altri, disegna al suo interno regole di vere e falso capaci di orientare i comportamenti dei soggetti. Il discorso è dunque reale Due livelli analizzano il tema della verità: - Logico e ci sono giochi di verità in cui essa è una costruzione e altri in cui non lo è, i costi del gioco della veridizione sono stati di gran lunga maggiori dei benefici - Etico all’orientamento al vero riguarda la scelta morale, testimoniare la verità accresce il rischio per la propria vita PARRESIA: UN CONCETTO MULTIPLO Il concetto di parresia presenta molteplici significati e applicazioni, durante l’epoca della democrazia ateniese il concetto è legato ai diritti e doveri della cittadinanza - Parlar franco, senza orpelli o secondi finià è una qualità, un dovere e una tecnica - Franchezzaà espressione diretta del proprio pensiero e convinzioni, es. Achille; Dione; Creonte Atteggiamento rischioso, soprattutto se il potere è sbilanciato a favore dell’interlocutore - Sfacciataggineà es. nell’Oreste di Euripide Parresia come atto Il valore semantico della parresia rimanda ad un atteggiamento definitorio del carattere del soggetto parlante o del suo gesto di parola ed è strettamente connesso alle condizioni entro cui è opportuno esercitare la parola ➔ dire quello che si pensa può indicare sia trasparenza e onestà sia presunzione e ignoranza È necessario analizzare la parresia come atto linguistico nel contesto delle relazioni Definizioni negativeà La parresia non è: - una strategia dimostrativaà non si dimostra ma si sostiene/asserisce - una tecnica espositiva - una maniera di insegnare - una modalità di ribattere perché il parresiasta afferma più che confrontarsi La parresia può essere messa a confronto con altri atti linguistici come, ad esempio, gli enunciati perlocutivi (L'atto perlocutorio è costituito dalle conseguenze provocate, dai risultati ottenuti tramite l'atto illocutorio. È un processo incentrato sul destinatario e non è una forza convenzionale) Ciò si evince dalla tragedia di Euripide, lo Ione, il cui centro narrativo è la scoperta della verità ma il conflitto attorno alla verità è completato dai segreti celati dei personaggi. La vicenda si risolve con alcune confessioni che mettendo al centro della trama la pratica del dire il vero La parresia è un atto profondamente umano e si costituisce come un’azione in pubblico, in un contesto di vita che può mettere a rischio il parlanteà la parresia non ha una grammatica ma costituisce piuttosto una drammatica del discorso vero: il modo in cui affermando il vero e nell’atto stesso di questa affermazione ci si costituisce come colui che dice il vero Viene messo in rilievo il legame fra libertà e verità: il parlante si assume il rischio che consiste nell’incorrere ad un limite alla libertà tuttavia il fatto di obbligarsi a dire la verità, attraverso il contenuto di ciò che si dice e attraverso il fatto che lo si dice diviene effettivamente l’esercizio più elevato della libertà stessaàColui che parla, nonostante il rischio delle conseguenze, esercita una libertà superiore che non si fa limitare dal pericolo e si costituisce come manifestazione estrema della propria condizione di scelta LA PRAGMATICA DEL DISCORSO è l’analisi di ciò che, nella situazione reale di chi parla, influenza e modifica il senso e il valore dell’enunciatoà es. affermare “la seduta è aperta” avrà un certo valore e significato differente se la situazione e il soggetto parlante fossero differenti Gli atti studiati dalla pragmatica: - manifestano la capacità del discorso di modificare la realtà - la loro efficacia deriva dalla legittimità formale del parlanteàsono efficaci condizione che chi dà l’ordine o dichiara aperta la seduta abbia l’autorità per farlo La drammatica parresiastica non si rileva solo nelle rappresentazioni teatrali ma si può estendere anche ad altri tipi di atti come gli atti di disobbedienza civile à es. alcuni scienziati durante la pandemia di COVID – 19 ritrovatosi ad influenzare con le proprie affermazioni le scelte governative, magari in contrasto con l’opinione degli stessi governanti e/o di una parte dell’opinione pubblica à l’oftalmologo cinese Li Wenliang segnalò precocemente il virus e fu perseguito dalla polizia del suo paese per aver diffuso informazioni tendenziose La pandemia ha comportato scelte politiche immediate e indicazioni che hanno fatto da guida e hanno trasportato Fauci (virologo che ha contrastato il presidente Donald Trump nell’ultima fase di mandato) su una duplice scena: ■ quella dei governanti e devono assumere o rifiutare le sue indicazioni e trasformarle in atti di governo/leggi/decreti ■ quella delle opinioni pubbliche e chi prende una posizione può esporsi all’attacco e alla minaccia, es. social media questa enunciazione pericolosa ha lo scopo di orientare le scelte politiche e giuridiche e guidare la consapevolezza dei cittadini àciò costituisce il terzo asse dell’analisi foucaultiana: la vita politica Recap dei tre assi 1. franchezza e dimensione semantica 2. rischio e dimensione dell’enunciazione 3. orientamento della collettività e dimensione politica La parresia sulla scena politica Contesto: Atene democratica e la questione della cittadinanza, dei suoi diritti e dei suoi doveri. Il diritto di cittadinanza comprende come caratteristica fondamentale la parresia, intesa in 3 significati: - morale→ la libertà di confessare la colpa che grava sulla coscienza - giudiziaria → la possibilità per chi non è potente di denunciare lo stato di ingiustizia anche contro i potenti - politica→ la libertà di parola pubblica nell’ambito delle decisioni che riguardano il futuro della polis Quest’ultima si inserisce nell’insieme di diritti di cittadinanza I tratti morfologici della democrazia ateniese descritti da Platone e Aristotele comprendevano solo: ■ Elutherìa libertà dal dominio esterno/ indipendenza e anche dal potenziale dominio interno ■ Isonomì è uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge ■ Isegoria è eguaglianza dei diritti e quindi anche del diritto di parola per tutti i cittadini Tuttavia, sul finire dell’indipendenza greca a favore del dominio macedone Polibio descrive la demokratia come partecipazione al potere di tutto il demos, l’isegoria come struttura politica sociale in base alla quale i cittadini hanno gli stessi diritti e doveri e parresia intesa come libertà dei cittadini di prendere la parolaàparresia viene quindi inserita tra gli elementi fondanti dei regimi democratici Foucault apre una distinzione sul potere psichiatri tentando una piccola storia della verità: secondo l’autore, nella storia dell’occidente erano presenti due verità - la prima verità è dimostrativa e appartiene al potere scientifico, per cui vi è una verità permanente che giace nel fondamento del mondo e può essere cercata in ogni momento e da qualunque spazio verità-cielo: non cessa di essere presente, incombere e farsi guardare - la seconda verità è quella che appare in un determinato momento il (kairòs) e che occorre indagare e catturare perché non svaniscaà verità-folgore: perché appare e sparisce solo per chi la osserva nel momento in cui si manifesta I giorni di verità sono profondamente radicati nella storia umana e sociale, hanno un forte legame con il sapere e il potere, tuttavia, guardando alla parresia come atto drammatico, Foucault analizza la discontinuità della storia ovvero quei momenti di svolta che interrogano gli uomini, la scienza e la politica e li pongono davanti a scelte che riguardano il loro futuro. Il dramma ha una specifica durata, entro cui si decide per la verità o per il suo contrario. Non c’è un tempo per una lunga costruzione delle regole del vero e del falso, il kairos invoca una decisione e l’azione del parresiasta richiede una risposta urgente dell’assemblea dei cittadini (adesione o rifiuto) La democrazia prevede una doppia responsabilità: ■ del parresiasta che spende la sua influenza e rischia in nome di ciò che vuole testimoniare per orientare la vita propria altrui ■ di chi assiste e ascolta, individualmente e collettivamente, che assume su di sé il peso del rifiuto o quello dell’accettazioneàin caso di accettazione la scelta politica sarà condivisa da chi ha parlato Il paradosso democratico si basa sul fatto che la verità può essere presente nel discorso pubblico, anche se non guida necessariamente le scelte dell’assemblea. Il ruolo dell’interlocutore o degli interlocutori del parresiasta sono un secondo tema su cui Foucault si concentraà in particolare insiste sull’enunciatore o l’enunciazione, facendo del primo l’eroe del dramma della verità. Il ruolo dell’assemblea è però cruciale in tale dramma che determina il futuro della città L’interlocutore deve affrontare la questione della differente motivazione di ascolto o rifiuto, accettazione o negazione e queste motivazioni possono essere le più varie, oscillando fra la rispondenza dei discorsi alle proprie convinzioni e ai propri interessi Il tema della parresia si sposta quindi inevitabilmente dal terreno della conoscenza a quello dell’etica CAPITOLO 2 LE POLITICHE DELLA VERITA’ NELLE DEMOCRAZIE, DURANTE E DOPO LE CRISI In occasione della pandemia di COVID – 19 Foucault ha costituito una referenza quasi obbligatoria a proposito dei temi della securizzazione e della biopolitica. Il lockdown, il coprifuoco, le politiche sanitarie di vaccinazione hanno richiamato i suoi lavori sulle modalità di controllo della lebbra, della peste e del vaiolo e sul tema della società della sorveglianza. La riflessione dell’autore sulla securizzazione, il potere e la disciplina hanno fatto da base alle più forti denunce di un presunto regime tecno-sanitario connesso a teorie complottiste. Tuttavia, le analisi Foucault sono necessarie per comprendere il fenomeno delle aleturgie ovvero discorsi che, in chiave governativa e anche in chiave di opposizione, hanno legittimato o delegittimato le azioni delle istituzioni in chiave di ricorso alla verità scientifica come guida per l’azione politica- L’esercizio del potere si accompagna a una manifestazione di veritàà Foucault definisce aleturgia proprio lo specifico legame tra manifestazione di verità e esercizio del potere. Le scelte governative della maggior parte delle democrazie hanno reso i discorsi della scienza come guide alle decisioni politiche ma si sono dovute poi confrontare con un aspetto della pandemia che è costituito proprio da discorsi: fake news, disinformazione e teorie del complotto, inglobate nella lotta al virus come elementi pericolosi per la salute collettiva Infodemia e politica della verità Analizziamo la storia semantica del termine infodemia durante l’evolvere della crisi à l’uso della parola compare già dalle prime fasi della pandemia, il 5 Marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità in un rapporto sulla situazione si concentra sul rischio di un’infodemia come danno aggiuntivo allo sviluppo delle epidemie. Le infodemie sono costituite da una quantità eccessiva di informazioni su un problema, che rende difficile identificare una soluzione. L’infodemia può diffondere disinformazione, misinformazione, pettegolezzi durante un’emergenza sanitaria e può ostacolare un’efficace risposta di salute pubblica e creare confusione e sfiducia tra le persone. Vennero presentate iniziative per ridurre il rischio infodemico poiché, durante l’emergenza, la domanda di informazioni è alta, ci sono spesso molte incognite e le persone cercheranno informazioni da fonti di cui si fidano. La proposta è quella di creare delle trust-chain, catene della fiducia, ovvero delle reti di soggetti, istituzioni, associazioni e professionisti che potessero produrre scambiare e rendere disponibili informazioni affidabili sulla pandemia. La definizione di infodemia viene da lontano, risale al 2003 e può essere individuata in un articolo scritto da David J Rothkopf in merito ai rischi informativi associati all’epidemia di Sars. Oltre all’epidemia virale si trattava di un’epidemia di informazioni, che ha trasformato la Sars, o sindrome respiratoria acuta grave, da una crisi sanitaria regionale cinese mal gestita in una debacle economica e sociale globale L'infodemia è: 1. Un fenomeno di una certa gravità (sanitaria o altro) ma localizzato in un'area del pianeta che entra nella sfera dell'informazione globale 2. Inizia a far parte della discussione globale attraverso i media tradizionali, la rete, Internet e il passaparola 3. Fino a causare conseguenze globali La proposta di intervento era quella di rendere disponibile un’informazione corretta e affidabile al pubblico critico. Il rischio infodemico veniva quindi evocato come la possibilità di ulteriori danni, basati sulla viralità informativa, e accentuati dall’attitudine delle persone a cercare informazioni da individui o organizzazioni di cui si fidano, bypassando i canali istituzionali. Richiamava quella di Rothkopf sia la definizione di infodemia delle istituzioni internazionali (come la OMS) sia la soluzione individuataà Rothkopf sosteneva che era necessario capire come queste idee venissero introdotte nella popolazione, cosa ne accelerava la diffusione, quali erano le loro conseguenze e quali focolai localizzati potevano essere contenuti. Era necessario quindi gestire efficacemente ogni focolaio e presentare i fatti in modo completo e rapido al pubblico criticoà metafora dell’informazione come malattia e della conoscenza come cura Se si controlla, senza reprimere, l’informazione si è in grado di controllare l’infodemia stessa, si legge anche nella dichiarazione congiunta dei membri del Consiglio europeo del Marzo 2020 àaffermava che avrebbero contrastato con risolutezza la disinformazione, comunicando in modo trasparente, tempestivo e oggettivo gli sforzi fatti e quello che stavano facendo, rafforzando così la resilienza della società. Anche l’Onu attiva delle iniziative per contrastare la pandemia: I team nazionali delle Nazioni unite e le missioni sul terreno stanno utilizzando tutti i canali disponibili come radio e social media per dissipare le voci e contrastare la disinformazione; tramite Whatsapp e Facebook l’OMS ha lanciato servizi di messaggistica dedicati in diverse lingue per condividere indicazioni critiche sul COVID – 19. In questo scenario non si intravedevano ancora le strette esigenze di governamentalità, la nozione di infodemia, tuttavia, è destinata a cambiare rapidamente di governi democratici definisce come ogni altra aleturgia i confini netti che distinguono il velo dal falso, il legittimo dall’illegittimo e i sostenitori del primo e del secondo caso. La chiamata alla responsabilità investe in primo luogo i media e le piattaforme. Il compito di queste è di agire in sintonia con lo sforzo delle istituzioni, promuovendo fonti di informazioni autorevoli, limitando l’apparizione di informazioni false ed eventuali comportamenti manipolatori, attivando fact-checkers e ricercatori, fornendo sovvenzioni e spazi pubblici gratuiti a organizzazioni governative nazionali e internazionali per promuovere campagne di informazioni sulla pandemia. Un altro esempio è rappresentato dall’invasione russa dell’Ucraina dove le democrazie e le piattaforme hanno accentuato le politiche di lotta alla propaganda e alle fake news, la Russia in opposizione ha bandito i principali social network del proprio territorio chiudendone l’accesso. Durante la pandemia i cittadini divengono attori della politica della verità: un documento dell’OMS sintetizza dei suggerimenti agli utenti per non farsi influenzare dalle fake news e per non diventare complici della disinformazione Linee scure = notizie false o non verificate che si interrompono quando un utente si comporta correttamente interrogandosi sulla credibilità dei contenuti, verificando le fonti, interrompendo l’ulteriore diffusione di fake news non condividendole Vi sono anche alert sulle strategie e i comportamenti malevoli, come riconoscerle combatterliàuna serie di documenti comuni elaborati dalla commissione europea e dall’UNESCO per mettere in evidenza i rischi delle teorie della cospirazione Aleturgie alternative Limitandoci ai paesi formalmente democratici, possiamo osservare che, alcuni dei loro leader hanno messo in discussione gli allarmi provenienti dalle istituzioni scientifiche nazionali e sovranazionali nel primo anno di pandemia. Laddove la saldatura si è verificata (per esempio in Italia), le politiche adottate sono state contestate, duramente sia sul piano dell’opposizione intellettuale, sia su quello delle manifestazioni in piazza. Possiamo osservare una contestazione alle stetti e di governo in quanto tali, sulla convinzione che i paradigmi proposti dalla scienza istituzionale non sarebbero affatto adottati con finalità di salute pubblica, ma maggior controllo sui comportamenti individuali, fino al limite del totalitarismo. Questo tipo di opposizione sembra rimandare a una forza che Foucault ha descritto, la rivoluzione iraniana. Durante le prime sollevazioni popolari Il termine infodemia è passato da - indicare un’idea di un fenomeno puramente informativo,contrastato solo sul piano di una blanda politica monetaria della buona informazione - a un fenomeno di salute pubblica, che investe una sfera governamentale più ampia e più profonda e che tocca la delicata sfera dei comportamenti individuali contro il regime dello Scià, Foucault guardò al complesso movimento rivoluzionario come a una nuova strada di contestazione del potere per la sua aspirazione religiosa. L’avvento della repubblica slancia acuì le polemiche contro le sue posizioni “aperturiste”, e sembrò smentire radialmente le sue intuizioni. Un articolo su “le monde” tentava una intesi della parabola della rivoluzione iraniana e soprattutto enunciava alcuni principi fondamentali del pensiero foucaultiano sull’opposizione al potere. Il testo fa giustizia dell’idea che la legittimità dell’opposizione politica significhi automaticamente il suo collocarsi nella sfera della verità della testimonianza. Potremmo dire che opporsi al governo non implica necessariamente una decisione parresiastica. Possono essere ascritti a questo tipo di opposizione, in chiave strettamente intellettuale, il manifesto che i filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben hanno stilato per protestare contro il green pass in Italia: “La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B2” O l’ammonimento del collettivo WuMing -> Il collettivo WuMing ammoniva sui possibili rischi dell’uso del termine “negazionista” per etichettare una serie di complessi comportamenti, strategie o dichiarazioni che mettono in discussione il legame fra governamentalità generale e politica sanitaria anti-pandemia: Il termine spinge verso la patologizzazione dei discorsi sgraditi e la psichiatrizzazione dell’avversario: se non sei d’accordo con me che la penso “come tutti” allora “neghi la realtà”, e chi nega la realtà è un folle o un demente, e coi folli o i dementi non si può ragionare. Il primo tipo di opposizione che le politiche democratiche fondate sull’alleanza con la comunità scientifica istituzionale incontrano è quindi radicato nella natura stessa delle scelte politiche, che possono essere messe alla prova dal dubbio critico, dalla testimonianza individuale e collettiva di un pensiero alternativo. Le opposizioni politiche al legame fra governamentalità e istituzioni scientifiche che contestano questo legame in sé, ma lo ritengono strumentale. Possiamo dire, riprendendo l’idea del discorso di troppo, che le istituzioni propendono per la motivazione del raddoppiamento rappresentativo, mentre i discorsi degli oppositori evocano la critica ideologica. Il secondo tipo di opposizione innescata dall’allenata fra potere politico e comunità scientifica istituzionalizzata è invece rivolta alla scienza istituzionalizzata, in quanto da un lato orma specifica di sapere o di veridizione, dall’altro potere consolidato. La differenza della scienza “positiva” può sfociare nella fiducia in scienze o terapie alternative, magri rifiutate dalla scienza istituzionale e dalle sue evidenze. Durante la pandemia, si sono scienza, ma anzi in qualche modo è inevitabile. Vale qui il discorso di troppo foucaultiano, di cui si presentano le tre caratteristiche: I. l’inutilità -> per cui l’evidenza scientifica, in quanto collocata nel discorso politico-istituzionale non produce necessariamente una verità accettabile per tutti e per ciascuno II. il policromiamo -> le argomentazioni scientifiche, etiche e politiche possono facilmente scivolare da un campo all’altro dell’argomentazione III. la capacità di produrre effetti -> i comportamenti dei vari cluster di cittadini dipendono anche dalle convinzioni espresse nel dibattito veridittivo 2) il secondo punto riguarda proprio le varie forme di opposizione alla governamentalità scientifica che si manifestano in tutti i paesi democratici. Ci si potrebbe aspettare che la contestazione a una tale forma della politica possa esplicitamente assumere la forma della critica, ossia della messa in discussione. Invece la maggior parte dei discorsi opposition rivendicano il valore della propria epistemologia, arruolano alleai e distanziano avversari. Rispetto a paradigma del gioco di verità la scena è occupata contemporaneamente da due soggettività che rivendicano la propria veridizione contro gli altri. 3) Si arriva così al terzo punto, i giochi di verità nei paesi democratici durante la pandemia, quello appunto della democrazia che ospita e legittima credenze differenti, persino opposte. Dopo due anni di pandemia, la sfida della guerra fra uno stato autoritario e gli stati democratici che si è improvvisamente accesa in Europa ci mostra la radicale differenza fra diverse consistenze dei regimi di verità. Lo stato autoritario non tollera pluralità di affermazioni e di visioni. La repressione dei media indipendenti, il controllo sulle informazioni interne ed esterne, la mancanza di opinione pubblica, il sistematico uso della propaganda e della disinformazione consentono alo stato autoritario di evitare il paradosso della democrazia. CAPITOLO TERZO UN PARADIGMA INTELLETTUALE: LE ULTIME PAROLE DI SOCRATE Il 15 febbraio 1984, le due ore di lezione di Foucault sono dedicate alla morte di socrate. È un passaggio centrale del suo corso, e forse il culmine del cammino degli ultimi anni. Foucault sta seriamente pensando di lasciare il Collège, forse la Francia. È stanco della clausura cui il suo lavoro di analisi lo obbliga. Anche stanco delle polemiche che lo riguardano, relative alle sue posizioni intellettuali. Foucault è malato di AIDS. Non rinuncia a lavorare, se possibile accelera il ritmo per completare il complesso progetto editoriale “la storia della sessualità”. La sua lezione sulla morte di socrate non è una lezione come le altre. Foucault si confronta con un testo del suo grande amico Georges Dumézil. La sua malattia, e la consapevolezza intima di essa, rendono la trattazione della fine di socrate particolarmente empatia. La lezione si trova esattamente sul confine tra le questioni della vita in politica e la dimensione etica del dire il vero e ci offre un’analisi preziosa dei tre dialoghi di Platone. Il processo a Socrate e il ruolo dell’intellettuale Socrate costituisce un esempio di dire il vero in pubblico a qualunque costo. La sua condanna si situa in un passaggio stretto della democrazia di Atene. Dopo la tragica sconfitta nell’ultima guerra del Peloponneso, la morte di Pericle e la resa a Sparta, la città è stata nelle mani di una oligarchia, la tirannia dei trenta, e solo di recente se ne è liberata tornando all’assetto democratico. È a questo punto che il filosofo viene processato per empietà. Al di là delle accuse esplicite, la colpa reale del filosofo è con tutta probabilità quella di essere stato maestro, fra gli altri, di critica e Alcibiade, invisi alla nuova restaurata democrazia. Socrate si difende da solo, con una franchezza ce davanti all’assemblea deve sembrare arroganza. Vene condannato con uno scarto minimo di voti e per la legge ateniese e sia lui che il suo accusatore devono proporre una pena. Mileto popone la morte. È decisa la condanna capitale. L’intera vicenda è al centro di tre dialoghi platonici: - L’apologia i Socrate - Il Critone - Il Fedone In particolare, al primo e l terzo Foucault e dica la sua analisi. Il testo viene fatto vivere attraverso uno specifico climax che porta da una domanda all’alta. Questo metodo rimanda a una convinzione profonda -> l’arte di dire il vero in pubblico. L’apologista di Socrate Il primo dialogo mette in scena la difesa di socrate davanti all’assemblea. Il filosofo dichiara, paradossalmente, di non saper parlare. I suoi avversari lo accusano di traviare le menti con la parola, ma egli non ne è capace, perché non è abile nel discorso. Lo sono invece i suoi accusatori, a tal punto che, quando li ascolta, rapito dalla loro abilità, Socrate rischia di dimenticarsi di sé stesso. Socrate allude al rischio dell’orlo di sé. Un rischio mortale per lui, che si sta difendendo da un’accusa che lo potrebbe portare alla fine dei suoi giorni. Il discorso falso degli avversari, è particolarmente infido, può indurre persino lui stesso a credere di sé cose sbagliate, condurre all’errore, convincere del falso e del dannoso. È un rischio, ricorda Foucault, contro cui il filosofo ateniese si batte fino alle ultime parole del Fedone. Foucault riprende la sua analisi dell’apologia, alla domanda all’oracolo di Delfi se ci fosse qualcuno più sapiente di Socrate, il dio aveva risposto che nessuno lo era più di lui. Socrate, stupito, aveva cercato da allora di interpretare l’enigma, essendo bene consapevole di non essere affatto sapiente. Secondo Foucault, la missione socratica era occuparsi di sé stessi. Con “se stessi” Socrate intende la ragione, la verità e l’anima. La cura di sé non è altro che la cura dell’anima, una cura consente una vita giusta e il rifiuto della menzogna. Nella cultura greca, e in socrate, la parresia costituisce una modalità di affermazione della verità distinta da altre tre consolidate e accettate: - la profezia, che è la forma della verità propria della parola del dio - La saggezza, ossia l’orizzonte del discorso relativo all’essere delle cose e all’ordine del mondo - L’insegnamento come tecnica di trasmettere conoscenze La paressia socratica si distingue dalla prima perché non trasmette le parole del dio ma le sottopone a indagine, dalla seconda in quanto si riferisce all’anima nell’uomo e a ciò che è bene per l’una e per l’altro, infine dalla terza, consiste nel porre domande, le quali producono incertezze e quindi liberano gli interlocutori dalle false conoscenze. Dunque, socrate che è il più sapiente perché sa che il sapere umano non ha valore, si è impegnato privatamente a educare i suoi concittadini. Privatamente, non in pubblico, ossia non nell’arena politica. La scelta del privato invece del pubblico è perché: “Se io da tempo avessi intrapreso la carriera politica, da tempo sarei morto, e se non sarei stato di giovamento a voi e neppure a me” il climax di una crescente profondità, mossa dalla curiosità di decifrare il senso profondo di un messaggio cruciale che si svela progressivamente. Le ultime parole di Socrate si presentano dunque come apparentemente banali eppure inspiegabili, costituendo un enigma su cui diversi autori si sono esercitati con risultati non soddisfacenti. Il punto di partenza è naturalmente la struttura narrativa del testo platonico: per tutto il giorno Socrate è stato circondato dai suoi discepoli, e ha conversato con loro sull'immortalità dell'anima, contestando le visioni che vedrebbero nella morte la fine assoluta dell'essere umano. Quando il momento estremo si avvicina, Critone chiede all'amico quali disposizioni voglia dare ai suoi figli e ai suoi discepoli. Socrate risponde: "che se vi prenderete cura di voi medesimi, farete cosa grata a me e ai miele anche a voi medesimi" Critone insiste con le domande e chiede a Socrate come vuole essere seppellito. E Socrate scherza allegramente sulla questione. Socrate non sarà più Il dopo la morte, non sarà nel suo corpo inerte, ma lontano, in "certi luoghi felici dei beati". Da questo passaggio in poi la scena precipita, salutati i figli e le donne di casa, Socrate accoglie il magistrato, poi fa entrare il preparatore del veleno, che egli beve. Mentre gli amici scoppiano in pianto. Socrate si sdraia e, mentre il veleno agisce progressivamente sul suo corpo, dice le sue ultime parole, che riportiamo: "Critone, dobbiamo un gallo ad Asclepio: dateglielo, non dimenticatevene" Foucault attinge al testo di dumezil: "Socrate si ricorda d'un tratto di un voto che ha fatto ad Asclepio per una malattia di cui la cronaca non ha conservato traccia. e che ha dimenticato di assolvere. Vuole offrire il gallo per la guarigione di un amico. Altri hanno pensato che Socrate si prenda gioco del mondo. Qualcuno ha trovato naturale che Socrate deliri. Un ottimista ha sostenuto che vuole semplicemente manifestare la propria riconoscenza al dio" Socrate vuole sacrificare un gallo a Asclepio perché la morte è una liberazione, e la vita una malattia? Arrivati a questo punto del percorso, due sono le strade: o la parresia non trova posto nella formula politica in sé, e si può accomodare soltanto nelle scelte etiche dell'individuo. Oppure essa, come pratica della verità, deve essere morale per essere politica, e quindi capace di attivare le risorse della socialità in nome di un bene comune. Foucault attraverso questa analisi non riguarda dunque soltanto la morte di Socrate, ma il ruolo della verità nella dimensione pubblica. Il testo di Dumézil è costruito su una serie di cornici narrative: la prima è una lettera in cui l'autore scrive a François, figlio di un amico ormai scomparso, per raccontargli il primo incontro con suo padre, avvenuto nel corso di una crociera. Durante il viaggio, la conversazione era caduta sul finale del Fedone. Questa circostanza viene in mente al mittente della lettera una sera di molti anni dopo, in vecchiaia, pensando all'amico. Subito dopo, nel sonno o nel delirio. Egli incontra di nuovo il padre di Francois. Ne nasce un dialogo che verte sul significato delle ultime parole di Socrate. Tali parole, osservano i quattro protagonisti della scena, sono rivolte a Critone. Dunque, la prima parte della frase Socratica potrebbe essere proposta come segue: "Critone, noi siamo debitori di un gallo ad Asclepio per la guarigione che tu conosci, che ha interessato noi in quanto malati, tu ed io, ed anche, insieme con te, gli altri nostri amici" Vi è uno stretto rapporto tra salvezza e guarigione. Prendersi cura dell'anima, e coltivare la giustizia è dunque l'unico modo di essere sani. E la malattia consiste nell'inseguir-re l'opinione dei più. Ciò di cui Socrate vuole ringraziare Asclepio è di avere guarito lui e Critone dalla possibile malattia dell'ingiustizia derivante dalla falsa opinione, che certamente avrebbe contaminato ciascuno di loro se Socrate fosse fuggito rinnegando le leggi della città. Ma Socrate non è fuggito. Critone non l'ha convinto in nome del buon senso a violare le leggi e così a perdere sé stesso e i suoi amici. Anzi, il dialogo con Socrate ha guarito anche Critone e gli altri. Foucault compie a questo punto un ulteriore svolta interpretativa. Se il dialogo con Socrate porta Critone e gli altri alla guarigione, qual è la tecnica specifica, applicabile in generale, che conduce alla guarigione dell'anima? Secondo Foucault la parola chiave è l'epimeleia, cui Socrate allude nella sua raccomandazione finale. La guarigione dell'anima che conduce che verità è dunque il risultato di una pratica di cura (epimeleira che interviene sia prima della malattia, per anticiparla ed evitarla, sia dopo che essa si è manifestata per restituire al malato la salute. Per il corpo questa pratica si concentra sugli stili di vita o sull'assunzione di farmaci, per l'anima sull'educazione e sulla dialettica. La cura rimanda a una melodia, o addirittura a un canto di richiamo di qualcuno nei confronti di qualcun altro. Il curante chiama, convoca l'altro a prendersi cura di sé stesso, gli offre gli strumenti che ha elaborato anche attraverso la conoscenza di sé. Proprio l'amicizia in cui gli amici si sostengono e si curano reciprocamente. La guarigione ha dunque per condizione la cura reciproca; questa presuppone una condizione di "condivisione" che consente di risuonare insieme, e questa verità può essere scoperta soltanto nell'amicizia e attraverso l'amicizia. In un'intervista del gennaio 19843, pubblicata po-stuma, Foucault aveva rilasciato dichiarazioni importanti proprio sull'amicizia come fondamento della vita sociale, represso dalle forme di governo della modernità. Sin dall'antichità, aveva affermato, questo fondamentale tipo di relazione umana aveva costituito un rapporto sociale essenziale. La funzione sociale dell'amicizia scompare a suo parere fra il XVI e il XVII secolo, quando l'esercito, la burocrazia, l'amministrazione, le scuole e le università non possono funzionare se non introducendo nelle carriere pubbliche meccanismi di selezione. QUARTO CAPITOLO POLITICA, VERITÀ’, CURA: UNA PROSPETTIVA PER LE DEMOCRAZIE È in nome dell'indicazione divina che accetta la sconfitta, ma vince la sfida con la propria coscienza, il dovere di rispettare le leggi e la necessità di mostrare a quanti lo seguono la via corretta verso una vita giusta. La parresia socratica sembra dunque insieme sconfitta e vittoriosa. È sconfitta nell'agorà, e costa la vita al filosofo. Ma è vittoriosa nella cerchia degli amici, perché viene compresa e accettata. Questa doppia dimensione della parresia costituisce un eccellente punto di partenza per rispondere alla questione: "vi è spazio per la parresia nelle democrazie attuali? può costituire una base per la costruzione delle democrazie future?" la pandemia ha messo in crisi quello sviluppo della libertà individuale che con l'ascesa del neoliberismo Si era andata definendo come autonomia crescente dello stato. Il contrasto al virus ha ridato centralità all'intervento pubblico, nella sanità e sul piano economico, ribaltando persino alcuni principi (come i vincoli di bilancio) che facevano da compensazione complementare alla liberalizzazione e alla privatizzazione dei servizi. Le democrazie occidentali e i loro abitanti stanno insomma riscoprendo che la libertà che sta alla base del modello liberale non può costituirsi in indipendenza assoluta, perché ha bisogno di delegare alcune funzioni all'intervento pubblico. Lo scontro delle aleturgie sembra non lasciare spazio intermedio fra due strade. Da un lato c'è la ripresa del modello neoliberista della libertà come autonomia, limitazione massima delle funzioni dello stato e del potere pubblico. Dall'altro c'è la prosecuzione del modello di Arendt sottolinea la cruciale questione del consenso nelle società democratiche e cita una frase di Rostow, per cui appunto ciò che conta è "l'obbligo morale del cittadino verso la legge nelle società basate sul consenso". Anche il dissenso "implica consenso ed è il tratto caratteristico di un regime di libertà; chi sa di poter dissentire sa anche che, in qualche modo, quando non dissente esprime un tacito assenso". Il consenso inespresso, che sta alla base delle società democratiche, avviene all'interno di un determinato quadro veritativo quello della verità-cielo evocata da Foucault: un sistema di vero e falso (potremmo aggiungere, buono e cattivo, legittimo e illegittimo) che non viene posto in discussione e che rimane inalterato al di sopra dei contrasti sulle singole vicende storiche e sulle diverse scelte politiche. I diritti civili ricordano che quei valori stanno alla base della convivenza e la loro non attuazione o dimenticanza implica l'implosione delle regole condivise per consenso che stanno alla base della società democratica. Gli autentici fenomeni di disobbedienza civile sono caratterizzati da una presa di posizione di soggetti che, assumendosene la responsabilità personale e il rischio conseguente, dichiarano il vero in pubblico, davanti a una platea, in grado di prendere decisioni in nome della collettività. Alcuni di questi comportamenti o dichiarazioni portano a una sconfitta dei soggetti che li adottano (come nel caso di Socrate); esempio il caso di Pericle che convince gli Ateniesi a proseguire la guerra contro Sparta, così come dei movimenti contro la guerra del Vietnam o a favore dei diritti civili negati. In tutti i casi, però, il teatro che fa da sfondo alla parresia è quello dello stato democratico. abbagli interpretativi nella valutazione della parresia: - Il primo è quello di considerare la parresia una testimonianza necessariamente individuale, - Il secondo abbaglio interpretativo consiste nell'enfatizzare la dimensione propriamente linguistica degli atti. Non sono solo le parole a essere utilizzate per testimoniare la verità. - il terzo possibile abbaglio nella lettura della parresia: quello che la attribuisce esclusivamente a chi è in posizione subordinata e dunque utilizza la testimonianza della verità come opposizione ideale e politica. Questa interpretazione deriva in larga parte dalla convinzione che il rischio sia assunto più facilmente da chi non detiene il potere, e derivi proprio dalle reazioni del potere stesso. Tuttavia, come Foucault ha ricordato nella sua analisi, il nemico del parresiasta puó consistere nella maggioranza dei cittadini, il che non equivale alla situazione in cui il testimone della verità si trova a convincere un despota o un tiranno. - Quarto e ultimo abbaglio da evitare nel descrivere il ruolo democratico della parresia è il legame con l'efficacia delle decisioni. Uno degli strumenti analitici più potenti di Foucault è il rifiuto della logica a posteriori. È qui che occorre interpretare il reale, e prendere decisioni collettive. La verità è più fragile e insieme più cruciale, perché disegna il futuro a partire da un presente incerto.Si tratta di un contesto "drammatico", in cui la qualità del dibattito pubblico può portare a decisioni coerenti e condivise, che messe alla prova dei fatti possono anche rivelarsi imperfette, e che la storia potrà giudicare magari negativamente. Secondo la lettura di Dyrberg, introdurre il principio della parresia costituisce un passo decisivo per comprendere la natura profonda delle democrazie, visto che: "la verità non è prerogativa di chi parla contro il potere come nella Teoria critica. Il punto nel trattare il potere/parresia è sottolineare che il compito democratico opera sia nel regime politico che nella comunità politica." In primo luogo, è inaccettabile che criteri esterni governino le decisioni politiche, per cui la democrazia deve basarsi sull’autonomia della politica e operare attraverso la ragione pubblica, l’affidabilità e la critica. Questo è cruciale per la qualità della comunicazione politica lungo l’asse autorità-cittadino e per i non addetti ai lavori nella comunità politica. In secondo luogo, il potere politico dell’autorità si intreccia con la democrazia in modi che sono sia facilitanti che pericolosi. In terzo luogo, mentre la ragione pubblica ha una funzione di inquadramento che incarna il capitale politico di libertà e uguaglianza coltivato per lunghi periodi di tempo, la parresia è investita principalmente nella risoluzione dei problemi e nell’affidabilità delle autorità politiche e dei loro critici. La ragione pubblica opera, in altre parole, come una categoria di input in contrasto con la parresia, che si concentra sulla capacità di agire politicamente al momento giusto e con determinazione. L'interpretazione di Dyrberg ci aiuta a comprendere fino in fondo la distanza fra i giochi di verità del potere istituzionale e l'autentica parresia democratica. Volendo riferire questa lettura al recente, diverso comportamento degli attori e alle opinioni pubbliche coinvolte nell'invasione dell'Ucraina, possiamo osservare la differenza fra il comportamento adottato dalle democrazie occidentali e dal regime autoritario russo. Differenze fra giochi di verità (aleturgie) e parresia: Giochi di verità -> prevedono la costruzione di un confine vero/falso che definisce il confine della cittadinanza, e che quindi lascia al cittadino il semplice compito dell’adesione (che può significare consenso tacito o obbedienza passiva) o del rifiuto oppositivo (previsto in democrazia, represso nei sistemi autoritari). Parresia -> È fondata sull’inclusione della cittadinanza nella formulazione stessa della verità attraverso quella che potremmo chiamare “ragione pubblica”, basata sulla credibilità dell’autorità e sul riconoscimento meritocratico del contributo di ciascuno. Si tratta di un patto costituito e sancito attraverso parole e azioni, che coinvolge insieme leadership e cittadinanza Durante il suo ultimo corso al Collège, Foucault cita il filosofo ceco Jan Patocka proprio in occasione della (allora) recente pubblicazione in Francia del suo volume di scritti sul rapporto fra Platone e la cultura europea 4. Patocka aveva sacrificato la sua vita come portavoce di Charta 77 - si era dedicato all'analisi del tema dell'epimeleia in Platone e il tema della solidarietà fra gli esseri umani. Questo tema è di stretta attualità rispetto al nostro oggi, perché nel suo libro Patocka riflette sulle condizioni che hanno reso possibile, dopo il trauma della Prima Guerra Mondiale, lo scoppio della Seconda, e le spiegazioni che offre gettano luce sulle possibili conseguenze prima della pandemia, poi dell'invasione russa dell'Ucraina. Secondo Patocka la Prima Guerra Mondiale aveva presentato tratti del tutto nuovi, rispetto alle grandi guerre europee precedenti: "la guerra al fronte segna per sempre. Il fronte è spaventoso. Ciò che si temeva diventa qui realtà: ciò che l'uomo possiede di più prezioso viene qui fatto a pezzi senza riguardi, L'unica cosa ad avere un senso è la dimostrazione che un mondo capace di dare tali frutti deve sparire." Per Patocka lo spirito oggettivo della guerra e il vissuto soggettivo del fronte contrastano e producono effetti singolari. Le forze che spingono la Storia - secondo il filosofo ceco - sono due: quelle che egli chiama il Giorno e la Notte. La prima è l'energia della vita, la spinta in avanti verso una sempre nuova stabilità che si afferma alla ricerca di un ordine. La seconda è invece la consapevolezza del limite e della fine, il segno della morte sulla vita del singolo e della collettività. la forza del Giorno, che aspira a creare sempre nuovi equilibri, e persino uno stato di pace definitivo, in cui la violenza e la morte sono sconfitti. Ma il fronte, che pone i soldati davanti all'esperienza terribile in cui tutto ciò che essi erano prima perde significato e lo spirito di sopravvivenza finisce per trascolorare nella accettazione della morte come destino, svela il paradosso del Giorno. Se la forza del Giorno conduce alla guerra, è l'esperienza della Notte e farsi strada nella trincea:
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