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Riassunto completo sulla prima guerra mondiale., Sintesi del corso di Storia

Riassunto usato per interrogazioni di quinto Liceo delle Scienze Umane e per ripassare in vista della maturità. Voto diploma:100

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 19/01/2022

evacelestini
evacelestini 🇮🇹

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Scarica Riassunto completo sulla prima guerra mondiale. e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! La Prima guerra mondiale. L’Europa alla vigilia della guerra. All'inizio del XX secolo lo scenario politico europeo era tutt'altro che disteso. La Francia era intrisa di un forte sentimento revanscista verso la Germania, che le aveva sottratto Alsazia e Lorena oltre alla pesante indennità di guerra imposta. Al contempo la Germania era diventata una grande potenza industriale e l’imperatore Guglielmo II ambiva a renderla prima tra le potenze mondiali, parliamo perciò della sua Weltpolitik (= politica mondiale) che includeva la creazione di un impero coloniale e la sottrazione dell’egemonia sui mari britannica, infatti i tedeschi triplicarono le loro spese militari e ingrandirono la flotta, creando allarme nel governo inglese che corse agli armamenti. Un’area molto instabile era la penisola balcanica, cui peculiarità era il marcato pluralismo etnico, linguistico e religioso, terreno di scontro per i nazionalismi ma anche per Austria-Ungheria e Russia, che ambivano a queste terre come sbocco sul Mediterraneo. Inoltre, dal Novecento, ci fu la corsa alle colonie, la quale creò competizione per i territori extraeuropei e non pochi scontri a causa della poca chiarezza nel definire le zone d’influenza. Attentato di Sarajevo e gioco delle alleanze. La cosiddetta scintilla scoppiò il 28 giugno 1914, a Sarajevo, capitale della Bosnia, dove Francesco Ferdinando, nipote e successore dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, fu assassinato da Princip, uno studente diciassettenne parte dell’associazione nazionalista “Giovane Bosnia”. La Serbia era diventata indipendente nel 1880 circa ed era stata sospettata di appoggiare organizzazioni terroristiche in Bosnia, come quella di Princip, che ambivano all’unificazione dei popoli slavi. Il governo austriaco decise di stroncare il problema mandando un ultimatum ai serbi, talmente duro che accettarlo equivaleva a rinunciare alla propria indipendenza. Ovviamente fu respinto dalla Serbia, a cui l’Austria-Ungheria dichiarò guerra esattamente un mese dopo l’attentato. La Serbia sapeva che la Russia sarebbe scesa al suo fianco in caso di conflitto, e alleanze militari del genere trascinarono in guerra un paese dopo l’altro fino alla creazione di due schieramenti: l’Intesa = Francia, Gran Bretagna e Russia, i cosiddetti Alleati, ai quali si aggiunse il Giappone, che ambiva a colonie tedesche in Asia, e gli Imperi Centrali = Germania e Austria-Ungheria, ai quali si aggiunse l’Impero ottomano, alleato tedesco. Fu così che il conflitto tra Austria-Ungheria e Serbia divenne su scala mondiale. Entusiasmo per la guerra. Le dichiarazioni di guerra furono accolte persino con gioia dalle popolazioni dei paesi belligeranti, soprattutto tra giovani e studenti, che si trovavano coinvolti in un'esperienza che univa uomini di ogni estrazione sotto l’esaltazione di un sentimento nazionale a lungo propagandato; era la chance di ogni paese di ribadire la propria superiorità. Tutti questi fattori spiegano i tanti volontari che partirono per il fronte e causarono anche lo scioglimento della maggior parte dei partiti socialisti, che abbandonarono il principio di pacifismo internazionale per appoggiare i rispettivi governi, ragione per la quale si sciolse anche la Seconda Internazionale. Il fronte occidentale. La Germania sapeva di non poter combattere contemporaneamente su due fronti, perciò elaborò il piano Schlieffen, dall’omonimo generale che lo ideò: prevedeva cogliere di sorpresa l'esercito francese, aggirandolo dal Belgio, in modo da sconfiggerlo prima che la Russia mobilitasse il suo esercito. Le armate tedesche furono fermate per quasi due settimane dall'esercito belga che pur di non farlo passare distrusse ogni tipo di infrastruttura presente sul territorio, malgrado ciò, i tedeschi arrivarono a pochi chilometri da Parigi. I francesi però riuscirono ad avere la meglio grazie al sostegno della Gran Bretagna, nelle battaglie della Marna e delle Fiandre. I tedeschi dovettero indietreggiare, il piano era fallito ed ora la guerra non era più di movimento, bensì di posizione. Fronte orientale e medio-orientale. Intanto la Russia si scontrava contemporaneamente con: - Austro-Ungheria, con la quale vinse nella battaglia di Leopoli - Germania, tentando di entrare in Prussia, ma fu sconfitta dai tedeschi a più riprese La guerra proseguì nel 1915 senza che nessuno riuscisse a prevalere sull’avversario, ma si aprì un nuovo fronte in Medio Oriente, dove la Gran Bretagna aveva attaccato l'Impero ottomano che era a fianco degli Imperi centrali, con l'obiettivo di fornire supporto alle forze russe congiungendo i paesi dell'Intesa. Purtroppo per loro le truppe ottomane, guidate da Mustafà Kemal, riuscirono a fermare l’avanzata britannica che era sulla penisola di Gallipoli, trasformando anche qui la guerra, in una di trincea. Guerra di massa e nuovi armamenti. Fu chiaro che la guerra non si sarebbe risolta brevemente, e tutti i belligeranti fecero ricorso a tutte le risorse a loro disposizione sia materiali che umane; a fine guerra circa 60 milioni di uomini avevano preso parte al conflitto, per questo è considerata la prima guerra di massa della storia, dove inoltre la potenza di fuoco delle armi era tale che l'unica possibilità di sopravvivenza consisteva nel trincearsi, dando vita a una logorante guerra di trincea dove la migliore offensiva permetteva di guadagnare pochi chilometri, e nel frattempo i soldati vivevano in posizioni difensive scavate nel terreno, protetti da filo spinato, tra malattie, topi, cadaveri, escrementi… condizioni che facilitarono il diffondersi di epidemie come quella del tifo e del colera. La guerra comportò lo sviluppo di nuove tecnologie dato che il governo spendeva molto per migliorare l’equipaggiamento del proprio esercito. Invenzioni anteguerra come camion, telefono, radio, auto e aeroplano vennero trasformati in strumenti bellici; furono inventati carro armato e sommergibile, usato soprattutto dai tedeschi per affondare le navi mercantili che rifornivano i paesi nemici. Altra peculiarità della guerra fu l'uso di mezzi di distruzione di massa, come la mitragliatrice o i gas, introdotti su campo dai tedeschi che o tramite speciali proiettili o sfruttando il vento, spingevano verso le trincee nemiche nuvole di gas che potevano soffocare, ustionare, render cechi. La maschera antigas divenne quindi accessorio indispensabile per ogni soldato, infatti i gas non produssero mai vittorie veramente efficaci e come effetto avevano solo quello di rendere la guerra ancor più cruenta. Ovviamente ogni offensiva era preceduta da un bombardamento che poteva durare anche per giorni, sopravvivere era questione di fortuna e l’uso di queste armi fu tale che dopo la guerra tutti i paesi si impegnarono a non usarle mai più. “Fronte interno” e interventismo statale. La guerra non andava vinta solo sul campo di battaglia ma anche nel paese stesso, perciò parallelamente al fronte militare venne a crearsi un fronte interno dove veniva potenziata la produzione industriale e si cercava di mantenere alto il morale della popolazione, persuadendola tramite propaganda. L'industria conobbe una crescita esponenziale nei settori di meccanica, siderurgica e chimica, legati alla produzione di forniture per l'esercito, per questo era necessario disporre sempre di risorse e tenere alti i ritmi di produzione. Lo sforzo organizzativo e finanziario era notevole e lo Stato divenne il principale committente delle industrie. Essendo gli uomini chiamati alle armi, serviva forza lavoro che si ritrovò nelle donne. Queste entrarono massicciamente a lavorare nelle fabbriche, quindi iniziarono a svolgere mestieri tipicamente maschili, come il medico, il poliziotto o il guidatore di tram, e annessi lavori che richiedevano forza fisica. Lo stato procedette anche con il razionamento dei beni primari e la requisizione di prodotti agricoli, in modo da garantire la sopravvivenza. Guerra globale e totale. Dato che i paesi belligeranti avevano colonie sparse per il mondo, fin dall'inizio la guerra si combattè non solo in Europa ma anche in Africa, Asia e Medio Oriente e l'estensione mondiale del conflitto fu favorita anche dal fatto che nell'esercito britannico, ad esempio, erano presenti anche truppe indiane che vennero in contatto con nuove ideologie. Ci riferiamo alla Prima guerra mondiale come guerra totale espressione coniata dal generale tedesco Ludendorff per indicare la volontà della Germania di annientare lo stato avversario sotto ogni aspetto, militare, economico e sociale. Per perseguire questo obiettivo vennero infrante alcune norme di comportamento, ad esempio non rispettarono la distinzione tra paesi in guerra e paesi neutrali violando la neutralità del Belgio per attaccare la Francia, o ancora la Germania non rispettò la distinzione tra militari e civili infatti stuprarono, impiccarono e fucilarono civili proprio in questi ultimi due stati. Ci fu l’eclatante caso del transatlantico britannico Lusitania, che trasportava armi e civili, affondato nel 1915 da un sommergibile tedesco, causando più di mille morti. Questo come altri attacchi a civili avevano lo scopo di mettere in crisi la resistenza nemica, la loro produzione industriale, e abbassare gli animi. Dibattito e l’Italia entra in guerra, 1915. Allo scoppio della guerra il governo italiano era in mano a Salandra che mantenne il paese neutrale nonostante fosse parte della Triplice alleanza con Austria-Ungheria e Germania, in quanto la prima non era stata attaccata e la seconda aveva dichiarato guerra alla Serbia senza consultare l’Italia. L'opinione pubblica però iniziò a chiedere che Conferenza di Parigi e trattato di Versailles. I rappresentanti dei paesi vincitori si incontrarono a Parigi nel gennaio 1919, per negoziare il nuovo assetto d’Europa; il presidente americano Wilson più quello francese e inglese furono protagonisti mentre Vittorio Emanuele Orlando, presidente del consiglio italiano ebbe un ruolo di secondo piano. Ci furono mesi di discussioni e Wilson avrebbe voluto un trattato “senza vincitori”, non troppo oneroso per gli sconfitti, ma le altre potenze riuscirono ad imporre una pace punitiva per far pagare alla Germania e ai suoi alleati il costo della guerra. La questione Germania fu risolta nel trattato di Versailles del 28 giugno 1919 dove Alsazia e Lorena furono restituite alla Francia, la Germania fu costretta a concedere alla Polonia un corridoio territoriale fino a Danzica e le sue colonie africane andarono a Francia e Gran Bretagna come mandati, cioè avrebbero accompagnato questi stati all'indipendenza; le altre colonie asiatiche, come previsto, andarono al Giappone. Ai tedeschi fu proibito di possedere una flotta da guerra e un'aviazione in più dovettero pagare un enorme indennità per riparare ai danni provocati durante la guerra e riconoscersi come responsabile del conflitto. I trattati di Saint-Germain, Neuilly e del Trianon. Col trattato di Saint-Germain, il 10 settembre 1919, fu risolta la questione austro-ungarica con l'Austria; con quello di Neuilly con la Bulgaria, che dovette cedere vari territori a paesi come Grecia e Romania, e con quello del Trianon con l’Ungheria, che perse la Transilvania, ora rumena. Austria e Ungheria divennero stati indipendenti, proprio come la neonata Cecoslovacchia, il Regno dei serbi, la Croazia e la Slovenia, che nel 1929 divennero Regno di Jugoslavia. L'Italia ottenne il Trentino Alto Adige e Trieste. Trattato di Sèvres e accordo Sykes-Picot. Il 10 agosto 1920, col trattato di Sèvres, fu sciolto l'Impero ottomano ridotto alla penisola anatolica. Nel 1916 britannici e francesi fecero l’accordo segreto Sykes-Picot, per il quale si divisero il Medio Oriente facendo diventare Siria Libano e Cipro francesi, mentre Iraq Palestina e Transgiordania inglesi. Fu anche creato uno stato autonomo armeno e la Grecia ottenne alcuni territori intorno all'Egeo, tra cui la città di Smirne; varie regioni turche divennero zona d'influenza italiana e francese mentre vari punti strategici furono demilitarizzati. Il sultano ottomano accettò passivamente tutte queste clausole imperialiste ma i nazionalisti si opposero, lo destituirono e ripresero alcune regioni affidate alla Grecia come la città di Smirne grazie al generale Mustafa Kemal. Trattato di Losanna e la nascita della Turchia. A seguito delle sue vittorie, Kemal ottenne un nuovo trattato nel 1923 con il quale fu riconosciuta la Repubblica di Turchia pienamente sovrana della penisola anatolica. L'accordo fissò anche uno scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia per la quale le minoranze di ciascun paese dovettero tornare nel proprio stato etnico quindi i musulmani si trasferirono dalla Grecia alla Turchia e viceversa. Kemal fu soprannominato padre dei turchi in quanto avviò il processo che portò alla trasformazione della Turchia in uno stato laico su modello europeo: per modernizzare abolì la poligamia, vietò l'uso del velo, l'istruzione elementare divenne obbligatoria e gratuita e per inserire la Turchia nel contesto internazionale venne adottato l'alfabeto latino al posto di quello arabo, e il calendario gregoriano. Le eredità della guerra. Un’economia da ricostruire, la violenza. La fine della guerra permise a milioni di uomini di tornare a casa col problema di reinserirsi nella vita civile da feriti, mutilati, cechi e le modeste pensioni di guerra non bastavano per sostentarsi, anche perché la guerra aveva lasciato una durissima crisi economica. La domanda di armi cessò, le industrie si trovarono in difficoltà a riconvertire la propria produzione in tempi rapidi. Ci fu quindi una generale fase di recessione anche tra i paesi vincitori, con un aumento della disoccupazione. Durante la guerra, lo Stato aveva calmierato i prezzi di generi di prima necessità, ma ora queste misure furono revocate, i prezzi aumentarono e con essi il costo della vita, a scapito di contadini e ceti medi. I contadini erano stati particolarmente colpiti perché in molti dovettero abbandonare le terre, e chi rimase dovette abbassare i prezzi dettati dallo Stato. I ceti medi invece, gli operai, avevano lo stesso salario nonostante tutti i prezzi erano saliti. Un’altra piaga fu la violenza, oramai radicalizzata in milioni di giovani che si erano abituati ad uccidere e a barbarie come campi di prigionia circondati da filo spinato, controllati da guardie armate, simbolo nato proprio in questi anni. Nuovo ruolo delle donne. La guerra portò anche a cambiamenti positivi come l’accelerazione del processo di emancipazione femminile: durante questi anni le donne avevano svolto funzioni indispensabili precedentemente ad appannaggio esclusivo maschile. Furono istituite associazioni volontarie di soccorso che affiancavano la Croce Rossa, comparvero i primi medici di sesso femminile, le prime autiste, altre divennero persino spie, attività considerata ad alto rischio. Tutto ciò permise alle donne di uscire dalle mura domestiche, di rendersi utile per la collettività, facendo traballare l’idea della sua naturale inferiorità rispetto all’uomo. Non pochi considerarono l’emancipazione femminile allarmante e giustificata solo dalle esigenze belliche, ma ora anche le donne erano più consapevoli, più sicure, pronte a lottare per i propri diritti, infatti anche il movimento suffragista ne uscì rafforzato. Principio dell’uniformità etnico-religiosa e il genocidio armeno. Dopo la riformulazione dei confini decisa a Versailles, nacque la prassi delle deportazioni di massa in modo da creare stati omogenei, un esempio lo troviamo nella deportazione degli armeni, etnia cristiana perseguitata a partire dai primi del Novecento dai Giovani Turchi che dichiararono il turco unica lingua ufficiale dell’impero, rifiutando minoranze come l’arabo o l’armeno. Inoltre, gli armeni erano la maggiore comunità non musulmana dell’Impero, aspiravano all’indipendenza e godevano dell’appoggio della Russia cristiana; sarà proprio per questa ragione che i Turchi, temendo che gli armeni tradissero il paese per passare dalla parte della Russia, decisero di uccidere soldati e intellettuali armeni. Nel 1915 fu anche emanata la legge temporanea di deportazione delle comunità armene verso Siria e Mesopotamia. Le deportazioni si tradussero in sterminio: i deportati principalmente morivano lungo il tragitto a causa di stenti e malattie, oppure vennero uccisi direttamente dai militari. Parliamo di 1.800.000 armeni deportati e almeno 1.200.000 morti, in pratica i due terzi. Ancora oggi il governo turco non riconosce il genocidio, definito come tale dall’ONU degli anni ’70, l’annientamento dell’intera comunità.
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