Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto comunicazione e sicurezza sociale, Sintesi del corso di Sociologia Dei Media

Riassunto dei 3 libri di comunicazione e sicurezza sociale

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 10/05/2021

Paoladellerba
Paoladellerba 🇮🇹

4

(1)

1 documento

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto comunicazione e sicurezza sociale e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Media solo su Docsity! “IL TESSUTO DELL’ESPERIENZA” Secondo Isaiah Berlin i media sono parte integrante del “tessuto generale dell’esperienza”: il riferimento è chiaramente alla natura radicata nella vita e nel mondo. Berlin utilizza un modus operandi di ordine metodologico che si basa sostanzialmente sulla correlazione tra il “perché” e il “come”: il primo necessita necessariamente del secondo. Secondo lui la storia dev’essere prettamente umanistica e non, invece, positivistica ma afferma che il metodo che più è conforme alla sua visione si collega all’analisi estetica e morale. A differenza di Berlin si riscontra l’idea di Marshall McLuhan che interpreta e osserva i media come estensioni dell’uomo che aumentano il raggio del potere dell’uomo ma al tempo stesso rendono le nostre capacità soggette ad alterazioni (a seconda dei casi, diminuiscono o aumentano). I media sono veri e propri surrogati sociali poiché sostituiscono la comunicazione tra gli uomini, diventando il centro gravitazionale della società. Ciò posto, è inevitabile la preoccupazione generale di coloro i quali temono che i new media possano prendere il controllo e il sopravvento sulle vite degli uomini. Gli esperti del settore affermano che non esiste una singola teoria dei media perché sarebbe un gravissimo errore cadere nella scelta di una sola teoria che, inevitabilmente, risulterebbe monca di ulteriori elementi non presi in considerazione ai fini della formulazione di quella specifica tesi. È necessario sottolineare che il nostro interesse “verso i media” non può che trasformarsi in un vero e proprio interesse “per i media”, ovvero conciliare uno studio che debba essere al tempo stesso scientifico e in prospettiva umanistica. Per comprendere la modalità di funzionamento dei media è necessario sottolineare che questi pongono costantemente l’accento su singole realtà fenomeniche, solitamente drammatiche e intrise di pathos, come ad esempio le guerre o le catastrofi, che siano naturali o che siano provocate dell’uomo stesso, che attanagliano la quotidianità dell’uomo moderno. I media sono al tempo stesso sia un modo per ricavare uno spiraglio parallelo alla vita di tutti i giorni, uno spazio quasi trascendentale, entro il quale distrarsi ed allontanarsi dalla routine (es. solo aprendo un giornale, sfogliando le sue pagine, nella comodità del proprio salotto di casa, oppure accedendo la tv, è possibile estraniarsi dal “proprio mondo” per catapultarsi in una realtà che, in verità, non è quella che propriamente ci appartiene), sia la rappresentazione fedele del nostro quotidiano. A contrario, Manuel Castells individua nei media uno spazio di flussi, costituito sia dalla rete elettronica che da quella fisica e, all’interno di quest’ultima vi sono informazioni, merci e persone, ovvero i principali protagonisti nell’era attuale, cioè nell’era dell’informazione. “MEDIAZIONE” I media sono basati su un processo di mediazione il quale comporta il passaggio da un concetto ad un altro e da un evento ad un altro. I messaggi diffusi da i media presuppongono un flusso di informazioni a due livelli, che passa da un certo contenuto, arriva prima agli “opinion leaders” e poi giunge alla gente comune ,come affermavano Ktaz e Lazarsfeld. Il coinvolgimento dei telespettatori nel flusso di informazioni diffusi dai media è problematica sotto diversi punti di vista; è difficile da spiegare , da comprendere e da giustificare perché è complesso trovare la ragione unitaria del potere dei media: gli stessi studiosi del tema sono coinvolti, ovvero parte integrante, di tale processo di mediazione. Steiner concepisce la mediazione come analoga alla traduzione: è in costante trasformazione, probabilmente insoddisfacente e, quindi, contestabile. Viene definita dallo studioso come un costante movimento ermeneutico pluridirezionale dove si intersecano diversi soggetti quali la fiducia, intesa come totale identificazione nel messaggio che si vuole diffondere; l’aggressione, intesa come comprensione intimamente appropriata e, proprio per questo, talvolta violenta; l’incorporazione, intesa come immedesimazione nel messaggio e nel suo più profondo significato; restituzione, che si coniuga con la rivalutazione che il percettore del messaggio attribuisce a questo stesso adeguandola alle proprie esperienze di vita. Non sempre la mediazione riesce a raggiungere e soddisfare quello di traduzione: molto spesso tende ad espellere l’aspetto dell’amore. La critica che è possibile muovere alla concezione di Steiner che interpreta la mediazione come traduzione e quella secondo la quale questa stessa non può estendersi ed andare oltre il testo, sebbene lo stesso Steiner riconosca anche un ruolo centrale nell’analisi del linguaggio. La traduzione rimane, in ogni caso, un processo mediante il quale è possibile analizzare significati che coinvolgono confini spaziali e temporali , focalizzandosi sulla loro instabilità e sulla mutevolezza dei significati. La così detta buona fede alla quale è orientata la traduzione molto spesso viene tradita: la linea di demarcazione tracciata tra la vita reale e i messaggi diffusi dai media, troppo spesso diventa labile; tale avvenimento determina un totale cambiamento delle priorità, inevitabilmente a favore dei contenuti imposti dalla televisione. Alla luce di quanto detto è un dato di fatto che la fiducia nei media può essere fragile, anche se tale concetto di fiducia non concerne qualsivoglia forma di mediazione, sebbene sia come detto da Habermas il presupposto di ogni comunicazione efficace. TECNOLOGIA Nell’era attuale quando si parla di comunicazione e di media non può essere certo tralasciata la tecnologia. La digitalizzazione ha prodotto, e continua a produrre, una costante trasformazione del tessuto temporale e spaziale, nonché culturale e sociale nel quale si muovono i media. spontanea, successivamente Magde e Harrisson analizzarono cosa veramente pensava la popolazione , in particolare come vive la crisi generale la gente normale, in un altro studio sempre condotto da Magde e Harrisson analizzava un semplice ballo popolare e scoprirono che questa parte della popolazione era solita fare delle feste “spontanee” , di travestimenti ed eccesso di fisico. In questo caso non si parla di piaceri proibiti ma di come valorizzava il valore del corpo la classe media soprattutto nel 1938. Possiamo collegare i media con il corpo erotico seguendo la logica critica di Barthes il quale appunto rifiuta infatti un atto erotico come lo striptease perché afferma che l’erotico non ha zone erogene ma fa riferimento al contrasto di apparizione e sparizione cioè all’intermittenza tra maglia e pantaloni ad esempio, egli infatti afferma che l’antitesi tra piacere e godimento è juissance, il primo consolida ma l’altro sconvolge. Successivamente lo stesso Barthes invita tutti noi a prendere in considerazione la nostra opinione personale affermando che ciò che cerchiamo e guardiamo è ciò che realmente ci piace e ci interessa. Egli in un altro libro molto importante dal nome “La camera chiara” riscontra le stesse difficoltà questa volta però nella fotografia, e scrive che guardando una fotografia si riesce a cogliere la foto in sé e cosa voleva realemente farci vedere il fotografo attraverso quella foto , a questo punto Barthes sostituisce a piacere e juissance e piacere è studium e punctum; il punctum è ciò che punge ed è ciò che realmente rende erotica la foto mentre studium è il senso generale di vedere una fotografia. Secondo la sua linea di pensiero egli afferma continuando con il proprio studio che l’erotico è il punto centrale per capire essenzialmente come funzionano i media, infatti il cinema non è punctum perché è caratterizzato da troppi movimenti che non fanno coglierlo al momento giusto, quindi poichè il godimento lo riscontriamo nella cultura di massa perché è grazie alla cultura che riusciamo a simbolizzare tutto ciò che è appunto erotico. DIMESNIONI DELL’ESPERIENZA (PARTE SECONDA) GIOCO Diversi studiosi hanno trovato un modo per rendere possibile il superamento dei nostri confini e delle nostre soglie, questo è il gioco. Esso è una parte fondamentale della nostra quotidianità. Giocando superiamo le soglie perché in quel momento entriamo in uno spazio e in un tempo diverso da quello che ci circonda. A riguardo possiamo prendere in considerazione l’idea dallo storico Huzinga il quale affermò che il gioco è un atto libero che si svolge in uno spazio circoscritto, attraverso questa affermazione riusciamo a capire che noi, possiamo interpretare i media come dei luoghi di gioco proprio perché essi attraggono un’ampia parte della popolazione in un tempo e in uno spazio diverso da quello che realmente li circonda. Cailos invece fa una critica nei confronti di Huzinga affermando che il gioco è un atto libero ma allo stesso tempo è accompagnato da una consapevolezza di essere catapultati in una realtà diversa. Egli, infatti, distingue 4 tipi dimensioni di gioco: competizione, fortuna, vertigine e mascheramento. Il mascheramento è la caratteristica che ingloba al suo interno tutte le capacità e le sfaccettature del gioco, la sua principale regola è quella di affascinare lo spettatore unendo il ludico al drammatico. Come afferma Cailos, è che la cultura popolare è sempre stata una “cultura del gioco”, ma successivamente lo storico Peter Burke affermo che in realtà non è mai esistita una differernza effettiva tra cultura popolare e cultura media, perché anche la gente che faceva parte della cultura alta aveva un proprio modo di esprimersi e le due classi osservandosi cercavano di trarre la parte migliore e congiungersi, quindi possiamo affermare che esse dipendevano l’una dall’altra. Il gioco inoltre è molto importante nell’esperienza dei media dato che esso è caratterizzato a suo volta da un pubblico ma anche dal giocatore stesso. Winnicott interpretò la valenza effettiva del gioco affermando che esso è molto importante perché attraverso il gioco appunto il bambino soprattutto in età infantile ricerca e capisce il confine tra se e l’altro, tra sé e il mondo esterno, però al tempo stesso afferma che ciò potrebbe provocare non pochi rischi perché tutto dipende dal gioco che ad esempio in quella fascia d’età potrebbe essere sbagliato per il bambino quindi bisogna effettuare un attenta scelta del gioco a lui proposto e bisogna accertare la capacità del gioco per far si che egli sviluppi e costruisca una propria identità corretta. RAPPRESENTAZIONE L’autore Silverstone per quanto riguarda la rappresentazione prende in esame il caso di una donna che però in realtà era nata maschio, che si fece visitare perché voleva diventare al 100% uomo, ma durante questa visita il medico Garfinkel capisce che la ragazza doveva affrontare un processo chiamato passing il quale era necessario dato che la rappresentazione di Agnes era in continua crescita. Da questo evento possiamo trarre diverse conclusioni ossia che è importante riconoscere la propria identità in primo luogo, che la società e i comportamenti di ognuno di noi possono influire positivamente o negativamente sull’altro e come afferma successivamente anche Goffman che la nostra comunità si fonda su delle sensazioni e per questo si possono confondere l’apparenza e la vera realtà. Goffman sostiene inoltre che ogni gruppo gestisce le proprie rappresentazioni mantenendo sempre la propria identità, e che ciò che si vede all’esterno possono essere delle vere e proprie travisazioni. All’interno della sua opera egli individua per punti chiave e fondamentali, i quali sono, la rappresentazione coinvolge sempre un’idealizzazione, la percezione che ogni azione è comunicazione, la modernità ha incoraggiato la nascita di una vita privata resa pubblica e che la rappresentazione dipende sempre dal giudizio del pubblico. Il ruolo che hanno i media è stato fondamentale, la nostra vita e la nostra identità dipendono dalle rappresentazioni e grazie ad esse possiamo diventare reali. Come afferma l’autore la società è una rete di significati attraverso la quale si evolve a sua volta l’esperienza che è data però anche dalla partecipazione del singolo. L’esperienza inoltre è sempre storicamente situata mentre i media derivano dal fatto che il nostro mondo e le nostre esperienze sono già mediate. Inoltre sono molti importanti i ruoli che sono attribuiti ad ognuno di noi, poiché dipendono da noi da noi stessi rispettano gli interessi. La vita però potrebbe essere data per scontata perché la noi siamo capaci di metterla in atto in maniera istintiva e quando vogliamo grazie ai media. I media quindi sono la rappresentazione ufficiale del mondo. Un esempio che prende in considerazione a riguardo di ciò Silverstone sono i funerali di lady Diana, che eliminarono in quel momento i media dalla vita della gente perché la popolazione partecipò fisicamente al funerale. A riguardo la l’autore cerca di dare delle spiegazioni che però successivamente risultano essere errate perché nessuna delle due ipotesi rappresenta la popolazione come responsabile di ciò che è e di ciò che fa, la prima afferma come i media manipolano la gente, mentre nella seconda afferma che Lady Diana era molto apprezzata dalla popolazione quindi questo spinse tutti coloro che la sostenevano a partecipare al funerale. Debord successivamente paragonò la nostra società ad una società dello spettacolo, perché noi stessi accettiamo che la cultura privata diventi pubblica e la cultura pubblica era stata inglobata dai media, affermò che proprio il funerale di Lady Diana è stato una dimostrazione di caos tra spettatore e pubblico. CONSUMO Secondo il parere dell’autore Silverstone studiare media è necessario per l’esperienza, infatti egli si occupa innanzitutto di analizzare il consumo di essi. Il consumo in realtà per l’autore è un modo per rimediare alla standardizzazione. Successivamente il focus group crea una geografia di molte decisione del consumo, e inoltre una area geografica composta da centri commerciali e negozi, all’interno di quest’area tutto è finalizzato al consumo che noi mettiamo in atto per avere le nostre soddisfazioni e per soddisfare tutto il mondo. Possiamo a questo punto affermare che oi consumo è una parte fondamentale dell’esperienza perché è attraverso di esso che possiamo bilanciare l’eccesso e la parsimonia quindi possiamo affermare che il proprio ruolo è quello di moderatore appunto di fare da “bilancia” tra i due. Tuttora oggi al consumo non viene preso in considerazione e non gli si viene attribuito il giusto peso. A riguardo possiamo prendere in esempio l’idea di Appadurai il quale interpreta ed analizza il consumo come: “il comprare o non comprare”. In questa teoria notiamo che il consumo è parte fondamentale del nostro vivere perché è alla base di tutto, come sappiamo se consumiamo, consumiamo i media, attraverso di essi e perché essi ci convincono a farlo. Baudrillard affianca il consumo invece ad una caratteristica che noi utilizziamo per relazionarci con tutti e con tutto ciò che ci circonda, questa relazione tra identità e consumo sottolinea però a sua volta la differenza di classi sociali. Il consumo quindi osservandolo attraverso questa ottica può essere positivo e negativo, positivo perché ci mostra un prodotto così com’è attraverso il quale noi possiamo creare una nostra identità, negativo invece perché la merce fa parte di un sistema di produzione alienante da cui esso dipende. Appadurai successivamente in un suo scritto illustra come il consumo faccia parte della nostra quotidianità e mostra un rapporto tra i tempi in cui egli si trova e con la percezione del consumo nell’antichità. In questo saggio egli mostra la centralità del consumo nella nostra società affermando che esso è ripetitivo ed è diventata quasi un abitudine consumare, infatti fa anche riferimento a come nel calendario possiamo trovare dei giorni assegnati che ci inducono ancor di più a consumare, ad esempio il natale, pasqua, sono giorni in cui sembra quasi normale consumare di più , facendo un regalo o anche solo acquistando più roba del solito. Parlando dei media possiamo citare Scannel il quale ha illustrato come i media sono parte fondamentale per la nostra percezione del tempo. I new media come Internet, ci offrono e ci invogliano ad un consumo continuo però afferma anche che questi non sono molto utilizzati per il consumo stesso perché c’è ancora molta gente che non ha fiducia di essi. POSIZIONI DELL’AZIONE E DELL’ESPERIENZA (PARTE TERZA) CASA E AMBIENTE FAMILIARE Silverstone all’inizio del capitolo ci fa un esempio riguardante una bambina di più o meno 6 anni la quale, tornando a casa, la prima cosa che fa è accendere la televisione anche se non la doveva guardare, allora la madre vedendo che la bambina non stava osservando la tv la spegne, ma la bimba la riaccese perché vedeva la tv come fonte di sicurezza. La casa anche nei media è rappresentata come un luogo da dove per le prime volte guardiamo il mondo, un luogo che ci da sicurezza ma al tempo stesso può risultare un luogo estenuante. Il filosofo Bachelard afferma che la casa corrisponde alla memoria, e afferma che i media invece sono molto importanti nella nuova era dato che essi possono farci venire in mente ricordi della casa nella quale abbiamo vissuto nell’infanzia e portarci indietro con gli anni facendoci catapultare almeno con l’immaginazione in uno spazio e in un luogo completamente diverso al posto in cui ci troviamo. nel suo libro descrive la casa come un luogo intrecciato tra l’interno e l’esterno ed un luogo che provvede la nostra solidità. Al tempo stesso la casa familiare è ci fornisce delle mappe mentali, degli schemi quali ad esempio il filosofo prende in considerazione la cantina è l’inconscio, l’attico rappresenta le nostre paure mentali. La casa inoltre come sappiamo è formata da porte, finestre che ci danno un senso di protezione dal mondo esterno ad essa, ma questi hanno una duplice valenza poiché la porta ad esempio è la porta che è vista come un oggetto spirituale e sacro dagli ebrei infatti loro usano mettere su di essa un scatoletta ed ogni volta che la toccano pregano. nasce dal nulla, a riguardo possiamo citare Zucker il quale analizzò la fiducia nella nascita del nuovo ordine economico degli Stati Uniti, egli per prima cosa cercò i fattori che davano appunto sicurezza e fiducia in questo mercato, per Zucker la fiducia è composta da aspettative ben precise. Queste aspettative però sono distinte in aspettative di sfondo e aspettative consecutive, le prime richiedono un universo comune mentre le seconde sono caratterizzate da determinate regole che che contraddistinguono una specifica situazione. Successivamente divise la fiducia in tre modi di produzione: la fiducia basata sul processo, la fiducia basata sulla caratteristica ed infine la fiducia basata sull’istituzione che genera appunto un mercato di fiducia. Secondo Zucker solo l’ultima è in grado di sostenere un’economia che risulta essere sempre più complessa, perché la fiducia è come l’informazione più ce n’è più è probabile che ce ne sia come sostiene Gambetta. MEMORIA Silverstone afferma che tutti noi stiamo vivendo in una società priva di storia perché il passato è composta da apatia e distacco e per questo non ci perviene dal passato tutto ciò che dovrebbe e potrebbe essere utile come ad esempio le tradizioni. La memoria orale riesce forse a far rimanere ancor di più le cose impresse nella nostra mente perché attraverso essa si era capaci di fissare il ricordo, mentre con la scrittura e la scienza la memoria è diventata un oggetto da fissare ed analizzare. La storia e la psicoanalisi sono delle scienze molto utili per parlare appunto di memoria perché esse si basano proprio su di essa. La psicoanalisi studia la memoria analizzando i suoi disturbi, sia la storia che la psicoanalisi indagano e considerano la memoria come una risorsa. Per Samuel la memoria è ciò che accade quando ciò che pensiamo viene ricordato da diversi processi nuovi ma non sbagliati. La memoria è appunto molto importante anche perché è proprio grazie ad essa che riusciamo ad occupare lo spazio e il tempo. Un ruolo molto importante lo dobbiamo ai media i quali hanno il potere di spiegare ed illustrare il passato attraverso però delle immagini. Sin dall’antichità venivano usati dei modelli specifici di architettura per costruire un determinato ricordo che permettevano dei veri e propri sistemi di applicazione della memoria, e vennero costruite mnemotecniche per fissare appunto la mente nel passato per questo l’arte della memoria divenne l’arte magica. La memoria quindi è vita e grazie ai media possiamo imparare ed imprimere nella memoria cose che non abbiamo mai vissuto attraverso delle testimonianze , ricostruzioni e film, prendendo in esempio l’Olocausto una parte fondamentale del ricordo che non deve mai svanire e noi possiamo ricordare è proprio dato dalle testimonianze e proprio attraverso film che i ricordi vengono fissati ancor di più. Uno dei film che ritrae le immagini più reali e forti è Shinder List il quale autore Spielberg ci mostra che che il fine è rappresentare delle immagini molto forti per farle rimanere nella memoria di chiunque guardi il film. Successivamente Hartmann propose un analisi che lega il tessuto dell’esperienza alla memoria, trattando appunto la doppia vita dell’immagine il suo carattere ma anche il suo disturbo. La storia la memoria e i media sono quindi un modo fondamentale perché al loro interno si costruiscono le nostre identità. Infine Adorno ha definito la televisione come una vera e propria psicoanalisi invertita perché è capace di formare i vari strati dell’inconscio mentre per Silverstone la televisione è come la storia però invertita. L’ALTRO Silverstone in questo capitolo afferma che attraverso l’esperienza abbiamo riconosciuto che nel mondo esterno c’è sempre qualcuno che è come da noi, che però non è noi. Per altro intende le altre persone che si conoscano o meno, ma che con le quali è comunque in una relazione di sfida e afferma che ognuno di noi senza l’altro è perso. Come abbiamo già anticipato nell’esperienza noi abbiamo attorno molte persone e a proposito di ciò Bauman afferma che diversi sociologi hanno evitato molte discussioni a riguardo ma allo stesso tempo hanno cercato nella la moralità che si trova all’interno della sfera sociale di una persona senza però esprimere un giudizio , qui egli pone un quesito fondamentale per la propria idea, il quale è chi siamo noi per giudicare l’altro? Se tutto ciò dovesse accadere potremmo diventare oppressi dal relativismo. La soluzione è appunto cercare di inquadrare l’altro come una persona con la quale noi stessi possiamo confrontarci e creare la nostra identità. Successivamente Levinas realizza un enunciato dove al suo interno classifica la morale come ciò che viene prima di qualsiasi altra cosa, prima di ogni contatto e di ogni relazione sociale. Baumann in riferimento a quanto detto sostenne che la morale si afferma prima della responsabilità e non è un prodotto della società. Egli individuò anche due problemi riguardanti i media, essi sono la distanza e la soggettività. La distanza però non piò essere cancellata con i media dato che essa si mantiene anche se le persone sono in collegamento tra loro. Parlando appunto di ciò possiamo prendere in considerazione l’idea di Baudrillard il quale sostenne che la guerra del Golfo non è mai accaduta, perché, poiché anche se intervenne la tv non ci ha connesso e quindi la tecnologia può annullare l’altro ma senza l’altro noi non siamo niente, siamo spaesati. La distanza e le connessione che producono i media fanno diventare loro stessi amorali perché ci illudono e riducono la visibilità e la vividezza dell’altro. Infine un intervento molto importante lo dobbiamo a Levinas il quale affermò che la filosofia occidentale era stata creata senza pensare che possa esistere l’altro, ma il soggetto protagonista era un monade, per quanto riguardo il monade Bauman lo associò alla persona nomade che si muove all’interno del mondo seguendo però i media. VERSO UNA NUOVA POLITICA DEI MEDIA Come afferma Silverstone i media hanno diversi poteri quali ad esempio, il poter di informare. Noi ci interessiamo ai media proprio perché siamo affascinati da questi poteri ma soprattutto per approfondire quale ruolo essi svolgono nella nostra vita quotidiana. Tutto ciò che sta accadendo l’autore lo denomina come nuova politica dei media, essa ha determinate caratteristiche e precondizioni, queste sono che i media sono paragonabili a delle vere e proprie forze culturali sono degli elementi politici, i media girando attorno alla sfera privata e sociale inoltre agiscono secondo le condizioni politiche ed inoltre che appunto questo scambio di informazioni prodotti da essi sono fondamentali per il processo politico. I media come ben sappiamo evolvendosi cambiano in continuazione e di riflesso a ciò anche il popolo, che guarda la televisione, di conseguenza cambia anche esso. La contrapposizione che ci mostra l’autore in riferimento al processo politico e i media, essa si può riscontrare nella sfera pubblica, ciò detto però si divide in due visioni da parte della società, una parte crede che i new media siano necessari per analizzare ed entrare nel vivo della sfera pubblica, mentre un’altra parte della società vede i new media in maniera negativa e che essi limitano la sfera pubblica. Habermas a riguardo fece una proposta essa era di costituire e formare una società aperta, aperta nel senso che doveva garantire il dibattito ma doveva saper inoltre affrontare e reggere le critiche a cui esse potessero essere sottoposte. I media quindi a riguardo di quanto affermato appunto da Silverstone hanno determinate responsabilità come ad esempio una molta importante citata nel libro dall’autore è il far diventare il mondo conosciuto e quindi intelligibile, e così facendo l’uomo a sua volta è come se diventasse più uomo, ecco perché lo studiare i media a parer mio è diventato più che necessario soprattutto nell’era in cui viviamo che è più che tecnologica. TRE RAGIONI PER “PIU’ EUROPA” L’autore Habermas all’interno di questo capitolo afferma e cerca di spiegare quali sono le le proprie considerazione riguardo all’integrazione politica. La prima rappresenta per lo più una ragione storica, cioè la determinazione di un popolo di unirsi all’Europa, basandosi sull’idea liberale di Bundesrepublik, che era un modello costituzionale di uno stato federale. Successivamente con il passare del tempo allargando i propri orizzonti capirono che era necessario abituarsi ad un determinato tipo di vita nazionale, ma proprio questa stabilità della popolazione venne messa in discussione dall’aumentare e dal proliferarsi delle problematiche europee. Nella seconda considerazione egli mette in risalto la politica e il mercato, all’interno della politica il popolo è necessario perché attraverso essa possono regolare l’esistenza della loro comunità agendo naturalmente sulla base della storia. Il mercato invece sono regolati e disciplinati autonomamente e sono in grado di regolare le decisione individuali. Con la terza considerazione Habermas illustra la politica però sotto un altro aspetto, l’aspetto monetario, affermando che mancavano i presupposti per avere una moneta unica, e l’eurozona non aveva soddisfatto i criteri necessari. Inoltre si poteva notare come maggiori erano le disuguaglianze economiche tra i vari Stati e più è necessario un piano per riequilibrare queste stesse, però questo piano era assente in Europa. Con questi tre punti e considerazioni l’autore afferma che questi erano necessari a risolvere i possibili disguidi del passato ma non utili per la crisi in cui ci si ritrova attualmente. Il quarto ed ultimo punto ci illustra come i vari esponenti principali dell’Europa come la banca centrale europea , il presidente del consiglio, devono necessariamente creare un piano per formare una vera e propria coalizione finanziaria ed economica. Successivamente possiamo riscontrale un riferimento particolare al noto Van Rompuy, il quale affermò e disse che era indispensabile cambiare o modificare le varie costituzioni nazionali e i trattati presenti per istituire invece l’autorità dell’esercito come dei diritti di sovranità. NELLA SPIRALE TECNOCRATICA, UN’ARRINGA PER LA SOLIDARIETA’ EUROPEA Habermas parlando dell’Europa afferma che essa è sostenuta dai maggiori esponenti politici e che anche dalla popolazione che crede che essa possa essere un vantaggio economico per lo stato, nel corso degli anni la commissione, la banca europea e la corte di giustizia hanno in un certo qual senso condizionato la vita stessa di tutto il popolo e questo ha alimentato le incongruenze tra le politiche adottate per il risolvere i diversi problemi e la volontà stessa dei cittadini. Inoltre compose una specie di raggruppamento di coloro i quali difendevano la sovranità nazionale, i quali erano i repubblicani che scongiuravano e annunciavano che volevano uno stato forte e gli ordoliberali che auspicavano invece ad uno stato leggero, poi ci parla di difensori della politica interventista cioè degli scettici ed infine dei difensori della crescita di integrazione dell’Unione Europea che erano i tecnocratici cioè coloro che richiedevano un necessario rafforzamento dei dirigenti e gli eurodemocratici che si dedicavano a diversi programmi per l’alleanza politica. Tra di essi riscontriamo gli eurodemocratici e gli eurofedelisti che non possono essere eguagliati dato che le idee promosse da loro non sono diventate un modello utile per il federalismo europeo, gli eurodemocratici e i tecocratici che chiedevano un’integrazione maggiore dell’Africa. Un punto che essi hanno in comune è evitare ulteriori modifiche al trattato. Successivamente la commissione, la banca centrale e la presidenza del consiglio hanno presentato delle proposte per un progetto di riforma che spera di raggiungere tre determinati obiettivi, cioè ottenere l’approvazione della volontà politica unendo anche le politiche economiche e di bilancio; dei prestiti per far cessare i debiti e inoltre egli affermò che era già presente una cultura incentrata sulla politica che si mantenne fino agli anni 80. A riguardo di ciò possiamo riscontrare un quesito posto da Reitan il quale pone una domanda molto specifica nei confronti di Habermas, cioè qual è stato il fattore che l’ha spinto ad occuparsi dell’Europa e della crisi, al quale Habermas rispose che per l’Europa era necessario avere un governo economico fondato ma soprattutto che era necessario secondo la sua opinione rifondare proprio l’Europa poiché il fattore di cui ella necessita è una leadership political. Un’altra domanda posta da Ealth nei confronti dell’autore è che alcuni economisti quale ad esempio Stiglitz attaccavano l’esigenza del risparmio e volevano per l’Europa un New Deal. La risposta di Habermas a riguardo fu che la moneta in questione cioè l’euro ha provocato solo molti disagi tra le varie economie dei diversi stati, e con ciò era necessario stipulare dei piani economici comuni con i vari stati proprio per evitare ulteriori danni ed eliminare tutte le distinzioni tra di essi. A riguardo pone tutti davanti a due opzioni: lasciar fallire l’euro oppure rifondare l’Europa. Allora Ehalt intervenne ponendo un ultima domanda inerente a queste due opzioni, essa chiedeva se senza una moneta comune l’Europa potesse sopravvivere lo stesso, Habermas a riguardo affermo che se tutto ciò potesse mai accadere sarebbe un fallimento valutario e che la soluzione non è questa ma è necessario di diversi stati europei dominanti ristabiliscano l’ordine tra politica e mercati. HEINE CONTEMPORANEO. ORA NON CI SONO PIU’ NAZIONI IN EUROPA Heine fu un grande scrittore e traduttore, fu uno dei più celebri scrittori che illustrò nei suo scritti la nuova coscienza storica che ebbe luogo dopo la rivoluzione francese, egli differenzia con cura i pregiudizi nazionalistici dal vero amore della patria. Per lui infatti il columine della società tedesca è stata l’età dell’illuminazione. Egli ammirava molto il patriottismo francese. Sin da giovane egli rimase estasiato dal patriottismo grazie ad una visita fatta ad un amico in Polonia. In riferimento al periodo storico e alla nazione in questione egli fece delle affermazioni molto importanti dove disse che la nazione era accecata dal dolore ma allo stesso tempo era molto dispiaciuto per la situazione particolare di questo stato che fu scomposta per 3 volte, e asserì dicendo che tutte le nazioni, anche l’Europa dovevano in un certo qual modo rinascere e superare tutto ciò che era accaduto perché la morte doveva risorgere la vita e il cristianesimo potesse a sua volta manifestarsi nelle società pagane. Heine però era molto turbato e preoccupato per l’ostilità diffusa nei confronti di qualsivoglia forma d’arte. In riferimento all’Europa possiamo riscontrare un giudizio molto importante ed interessante composto da Heine nel 1828, in cui affermò che all’epoca l’Europa era priva di tutto ciò che potesse essere negativo e soprattutto di pregiudizi nazionalisti. Al 48 possiamo ricollegare invece le sue credenze religiose ossia quando la rivoluzione fallì, all’interno dei suoi scritti egli asseriva con espressioni religiose, infatti riteneva che poeti ed intellettuali fossero dei veri e propri apostoli della religione libera. In conclusione possiamo riscontrare in riferimento ad Heine una questione che gli venne posta nel 28 al quale egli diede una risposta molto importante ed utile per tutti noi, la domanda che gli venne posta era qual è il compito del nostro tempo? E lui asserì affermando che esso sarebbe stato l’emancipazione e l’evoluzione del mondo intero. INCIPIT. LA SFIDA DELLA PESTE ALLA RICREAZIONE FINITA Riguardo il libro antivirus di Morecellini, possiamo affermare che l’argomento o meglio dire quesito che si pone alla base di esso è come può darsi una società dopo il covid-19, per dare una spiegazione esaustiva a questa domanda è necessario costruire una mappa che contenga tutti i vari eventi accaduti fino ad oggi nel mondo. I media hanno svolto e stanno tuttora svolgendo un ruolo determinante nell’attuale pandemia anche se essi possono avere delle conseguenze per lo più negative per gli spettatori quali ad esempio far accrescere nella popolazione un senso di sfiducia ed insicurezza nei confronti della vita. I media già da prima dello scoppio della pandemia, la politica ha assunto un ruolo centrale in essi. Come abbiamo potuto notare in televisione in questo momento storico molto difficile hanno cercato di trasmettere tranquillità, dato che i cittadini già erano molto spaventati, però tutto ciò non durò molto e allora questa tranquillità si trasformò in drammaticità, che come possiamo ben immaginare, non ha portato a nulla di buono, possiamo far riferimento a dei movimenti sovranisti o populisti che infatti erano diventati i “NO MASK”. Nella pandemia ancora in atto, sono emersi diversi problemi, parlando appunto del sistema scolastico possiamo affermare che come ben sappiamo, l’Italia secondo una statistica dell’OCSE risulta avere studenti carenti per le materie di lettura e di scienze, facendo riferimento all’era in cui ti troviamo purtroppo questi dati potrebbero aumentare a dismisura in maniera negativa. Nonostante questi rischi però gli studenti hanno dimostrato avere un forte spirito d’adattamento anche chiamato “capability”, nonostante si sia passati da una didattica in presenza alla didattica a distanza e per esperienza personale posso confermare che non è per niente facile restare concentrati dietro ad un computer, la maggior parte degli studenti si è dimostrata molto collaborativa. Morcellini inoltre esamina anche un altro tema molto delicato ossia, i giovani. Tra i giovani come afferma anche l’autore ci sono state diverse reazioni che con il tempo porterebbero a fenomeni molto discutibili, infatti egli afferma che parecchi giovani potrebbero diventare una parte della società dello scarto in cui è presente l’auto emarginazione e un allontanamento cospicuo da lavori e ruoli. L’autore prende in esame tutto ciò per cercare di capire qualora ci sarà un apertura generalizzata, da che parte dovevano muoversi. LA TRACCIABILITA’ SOCIALE E COMUNICATIVA DELLA PANDEMIA L’autore Morcellini trattando l’argomento della tracciabilità sociale e comunicativa della pandemia, parte dall’analizzare il termine immunità che è appunto il contrario di comunità, perché il termine comunità riferisce a ciò che è di tutti, cio che è comune mentre il termine immunità si riferisce all’autosufficienza e appunto prendendolo in considerazione con la situazione di emergenza in cui ci ritroviamo ci riferiamo all’allontanare il rischio di contagio. La paura del contagio ha reso possibile la riesaminazione dei contatti con le altre persone e con gli spazi, lo facciamo per proteggere noi stessi e gli altri, a riguardo l’autore fa un riferimento ad un affermazione di Paolo Giordano il quale in un suo libro dove dice che, è proprio nel contagio che torniamo ad essere una comunità. Morcellini inoltre sostiene che l’Italia ha avuto un forte senso di responsabilità e soprattutto di coesione con le istituzioni. Successivamente però questa situazione ha portato tutti a disattivare la propria coscienza mettendo in atto degli comportamenti lesivi verso l’altro provocando quindi una sorta di disimpegno morale, detto ciò l’autore a riguardo fa un riferimento a Leopardi dove parla di egoismo, soprattutto alla parte dove afferma che l’egoismo è la peste della società. Trattando inoltre la parte comunicativa, l’autore, tratta il boom digitale che in un certo qual senso ha ruolo fondamentale, anche perché prendendo in considerazioni diverse statistiche egli afferma che ogni persona passa almeno 10 ore al telefono. I media quindi sul piano della socializzazione svolgono ormai un ruolo principale a differenza di prima quando la tecnologia ancora non aveva invaso tutto il mondo, questo ruolo era esclusivamente della famiglia e delle scuole. I media però rivestendo questa mansione molto importante sono in grado di influenzare il singolo anche con delle notizie false, infatti Morcellini parla appunto a riguardo di un carnevale mediatico. UNA SOCIETA’ DISINTERMEDIATA E DISORIENTATA: IL CLIMA CULTURALE ALLA VIGILA DEL COVID-19 La società secondo l’autore disintermediata e disorientata è in uno stato di crescente trasformazione e soprattutto è avvilita dall’alto impatto della globalizzazione. Si può fare un duplice paragone che riguarda il “prima” e il “durante” della pandemia, per quanto concerne il primo facciamo riferimento alla drammatizzazione dei media sulla cronaca nera ad esempio ad evidenziare il diverso, a cercare di far vedere l’altro come una persona più che diversa da noi stessi, possiamo prendere in considerazione a riguardo proprio l’odio che possono suscitare nella gente un “odio” nei confronti dei migranti. Mentre per quanto riguarda il riferimento alla situazione di emergenza in cui ci troviamo si può acquisire un paragone cioè, il vedere il migrante come una persona contagiata e una persona quindi da cui mantenere le distanze, infatti tutto ciò ci porta a capire come il distanziamento sociale conduce proprio alla disintegrazione sociale. L’IMPATTO DELLA COMUNICAZIONE E DEL DIGITALE L’autore per quanto riguarda l’impatto della comunicazione e del digitale afferma che i media stanno piano piano sostituendo i modelli educativi tradizionali come la scuola ma soprattutto la famiglia, affermando ciò illustra un’affermazione proposta da Cacciari, la quale spiega come la socializzazione primaria viene meno, mentre i media acquisiscono una sorta di autorità. Inoltre i media con il passare del tempo conquistano sempre più consensi proprio grazie alla “specializzazione dei ruoli” dato che i conduttori di tg e/o i giornalisti hanno il ruolo di informare la popolazione su ciò che succede. Successivamente l’autore parla di antipolitica, questo termine significa presentare nuove proposte, qualora queste proposte vengano approvate diventano quelli di prima. Morcellini successivamente riprende un’intervista di Bordoni il quale parla di comunicazione e digitale secondo il lavoro del sociologo, il sociologo studia i comportamenti ma non sulla base di specifiche leggi e quindi qui arriva la critica posta cioè la società è in continua evoluzione e quindi mutando a vista d’occhio tutto ciò che ha esaminato il sociologo è visto come cosa passata. Successivamente egli prende in considerazioni le cause principali che sono risultate importanti per le comunicazioni dell’Italia: declino di magistero pubblico della chiesa, crisi di reputazione della scuola e della formazione, dismissione della politica e perdita di coesione. Egli inoltre elabora una propria tesi a riguardo di quanto detto dove affermò che era utile e necessario ristabilire le priorità poiché esse sono alla base del nuovo modello di sviluppo. LE CONSEGUENZE DEL COVID-19: SULLA CONDIZIONE UMANA Morcellini descrive i media con una duplice funzione ossia quella di influenzare negativamente il singolo cittadino attraverso i toni di allarmismo utilizzati da essi e creando confusione nella mente della popolazione ed in maniera positiva attraverso la rassicurazione dato che la gente non è emergenza, in primo luogo egli mette in discussione il modello di sviluppo italiano all’interno del quale la globalizzazione non è stata guidata da delle politiche di regolazione adatte; le grandi città o meglio dire le città metropolitane sono state quelle che hanno sofferto di più perché colpite molto di più dal virus; analizzare la correlazione tra sviluppo e aumento dell’inquinamento; analizzare il gap tra benessere spirituale ed economico; la globalizzazione ha messo alla prova il sistema sanitario; le misure di restrizioni adottate dal governo hanno funzionato facendo da elemento di riduzione del danno. L’autore stipulata questa lista afferma che l’espandersi del virus non è differenziata da sesso o età della persona. Per cercare di ricominciare le nostre vite Morcellini sostiene che è necessario un cambio di prospettiva che ci aiuta a cambiare a sua volta le priorità, una capacità di adattamento, una ideale conservazione della memoria, un’accettazione e una convivenza ed infine una capitalizzazione dell’esperienza per non ricadere negli errori già commessi. COSTRUIRE UNO SPAZIO DI PASSAGGIO AL FUTURO L’autore afferma che è necessario iniziare ad organizzare come sarà la vita nel fututo infatti fa un riferimento al motto utilizzato da Hannah Harendt il quale afferma che dobbiamo “pensare a ciò che facciamo” perché non dobbiamo farci trovare impreparati a quello che faremo in questa fase molto importante per tutti noi. La pandemia inoltre ci ha fatto capire già nella fase 2 le nostre fragilità nell’organizzarlo, infatti come abbiamo potuto notare abbiamo vissuto, stiamo vivendo e vivremo tuttora una crisi economica che ha portato molte persone ad esempio a perdere il lavoro. L’unico interesse che dobbiamo tener in mente afferma Morcellini è quello della globalizzazione digitale perché è attraverso essa che possiamo diventare adulti dopo la pandemia. VIRUS E MEDIA O VIRUS E COMUNICAZIONE I media hanno svolto e stanno tuttora svolgendo un ruolo determinante nell’attuale pandemia anche se essi possono avere delle conseguenze per lo più negative per gli spettatori quali ad esempio far accrescere nella popolazione un senso di sfiducia ed insicurezza nei confronti della vita. I media già da prima dello scoppio della pandemia, la politica ha assunto un ruolo centrale in essi. Come abbiamo potuto notare in televisione in questo momento storico molto difficile hanno cercato di trasmettere tranquillità, dato che i cittadini già erano molto spaventati, però tutto ciò non durò molto e allora questa tranquillità si trasformò in drammaticità, che come possiamo ben immaginare, non ha portato a nulla di buono, possiamo far riferimento a dei movimenti sovranisti o populisti che infatti erano diventati i “NO MASK”. L’autore per quanto riguarda l’impatto della comunicazione e del digitale afferma che i media stanno piano piano sostituendo i modelli educativi tradizionali come la scuola ma soprattutto la famiglia, affermando ciò illustra un’affermazione proposta da Cacciari, la quale spiega come la socializzazione primaria viene meno, mentre i media acquisiscono una sorta di autorità. Inoltre i media con il passare del tempo conquistano sempre più consensi proprio grazie alla “specializzazione dei ruoli” dato che i conduttori di tg e/o i giornalisti hanno il ruolo di informare la popolazione su ciò che succede. Successivamente l’autore parla di antipolitica, questo termine significa presentare nuove proposte, qualora queste proposte vengano approvate diventano quelli di prima. Morcellini successivamente riprende un’intervista di Bordoni il quale parla di comunicazione e digitale secondo il lavoro del sociologo, il sociologo studia i comportamenti ma non sulla base di specifiche leggi e quindi qui arriva la critica posta cioè la società è in continua evoluzione e quindi mutando a vista d’occhio tutto ciò che ha esaminato il sociologo è visto come cosa passata. Successivamente egli prende in considerazioni le cause principali che sono risultate importanti per le comunicazioni dell’Italia: declino di magistero pubblico della chiesa, crisi di reputazione della scuola e della formazione, dismissione della politica e perdita di coesione. Egli inoltre elabora una propria tesi a riguardo di quanto detto dove affermò che era utile e necessario ristabilire le priorità poiché esse sono alla base del nuovo modello di sviluppo. I media però sono risultati anche molto importanti però in questa pandemia perché anche se non fisicamente egli potevano continuare ad avere una vita sociale anche se a distanza. Con la pandemia quindi il consumo di dati è aumentato esponenzialmente e con esso è stata aumentata anche la sicurezza dato che proprio con l’avvento del covid non sono di certo mancate delle truffe riferite al coronavirus, per prevenire tutto ciò è necessario aiutare la gente a proteggersi. Il modo migliore attuato per proteggere la società ossia facendo in modo che la comunicazione riconosca i bisogni fin a quel momento delusi dagli utenti. Questo cambiamento è stato necessario perché grazie ad esso si registra una maggior attrattività ai giornali e non ai social, e inoltre ha contribuito a far recuperare al servizio pubblico una propria centralità. L’autore prende in considerazione il virus paragonandolo alla cosa che ci ha fatto capire cosa in realtà ci sta più a cuore, come ad esempio le relazioni con gli altri, e afferma che tutti noi abbiamo vissuto e stiamo vivendo un periodo particolare che ci porta al distanziamento ma che con grazie alla tecnologia e ai media risulta essere solo fisico. Parlando di media egli prende in considerazione la tv che con la pandemia ha acquisito molto più pubblico rispetto a prima. Inoltre attraverso diverse attenzione poste a cosa preferissero le persone egli notò che molta gente preferisce più i giornali cartacei ai media. Ma afferma allo stesso tempo l’importanza che internet ad esempio ha svolto e continua a svolgere nonostante il sovraccaricamento delle reti date proprio dall’utilizzo maggiore di esso non solo come passa tempo ma soprattutto per il lavoro attraverso l’utilizzo dello smart working o attraverso la Dad per seguire le lezioni a distanza, ma anche per tenerci in contatto con le persone a noi care. Morcellini visto quanto esaminato ed analizzato afferma che tutti noi a causa dell’emergenza in atto abbiamo potuto realmente capire l’importanza del nostro tempo e sostiene che essa lascerà a tutti noi molte paure e dubbi ma allo stesso tempo questa situazione ci ha fatto capire che i messaggi della comunicazione sono sempre dispersivi e non sempre coerenti tra di loro e per questo tutta la società risulta vivere in una realtà “incomprensibile”.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved