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Riassunto con considerazioni finali del Manifesto del partito comunista, Sintesi del corso di Storia Del Pensiero Politico

Il celebre libro scritto da Engels e Marx nel 1847-1848, che rappresenta un'opera centrale per il socialismo. L'opera si prefigge l'obiettivo di rendere consapevoli le masse del loro ruolo sociale e di spingerle ad intraprendere una lotta di classe, attraverso la rivendicazione della propria dignità sociale, per poter emergere dalla miseria in cui erano state relegate. la storia come una continua lotta di classe tra oppressori ed oppressi, con la borghesia che riduce la dignità personale ad un mero valore di scambio ed i rapporti sociali ad un semplice rapporto commerciale.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 15/09/2022

MartinaCarlini1996
MartinaCarlini1996 🇮🇹

5

(1)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto con considerazioni finali del Manifesto del partito comunista e più Sintesi del corso in PDF di Storia Del Pensiero Politico solo su Docsity! 1 MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA FRIEDRICH ENGELS E KARL MARX Il celeberrimo libro scritto da F. Engels e K. Marx fu redatto tra il 1847 ed il 1848 e rappresenta, senza ombra di dubbio, un’opera centrale che, grazie alla sua voluta concisione, unita alla strabiliante chiarezza e sintesi degli autori, è riuscita a raggiungere un pubblico vastissimo, ponendo così le basi concettuali del socialismo. Focalizzandosi sulla copertina del libro, balza all’occhio il titolo che fa sorgere una prima domanda: per quale motivo si parla di “partito comunista” e non di “partito socialista”? I motivi legati a questa scelta sono essenzialmente due: non solo questo lavoro era stato commissionato dal Congresso londinese della Lega dei comunisti ma, principalmente, la scelta era stata assunta proprio nell’ottica di distinzione dalle ideologie socialiste che venivano ritenute dagli autori utopistiche e poco legate alla realtà a differenza del comunismo che avrebbe accompagnato il proletariato nella sua lotta di classe e lo avrebbe aiutato ad ottenere la propria supremazia.1 L’opera si prefigge l’obiettivo di rendere consapevoli le masse del loro ruolo sociale e di spingerle ad intraprendere una lotta di classe, attraverso la rivendicazione della propria dignità sociale, per poter emergere dalla miseria in cui erano state relegate, in quanto ritenute storicamente mera manodopera. Ciò avrebbe rappresentato un cambiamento epocale non solo per il proletariato ma per tutta la società in senso lato. Gli stessi autori esordiscono, fin dal primo capitolo dell’opera, sottolineando che la storia è una continua lotta di classe che varia nelle parti sociali chiamate in causa a seconda dei momenti storici di riferimento ma che si ripresenta secondo uno schema ricorrente ossia la contrapposizione tra oppressori ed oppressi e la preminenza, nonché la definizione della società in tali termini, nei governi e nei rapporti economici, dei primi sui secondi. Venivano, perciò, distinte da un lato tra la borghesia, la nuova classe che era emersa con la rivoluzione industriale spodestando le nobili professioni fino ad allora ritenute il fulcro della società, ed il proletariato, ossia la componente sociale che veniva ampiamente sfruttata nei complessi industriali presenti nei Paesi più progrediti economicamente e vedeva scorrere la propria esistenza senza alcun margine di miglioramento, costretta a vivere nella miseria dei sobborghi urbani delle grandi città formatesi con lo sviluppo industriale.2 Secondo gli autori la borghesia ha ridotto la dignità personale ad un mero valore di scambio ed i rapporti sociali ad un semplice rapporto commerciale. Proprio per questi motivi, a differenza delle precedenti classi predominanti, si tratta di una componente sociale che è in continua evoluzione ed è pronta a conquistare il mondo intero ponendo le basi per un’interdipendenza delle nazioni, modellando il mondo a sua immagine e somiglianza. 1 M. Martelli, Quale comunismo? Un invito a rileggere il “Manifesto del Partito Comunista”, MicroMega, 2021. 2 In realtà, secondo Schumpeter, questo non era affatto vero: il capitalismo aveva consentito a questa classe un progresso che aveva raggiunto il culmine con l’acquisizione dei diritti politici. Similmente, con l’avvento dell’imperialismo e con il conseguente aumento delle esportazioni, aveva avuto un importante tornaconto in qualità di consumatore di beni. 2 Le naturali conseguenze sociali, secondo Marx ed Engels, sono sostanzialmente due: da un lato anche le diverse realtà territoriali vengono riunite in nome di un unico interesse nazionale di classe e competono tra di loro in un regime di libera concorrenza, dalla quale nemmeno i Paesi più arretrati vengono risparmiati e dall’altro gli operai, che vengono reclutati da ogni classe della popolazione, vivono in condizioni ormai disumane e sono spogliati della loro personalità a causa della parcellizzazione del lavoro portata da questa nuova forma produttiva appena instauratasi. A questo punto, la classe proletaria assume la coscienza di essere una classe in se’ ed arriva a coalizzarsi sempre più su larga scala per ribellarsi allo sfruttamento e contro la borghesia, talora formando delle associazioni permanenti ed incrementando la solidarietà di classe. Da qui la necessità della loro unione per trasformarla in una vera e propria lotta di classe, data la sua peculiare caratteristica rivoluzionaria che invece non è rinvenibile in altre componenti sociali, al fine di distruggere ogni garanzia privata esistente e, nello specifico, la proprietà privata che era considerata dagli autori come la madre di tutte le disuguaglianze che attanagliavano la società. Centrale è l’idea secondo la quale, per i due autori, la borghesia, alla quale viene riconosciuta la grande capacità rivoluzionaria, crea da se’ gli attori che saranno preposti alla sovversione, a causa delle condizioni in cui ha riversato non solo le classi meno agiate ma anche la piccola borghesia che è riuscita ad inglobare in se’ stessa. Nell’opera viene poi espressa la natura internazionalista del socialismo moderno dato che si propone di difendere gli interessi di tutti i proletari e del movimento generale, a prescindere dalla nazionalità e quindi esulando dai meri interessi particolari di ogni realtà statale. In questa fase, il socialismo moderno si era proposto come uno strumento utile all’attuazione della lotta di classe ed era volto all’ottenimento del potere da parte del Quarto Stato, facendo dell’abolizione della proprietà in senso lato un punto cardine della sua proposta politica poiché la stessa si muove secondo due direttrici: il capitale (ossia una forza sociale risultante dalla somma di una massa di individui) e il lavoro salariato, talmente irrisorio da consentire al proletariato, a malapena, di sopravvivere. L’azione sovversiva sarebbe stata necessaria poiché abolendo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sottraendo alla borghesia il capitale ed il lavoro a favore dello stato, si sarebbe posto fine allo sfruttamento delle nazioni sulle nazioni. Gli autori, a questo punto, espongono la necessità di giungere ad una transitoria dittatura del proletariato3 e si sforzano di definire le varie misure da porre in essere per attuarlo: l’espropriazione della proprietà fondiaria a favore dello stato, le imposte progressive, l’abolizione dell’eredità, l’aumento delle manifatture nazionali, l’introduzione del lavoro obbligatorio per tutti, l’educazione pubblica e gratuita e l’abolizione del lavoro giovanile all’interno delle fabbriche. Il Manifesto si pone l’obiettivo di creare una società egualitaria dove venga posto al centro dell’interesse il libero sviluppo collettivo e dove l’interesse ultimo è proprio quello di generare una società senza classi. La parte finale dell’opera disquisisce sulle tipologie di socialismo che fino ad allora erano esistite. Nello specifico, viene fatto riferimento al socialismo feudale (il cd. “socialismo reazionario), ritenuto 3 Il termine non viene utilizzato nell’opera qui in esame ma viene definito, per la prima volta, nel testo postumo “Critica al programma di Gotha” del 1875.
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