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RIASSUNTO "CON GLI OCCHI CHIUSI" DI FEDERIGO TOZZI, Appunti di Letteratura Italiana

Riassunto libro "Con gli occhi chiusi" di Federigo Tozzi

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 09/06/2020

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Scarica RIASSUNTO "CON GLI OCCHI CHIUSI" DI FEDERIGO TOZZI e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! CON GLI OCCHI CHIUSI Domenico Rosi era il fiero proprietario di una trattoria. Egli appena stabilitosi a Siena, a vent’anni sposò Anna, con cui aprì una trattoria: Il Pesce Azzurro. I due avevano un figlio di 13 anni: Pietro, mandato al seminario (la scuola più vicina) molto tardi a causa della sua cagionevole salute. Prima di lui Anna aveva avuto altri 7 figli, tutti morti, il penultimo parto le aveva lasciato però le convulsioni. Anna aveva un profondo amore per Pietro, ma era incapace di dimostrargli una gran tenerezza. Una notte Domenico trascinò fuori dalla trattoria un uomo ubriaco, il quale tentò di accoltellarlo senza riuscirvi, Anna vide tutta la scena e di lì aumentarono le sue convulsioni. Il medico le consigliò di restare a Poggio a’ Meli, al podere comprato da poco, dove vi era una casetta intonacata di rosso, dove alloggiavano i padroni. Ella tornava a Siena solo il sabato. Con lei vi erano Pietro e Rebecca (prima balia e ora serva). Domenico restava invece in città. Anna siccome si era affezionata a Rebecca decise di mettere tra gli assalariati anche i suoi genitori: Giacco e Masa. Questi avevano altre figlie e tenevano con loro la nipote Ghisola, figlia di una delle sorelle di Rebecca. Qualche volta alla trattoria andava anche Ghisola, con la zia Rebecca. Verso giugno Pietro tornò in campagna con la mamma. Ella radunò in casa tutte le donne degli assalariati. In tale episodio, Ghisola, obbedendo ad Anna bucò appena la mano di Pietro con un ferro da calza, mentre dormiva, ed egli la maltrattò. Mesa, capovolto il suo lume ad olio, attendeva che le accadesse una disgrazia. Ghisola intanto prese un nido con cinque passerotti e, eccitata dal terrore, schiacciò con le dita la testa a tutti e li cucinò. Passò la giornata e non vi fu alcuna disgrazia. Agostino, figlio di un cavallaio che aveva dei poderi a Poggio a’ Meli, non voleva che Pietro parlasse troppo a Ghisola, in quanto ne era geloso. La sola presenza di Ghisola faceva impacciare Pietro, il quale cercava di convincersi che preferiva l’amicizia con Agostino. Pietro sentiva però i suoi primi sentimenti per la ragazzina. Egli in un episodio aveva aiutato delle formiche, togliendo dal loro cammino un bastone che dovevano valicare. Alla nuova primavera Domenico andava più spesso al podere, portando con sé Pietro per cercare di fargli apprendere i mestieri da svolgere. Una volta Pietro si era seduto ad attendere il padre sulle scale della casa di Giacco, dove stava sempre Ghisola. Masa stava finendo di spazzare e Pietro tra l’immondizia intravide una bambola, ma non la toccò. Intanto Ghisola era arrivata dal campo, e per farle dispetto il ragazzino affondò la bambola nella melma di spazzatura. Pietro sentì rimorso e tentò di riconciliarsi con lei, la quale gli volse però le spalle, per indispettirla egli aprì un temperino che aveva in tasca e le ferì una gamba. Pietro, offeso tentò di colpirla di nuovo, quando lei gli sferrò un calcio. Dopo qualche mese, Pietro trovò la ragazzina da sola nel campo, e mortificato per ciò che le aveva fatto le chiese se le avesse fatto molto male con il temperino, proponendole di rimediare a ciò che aveva fatto, ricevendo la stessa ferita da parte sua. A Pietro sembrò che Ghisola neanche ricordasse tale episodio. Ella pensò che egli non parlasse sinceramente, aumentò così il suo astio verso di lui. A scuola Pietro punzecchiava i suoi compagni. Stava per prendere la licenza elementare, ed era il più grande e il meno bravo, perciò i seminaristi lo deridevano. Quando si sforzava di comprendere le lezioni, tornava a casa stanco morto, incapace di mettersi a studiare. Si distraeva dinanzi al vocio della trattoria, dove gli avventori, vedendolo con i libri, lo invogliavano ad andare a giocare piuttosto che affaticarsi gli occhi sui libri. Tra i vari avventori vi era Pino, povero barrocciaio che si faceva offrire il pranzo da i due proprietari, si faceva spiegare da Pietro almeno una volta al mese cosa rappresentavano le due oleografie rappresentate sulle pareti; una era la Battaglia di Adua, l’altra I fattori dell’unità d’ Italia. Successivamente Pietro ritornerà a Poggio a’ Meli a 15 anni e andrà a casa di Giacco e Masa. Mentre Giacco fumava Pietro si perse ad osservare il fumo che usciva dalla sua bocca e immaginava, come una cosa reale, che la mamma volesse prendere qualche cosa da un cassetto in casa, e mentre ella si ostinava, il cassetto spariva nel muro, allora gli sembrò di sentire le sue mani sul suo volto. Masa rimase stupita dalla sua espressione sbigottita e gli chiese se avesse visto Ghisola, la quale era andata alla messa a Siena. Al suo ritorno, Pietro vide la ragazzina, che era diventata una giovinetta. Ella non gli rivolse la parola, perciò egli le dette una spinta, ma lei gli disse di andar via. Pietro vide che ella si era ferita ad una mano, e le propose di aiutarla nel lavoro che stava facendo. Intanto sopraggiunse il padre Domenico dal campo e Pietro aiutò Ghisola a mettersi la cesta piena di fieno sulle spalle, lei gli strinse la mano ed egli restò sbalordito. Pietro salì sul calesse con il padre e si diressero nuovamente a Siena. Pietro era diventato così negligente e noncurante, che venne cacciato dalla scuola. Domenico lo percosse per ciò. Il ragazzino durante una contesa in bottega affermò che egli avrebbe imparato il disegno. Un cliente, uno scritturale di un notaio, consigliò a Domenico di insegnare a suo figlio il suo mestiere, dicendogli che avrebbe potuto far lo stesso fortuna non andando a scuola. Anna, non contenta di ciò, continuava a sostenere che frequentare la scuola fosse importante. Il padre lo riportò così a Poggio a’ Meli. Ghisola vedendolo si avvicinò a lui. Egli si rimproverava di non riuscire a dire alla ragazzina ciò che provava. Ghisola per fargli dispetto gli bucò le mani con le sue forcelle, ma egli non si mosse. Ella si rese conto che lui le fissava le calze rosse e siccome Pietro si faceva sempre più vicino, lo allontanò. Gli disse che gli voleva bene e scappò via. Intanto arriva Domenico, Pietro s’incammina verso il padre. Dopo aver dato i comandi per il giorno seguente agli assalariati, Domenico e suo figlio si incamminano a cavallo verso Siena. Durante il viaggio un sogno cupo aveva pervaso Pietro: il cavallo era trascinato insieme al calesse, dentro un’interminabile spalancatura della sua anima. Il padre pensò che avesse sonno. Quando Anna aveva le convulsioni restava tutto il giorno sulla poltrona, dentro la trattoria, per evitare che il marito si s’inquietasse. In quei momenti, Anna non era in grado di badare a suo figlio, ella sperava di guarire dalle convulsioni proprio per Pietro. Ella non era in grado di dimostrargli il suo affetto, anche quando erano vicini sembravano due che avevano l’impossibilità di intendersi. Anche Pietro evitava di farle sentire che le voleva bene, per non diventare troppo ubbidiente. Ella lo accusava di non rispettarla e se la prendeva per ciò. Anna consigliava Masa e Rebecca su come educare Ghisola, e aveva dei riguardi per la ragazzina: diceva a Masa di non farla lavorare troppo e per Capodanno le regalava sempre un vestitino nuovo. Un giorno un compaesano volendo che suo figlio Antonio imparasse a fare il muratore, chiese a Domenico di raccomandarlo a qualche bravo capomastro. Domenico invitava spesso il ragazzino a stare con Pietro, benché i due non andassero d’accordo. Durante le loro passeggiate, arrivavano spesso a Poggio a’ Meli, dopo qualche mese Antonio si vantò di aver parlato di nascosto con Ghisola. Con l’intento di smascherare la sua bugia, Pietro, infastidito da ciò, lo ricondusse a Poggio a’ Meli per ascoltare la versione di Ghisola. Giunti a destinazione incontrarono la ragazzina e mentre Antonio era distante, Pietro le chiese se volesse bene soltanto a lui e non all’altro ragazzo, la ragazza gli fece cenno di si. I tre restarono a mangiare le ciliegie. Sul ciliegio vi erano due file di formiche: una che saliva e l’altra che scendeva. Antonio, vedendo Pietro assorto ad osservare il paesaggio che li circondava, lo urtò. Egli, infastidito dal fatto che Ghisola avesse difeso Pietro dai suoi insulti, decise di ritornare a Siena, la ragazza, consigliò al ascoltare le loro conversazioni, quindi chiese a Ghisola chi fosse, ed ella mentendogli gli disse che era un’amica della sua padrona. Egli le disse che non aveva fatto altro che pensarla, e le chiese se fosse stato lo stesso per lei, ma non rispose. Egli ebbe compassione che ella fosse serva, e che magari la padrona venendo a conoscenza della sua visita, l’avrebbe umiliata. Egli non sapeva più che dirle, e sentì di doversene andare. La mattina seguente decise di scriverle una lettera, ella se la fece leggere dal suo amico (il signor Alberto), il quale si rese conto dalla lettera che Pietro l’amava da tanto tempo. Ghisola sapeva che Pietro avesse intenzione di sposarla, il signor Alberto voleva esser certo che egli l’amasse davvero e che fosse ricco. Egli voleva che ella si sposasse, le suggerì di sedurre Pietro e di fargli credere così che ella fosse incinta di lui, in modo da farsi sposare per certo, in quanto egli non avrebbe potuto mantenerla perché incappato in un processo fallimentare. Ghisola, lusingata perché aveva capito che Pietro l’amava, dopo la lettera andò da lui. I due si sedettero ed egli la baciò. Le chiese se anche ella poteva amarlo, e lei come risposta lo ribaciò, per la prima volta. Ella decise di ritornare a casa, e Pietro le chiese quando sarebbe ritornata da lui, ma Ghisola non sapendo se il suo amico le avrebbe fatto fare fin da subito ciò che voleva, gli rispose di non saperlo. Egli le avrebbe scritto altre lettere, e le raccomandò di farsele leggere solo da una donna. Pietro l’attese tutti i giorni, pensandola sempre, al punto da non dare esami. Andò così a cercarla, e le annunciò che il giorno seguente sarebbe dovuto ritornare a Siena. Egli la vide ingrassata, ma anche così stava bene. Notò al suo collo una collana con un cuoricino d’oro, Ghisola affermò che le era stato regalato dalla sorella Lucia. La donna, dopo la passeggiata, cominciò a camminare a passo lungo per ritornare nella sua casa. Tornato a Siena, Pietro disse a Domenico di essere innamorato di Ghisola e che se egli fosse stato contento, l’avrebbe sposata, il padre non gli rispose nemmeno. Verso la metà di agosto, decise di andar a prendere Ghisola perché tornasse a Radda, ad aspettare il loro matrimonio, egli sapendola a Radda si sentiva più sicuro. Giunto a Badia, si rattristì del fatto che Ghisola non si fosse ancora spostata a Radda, ma ella rispose di voler esser certa del fatto che i genitori l’avrebbero accolta. Pietro le propose allora di andar con lui a Siena, la donna accettò. A Siena, la donna rifiutò di andare a casa della zia, che le avrebbe fatto molte domande. Pietro decise di portarla a mangiare nella trattoria del padre. Domenico appena li vide entrare salutò Ghisola. Il marito di Rebecca, le disse che l’avrebbe avvertita del suo ritorno. Domenico, si sfogò con il droghiere dicendogli che Pietro non avrebbe dovuto mai portare in casa la sua amante, seppure facesse bene a divertirsi essendo giovane. Ghisola dormì con la cugina Rosaura, ma nella notte andò nella camera di Pietro mentre egli stava dormendo, e lo baciò. Ghisola, sapendo che Domenico non avrebbe mai consentito il suo matrimonio con Pietro, essendo a conoscenza della sua “carriera”, decise di tornare a Poggio a’ Meli, dai nonni. Ghisola stava sul muretto dell’aia, mentre le altre donne lavoravano. Pietro giunse al podere e si incamminò con Ghisola verso quel ciliegio sotto cui si erano parlati anni prima. Masa attendeva in cima alla strada, preoccupata dalle insinuazioni degli assalariati. Tornati, Ghisola si fece accompagnare da una delle figlie degli assalariati per non tornare sola dal borgo dove accompagnò Pietro. Il giovane non riuscì in nessun modo ad affrettare il matrimonio, fece così partire Ghisola per Radda. Verso settembre andò a trovarla, lei era ospitata in casa della sorella maggiore Lucia, la quale si era sposata. Ella lo accolse e Pietro le rimproverò di indossare una veste corta, da cui si vedevano le gambe, la veste finì di rompersi quando Pietro le prese il braccio e di lì la donna arrossì. Lei cercò istigarlo nel cedere alla passione, per far si di convincerlo di esser rimasta incinta di lui, ma proprio in quel momento Lucia li chiamò per mangiare. Poche ore dopo Pietro decise di ritornare dal padre, per evitare che egli si indispettisse nei confronti della ragazza. Ghisola tentò di convincerlo a restare a dormire da lei, ma egli per paura che potessero dar sfogo alle loro passioni, decise di andarsene. Pietro voleva che la donna gli si concedesse soltanto dopo il matrimonio. Ghisola sentiva di dover ingannarlo. Se dopo aver partorire, fosse riuscita a farsi sposare, era convita che avrebbe potuto fargli credere tutto ciò che avrebbe voluto. Ella voleva approfittarsi di lui solo perché era ricco e per paura di invecchiare sola. Lei arrivò a odiare Pietro per la sua onestà nel rispettala fino al matrimonio, in quanto così sarebbe stata scoperta. Lo considerava addirittura egoista, perché non l’avrebbe perdonata se avesse scoperto qualcosa. Per tale situazione ella sentiva solo un leggero rimorso. Lei voleva anche vendicarsi di Domenico: far perdere la testa a suo figlio era un piacere per lei, ella giustificava ciò pensando che era Pietro ad approfittarsi di lei, che era stata la loro assalariata. A Radda i genitori non osarono dirle niente, fin dal primo giorno ella disse che le dicerie sul suo conto non erano vere, e che sarebbe restata a lì solo per pochi giorni. Si erano però resi conto che ella fosse vestita meglio anche della figlia del sindaco, che era ricchissimo. Le sorelle avevano invida di lei. In paese non la giudicarono troppo male, sapendo che avrebbe dovuto sposare il figlio del proprietario del Pesce Azzurro. Le mancava però il periodo a Badia, con il signor Alberto, quando si divertiva ad essere libera e sola. Le lettere di Pietro la facevano sorridere, pensando che egli la vedesse come una ragazza ingenua. Lei apprezzava in un certo senso Pietro, in quanto si sentiva incapace di esser come lui la vedeva. A settembre Pietro tornò a Firenze con la scusa degli esami di riparazione. Ghisola, già a Firenze prima di lui, informata di una lettera di Pietro inviata a Radda, andò subito da lui. Egli le chiese perché non l’avesse informato di esser andata via da Radda ed ella gli rispose di esser arrivata appena, perché la sua padrona di Badia la voleva con lei. I due uscirono per Firenze ed egli la attese per i 3 giorni successivi senza uscire dalla sua stanza. Quando Ghisola ritornò da lui, stettero insieme una intera giornata e poi, non si videro più. Ritornato a Siena, Pietro ricevette una lettera, da cui lesse “Ghisola lo tradisce. Se vuole averne la prova vada in via della Pergola”. Decise allora di sorprendere la giovane, andando a verificare se ciò che diceva la lettera fosse vero. Si fece prestare i soldi da Rebecca. Giunto a destinazione entrò nell’edificio indicato dalla lettera, al terzo piano vide Ghisola, la quale impallidì vedendolo. I due entrarono in una stanza e la donna si sedette per far notare di meno la gravidanza. Egli si era reso conto che quella era una casa d’appuntamento. Entrò nella camera una levatrice, per assistere Ghisola: essendo a conoscenza del tutto, temeva che Pietro una volta accortosi della gravidanza avrebbe potuto ucciderla. Quando questa andò via, Pietro chiuse la porta e Ghisola si alzò. Da qui Pietro si rese conto della gravidanza e quando si riebbe dalla vertigine violenta che l’aveva abbattuto ai piedi di Ghisola, egli non l’amava più.
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