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Riassunto cricco di teodoro, Sintesi del corso di Storia dell'arte medievale

Riassunto libro cricco di teodoro dall'età carolingia a giotto

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Caricato il 13/06/2019

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Scarica Riassunto cricco di teodoro e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'arte medievale solo su Docsity! L’ARTE DELLA RINASCENZA CAROLINGIA Affascinato dal soggiorno in Italia tenutosi tra il 786 e il 787 Carlo Magno decise di dare inizio nel 789 alla costruzione della propria residenza ad Aquisgrana dotata di un’AULA REGIA per le udienze, una CAPPELLA POLIGONALE e BAGNI TERMALI. Nel 794 già era pronta. Paragonato al palazzo papale presente a Roma presso la basilica di San Giovanni in Laterano i contemporanei lo soprannominarono “Laterano”. Analogia Roma e Aquisgrana: presso la basilica romana si trovava la statua di Marco Aurelio, allora Carlo Magno fece collocare tra la cappella e l’aula regia la statua di Re Teodorico prelevata da Ravenna. CAPPELLA PALATINA Carlo Magno aveva un forte desiderio di rinnovamento, una rinascita della cultura degli antichi. Ciò si comprende nella costruzione della cappella di palazzo o palatina. Edificata da EUDE di METZ venne progettata secondo un modulo pari a un piede romano (26.94 cm). • PIANTA CENTRALE. • DEAMBULATORIO su 2 livelli coperto a crociera nella parte inferiore raccorda il perimetro esterno a sedici lati con la struttura ottagonale centrale coperta da una cupola a padiglione. • Massicci archi a tutto sesto su pilastri mettono in comunicazione spazio centrale e ambulacro inferiore. • Otto alte arcate delimitare verso l’interno da un doppio ordine di decorative colonne corinzie definiscono il piano superiore. • Trono imperiale Collocato tra le due torri scalari. Risulta in asse con l’altare e con l’abside a pianta rettangolare. Collocazione simbolica, posizione imperatore privilegiata verso la divinità. • Colonne di PORFIDO ROSSO e lastre in marmi preziosi (prelevati dall’ex capitale Ravenna). • Manufatti ispirati all’Antico. Es. inferriate in bronzo dorato. LA CRIPTA Invenzione di questo ambiente sotterraneo che va ricercata nella Roma del VII secolo dove i papi preoccupati per le profanazioni dei ladri di cimiteri decisero di trasferire all’interno delle mura ecclesiastiche i corpi dei martiri. Collocata solitamente sotto alla parte terminale della chiesa. Luogo sacro e protetto. Le chiese delle abbazie di Saint Denis e di Fulda furono destinate ad accogliere le spoglie di San Dionigi e di San Bonifacio. Piante chiese = piante basiliche romane paleocristiane di Pietro e Paolo. MONUMENTO EQUESTRE DI CARLO MAGNO Costruzione più importante per il contenuto romano. Collocata nella Cattedrale di Metz. Dettagli: • Il cavallo ha le forme ampie, testa volta di lato leggermente, criniera rossa e zampa sinistra anteriore piegata, forse di riuso. • Il cavaliere ritratto per alcuni rappresenta Carlo Magno per altri il nipote Carlo II il Calvo. Il collo corto, i baffi cadenti e gli occhi grandi corrispondono più al primo. Questo monumento, tipicamente romano, diventa molto importante perché Carlo si pone come naturale erede di Costantino, il primo imperatore cristiano. MILANO L’altare d’ore di Sant’Ambrogio è decisamente il manufatto più prezioso e importante realizzato in Italia durante il periodo carolingio. A forma di sarcofago conteneva le spoglie del santo. Autore fu VUOLVINIO, tra l’824 e l’859. Caratteristiche: • Grande Altare è di legno rivestito da lamine d’oro, d’argento e d’argento dorato separati da cornici in filigrana adorne di gemme incastonate. • Parte anteriore divisa in riquadri con la storia di Cristo. • Porzione centrale dominata dalla figura di Cristo in trono al centro di una grande croce i cui bracci recano i simboli dei quattro evangelisti. Gli spazi ai quattro angoli son occupati dagli apostoli divisi in gruppi di 3. • Fronte posteriore, che ha la sezione centrale apribile attraverso due sportelli, è suddivisa alla stessa maniera e rappresenta episodi della vita di Sant’Ambrogio. Sportelli su cui son raffigurati gli arcangeli Michele e Gabriele, Sant’Ambrogio che incorona il vescovo Angilberto e che incorona Vuolvinio. • Lati minori Quadrato disposto a losanga presenta una croce al centro impreziosita da gemme, agli angoli e negli spazi rimanenti son inserite figure di santi e angeli. Nell’esecuzione dell’altare intervengono sensibilità artistiche diverse. La parte anteriore presenta linee mosse, tormentate producendo effetti di luce vivaci. Negli episodi di vita di Cristo i personaggi son collocati in spazi reali e riconoscibili. Nelle formelle di Vuolvinio si avverte un effetto orientato verso la resa monumentale delle figure le quali appaiono ben salde. Importante il tondo in cui il santo incorona Vuolvinio. Egli sta su una pedana e incorona con la mano destra l’artista che è chinato di fronte a lui. Vuolvinio nella scritta disposta attorno alla sua figura di proclama maestro orafo. L’artista del IX secolo ha una sua personalità finalmente. L’ARTE DELLA RINASCENZA OTTONIANA Le aspirazioni della dinastia dei Carolingi vennero raccolte dalla casa degli Ottoni. Promossero un programma culturale in cui culto della romanità, spiritualità paleocristiana e imitazioni delle arti bizantine si fondevano. L’antico viene riproposto come modello. CORONA DELL’IMPERO • Eseguita nell’officina dei monaci del convento di Reichenau o nella bottega di un orafo romano. Simbolo della trasmissione del comando: chi la riceveva doveva governare lo stato con armonia e potere spirituale della Chiesa. Ciò si comprende dalle otto placche d’oro arcuate e tempestate di femme che rappresentato Cristo (4) e personaggi dell’antico testamento. La corona è attraversata da un arco gemmato. Le pietre preziose son 12 sulla piastra frontale in allusione ai dodici strati di gemme di cui si componevano le mura di Gerusalemme. CROCE DI LOTARIO • Bottega di Colonia attorno al 1000. Priva del Cristo crocifisso (aniconica). Fra le pietre e le gemme che la compongono spiccano un cammeo (augusteo con il ritratto del primo imperatore) e un sigillo (di Lotario con scritto Cristo aiuta il Re). Oggetto trasformato in strumento di affermazione politica. Per Dio (Croce) il sacro romano imperatore (sigillo) regna. Successore degli antichi imperatori (cammeo). • La facciata è di tipo definito a salienti falde del tetto inclinate secondo linee oblique. SAN MARCO A VENEZIA • 1063 sotto la guida di Contarini fino al 1094, anno consacrazione. • Influenza gotica negli anni successivi. Bisogna immaginare le murature ricoperte di marmi di Ravenna e Costantinopoli. • Pianta a croce greca cupolata di origine orientale rivede il modello della chiesa dei santi apostoli di Costantinopoli. • Ognuno dei 4 bracci della croce è diviso in 3 navate. Le centrali hanno un’alternanza di coperture a cupola semisferica e a botte. Le laterali hanno volte massicce a botte disposte in senso longitudinale delimitate da una serie di colonne che sorreggono uno stretto matroneo. • Atrio porticato circonda su tre lati il braccio occidentale. Diviso da una serie di piccole cupole minori. Filtro tra esterno e interno come in Sant’Ambrogio. • Sviluppo orizzontale. BATTISTERO DI FIRENZE • 1059 ricostruito su un preesistente edificio. Semplice pianta ottagonale. • Copertura doppia: Esterno tetto di lastre di marmo bianco a forma piramidale con base ottagonale; interno alta cupola a padiglione a sesto acuto costituita da 8 spicchi ricoperti di mosaici. • Copertura sostenuta da 8 colonnine. 8 facce vetrate danno fonti di luce. • Fecce esterne edificio divise in tre fasce orizzontalmente separate da 2 trabeazioni. • Divisione verticale mediante doppio ordine di paraste che sorreggono tre archi ciechi che inquadrano tre finestre a edicola. • Rigore delle decorazioni geometriche A quadrati e rettangoli nella fascia inferiore; a rettangoli e archi in quella mediana; a semplici rettangoli tra lesene rudentate nell’attico. • Contrasto tra bianco candido dei marmi di Carrara e Lunigiana e il verde cupo del serpentino di Prato. • L’interno richiama quasi il Pantheon. Le otto pareti son decorate da intarsi di marmi colorati, tripartita da colonne con fusto liscio sormontate di capitelli dorati. SAN MINIATO AL MONTE A FIRENZE • Insediamento benedettino. Consacrata nel 1018. • La fascia inferiore della facciata presenta una decorazione bicromatica bianca e verde di straordinario rigore geometrico, con un alternarsi di rettangoli e semicerchi. • Dinanzi alla facciata le semicolonne con capitelli compositi sormontati da 5 archi a tutto sesto disegnano idealmente un portico. • Ordine superiore decorato con motivi complessi. Piegarsi dell’architrave a 90° sui capitelli. Alla sommità si eleva un grande timpano triangolare. • All’interno presenta una semplice pianta rettangolare a tre navate. • CRIPTA SEMINTERRATA, PRESBITERIO RIALZATO, ABSIDE UNICA, COPERTURA A CAPRIATE LIGNEE aderenza ai modelli paleocristiani. • Mancanza volte a crociera costruzione pilastri. Son 4, tipo composito, e dividono la navata in 3 campate. Si dilatano longitudinalmente assumendo forme rettangolari intervallate per ogni lato da una coppia di colonne con capitelli corinzi. • Decorazioni orizzontali verdi e bianche degli archi trasversali. • Si può parlare di classicità. DUOMO DI PISA • Riflette nella sua costruzione il vivace internazionalismo che animava Pisa. • Iniziata nel 1064 da Buscheto, consacrata nel 1118 da papa Gelasio II. • Si fondono inizialmente elementi di provenienza asiatica, araba, francese, lombarda e romana. • Pianta a croce latina immissa. 5 navate nel corpo longitudinale, 3 nel transetto. Cupola in laterizio a pianta ellittica di tradizione orientale che si erge su un alto tamburo ottagonale. • Divisione in campate soppressa. Alte colonne di granito modulato da alte colonne di granito composte da archi a tutto sesto e da matronei praticabili il succedersi di questi elementi dà una grande armonia e quiete. Modelli Romani. • Presenza decorazione a fasce bicrome (bianco di Carrara e nero grigiastro del luogo). • Esterni movimentati dal ritmico succedersi di arcatelle cieche decorate a losanghe incassate. • Facciata presenta 4 ordini di raffinate loggette sovrapposte che ne scavano la superficie dando origine a un continuo alternarsi di luci e ombre. • Le colonnine sostengono una trabeazione inclinata. • Le decorazioni qui generano forti effetti di rilievo conferendo senso di monumentalità solenne. PIAZZA DEI MIRACOLI • Motivo di colonnette composite sormontate da arcatelle cieche a tutto sesto diventerà determinante per l’organizzazione urbanistica della piazza. Ripresa sia da Bonanno (farà erigere la torre pendente) e sia da Diotisalvi (battistero circolare) e anche da Giovanni di Simone (camposanto monumentale). SAN NICOLA A BARI • Iniziata nel 1087 e consacrata nel 1197 rappresenta l’esempio complicato del processo di integrazione tra le forme del romanico lombardo e quelle tradizionali tardo-antica e bizantina. • Costruzione presenta sviluppo planimetrico a croce latina commissa. • Corpo longitudinale diviso in 3 navate da dodici colonne di spoglio. • Continuità navata centrale ottenuta da 3 arconi trasversali. • Transetto di tipo continuo con 3 absidi semicilindriche. • Sotto superficie transetto si sviluppa la vasta cripta costituita da due scale di accesso da due navate laterali costituita da 36 piccole volte a crociera. • Influenze Lombarde Ripetuto alternarsi di un pilastro ogni due colonne, matronei con affaccio a trifore. • Esterno ha l’aspetto di un complesso fortificato. Facciata a ripidi salienti percorsa verticalmente da due contrafforti retti da colonne che evidenziano sull’esterno la divisione interna in 3 navate • Sui fianchi esterni si apre una serie di arconi semicircolari. DUOMO DI MONREALE • Voluto dal giovane re normanno Guglielmo II d’Altavilla. Esprime versatilità con cui l’architettura romanica siciliana è riuscita a esprimere esperienze così apparentemente lontane. • 1172, consacrato nel 1185. Croce latina a commissa, divisa in 3 navate. Quella centrale è ritmata da 9 colonne per lato. Collocati su di esse alcuni capitelli romani di spoglio e preziosi pulvini bizantini. • Assenza volte dà alle pareti senso di armoniosa continuità. • Navate, transetto e absidi son rivestiti da una preziosa distesa di oltre 7000 mq di mosaici. • Facciata principale stretta tra due massicci torrioni quadrangolari. Influenza araba nel chiostro. LA SCULTURA ROMANICA Varie caratteristiche a seconda ella zona in cui si sviluppa. Scultura e architettura inizialmente sono legate ovvero la prima serviva solo a decorare la seconda. Per questo son diffusi i bassorilievi e gli altorilievi. Nelle chiese romaniche si concentrano principalmente: nei timpani, nelle ghiere degli archi, nei capitelli ecc... La decorazione scultorea viene posta dopo l’occhio dei fedeli si rivolge. I temi sono vari: • Carattere religioso: hanno ispirazione biblica (Genesi, Vita di Cristo, Giudizio Universale) • Vita quotidiana, succedersi di stagioni in rapporti con i segni dello Zodiaco. Decorazione di tipo floreale. • Repertorio animali esotici, diavoli, mostri e altre creature infernali. Popolo molto turbato da queste raffigurazioni. I corpi dei santi, degli angeli, degli uomini e di dio riacquistano il proprio volume. Tornano gli elementi della natura e del paesaggio. Sembra quasi che le figure sembrano inserite in una realtà riconoscibile. Ciò non significa che la scultura romanica sia realista: proporzioni e capacità espressive son lontane da quelle classiche. GRANDI TIMPANI E CAPITELLI • Il Portale di Moissac: L’abbazia cluniacense di Moissac, nella Francia occidentale, ci offre uno dei primi esempi di scultura francese. Sorta intorno al 1047 fu un importante centro culturale. Realizzato tra il 1120 e 1135 si compone di 2 massicci stipiti con doppie modanature a creste. Al centro si eleva il trumeau. Pilastro quadrangolare dove tra un groviglio raffinato di mostri e dragoni appaiono la figura di San Paolo e del profeta Geremia. Nonostante la sua grande altezza presenta un volto ben proporzionato. Il massiccio architrave è decorato con 8 rosette geometriche che simboleggiano il fuoco dell’apocalisse. Il timpano al centro presenta, entro una mandorla, l’imponente figura del Cristo in trono. Intorno a lui i simboli dei 4 evangelisti: Angelo di S.Matteo, aquila di S.Giovanni, bue di S.Luca e leone di S.Marco. Disposti su tre diversi registri siedono 24 vegliardi musicanti. Questi personaggi rimandano a un senso di ordine e di armonia universali. Inoltre presentano tratti molto differenziati e hanno la testa ruotata in direzione del Cristo. Il Cristo ribadisce la sua figura centrale spirituale. • La Tentazione di Eva: Costruita dal maestro Gislerbetus, 1130. Due frammenti provenienti dall’architrave della cattedrale di Saint-Lazare. Presenta Eva nuda in posizione semidistesa con il gomito destro e le ginocchia puntati verso il basso. Il braccio destro e le gambe ripiegati richiamano un movimento sinuoso. Sensualità di Eva definita dai lunghi capelli, resi con sottilissimi solchi paralleli di scalpello. MOSAICO L’arte del mosaico trova la propria espressione nei grandi cicli veneziani. Nel mosaico si ricercavano ideali di ordine e di equilibrio che erano alla base della concezione del potere dei re. La decorazione della zona presbiteriale della Cattedrale di Cefalù è un ottimo esempio. Le pareti son divise in 3 registri a sfondo dorato. I due inferiori decorati con 12 figure di apostoli ed evangelisti, la terza presenta la Vergine al centro con ai lati i 4 arcangeli. Il catino presenta la figura a mezzo busto di Cristo. Indossa una veste dorata con sulle spalle un ampio mantello azzurro. Mano benedicente con tre dita sollevate che indicano la trinità e pollice e anulare uniti a simbolizzare la natura umana e divina. La mano sinistra regge un libro aperto a un passo del vangelo di Giovanni. Il volto assume un’espressione quasi nuova, ci son rigidi canoni greci e si intravede una velata malinconia. IL GOTICO Arte che si manifesta tra XII secolo e XIV. Ebbe origine in una zona limitata delle Francia nella regione chiamata ILE-DE-FRANCE. Diventa un’arte nazionale. Per la prima volta viene usato il termino Gotico da Vasari. I goti sono inizialmente barbari. Era l’arte barbarica ad aver cancellato la buona arte classica. BENEDETTO ANTELAMI Primo scultore gotico italiano. Egli fu molto probabilmente influenzato dalle nuove tendenze della scuola francese. Rimase impressionato dalle immagini scolpite nel Portale Del Re della cattedrale di Chartres. Si staccano dal fondo e diventano statue a tutto tondo. Prima opera: • DEPOSIZIONE Duomo di Parma. 1178. Presenza di particolari scultorei e decorativi che rimandano al mondo classico. Il soggetto è la deposizione di Cristo dalla croce. Ci son molti personaggi attorno a lui. Scena inserita in una fascia decorata che ha la dorma di una grande U rovesciata. Il legno della croce esce dallo spazio scolpito. Fascia formata da viticci. In alto la lastra si ripiega formando una cornice con 14 rosette a rilievo. Il piano con cui si stagliano le figure è limitato da una scritta latina. Sulla prosecuzione dei bracci della croce troviamo le ali degli angeli. La linea orizzontale è bloccata da 2 tondi con le personificazioni del sole che splende sulla vergine, sugli apostoli e sulle pie donne. Riflette quindi la luce sul nuovo mondo dato in sacrificio da Cristo. L’altro tondo, quello della luna, spande il suo freddo sui soldati romani che chinano il capo in segno di sconfitta. Al centro Cristo è piegato verso sinistra. L’inclinazione di Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo bilancia quella in senso opposto di Cristo. Il suo braccio sinistro è retto dalla Vergine. Questo rilievo è reso nuovo da varie caratteristiche: ornamentazione classica, decori realizzati con punta di trapano, personificazione Luna e Sole, attenzioni particolari naturalistici. • PORTALE DEI MESI Cattedrale Di Parma. Nell’allegoria del mese di Novembre l’agricoltore è raffigurato di profilo. Lo domina il segno del sagittario in alto a destra. Arciere rappresentato come un bipede. L’agricoltore tende le braccia per tratte gli ortaggi dal terreno. La sua testa ruota lentamente verso sinistra. Lineamenti regolari e decisi del viso anche grazie ai baffi, ai capelli, alla barba. ARCHITETTURA GOTICA Agile, traforata, leggera. Accentuato verticalismo. Sviluppate in altezza quasi a sfidare il cielo idea di una nuova religiosità in cui il credente si pone problemi e cerca risposte nei testi sacri. TRE NAVATE, precedute da un PORTICO, profondo e corto TRANSETTO. LUNGO CORO nella parte terminale che fan accedere alle cappelle. Innovazioni tecniche: • ARCO A SESTO ACUTO sostituisce quello a tutto sesto. Detto così quando due archi di cerchio si intersecano formando un vertice alla sommità. • VOLTA A OGIVA COSTOLONATA sostituisce volta a crociera. I costoloni costituiscono gli archi perimetrali e diagonali di una campata. Son costituiti da blocchi di pietra. Tutte le nervature proseguono verticalmente lungo le pareti delle navate formando i pilastri detti A FASCIO o POLISTILI. Vele scomparti triangolari della volta delimitati dai costoloni. • ARCO RAMPANTE sostituisce o si aggiunge al contrafforte. È un elemento esterno e assorbe le spinte oblique trasmesse dalle volte delle navate (centrale particolarmente). Costituito da arco zoppo. Si trova in corrispondenza dei punti di raccolta delle spine delle volte delle navate. Può avere forme diverse. • PINNACOLO dà estetica e staticità agli edifici. Aggiunge peso raddrizzando la spinta obliqua. Realizzato in pietra. Si compone di un elemento piramidale svettante. Rende superflua l’esistenza di spesse mura. Sono forate le chieste gotiche da vetrate. • ESIGUO SPESSORE MURA La chiesa è dotata di un matroneo che si trasformerà in un semplice triforio. Ciò comporta un ampliamento delle finestre che danno maggiore illuminazione all’edificio. Alcune cattedrali però ebbero dei problemi di staticità e crollarono. PIETRA E VETRO NELL’ILE-DE-FRANCE Nel quarto decennio del XII secolo l’abate benedettino Suger fece ristruttura la chiesa di Saint Denis con nuove tecniche gotiche. Principali caratteristiche: ampie volte ogivali costolonate, luminose vetrate. Volte sostenute da colonne. C’è un primo deambulatorio interno con crociera a 4 vele e uno esterno le cui 5 vele concorrono alla copertura delle cupole. La luce è l’ingrediente essenziale. La luminosità delle vetrate e il riflesso delle gemme e degli ori si pensavo costituisse una via per arrivare a Dio. • NOTRE DAME DE PARIS Nel cuore di Parigi. Prima pietra deposta nel 1183 da papa Alessandro III. Si compone di un corpo longitudinale a cinque navate, di un transetto appena sporgente e di un coro concluso da un doppio ambulacro. Cappelle costruite attorno all’edificio entro lo spessore dei contrafforti sui quali si impostano gli archi rampanti. Le volte dei deambulatori son sostenute da pilastri cilindrici: 6 interni, 11 semicirconferenza mediana e 14 perimetrali. Navata centrale alta 35 metri e organizzata in 3 piani (Arcate, matroneo e claristorio). La facciata è divisa in 3 parti orizzontalmente e verticalmente da quattro contrafforti a gradoni. Porzione mediana accoglie un rosone, quella inferiore 3 portali archiacuti e strombati. Serie di loggette traforate si stagliano contro le due torri incompiute. • CATTEDRALE DI NOTRE-DAME CHARTRES 10 Giugno 1194 fu distrutta da un incendio. Essa probabilmente conservava la famosa tunica della vergine donata da Carlo il calvo. Si credeva fosse l’abito che la vergine indossava al momento della nascita di Cristo. Fu ricostruita subito. È a tre navate con transetto immerso terminante sulle testate cin due enormi pareti vetrate. Il presbiterio introduce al coro che ha un doppio ambulacro. La navata centrale è alta 36.50 mt. ed è coperta da crociere ogivali. Quella inferiore comprende le arcate sorrette da pilastri polistili, la mediana è occupata dal triforio, quella superiore costituisce il claristorio. Altezza arcate pari a quelle delle finestre. • SAINTE CHAPELLE DE PARIS Attorno agli anni 40 si diede spazio a una nuova concezione di gotico definito RAYONNANT (radiante). Termine dovuto agli immensi rosoni che assomigliavano a ruote dotate di raggi e occupavana gran parte dell’estensione della facciata. Le finestre si dilatano quanto più possono. La struttura muraria si riduce. La cappella fu pensata come uno scrigno per ospitare la corona di spine e altre reliquie. La cappella era divisa secondo due norme liturgiche connesse dalla presenza di reliquie. Inferiore servi. Era alta 8 metri, navata centrale e due navatelle laterali voltate a crociera ogivali. Superiore Re e corte. Alta 21 metri, navata di quattro campate e si conclude con un’abside poligonale. Le pareti si trasformano in pura luce essendo composte solo da vetrate. Blu e rosso dominante, archi e costoloni dorati. Significativa è la presenza del Reliquario di Saint Taurin, cassa di rame dorato e d’argento con al suo interno i resti del primo vescovo della città di Evreux. IL GOTICO ITALIANO • Basilica di Sant’Andrea Vercelli, 1219. Ha ancora caratteristiche romaniche. È in stretta relazione con quelle francesi. 3 navate con transetto, abside affiancata da 4 capitelli assiali. Colonnine chiaro rinvio alle cattedrali dell’ILE-DE-FRANCE. Uso generalizzato dei mattoni e facciata in pietra. • Basilica di San Francesco ad Assisi Fu iniziata nel 1128, consacrata nel 1253 e conclusa nel 1280. La basilica è a croce commissa e comprende due ambienti distinti, posti su due livelli: la chiesa inferiore e la chiesa superiore. La chiesa inferiore ha un’unica navata di 4 campate, un transetto voltato a botte, un’abside a pianta semicircolare e cappelle laterali. Immensi, tozzi e bassi pilastri definiscono le campate coperte da volte ogivali, ma molto ribassate, tanto che l’intera chiesa inferiore sembra una grande cripta dalle volte incombenti. Tale effetto è accresciuto dalla scarsa illuminazione. La chiesa superiore, pur ripetendo lo schema di quella sottostante, si mostra come il regno della luce. Destinata prevalentemente alla predicazione, è una grande aula suddivisa in 4 campate quadrate con transetto e abside poligonale. Le campate sono coperte da crociere ogivali le cui nervature si prolungano lungo le pareti e si raggruppano contro i pilastri parzialmente incassati nelle murature, come fossero paraste nervate. Al di sopra Di un alto zoccolo murario, destinato a ricevere affreschi, si sviluppa il solo claristorio, costituito da ampie finestre. La facciata, ancora legata al Romanico umbro, è divisa in3 parti: quella superiore (quella costituita dal timpano), quella mediana (il rosone) e quella inferiore (ampio portale strombato e bipartito). • Caratteristiche comuni che legano la Basilica del Santo a Padova, la chiesa di San Francesco a Bologna e la chiesa di San Lorenzo Maggiore a Napoli: 1. Coro con deambulatorio seguito da cappelle radiali coperte da volte ogivali costolonate. Nove sono le cappelle della basilica del santo e San Francesco, sette in san Lorenzo Maggiore. • La basilica di Padova custodisce le spoglie di S.Antonio, santificato nel 1232. La copertura delle quattro campate centrali e dei bracci del transetto si inserisce nella trazione veneto bizantina. C’è l’impiego delle crociere ogivali delle navate laterali e degli archi a tutto sesto. La facciata è in mattoni ed è attraversata da un loggiato di stampo romanico. • La chiesa di S.Francesco a Bologna invece fu fondata nel 1236. 3 navate, propone in pianta e in alzato il ritmo di una pianta basilicale. Navate coperte da volte a crociera costolonate, ribassate. Nervature si raccordano ai tozzi pilastri a sezione ottagonale mediante alcune piccole lesene a sezione rettangolare. • A Napoli si trova un corto transetto che separa il corpo longitudinale da una maestosa navata. • BASILICA DI SANTA MARIA NOVELLA a Firenze 1246. Domenicani. Pianta della chiesa a croce commissa. Sei campate le cui dimensioni diminuiscono avvicinandosi al coro. Navata centrale molto ampia, non comune altezza degli archi acuti fa sì che la chiesa appaia come un’unica aula. La navata centrale è rischiarata dalla luce che penetra da semplici oculi. Entrando dal portale principale sembra quasi che i pilastri più lontani siano meno alti di quelli a noi vicini. La distanza di uno dall’altro sembra quasi ridursi via via. Effetto prospettico. • BASILICA DI SANTA CROCE A FIRENZE Nel 1294 iniziarono i lavori di costruzione da parte dei francescani. La consacrazione si ebbe sono nel 1443. Croce commissa, a tre navate. Sette campate precedono il transetto e l’abside semiottagonale è affiancata da dieci cappelle simmetricamente disposte ai suoi lati. Altre cappelle si aprono sui bracci del transetto. Le navate hanno una semplice sono dense di personaggi dalle proporzioni minuite in cui i corpi son a tutto tondo. Sagome che hanno linee morbide, spigolose e i gesti son graziosi o disperati. Abiti dalle pieghe ricurve e decorative. Il rilievo con la natività offre un soggetto psicologico ovvero la vergine che si ritrae con timoroso pudore. Umana sensibilità si trova nel coprire il bambino da parte di Maria distesa al centro. • PULPITO DELLA CATTEDRALE DI PISA Si presenta in modo complesso ed esuberante. Si complica la narrazione delle storie (più di una appare nello stesso riquadro). Sono nell’ordine: l’annunciazione, visitazione e nascita del Battista; la natività e l’annuncio ai pastori; il viaggio, adorazione e sogno dei magi; presentazione al tempio e fuga in Egitto; la strage degli innocenti; il bacio di Giuda e la passione di Cristo; la crocifissione e il giudizio universale. Nell’adorazione dei Magi la scena è divisa in due parti: in quella superiore troviamo il viaggio e l’adorazione, in quella inferiore i magi addormentati consigliati da un angelo di non fermarsi ad Erode. Per dare risalto ai protagonisti della storia Giovanni decide di racchiudere la Sacra Famiglia in una grotta. • MADONNA COL BAMBINO DELLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI E’ libera da ogni costrizione, profilo romano. La forma complessiva ad arco ritmato dalle pieghe del manto e della veste, tocco leggiadro della mando destra che solleva un lembo del manto mostrano i contatti con l’arte francese. Il bambino che appoggia un braccino sulla spalla della madre è naturale. Sguardi che sembrano colloquiare. ARNOLFO DI CAMBIO Egli continuò sulla linea del classicismo già trattata da Nicola. • CARLO I D’ANGIO’ La statua ci appare come una maestosa opera tardo-antica. Seduto su un particolare seggio usato dai magistrati romani con i fianchi a testa di zampe di leone. Presentato con i segni dell’autorità legale: corona e scettro. Il manto era azzurro, la veste azzurra con gigli d’oro e i calzari rossi, capelli dorati. Fissità del volto, poche pieghe abiti, busto eretto e solida volumetrica rimandano al classicismo. • TOMBA DEL CARDINAL DE BRAYE Chiesa di San Domenico a Orvieto. Diffusa tipologia del monumento funebre a muro. Opera non integra. 4 elementi sovrapposti. I tre inferiori, a cassa, passano da forme semplici a più complesse. Basamento a scomparti quadrangolari sormontato da parallelepipedo centrale ornato a finta galleria sovrastato dalla camera funebre. Aperta solo frontalmente risulta chiusa da un tronco di piramide. Elemento superiore ha una conformazione piramidale. La vergine in trono con il bambino costituisce il vertice della composizione. Variazioni geometriche due piani interpretativi (spirituale e terreno). Camera mortuaria esito vita terrena. Visione paradiso fede in Cristo, speranza della salvezza. L’accentuata monumentalità e la compostezza delle figure rinviano alla classicità. • CIBORIO DI SANTA CECILIA IN TRASTEVERE Costruito a protezione dell’altare si presenta come un’edicola impostata su 4 colonne di riuso, rivestita di forme gotiche. Uso archi acuti tribolati, pennacchi con bassorilievi, timpani con piccoli rosoni, pinnacoli. Gli archi acuti sono ribassati per denuncia alla tendenza italiana dell’impiego di un linguaggio gotico non fino alle sue possibilità estreme. • BONIFACIO VIII E LA MADONNA DI TRONO Statue sottratte dall’apparato decorativo della facciata del duomo. La prima mostra il ritratto in vita del papa, il primo che fece un uso politico della sua immagine. Seduto in trono benedicente e ancora giovane. Ostenta le nuove insegna del potere (altissima tiara con corona gemmata e le chiavi che simboleggiano l’una il potere spirituale e l’altra il potere temporale. Corporatura sottile ci dà l’idea che il sovrano sia quasi una sorta di divinità. La seconda mostra la vergine seduta su un trono dandole la monumentalità che le serve. Un velo le copre la testa fermato da una corona. I suoi piedi poggiano su un cuscino. E’ avvolta da vestiti leggeri e mostra il figliolo benedicente. Egli ripete la posa della madre che gli sfiora leggermente la spalla destra. Gli occhi di vetro infine danno alla vergine un soffio vitale e uno sguardo quasi divino. PITTURA GOTICA EUROPEA Necessità di decorare le pareti vetrate delle chiese che si estendevano più delle murature. Fanno il loro sviluppo la pittura su tavola, la miniatura e la pittura su vetro. Essa nell’arte medievale prevedeva l’adozione per ricoprire grandi dimensioni di una tecnica che vedeva l’unione di più pezzi messi insieme mediante delle cornici formate da bacchette di piombo ad H. I vetri venivano tagliati con punte metalliche. I vari pezzi erano incastrati a forza tra le due ali della bacchetta di piombo. In Francia nel XII secolo si sperimentò una nuova tecnica, la grisaille sostanza ottenuta da miscuglio di polveri di vetro e vari ossidi finemente macinati e impastati con acqua, aceto e resine vegetali. Veniva spalmata su pezzi di vetro colorato e una volta essiccata li rendeva opachi. Con un pennello duro si graffiva la grisaille riportando alla luce il vetro sottostante. Si potevano realizzare dettagli minuti. Per fissare il dipinto era necessario ricuocere i singoli vetri in modo che la grisaille finisse per fondersi e amalgamarsi nella pasta stessa del vetro. Primo esempio ne “il popolo porge a Mosè il bastone del comando” dove i capelli e i lineamenti dei personaggi sono tratteggiati con una grisaille brunastra in modo da dare volume e espressività. Una grisaille più scura invece accentua l’effetto del chiaroscuro. I temi gotici vengono influenzati dall’ascesa della borghesia e si tende a rappresentare oltre che a fatti religiosi anche eventi quotidiani, che abbiano come paesaggi dei luoghi realmente esistenti. Anche gli eventi profani diventano tema principale di queste vetrate. Es: Carretto per il trasporto del vino, tratto dalla vita di San Lubino. Colore predominante è il rosso. Scena del quotidiano rappresentata in modo comprensibile ed efficace. PITTURA GOTICA IN ITALIA Affresco, mosaico e tavole dipinte. In essere i volumi iniziano a precisarsi, le linee si ingentiliscono e i colori si amalgamano in modo nuovo e equilibrato. Tecnica del fondo oro conferisce grande preziosità. L’ESPERIENZA TOSCANA • BONAVENTURA BERLINGHIERI Dossale con San Francesco e storie della sua vita conservato nella chiesa di San Francesco a Pescia. 1235. Forma cuspidata, al centro la figura di San Francesco immobile secondo l’arte bizantina, volto incorniciata da una barbetta bionda e i piedi pendenti verso il basso. Lungo saio povertà. Cordone quello con cui Gesù fu frustrato. Tre nodi principi francescani: povertà, ubbidienza e castità. Segni miracolosi delle stimmate. Libro mano sinistra sorta di quinto evangelista. Sei animate scene raffiguranti la vita di San Francesco attorno alla sua figura. Nella seconda di destra si vede il santo guarire un paralitico immergendolo in una vasca pubblica. Si nota il santo che massaggia con entrambe le mani la gamba destra del paralitico. Bartolomeo rappresentato a petto nudo. Sulla destra della scena egli è raffigurato in piedi con le stampelle in mano. Il panorama che è alle loro spalle probabilmente indicava una sezione dell’abitato di Narni con forme elementari. • COPPO DI MARCOVALDO Firenze. Nella Madonna con il Bambino dipinta durante la prigionia del 1261 per la basilica di Santa Maria dei Servi, ci mostra una vergine che indica la via che campeggia solitaria all’interno della tavola, seduta su un trono dalla spalliera bombata. Il piccolo Gesù si rivolge alla madre quasi a voler suggerire un dialogo. C’è una precisa volontà di rappresentare il volume dei corpi. CIMABUE Firenze 1240. Legato alla tradizione bizantina. Egli inizia a sperimentare forme pittoriche ispirate da un nuovo concetto di aderenza alla realtà. Opere: • CROCIFISSO DI SAN DOMENICO Arezzo. Notevoli dimensioni. Il corpo del Cristo non pende dalla croce ma sembra quasi volersene distaccare nell’ultimo sussulto dell’agonia. Disegno nitido e incisivo e i colori sono dosati con un effetto chiaroscuro dando maestosità e volume alla figura. Geometria croce in pippo, occhi a S, ventre tripartito, preziose dorature impronta bizantina. Il viso è incarnato ed è ottenuto da un fondo in terra verde e bianco sul qual son stati sovrapposti numerosi strati di tratteggi orientati. Il loro colore digrada mettendo in evidenza il modellato del volto che si intravede appena sotto la bruna barba. • MAESTA’ DEL LOUVRE Rappresenta madonna col bambino seduta in trono e contornata da angeli. Costruita nel 1280 per la chiesa pisana di San Francesco. La madonna è rappresentata con delle dimensioni colossali essendo alta quasi il doppio degli angeli e siede su un trono di legno che assume una innaturale prospettiva laterale in modo che la parte anteriore appaia vista di fronte. Questi due elementi occupano gran parte della tavola cuspidata a delinearne l’importanza. Colori pacati e tendenti al bruno tranne il manto azzurro di Maria, il grigio dei mantelli di Gesù e dei due angeli in basso, e del russo di un cuscino che appare sul trono. Volume restituito grazie alle vesti che accostano colori chiari e più scuri. • MADONNA DELLA SANTA TRINITA’ Chiesa ove era esposta. 1285, 86. Madonna in trono con il bambino circondata da otto angeli e quattro profeti. Uso prospettiva e chiaroscuro trono assume rilievo quasi fosse una struttura architettonica. La spazialità è messa in evidenza dalla felice invenzione dei profeti con le barbe bianche. Essi affacciandosi da tre apertura alla base del trono stesso ne accrescono la massiccia definizione volumetrica. I corpi son dipinti in modo che i panneggi delle vesti contribuiscano a sottolineare la rigidità fisica. Alla vergine sono conferiti lineamenti dei tagli decisi, quasi spigolosi attraverso i quali viene accennato un sorriso umano. Diffuso utilizzo dell’oro per lo sfondo e per l’aureola, e schematicità atteggiamenti. Teste degli angli inclinate in modo simmetrico le une con le altre. Madonna più grande degli altri personaggi tipo gerarchico. • CROCIFISSIONE DI ASSISI Transetto sinistro della basilica. Fa parte di un ricco ciclo comprendente varie storia angeliche. Al centro di questo affresco appare la figura di Cristo crocifisso. Due schiere di angeli piangono la morte di Cristo e infatti si coprono il volto per la disperazione, o aprono le braccia in gesto di stupore. Le pie donne e gli altri sono più piccoli. Da loro traspare umanità intensa e realistica. Le braccia di Maddalena si elevano verso Gesù in uno straziante grido di dolore. La vergine e San Giovanni si fan coraggio a vicenda tenendosi per mano mentre il centurione Longino si appresta a strappare la veste del salvatore. Dà corpo e volume ai loro sentimenti e agli oggetti che appartengono ai soggetti del quadro. DUCCIO DI BUONINSEGNA Scuola senese. Affascinato dalle sculture di Pisano e Di Cambio, egli concentra la sua attenzione sulla fluidità delle linee e sulla raffinata armonia dei colori. Opere: • MADONNA RUCELLAI Commissionata dalla compagnia dei laudesi della vergine. È una maestosa pala d’altare rappresentante la vergine in trono con il bambino e sei angeli circondati a lei. Il trono di legno aveva una prospettiva latero-frontale che assume un semplice valore decorativo. Valore che viene ricalcato dallo schienale che risulta avere una rigidità minima grazie al prezioso rivestimento di stoffa e dello straordinario risvolto dorato del mantello della vergine. I volti degli angeli sono inespressivi ma dolcissimi, posti quasi sospesi nello sfondo dorato. L’immagine risulta equilibrata grazie all’uso dei colori: si nota l’alternarsi cromatico dei mantelli azzurri con i mantelli colorati. • MAESTA’ DI SIENA Tempera su tavola di notevoli dimensioni. Sulla faccia anteriore troviamo la madonna con il bambino in maestà accerchiata da una schiera di angeli e santi. Sulla faccia posteriore invece son dipinti vari episodi della vita di Gesù e della Passione. Completavano la pala un basamento ligneo e una cornice superiore raffiguranti varie storie dell’infanzia di Cristo e della vita di Maria. Le linee che contornano le figure sono sinuose e morbide e la scelta dei colori perfetta (influssi gotici). Cerca di fondere armoniosamente disegno e colore in modo decorativo. Ciò che rende i volumi dei corpi è l’equilibrata simmetria del disegno. La vergine al centro non ha una consistenza spaziale propria e i personaggi intorno son disposti per metodo decorativo. Le figure di chiesa. A Giotto si attribuisce il ciclo ispirato alle storie di San Francesco. Essa occupa la fascia inferiore delle pareti longitudinali della basilica e si compone di ventotto affreschi quadrangolari. Ognuno è incorniciato da due colonne tortili dipinte che sorreggono un architrave di coronamento con mensole affrescate in una prospettiva realistica. Sotto il registro figurato sono dipende una cornice marmorea e un drappo che imita un ricco tessuto ornato da motivi geometrici. • IL DONO DEL MANTELLO Primo dell’intero ciclo eseguito. Presenti il chiaroscuro, la prospettiva e la composizione. L’episodio rappresenta Francesco che dona il proprio mantello a un cavaliere nobile ma povero. Grazie al chiaroscuro viene conferita naturalità e volume alle figure. Sembrano emergere dal dipinto grazie anche al panorama roccioso. In esso un monastero e una citta fortificata son fronteggiate. Cielo vivacemente azzurro che si incunea tra i pendii ascesi riportano la nostra attenzione su Francesco. Il suo abito riprende quasi gli stessi colori del cielo (santità dell’uomo è specchio del cielo, simbolicamente divino). L’artista si concentra anche su eventi quotidiani mai presi in considerazione come il cavallo che si trova nello stesso piano dei personaggi e mangia l’erba. Molte superfici hanno i colori deteriorati molti dettagli erano eseguiti a tempera e quindi ad affresco completo deperendosi più velocemente. • LA RINUNCIA AGLI AVERI Qui il giovane Francesco si spoglia di tutti suoi averi affidando la sua vita a Dio e alla povertà. Egli è presentato a torso nudo mentre fa voto di povertà alzando il le braccia unite al ciel. Gli occhi del santo sono rivolti verso la mano benedicente di Dio. Il padre regge i vestiti del figlio con l’avambraccio sinistro ed è trattenuto all’indietro da una persona autorevole quasi volesse colpire il figlio. I personaggi son divisi in due gruppi: la schiera nobile col padre e gli altri benestanti a sinistra e a destra Francesco con il vescovo e tre chierici. Le architetture a sinistra rimandano a degli edifici civili mentre quella a destra suggeriscono l’idea di una costruzione sacra. Le linee di fuga dei vari edifici concorrono in punti diversi dandoci una visione fantastica accentuata dai colori caldi e vivaci. • CROCE DIPINTA DI SANTA MARIA NOVELLA Commissionata dai domenicani per la basilica fiorentina. Tempera su tela di grandi dimensioni. Struttura in legno di pioppo con rinforzi posteriori in olmo presenta un supporto trapezoidale in corrispondenza del piede. La croce non appare come qualcosa di astratto ma come qualcosa di materiale che ha bisogno di qualcosa che lo sostenga. Cristo sofferente, la natura umana prevale su quella divina. La testa ricade pesantemente in avanti e le braccia tese aumentano il senso di pesantezza del corpo. Dalle ferite dei chiodi sgorga sangue in abbondanza mentre il ventre appare modellato realisticamente. Dei restauri han mostrato un disegno preparatorio sotto la pellicola pittorica. Si nota come intorno l’aureola ci siano frammenti di vetro azzurro per aumentarne la luminosità. • CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI Importante per la caratterizzazione fisica e psicologica dei personaggi che qui viene fatta. Al ciclo delle storie di Cristo appartiene il compianto sul Cristo morto. L’attenzione è posta sul cristo morto verso cui il capo converge anche la retrostante collina nuda. È sorretto da Maria disperata alla quale il pianto ha contratto i lineamenti del volto in una intensa espressione di dolore. San Giovanni la cui testa è concentrata al centro del dipinto allarga le braccia all’indietro incurvandosi verso Cristo in un gesto di dolore straziante. Le pie donne velate sorreggono il capo di Gesù e il suo braccio destro. Maddalena sul lato opposto sorregge i piedi bagnandoli del suo pianto. Gli angeli in cielo piangono e si disperano. La loro astrattezza viene annullata dai loro atteggiamenti così umani. Il volto di ciascuno è infatti indagato con grande realismo. Essi esprimono il dolore chi strappandosi i capelli, chi coprendosi gli occhi quasi in una sorta di rispecchiamento celeste nella disperazione umana. Le due figure velate rappresentate di spalle sono un’invenzione giottesca. Sembrano quasi indifferenti alla nostra presenza. Tramite esse il pittore vuole coinvolgerci nella scena. • Madonna di Ognissanti Oggi si trova alla galleria degli Uffizi. In questa pala Giotto riprende il tema della Maestà, molto caro alla cultura gotica. Nel dipinto, una tavola cuspidata di grandi dimensioni, l’artista si riallaccia alla collaudata tradizione del fondo oro, ma introduce anche alcune importanti novità. Significative sono le massicce figure della Vergine e del Bambino, sotto le vesti dei quali si indovina la presenza di corpi volumetricamente compatti e ben definiti. Nonostante ciò, la tradizione di dipingere greco non è abbandonata. I due personaggi principali, infatti, hanno dimensioni innaturalmente maggiori degli altri (prospettiva gerarchica). Ma è nel trono che possiamo individuare i più interessanti spunti di novità. Nonostante l’eccessiva leggerezza degli elementi verticali che ne costituiscono la struttura, esso è rappresentato in modo fortemente prospettico. Tale sensazione è ulteriormente incrementata dalla presenza dei trafori laterali, attraverso i quali si vedono i personaggi dello sfondo. Gli angeli in primo piano introducono un ulteriore elemento di profondità prospettica. La loro collocazione ai piedi del sontuoso trono, infatti, ci fa comprendere come l’intera scena si svolga in uno spazio decisamente tridimensionale. Ciò viene sottolineato anche dal forte naturalismo con il quale sono realizzati i particolari apparentemente meno significanti. Ne costituiscono un esempio di rilievo i due vasi panciuti con rose e gigli che gli angeli inginocchiati offrono a Maria, alludendo alla sua verginità. • CAPPELLE PERUZZI E BARDI Cicli di affreschi nella chiesa di Santa Croce. 1314,15 Cappella dei Peruzzi (storie di san Giovanni Battista a sinistra e quelle di San Giovanni Evangelista a destra) e verso il 130,25 quella dei Bardi (storie della vita di San Francesco in sette episodi). Nonostante le condizioni deteriorate grazie alla luce ultravioletta si è potuto notare come nell’ascensione di san Giovanni evangelista ci siano tracce di materiali organici (olio e albume) che costituivano i leganti della pittura a tempera. Si notano le rughe di espressione intorno agli occhi e le profonde ombre sul panneggio della veste e i raggi dorati che si sprigionano dall’Onnipotente. Nel grande Banchetto di Erode, registro inferiore parte sinistra, la narrazione si divide in due momenti temporalmente sovrapposti. Al centro c’è una tavola imbandita dove siede Erode con due alti dignitari della sua corte con Salome che si prepara a danzare. La giovane è osservata con meraviglia da due ancelle una delle quali appoggia il mento sulla spalla della più anziana. A sinistra un musico suona l’arco. Un soldato porge ad Erode la testa di San Giovanni Battista mentre a destra è Salome a offrire il macabro trofeo alla madre. Si affiancano ai particolari classici anche quelli medioevali e addirittura qualcosa che si vedrà nel rinascimento. Costruisce vere e proprie macchine teatrali. Nel ciclo della cappella dei Bardi troviamo raffigurate le esequie di San Francesco. Attorno al suo cadavere i confratelli sono disperati. I loro volti sono contratti per il dolore e dai loro gesti traspare la fiducia che ponevano in quell’uomo. Le mani dei vari frati sono giunte in preghiere, sono aperte e sollevate in altro o addirittura affondano nel costato di Francesco per verificare le stimmate. C’è la presenza di tre personaggi inginocchiati il cui saio ricade sui loro piedi lasciandoci intravedere la forma e la loro posizione. Dona alla scena un ulteriore effetto di quotidianità e realismo. SIMONE MARTINI Pittura senese. 1284. Frequenta pittori italiani, influenze di Duccio, Giotto e pittura gotica europea. Opere: • MAESTA’ DEL PALAZZO PUBBLICO DI SIENA Sala del gran consiglio. Commissionata dai nove che governavano la città. Inserito all’interno di una cornice decorata con venti medaglioni raffigurante il cristo benedicente, i 4 evangelisti e altri santi e profeti alternati da venti stemmi senesi. C’è una chiara e solida impostazione prospettica. Si nota dalla complessa geometria del trono della vergine la cui spalliera è alleggerita da due trifore gotiche e sia per il ricco baldacchino rosso che dona una profondità spaziale e un risalto volumetrico. E’ rappresentato il momento in cui il corteo si ferma per far sì che la vergine riceva degli omaggi floreali dai due angeli inginocchiati. La collocazione dei personaggi sotto il baldacchino rimanda anche alla posizione degli spettatori dei tornei medievali cavallereschi (Richiamo a temi profani). I santi ei profeti che si ammassano a semicerchio attorno al trono sono definiti con un disegno morbido costruito da un armonioso succedersi di linee curve. I colori sono stesi a campiture larghe e omogenee, pochi chiaroscuri. Le aureole, il trono e i vestiti sono impreziositi da decorazioni geometriche e floreali dorate (influenza gotica). Sfondo blu intenso per dar ancora più rilievo ai personaggi. Egli toglie alle proprie rappresentazioni ogni attributo realistico (arricchisce la realtà con la raffinatezza del disegno e l’acutezza dell’osservazione). • ANNUNCIAZIONE Ora alla Galleria fiorentina degli Uffizi. Grande Pala di legno pioppo commissionata per l’altare di Sant’Ansano del duomo di Siena. La cornice originale è andata perduta a fine settecento. Quella attuale con cinque archi a sesto acuto è stata ricostruita nel 1894. Il dipinto rappresenta l’arcangelo Gabriele che porge in ginocchio ai piedi della vergine una fronda d’ulivo annunciandole la volontà divina- Ai lati vi sono sant’Ansano e santa Massima. Notando l’angelo e la vergine possiamo notare subito che i corpi sono privi di consistenza materiale e che le loro formo sono semplicemente delineate dal dolce ricorrere della linea curva e dal sapiente uso dei colori. Il mantello dell’angelo è presentato come se stesse ancora svolazzando. I suoi abiti d’oro riescono a sovrapporsi benissimo all’oro dello sfondo formando così un tripudio di luce e ricchezza. Il volto e le mani riflettono nella loro semitrasparenza la natura soprannaturale del personaggio la cui figura si contrappone a quella di Maria avvolta da un mantello blu impreziosito da una bordatura dorata. Il suo volto esprime un dolcissimo sentimento di pudore. La mano destra che tira a sé una del manto verso il collo sottolinea la timidezza della donna. L’angelo e la vergine sembrano inseriti in uno spazio reale nonostante la loro bidimensionalità. Le venature marmoree del pavimento, le tarsie cosmatesche del trono, il libro semichiuso, il verismo dei gigli e il ramo d’ulivo costituiscono elementi di vita quotidiana. Nuova realtà e diversa. • FRONTESPIZIO MINIATO Opera per il suo amico Petrarca. Frontespizio del commento di Servio a Virgilio, codice che apparteneva al letterario. La pagina mostra il commentatore e grammatico Servio indicare con la mano destra Virgilio, seduto sotto un albero, mentre con la sinistra scosta una tenda a quadri celesti. Virgilio è vestito all’antica e incoronato d’alloro. Tutto intorno troviamo i personaggi che allegoricamente richiamano alle sue opere più grandi “Enea, un pastore e un agricoltore” per “L’Eneide, le bucoliche e le georgiche”. I tre personaggi sono intenti a fissare Virgilio mentre egli osserva il cielo con in mano una penna in cerca quasi di un’ispirazione divina. Servio non guarda il poeta perché egli è colui che deve svelarci la sua grandezza. AMBROGIO LORENZETTI Senese. Visione della realtà nella quale tutte le figure son ridotte a preziosi elementi decorativi. Opere: • CICLO DEL BUON GOVERNO E DEL CATTIVO GOVERNO Sala dei nove, palazzo pubblico di Siena. Occupa 3 pareti contigue. Divisione: IL BUON GOVERNO Inondata dalla luce proveniente dall’alta finestra dell’opposta parete corta. Intrecciarsi di figure simboliche: governo rappresentato da un vecchio saggio con scettro, scudo e corona. Vestito di un mantello bianco e nero egli è seduto in trono sotto le figure alate di fede, speranza e carità. Alla destra siedono prudenza, fortezza e pace mentre alla sinistra vi sono magnanimità, temperanza e giustizia. Riappare incoronata a sinistra in trono raffigurata in atto di reggere una bilancia ispirata dall’alto dalla sapienza. Conclude la composizione 24 consiglieri della città che reggono due cordoni che la concordia cede loro. Tali cordoni si dipartono dai due piatti della bilancia e sta a indicare come ogni cittadino debba essere legato all’altro da una volontà di giustizia concorde. Notevole è la rappresentazione dell’allegoria della pace. Una giovane donna semidistesa su un cumulo di corazze con un ramoscello d’ulivo alla mano che si sorregge il volto. Il suo corpo è evidenziato dalle linee curve che grazie a un panneggio decorativo congiungono le spalle alle cosce e queste alle ginocchia. Significativo è il colore sottile della veste e il pochissimo uso di chiaroscuri. Evidenzia il senso di distensione e pace della figura che sembra ispirarsi a una statua classica. L’oligarchia al potere celebra sé stessa e la propria potenza raffigurandosi come sostenitrice di un governo giusto e leale. GLI EFFETTI DEL BUON GOVERNO L’affresco lungo circa 14 metri rappresenta nella metà di sinistra Siena e nell’altra parte il contado circostante. È la prima volta che il paesaggio diventa soggetto principale. Città, torri in muratura, grandi chiese e palazzi fanno da sfondo agli effetti del buon governo. Muratori erigono torri, pastori conducono i greggi, mercanti artigiani e
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