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RIASSUNTO CROCIATE IDEA, STORIA E MITO DEL.PROF ANTONIO MUSARRA, Sintesi del corso di Storia Medievale

sintesi libro per esame di Antonio musarra

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 08/05/2023

erpir28
erpir28 🇮🇹

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Scarica RIASSUNTO CROCIATE IDEA, STORIA E MITO DEL.PROF ANTONIO MUSARRA e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! L’IDEA Cosa vuol dire il termine Crociata? La crociata si era sviluppata nel XI secolo come guerra per la conquista, conservazione e recupero della terrasanta. Al principio non esisteva il concetto di “crociata”, esistevano i crucesignati, coloro che portavano cucita sul mantello o sulla bisaccia una piccola croce; non veniva considerata quindi una crociata vera e propria, ma un iter, peregrinatio, iubilaeum, passagium, negotium crucis. Il concetto stesso si rivelava confuso e tale sarebbe rimasto a lungo, comprendendo una serie frammentata di azioni belliche e penitenziali fondata tanto sulla pratica del pellegrinaggio, quanto sull’ideologizzazione dell’esistenza di un’insanabile contrapposizione tra cristianesimo e islam Il termine “crociata” viene utilizzato nel XV secolo, sotto il patto di Callisto III, in ambito iberico, in riferimento alla “bulla cruciate”, con cui erano stabilite le decime o altri tributi in denaro che i cristiani erano chiamati a versare in vista delle singole spedizioni. Nel 1436 papa Eugenio IV lo utilizzerà in una bolla con cui autorizzava il re del Portogallo a servirsi del denaro delle indulgenze per la guerra contro gli infedeli. Nel XIV e XV con il profilarsi della minaccia ottomana, la crociata muterà nuovamente aspetto ripresentandosi come guerra difensiva. ( tra XVI e XVIII vi si farà riferimento per giustificare la creazione delle “leghe sante” contro i turchi). XVII: la prima attestazione del termine “crociata” in ambito storiografico risale a una sezione de le trasnsport du mont-calvaire pubblicato nel 1638, l’historie des croisades di archange de Clermont: con significato che indicava quell’insieme di azioni che avevano portato alla conquista di gerusalemme nel 1099; alla sua difesa, nei decenni successivi; alla difesa degli stati latini di Terrasanta, sino alla loro caduta, nel 1291; alla difesa dell’Europa intera, su cui incombeva il pericolo turco, nei secoli immediatamente successivi. Franco carini nel 1971 definisce il termine crociata come un’iliade di baroni e un’odissea di mercanti; l’aspetto delle masse risulta fondamentale: peregrinatio di paupers, le masse entrano per la prima volta nella storia e si fanno protagoniste. Franco cardini ci dice che la crociata è stata soprattutto un’ idea forza, un fattore d’aggregazione, d’unita, di definizione tra i più carismatici che la cristianità abbia mai conosciuto. Crociata come ITER gerosolimitano: la prima crociata di urbano II si configura come un viaggio militare, volto alla difesa dei cristiani orientali e soprattutto della terra santa, al fine di restituire alla cristianità quelle città presso le quali in età antica esisteva un episcopato: “RESTITUTIO”. Questo pensiero non verrà applicato soltanto al contesto di gerusalemme ma anche in altre aree, poiche la cristianità latina era impegnata a strappare al nemico saraceno la penisola iberica, il meridione italico e le isole tirreniche: RECONQUISTA; la cristianità orientale nel contempo subiva l’aggressività del sultano selgiuchide (sunnita) e del califfato fatimida d’Egitto. Crociata nel senso di PEREGRINATIO PENITENZIALE: assume le forme di un pellegrinaggio armato verso i luoghi santi; lelemento penitenziale, di cui parla papa urbano, consiste nella remissione dei peccati data dalla pericolosità del viaggio, urbano II paragona questo viaggio al pellegrinaggio che permetteva di levare la pena, NON la colpa. Vedi dopo la disciplina “de voto”. Crociata intesa in senso marittimo: PASSAGIUM. A partire dalla terza crociata (XIII secolo in generale), la crociata avrebbe conosciuto un crescente moto di pianificazione, il mezzo scelto per la sua conduzione: la nave; l’iter gerosolimitano avrebbe mutato nome in passagium, da una parta all’altra del mare. Gilberto di tornai, attivo negli ambiti parigini, cui è attribuita la cosiddetta collectio de scandali eccleasiae, condannava la brama di potere degli ordini militari e l’inefficenza degli eserciti; soprattutto condannava gli abusi connessi alla raccolta delle decime e alla pratica del riscatto del voto crociato mediante versamenti in denaro. nel capitolo IV redatto appositamente per il concilio di Lione 1274, volto alla pianificazione militare, fu introdotta una distinzione: -passagium generale; ritenuto un dovere per tutti i cristiani, chiamati a ottemperarvi con il loro diretto impegno militare o con varie forme di contribuzione – decime, elemosine, somme corrisposte a titolo penitenziale o sotto forma di lascito testamentario; -passagium particulare; strategia affermatasi nel corso del concilio, consistente nell’invio di piccole spedizioni formate da professionisti di guerra. Secondo gilberto de tournai i crucesignati avrebbero dovuto essere sostituiti da stipendiati, soldati di professione, cosi da evitare la partenza di truppe indisciplinate, scarsamente consapevoli del compito ricevuto. Esiste il caso di un passagium quasi particulare: poi non realizzatosi, che vide protagoniste alcune donne e il cui scopo avrebbe dovuto essere quello di preparare la strada a una spedizione in grande stile («crociata delle donne»,1300/Bonifacio VIII). La crociata si modifica con il tempo, dalla prima alla settima ci sono differenze, molti storiografi si sono proprio soffermati su questo punto. Come si è modificata? Nell’ambito di questo sviluppo dell’idea di crociata dal medioevo all’età moderna, la prima differenziazione è stata individuata tra crociata movimento e crociata istituzione; -CROCIATA MOVIMENTO: riguarda tutto ciò che appartiene ai miti e alle rappresentazioni che nel corso di questi secoli vanno a legarsi con il concetto di crociata e alla pratica del pellegrinaggio e all’idea di redenzione; dalla crociata le masse colgono spesso quell’idea apocalittica, che soprattutto nel medioevo seduceva il laicato cristiano, incacando le attese escatologiche d’una società in trasformazione che guardava al possesso della Città Santa come una tappa fondamentale della storia della salvezza. I predicatori puntavano molto su questi elementi, e per smuovere le masse adottavano un linguaggio millenaristico, affermavano che la riconquista di gerusalemme avrebbe portato l’avvento di un Regno di Giustizia capace di rovesciare i potenti dai troni e d’innalzare gli umili, innalza l’umile e abbassa i potenti dai troni, livellando così le differenze sociali, ponendo sullo stesso piano nobili, poveri e diventando tutti crucesignanti. La crociata egualitaria eliminava temporaneamente le differenze di ceto: ai poveri era consentito innalzare momentamente la propria condizione, alle donne era permesso di partecipare alla guerra, ai ricchi era consigliato di abbassarsi e di rinunciare evangelicamente alle proprie ricchezze, ai chierici era affidato il compito d’accompagnare i combattenti con la preghiera e di garantire il culto. Per tutti, il motore primo delle proprie azioni doveva essere l’amore per il cristo e per la terrasanta. -CROCIATA ISTITUZIONE tesa a disciplinarne le caratteristiche. La crociata istruzione è costituita dagli aspetti giuridici e canonistici da parte dei papi che utilizzano la crociata e quindi il sentimento delle masse a proprio favore. Cosi che la crociata viene inserita nell’ambito della dottrina cristiano cattolica. Questo strumento da parte del papato viene utilizzato per scopi prettamente politici (inviando crociate contro imperatori, contro eretici, contro i pagani) promettendo indulgenze se si combatte per difesa di tutti quelli ideali che sono alla base del cristianesimo, fondamentali per affermare la superiorità dell’autorità papale. Urbano II aveva inteso il proprio iter gerosolimitano, di conseguenza ogni operazione volta a difendere d’integrità della chiesa fu rivolta al suo completamento; fu cosi che si cominciò a distinguere tra: -Crux transmarina, condotta al di la del mare, in terra santa; ma anche contro i mori della penisola iberica o i pagani del Baltico; -crux cismarina, finalizzata a contrastare i nemici (politici e religiosi) del papato: eretici, pagani, scismatici. La crociata era lecita contro gli infedeli (cit. Innocenzo IV e cardinal ostiense), di conseguenza venne equiparata ai mali christiani e cio giustificò il bando di crociate contro l’imperatore costantinopolitano (scismatico); contro gli eretici (es. catari= albigesi); contro i pagani; contro molteplici oppositori politici e addirittura contro famiglie poco gradite (es. Bonifacio VIII bandi una crociata contro i colonna). Se i saraceni minacciavano la cristianità dall’esterno, eretici e scismatici ne minavano le fondamenta dall’interno. La crux cismarina si rivelava quanto mai necessaria per permettere alla crux transmarina di svolgersi correttamente. Innocenzo III: coloro che si fossero armati oppostamente per lo sterminio degli eretici avrebbero goduto delle stesse indulgenze e dei privilegi concessi a chi si recava in soccorso della terrasanta. La disciplina “de voto” (al crucesignatus era riconosciuto uno status particolare, differente anche se affine a quello del pellegrino, di cui ricalcava le orme ponendosi al servizio della chiesa). Nel corso del XIII secolo, papi canonisti tentarono di fissare con precisione le caratteristiche del voto crociato: la promessa solenne che i crocesegnati erano chiamati a formulare prima della partenza, impegnandosi a osservare le indicazioni contenute nella bolla papale attraverso la quale era bandita la spedizione crociata (l’iter gerosolimitano bandito da urbano II era stato per lo più il risultato d’un moto spontaneo). Le maggiori novità si vedono durante Innocenzo III, che nel corso di uno dei principali concili, concilio lateranense, emana un decreto ufficiale, la costituzione ad liberandam terra sanctam. I crociati hanno diritto ad alcuni diritti e vantaggi, materiali e spirituali.
 Dal punto di vista materiale i crociati avevano diritto alla sospensione di certe condanne penali e alla moratoria dei debiti per se e per le proprie famiglie. Dal punto di vista spirituale, al mantenimento del voto era legata una peculiare forma di perdono, nota in seguito come “indulgenza plenaria”, legata alla remissione della pena temporale. È fondamentale in questo ambito differenziare la colpa dalla pena: la colpa sarebbe rimasta, invece la pena veniva assegnata e quantificata e quindi espiata nella disciplina “de voto”. Nel corso del L’arrivo dei germanici impose alla chiesa di roma di confrontarsi con una nuova popolazione e quindi con una nuova cultura, questo fu un elemento rilevante, capace di fornire alla società cristiana una spinta non solo verso l’accettazione ma verso la sacralizzazione stessa della guerra. La chiesa promuoveva la cristianizzazione delle popolazioni germaniche (es. battesimo di Clodoveo); l’accoglienza dell’elemento germanico porta con se tutta una serie di conseguenze, ossia il passaggio dal BELLUM ordinato d’eta imperale alla WERRA conflitto disordinato, scontro tumultuoso fra guerrieri crudeli e feroci. La terra era alla base della cultura barbarica, di conseguenza la guerra diventò un fatto sociale. A questo modo di combattere dei germanici, si accompagna l’elemento che per i germanici la guerra possiede dei tratti sacrali. Con l’incoronazione di Carlo magno da parte del papa Leone III, e quindi con la “renovato Imperia” viene restituito valore all’idea della guerra “legalizzata”, proclamata, dall’autorità imperiale (es. guerra contro i sassoni: legittima poiché volta a convertire popoli al cristianesimo). Sa questo momento in poi la figura dell’imperatore aveva iniziato ad assolvere a un duplice compito: difendere l’impero e la sua chiesa (entrambe le guerre ormai avevano assunto caratteri sacrali). NB: dottrina gelasiana sulla suddivisione delle due spade: papa Gelasio I distingue la sacra autorità dei pontefici (auctoritas) dal potere dell’imperatore (potestas). Papa leone III si impone di nuovo il problema di definire l’auctoritas del papa e la potestas del sovrano; Carlo magno scrive a leone III una lettera, sconvolgendo completamente l’idea di auctoritas e potestas: all’imperatore spetta di difendere sia all’esterno la chiesa di cristo dagli attacchi dei pagani, sia all’interno perché sia riconosciuta la fede cattolica; al papa invece spetta di aiutare il nostro esercito, e quindi di pregare per noi. La riforma della chiesa interromperà la lotta tra papato e impero e disincanterà la figura sacra dell’imperatore. LA DIFESA DELLA CHIESA In epoca carolingia e post-carolingia l’Europa latino-cristiana viene interessata dalle secondi invasioni: ai confini mediterranei con la presenza saracena in Sicilia, l’attacco della sardegna, e soprattutto la conquista di gran parte della penisola iberica dai saraceni; ai confini dell’Europa centro orientale le invasioni ungare; ai confini occidentali le invasioni normanne, che porta questi uomini del nord a disperdersi in Inghilterra e in italia meridionale. Questi popoli colpiscono prevalentemente le proprietà ecclesiastiche (es. sacco di roma nel 846). Il papato chiama in aiuto i franchi accogliendo l’idea di una guerra difensiva, poiché i franchi ormai rappresentano il braccio armato della chiesa stessa. Oltre che per protezione a causa delle invasioni saracene, normanne, la chiesa richiede protezione anche a causa della stessa società del X secolo: polverizzazione dei poteri centrali; emergere di un ceto, un’elité, i milites, guerrieri a cavallo, che utilizzando legami personali, alleanze (es. il feudalesimo) distruggevano e devastavano monasteri e chiese. C’è la necessita da parte dei monasteri di combattere queste violenze e a partire dal decimo secolo si svolgono tutta una serie di concili ecclesiastici: nel concilio del 989 fu proclamata l’idea della cosiddetta PAX DEI, scomunicando coloro che avessero volto le proprie armi contro determinati gruppi di persone (donne, bambini, anziani, malati). Alla pax dei si aggiunge la TREGUA (introdotta dall’abbazia di Cluny nel 1027) oltre a non poter combattere i più deboli (anziani e bambini) consisteva nel vietare ogni forma di combattimento in determinati periodi dell’anno, del mese, della settimana corrispondenti a momenti salienti del calendario liturgico (Pentecoste, quaresima, pasqua ecc). Grazie a Niccolò II nel concilio celebrato a roma nel 1059 verrà redatto lo statuto della chiesa riformata e tali misure sarebbero entrate a far parte stabilmente della politica ecclesiastica. Urbano II, monaco di Cluny, quando diventerà papa, proclamerà continuamente durante i suoi viaggi la pace e la tregua di dio; ne farà uso soprattuto nel meridione normanno. Il “miles Christianus” Nel corso del concilio di arles nel 1037 veniva specificato che chi avesse violato la tregua/pax dei in particolare commettendo un omicidio, oltre alle ormai consuete sanzioni sancite dagli “effactores pacis” (chierici armati, in grado d’incutere timore a tutti quei membri del ceto cavalleresco restii al sottomettersi ai movimenti di pace); si andava affiancando il pellegrinaggio penitenziale alla volta di gerusalemme. Di li a qualche decennio si sommerà anche l’invito a partecipare alla lotta in corso nella penisola iberica. I concili di pace dettavano le norme di comportamento, cercando di contenere quell’etica cavalleresca del X-XI secolo che aveva reso la condizione del guerriero un privilegio costoso che non richiedeva solo forza e coraggio, ma bensì il godimento di adeguate ricchezze materiali; sebbene la chiesa tentasse di fornire ai guerrieri una serie di motivazioni legittime, la guerra restava ugualmente un’azione deplorevole. Successivamente quest’etica sarebbe mutata, poiché si sarebbe affermata nel corso del XII e XIII l’idea che il combattere stesso in nome della chiesa potesse fungere da penitenza. Etica nuova dei milites: fondata sul rispetto della volontà di dio e sulla difesa dei più deboli poveri, oppressi, vedove. La chiesa fece del guerriero, il cavaliere di cristo: colui che decideva di porre la propria spada al servizio della chiesa, legittimato dal papato con la concessione del “vexillum sancti petri” (fisionomia differente rispetto ai secoli precedenti). La guerra davvero cristiana era quella tra vizi e virtù, non quelle materiali. Nella prima meta del XII secolo Bernardo di clairvaux avrebbe preso questa istanza applicandola alla lotta contro gli infedeli. La chiesa sarebbe risuscita a conferire alle guerre del tempo un senso ecclesiale, inculcando nei combattenti degli ideali di servizio alla causa cristiana e alla cattedra di pietro. L’ordine trinitario del mondo Agostino tratteggiava i contorni di tre forme di vita: Noè (guida della chiesa), Daniele ( figura del monaco), Giobbe (incarnava coloro che servivano dio col duro lavoro). Attorno all’anno mille tale ripartizione aveva subito delle modifiche con la nascita dell’orso cavalleresco in seno al corpus christianorum. La comunità dei credenti era divisa in: oratore (coloro che pregavano), bellatores (i combattenti), laboratores (coloro che si guadagnavano da vivere con il lavoro). “Questi tre sono una cosa e non soffrono divisioni; il servizio di uno solo permette le opere degli altri due; ognuno, alternativamente, offre sostegno a tutti. Dunque esiste una sola triplice connessione. IL SECOLO DELLE RIFORME XI Il mediterraneo costituisce la più amplia cornice in cui collocare quel grandioso progetto d’allargamento del nome cristiano propagnadnato dal patto a partire dal XI secolo, di cui la crociata si fa strumento; lo spirito crociato è un prodotto della riforma, ammantato di significati ideologici, volti a dare linfa all’idea di un’insanabile contrapposizione tra l’universo cristiano e musulmani. Tappe fondamentali: 1059, niccolo II avrebbe dichiarato l’incompetenza imperiale a intervenire nell’elezione imperiale del vescovo di roma e degli altri vescovi. 1075, gregorio VII. Lotta per le investiture, vietò a tutti i laici di investire cariche ecclesiastiche. 1122, callisto II ed enrico V, concordato di worms 1123, concilio lateranense, supremazia del vescovo di roma su qualsiasi re o imperatore; il patto sarebbe andato abbandonando la dottrina gelasiana delle due spade (auctoritas: sacra autorità dei pontefici; potestas: potere dell’imperatore) che per secoli aveva regolato i rapporti tra la chiesa e imperatore. La riforma avrebbe affermato la superiorità del clero sul laicato Il papato e i normanni Leone IX definì “martiri” i caduti della battaglia di civitate nel 1053 contro i normanni nel meridione italico. Ben presto i papi si resero conto di poter fare affidamento proprio sui normanni, la cui fedeltà era acquistabile mediante la legittimazione delle loro conquiste. Leone dunque riconobbe il dominio normanno in meridione, ricevendo in cambio l’omaggio di Onfroi, fratellastro di Roberto di impegnarsi a difendere la chiesa e a recuperare i regalia sancti petri in apulia e Basilicata. Roberto il Guiscardo avrebbe offerto il proprio sostegno armato alla chiesa. La sua conquista, forte del consenso papale, ebbe inizio nel 1061 (occupazione di Messina), essa fu determinata dal destrutturarsi del potere emriale, sostituito da una serie di potentati in concorrenza tra loro. Siracusa cadrà nel 1084, ma la resistenza araba non sara debellata fino al 1091, con la presa di noto. Bisognerà aspettare il 1130 perche la sicilia diventi un regno. Nel frattempo i successi normanni erano andati fornendo sia a costantinopoli sia a venezia più d’un motivo di preoccupazione. La cessione della legatia apostolica a Ruggero Altavilla da parte di urbano II, nel 1098, se da un lato conferma ala posizione preminente negli affari della chiesa siciliana, dall’altro ne sottolineava la dipendenza da roma, allontanando lo spettro della sottomissione al patriarcato di costantinopoli GUERRA NELL’ADRIATICO (Alessio comneno+venezia vs normanni) Nell’arco di un decennio l’obiettivo di Roberto guiscardo sarebbe diventato l’adriatico. Il figlio boemondo penetrava in Epiro, con l’intenzione di porre costantinopoli sotto assedio. Proprio allora un’ambasciata imperiale, Alessio comneno era salito al trono, giungeva a venezia carica di doni e promesse chiedendo aiuto; cosicché l’attacco potesse essere fronteggiato congiuntamente Bisognava evitare che i normanni controllassero entrambe le sponde del mare. Cio avrebbe significato un periodo mortale per venezia. Le truppe imperiali furono battute; alessio densò di inviare un’ambasciata all’imperatore enrico IV, tentando di convincerlo a scendere in campo. Ma neanche l’appello dell’imperatore agli Altavilla bastò a far desistere il normanno. Il basileus necessitava del sostegno navale veneziano. Nel 1082 alessio comneno rilasciò ai veneziani un crisobollo, un documento frutto d’un patto unilaterale che avrebbe segnato l’avvio dell’espnasone veneziana nel levante. La guerra adriatica avrebbe avuto termine nel 1085 con la morte di roberto. La controffensiva aveva avuto i suoi effetti: alessio era riuscito a rimettere mano sui territori di propria pertinenza, il crisobollo sarebbe rimasto in vigore (cio spiega, in parte, le titubanze veneziane nei confronti della spedizione bandita da urbano II nel 1095). Il mondo bizantino alla vigilia della crociata “in Asia Turcos” Si è sostenuto a volte che la crociata abbia avuto origine dall’appello di alessio comneno, teso a ricercare in Europa, presso il patto, un aiuto materiale per contrastare il dinamismo turco. Concilio di Piacenza (poco prima clermont 1095) si fonda sull’utilizzo massicciò di truppe mercenarie ai confini del mondo romano-orientale. Il pericolo maggiore era costituito dai selgiuchidi. Nel corso del X secolo convertiti all’islam sunnita. Il sultanato iniziò a disgregarsi, dividendosi fra l’area iranico-mesopotamica e anatolica; conquistò nel 1075 nicea (capitale), seguita da nicomedia. Quando nel 1097 gli eserciti latini conquistarono nicea, la capitale del sultanato fu spostata. È questo il quadro all’interno del quale vanno collocate le richieste d’aiuto mandate da alessio comneno, teso a rivendicare i territori una volta appartenuti all’impero, in occidente. Al principio del XI secolo l’impero disponeva ancora d’ingenti forze militari, il cui mantenimento però costava molto. Mondo iberico alla vigilia della crociata “in Europa Mauros” (reconquista) A partire dalla meta del VII secolo, i musulmani avevano iniziato ad affacciarsi sul mare, promuovendo una serie di raid contro le isole e le coste egre, ioniche e tirreniche tramutatisi poi in tentativi di conquista. Si trattava di azioni del tutto svolgete tra loro, ma miranti all’impianto di veri e propri insediamenti, costituiti da una piazzaforte militare, da cui si procedeva a islamizzare il territorio circostante intromettendosi nelle contese dei signori locali. Fu tale strategia a permettere la veloce arabizzazione della penisola iberica. Venivano conquistate Cordova (principato/emirato nel 711), Toledo, nel 714 Saragozza. Secondo ila tradizione franca, la marea montante saracena sarebbe stata fermata da Carlo martello nella battaglia di poiters 732 (in realtà fermata dall’altra parte dell’Europa da leone III isaurico). L’area sottoposta all’islam, nota come Andalusia, controllata dal califfato umayyade era prosperata in fretta. A partire dal XI secolo, l’autorità umayyade inizio a cedere di fronte al crescente policentrismo caratterizzante il territorio, lasciando campo ai governatorati locali, resi via via sempre più indipendenti. A cio si aggiungeva il dinamismo dei regni cristiani del settentrione. lo smembramento del califfato nel 1031 e la sua dissoluzione in tanti principati autonomi “re delle taifas”, avrebbe favorito all’avvio di periodiche campagne militari, successivamente rilette in maniera unitaria= “reconquista” (termine entrato in uso nel XIX nell’ambito della costruzione dell’identità nazionale spagnola, teso a riconoscere le proprie origini nel mondo celio-latino e nel rapporto con il cristianesimo abolendo ogni rapporto islamico) Il mondo tirrenico alla vigilia della crociata Al moto di contrasto della componente islamica mediterranea presero parte anche le marinerie italiane, in particolare genovese e pisana. Nel corso del XI secolo genova e Pisa si sarebbero rese protagoniste di una serie di spedizioni predatorie (definite a volte “pre-crociate”) volte al saccheggio delle basi saracene tirreniche. Spedizione a Messina del 1005, a Palermo 1064. In queste spedizioni è possibile intravedere la regia del potere marchionale (obiettivo difesa delle coste), dalla meta del secolo è piuttosto l’intraprendenza di alcuni lignaggi eminenti a emergere come ipotesi di lavoro. Grazie al rinsaldarsi del regno normanno in italia meridionale, il mediterraneo occidentale tornava dunque un mare cristiano, il cui stretto controllo concedeva a pisani e genovesi di proiettarsi verso quel levante che veneziani e amalfitani frequentavano da tempo. Progressivamente entrambe le città sarebbero andate preferendo alla guerra la stipula di accordi commerciali con la componente musulmana (per allargare il loro spazio economico a tute le sponde del mediterraneo). PRE-CROCIATE: civitate; barbastro; al-mahdia Le pre crociate possiedono alcune caratteristiche che ritroveremo anche nella presa di gerusalemme: combattere nel nome del papa per la remissione dei peccati; -battaglia di civitate 1053; (papa vs normanni). Leone IX innalzato al papato dal partito imperiale (molto legato a enrico III), ottiene dall’imperatore un contingente di soldati tedeschi per combattere i normanni. Una volta fatto prigioniero cambia punto di vista e decide di affiancarsi ai normanni. I caduti di civitate: Bonizone di Sutri (1086), sono degni d’entrare nel novero dei santi; Bruno di Segni (1090) chiamati i guerrieri «milites Christi»; il papa stesso raccomandò le anime dei fedeli al Signore chiamandoli martiri. Amato di Montecassino (1010-1090/1100), contemporaneo ai fatti; prima d’inviare i soldati a combattere, il papa li raduna sotto le mura di Civitate e li assolve dai peccati, dispensandoli dalla penitenza che avrebbero dovuto fare per ottenere il perdono. Quindi, li benedice e consegna loro il «vexillum Sancti Petri», ordinando loro di andare a combattere e di tenerlo ben alto. -barbastro 1064; sostenuto da alessandro II (vedi quaderno) alla narrazione cronologica dei fatti, dalla conquista araba del 638 sino al 1215, erano compresi ampi affondi tematici dedicati alla conquista latina e alla parabola dei regni cristiani, alla figura di Maometto e alla descrizione dei costumi musulmani, alle chiese cristiane d’Oriente. Privilegi commerciali L’analisi delle fonti letteriare non costituisce l’unico approccio possibile allo studio della crociata. Nel corso del XII secolo, il suolo siropalestinese fu raggiunto da un flusso crescente di uomini e merci, sopratutto le comunità italiane decisero di installarsi nella regione. Genovesi, pisani e veneziani vi emigrarono; inizialmente, in maniera temporanea, spinti dalle richieste d’approvvigionamento della giovane società oltremarina e dalle concessioni elargite dai principi crociati, di cui rimane traccia abbondante. Come ad esempio concessioni giudiziarie e amministrative, diritto d’utilizzo di mercati, cessione di parte degli introiti delle dogane. Il primo privilegio noto è quello concesso ai genovesi il 14 luglio del 1098 da beomondo d’altavilla, non ancora riconosciuto come signore d’antiochia, che concedeva loro ampie proprietà in città, da ritenersi nel quadro della politica d’alleanze portata avanti dalle parti. Va detto come su queste e su molte altre concessioni sia stato avanzato il dubbio di falsificazioni, a causa di certe incongruenze nella loro struttura diplomatica. XIII SECOLO La crociata era stata oggetto di riflessione dei canonisti, convinti della liceità della guerra contro chiunque si opponesse al papato o alla cristinità. Si trattava di una guerra condotta nell’ambito di una lotta cosmica tra bene (cristianesimo) e male (saraceni, scismatici, eretici ecc). L’ideologizzazione delle “gesta” crocesegnate, cara alle élite del tempo, si scontrava, con la realtà del fenomeno, dando avvio a una vera e propria “polemica sulla crociata”. La critica della crociata risaliva ai primordi del movimento, o meglio ai suoi primi insuccessi. Dopo lo sfacelo della seconda crociata, il fallimento della terza, la spedizione del 1202-1204 su costantinopoli andata male, il chierico franco-inglese Ralph niger si sarebbe espresso con severità: “deus non vult!”. L’abuso dello strumento della crociata avrebbe dato adito a un ampio fronte critico articolatosi dal rifiuto della violenza (catari, valdesi, spirituali ecc); e inoltre si pensava che avesse deviato il fine ultimo della crociata: il recupero della terrasanta. I trattati sul recupero della terrasanta Nel XIV secolo la presenza cristiana latina in terrasanta viene sempre meno. Gerusalemme viene conquistata da Saladino, Acri cade nel 1291. La caduta di acri e la cacciata dei latini dalla terra santa da via a una vera e propria crociata di “carta”. Di questa crociata ci pervengono altre fonti: 1291-1330 sono una serie di trattati che ci raccontano come recuperare gerusalemme. Sono opera di frati, intellettuali, medici, sovrani, prelati, combattenti. Ciascun trattato è dotato di temi diversi: conversione degli infedeli, il rapporto tra crociata e missione, le qualità morali e militari dei combattenti; sono soprattutto trattati militaristici, poiché spiegano come organizzare un esercito nel primo 300, dei veri e propri piani strategici incentrati sul modo di recuperare la terrasanta (perfino i francescani discutono di guerra, scrivendo questi trattati militari). Si tratto in effetti di una grande moto del pensiero, sollecitato dal senti di smarrimento propagatosi sullo scorcio del secolo, recante, un mutamento sostanziale nell’approccio stesso alla crociata. La crociata intesa come movimento non era più efficace; la crociata assume una veste nuova: basata su un piano squisitamente militare, soprattuto perché ci si trovava di fronte a un esercito organizzato come quello mamelucco. Oltre ai piani di conquista e alle riflessioni sulle qualità dell’esercito, vi erano scritti addirittura progetti di alleanze con i nemici del nemico: i mongoli. Infatti talvolta ci si spingeva sino a concepire veri e propri piani di governo di quando sarebbe stato recuperato, naturalmente con l’aiuto di dio. Con questi trattati si conclude la letteratura medievale per quanto riguarda le crociate. Con il trecento, caratterizzato dalla peste, si perde la voglia di parlare di crociata. Si dovrà aspettare il 400, con l’umanesimo, per riparlare del fenomeno di crociata. UMANESIMO E RINASCIMENTO (400) Con determinati personaggi come Guglielmo di Tiro, e i trattati del recupero della terrasanta, viene canonizzata una ricostruzione cronologica degli eventi. Questo modo di leggere le cose c’è stato tramandato dal passato, ossia dalle fonti appena citate. Persino dante, Petrarca e Boccaccio ci parlando di crociata; per esempio dante se la prende con bonifacio VIII di non essere partito per la terra santa, ma di essersi fatto gli affari suoi; anche petrarca scrive tra le sue molte opere un itinerario da genova a gerusalemme, è una descrizione di viaggio letterario inventato, poiche lui non è mai stato a gerusalemme. Una vera e propria svolta dei racconti della crociata, si con l’umanesimo e il rinascimento; nel 400 si assiste a un vero e proprio revival del tema della crociata, a causa dell’avanzata turca. Il movimento turco viene colto dall’élite degli intellettuali del tempo attraverso orazioni inviate a principi, o attraverso libelli contraturco, quindi modi per sconfiggere i turchi. Aumenta il carattere difensivo della crociata, in termini di una cristianità assediata da un’avanzata descritta come inarrestabile (paragonata all’avanzata dei barbari contro la Grecia classica). Questi elementi si amalgano al linguaggio diplomatico degli ambasciatori. L’umanesimo si sarebbe occupato maggiormente del problema della cristianità assediata rispetto agli altri temi (es. papa pio II scrive sia un orazione per riconquistare costantinopoli in tono prettamente crociato; scrive una lettera a Maometto II, colui che ha conquistato costantinopoli, una lettera fittizia che ha lo scopo di risvegliare la cristianità nel recuperare costantinopoli).
 Nel 1464 si ha la prima storia moderna della crociata da parte di Benedetto Accolti; che ripercorre la storia delle crociate riprendendo l’opera di Guglielmo di Tiro, la colleziona con altre opere e costituisce una nuova opera con criterio (nella prefazione, l’autore dichiara di voler sostituire, con la propria opera, gli scritti precedenti ornati di belle parole ma dotati di scarsa sostanza; evitando difatti prodigi e miracoli in favore dei fatti nudi). Quest’opera avrà molte edizioni. IL 500: CATTOLICI E PROTESTANTI; una crociata municipale Il 500 sembra poco interessato al tema delle crociate; gli storici protestanti leggono nel papato medievale null’altro che l’affermazione dell’Anticristo nella storia; più che condannare lo spirito crociato, ne sottolineavano la strumentalizzazione papale. Fino alla battaglia di Lepanto pochi saranno coloro che si interesseranno alla crociata. I maggiori storiografi di questo periodo si inseriscono in una nuova diatriba tra luterani e cristiani. Il rilancio da parte di Pio V dell’ideale anti-ottomano, con la battaglia di Lepanto e il sogno della definitiva cacciata dei Turchi dall’Europa contribuì a risvegliare gli entusiasmi sia nel mondo cattolico che nel mondo protestante. La gerusalemme liberata di Torquato tasso, parla di gerusalemme ma volendo ricostruire il contesto dei propri tempi: parallelismo tra la battaglia di Lepanto e le guerre anti-saracene portate avanti dal papato. Anche l’orlando furioso di Ludovico Ariosto contribuì a rendere amato l’epos crociato, condito di elementi cavallereschi. NB: l’uso di redigere liste di nomi di crocesegnati italiani, mutuato, forse, dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (in particolare, dalla nota rassegna dei capi crociati contenuta nel primo canto), caratterizzerà gran parte della storiografia municipalistica delle città italiane. IL 600: Jacques bongars Anche Il 600 conosce questa contrapposizione tra mondo cristiano e mondo turco; nel 600 nascono alcune scienze particolari con l’obbiettivo di riconoscere la falsità dei documenti (es. interpolazioni, falsificazioni); maggiore attenzione allo studio delle fonti. Il primo autore Jacques Bongars edita le Gesta dei per Francos; l’origine e il centro delle sue ricerche era la grande opera Guglielmo di Tiro. Utilizza questo titolo poiche il suo interlocutore è Luigi XIII, la sua è una scelta politica, siamo nell’ambito del gallicanesimo, porre i “Franchi” i Francesi e non più il papato, come protagonisti dell’impresa significava rivendicare alla Corona il compito sacro di difendere la Cristianità, in maniera pari e indipendente rispetto alla Chiesa di Roma. In questo periodo si pensa che i francesi sono i veri eroi e protagonisti della crociata: epopea nazionale francese. Nel 600 la crociata viene legata strettamente alla corona francese. Tutti i racconti sono dedicati al sovrano francese. IL 700: tra esotismo e erudizione Il fallimento dell’assedio di Vienna, nel 1683, avrebbe confermato la convinzione d’un repentino tramonto della potenza turca, suscitando la stesura di nuovi piani di crociata. Nel 700 il modo di approcciarsi alla crociata è definito “esotismo”: una visione profondamente antistorica e distorta ma efficace. Siamo agli albori dell’islamistica, della turcologia, dell’iranistica, della curdologia (moda orientalistica). L’Oriente viene visto come simbolo di raffinatezza e di poesia, di sensibilità (e sensualità) e di moderazione; prenda avvio quella moda letterario-artistica definita poi “esotismo” che tanto inciderà sulla cultura del secolo successivo. All’interno di questo nuovo approccio ad esotismo, viene riconsiderato il mondo arabo e orientale in termini estremamente positivi. Il sorgere dei Lumi avrebbe segnato una svolta importante nell’elaborazione del mito. Uomini come Denis Diderot, François-Marie Arouet Charles-Louis de Secondat o Edward Gibbon non avrebbero visto nella crociata altro che il frutto del fanatismo religioso. Assieme all’inquisizione e alla persecuzione degli Ugonotti: simboli del dispotismo clericale (regime clericale). L’illuminismo francese legge la crociata in maniera negativa a differenza dell’illuminismo inglese; l’illuminismo francese produce opere come l’historie des croisades di Voltaire. Secondo voltaire e gli stessi enciclopedisti francesi, che dedicano una determinata voce alla crociata: la crociata è una parte dell’oscurantismo che la chiesa cattolica aveva posto nel corso dei secoli. Lo stesso voltaire chiama la chiesa cattolica in maniera dispregiativa la “follia epidemica”. Voltaire legge nelle crociate un prodotto d’un’età oscura, pregna di paura e d’ignoranza, da relegare, assieme ad altre pagine truci, quali il massacro degli Albigesi e la notte di San Bartolomeo, nel “museo degli orrori” della storia. L’illuminismo inglese ha un atteggiamento diverso, questi scrittori tendono a contestualizzare la crociata nell’ambito delle categorie mentali del periodo in cui si era realizzata. La loro è un’interpretazione più razionale ed equilibrata del fenomeno, si cercano di capire le cause della crociata, cosa che Voltaire non fa. Nel 1769 William Robertson legge la crociata come tappa importante del progresso della civiltà. Essa era stata capace non solo di scuotere l’Europa dal letargo in cui era piombata a seguito delle invasioni barbariche, ma aveva anche contribuito al rinnovamento dei costumi. Robertson parte dalla genesi dei fatti, dalla pratica del pellegrinaggio, al terrore per la fine del mondo, allo scalpore suscitato dalla notizia dell’avvento dei turchi alle frontiere orientali. Inoltre robertson suggerisce di separare le intenzioni dei crociati dagli effetti delle loro azioni. L’opera di Robertson avrebbe fornito a Edward Gibbon una base importante per la redazione di un capitolo espressamente dedicato nella sua “history of the declino and fall of roman empire”. Innanzitutto egli si domandava, se la guerra condotta a fini religiosi potesse ritenersi lecita, osservando pero, come la crociata rientrasse nei canoni di legittimità del proprio tempo. La crociata dunque andava intesa nell’ambito delle categorie del tempo in cui si era realizzata. Gibbon inoltre era disposto ad ammettere alla crociata qualche merito: in particolare nella capacita di aprire agli europei nuovi orizzonti commerciali, manifatturieri e tecnologici. Un immaginario reazionario Gli scritti dei filosofi istituivano un forte nesso fra crociata e fanatismo religioso, frutto di un’epoca barbara, buia, ignorante e superstiziosa. Voltaire si era scagliato contro la crociata per tanti motivi e con l’obiettivo di polemizzare e di liberare la storiografia cortigiana del suo tempo dall’interpretazione teologica della crociata contrapponendogli una visione maggiormente attenta ai moti collettivi, ai fatti culturali e ai valori economici. La religione e il dogmatismo erano solo un ostacolo al progresso della società. La rivolta di Vandea scoppiata nel 1793 avrebbe contribuito a semplificare il quadro, adottando il linguaggio della crociata e l’estetica della guerra di fede. La «rivoluzione francese» ha l’effetto di resuscitare quello che possiamo definire, ormai, «spirito di crociata». L’idea di crociava riesumata dall’insorgenza Vandeana non era qualcosa di totalmente nuovo, legandosi a quel movimentismo latente “crociata-movimento” che ne aveva accompagnato il sorgere, riemergendo ciclicamente dalle pieghe della storia. La crociata dunque ne usciva trasfigurata, allontanandosi dal contesto in cui era nata, piegata tanto agli ideali rivoluzionari che al loro contrario. Essa mostrava di conseguenza la sua malleabilità d’idea-forza più che di prassi concreta. Non era alla crociata storicamente realizzatasi che si pensava. L’800: il volto romantico della crociata L’800 è un secolo di svolta, poiché lo spirito romantico ottocentesco trova nella crociata e nel medioevo tutto ciò di cui ha bisogno: erotismo, esotismo, avventura cavalleresca e grandi valori, senso del mistero e senso dell’irrazionale. Tutti questi valori prettamente romantici prendono spunto da tutto il periodo crociato. Si parla dunque di medievalismo, e quindi della ripresa di tempi prettamente medievali in un contesto completamente diverso (es. nell’800 nasce il neo- gotico, un revival dell’archittertura medievale). Fra la mitizzazione illuminista e reazionaria, la crociata avrebbe conosciuto un vero e propri revival, favorito inizialmente da intenti puramente propagandistici. L’avventura napoleonica in Oriente, fra il 1798 e il 1799, contribuisce a tenere desta l’attenzione, il futuro imperatore dei francesi avrebbe mostrato di non disdegnare affatto le «gesta» dei «crucesignati», rivendicate propagandisticamente quale espressione del genio del proprio popolo. Fondamentale è l’opera i Francois-rene de chateaubriand, L’itinéraire de Paris à Jerusalem, in cui egli avrebbe espresso la volontà di porre la sua vena artistica alò servizio della fede cristiana; scritta dopo un lungo viaggio verso Oriente, attraversando la Grecia, l’Asia Minore, la Palestina e l’Egitto, fino alla Spagna. Gli appunti vergati lungo il percorso volti a raccogliere idee e impressioni per la stesura d’un’epopea destinata a esaltare il Cristianesimo.
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