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Riassunto "Dalla comunicazione al linguaggio" (Ferretti e Adornetti), Sintesi del corso di Estetica

Riassunto capitolo per capitolo di "Dalla comunicazione al linguaggio. Scimmie, ominidi e umani in una prospettiva darwiniana" (Ferretti e Adornetti)

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 04/09/2022

camilla_palazzi
camilla_palazzi 🇮🇹

4.5

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Scarica Riassunto "Dalla comunicazione al linguaggio" (Ferretti e Adornetti) e più Sintesi del corso in PDF di Estetica solo su Docsity! 1 DALLA COMUNICAZIONE AL LINGUAGGIO Scimmie, ominidi e umani in una prospettiva darwiniana (Francesco Ferretti, Ines Adornetti) INTRODUZIONE Discorso sul metodo (Cartesio, 1637) → animali non umani pagano costo della specializzazione (es: ragno abilissimo nel tessere le tele, ma non sa fare altro) → sono come le macchine: abili di fare solo quello per cui sono state progettate → pregiudizio antropocentrico: uomo possiede capacità di pensiero → può agire in modo flessibile e creativo. Pars destruens di questo libro: criticare giudizio antropocentrico → critica dei modelli che considerano il linguaggio lo spartiacque insuperabile tra umani e animali. Pars costruens: dimostrare (come dice Darwin) che umani sono animali tra altri animali → tra umani e altri animali c’è differenza di grado ma non di qualità → studio della comunicazione delle grandi scimmie fondamentale per studio della comunicazione umana in ottica evoluzionistica. Tema centrale del libro: NON il linguaggio in sé, ma il “punto di passaggio” tra la comunicazione animale e il linguaggio umano → attraverso lo studio del linguaggio nel percorso evolutivo del genere Homo & attraverso l’analisi delle capacità comunicative delle grandi scimmie (scimpanzé, gorilla, oranghi, bonobo). Cartesio dice: creatività e flessibilità del linguaggio rappresentano il tratto distintivo delle capacità verbali umane → vero MA ciò non dimostra la “differenza qualitativa” tra umani e animali. CAPITOLO 1: SCIMMIE Gerauld de Cordemony (cartesiano): i pappagalli non producono espressioni linguistiche in senso proprio (ovvero non connettono il linguaggio con il pensiero, il suono con il significato) → riproducono il suono, ma la loro non è comunicazione → ≈ eco. Esperimento su pappagallo Alex (“Alex wanted a cracker, but did he want one?”) → Alex diceva “voglio un cracker”, ma è solo un’emissione meccanica di suono o davvero voleva un cracker? La ricercatrice Pepperberg pone l’accento su una questione: se fosse stato un bambino a chiedere un cracker, nessuno si sarebbe chiesto se davvero lo voleva → dimostrazione del pregiudizio antropocentrico → in realtà l’attribuzione di pensieri agli umani è problematica tanto quanto l’attribuzione di pensieri agli animali (“problema delle altre menti”). 1. Non pensa dunque non parla: la tradizione cartesiana Cartesio → quella tra umani e animali è una differenza qualitativa dovuta al possesso del pensiero → uomo possiede pensiero e quindi linguaggio, altri animali no. Chomsky → linguaggio umano ≠ comunicazione animale: quello umano è un linguaggio creativo e libero, in quanto non necessariamente dipendente da stimoli interni o esterni (un uomo che ha sete non per forza dice di avere sete; allo stesso tempo, può dire di avere sete anche quando non ha sete). Errore di Chomsky: prendere in considerazione SOLO ciò che distingue il linguaggio umano dalla comunicazione animale e non ciò che a essa lo accomuna → Chomsky pone così l’uomo in una posizione del tutto distinta dal resto del mondo animale, affermando che tra uomo e regno animale c’è un “salto”, un elemento di rottura → sbagliato! Giudizio antropocentrico (condiviso anche da N. Chomsky dagli anni ’50 del ‘900) 2 Conclusione: va bene esaltare le differenze tra comunicazione animale e linguaggio umano MA a patto che ciò vada di pari passo con l’analisi delle comunanze e delle continuità. 2. La complessità del linguaggio L’idea di Chomsky del “salto” tra linguaggio umano e comunicazione animale non si presta all’idea del linguaggio come risultato di un processo evolutivo (prospettiva evoluzionistica di Darwin: gli umani sono animali tra altri animali → tutte le sue proprietà devono essere analizzate in termini di selezione naturale, compreso il linguaggio). Linguaggio umano → infinita produttività (capacità di generare infinite combinazioni utilizzando un numero finito di entità di base) + connessione tra pensieri e linguaggio → capacità di usare il linguaggio in maniera creativa e di formare proposizioni nuove che esprimono pensieri nuovi e sono adatte a situazioni nuove. Chomsky → linguaggio umano caratterizzato dai principi della grammatica → grammatica e sintassi innate nel linguaggio umano. 3. Dall’altra parte della barricata È solo con Darwin e con la pubblicazione dell’Origine delle specie (1859) che il tema della continuità tra umani e altri animali può finalmente contare su una teoria propriamente scientifica. Il riferimento alla selezione naturale permette a Darwin di sostenere che la differenza tra umani e altri animali è quantitativa e non qualitativa. Origine dell’uomo (Darwin, 1871) → 1) linguaggio delle scimmie deve la sua origine all’imitazione e alla modificazione dei suoni; 2) avvento del linguaggio delle scimmie fortemente connesso alla peculiarità dei loro sistemi cognitivi → secondo Darwin le scimmie hanno un sistema cognitivo che permette loro di assegnare ai suoni un significato. Il fatto che il linguaggio sia tipico degli umani, non esclude che altri animali (dotati dei sistemi cognitivi appropriati) avrebbero potuto svilupparlo se le spinte selettive li avessero portati a dover comunicare in maniera più efficace. La produzione dei suoni tipici del linguaggio verbale non è riproducibile dalle grandi scimmie perché esse non hanno l’apparato fonatorio necessario MA verbalizzazione ≠ linguaggio → chiedersi se una scimmia può usare il linguaggio umano ≠ chiedersi se una scimmia può riprodurre i suoni del linguaggio verbale umano → la vera domanda è: può la scimmia interpretare il linguaggio umano? può utilizzare un sistema simbolico complesso? → tentativo di insegnare alle scimmie il linguaggio umano non più tramite un codice verbale ma gestuale. Studio di Roger Fouts con scimpanzé Washoe → dimostrazione che anche uno scimpanzé può imparare la capacità di sintassi ed è in grado di capire le differenze di significato dovute a una regola grammaticale → la grammatica è il prodotto di un apprendistato sociale tanto nei bambini quanto negli scimpanzé. Esperimento di Nim Chimpsky per dimostrare la capacità degli scimpanzé di apprendere il linguaggio umano attraverso il linguaggio dei segni → fallisce. 4. Mettere da parte la grammatica Nuovo tipo di ricerca, basata sul ritenere come proprietà essenziale del linguaggio non più la grammatica (Chomsky), ma altre caratteristiche → ricerche di Sue Savage-Rumbaugh: proprietà essenziale del linguaggio non più sintassi, ma singole parole, o meglio, proprietà simboliche delle parole → sono in grado le scimmie di usare un sistema simbolico? Sue Savage-Rumbaugh → scimmie non usano simboli per nominare entità a cui si riferiscono (uso descrittivo o nominativo del simbolo): più che al referente esterno, le scimmie sono attente all’azione 5 Conclusione • Unico atteggiamento giusto: l’equilibrio tra antropocentrismo e “antropodiniego”. • Considerare gli umani come animali tra gli altri animali. • Differenza tra umani e altri animali in termini di grado e non di qualità. • Il carattere di unicità del linguaggio umano non nasce dal nulla, ma deve essere interpretato alla luce di un quadro continuista, evolutivo. • Tutti gli ominidi sono oggi estinti → questo è l’ostacolo maggiore nella ricerca delle origini e delle proprietà specifiche del linguaggio umano. CAPITOLO 2: OMINIDI Ominidi: ultimi due milioni di anni. Differenza linguaggio animale-umano: non nella grammatica ma nella pragmatica del linguaggio. Modello dell’emergenza improvvisa → homo sapiens specie qualitativamente diversa rispetto alle altre, emersa in modo improvviso circa 50mila anni fa. Modello gradualista → homo sapiens una specie tra le tante. 1. Parentele filogenetiche: scimmie, antropomorfe e antenato comune 50/60 milioni di anni fa → nascita primati. 25/30 milioni → nascita delle grandi scimmie antropomorfe. 6 milioni → biforcazione uomo-scimpanzé. Acquisizione posizione eretta → importanti ripercussioni sull’evoluzione del linguaggio. 2. Origine del bipedismo 2 milioni di anni fa → bipedismo “obbligato” nel genere Homo (prima era solo facoltativo) → cambiamenti anatomici (allungamento del tratto vocale e abbassamento della laringe) → nascita del linguaggio articolato. Origine del bipedismo obbligato: raffreddamento e inaridimento del clima → frammentazione dell’ambiente forestale → boscaglie più aperte → distanze più lunghe da percorrere + riduzione dello stress causato dal troppo caldo (posizione eretta → migliore esposizione al vento + assorbimento del caldo solo sulla sommità del corpo). 3. Alla ricerca dei primi ominidi 4/2,5 milioni di anni fa → nascita dell’ominide Australopithecus → 3 specie: Australopithecus Anamensis, Australopithecus Afarensis (Lucy) e Australopithecus Africanus. 4. La comparsa del genere Homo Due milioni di anni fa → primi esemplari del genere Homo → non solo scheletro adatto alla locomozione bipede, ma anche cervello via via molto più grande (causa: cambiamento della dieta → introduzione carne + riduzione dell’apparato masticatorio). 400-30mila anni fa → uomo di Neanderthal Nascita Homo → rivoluzione tecnologica: lavorazione della pietra. Costruzione degli strumenti in pietra ≈ costruzione del linguaggio: in entrambe c’è la pianificazione gerarchica delle azioni (e quindi la capacità di anticipare il futuro) → produzione di strumenti litici ≈ sintassi. 140-280mila anni fa in Africa → Homo sapiens (uomo anatomicamente moderno, scoperto a Cro- Magnon). 40-50mila anni fa → Homo sapiens arriva in Europa Sapiens → industria litica più sofisticata, società complesse ed economicamente produttive governate da regole, evidenti comportamenti simbolici (sepolture intenzionali, costruzione di ornamenti ecc.). 6 5. Alle origini del pensiero simbolico: la rivoluzione del Paleolitico superiore Discontinuità tra evoluzione anatomica e quella comportamentale: morfologia moderna → 200mila anni fa in Africa MENTRE comportamento moderno → 50-40mila anni fa. Modello dell’emergenza o dell’esplosione o della Rivoluzione del Paleolitico Superiore (Tattersall) → avvento del pensiero simbolico legato alla nascita del linguaggio → simbolicità del pensiero = differenza qualitativa tra umani e altri animali = salto profondo tra linguaggio umano e linguaggio animale. Avvento della cognizione simbolica → due ipotesi: 1) processo lento e graduale secondo i dettami della selezione naturale; 2) avvenimento improvviso e repentino dipendente da fattori culturali e non biologici (Tattersall). Tattersall → acquisizione del pensiero simbolico = “scoperta” fortuita e accidentale. 6. La rivoluzione che non c’è stata: comportamenti simbolici nel Middle Stone Age 300-50mila anni fa → Middle Stone Age Ritrovamento in Sudafrica di oggetti con incisioni geometriche e di pigmenti → strumenti sofisticati senza uno scopo pratico immediato → strumenti con un significato simbolico. Uso dei pigmenti → risalente fino a 280mila anni fa. Risposta di Tattersall a queste scoperte (modello esplosivo): il simbolismo in senso proprio (ovvero, secondo lui, i simboli linguistici) compare solo 50-50mila anni fa con l’uomo di Cro-Magnon. Tesi di Ferretti e Adornetti (modello graduale) → è possibile ipotizzare l’esistenza di simboli in assenza di un codice MA non è possibile ipotizzare l’esistenza di un codice senza simboli (il codice è sempre fatto di simboli) → sostenere che i simboli non possono esistere senza il codice linguistico significa invertire i rapporti causali che hanno portato alla nascita del pensiero simbolico. Modello della matrioska → i livelli più complessi di un fenomeno si costituiscono sempre a partire dai fenomeni di livello più semplice → il pensiero simbolico dell’homo sapiens è il livello più complesso dei comportamenti altrettanto simbolici del Middle Stone Age. 7. Alle origini del linguaggio 2 milioni di anni fa (nascita del genere Homo) → comparsa tratti principali della cognizione umana Modelli vocali (Darwin) → linguaggio umano sorto soprattutto dalle vocalizzazioni dei primati → imitazione e modificazione dei suoni della natura, delle voci degli altri animali e delle grida istintive dell’uomo. [MA ATTENZIONE: le vocalizzazioni delle scimmie hanno poco in comune con il linguaggio umano → esse sono prevalentemente legate a stati emotivi e non sottoposte al controllo volontario.] Modelli gestuali (Ferretti e Adornetti) → linguaggio umano sorto soprattutto dai gesti dei primati. I gesti sono più intenzionali e flessibili dei suoni perché 1) rivolti verso uno specifico riferente; 2) uno stesso gesto può essere usato per scopi diversi e in contesti diversi. Mithen → multimodalità: capacità delle grandi scimmie di comunicare usando sia suoni che gesti. Anni ’90 → scoperta dei neuroni specchio nel cervello delle scimmie → Ipotesi del sistema specchio: il linguaggio ha avuto origine dai meccanismi originariamente deputati alla produzione e al riconoscimento di azioni → comprensione implicita, pragmatica e non riflessiva dell’agire altrui → nel corso dell’evoluzione umana, le vocalizzazioni sono state gradualmente incorporate all’interno del sistema specchio. 7 Ipotesi del linguaggio come forma di grasping (ovvero di manipolazione degli oggetti) → buon punto di partenza per dar corpo a un modello del linguaggio ancorato alla realtà esterna, al contesto. Arbib → l’evoluzione dei meccanismi cerebrali che supportano il linguaggio è legata all’evoluzione dei meccanismi cerebrali alla base della costruzione e dell’uso degli strumenti → il linguaggio trova fondamento nella pragmatica dell’azione. Umani (diversamente dalle scimmie) → il sistema specchio si attiva anche per gli atti intransitivi, cioè quando l’oggetto verso cui è diretto il movimento non è immediatamente presente → ciò ha gettato le basi per l’acquisizione del pensiero simbolico. Airbib → la descrizione gestuale degli oggetti (protosegno) si è accompagnata gradualmente dalle vocalizzazioni, le quali man mano hanno sostituito il gesto iconico → il simbolo ora non ha più bisogno della relazione iconica con il suo referente. Modello di Airbib: in una prima fase dello sviluppo evolutivo, gli ominidi che hanno preceduto i sapiens possedevano un protolinguaggio basato sui gesti manuali, che solo in seguito a un ulteriore sviluppo ha preso la forma di un protolinguaggio basato sui gesti vocali. Quindi la predisposizione al linguaggio deve essere intesa nei termini di un sistema multimodale (manuale, facciale e modale) in cui il protolinguaggio modale, fornendo l’impalcatura per il protolinguaggio vocale, ha permesso lo sviluppo per la massa critica neurale necessaria ai sapiens per l’origine del linguaggio e della sintassi, come risultato di un’innovazione culturale e non biologica. In questo modello, quindi, la grammatica rappresenta solo l’esito finale di un lungo processo evolutivo. Conclusione In questo capitolo: • Vittoria della prospettiva continuista e graduale sulla prospettiva esplosiva e improvvisa • Sintassi e facoltà simbolica ≠ differenza qualitativa tra uomini e animali • Pragmatica invece di grammatica (la creatività del linguaggio è affare che riguarda l’uso del linguaggio nelle reali situazioni contestuali) CAPITOLO 3: UMANI Teoria modulare della mente (Fodor, 1983) → i sistemi di elaborazione hanno un carattere automatico, involontario e obbligato (es: quando non riusciamo a leggere il giornale perché distratti da un signore che parla al telefono → non riusciamo a fare a meno di ascoltare il signore e di trasformare in significato quello che dice) → ogni “modulo” (cioè un sottosistema del sistema cognitivo) elabora uno specifico tipo di informazione ed è indipendente dagli altri moduli (es: il modulo dell’informazione visiva è indipendente dal modulo dell’informazione uditiva). Questa teoria si oppone alla concezione (prima molto condivisa) della mente come un risolutore generale e indifferenziato di problemi adatto a qualsiasi tipo di compito. La teoria di Fodor è alla base della psicologia evoluzionistica: poiché gli organismi in natura non si trovano mai a dover risolvere problemi generali, ma solo problemi particolari, la selezione naturale deve aver favorito sistemi di elaborazione specializzati per la soluzione di compiti particolari. Considerare il linguaggio come un modulo = considerare il linguaggio come un riflesso, come un sistema “stupido”, che opera in modo sì immediato e veloce, ma anche automatico, obbligato, meccanico → tale concezione annulla tutte le caratteristiche di flessibilità, libertà e creatività del linguaggio → non va bene. 1. Il modello standard della comunicazione Linguaggio = modulo → concezione del linguaggio che presuppone necessariamente il “modello del codice”: il pensiero (messaggio) viene codificato dal parlante e poi decodificato dall’ascoltatore → rapporto pensiero-linguaggio: il linguaggio può esprimere il pensiero perché ha una struttura che riflette la struttura del pensiero, ovvero una struttura proposizionale → ciò implica l’attribuire un 10 linguaggio che portano alla specificazione sempre più articolata delle intenzioni del parlante diventino adattativamente vantaggiose (es: due nostri parenti ancestrali arrivano in un’oasi; uno dice all’altro: “Acqua” → l’altro capisce che il suo compagno intende dire “Laggiù c’è dell’acqua”. Poi uno dei due si avvicina alla fonte d’acqua e l’altro gli dice: “Acqua” → quello che si è avvicinato all’acqua capisce che il suo compagno intende dire: “Dammi un po’ d’acqua”). Nel primo capitolo abbiamo mostrato che le capacità comunicative delle grandi scimmie “culturalizzate” non possono essere interpretate soltanto in termini meccanicistici: esse sono in grado di utilizzare in modo flessibile e creativo il codice appreso. Tuttavia, non basta utilizzare flessibilmente il codice simbolico per riprodurre l’aspetto essenziale del linguaggio umano: se così fosse, le grandi scimmie sarebbero in grado di parlare come gli animali. Per capire quale sia veramente il tratto distintivo del linguaggio umano è quindi necessario mettere in campo ulteriori dispositivi di elaborazione oltre alla capacità della mentalizzazione → il possesso della teoria della mente è condizione necessaria ma non sufficiente per giustificare le competenze linguistiche specifiche della nostra specie. 4. Per una comunicazione propriamente umana Chomsky (riprendendo Cartesio) → uso creativo del linguaggio = differenza tra rigidità meccanica della comunicazione animale e flessibilità creativa del linguaggio umano. In accordo con Chomsky, la tesi di questo libro è che la capacità di parlare in modo appropriato al contesto sia il tratto distintivo del linguaggio umano; in disaccordo con Chomsky, poiché il parlare in modo appropriato al conteso riguarda soprattutto la pragmatica (e non la grammatica) del discorso, secondo noi l’attenzione va spostata dalla “microanalisi” della frase alla “macroanalisi” del discorso. Capacità umana di parlare in modo appropriato al contesto = caso particolare della capacità umana di comportarsi in modo appropriato alla situazione → linguaggio e comportamento strettamente legati. Flessibilità → capacità non solo di generare quante più risposte alternative a un problema, ma di saper scegliere la risposta più appropriata tra le diverse opzioni → flessibilità contestualmente vincolata → ciò implica due diverse capacità: 1) capacità di ancoraggio al contesto; 2) capacità di “proiezione” del contesto attuale a un contesto diverso. Gibson → attività motoria (azione) e percezione sono connesse inestricabilmente → il riconoscimento degli oggetti è affidato a una rappresentazione “pragmatica” (es.: il manico di una tazzina, più che una forma di un certo tipo, è una parte di oggetto che si presta a essere afferrata) → gli oggetti sono riconoscibili e dunque concettualizzabili per le opportunità pratiche che consentono → la percezione è un’attività in cui il soggetto si radica all’ambiente nel trasformarlo costantemente → percepire non è un atto di pura contemplazione del mondo. Dislocamento temporale → capacità degli organismi di sganciarsi dalla situazione presente e di proiettarsi in un contesto temporale futuro. Sebbene le grandi scimmie culturalizzate siano in grado di apprendere l’uso di un codice simbolico, di fatto gli esseri umani sono i soli ad aver sviluppato autonomamente un sistema di comunicazione basato sulle capacità di rappresentazione simbolica. Ciò è dovuto alla capacità tipicamente umana di anticipare il futuro, o meglio, di pianificare obiettivi futuri dislocati dal contesto presente → “mental time travel” (“viaggio mentale nel tempo”) o “pianificazione prospettica” o “cognizione anticipatoria”. Due tipi di rappresentazioni mentali: rappresentazioni contestualmente evocate e rappresentazioni dislocate dal contesto → l’evoluzione della pianificazione anticipatoria dipende da questo secondo tipo di rappresentazione. La pianificazione anticipatoria si è evoluta in risposta alle pressioni selettive: la capacità di pianificare il futuro apre infatti la strada a nuove e più efficienti 11 forme di cooperazione sociale e quindi a forme del tutto inedite di comunicazione. L’evoluzione della comunicazione umana quindi necessita sì del ruolo del lettore della mente nella gestione delle relazioni sociali (come dimostrato nel primo capitolo), ma ha bisogno anche necessariamente di un sistema deputato all’anticipazione del futuro. Specificità del linguaggio umano → necessita di 3 elementi fondamentali: • Proiezione nel tempo • Proiezione nello spazio • Proiezione nella società 5. Navigazione e discorso La coerenza del discorso non può essere giustificata a partire dalla sintassi degli enunciati. Idea di questo libro: il fluire del discorso è valutato dai parlanti nei termini dell’appropriatezza di ciò che si dice (ovvero nei termini della coerenza alla situazione) → ciò è connesso al radicamento all’ambiente tipicamente umano → linguaggio ≈ forma grasping. La capacità di costruire discorsi è simile ai processi di navigazione nello spazio e nel tempo → il parlare in modo appropriato è il risultato di una mente capace di “orientarsi” correttamente (di mantenere la rotta) nel fluire del discorso. Per essere flessibilmente ancorati al contesto (fisico e sociale), gli individui utilizzano capacità di proiezione nello spazio, nel tempo e nella mente degli altri. La nostra idea è che i comportamenti flessibili degli esseri umani siano legati a un macrosistema funzionale in grado di garantire operazioni di “radicamento” e “proiezione”. Il funzionamento di tale macrosistema è reso possibile dall’azione di tre diversi sottosistemi di elaborazione: l’intelligenza ecologica (il sistema percettivo- motorio), l’intelligenza sociale (il sistema di lettura della mente) e l’intelligenza temporale (la capacità di viaggiare nel tempo). Questi tre sottosistemi sono strutturalmente indipendenti e funzionalmente distinti. La differenza tra gli animali e gli umani è che in questi ultimi i tre dispositivi cognitivi lavorano in modo congiunto → per quanto elaborino tipi di informazione molto diversi, questi tre sottosistemi trovano nell’uomo un punto di convergenza nella capacità di radicare gli individui all’ambiente, sganciandoli dal qui e ora della situazione attuale attraverso le continue proiezioni in situazioni alternative nello spazio, nel tempo e nell’ambiente sociale. Capacità proiettive di questo tipo sono alla base del radicamento flessibile. 6. Discorso e conversazione Aspetto essenziale della comunicazione umana: carattere dialogico della conversazione. Diversamente dalla comunicazione animale, quella umana non è mai un semplice scambio di informazioni: nella conversazione, gli interlocutori non mirano tanto a scambiarsi delle informazioni, quanto a trovare un comune punto d’intesa → il linguaggio umano ha un carattere direzionale, progressivo e cumulativo. Possiamo quindi asserire che le grandi scimmie culturalizzate si esprimano attraverso una forma di “monologo” caratterizzato da frammenti di comunicazione totalmente sganciati gli uni dagli altri → carattere regressivo e non progressivo. Il carattere direzionale, progressivo e cumulativo della conversazione umana si basa sulla capacità di rivedere continuamente il proprio punto di vista sulla base di ciò che dicono gli altri. Conclusioni • La differenza tra linguaggio animale e linguaggio umano NON è di tipo qualitativo. • La specificità del linguaggio umano NON è data dalla sintassi né dalla sola capacità simbolica, ma dal radicamento flessibile al contesto, ovvero da come gli esseri umani sono in grado di costruire il flusso del discorso in maniera coerente e consonante alla situazione. Sistema Triadico di Radicamento e Proiezione
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