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Riassunto David Croteau, William Hoynes, Sociologia generale. Temi, concetti, strumenti,, Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto - David Croteau, William Hoynes, Sociologia generale. Temi, concetti, strumenti

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Riassunto David Croteau, William Hoynes, Sociologia generale. Temi, concetti, strumenti, e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! SOCIOLOGIA mod 2 INTRODUZIONE ALLA SOCIOLOGIA La sociologia è una scienza che studia i fatti sociali considerati nelle loro caratteristiche costanti e nei loro processi. Il termine “sociologia” deriva dalle parole latine “socius” il quale indica la società, e dalla parola greca “logos” che fa riferimento allo studio, alla scienza ed all'analisi della società. Essa studia, descrive, spiega, interpreta ed arriva a prevedere i fenomeni sociali, i qual sono il fulcro della sociologia (lo scopo su cui essa si basa). Quindi, la sociologia, si occupa di spiegare un fenomeno, di stabilirne le cause e come agiscono nelle varie epoche (passato, presente e futuro). I fenomeni sociali richiamano una legge importante, la quale era ritenuta universale, necessaria o necessitante, ma al giorno d'oggi possiamo dire che essa è una legge probabilistica e che le scienze di oggi si occupano di uniformità tendenziali. Ma tutto questo come si è formato? Le origini sono storiche e, come anche la scienza è oggi ciò che è stata nel passato, la sociologia nasce come progetto di un campo di studi dove vengano applicati canoni del metodo scientifico alla conoscenza sistematica dell’organizzazione sociale e dei modi in cui le persone la generano e ne sono condizionate. L’idea è quella di una possibile scienza della società, che stabilisce dunque, almeno nelle intenzioni, confini abbastanza chiari con forme di conoscenza non scientifica. La sociologia si occupa di spiegare tali fenomeni, anche se tale spiegazione non resta più mono- causale, ma diventa poli-causale. L'approccio sociologico può essere ritenuto una prospettiva, o un modo di osservare il mondo. La prospettiva sociologica è riconosce re comprendere i collegamenti tra fra individui e i più vasti contesti sociali nei quali essi vivono. Per individuare una relativa unitarietà, riferendosi all’esperienza di lavoro di un sociologo, si può dire che professionalmente, coltiva, sviluppa, applica a fini della conoscenza e diffonde l'immaginazione sociologica, anche se in modi diversi. La nostra condizione di individui dipende in parte da forze più ampie all'interno della società. Come rivela Mills con il mutare delle condizioni sociali cambia anche la nostra vita personale. Egli non ritenne che le persone siano semplicemente soggetti passivi, ma la prospettiva sociologica rivela che esiste un'iterazione fra le condizioni sociali che plasmano la nostra vita e la azioni che compiamo in quanto individui. Non abbiamo la possibilità di scegliere le condizioni, le opportunità, le difficoltà ma possiamo decidere decidere come rispondere a queste circostanze. Molto importante in questa materia è l’immaginazione sociologica ovvero la capacità di comprendere come la società è fatta e funziona, nell’ambiente prossimo e più generale, perché in essa diventi possibile vivere con consapevolezza e, in certa misura almeno, autodeterminazione. L'immaginazione sociologica è stata introdotta da Mills intorno al 1959 il quale sosteneva che ci consente di afferrare biografia, storia e il loro mutuo rapporto nell'ambito della società, essa è una particolare qualità della mente, chi la possiede è capace di fare un certo ordine nell’ambiente sociale che lo circonda, è capace, ci capire la società e come è stata fondata, su che cosa si fonda (principi). L’immaginazione sociologica è dunque la capacità di comprendere come la società è fatta e funziona, nell’ambiente prossimo e più generale, affinché in essa diventi possibile vivere con consapevolezza e autodeterminazione. Da qui possiamo intuire che con il mutare delle condizioni sociali cambia anche la nostra vita personale. Ma c’è di più, non solo significa che esiste una sociologia per così dire personale, più o meno consapevole e ricca; significa anche che una sociologia professionale deve fare i conti con le idee che, della situazione sociale in cui si trovano, le persone si fanno. Questo corrisponde a un principio che i sociologi chiamano teorema di Thomas: una situazione definita dagli attori come reale, che ha conseguenze reali. Qualunque sia il problema specifico che il sociologo affronta, qualunque sia l’ampiezza della realtà sociale che egli esamina, se riesce a rendersi conto concretamente della portata del suo lavoro si pone tre problemi: – la struttura che ha quella società, chi sono i suoi componenti, che funzioni hanno...., – nella storia umana che scopo ha la società studiata, a che punto si trova nello sviluppo generale della società, come incide sul periodo storico il componente in esame, come a sua volta viene influenzato e come partecipa alla costruzione della storia, – quale tipo della società prevale sugli altri e cosa significa per la natura umana ogni aspetto della società che si sta esaminando. Il sociologo ha un interesse dominante per i fatti degli uomini, anche se ciò non gli vieta di averne altri. Nella ricerca della comprensione, il sociologo percorre il mondo degli uomini ignorando i confini usuali come nobiltà e degradazione, potenza e umiltà, intelligenza e stoltezza,così, le sue domande possono condurre in ogni possibile strato della società, nei luoghi più noti e meno noti, più rispettati e più disprezzati. L’oggetto principale della sua attenzione non è il significato ultimo dell’agire umano, ma l’azione in sé stessa, in quanto costituisce un esempio della molteplicità infinita del comportamento umano. Il suo interesse si basa su un grande potere statale come una particolare tendenza letteraria, famiglia e prigione. L'immaginazione sociologica consiste nel saper passare da una prospettiva ad un’altra: da una prospettiva politica a una prospettiva psicologica. Un argomento importante che sollecita tale argomento, ma che trova alcune difficoltà e problemi, è la contrapposizione delle difficoltà personali d'ambiente e i problemi pubblici di struttura sociale. Le “difficoltà” si verificano nell’ambito del carattere dell’individuo e dei suoi rapporti immediati con il prossimo; esse appartengono all’individuo come entità biologica e al suo ambiente immediato, cioè al quadro sociale che si apre direttamente alla sua esperienza personale e, entro certi limiti, alla sua attività volontaria. Le difficoltà sono questioni personali che consistono nella sensazione dell’individuo che i suoi valori prediletti sono minacciati. I problemi invece si riferiscono all’organizzazione di molti ambienti individuati nelle istituzioni di una società storica come complesso, nella quale questi ambienti diversi si sovrappongono e si compenetrano, formando la più vasta struttura della vita sociale e storica. Un problema riguarda la questione pubblica in cui in un gruppo di individui ci si può sentire minacciati portando a discussioni, a differenza delle difficoltà; il problema non può essere definito in termini di ambiente immediato consueto dell’uomo ordinario, infatti tale problema implica una crisi di istituzioni. Quindi, quando si parla di struttura sociale intendiamo l’ambiente sociale, articolato a livelli diversi, entro il quale i soggetti vivono e interagiscono. I soggetti vedono la struttura sociale come organizzata su livelli sempre più ampi. I livelli di struttura sociale più vicini all’individuo sono quelli di ruolo e status. Essi possono essere aggregati in livelli più ampi chiamati istituzioni (es. familiari, scolastiche, economiche e politiche). Aggregando fra loro le istituzioni in un dato contesto sociale, si arriva a definire quella che è una società. Lo status sociale è una posizione sociale, caratterizzata da specifici diritti e doveri, che contribuisce a definire l’identità di una persona. Ogni persona può occupare diverse posizioni nella società e quindi rivestire contemporaneamente diversi status. Vi è sempre uno status che definisce in modo generale quella determinata persona. Più comunemente è il lavoro di una persona a definire lo status principale. naturale e sociale. Nel medioevo (400) la vita intellettuale era dominata dalla religione, la politica spettava agli aristocratici proprietari terrieri e dall'élite clericale e l'economia si sosteneva su basi rurali e agricole. Infatti la chiesa ed il clero dominavano tale vita controllando le biblioteche e le scuole questo perché la dottrina religiosa costituiva la base di un pensiero sociale accettabile. Gli eretici d'altronde erano contrari a questo tipo di società e per tal motivo venivano perseguitati ed a volte persino uccisi. Tra il 400 ed il 600 gli eruditi fondarono basi a livelli dell'astronomia, anatomia ed altri campi. L'arrivo dell'età moderna si contraddistinse con cambiamenti in ambito culturale, politico, economico e sociale. Con l'età moderna, che iniziò nella metà del XV secolo, avvenne anche la rivoluzione industriale con nuove, rivoluzionari ed importanti invenzioni come la macchina a vapore. Con questo nuovo tipo di società molte cose cambiarono come il sistema di vita consumista (sistema di vita che dipende dall'acquisto a dall'utilizzo di beni e servizi messi in commercio) introdotto dalla nascita del salario. Tale sviluppo comportò che il capitalismo diventasse un sistema economico in cui i macchinari utilizzati per la produzione sono di proprietà privata, i lavoratori ricevono un salario e i commercianti mediano lo scambio di beni e servizi. Molti cambiamenti avvennero anche a livello sociale ad esempio i contadini dalle campagne si trasferirono alle città il quale contribuì all'urbanizzazione. Tale progresso si sviluppò anche nel XIX secolo e produsse mutamenti rapidi e visibili, che dimostravano come i tradizionali modi di vivere non potevano rimanere costanti infatti, in quel periodo si alludeva, di dovere far fronte a nuove sfide (nuove riforme politiche, innovazioni riguardanti la tecniche...) che i filosofi sociali iniziarono a sviluppare ed applicare ai metodi, alla ragione ed allo studio della vita sociale. Parlando dalla post modernità (fase storica che inizio a metà del XX secolo, caratterizzata dall'ascesa di economie basate sulle informazioni e della frammentazione delle credenze politiche e dei metodi di conoscenza) possiamo dire che non è facile capire come sarà e quali effetti avrà nel lungo termine il mondo post moderno, ma possiamo dire che la nostra cultura è estremamente frammentata per comprendere ogni cosa. Per tale motivo possiamo dire che ci sono stati molti cambiamenti e ce ne saranno altrettanti ed infatti questi cambiamenti non sono universali. Questi cambiamenti non vengono avvertiti solo nella vita sociale o lavorativa, ma anche nelle storie che venivano e vengono raccontate ai più piccoli. Come è possibile che una favola, storia possa cambiare nei vari secoli? Questo avviene perché ogni epoca ha le sue tradizioni ed ogni favola viene riadattata per ogni periodo. Come per la favola di cappuccetto rosso. La storia originaria, la quale viene inserita da Perrault, prevedeva che cappuccetto rosso fosse una ragazza adolescente di Francia, ovvero in un periodo di transazione. In quel periodo le ragazze venivano prese per un periodo determinato dove imparavano a cucinare e così via. Con l'epoca pre-moderna si assiste a un cambiamento che prevede l'inserimento della figura di cappuccetto rosso (il rosso indicava la devianza), la quale, appena finito la transizione si assiste al passaggio da ragazza a donna attraverso il passaggio da una spilla ad un ago. In questa versione entra in gioca anche il lupo, cappuccetto rosso scegliendo la via degli aghi decide di fidarsi del lupo, il quale la accompagna dalla nonna e con la quale preparerà la zuppa. Cappuccetto rosso capendo che nella zuppa c'era la nonna scappa, questo grazie anche alle sue amiche. Mentre Perrault fa morire cappuccetto rosso facendola mangiare dal lupo. In fine abbiamo la storia dei fratelli Grimm dell'epoca “moderna” in cui il lupo muore ucciso dal cacciatore (il quale simboleggia la giustizia, ovvero la polizia) che riempie la pancia del lupo con i sassi e avvicinandosi al fiume per bere muore. La favola moderna fa notare come il soggetto non è libero di decidere e come lo stato porta sempre l'ordine. Nell'epoca PRE-MODERNA la natura prevale sulla cultura, ed esiste la fluidità ovvero la solidarietà meccanica. Mettendo a paragone le varie epoche notiamo che nell'epoca MODERNA troviamo due rivoluzioni: 1. la rivoluzione francese con cambiamenti politici (i quali si fondano sul consenso della società civile) ed istituzionali in cui tutti gli uomini sono uguali dal punto di vista dei diritti, questa è una concezione di età moderna cioè svincolare il destino dell'individuo dalla sua nascita, 2. la rivoluzione industriale dove avvennero cambiamenti economici e tecnologici. Queste due rivoluzioni rappresentano un cambiamento repentino e totale della società, in cui: 1. la scienza viene concepita come un'insieme di strategie conoscitive in cui l'osservazione metodica mira alla scoperta di regolarità universali che riguardano i fenomeni studiati, 2. si ha un pensiero sociologico, originato dalla congiunzione della percezione del mutamento sociale e dall'idea moderna di scienza, 3. la responsabilità individuale non conta, e quindi non c'è libertà di scelta, 4. si passa da una società organica ad un'interdipendenza delle parti. Nell'epoca POST-MODERNA abbiamo: 1. l'aumento della libertà di scelta, 2. la rinuncia ad un po di ordine per la libertà, la quale è un peso perché non si hanno più gli strumenti per scegliere, l'identità viene chiamata soggettiva ed è il peso della libertà individuale, 3. la sfiducia POST-MODERNA in cui non si conosce quello che avverrà in futuro. Beck studiò le categorie Zombie, fu sociologo dei media, in particolare della zombificazione della società. Faccendo riferimento a categorie moderne e non post-moderne, non solo dal punto di vista personale ma anche dal punto di vista sociologico, le categorie costruite nell’epoca moderna per studiare categorie che sono completamente mutate. es. “Io alla tua età già lavoravo” = FRUSTRAZIONE Siamo stati socializzati attraverso quelle categorie, quindi nonostante il nostro mutamento facciamo sempre riferimento al precedente, il quale poi diventa fisiologico. Siamo stati immersi in una produzione culturale che ci dà un senso di successo e riuscita ed è quindi chiaro per noi dover fare riferimento a quei modelli ma con scarse possibilità di riuscire a raggiungere quel risultato e questo ci provoca frustrazione, questa viene definita immaginazione sociologica. LA CULTURA La cultura è un sistema di saperi, opinioni, credenze e comportamenti che caratterizzano un gruppo umano particolare, un'eredità storica che nel suo insieme definisce i rapporti all'interno ed all'esterno di un gruppo sociale e del mondo. Essa comprende elementi – materiali che si riferiscono ad oggetti fisici derivanti da persone con una determinata cultura, come l'abbigliamento, i giocattoli opere d'arte..., infatti questa cultura è reale perché può essere osservata e toccata, – ed immateriali la quale fa riferimento alle idee di una cultura che include valori e le credenze, quindi è la base delle conoscenze per comprendere il mondo ed orientarsi in esso, tale cultura viene percepita nei pensieri e nelle idee. Queste due culture influenzano le persone ad esempio nel modo di mangiare, lavorare, vivere... . Considerando i vari aspetti possiamo dire che le due culture sono spesso legate tra loro, questo perché se consideriamo la religione possiamo notare che si basa su testi sacri (testi riferiti ai principi fondamentali) i quali allo stesso tempo sono oggetti che hanno un significato simbolico. Guardando attentamente le due culture possiamo notare che sono molto differenti e che coincidono con varie conoscenze, le quali hanno un carattere unico. Questi caratteri sono: – i valori, sono principi profondamente radicati o standard utilizzati dalle persone per giudicare il mondo, soprattutto per quanto riguarda ciò che è desiderabile o significativo. Questo varia ovviamente in tutto il globo, alcune popolazioni attribuiscono valore alla libertà, all'autonomia, mentre altri popoli danno valore al benessere famigliare o comunque ad un bene collettivo. I valori possono diventare politiche pubbliche se consideriamo gli Stati Uniti (che rispecchia il sostegno popolare del principio di un governo limitato) notiamo che è correlata ad un tasso elevato di povertà. Questo legame (tra i valori e le politiche pubbliche) può avere delle conseguenze, questo perché dato che non tutti possono permettersi anche solo gli alimenti decedono, in Niger per far si che questo non accada hanno cercato di diminuire il più possibile il costo degli alimenti per permettere a tutti di acquistarli. Purtroppo i anni recenti ha acquisito i valori della cultura occidentale dovuto alle richieste delle istituzioni internazionali. Da questo possiamo intuire che ognuno ha i suoi valori ma alla fine sono uguali per tutti. Il modello tradizionale per lo studio degli effetti della cultura sull'azione è essenzialmente fuorviante. Infatti afferma che la cultura dia forma all'azione fornendo i fini o i valori verso cui si orienta, e in questo modo conferisce ai valori il ruolo di principale elemento causale della cultura. – Le credenze, possono essere definite come convinzioni o opinioni che le persone accettano come vere. Esse ci aiutano a comprendere i problemi fondamentali, sono influenzate dalla cultura alla quale appartengono. Un esempio di credenza può essere la religione, da una ricerca condotta su questo argomento si è notato che i paesi più poveri sono i più religiosi. – La conoscenza, è l'insieme delle informazioni, consapevolezza e comprensione che ci aiuta ad orientarci nel nostro mondo, un termine utile può essere capitale culturale. Molte persone danno per scontato questo potere infatti tali individui si trovano in una condizione di shock culturale (è l'esperienza di disorientamento dovuta alla mancanza di conoscenza di una situazione sociale non famigliare) ed è possibile svilupparlo quando si viaggia al di fuori del proprio paese, ma se è possibile avvertirlo anche nel proprio paese. La conoscenza culturale è essenziale per la sopravvivenza. – Le norme, sono le regole e le aspettative di una cultura rispetto ad un comportamento ritenuto appropriato. Esse comunicano cosa si dovrebbe e non si dovrebbe fare, ma non sono ne fisse ne rigide. Con il mutare della società muta anche la cultura. Le norme sociali non sempre tengono il passo con i cambiamenti tecnologici. Negli anni 20 venne coniato il termine ritardo culturale ed era il modo in cui i nuovi sviluppi tecnologici spesso sono più veloci delle norme che governano le esperienze collettive sociali a essi. Possiamo avere norme formali (parte dell'ordinamento giuridico) e chi le trasgredisce si trova ad affrontare Questa “resistenza” nasce per lo più dai giovani nei confronti degli adulti (contro la cultura egemonica), la cultura operaia la quale opera a livello dell'universo simbolico. Lo stile della subcultura è carico di significato: sfida il mito del consenso , portando avanti una “lotta tra discorsi differenti, fra definizioni e significati differenti all’interno dell’ideologia” Le violazioni dei codici autorizzati, tramite i quali il mondo sociale viene organizzato e vissuto, hanno un considerevole potere di provocazione e di disturbo. Le subculture mettono in mostra la natura arbitraria dei codici che sono per essi trasparenti e danno forma ad ogni tipo di discorso. Infatti è nella superficie della subcultura che si trovano i riflessi delle tensioni tra gruppi dominanti e gruppi subalterni. Molto importante per le culture minoritarie sono gli oggetti che resi sempre più portatori di significato in quanto “stile” di una subcultura. Comunicano con la loro presenza, la diversità di un gruppo e dei suoi componenti rispetto all’ideologia dominante. Lo stile delle subculture si batte per valori e stili di vita chiaramente opposti a quelli della cultura dominante. Essa non nasce dal nulla, infatti è una lettura di ciò che altri non leggono negli oggetti ordinari della vita quotidiana: una dilatazione di senso frutto di una forte dimensione volontaristica. Tali membri non danno importanza alle norme culturali convenzionali ma al contrario li sfidano, come possiamo notare gli hippy negli anni 60, i quali avevano un linguaggio tutto loro, sfidavano le autorità, assumevano droghe..., negli anni 70 subentrano i punck che avevano un proprio stile (molto particolare, quasi eccentrico) che comprendeva i piercing, acconciature provocatorie... . Queste ultime due spesso introducono innovazioni e cambiamenti nella cultura tradizionale. Ad esempio le subculture potrebbero insorgere radicali o minacciose (culture) le quali potrebbero essere incorporate alla cultura dominante. La contro-cultura, è il rifiuto della propria cultura in cui i valori essa possono diventare la base di conflitti sociali permanenti e irrisolti o che a volte vengono assorbiti all’interno della società. Molte persone però hanno l'attitudine di giudicare le culture diverse dalla nostra come inferiori, questo viene chiamato etnocentrismo. Un fenomeno simile è la xenofobia, ovvero la paura o l'odio nei confronti di persone e costumi estranei alla propria società. In contrapposizione a questo nasce il relativismo culturale, che sostiene che una cultura possa essere capita solo sulla base del contesto e dei valori che le sono propri e che ogni elemento di una cultura va visto e giudicato come parte del tutto a cui appartiene. Esistono e presenti e comuni in tutte le culture le pratiche culturali che rispondono a funzioni sociali, come i riti funebri o il linguaggio, e secondo alcuni sociologi sono frutto di bisogni biologici comuni a tutti gli esseri umani. Da molto tempo è stata superata l'identità sociale, la quale era prevalente su quella personale, tranne che per alcune tradizioni. Ai giorni nostri le persone soprattutto le nuove generazioni, o comunque i più piccoli, si preoccupano più di apparire invece che essere quello che si è realmente, a volte per vergogna e a volte perché è la moda che ce lo impone. Questo fatto a preso strada fino ad adesso, anche con l'aiuto dei mass media, delle canzoni, o più specificatamente nelle pubblicità non sono in casa nostra quando guardiamo la televisione ma anche negli spazzi pubblici e privati, con lo scopo di aumentare i beni materiali nel nostro armadio, di diminuire i nostri risparmi ed anche la nostra autostima. Oggi molti beni culturali sono beni economici, i quali vengono sponsorizzati da grandi aziende con l'obbiettivo di penetrare con il linguaggio e tramite le immagini avente come scopo primario farci comprare qualcosa. Questo avvenimento viene chiamato mercificazione la quale tende a quantificare il valore di molti oggetti culturali in base al possibile profitto da cui si può trarre. Tale fenomeno è molto presente nella nostra vita, in fatti è una caratteristica molto importante per la nostra cultura attuale e del nostro mondo. La cultura può essere anche influenzata dalla religione, e quindi anche dalla fede la quale è la credenza che si basa sulla convinzione personale o sulla rivelazione divina anziché su prove scientifiche. La religione invece è un sistema unificato di credenze, e di pratiche rituali relative al sacro, che unisce le persone in una comunità morale. La religione è stata molto importante per lo sviluppo della società umana, infatti da essa si è sviluppata la sociologia della religione, che è un ramo specializzato della sociologia. È lo studio della pratica, delle strutture sociali, del contesto storico, dello sviluppo, dei temi di fondo comuni a tutte le religioni. Si sottolinea in modo particolare il ruolo che la religione ha in quasi tutte le società del mondo, nel corso della storia. I sociologi della religione cercano di spiegare gli effetti della società sulla religione e gli effetti della religione sulla società, vale a dire il loro rapporto. La religione al giorno d'oggi è un argomento molto delicato in quanto essa ha delle funzioni che vanno avanti da moltissimi anni tra cui: 1. Promuovere la solidarietà sociale, quando le persone aventi le stesse credenze si uniscono in attività che stimolano a loro volta la fede. 2. Adempiere come forma di controllo sociale, ovvero promuovere principi e valori affinché le organizzazioni abbiano un ruolo importante nella socializzazione. Tali norme vengono insegnate anche nei libri sacri. Questo controllo avviene con la convinzione che tali regole siano il volere del potere divino, cioè la parola di Dio. 3. Fornire ai credenti benefici di natura sociale e psicologica, in quanto la fiducia nell'intervento divino può significare speranza. 4. Motivare l'azione sociale, ovvero i valori ed i principi accolti grazie alle credenze posso invitare i credenti ad agire sulla società. Il tema della religione venne approfondito da alcuni studioso come Durckeim, Marx,Weber e Berger. Per Durckeim tali credenze e religioni vengono creati dagli esseri umani, con l'intento di dare una forma ai valori condivisi della società, la quale forma la coscienza collettiva (insieme di valori condivisi di una società). Dobbiamo dire che non tutte le religioni sono uguali anche perché cambiano con il passare del tempo, ciò nonostante molte condividono le stesse norme ed un messaggio di fondo. Una regola presente in tutte le regioni è l'etica della reciprocità (regola aurea) che invita le persone a trattare gli altri come vorrebbero essere trattate. Durckeim sosteneva che:”l'idea della società è l'anima stessa” ovvero il sacro è il simbolo della società per cui è comprensibile insegnare, e far apprendere se pur in diverse forme alcuni principi. Marx analizzò due caratteristiche che nessuno, prima di lui, notò: 1. la religione come falso conforto nei confronti dei credenti, nel quale affermava che il potere affermato dalla religione era scaturito per dare sollievo a persone con una forte oppressione. 2. E i detentori di potere che manipolano la religione, ovvero i membri della classe dominante favoriscono questa dipendenza. Per Marx la religione serve gli interessi della classe dominante, assicurando la sottomissione degli oppressi, invece di promuovere il cambiamento sociale nel mondo. Quindi secondo lui la religione è il riflesso della struttura economica che ne è alla base. Negli anni 60 alcuni leader cambiarono le proprie credenze religiose con le teorie marxiste creando così la teologia della liberazione la quale è una forma di cristianesimo dedicata a combattere la povertà e le altre forme di ingiustizia sociale. Weber invece spiegava che alcuni valori religiosi, in particolare quelli protestanti, aumentano l'ascesa del capitalismo e dell'industrializzazione. Uno dei contributi principali che diede Weber è quella di dare una spiegazione dettagliata sul processo di lungo temine che portò la razionalità a sostituire la tradizione della vita sociale ed economica. In fine Berger sostenne che la religione rappresentava un tentativo di creare una realtà in cui vivere. Essa ci aiuta a dare un senso alla nostra vita e mette, grazie ai suoi principi e valori, ordina all'interno di esse. Secondo Berger la religione serve da scudo contro il terrore, dove le persone si perdono. Questo acquisisce più valore quando più persone all'interno della società danno la stessa interpretazione della realtà. Secondo le ricerche svolte le statistiche sulla religione al giorno d'oggi sono circa l'86% delle persone fanno parte di una qualche religione, anche se non tutte partecipano attivamente. Il cristianesimo è la religione più diffusa mentre per l'islam troviamo la percentuale più alta in Asia, il 14% della è atea o agnostica, ed è centrata prevalentemente in Asia ed Europa. In Europa e negli Stati Uniti solo il 16,1% ed il 18% le persone che non hanno alcuna affiliazione religiosa. Quindi si può iniziare a parlare di secolarizzazione? La secolarizzazione è la perdita di rilevanza sociale delle credenze, delle pratiche e delle istituzioni religiose, infatti essa negli ultimi due secoli si è fatta strada tra le persone, e tale fenomeno lo hanno rilevato anche i sociologi. Secondo Weber tale avvenimento contrassegnò un nuovo modo di pensare, dovuto dalla scienza e dalla razionalizzazione. Secondo la secolarizzazione la rilevanza religiosa è diminuita a causa della modernità, anche se questa tesi venne molto criticata. L'effetto della modernità opera in vari livelli sulla secolarizzazione, tra cui: – A livello macro sociologico, in cui la secolarizzazione differenzia la religione da altri aspetti della vita sociale, un tempo era la religione l'essenza della società, ma adesso ha diviso la società. – A livello meso sociologico, dove la secolarizzazione è la perdita di autorità delle verità rilevate, come l'urbanizzazione e l'industrializzazione riunì le persone di culture diverse, le quali hanno tutte valori, principi, e talvolta idee differenti. – A livello micro sociologico, ovvero è la perdita di rilevanza della religione nella vita quotidiana delle persone, dove gli studiosi la studiano in base ad indicatori. Al giorno d'oggi la religione è diventata meno importante rispetto alla vita sociale, ma da questo abbiamo derivato l'umanesimo secolare (sistema di credenze che enfatizza la moralità ed il processo decisionale basato sulla religione, sull'etica e sulla giustizia sociale, invece che sulla dottrina religiosa p soprannaturale) e sviluppando la religione civile (credenze comuni, pratiche rituali condivise che uniscono le persone in una società prevalentemente secolare). Due definizioni che caratterizzano la cultura sono: ETNOCENTRISMO: attitudine a giudicare le culture diverse dalla nostra come inferiori. Analogo all’etnocentrismo è la xenofobia, cioè la paura o l’odio nei confronti di persone e costumi estranei alla propria società. In contrapposizione a questo nasce il RELATIVISMO CULTURALE, che sostiene che una cultura possa essere capita solo sulla base del contesto e dei valori che le sono propri e che ogni elemento di una cultura va visto e giudicato come parte del tutto a cui appartiene. es. in Germania negli uffici lavorano con le porte chiuse perchè si pensa che i rumori provenienti dall’esterno possano distrarre chi lavora; al contrario negli USA si lavora con le porte aperte. Un americano che viene a lavorare in Germania si sente chiuso e isolato in una stanza con la porta chiusa, che però per un tedesco ha una valenza completamente diversa. Commento: la cultura è parte di ognuno di noi: la osserviamo in modo diverso e ci influenza in modi diversi. Secondo me, gli individui sono tenuti a giudicare il patrimonio culturale da cui la cultura stessa deriva. Inoltre, come nelle culture antiche, devono essere gli adulti a trasmettere i valori, le credenze e l'etica ai proprio figli. Il concetto di habitus, spiega la maniera attraverso cui un essere sociale interiorizza la cultura dominante riproducendola. Il punto di vista dominante non è né immobile (risultato delle percezioni sociali degli individui), né facilmente evolvibile (violenza simbolica porta i dominati e i dominanti a riprodurre involontariamente gli schemi della dominazione). Gli appartenenti a una cultura organizzano cognitivamente le loro esperienze, producono e attribuiscono dei significati agli oggetti e agli eventi. L’habitus è al contempo il principio generatore delle pratiche oggettivamente classificabili e il sistema di classificazione (principium divisionis) di queste pratiche. È nella relazione tra le due capacità che definiscono l’habitus la capacità di produrre delle pratiche e delle opere classificabili, di differenziare e di valutare queste pratiche e prodotti, che si costituisce il mondo sociale rappresentato, ovvero lo spazio degli stili di vita. Il problema dell’habitus è la mobilita degli schemi pratici derivati dall’incorporazione, attraverso la socializzazione di strutture sociali, a loro volta derivate dal lavoro storico di generazioni successive. Il processo di formazione e di sviluppo dell’habitus è il prodotto della storia collettiva di un gruppo d’appartenenza e della biografia individuale dei loro membri, e capace di produrre storia tramite rituali più o meno innovativi degli schemi di pensiero, comportamento ed espressione codificati nella tradizione. La relazione tra habitus e campo è innanzitutto una relazione di condizionamento: il campo struttura l’habitus che è il prodotto dell’incorporazione della necessità immanente di quel campo o di un insieme di campi più o meno concordanti e una relazione di conoscenza o di costruzione cognitiva. Quindi l’habitus contribuisce a costituire il campo come mondo significante, dotato di senso e di valore, nel quale vale la pena di investire la propria energia. L'episteme, invece, è l'insieme delle formazioni discorsive performanti per i sistemi concettuali di una determinata epoca storica, in un determinato contesto geografico e sociale. Un esempio di disciplina che fornisce epistemi è la psicanalisi freudiana che produce conoscenza, anche come fonte di esercizio di potere nel limitare la libertà critica, sfruttando la propria autorità di disciplina consolidata. Il passaggio da un'episteme ad un'altra non è un processo continuo governato da una logica interna di sviluppo e perfezionamento progressivo, ma avviene per salti e non è quindi propriamente spiegabile. Portare alla luce l'episteme è compito di quella che Foucault definisce archeologia. La microfisica del potere è “non è qualcosa che si divide tra coloro che lo possiedono o coloro che lo detengono esclusivamente e coloro che non lo hanno o lo subiscono. Il potere deve essere analizzato come qualcosa che circola, o meglio come qualcosa che funziona solo a catena. Non è mai localizzato, mai nelle mani di alcuni, e mai appropriato come una ricchezza o un bene, esso si esercita attraverso un'organizzazione reticolare. Ma soffermiamoci sul potere, che cos'è? Il potere è un concetto centrale nella riflessione sociologica, questo perché incide su tutti i livelli della società ed influenza la nostra vita quotidiana in molteplici modi. Il potere secondo Weber è la capacità di conseguire un risultato desiderato anche andando contro l'opposizione di altri. Le società più ricche hanno più risorse, infatti le società dotate di potere possono assicurare un tenore di vita più alto a tutti i cittadini, ma allo stesso tempo può promuovere il progresso tecnologico, scientifico, tecnologico e realizzare anche altri interventi a favore della collettività. L'approccio che viene esse usano è l'empowerment ovvero l'ampliamento della capacità delle persone di raggiungere un obbiettivo desiderato, comportando anche una crescita personale e professionale. Ma tale approccio non coinvolge le organizzazioni, comunità e intere categorie di persone, come la popolazione femminile che ancora oggi, anche se in numero minore, non le viene attribuito il giusto merito. Le teorie femministe affermano che l'accrescimento di tale potere; come miglioramento delle capacità individuali, è una componente fondamentale dell'emancipazione e non ha nulla a che fare con il predominio sugli altri. Queste diversità di potere non le notiamo solo al lavoro (attraverso il potere politico), in luoghi privati... ma anche in luoghi pubblici, e non vi è solo una discrepanza di potere tra uomini e donne ma anche in tutte le persone che si sentono o si vogliono sentire diverse come gli omosessuali, i transgender (tramite il potere culturale)... Secondo Gramsci la classe al potere mantiene il predominio non solo attraverso l'uso della forza ma anche attraverso la manipolazione delle idee messa in atto con il controllo di istituzioni culturali come i mass media. L’egemonia, per Gramsci, è un’espressione di potere basata essenzialmente sul consenso, ossia sulla capacità di guadagnare, tramite la persuasione, l’adesione ad un determinato progetto politico e culturale. In altre parole è la condizione che si crea quando i detentori del potere hanno diffuso con successo le proprie idee, emarginando gli altri punti di vista, in modo che le loro prospettive e i loro interessi vengano ritenuti veri ed universali. Essa non mira soltanto alla formazione di una volontà collettiva, ma alla diffusione ed attuazione di una nuova concezione del mondo. Secondo Gramsci lo Stato è composto da società politica e civile. L’egemonia costituisce il dominio culturale di un gruppo o di una classe che sia in grado di imporre ad altri gruppi, attraverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino a giungere alla creazione di un complesso sistema di controllo. Il consenso all’ideologia dei gruppi dominanti viene mantenuto grazie al ruolo che svolgono gli intellettuali nella società civile. Gramsci distinguo gli intellettuali: 1. organici che appartengono ad una determinata classe sociale della quale attività sono portavoce e consapevolmente ne rappresentano in campo culturale gli interessi, diffondendo la cultura relativa al loro fare concreto, 2. e tradizionali invece sono coloro che formano un ceto a se stante; questi influiscono sul clima generale di tutta la società, e per questo motivo la loro conquista ideologica è di fondamentale importanza per ogni gruppo sociale emergente che voglia imporsi come dominante. Un gruppo sociale mira all’egemonia quando gli intellettuali organici connessi ad esso lottano per convincere ed ottenere approvazione da parte degli intellettuali tradizionali portandoli dalla loro parte, consentendo alle ideologie di una classe sociale di agire in tutta la società civile. Gramsci analizza queste strategie in funzione dell’esercizio dell’egemonia, e comprende che per una rivoluzione proletaria in Italia, ed in ogni altra nazione dove la classe borghese detenga non solo il potere politico ma anche il consenso grazie all’egemonia nella società civile, bisogna lottare per la creazione di un gruppo di intellettuali funzionali alla classe operaia che agendo sulla stessa, nel campo delle sovrastrutture, imponga la propria egemonia nei confronti di tutta la società. Weber fece una distinzione tra autorità e potere. Il potere è la possibilità di affermare la propria volontà anche andando contro l'opposizione altrui, mentre l'autorità o potere legittimo ' accettato volontariamente da coloro che vi si associano sulla base di un principio di legittimazione. Weber identificò così tre tipi di autorità: 1. tradizionale, che è un potere la cui legittimazione si fonda sul rispetto, le pratiche culturali consolidate, 2. razionale-legale la quale è l'autorità la cui legittimazione deriva da leggi, regole e procedure confidate, 3. e carismatica, in cui l'autorità è la legittimazione che deriva dalle caratteristiche personali di un singolo leader, che ispira lealtà e devozione. In questi casi l'autorità dovrebbe avere una certa influenza attraverso il suo potere senza però abusare della sua supremazia. Con tutto questo potere oltre alla lealtà, il popolo non è sempre d'accordo con le regole confermate da chi detiene il potere, e per tal motivo come per le culture, troviamo persone che cercano in tutti i modi di sovrastare il potere “sovrano”. Foucault sosteneva che è necessario considerare la punizione e la prigione come complesse funzioni sociali, e non semplicemente come un insieme di meccanismi repressivi. Quindi favorevole alla punizione (la quale è legale), la quale non dovrebbe essere considerata esclusivamente nel suo aspetto giuridico, né come un riflesso delle strutture sociali. Il suo approccio all'istituzione carceraria è un modo per isolare lo sviluppo di una specifica tecnica di potere, anche se il suo oggetto di studio non è la prigione, ma la tecnologia disciplinare. Infatti Foucaul sosteneva che è bene fare della tecnologia del potere il "principio dell'umanizzazione della penalità e della conoscenza dell'uomo". Esso notò una correlazione tra la punizione e il corpo per tal motivo analizzò la "tecnologia politica del corpo” in cui si potrebbe leggere una storia comune dei rapporti di potere e delle relazioni d'oggetto, anche se la prigione resta la figura principale. Foucault distinguette tre figure di punizione: 1. la tortura (strumento del sovrano), 2. la rappresentazione ideale (intesa come l'utopia dei riformatori umanisti dell'età classica), 3. e infine la prigione e la sorveglianza normalizzatrice (cioè la moderna tecnologia di potere disciplinare). Nella prima figura i criminali venivano torturati, squartati e costretti, al momento della loro morte, a confessare i loro crimini al cospetto della folla in uno spettacolo pubblico, e rappresentava la volontà del sovrano e veniva inflitta a tutti quelli che infrangevano la legge. Il supplizio (è l'arte di trattenere la vita nella sofferenza, suddividendola in 'mille morti' e ottenendo, prima che l'esistenza si concluda, 'le più sublimi agonie) era proporzionale al crimine, ovvero, il dolore inflitto al corpo doveva essere adeguato al crimine commesso. In sintesi, la figura del supplizio riunisce in sé un complesso formato da potere, verità e corpo. L'atrocità della tortura era una dimostrazione di potere che rivelava anche la verità. Un nuovo tipo di punizione che dava maggior clemenza ed efficienza era il contratto sociale, in cui il crimine non veniva più considerato un attacco alla persona del sovrano ma come una rottura del contratto, vittima della quale era la società intera. Per cui la punizione doveva essere più clemente in quanto, doveva riparare al torto arrecato all'intera società, e riportare il trasgressore all'interno di essa, cercando di renderlo produttivo, ovvero con una punizione rappresentativa. Essa doveva ricordare, agli spettatori, il rimedio per correggere il crimine a cui aveva partecipato. Per poter ottenere la disciplina erano necessarie quattro condizioni principali: 1. distribuzione spaziale, in cui si trova la cella, ma anche baracche e scuole pubbliche che erano considerate mezzi assolutamente idonei per trattare militari e ragazzi, 2. controllo dell'attività, che serviva a programmare le attività giornaliere di lavoratori e detenuti, imporre regolarità di comportamento sino ai movimenti stessi del corpo, 3. esercizio, il quale era una pratica religiosa avente il fine di raggiungere la salvezza, 4. tattica, in cui i singoli dovevano essere collocati o spostati insieme con grande precisione. Commento: ai giorni nostri l'autorità viene data per scontata, in modo particolare dalle nuove generazioni. Infatti, queste ultime, sembrano non avere valori e non danno più importanza alle regole della società, intraprendendo anche strade definite dagli adulti “sbagliate”. confermano che le occupazioni che sono aumentate di più sono precarie (per contratto, per durata...), 4. la famiglia che con l'aumento della disuguaglianza si deve il fatto che non si riesca più ad avere un salario sicuro ed sufficiente, negli ultimi anni è aumentato nonostante ci sia in famiglia almeno un lavoratore questo a causa anche della bassa occupazione femminile, diventando una conseguenza paradossale dell'emancipazione (nel nostro paese è molto più facile che le donne con più istruzione trovino lavoro). In fatti anche il capitale culturale a volte non aiuta ma fortifica gli stereotipi come l'intelligenza, tra maschi e femmine. Il capitale culturale è l'insieme dei diversi tipi di conoscenze, competenze ed altre risorse culturali che consentono all'attore sociale di rappresentare la propria posizione di classe in un determinato consenso. Bourdieu osservò che il capitale culturale interagisce con il capitela economico ed anche con il capitale sociale il quale è l'insieme delle relazioni potenzialmente preziose dal punto di vista economico che derivano dall'appartenenza a un gruppo che l'attore sociale può mobilitare per raggiungere un obbiettivo. L'interazionismo simbolico sottolinea il ruolo delle relazioni interpersonali nella riproduzione della cultura e della struttura sociale. Secondo tale sociologa non bisogna preoccuparsi solo della pari opportunità, questo perché durante il percorso troviamo delle disuguaglianze strutturate (sia riguardanti la discrepanze di genere, che degli immigrati...), ma anche tutti gli altri fattori che aumentano, nel caso delle discrepanze di genere, con la famiglia. Detto questo anche Goldthorpe sostenne la stessa cosa, infatti sottolineò che la posizione di classe della donna è spesso inferiore di quella del marito, questo perché 1. hanno una remunerazione più bassa, 2. svolgono più spesso lavori part-time e temporanei, 3. e sono impegnate per lunghi periodi nella maternità e nella cura dei figli. E sempre lui sostenne che: 1. anche il reddito della moglie è essenziale per mantenere la posizione economica e lo stile di vita della famiglia, 2. la stessa figura può definire la posizione di classe della famiglia, 3. ed è sempre in aumento la quota di famiglie in cui la donna è l'unica fonte di reddito. In oltre è opportuno sottolineare che è più corretto anche analizzare la specifica posizione di classe occupata dal marito e dalla moglie per la doppia appartenenza di classe. Weber individuò tre dimensioni della disuguaglianza: 1. la classe che si fonda sulla posizione di mercato, il quale è il possesso dei mezzi di produzione, comprendendo la capacità e le credenziali professionali, e che possono essere (nelle società occidentali) superiore, media, operaia e sottoproletaria, 2. la status o ceto che si fonda su differenze sociali relative all'onore o al prestigio che viene riconosciuto con lo stile di vita, 3. e il partito che è un gruppo di individui che operano insieme in virtù di origini, obbiettivi o interessi comuni. Le prime due non sempre coincidono, lo stesso vale per la status ed il partito, il quali possono esser ridotti alle divisioni di classe. La mobilità sociale è data dai movimenti di individui e gruppi tra diverse posizioni socio economiche, e possono essere di tipo: 1. verticale: è il movimento verso l'alto o il basso nella scala delle posizioni socioeconomiche, 2. orizzontale: movimento geografico attraverso quartieri, città, regioni e paesi, 3. ascendente: si ha quando un individuo o un gruppo acquisisce ricchezza, reddito, status..., 4. e discendente: quando un individuo o un gruppo subisce una perdita di ricchezza, reddito o status... e si manifesta con l'insorgere di problemi e disturbi psicologici, la disoccupazione, le strutturazione aziendali, i tagli occupazionali ed il divorzio. Ma per studiare la mobilità sociale abbiamo due modi: 1. la mobilità intragenerazionale: ed è un cambiamento di posizione socioeconomica di un singolo individuo all'interno dell'arco della vita (la carriera lavorativa), 2. e la mobilità intergenerazionale: in cui è il cambiamento di posizione socioeconomica rispetto che alla generazione precedente (scostamento della condizione occupazionale dei figli rispetto a quella del padre). In Europa l'età moderna si dovette scontrare con la cultura, la politica e l'economia in cui il problema principale dell'emancipazione di vasti stati sociali di origina popolare pose le basi della questione sociale. La cittadinanza sociale è l'insieme dei diritti a contenuto economico e sociale che permettono agli individui di diventare membri a pieno titolo della comunità politica. Essa ha a che fare con lo sviluppo più solido dell'appartenenza e dell'identità alla comunità politica e con la creazione delle condizioni materiali che permettono l'esercizio degli altri diritti, il suo intervento pone le basi per l'intervento delle istituzioni pubbliche ai fini della modifica delle disuguaglianze prodotte dal mercato. Se parliamo dell'insieme delle istituzioni, delle norme giuridiche, degli attori sociali e delle politiche pubbliche utilizzate per allestire una serie di meccanismi sistemici volti alla gestione dei rischi sociali ed esistenziali parliamo di wefare state. Esso si articola: 1. nell'assistenza: ovvero gli interventi posti in campo per fronteggiare la marginalità sociale e la povertà, 2. le assicurazioni contro la vecchiaia e gli infortuni sul lavoro, 3. le politiche sul lavoro volte a ridurre e fronteggiare i rischi derivati dalla disoccupazione, la tutela di quella esistente e standard più elevati di lavoro. Se invece parliamo di povertà troviamo la povertà assoluta, ovvero quando non si è in grado di provvedere ai bisogni basici, o relativa quando vi è una relazione tra il benessere di altri e chi può contare su risorse significativamente inferiori a quelle d cui possono godere gli altri membri della stessa società. I poveri non soffrono solo di denaro ma anche della stigmatizzazione che induce a considerarli come inetti e indolenti. L’eguaglianza degli uomini spesso tende a deviare l’attenzione delle differenze. Anche se è considerata parte essenziale dell’egualitarismo, la mancata considerazione delle diversità personali può generare effetti profondamente anti-egualitari, una considerazione eguale per tutti può richiedere un trattamento molto diseguale a favore di coloro che si trovano in una condizione di svantaggio. Ma la donna è considerata pari all'uomo? Nel 1967 a Boston si svolse una maratona, nella quale partecipò una ragazza che ad un certo punto le si accostò vicino un camion, l'uomo del mezzo si lanciò sulla ragazza e per stuprarla la strattonò dalla tuta, e se non ci fosse stato il suo fidanzato c'era quasi riuscito. Il sesso è una delle disuguaglianze più forti da abbattere, anche se tale differenza non è sempre stata così netta. Le differenze sessuali possono essere raggruppate in due categorie: assolute e relative. Le differenze sessuali assolute sono quelle che hanno a che fare con la riproduzione, mentre le altre differenze possono averle sia le donne che gli uomini e vengono dette relative. In passato o eri maschio o eri donna, al giorno d'oggi tutte le persone possono diventare come vogliono come gli intersessuali quando la loro autonomia riproduttiva o sessuale è mista. Il genere si forma nella cultura ma viene far parte del sé di una persona. L'identità di genere è l'identificazione di una persona in una donna, in un uomo o in ambe due le parti. Appreso li concetto di identità di genere bisogna stabilire come la sua biologia possa influenzare lo sviluppo. Secondo alcuni studiosi esiste il fatto che la biologia non determini l'identità di genere. Come nel caso dell'espressività di genere, che è la comunicazione dell'identità di una persona ad altri (al giorno d'oggi viene chiamato coming out), tramite il comportamento, abbigliamento, l'acconciatura.... . Per capire meglio il trasgender è fondamentale la differenza tra sesso e genere. Le persone trasgender sono individui che identificano con un genere diverso da quello associato al loro sesso. Anche se alcuni trasgender diventano transessuali, ovvero persone che si sottopongono ad un intervento di ricostruzione degli organi sessuali per modificare il proprio corpo. Tali trattamenti servono a modificare i genitali e sono sempre accompagnati da una cura ormonale favorendo lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari. Le idee sul genere variano costantemente nel tempo e nelle diverse culture. Il movimento femminista ha sempre portato avanti l'ottica che non c'è solo un modo di essere donna ma esistono tante femminilità diverse. Il femminismo è una filosofia per promuovere l'eguaglianza sociale, politica ed economica tra uomini e donne. Esso si è concentrato negli Stati Uniti e nel Regno Unito, quando le attiviste combatterono per i diritti civili e politici della donna, in cui ottennero il voto. Negli anno 60 e 70 si batterono per la disuguaglianza di genere, tra cui la discriminazione in ambito lavorativo, per gli stereotipi, la libertà... Mentre per maschilità non abbiamo un termine preciso perché si è sempre evoluto e contraddistinto in tutte le culture, oggi l'uomo viene distinto a seconda del ceto sociale. Ad esempio se un uomo attua un lavoro manuale predilige per lo più l'attività di gruppo e la forza fisica. Gli uomini hanno sempre manifestato un atteggiamento ostile e di superiorità verso i confronti delle donne, promuovendo così il sessismo (ideologia per cui un sesso sarebbe superiore all'altro. In una società in cui il genere segnala la differenza sessuale e appoggia la superiorità maschile, gli uomini avranno sempre più potere respetto le donne. Ma non solo, fino ad oggi siamo cresciuti con stereotipi ma ci accompagneranno per sempre facendoci crede che sia giusto fare così, educarli (nel caso di un bambino)in un determinato modo... quando tutti noi a partire dall'infanzia siamo diversi e abbiamo bisogno di cresce in modi differenti gli uni dagli altri. I sociologi definiscono i ruoli come l'insieme delle aspettative associate alle diverse posizioni culturali. Il ruolo di genere è un insieme di aspettative relative al comportamento e gli atteggiamenti che si basano sul sesso di una persona. Essi contribuiscono a formare la nostra identità influenzando molti elementi tra cui: 1. l'aspetto, 2. le attività, 3. il comportamento e le emozioni, 4. e le aspirazioni. West e Zimmermann scrissero in un articolo che il genere viene creato costantemente attraverso il processo di costruzione dell'identità di genere (costruzione sociale del genere tramite le interazioni che prendono forma in determinati contesti sociali). Quando nasciamo fino al nostro sviluppo la fa,miglia è il nucleo in cui impariamo a confrontarci a relazionare ed infatti essa ha un'influenza molto importante per noi e sulla nostra percezione di genere. La socializzazione tra il gruppo dei pari può rafforzare le distinzioni di genere, correlando una persona ad avvicinarsi ai suoi simili (a chi ha lo stesso sesso) e a prendere le distanze dell'altro. Questa forma di socializzazione offre un supporto reciproco ma può trasmettere idee, comportamenti sessisti nei confronti dell'altro sesso. Commento: come citato in questo capitolo, la figura della donna, negli anni precedenti, non ha trovato un ruolo importante. Era solito infatti vivere la figura femminile come un oggetto, strumentalizzata, sulla quale era anche lecito alzare le mani. Negli anni le cose cambiano e, ad oggi, la sua figura ha preso posizione all'interno della società: essa si prende cura della famiglia e ha un'occupazione lavorativa, contribuendo in questo modo alle spese famigliari. La figura femminile, all'interno di una famiglia, trasmette ai figli valori e obiettivi da perseguire. La donna non è più un oggetto e, attraverso la socializzazione, viene trattata con rispetto portando a una diminuzione nella società di abuso e maltrattamento. MIGRAZIONI E RAZZISMO Le persone dall’Ecuador sopratutto la popolazione femminile nel 900 venne in Italia presentandosi come immigrati. L’Italia dopo quell'avvenimento creò una legge chiamata ricongiungimento famigliare in cui le persone straniera potevano portare nel nostro paese alla propria famiglia. Il problema “principale” è che figli e i mariti non sono stati accolti molto bene, per il fatto che nel momento in cui sono uscite dal loro paese si sono trovati sradicati, si sentivano come se non appartenessero ne al luogo in cui sono nati e cresciuti, nè al luogo in cui sono arrivati anche tale fenomeno viene chiamata “doppia assenza”. L'etnia (comunità caratterizzata da una tradizione culturale condivisa, che deriva spesso da un'origine e da una patria comune) e la razza (categoria di persone che hanno in comune delle caratteristiche fisiche socialmente significative, come il colore della pelle) sono argomenti ancora oggi molto discussi, sia a causa del razzismo, sia per le migrazioni. Ma facciamo un passo in dietro. Il razzismo, molto noto e frequente nella seconda guerra mondiale, è la convinzione che una razza sarebbe intrinsecamente superiore ad un'altra, divenendo anche essenzialismo razziale, ovvero la convinzione che le caratteristiche naturali e immutabili separino le razze. Al giorno d'oggi non possiamo dire che abbiamo risolto questo problema, infatti è ancora presente anche se in forma minore. Le razze e le etnie sono costrutti culturali e no dati biologici. Riconoscendo determinati tratti culturali o fisici come come culturalmente significativi, le persone creano una realtà sociale che influenza il loro modo di rapportarsi. In tutte le società esistono persone con etnie di verse ma sempre in minoranza. Il gruppo minoritario è un insieme di persone che subiscono svantaggi e hanno meno potere a casa delle loro caratteristiche (anche fisiche). E poi troviamo il gruppo maggioritario, il quale è un'insieme di persone che godono di privilegi ed hanno maggior potere. Tali gruppi se influenzate dall'essenzialismo razziale possono sfociare in pregiudizi (pregiudicare negativamente una persona o un gruppo sulla base sulla base di informazioni inadeguate) e stereotipi (generalizzazione esagerata, focalizzata su una categoria di persone e non ammette la specificità individuale). Sviluppando così: 1. discriminazioni: trattamento ineguale che conferisce dei vantaggi a un gruppo di persone senza una causa specifica, 2. pluralismo: situazione per cui i gruppi i gruppi etnici e razziali separati coesistono in piena parità e con la medesima dignità sociale. Ma cosa succede quando un gruppo minoritario e maggioritario si uniscono? Si forma l'ibridazione. La quale avviene tramite matrimoni misti, come il Messico che con il tempo si è amalgamato con la cultura indigena e spagnola divenendo una nuova identità distinta. I migranti per cercare di integrarsi con la società con cui vivono cercano si assimilarsi a loro, ovvero adottando la loro cultura (del gruppo maggioritario). Tale esperienza non è sempre volontaria e a volte capita che vengono costretti per paura. La segregazione consiste nel mantenere fisicamente e socialmente separati i diversi gruppi sociali, attribuendogli grandi differenze di potere e prestigio. Bauman sosteneva che bisognava rigettare gli stranieri, al i fuori delle frontiere del mondo ordinario oppure escludendosi da ogni contato. Un esempio sono gli Stati Uniti in cui la segregazione è associata all'oppressione afro-americana e all'oppressione dei diritti civili. Simile al genocidio, eliminazione sistematica di un gruppo di persone in base alla loro razza, etnia, nazionalità o religione. I gruppi minoritari possono reagire al predominio con: 1. il ritiro, 2. l'integrazione, 3. l'adozione di un altro codice, 4. resistenza. L'Italia ha conosciuto due grandi ondate migratorie, la prima si chiamò la grande emigrazione in cui molte persone di molte città italiane, per lo più dal centro, emigraroro verso l'America, ed avvenne tra 800/900. Mentre la seconda emigrazione avvenne tra gli anni 50 fino ad arrivare agli anni60/80, l'emigrazioni si concentravano prevalentemente in Svizzera, Germania e Belgio. In entrambe l'emigrazioni le condizioni dei migranti era molto difficile, sia per il lavoro (inteso come ambiente, e condizioni), sia per la situazione di emarginazione a cui erano sottoposti. Entrambe incisero sul nostro paese. Nello stesso periodo in Itali avvenne un flusso migratorio le persone che prima erano al sud si trasferirono al nord in cerca di lavoro, in particolare a Genova, Milano e Torino. Ma l'Italia cambiò, quando ci furono alcuni avvenimenti tra cui il muro di Berlino, e divento un vero paese di emigarzione. Un elemento che ci può aiutare a capire la disuguaglianza nella società sono le teorie socio- psicologiche. Esse si focalizzano sugli interventi individuali. A volte le persone si identificano in un gruppo (in-group) e ne disapprovano un altro (out-group). Il fenomeno del razzismo crea infatti molte disuguaglianze e distinzioni, spesso basate su uno stereotipo. Secondo il teorema di Thomas le caratteristiche sociali definite reali avranno effetti reali. Gli stereotipi e i pregiudizi si limitano alle credenze e agli atteggiamenti, ma la discriminazione implica azioni che aiutano a mantenere il predominio di una razza sulle altre. Infatti è limitata a coloro che hanno il potere di agire in modo tale di ostacolare gli altri. Legato agli stereotipi e i pregiudizi è l'etnocentrismo, ovvero la pratica di giudicare una cultura diversa utilizzando gli standard della propria e con superiorità. Una visione etnocentrica è la xenofobia, l'irragionevole timore e/o odio per gli stranieri o per le persone di cultura differente. Al contrario di esso il relativismo culturale è la pratica di comprendere una cultura attraverso i suoi stessi standard, esso richiede di comprenderla utilizzando i criteri propri e con la disponibilità e riconoscerla come valida. quindi non aumentando la discriminazione istituzionale, trattamento inadeguato che deriva dall'organizzazione strutturale, dalle politiche e dalle procedure di istituzioni sociali come il governo, le imprese e le scuole. È molto difficile da eliminare in quanto è una caratteristica generalizzata della burocrazia istituzionale. La discriminazione sembra molto spesso aumentare nei periodi di crisi, quando le risorse tendono a scarseggiare. Lo split labor market theory afferma che i conflitti etnici e razziali emergono quando due gruppi differenti, competono per gli stessi posti di lavoro. Infatti molte volte gli imprenditori sono positivi all'immigrazione in quanto fonte di mano d'opera a basso costo, causando un conflitto tra i lavoratori a basso costo e quelli ben pagati. In questo caso la discriminazione avviene anche pare gli operai ben pagati, e di conseguenza vedere come una minaccia e come capro espiatorio(individuo o gruppo falsamente accusato di aver causato una situazione negativa) gli altri lavoratori. Essa rientra nella teoria del conflitto. Il multiculturalismo è il riconoscimento, la valutazione e la protezione delle distinte culture che formano una società. Esso è uno dei modelli emergenti che risponde all'eterogeneità culturale e alla crescita delle identità multietniche. La natura della società multiculturale porta numerose persone a vivere in più culture differenti. E le persone che hanno la possibilità di vivere in più culture differenti possono conoscere e apprezzare le varie culture. Anche se esistono persone contro a questo modo di vivere, supponendo che i conflitti futuri deriveranno dalle culture e non tra gli stati. Il funzionalismo per Durkheim si concentra sulla solidarietà sociale, ovvero come i valori culturale servano come collante nella società. A volte le culture possono prevenire aiutare i conflitti. I processi migratori si originano in due modi: 1. i fattori di espulsione (push): insieme delle problematiche interne al paese d'origine che spingono le persone a emigrare nella speranza di trovare migliori condizioni di vita. 2. fattori di attrazione (pul): elementi tipici dei paesi di destinazione, che contribuiscono ad attirare i migranti nei paesi più ricchi. La combinazione di questi due fattori a prodotto il modello: 1. storico, 2. selettivo, 3. dei lavoratori ospiti, 4. della chiusura crescente. Un altro modello migratorio è la diaspora, fenomeno per cui una popolazione abbandona il proprio paese d'origine disperdendosi in diversi paesi stranieri, ma i diversi gruppi mantengono la propria identità culturale e i legami con gli altri gruppi di essa. Choen individua quattro diverse categorie di diaspora tra cui: 1. vittime, 2. imperiale, 3. lavoratori, 4. commercianti. INTERAZIONI SOCIALI, GRUPPI E SOCIALIZZAZIONE Ogni società deve assicurare la propria continuità nel tempo. È necessario che essa disponga di pratiche e istituzioni, svolte per trasmettere almeno una parte del patrimonio culturale che ha accumulato nel corso delle generazioni. La socializzazione è lo strumento attraverso il quale il patrimonio culturale della società viene appreso dagli individui. pensiero e dell’interazione dell’uomo elaborata da Mead e poi ripresa da Blumer. Il comportamentismo è un orientamento della psicologia che abbandona i concetti di io e coscienza e restringe la psicologia allo studio del comportamento, essa pretende di spiegare i fenomeni psichici solo sulla base di ciò che è effettivamente osservabile e misurabile. Mead, invece, era convinto che il comportamentismo poteva superare tale limite e studiare anche il mondo psichico interiore dell’individuo per il fatto che questo (il privato) non è un a priori indipendente dal comportamento ma viene anch’esso a formarsi tramite l’interazione, nel comportamento: il mondo psichico cosciente è possibile solo tramite l’interazione, la comunicazione, il linguaggio. Esso sosteneva che , l’azione significativa di un organismo sorge come reazione all’azione di un altro organismo. Nell’uomo soltanto il significato ha la possibilità di diventare cosciente e in questo caso il gesto non ha più un significato diretto ma assume un significato simbolico, diventando così un simbolo significativo. Molto importante è la bibliografia individuale che è diventa un progetto che ciascuno deve scriversi da sé; non è più iscritta nella classe e nella famiglia in cui si nasce, ma deve essere autoprodotta da se. L’interazionismo simbolico si basa su tre premesse: 1. gli essere umani agiscono nei confronti delle cose sulla base dei significati che tali cose hanno per loro (tali cose possono essere oggetti fisici, idee, attività degli altri, situazioni, ecc); 2. il significato di tali cose è derivato dall’interazione sociale che il singolo ha con i suoi simili o sorge da essa. Questi significati sono elaborati e trasformati in un processo interpretativo messo in atto da una persona nell’affrontare le cose in cui si imbatte. Mead distingue: 1. Il self che è una combinazione di almeno due punti di vista: un self che sta facendo l’osservatore e un self che è osservato. Il “sé” è l’essere oggetto a se stesso dell’individuo; attraverso il sé, attraverso la comunicazione con gli altri, l’individuo impara a comunicare con sé stesso. Il sé non si manifesta in un unico modo in ogni rapporto ma tende a presentarsi in modi diversi a seconda delle persone e delle situazioni in cui si trova, a seconda, cioè, dei ruoli che di volta in volta esercita. 2. Il “me” è il self in quanto visto dal punto di vista degli altri, è il self sociale: è un concetto che implica passitivà, essendo un oggetto; l’”io” rappresenta la parte più intima, vera, creativa dell’individuo. 3. L’altro generalizzato il quale è invisibile e senza qualità; è la capacità di assumere un punto di vista, di essere pubblico, di leggere significati a partire dai segni dal punto di vista di quell’altra persona. Mead cercò di individuare i fattori minimi necessari per il sorgere del sociale, indipendentemente dai contenuti specifici dei rapporti perciò le sue idee sono state riprese da quei sociologi che dalla ricerca di tali fattori minimi hanno fatto il centro della loro sociologia. In tutte e sfere che ci riguardano (la sfera intima, lavorativa, famigliare...) non sono più un qualcosa di certo, questo perché la nostra società è in continuo cambiamento e sviluppo come la nostra cultura e il nostro vissuto (possiamo passare la maggior parte della nostra vita a pensare che ogni cosa ha il suo posto, la sua classe... fino ad arrivare ad un momento che ti fa riflette a ti fa accorgere che quegli oggetti, persone... possono avere, svolgere mansioni diverse ed in modi diversi). Infatti non ci si può basare o contare solo sulle certezze, ma anche le capacità, in caso del lavoro, professionali che ci vengono istruite a scuola, o nel primo lavoro, ma possono non essere più richieste da un momento all’altro. Si capisce che le doti più preziose sono la capacità di ri-formarsi e quella di superare bene le frustrazioni. I sociologi per studiare meglio la società usano l'approccio drammaturgico, il quale è lo studio delle interazioni sociali che utilizza la metafora della vita come teatro. La sua teoria era quella di concepire la vita sociale come una sorta di teatro. Da qui deriva l'aspettativa di ruolo in cui una commedia è l'autore a determinare il ruolo dell'attore, nella vita reale, sono le aspettative culturali a determinare il contenuto di un ruolo sociale. In genere, un ruolo viene interpretato alla presenza di un pubblico in cui l'attore che interpreta il personaggio deve sembrare realistico agli spettatori. Ma noi in quanto attori sociali siamo impegnati nella gestione delle impressioni, in cui, attraverso la nostra interpretazione cerchiamo di controllare l'immagine che gli altri hanno di noi. Quindi gli attori sociali, secondo Goffman, cambiano il proprio comportamento a seconda del luogo in cui si trovano. I gruppi e le organizzazioni sono definiti dai modelli di partecipazione dei loro membri. Troviamo i gruppi: 1. sociali, che è l'insieme di persone che interagiscono abitualmente le una con le altre e che sono consapevoli del loro status di gruppo, 2. primari, in cui un gruppo è costituito da persone che hanno contatti regolari, relazioni durevoli e un significativo legame emotivo, le une con le altre, 3. secondari, il cui gruppo è costituito da persone che interagiscono in modo relativamente impersonale, in genere per seguire un compito specifico. I gruppi di riferimento sono i gruppi con i quali scegliamo di misurarci, esso può essere una famiglia, una cerchi di amici, ovvero qualsiasi gruppo primario o secondario. Essi sono importanti perché possono influenzare le nostre scelte, anche se non facciamo parte del gruppo. Secondo Simmel le dimensioni del gruppo sono importanti perché possono avere effetti sulle dinamiche interne. Una diade è formata solo da due persone e per tale motivo il gruppo resterà unito fino a quando una delle due non se ne andrà, esse però sono il tipo più intenso di relazione sociale. Le dinamiche di gruppo cambiano quando si è in tre, ovvero, una triade, in cui l'attenzione dei membri è divisa. Ma oltre a questo la grandezza dei gruppi cambiano anche le interazioni sociali che si instaura al suo interno. Ed anche nelle organizzazioni anche le dimensioni contano molto, questo perché possono influenzare la struttura e il suo modo di operare. Le organizzazioni sono un gruppo secondari avente una struttura formale e costituito per adempiere a particolari compiti. Ad esempio le organizzazioni più piccole possono operare con poche regole formali. Mentre le organizzazioni più grandi sviluppano abitudini più formali e una suddivisione più elaborata degli incarichi. Infatti da qui nasce la burocrazia che è un sistema gerarchico amministrativo avente regole e procedure formali, utilizzato per gestire organizzazioni: 1. esse avevano in comune la divisione del lavoro, 2. gerarchia di autorità e responsabilità, 3. impersonalità, 4. regole scritte ed archivi. Nelle burocrazie formali (nelle grandi organizzazioni) le persone hanno potere su chi è sotto di loro e sono soggette all'autorità di chi sta sopra. Michels coniò il termine legge ferrea dell'oligarchia per descrivere ciò che considerava l'ultimo ed inevitabile consolidamento del potere al vertice delle organizzazioni burocratiche. Lui sosteneva che esse concentrassero troppo il loro potere nelle mani di chi è al vertice consolidandolo grazie ad un accesso privilegiato a informazioni e risorse. Il focus sulla teoria sociale è l'analisi di Michels riflettendo le idee sulla base della teoria del conflitto. La differenza tra i gruppi e le organizzazioni, sono che i gruppi possono esercitare una notevole influenza sulle azioni dei singoli membri, ottenendo l'obbedienza e la sottomissione con svariati mezzi, mentre le organizzazioni hanno gradi di poteri diversi. In un gruppo le persone si possono identificare o meno; in-group lo si ha nel gruppo sociale quando una persona si identifica e verso il quale ha sensazioni positive, e dove i suoi membri hanno il senso del noi, mentre out-group è il gruppo sociale verso il quale una persona prova sensazioni negative, i cui membri sono considerati inferiori. DEVIANZA E CRIMINALITA', MOBILITA', ISTRUZIONE E DISUGUAGIANZA Il 25 marzo del 2019 nell'università di Genova si è svolto un seminario sulle sostanze stupefacenti. In cui si è parlato del libro piccola città, una storia comune di eroina di Vanessa Roghi. Per sviluppare il libro ha utilizzato un approccio di ricerca, in cui l’attualità di questa storia si presenta sia dal punto di vista dell’eroina, sia dal punto di vista della ascensione. Parla del rapporto dell'eroina e di suo padre. L’eroina è stata chiamata in questo modo perché è un farmaco fa sentire eroi. Le devianze possono essere di natura sociale clinica per cui ogni provincia italiana costruisce i suoi manicomi. Ma nell’attualità se un tossico dipendente chiede aiuto a un medico generale, il medico ha l’obbligo e il dovere di aiutare tale persona con il suo problema. Al giorno d'oggi però ci rendiamo conto che questa cosa provoca una differenza di classe feroce. Insieme a Vanessa ci furono altre persone tra cui Marco il quale spiegò il suo progetto che nasce a Bologna chiamato “istruzione del danno” nel quale si lavora per impedire le consumazioni di sostanze stupefacenti. Questo perché molto spesso non si possono impedire, tali fenomeni, ma possiamo cercare di prevenirli in qualche modo. La vita sociale è governata da norme, da regole di comportamento che vigono all'interno di un Infatti questo conflitto viene tra: 1. mete culturali, ovvero i valori accettati del successo materiale, 2. e i mezzi istituzionali, cioè autodisciplina e duro lavoro. La devianza viene definita tramite alle subculture. Secondo Cohen le risposte devianti sono mediate dai gruppi sociali. I ragazzi del ceto operaio più povero tendono ad organizzarsi in subculture delinquenziali. Mentre Cloward ed Ohlin sostenevano che i ragazzi più a rischio provengono dalla classe operaia. Essi hanno interiorizzato i valori del ceto medio e sono stati incoraggiati a desiderare un futuro borghese, per poi essere impossibilitati a realizzare i propri obbiettivi. Le principali prospettive in cui si articola l'approccio sociologico sono le teorie: 1. funzionaliste, 2. interazioniste, 3. di conflitto, 4. e di controllo sociale. Le teorie del controllo sostengono che il reato si verifichi in conseguenza di uno squilibrio tra impulso all’attività criminosa e il controllo sociale o fisico che ne e il deterrente. T. Hirschi sostiene che gli essere umani sono essenzialmente egoisti e prendono decisioni calcolate a proposito degli atti criminosi, valutandone i potenziali rischi e benefici. Mentre Hirschi individua quattro tipi di vincoli che legano l’individuo alla società, promuovendo così un comportamento rispettoso della legge: 1. l’attaccamento: vincolo di tipo affettivo; 2. l’impegno: vincolo di tipo materiale; 3. il coinvolgimento: vincolo di tipo temporale; 4. le credenze: vincolo di tipo morale. Per alcuni teorici del controllo, l’aumento dei reati deriva dall’aumento delle occasioni favorevoli alle attività criminose. Per contrastare questo sviluppo negli ultimi anni si sono adottati due tipi di politiche: 1. tolleranza zero: mantenimento dell’ordine sociale, 2. protezione del bersaglio: rende più difficile compiere il reato. Le teorie interazioniste concepiscono la devianza come un fenomeno socialmente concepito, integrato sul modo in cui i comportamenti vengono definiti devianti e sul perché alcuni gruppi sono etichettati come devianti. Suttherland sosteneva che una società che ospita molte subculture diverse, solo alcuni ambienti sociali tendono a incoraggiare la criminalità. Tali persone diventano criminali associandosi ad altri che sono portatori di norme criminali. Tale comportamento vine appreso all'interno dei gruppi primari, in particolare nel gruppo dei pari. Per Becker le etichette definiscono le varie categorie di devianza ed esprimono la struttura di potere della società. Il comportamento deviante, viene definito tale quando è pubblicamente qualificato come deviante da coloro che hanno il potere di consolidare tale etichetta. Tale comportamento lo si ha quando alcuni processi non sono collegati al comportamento stesso che esercita una grande influenza sul etichettamento. La teoria dell'etichettamento si fonda sulla teoria che la devianza è il risultato di come gli altri interpretano un comportamento, e spesso gli individui etichettati in tal modo, interiorizzano il giudizio come parte della propria identità (devianza secondaria). È probabile anche che chi viene etichettato deviante debba affrontare conseguenze negative, e quindi deve affrontare lo stigma sociale che si riferisce alla vergogna associata ad un comportamento o ad uno status considerati socialmente inaccettabili, può essere motivo di disuguaglianza (chi viene stigmatizzato subisce un allontanamento dalla società ed una riduzione della reputazione sociale, economica e politica). Tale fenomeno condiziona il modo in cui gli altri lo vedono ed anche la concezione di sé. Lemert sosteneva che la devianza è un fatto comune e solitamente senza conseguenze, esisteva la devianza: 1. primaria che è l'atto iniziale di trasgressione (e rimane marginale sull'identità individuale), 2. secondaria e la si ha quando accetta l'etichetta che è stata imposta, vedendo se stesso come deviante. Per il nuovo realismo di sinistra i criminali non nascondono la povertà ma la mancanza di inserimento sociale. La criminologia studia i problemi concreti del controllo della criminalità e della politica sociale mantenendo: 1. un atteggiamento più sensibile nei confronti della comunità, 2. una voce ai cittadini aventi priorità del controllo nell'area in cui vivono, 3. sviluppate le politiche di intervento attraverso le forze di polizia locale, e responsabile per i cittadini, 4. l'attenzione sulle vittime dei reati e alle indagini sulla vittimizzazione. Molti reati non vengono registrati per: 1. mancanza di segnalazione del reato alla polizia, 2. assenza di registrazione del reato, 3. scetticismo della polizia sulla validità delle informazioni ricevute su un presunto reato. Sulle persone che commettono questi crimini possiamo dire che i tassi di criminalità femminile sono inferiori rispetto a quelli maschili ma esistono reati tipicamente femminili. Dobbiamo anche dire che secondo alcune indagini e statistiche hanno riscontrato che gli omosessuali subiscono molto più violenze e molestie, spesso considerate meritate a causa del loro orientamento. I reati compiuti da persone rispettabili e di un rango elevato vengono chiamati reati dei colletti bianchi. In questa categoria troviamo i reati aziendali, informatici (atti criminosi perpetrati con l'aiuto della tecnologia), e la criminalità organizzata (fenomeni con caratteristiche analoghe a quelle delle normali attività d'affari ma che sono illegali). Il discorso concettuale è tipico delle scienze sociali e della sociologia si costruisce attraverso concetti che hanno fra di loro profonde relazioni di opposizione e/o di complementarietà. Un caso classico, a questo proposito, è rappresentato dal concetto di devianza e dal concetto di controllo sociale, che può essere formale ed informale. Focault pensò che la distinzione fra formale e informale sia impropria e che si possa operare il controllo esclusivamente tramite l’utilizzo del linguaggio. La devianza è il prodotto del rapporto sociale fra coloro che sostengono i confini della normalità e coloro che li superano. I sociologi parlano di comportamento deviante quando intendono descrivere un comportamento che si discosta dalle aspettative di normalità collaudate da una data società. Gli elementi minimi e costitutivi di questa definizione sono: 1. un attore individuale o un gruppo, 2. un comportamento che si qualifica per la sua relativa eccezionalità nei confronti del quadro normativo generalmente accettato da una società- Stato nonché codificato dal diritto positivo e, comunque, ben radicato nella cultura dominante del tempo. Due aspetti vanno sottolineati sono il comportamento deviante che è relativo all'azione di alcuni attori ed è storicizzato, vale a dire non risulta sempre identico nelle varie epoche e nei vari luoghi. Così si spiega il fatto che le definizioni sulla devianza siano date dall'azione piuttosto che ad una sua caratteristica effettiva. Il carcere è un sistema di punizione di chi commette reati. Questo sistema si ispira al recupero dell'individuo, perché mira alla reintegrazione nella società, questo avviene attraverso le condanne, considerate un deterrente per il crimine. Dato che i tassi della criminalità sono sempre in forte aumento per alcuni è necessario passare ad una giustizia punitiva ed ad una riparativa, con l'obbiettivo di dare la consapevolezza degli effetti dei loro crimini attraverso sentenze da scontare in comunità. In molti paesi, le persone al fondo della scala dei redditi hanno poche possibilità di salire, e quelle in cima tendono a rimanere in cima. Ciò ha conseguenze negative tanto per l’economia e la società quanto per la politica. La mancanza di mobilità verso l'alto implica la perdita di molti talenti, con un effetto negativo sulla crescita economica potenziale e sulla soddisfazione individuale, il benessere e la coesione sociale. La mobilità sociale è bassa nella parte inferiore della scala del reddito, infatti impedisce alle persone di salire. È ancora più bassa in alto dove l'accumulo di opportunità porta le famiglie con un redditomedio a correre un rischio, quello di scivolare verso il basso e di cadere in povertà nel corso della loro vita. Nella maggior parte dei paesi Ocse, c'è una crescente percezione che i patrimoni e i vantaggi dei genitori giochino un ruolo importante nella vita delle persone. In Italia, il 34% delle persone ritiene che sia importante avere genitori ben istruiti per andare avanti, poco sotto la media Ocse. Secondo un recente sondaggio dell'Ocse, nel 2018, il 71% dei genitori italiani teme che i loro figli non raggiungano il loro stesso status e benessere e vedono questo come uno dei tre maggiori rischi a lungo termine. Queste percezioni sottolineano ampiamente diffusi. Il rendimento degli investimenti nell'istruzione superiore è uno dei più bassi, in cui i laureati con titolo di studio universitario guadagnano in media solo il 40% in più rispetto a quelli con istruzione secondaria superiore, rispetto al 60% in più nella media Ocse. In Italia lo status economico delle persone è molto correlato a quello dei loro genitori. Tenendo conto della mobilità delle retribuzioni da una generazione all'altra e del livello di disuguaglianza, in Italia potrebbero essere necessarie almeno 5 generazioni per i bambini nati in famiglie a basso reddito per raggiungere il reddito medio, solo di poco al di sopra della media Ocse. Si parla di mobilità intergenerazionale quando si osservano i cambiamenti in termini di retribuzioni, occupazione, salute o istruzione di un individuo rispetto ai propri genitori. Si parla di mobilità nel ciclo di vita quando si guarda a come il reddito individuale vari nel corso della vita. La mobilità sociale intergenerazionale non è sempre egualmente distribuita: 1. Risultati scolastici: scarsa mobilità in termini di istruzione nella parte bassa della distribuzione è un problema serio in Italia: due terzi dei bambini di genitori senza un titolo di studio secondario superiore restano con lo stesso livello d’istruzione,. 2. Tipo di occupazione: quasi il 40% dei figli di lavoratori in occupazioni manuali diventano lavoratori nello stesso tipo di occupazione mostrando poca mobilità sociale verso l’alto. 3. Retribuzioni: in Italia, il 31% dei figli con padri con basse retribuzioni continua ad avere retribuzioni basse. Come la maggior parte degli altri paesi dell'Europa meridionale, l'Italia ha indicatori di mobilità relativamente bassi in termini d’istruzione e occupazione, ma si avvicina alla media OCSE in termini di mobilità delle retribuzioni. Anche la mobilità del reddito individuale nel corso della vita sono limitate, sia in basso sia in alto. In Italia, la scarsa mobilità colpisce in particolare coloro che si trovano nella parte inferiore della distribuzione delle retribuzioni. 1. Il 62% delle persone nella scala inferiore vi rimane per quattro anni, 5,5 punti percentuali in più della media Ocse. Inoltre, 42% di essi subisce un periodo ricorrente di bassa retribuzione in questo periodo, leggermente sopra alla media Ocse. 2. Dagli anni '90, la mobilità dei redditi in basso della distribuzione è diminuita ed oggi la persistenza dei bassi redditi è più forte. 3. In alto la mobilità dei redditi è più vicina ad altri paesi Ocse, il 67% delle persone nel 20% più alto vi resta quattro anni dopo. Le opportunità nel mercato del lavoro sono essenziali per promuovere la mobilità. Sebbene in declino, la disoccupazione è tuttora sopra la media europea e Ocse, specialmente per i giovani. Allo stesso tempo molti occupati hanno posizioni lavorative di bassa qualità e hanno poche tematiche o questioni che interessano molti Paesi (es. Forme non cosmopolite di globalità). La globalizzazione innesca processi di re-scaling (ri-scalarità) ciò non implica la scomparsa della dimensione dello stato-nazione, ma accanto ad essa si affermano nuove scalarità che tendono a ridimensionare il livello nazionale. Gli attori e le pratiche che contribuiscono i processi di ri-scalarità sono le organizzazioni politiche non-statali (UE, ONU), forme transfrontaliere di cooperazione, reti finanziarie e commerciali globali, ONG, città gobali, ecc. Il carattere multi-scalare dei processi di globalizzazione di varie entità sono: – locali multi-scalari: es. centro finanziario in una città globale (es. Borsa di Milano) che è sia locale (sede fisica in una città, relazioni con il territorio, ecc.), sia globale (fa parte di un mercato elettronico mondiale), – globali multi-scalari: Es. WTO ha scala globale, ma si attiva a livello locale, nel momento in cui agisce su economie e politiche nazionali. Le pratiche e gli attori che hanno scala locale, ma che rientrano in dinamiche globali fanno parte del processo di globalizzazione come: – le città globali, – le catene di merci globali, – ruolo delle nuove tecnologie che impongono di ri-concettualizzare il globale. Le città globali sono attori fondamentali nell’istituzionalizzazione dei processi economici globali, e troviamo cinque ipotesi: 1. Quanto più le attività di un’impresa sono territorialmente diffuse, tanto più strategiche e complesse sono le attività di coordinamento centrale, 2. Tanto più le attività centrali di coordinamento diventano complesse, tanto più le imprese demandano tali attività ad altre imprese fornitrici di servizi specializzati (es. contabilità, assistenza legale, ecc.), 3. Più sono globalizzati i mercati in cui le aziende operano, più le imprese dipendono dalle economie di agglomerazione, 4. Il settore chiave delle città globali è costituito dai servizi altamente specializzati di cui si servono le grandi imprese, 5. Le imprese fornitrici di servizi specializzati devono fornire servizi globali; pertanto, si rafforzano le reti transfrontaliere tra le città globali. La relazione stato-globalizzazione è affrontata secondo tre posizioni: – Lo stato è ridimensionato dalla globalizzazione e perde significato, – Lo stato non è modificato dalla globalizzazione e continua a svolgere le sue funzioni, – Lo stato si adatta alla globalizzazione e può trasformarsi, restando dunque protagonista. Queste tre interpretazioni implicano una visione dualistica/escludente delle dimensioni globale- locale. Sassen propone di superare tale visione dualistica. La globalizzazione coinvolge un'ampia gamma di aspetti della vita sociale, che in parte si sovrappongono. Questi aspetti sono: 1. L'economia, favorendo una maggior circolazione dei prodotti, del capitale e della migrazione di persone da un paese all'altro. 2. La cultura, la quale venne alimentata dall'aumento di idee, credenze, eventi e stili di vita. 3. Tecnologia delle comunicazioni, che in tutti questi anni siamo arrivati ad avere 900 satelliti in orbita per la comunicazione, la quale è arrivata ad essere istantanea e fondamentale per la riduzione del tempo e delle distanze. 4. Entità transnazionali, con la creazione di nuove strutture sociali, per rispondere all'incremento delle relazioni sociali tra paesi diversi come le corporation multinazionali o le istituzioni economiche (banca mondiale, organizzazione mondiale del commercio...). 5. Città globali, ospitano numerose società che forniscono importanti servizi finanziari, legali, tecnici e di altro genere, costituendo così un'articolazione strategica nelle reti dell'economia globale. 6. Movimenti sociali globali, come le comunicazioni ed altri fenomeni sono diventati globali, allo stesso tempo lo sono anche i problemi, come per gli ambientalisti affrontare il cambiamento climatico e la scomparsa degli habitat degli animali, i gruppi di attivisti per i diritti umani cercano di svolgere più attività possibili per azioni di supporto in tutto il mondo... . Oltre a questi fattori la globalizzazione ha avuto degli impatti sulla cultura, sulla struttura e sul potere. Per quanto riguarda la cultura globale ha cercato di dare una nuova forma di cultura popolare (sotto forma di musica, film, e abbigliamento), mentre l'economia globale ha fatto emergere la cultura del business, mentre le organizzazioni religiose si sono “globalizzate” esportando la propria fede e i propri riti in altri paesi. Questi processi hanno avuto un enorme impatto sulla socializzazione, come per le culture, quando entrano in contatto due culture differenti succede che si influenzano reciprocamente. Invece per la struttura la globalizzazione ha stimolato tendenze contraddittorie riguardo ad essa e all'azione sociale. Le strutture sociali sono volte a facilitare e gestire l'aumento delle relazioni transnazionali, mentre per l'economia esistono enormi organizzazioni globali con dipendenti migliaia di operai in tutto il mondo le quali hanno un'organizzazione basata su strutture piramidali burocratiche. Con le nuove tecnologie che hanno acconsentito a nuove forme di comunicazione e interazione che implicano gerarchie burocratiche meno stratificate, questo perché gli individui interagiscono in materia più diretta tramite le rete. In fine troviamo il potere, il quale è un tema delicato perché al giorno d'oggi il potere lo possiede chi è più ricco infatti le nazioni più ricche tendono ad essere più globalizzate, mentre quelle più povere il contrario. Questo causa profonde disparità e squilibri di potere tra diverse nazioni e regioni le quali riconosciute come parte della globalizzazione. Molte persone vivono in povertà e sono escluse dai processi di globalizzazione, altri fattori (locali, regionali e nazionali) influenzano la vita politica, culturale e sociale delle nazioni ed in futuro la vita sociale non sarà né locale e né globale, questi sono solo alcuni limiti, ma sembra che alcune tendenze legate alla globalizzazione stiano cambiando. La società non è statica questo perché è in continuo cambiamento, il quale è dovuto alle persone che devono riprodurre le strutture sociali e le norme culturali, e le loro azioni influenzano o modificano la società. Il mutamento sociale è la trasformazione dei modelli strutturali o culturali nel corso del tempo, include i modelli di comportamento e di interazione sociale, ma il mutamento culturale causa anche il cambiamento di valori, credenze, coscienze e norme. Il mutamento avviene a seconda dei ritmi della società, ma rimane sempre parziale, anche se alcuni cambiamenti sopravvivono ai singoli individui. Il cambiamento deriva dal fatto che numerosi storici prendono in considerazione i fattori sociali, in questo si parla di storia sociale. Esistono due teorie riguardanti le cause: 1. alcune teorie considerano i fattori materiali come le condizioni economiche e la tecnologia (dove ritroviamo il materialismo storico-dialettico il quale è parte della dottrina di Marx e afferma che a base economica di una società è la principale forza che provoca mutamenti in altri aspetti della vita sociale). 2. Mentre le altre esaminano le trasformazioni causate dalle idee, pensieri, valori e credenze (in cui troviamo una tendenza sociale la quale è un orientamento assunto da una società quando numerosi individui agiscono in materia indipendente). MATERIALISMO STORICO-DIALETTICO Prende da Hegel: Opposizione che genera una sintesi (Hegel) che deve avere una finalità pratica. Il superamento è insito nei sistemi sociali -> capitalismo, contiene già contraddizioni che porteranno al superamento di questo sistema. ideologia: come forma di pensiero che giustifica l’esistente, occultando le contraddizioni e i conflitti, e tende a immobilizzare la storia. Anche i dominati possono condividere l’ideologia (per paura o incomprensione), questo viene chiamato da Marx falsa coscienza. FALSA COSCIENZA, può impedire il superamento, incapacità di chi è alienato di percepirsi in una certa posizione. Ideologia dominante che permea il pensiero di tutti e nasce dalla struttura, basata sulle riflessioni economiche e introduce una sovrastruttura funzionale alla struttura. Ci convincono che il capitalismo è una forma che va bene a tutti e noi stiamo dentro a un sistema che ci convince della bontà di questo sistema e ci impedisce anche di capire la nostra posizione, questa è la falsa coscienza. Rende difficile il superamento di un sistema che in se ha già le contraddizioni per evolversi ma che noi non vediamo. Superamento: superamento della società capitalistica significa che essa sviluppandosi produce delle contraddizioni al suo interno che porteranno ad un livello superiore, cioè qualcosa che conserva gli sviluppi della società capitalistica. Idea della critica come presa di consapevolezza da parte del soggetto. Materialismo storico -> materialismo significa che il punto di partenza delle riflessioni è la dimensione economica e le modalità di divisione del lavoro. Parte dalle condizioni materiali dell’uomo. La storia è essenzialmente la storia di come gli uomini si sono organizzati insieme per produrre, cioè per rapportarsi con la natura per garantirsi la sopravvivenza. È “storico” perchè contestualizzato, perchè ci deriva da un processo storico fatto di tante dialettiche che ci hanno portato a questa forma sociale e ci precede. Noi produciamo stando dentro questa falsa coscienza, ma che è molto relativo a una serie di dimensioni che sono contingenti, ci troviamo inseriti in un sistema e lo vediamo come assoluto, invece è un sistema prodotto da sistemi economici e da un percorso storico. Materialismo: il modo di produzione condiziona in generale il processo sociale, politico e spirituale della vita. Nel caso dell’alienazione quello che differenzia il pensiero di Marx da quello di Hegel è il ricondurre questa riflessione al sistema capitalistico e quindi a uno sfruttamento. L’alienazione esiste solo in condizioni di sfruttamento. Non è il lavoro in generale a produrre alienazione ma il lavoro è alienante solo quando il soggetto non ha il possesso di ciò che produce e non ha il controllo su cosa produce e come. Marx, dice che quell’oggetto una volta inserito nel sistema capitalistico, non gli appartiene più, non ne è proprietario. Il luogo di lavoro diventa la negazione stessa dell’uomo. Hegel, parla dell’alienazione come distacco del soggetto dall’oggetto che produce, è parte del soggetto che si è oggettivato. Altro da se rispetto al soggetto. Parte dai concetti di Hegel e li inserisce nella sua riflessione sul capitalismo. Grazie alla globalizzazione anche e azioni degli individui sembrano monotoni ed insipidi, tale fatto viene chiamato comportamento collettivo. Il comportamento collettivo è un comportamento sociale più o meno spontaneo e non strutturato che numerosi individui manifestano nel medesimo tempo, in presenza di un medesimo stimolo o di situazioni affini, siano essi riuniti in un luogo, come avviene tipicamente con la folla, oppure fisicamente separati e dispersi, come avviene con i movimenti sociali o, in un ambito più ristretto, con la moda. Viene anche definito come Come il razzismo che nella nostra storia ha avuto un ruolo molto importante, oltre che nella seconda guerra mondiale troviamo i fatti di Watts il quale era una sommossa a fondo razziale in cui I centri maggiormente colpiti furono Watts (un distretto di Los Angeles) e i sobborghi contigui, anch'essi interessati da continui disordini multietnici. Alla fine della sommossa si conteggiano 34 morti, 1.032 feriti e 3.952 arresti. Il comportamento collettivo si divide in comportamento di folla quando un numero relativamente grande di persone si trovano le une in presenza delle altre, e di massa il quale è un insieme di persone che si rivolgono a un comune oggetto di attenzione ma non sono di immediata vicinanza Il controllo dell'informazione da parte delle maggiori imprese di comunicazione occidentali fa sì che a livello globale: 1. sia costantemente privilegiato il “primo mondo”, 2. si presti attenzione ai paesi in via di sviluppo solo in occasioni di catastrofi, crisi, guerre o altre violenze. I paesi industriali si trovano in una posizione dominante nella produzione e nella diffusione di prodotti mediali, il tutto viene denominato imperialismo mediatico. Da alcuni decenni è in atto una rivoluzione della comunicazione i cui principali fattori “responsabili” sono: 1. la globalizzazione: con l'abbattimento delle frontiere, 2. l'internet: il quale è uno strumento di informazione, intrattenimento, pubblicità e commercio di eccellenza, 3. e i mass media: che influenzano l'esperienza personale e l'opinione pubblica, in quanto strumenti di accesso alla conoscenza da cui dipendono molte attività sociali come i giornali e la televisione. I giornali risalgono al 700 che poi nel XIX secolo diventano quotidiani, hanno molti tipi di informazione in un formato ridotto, sono stati a lungo il principale mezzo di trasmissione delle informazioni a un pubblico di massa in oltre con l'avvento della radio, del cinema e della televisione l'influenza dei giornali è stata ridotta. La televisione rappresenta il più importante sviluppo nei media nella metà del XX secolo, le reti potevano essere generaliste, ad accesso condizionato ed a via cavo o satellite. Le vie generaliste erano accessibili a tutti ed avevano il palinsesto prefissato, mentre per via cavo o satellite erano accessibili agli abbonati, ed avevano il palinsesto personalizzato. I generi televisivi sono le categorie con cui i produttori e gli spettatori classificano i diversi tipi di programma, ogni genere televisivo si differenzia dagli altri in termini di ambientazione, personaggi, e meccanismi narrativi. Le innovazioni tecnologiche del XX secolo hanno modificato io volto delle telecomunicazioni: 1. incrementando la potenza dei computer, 2. decremento dei costi del computer, 3. sviluppo delle comunicazioni via satellite e via fibra ottica, 4. digitalizzazione dei dati con lo sviluppo della multimedialità e dei media interattivi. Internet nasce al pentagono nel 1969, consentendo agli scienziati della difesa militare statunitense in comune risorse e condividere l'uso di costosi strumenti. Dal 1985 la rete è cresciuta a un tasso annuo del 200%, questa crescita ha escluso i paesi più poveri, aumentando la diversità con i divario digitale il quale accentuava le tecnologie delle comunicazioni elettroniche. Con questa crescita i lati positivi di internet furono: 1. promuovere nuove forme di relazione elettronica che integrano o potenziano le interazioni faccia a faccia, 2. facilitare il funzionamento della distanza e della separazione, 3. espandere e arricchire la rete dei rapporti sociali. Mentre i lati negativi diventarono: 1. accentuare l'isolamento sociale e l'automizzazione, 2. spingere a trascinare le interazioni con familiari e amici, 3. stravolgere l'esistenza domestica offuscando la distinzione tra lavoro e famiglia, 4. indebolire il tessuto della vita sociale. La cultura di massa nel XX secolo, ha ridotto notevolmente le distanze e le differenze fra la cultura alta, ovvero l’élite e la cultura popolare. I mass media sono stati determinanti per questo cambiamento. La cultura visuale deve rispondere giorno per giorno, sforzandosi di comprendere il cambiamento in un modo troppo vasto da vedere ma è essenziale.... una delle cose sorprendenti della società attuale è la crescente tendenza a visualizzare cose che ….. la forte capacità di assorbire e interpretare l'informazione visiva è infatti la base della società industriale e sta diventando ancor più importante nell'era dell'informazione. La cultura visuale dunque non dipende dalle immagini in sé, ma dalla tendenza moderna a visualizzare l’esistenza. Essa inoltre deve rispondere giorno per giorno, sforzandosi di comprendere il cambiamento in un mondo troppo vasto da vedere ma che è essenziale saper immaginare. Una delle caratteristiche più sorprendenti della società attuale è la crescente tendenza a visualizzare cose che di per sé non sarebbero visive, collegata è la capacità tecnologica di rendere visibile ciò che i nostri occhi non potrebbero vedere da soli. Il mondo come testo è stato sostituito dal mondo come immagine. La cultura come immagine fa si che la nostra attenzione non sia più orientata verso contesti visivi strutturati formali ma verso la centralità dell'esperienza visuale nella vita quotidiana. Nell’epoca dell’immagine manipolata, computerizzata, sembra ormai ovvio che le immagini siano rappresentazioni, non realtà in sé. Le immagini sono determinate non da qualche magica affinità con il reale, ma dalla loro capacità di produrre quello che Roland Barthes chiama effetto di reale. L'americano medio trascorre il 9,9 ore al girno guardando un display di un telefono, computer, tv il 44 dei millennial usa la macchina fotografica degli smartphone tutti i giorni, e il 76% degli scatti che fanno finiscono in un post sui social media. La combinazione di smartphon con la fotocamera frontale e social media ha poi scatenato dal 2010 il fenomeno del selfie la quale è stata la parola dell'anno del 2013, si stima che ogni anno siano stati scattati circa 30 miliardi di selfie. Ogni due minuti gli americani scattano più foto di quante ne siano state prodotte del XIX secolo. In rete è nato un noi diverso da tutti i possibili noi che la cultura della stampa e dei media ha conosciuto in passato. Una generazione che incarna questa nuova circolazione delle immagini fittissima ma anche precaria è un app di conversazione che permette agli utenti di condividere immagini, sapendo che sranno cancellate 10 secondi dopo essere state viste. Tre miliardi di snap vengono scambiati incredibilmente tutti i giorni. La visibilità come spettacolo, legata ai processi di reificazione e commercializzazione del visibile, è caratterizzata dall’essere in un regime separato dalla quotidianità. La visibilità come controllo, legata al potere di chi osserva, all’asimmetria e gerarchizzazione della sorveglianza delle società post-panottiche e disciplinari. Paura e controllo – insicurezza e welfare Etica e visibilità – la nave di Bauman Il terzo tipo è la visibilità come riconoscimento, una visibilità più scelta che subita, ricercata dagli attori sociali per ottenere riconoscimento e diritti. Questo è il luogo in cui si possono formare soggettività politiche che lavorano per costruire una differente visibilità strategica. Lipovetsky definisce la nostra epoca la seconda rivoluzione individualista. Questo grazie all’autorealizzazione, all’autoespressione, al vivere il momento con edonismo e all’‘estetizzazione della quotidianità’, e con l’ipermodernità si volge l’artistico il mondo che ci circonda, creando emozione, spettacolo e intrattenimento, ma il prezzo è universalizzare una cultura popolare che è inseparabile dall’industria commerciale e sminuisce il modello egemone. Al giorno d'oggi la nuova generazione è piena di ingegni tecnologici come smartphone, computer, tablet, l'internet se pensiamo che fino a qualche tempo fa non esisteva ancora, infatti oggi per la prima volta siamo produttori e consumatori d’immagini, e l’accumulo simultaneo di questi fattori ha provocato una valanga iconica quasi infinita. “Uno dei principali giornali di Hong Kong ha licenziato intorno al 2010 i suoi otto fotografi dipendenti che coprivano l’informazione locale; in cambio, ha fornito macchine digitali a un gruppo di corrieri che consegnava pizze a domicilio. La decisione, dal punto di vista imprenditoriale, era sensata: è piú facile insegnare a scattare fotografie ad agili e sguscianti fattorini, che fare in modo che i fotografi professionisti siano capaci di aggirare gli infernali ingorghi di Hong Kong per arrivare in tempo per la notizia” TESTAMENTO BIOLOGICO Il testamento biologico, certifica la volontà dell’interessato, la quale è lo strumento più adatto a far sì che nessuna volontà esterna possa prevalere su quella dell’individuo. Si ispira al principio del 1997 la Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e la biomedicina, che sancì l’articolo 9 il quale sancisce che devono essere tenuti in considerazione e rispettati «i desideri precedentemente espressi (ad esempio nel testamento biologico) a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà».
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