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Riassunto de La grande accelerazione. Una storia ambientale dell'Antropocene dopo il 1945, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Geografia fisicaAmbientologiaBiologiaScienze Ambientali

Riassunto de "La grande accelerazione. Una storia ambientale dell'Antropocene dopo il 1945" di John R. McNeill, Peter Engelke per esame di storia contemporanea con Lidia Piccioni

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 12/10/2021

FabrizioSani
FabrizioSani 🇮🇹

4.6

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Scarica Riassunto de La grande accelerazione. Una storia ambientale dell'Antropocene dopo il 1945 e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! La grande accelerazione — McNeil/Engelke Introduzione: Ci troviamo nel periodo Quaternario dell’era Cenozoica. E, all'interno del Quaternario, siamo nell'epoca dell'Olocene, che comprende all'incirca gli ultimi 11700 anni (a connotare questo periodo è soprattutto il clima, una fase interglaciale che finora si è dimostrata gradevolmente continua rispetto alle precedenti). Per McNeil/Engelke l’Olocene sarebbe però ormai concluso e saremmo entrati nell’ Antropocene. A partire dal 2000 l'idea dell'Antropocene è stata diffusa dallo studioso olandese Paul Crutzen. Secondo lui l'aumento di anidride carbonica, così densa di conseguenze per il pianeta, inizia una nuova era, l'Antropocene, nel Settecento, con l'inizio del regime energetico basato sui combustibili fossili. In questo libro si fa partire 1’ Antropocene dalla metà del Novecento. La progressiva crescita a cui si è assistito dal 1945 in poi stata tanto rapida da prendere il nome di “Grande accelerazione”, crescita sia demografica che di produzione di plastica, anidride carbonica, azoto e altri aspetti (raccolta ittica marina, costruzione di maxi-dighe). Questa, nelle sue modalità attuali, non può durare ancora a lungo perché non c'è abbastanza petrolio, non ci sono abbastanza fiumi su cui costruire dighe, non pesci da pescare, foreste da abbattere ecc... Il nostro impatto sul pianeta potrebbe ridursi e generare una decelerazione in due modi: - attraverso un sistema energetico meno dipendente dai combustibili fossili; - conlariduzione della natalità. Tuttavia, l’Antropocene sembra destinata a durare e l’uomo non sembra così deciso a intraprendere un cambio di rotta. 1. Energia e popolazione Secondo i fisici l'energia esista nell’universo in quantità finita, ma in forme diverse: sulla terra, proviene quasi tutta dal sole. Il sistema energetico/organico ha prevalso fino al 1700, quando in Inghilterra l’uso del carbone inizia a essere consistente. Il carbone è stato sfruttato come prima fonte tra il 1890 e il 1965, venendo poi soppiantato dal petrolio, che ora a sua volta sembra perdere importanza rispetto ai gas naturali. Il ritmo crescente di consumo energetico nella storia moderna è ciò che rende il nostro tempo estremamente diverso da qualunque epoca precedente nella storia dell’umanità. Una società basata sui combustibili fossili ha portato allo sviluppo e alla modernità, ma ha anche causato molte conseguenze ambientali: a. Effetti diretti dell’estrazione, del trasporto e della combustione di carbone, petrolio e gas naturali: sono aspetti legati all'inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque. b. Effetti indiretti della disponibilità di energia in abbondanza e a basso costo: garantendo uno sviluppo più veloce. dai disastri provocati dall’estrazione di petrolio e gas, all’inquinamento dovuto a perdite e incidenti, al rilascio di CO2 col conseguente riscaldamento climatico. Trasporto: - il carbone è facilmente trasportabile, attraverso vagoni ferroviari e chiatte e gli incidenti per il trasporto verificatisi sono stati pochissimi e con conseguenze minime; - il petrolio è trasportato su petroliere o attraverso oleodotti; gli incidenti durante il trasporto sono stati molti e molto inquinanti. Gli effetti della combustione del carbone furono ad esempio la fitta nebbia londinese (il culmine dell’inquinamento da carbone, a Londra, si ebbe nella seconda settimana di dicembre nel 1952: neppure a mezzogiorno si poteva vedere il lato opposto della strada da attraversare. Tra il 1956 e la metà degli anni 60 le leggi contro l’inquinamento atmosferico e il passaggio ad altri combustibili - petrolio e gas naturali - resero le nebbie killer di Londra un ricordo del passato). Il petrolio, invece, brucia in modo più pulito, ma non meno dannoso. Inoltre, i combustibili fossili, specialmente il carbonio, causano un diffuso processo di acidificazione. L’acidificazione si è rivelata uno dei problemi più facili da affrontare: occorre un po’ di tempo perché gli ecosistemi ristabiliscano il proprio equilibrio dopo l’acidificazione ma in Europa Settentrionale e America del Nord già nel 2000 il recupero appare evidente. La Polonia e i paesi limitrofi usavano tantissimo carbone e si cosparsero reciprocamente di piogge acide che a volte toccavano l’acidità dell’aceto. Gli scandinavi scoprirono il danno causato ai propri corsi d’acqua dalla combustione del carbone da parte di inglesi e tedeschi. Inquinamento del petrolio: * brucia in modo più pulito del carbone, ma la sua combustione rilascia piombo, monossido di carbonio, anidride solforosa, ossidi di azoto e composti organici volatili (COV) che, insieme alla luce solare, producono smog fotochimico. * Il maggiore contributo del petrolio all’inquinamento urbano dell’aria proviene dalle automobili, più che dai camini: 1’85% dell’inquinamento di Città del Messico è da attribuire ai mezzi di trasporto. * Carbone e petrolio si sono macchiati di omicidi di massa: dal 1950 al 2015 l’inquinamento atmosferico ha ucciso probabilmente fra i 30 e i 40 mln di persone e molti milioni ancora hanno sofferto di asma e altri disturbi causati dagli agenti inquinanti inalati. * Provoca il processo di acidificazione. Energia nuclerare: L’energia nucleare nasce il 2 dicembre 1942: il rifugiato politico Enrico Fermi sovrintendente alla prima reazione nucleare controllata in un campo da squash riadattato sotto le tribune di uno stadio da football della Università di Chicago. Per scala è molto più potente delle altre forme di energia: una manciata di Uranio può generare più energia di un carico di carbone. Le aspettative per un futuro nucleare però scemano negli anni ‘70 e ?80, a causa di alcuni incidenti: i reattori ad uso civile sono andati incontro a decine di incidenti, grandi e piccoli, i peggiori dei quali nell’ex Unione Sovietica (tenuti nascosti). * 1979: un incidente a Three Mile Island (Pennsylvania -USA) attirò l’interesse del pubblico, era un incidente di poco conto ma non fu fatto nulla per nasconderlo e la gente prese coscienza dei pericoli del nucleare. * 26 aprile 1986: Chernobyl (Ucraina). Per giorni il governo sovietico tentò di tenere nascosta la cosa, e non avvisò le popolazioni locali dei pericoli dell’esposizioni alle radiazioni. La radioattività si diffuse con il vento in tutta Europa e alla fine ricadde in piccole parti su tutti gli abitanti dell’emisfero settentrionale I ricercatori hanno calcolato che l’incidente di Chernobyl nel 2004 aveva già ucciso 212.000 persone in Russia, Ucraina e Bielorussia e stimavano avesse causato un milione di decessi in tutto il mondo, ma a causa di falsificazioni il vero bilancio è sconosciuto L’effetto di Chernobyl sull’industria del nucleare durò anni ma non per sempre; ad esempio in Italia il referendum del 1987 bandì il nucleare dal Paese, però nel 2010 erano attive circa 440 centrali nucleari in tutto il mondo e altre erano in progetto, 20 in Cina, 10 in Russia e 5 in India. * Marzo 2011: Fukushima, dovuta a un potente terremoto. In Giappone l’opinione pubblica ha preso le distanze dal nucleare e 14 mesi dopo il disastro tutti i 54 reattori del Paese erano inattivi, sebbene 2 furono poi riattivate. rilasciato nell’atmosfera a un ritmo molto più veloce di come sarebbe accaduto con ciclo naturale; inoltre, l’uomo ha anche aumentato la concentrazione di altri composti di carbonio contenenti gas serra. Aumento delle concentrazioni di CO2. La concentrazione attuale di CO2 nell’aria è di 400 ppm (parti per milione) contro le 280 preindustriali. Nel corso del XX secolo il livello del mare è salito leggermente, di circa 15 cm. Effetti del cambiamento climatico/aumento C02: * Aumento temperatura superficie media maggiore di circa 0,8°C (fine Novecento rispetto a fine Ottocento) * Cambiamento negli oceani: * Riscaldamento oceani: - Innalzamento livello dei mari - Scioglimento delle banchise e dei ghiacci - *Acidificazione, e questo rende più difficile per alcuni organismi produrre i propri scheletri e le proprie conchiglie e alcune di queste creature sono il cibo principale di balene e pesci. * Mutazione della distribuzione delle precipitazioni nelle singole aree * Eventi metereologici più frequenti ed estremi * Danneggiamento biodiversità * Facilitazione diffusione delle malattie infettive e più decessi umani legati al caldo * Scioglimento dei ghiacciai con conseguente scompenso idrico delle zone attigue. I primi tentativi per spiegare perché la Terra abbia una atmosfera abitabile sono del XIX secolo. Il filosofo e naturalista francese Fourier negli anni ‘20 del 1800 ipotizzava che l'atmosfera intrappolasse una parte dell’energia solare, come un vetro che copre una serra, permettendo una temperatura gradevole al suo interno. Importante fu anche il lavoro dello svedese Arrhenius, che nel 1896 pubblicò uno scritto in cui descriveva la relazione fra CO2 e clima: riteneva che l’uomo non avesse la forza per modificare il clima sulla Terra, ma non aveva gli strumenti che abbiamo noi. La grande svolta delle scienze climatiche si ebbe però dopo il 1945: grazie alle forti spinte investitrici nelle tecnologie che potessero essere utili alla guerra. Ai tempi della guerra fredda, dei carotaggi nei ghiacci dei due Poli consentirono agli scienziati di esaminare le bolle d’aria in esse intrappolate vecchie di centinaia di migliaia di anni, e di ricavare così informazioni sui climi del passato. Poi negli anni ‘80 le speculazioni scientifiche passarono al campo politico: l’assottigliamento dello strato dell’ozono e il “buco” sopra l’Antartico e il fenomeno delle piogge acide stimolarono l’interesse dell’opinione pubblica e diede una forte accelerazione alla consapevolezza della popolazione riguardo ai problemi climatici. Nel 1988 fu fondato il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), un corpo scientifico incaricato di raggiungere una posizione condivisa sul riscaldamento antropogenico: il rapporto del 2014 evidenzia come l’influsso umano sul clima sia grave ed evidente e abbia causato, con le emissioni dei gas serra più alte della storia, cambiamenti climatici con impatti diffusi sull’uomo e sui sistemi naturali. Il lavoro dell’Ipcc si è svolto parallelamente ai negoziati politici mirati all’abbassamento delle emissioni antropogeniche di CO2. Nel campo politico vale la procrastinazione: * Gli USA hanno fatto poco data la grande forza del potere industriale che ha sempre tentato di minimizzare la portata dei fenomeni, fomentando anche lo scetticismo. Pur producendo emissioni pro capite maggiore di paesi in via di sviluppo come Cina, India e Brasile, gli americani hanno sostenuto che questi avrebbero dovuto sottostare a qualsiasi piano di azione volto a ridurne le emissioni. * La Cina fu una delle maggiori sostenitrici del protocollo di Kyoto solo perché la esentava da restrizioni sulle emissioni di carbonio. Inoltre, tenendo come riferimento il criterio di produzione pro capite di emissioni, sostenevano che fossero gli USA i primi a dover ridurre le emissioni; anche perché lo sfruttamento massiccio di combustibili fossili ha permesso alle potenze maggiori il loro sviluppo, cosa di cui invece la Cina e gli altri paesi in via di sviluppo non hanno potuto beneficiare. * L’India ha continuato ad aumentare le emissioni di CO2 sostenendo che i paesi poveri hanno il diritto di farlo per mantenere lo sviluppo economico. Inoltre ha chiesto che le competenze e le tecnologie per limitare il cambiamento climatico, oltre a un donativo minimo del pil, fossero dati dai paesi ricchi a quelli poveri, per aiutarli. * La Russia, compreso Putin, ritiene che un aumento delle temperature porterà alla Russia più benefici che danni. * L’Australia dopo un governo favorevole alle limitazioni di emissioni si trova ora con un nuovo governo poco sensibile al problema. « Il Canada non ha rispettato gli impegni di Kyoto e ha un governo contrario alle restrizioni sulle emissioni. In sostanza: i principali sostenitori del Protocollo di Kyoto e delle successive proposte di limitazione delle emissioni sono stati i membri dell’Unione Europea e alcuni piccoli stati insulari. Nel 2014 Cina e USA hanno sorpreso tutti dal loro impegno a limitare le emissioni, seguiti nel 2015 dai paesi di G-7 impegnati ad abbandonare i combustibili fossili entro la fine del secolo. Dal 2015 lo sfruttamento dell’energia solare ha iniziato ad essere competitivo rispetto a quella dei combustibili fossili. Mentre gli scienziati sono discordi sul metodo di classificazione e sulla numerazione della biodiversità, sono invece più concordi su dove sia distribuita la maggior parte delle forme di vita: nelle foreste tropicali dell’ America del Sud, dell’ Africa e del Sud-est asiatico. Inoltre, le specie terrestri costituiscono solo una piccola parte della biodiversità globale, alla quale bisogna aggiungere anche quella che si trova negli oceani, nei mari e nelle acque dolci. I biologi negli anni ’80 ipotizzarono che le attività umane stessero conducendo un gran numero di specie verso l'estinzione, a un ritmo molto più veloce di quello “naturale”. Delle stime effettuate dimostrarono queste ipotesi, lanciando così l’iniziativa di stilare una lista delle specie minacciate (la primissima nel 49). Uno degli effetti dell'aumento demografico del Novecento è stata la distruzione di habitat naturali, intaccando la biodiversità, aumentando l’area destinata alle coltivazioni e ai pascoli. Un altro motivo di perdita di biodiversità è causato dal bracconaggio per ragioni di economiche. Inoltre, anche la presenza di specie esogene ha comportato l’estromissione dei territori per le specie endogene, alterando così le dinamiche degli ecosistemi. L'incremento demografico è anche una delle ragioni della deforestazione, come anche gli avanzamenti tecnologici che resero più facile la deforestazione tropicale, grazie a camion, strade e motoseghe. I decenni successivi al 1945 hanno visto sensazionali alterazioni degli ecosistemi di acqua dolce e marini. Problemi: * Deviazione dei corsi d’acqua e alterazione delle condizioni di deflusso e livelli delle temperature * Agenti inquinanti da città e industrie hanno contribuito ad alterare le condizioni preesistenti * Le attività agricole hanno aumentato il carico di sostanze nutritive organiche nei corsi d’acqua portando all’eutrofizzazione degli stessi e alla creazione di zone prive d’ossigeno * L’attività mineraria, l’agricoltura e la deforestazione hanno portato a un’aumentata sedimentazione, causando così un rimodellamento degli habitat circostanti * Acquitrini e paludi sono stati ridotti in modo radicale, influenzando le specie residenti. * Pesca a fini commerciali: utilizzando anche tecnologie di natura militare come sonar. Si pensava che le risorse ittiche oceaniche possedessero una capacità di auto-rifornimento pressoché illimitata, ma questo si è rivelato sbagliato e ora si deve pescare in acque sempre più profonde con grandi difficoltà. - Anchela caccia alle balene, in parte proibita, viene continuata dal alcuni paesi come Giappone, Norvegia, Russia e Islanda. - Anche la barriera corallina si è deteriorata del 70%. Anche se nell’Ottocento e nel Novecento sono stati attuati gravi attacchi alla biodiversità, nello stesso periodo si è verificata anche un’intensa attività a tutela e conservazione degli habitat e delle specie. È necessario conservare la biodiversità, che sia sulla terra, foreste paludi deserti e animali, che nel mare: per questo sono sorte varie associazioni, fra cui il WWF (1961). Accordi ed iniziative internazionali: 1. Conferenza sulla biosfera organizzata dall'Unesco 1968 2. Convenzione di Ramsar (Iran, 1971) 3. Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali selvatiche minacciate da estinzione (Washington, 1973) 4. Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici degli animali selvatici (Bonn, 1979) 5. Convenzione sulla diversità biologica, Summit della Terra (Rio de Janeiro, 1992) Alcuni strumenti di tutela sono stati i parchi nazionali e le riserve naturali e le riserve marine. Gli scienziati ritengono che un aumento di soli 2°C potrebbe condurre all’estinzione di un gran numero di specie, fra 1/3 e 1/5 di quelle esistenti attualmente sul pianeta. 3. Città ed economia Una caratteristica fondamentale dell’ Antropocene è che più della metà della popolazione mondiale vive in città. Questa tendenza iniziò con Londra nell’800 e adesso è Tokyo la più popolosa con quasi 40 milioni di abitanti. Le città generalmente hanno bisogno di accedere a risorse naturali e a depositi di rifiuti fuori dal loro territorio, trasformano la natura e interferiscono con i cicli naturali dell’acqua (la pavimentazione delle città devia o limita i corsi d’acqua). Le città hanno inquinato le acque sia dolci che salate con i loro rifiuti e sono anche fonti significative di inquinamento atmosferico globale, immettendo grossi quantitativi di clorofluorocarburi (CFC) e gas serra nell’atmosfera, poi spostati attraverso i venti. * Le megalopoli asiatiche sono diventate famose per il loro inquinamento atmosferico dovuto alla combustione del carbone. * A Città del Messico, Bogotà, Delhi si è creato uno dei casi peggiori di inquinamento. cosa per gli scontri in Africa meridionale dove anche la caccia subì un grande cambiamento dato che vennero usate armi da guerra per cacciare qualunque tipo di selvaggina. Il movimento ambientalista: l’origine del movimento ambientalista globale è una delle grandi narrazioni della storia del XX secolo. Negli Stati Uniti gli albori del movimento ambientalista di massa si possono fare coincidere con la pubblicazione del libro “Primavera silenziosa” di Rachel Carson (1962): Il canto degli uccelli, sosteneva la scrittrice, era rimasto impigliato in una rete di contaminazione chimica che avrebbe portato alla loro eliminazione. Dietro l'immaginario del libro che evocava il canto perduto degli uccelli c’era un messaggio essenziale per il genere umano, e cioè che gli agenti chimici, tipo il DDT, stavano distruggendo le basi stesse della vita: la chimica moderna stava conducendo l’umanità verso un infausto destino. Nel 1960 alcuni influenti americani erano sempre più a disagio nei confronti degli effetti collaterali della ricchezza e del consumismo. Uno di essi era l’economista John Kenneth Galbraith, nato in Canada, il cui best seller “La società opulenta” del 1958 sosteneva tra l’altro che la ricchezza aveva effetti negativi sulla natura. L’ambientalismo di massa nei paesi ricchi emerse da questo contesto e in relazione ai nuovi movimenti sociali (pacifista, studentesco, femminista, hippie) di fine anni ‘60. Nel mondo individui di ogni età ed estrazione sociale si sentivano lesi dal degrado ambientale che li circondava, dovuto ad attività economiche-industriali e dall’uso inappropriato della tecnologia. Nei primi anni ‘70 comparve una nuova ondata di pubblicazioni che metteva in dubbio la stessa crescita economica. Il “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, pubblicato nel 1972 dal Club di Roma (formato nel 1968 da Aurelio Peccei, un magnate industriale), è senza dubbio l'esempio più significativo: fu un successo e contribuì a innescare un dibattito tra gli intellettuali sulla società industriale, l'inquinamento e l’ambiente. Venne a formarsi un nuovo gruppo ambientalista transnazionale, Greenpeace. Negli anni seguenti il gruppo continuò a usare i suoi metodi aggressivi per contrastare i test nucleari nel Pacifico, mettendolo in aperto contrasto con il governo francese. Ciò portò nell’85 all’affondamento nella baia di Auckland della nave di Greenpeace, “Rainbow”, da parte di agenti dei servizi segreti francesi. La crescita economica ebbe conseguenze pratiche spesso estremamente negative per le popolazioni povere delle aree rurali. Maggiori quantità di metalli richiedevano più miniere, disboscamenti, stravolgimento dei terreni coltivabili e della disponibilità di acqua. E le conseguenze anche dell’inquinamento ricadevano sulle popolazioni locali. Anche i pescatori subivano la concorrenza dei pescherecci industriali capaci di spazzare via intere colonie di pesci. Le popolazioni occidentali erano diventate ambientaliste solo perché le loro necessità di base erano ormai soddisfatte in modo definitivo e regolare, mentre le persone povere nei paesi poveri avevano altre priorità ambientali perché erano impegnate a restare in vita. I tagli delle foreste non minacciavano il pianeta ma minacciavano direttamente la loro stessa vita. In alcuni casi queste proteste si trasformarono in tragedie, come nel caso del raccoglitore di gomma Chico Mendes assassinato nell’88 per avere manifestato contro l’allevamento di bestiame nella foresta amazzonica brasiliana. O come il drammaturgo nigeriano Ken Saro-Wiwa che guidò il suo popolo, in una protesta di massa contro il degrado del delta del Niger a causa del petrolio. Il governo nigeriano lo arrestò con alcuni suoi compagni e lo giustiziò dopo un processo-farsa, nonostante le proteste internazionali. L’inizio degli anni ‘70 fu segnato praticamente ovunque da un significativo aumento delle attività governative in fatto di ambiente. * Il Messico, per esempio, promulgò una legislazione dettagliata per il controllo dell’inquinamento, così fecero anche Giappone e Stati Uniti. * Conferenza sull’ambiente umano delle Nazioni Unite (Stoccolma giugno 1972). * Numerosi accordi contro l'inquinamento degli oceani, la caccia alla balena, le specie in via di estinzione, i rifiuti tossici, le foreste ecc ecc. Alcuni di questi accordi erano deboli, altri non lo erano affatto, tipo il Protocollo di Montreal del 1987 che pose le basi per una netta riduzione delle emissioni di CFC, gas responsabile della riduzione dello strato di ozono. Il più rilevante fra gli organismi nati sotto l’egida dell'ONU fu l’Ilcc, il gruppo intergovernativo di esperti per il cambiamento climatico, i cui sforzi hanno portato alle più rilevanti sinossi scientifiche in materia, sollevando peraltro polemiche da parte di chi non vuole ridurre l’uso dei combustibili fossili. L’ambientalismo è ormai un elemento consolidato della cultura globale, accettato dal punto di vista politico, morale e sociale dalla maggioranza delle persone, seppure certamente non da tutti. Una serie di disastri, perdite di petrolio, incidenti nucleari, aumento delle temperature, hanno rafforzato le posizioni ambientaliste, turbando i cittadini con immagini drammatiche. L’influenza della televisione contribuì non poco a questa diffusione di consapevolezza, ricordiamo i documentari dell’oceanografo francese Jacques Cousteau con i suoi documentari sulla vita marina; Internet e il Web e i nuovi strumenti elettronici hanno contribuito alla diffusione capillare e rapida delle notizie. In parallelo le multinazionali, ora si presentano nel modo più “verde” possibile. In gran parte green washing, dettato dalle pubbliche relazioni più che un cambiamento effettivo delle loro politiche. Malgrado gli innegabili successi del movimento ambientalista resta il fatto che l'economia globale continua a espandersi con modalità che minacciano tutto ciò che sta a cuore agli ecologisti. La visione postbellica di una crescita economica interminabile e di un progresso tecnologico incontenibile resta intatta, sebbene non sia più incontestata. Finora il genere umano ha influenzato i sistemi fondamentali della Terra senza gestirli in maniera consapevole. Se decideremo di gestire i sistemi della Terra, ovvero se ci dedicheremo in modo esplicito alla geoingegneria, ciò porterà ad una ulteriore fase dell’ Antropocene, ancora incerti sui possibili esiti. Conclusioni La Terra si trova oggi in una nuova epoca, l’ Antropocene. L’adozione formale del termine da parte dei geologi sarà decisa tramite votazione dall'Unione internazionale di scienze geologiche nel 2017 o poco dopo. L’ipotesi più probabile è che il termine Antropocene, con il passare del tempo, finirà per definire sia un’epoca nella storia del pianeta, sia un periodo della storia umana, sebbene geologi e storici ne diano due interpretazioni diverse. Se lo sconvolgimento dell’ecologia globale si rivelerà catastrofico per le attività umane 1’ Antropocene potrà essere considerato un periodo della storia umana tanto quanto un periodo della storia del pianeta; se invece l’umanità riuscirà a mantenere inalterate le sue abitudini a dispetto dei cambiamenti climatici e del mutato equilibrio della biosfera, sarà più difficile considerarlo un periodo storico. Non ci sono dubbi che gli esseri umani abbiano influenzato l’ambiente anche prima del 1945 e della Grande Accelerazione. Lo fecero con la scoperta del fuoco, con l’abbattimento delle foreste a scopo agricolo, con il contributo che diedero alla scomparsa di centinaia di specie di grandi mammiferi. La Grande accelerazione non durerà per molto, la crescita dirompente della popolazione umana ha già cominciato ad attenuarsi e, a dispetto delle apparenze, l’età dei combustibili fossili volgerà al termine. Questo non porrà fine all’ Antropocene, ma lo farà entrare in una nuova fase. Non si può dire che le scienze sociali e umane, specie nelle loro sedi più prestigiose, si siano mostrate capaci di stare al passo con l’avvento dell’Antropocene rispetto ai governi che annaspavano con le loro politiche energetiche e climatiche. La fuga dalla realtà da parte degli intellettuali non fece che rendere più facile, per chi stava al potere, evitare di doversene occupare. Per fortuna si è assistito ad un ritorno alla realtà, e a una presa di coscienza delle implicazioni della Grande accelerazione, nell’ambito delle scienze umane e sociali. Nei primi anni del XXI secolo qualcosa di simile ad una svolta ambientalista ha preso piede, mentre gli economisti restano ancorati ai loro venerabili modelli, con l’eccezione di pochi eretici, gli economisti ecologici. In generale è evidente come la maggioranza dei sistemi teorici e delle ideologie, delle abitudini delle popolazioni, delle istituzioni e delle scelte politiche, sia rimasta strettamente ancorata alle modalità del tardo Olocene. Le azioni intraprese per adeguarsi all’Antropocene non sono che all’inizio. La pigrizia mentale, sociale e politica è sempre stata una forza poderosa. Ma dal momento che non possiamo uscire dall’ Antropocene dovremo adeguarci ad esso, in un modo o nell’altro.
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