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Riassunto de "La Pace" di Ernst Junger, Sintesi del corso di Sociologia Dei Processi Culturali

Il riassunto è diviso in tre testi scritti da Junger e citati all'interno del libro. Mostra il cambiamento e lo sviluppo del pensiero dell'autore.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 31/01/2024

perla-bruno
perla-bruno 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto de "La Pace" di Ernst Junger e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! La pace, una parola una parola ai giovani d’Europa e ai giovani del mondo Postfazione “come segno dell’unificazione c’è la guerra stessa” Le guerre mondiali come Mobilitazione totale per il lavoro (totale Mobilmachung) Alessandro Stavru osserva che non è possibile stabilire con precisione quando Junger mise su carta i primi appunti sull’argomento né quando scrisse la versione della Pace pubblicata nel 45. Se prestiamo attenzione a quanto affermato da Junger più volte sapremo che questo scritto fu concepito nel 1941 durante l’occupazione di Parigi e sarebbe nato come manifesto di aperta opposizione al regime nazista, per circolare clandestinamente tra gi ufficiali dell’esercito tedesco coinvolti nell’attentato di Hitler del 20 luglio del 1944. I passi delle Strahlungen e della Friednesschrift fanno pensare che Junger negli anni 41-42 avesse concepito semplicemente uno schizzo dell’opera, che rielaborò nel 43. La pace assumerebbe un valore differente nelle scelte politiche di Junger se fosse stata composta nel 1944 o 45, poiché tale scritto non potrebbe intendersi come una presa di posizione antinazista di Junger stesso, ma apparirebbe un tentativo di riabilitazione della propria posizione politica in caso di un processo ai suoi danni, dopo la disfatta della Germania. A complicare la comprensione si aggiunge la presenza di passi in cui si accenna a un a fine imminente del secondo conflitto mondiale accanto ad altri in cui invece le sorti della guerra stessa non sarebbero per nulla decise. Lo scritto in cui Junger si confronta in modo più intenso con la domanda su che cosa sia la guerra è La mobilitazione totale (totale Mobilmachung). In apertura dello scritto Junger precisa che la sua riflessione evita di occuparsi della guerra in senso universale, quale materia pura dell’emozione: come la diversità dei paesaggi che circondano i vulcani tende a svanire quando ci si avvicina alle fauci incandescenti del cratere, così svaniscono le differenze relative tra mezzi e idee, qualora si intenda osservare la guerra quale nuda lotta per la vita e la morte. Per Junger la questione più importante è riuscire a osservare e a descrivere i “paesaggi” che danno forma alla superficie per cercare di raccogliere alcuni dati che distinguono l’ultima guerra da tutte le altre guerre. Già nel 1925 aveva sottolineato l’importanza di fissare lo specifico tratto espressivo della “facies bellica” di ogni guerra perché nel modo specifico di conduzione delle battaglie si esprime lo stile di quell’epoca e il” tipo d’uomo”. Quale sia lo stile bellico che si produce un Europa nel corso della prima guerra mondiale emerge da una delle più nitide definizioni jungeriane di totale Mobilmachung: la Mobilitazione totale è un atto con cui il complesso e ramificato pulsare della vita moderna viene convogliato con un sol colpo di leva nella grande corrente della energia bellica. Non solo un aspetto della cita, lo stato di guerra, ma la “vita moderna” nella sua totalità viene declinata sub specie bellica e alla guerra resa funzionale. Ogni ambito della vita attiva è reso utilizzabile per la guerra. La Mobilitazione totale, implicando una “disponibilità” illimitata della materia utilizzabile per scopi bellici, muta contemporaneamente il concetto stesso di utilizzabilità, in funzione del sistema del lavoro. Non è più sufficiente alzare il braccio ma è necessario un armamento che arrivi fino al midollo. Sul piano individuale il simbolo dell’operare attivamente nella guerra ora è la totalità dell’individuo, il suo corpo e la sua anima, che sono disponibili ad essere utilizzati come arma. Totale sottomissione dell’individuo e delle masse alla legalità del sistema del lavoro. Non è sufficiente che la massa sia convolta in senso nazionalistico, è necessario che sia massa disciplinata e cioè che funzioni per i nuovi scopi bellici secondo le leggi del lavoro. Le quali a loro volta sono comprese non nei termini di semplice “attività tecnica” ma quale “totalità dell’esistenza” che è in atto anche nei sistemi della scienza. La mutazione dell’esercito in “esercito del lavoro in assoluto” per Junger non è casuale: la massa solo trasformandosi in massa che opera secondo le leggi del lavoro, assume la disponibilità a funzionare secondo il processo di dispiegamento della forza, a lavorare in conformità alle leggi della mobilità e del rischio, al punto che la guerra non ha più uno spazio limitato nell’ordine dello stato, ma occupa le membrane del singolo e della collettività. Nel corso della guerra entrino in campo nuove categorie di armi e nuovi metodi di combattimento, ciò ancora una volta dimostra il fatto che il fronte della guerra e il fronte del lavoro sono identici. La mobilitazione in guerra è un ulteriore estensione al conflitto bellico della logica mobilitante del lavoro: il campo di battaglia a partire dalla Prima guerra mondiale coincide con lo spazio dell’esistenza nella sua totalità, dato che l’esistenza dell’essere umano coincide con lo spazio del lavoro. Per questo la mobilitazione sociale non è solo descrivibile a livello negativo come mera distruzione dei vecchi confini tra pace e guerra ma è concepibile in modo positivo come configurarsi di una nuova dimensione spazio temporale dominata dalla normalità della guerra che scorre nel corpo della collettività. In che cosa si distingue la Mobilitazione del lavoro nell’epoca delle masse e delle macchine dal concetto di Mobilitazioni quale si era sviluppato nel XIX secolo? Nel fatto che essa non cerca più di mettere in moto soltanto il corpo militare dello Stato, bensì tutta la sua forza lavoro, della quale le presentazioni militari non sono che una sola forma di espressione. Dunque la Mobilitazione militare del lavoro è un punto di radicale mutamento della prestazione militare che rappresenta solo una parte della normalità della guerra nell’era della dimensione totale del lavoro. Per Junger mobilitazione totale significa che la prospettiva e la rappresentazione della guerra governano anche lo stato di pace, ovvero che il ritmo della mobilitazione è anche politica della Mobilitazione, e tale politica ha per scopo essenziale la potenza, la possibilità di guerra. Il primo conflitto planetario non appare solo come guerra degli opposti nazionalismi, ma come modo di prendere forma di un mondo intensivamente percorso dalla logica del lavoro, come emerge dal richiamo dei paesi coinvolti a parole d’ordine che facevano riferimento al progresso. Quindi attraverso le parole d’ordine legate all’idea di progresso l’interno pianeta si mobilita per la guerra organizzando un modo uniformato alla logica del lavoro. Imprese come le Prima guerra mondiale agli occhi di Junger appaiono come prive di scopo, non sono afferrabili solo da spiegazioni di carattere economico, quanto piuttosto con fenomeni di natura culturale come le cattedrali, simboli della nascita della civiltà gotica. Secondo questa impossibilità di riconoscere una finalità al lavoro non può essere concepito come un’attività tecnica. La nostra tecnica fornisce gli strumenti decisivi, ma non sono essi a mutare la faccia del mondo: è la volontà personale che è alle loro spalle. Il lavoro è una forza metafisica che produce una propria Umwelt (ambiente), secondo una lettura di tipo morfologico di stampo goethiano in cui è la via formativa dell’organismo culturale a essere decisiva nel prendere forma di un organismo. Si afferma dunque una Kultur del lavoro che non può essere compresa con le categorie delle ideologie del progresso ma piuttosto come mutazione dell’intero orizzonte di senso in cui l’intera umanità ora si trova è totalmente declinato in chiave lavorativa. Secondo Junger attraverso il fuco della prima guerra mondiale si opera nella direzione di un’unificazione del pianeta dominato della logica del lavoro, la quale a sua volta costituisce il fondo comune cui attingono le forme politiche, siano esse democrazie liberali o altro. Queste forme politiche non sono che variazioni sull’unico tema del lavoro come modo mediante cui l’essere umano entra in relazione attiva con l’esistente. Quell’immane scontro di nazioni che ha caratterizzato il Primo conflitto mondiale può essere osservato già nel 1933 anche come un modo mediante cui la forza metafisica del lavoro preme per realizzarsi a livello planetario. La dimensione unificante del lavoro appare come una forza più profonda rispetto alle più evidenti differenze nazionali e alle contrapposizioni politiche. Dalla guerra civile planetaria alla pace. La semina e il frutto (Der Arbeiter) All’interno di questa cornice interpretativa del processo di Mobilitazione totale, la Seconda guerra mondiale viene compresa da Junger come l’ultimo episodio della “guerra dei lavoratori”, come definitivo passaggio verso la formazione di un pianeta unificato sotto il segno della logica del lavoro. Dunque la seconda guerra mondiale costituisce l’ultimo passo, il sacrificio definitivo e necessario compiuto dal tipo umani dei lavoratori per dare forma a un’unica umanità, a un’unica terra come casa dell’uomo. Si può notare quanto è grande la distanza rispetto alla Pace perpetua di Kant. Per Kant due sono i presupposti mediante cui la pace può essere realizzata dall’uomo: in primo luogo la storia si muove verso una propria realizzazione finale in cui il bene per l’uomo sia costruibile. In secondo luogo, per Kant è necessario che le comunità umane organizzino la propria convivenza nello Stato. Lo Stato per Kant è un’organizzazione di diritto esterno che permette di normare i rapporti tra gli uomini in modo sicuro e stabile. Sia la storia sia la natura tendono alla finalità morale dell’uomo, ma un passaggio necessario attraverso cui bisogna contenere la naturalità permettendo lo sviluppo razionale è l’istituzione Stato. Il progetto di pace perpetua Kantiano si
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