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Riassunto de " lo sviluppo sostenibile" lanza, Sintesi del corso di Economia E Politica Dello Sviluppo

Riassunto del libro " lo sviluppo sostenibile " per l'esame di economia e politica dello sviluppo

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015
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Caricato il 04/05/2015

caterina.sciortino19931
caterina.sciortino19931 🇮🇹

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Scarica Riassunto de " lo sviluppo sostenibile" lanza e più Sintesi del corso in PDF di Economia E Politica Dello Sviluppo solo su Docsity! Alessandro Lanza LO SVILUPPO SOSTENIBILE a cura di Tommaso Armati Si definisce sostenibile la gestione di una risorsa se, nota la sua capacità di riproduzione, non si eccede nel suo sfruttamento oltre una determinata soglia. Questo concetto può essere applicato a due diversi tipi di risorse, quelle rinnovabili e quelle esauribili. Le prime comprendono, ad esempio, alcuni tipi di animali, come determinati pesci, che se pescati in maniera eccessiva potrebbero estinguersi in breve tempo. Con le seconde invece si intendono quelle risorse energetiche limitate, come il petrolio, e quindi destinate prima o poi ad esaurirsi. Un eccessivo sfruttamento di quest’ultime può quindi portare, nel breve o nel lungo periodo, a un loro esaurimento definitivo. Lo sviluppo può essere definito sostenibile quando soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future. Questo concetto ruota attorno a una miriade di variabili che contribuiscono a renderlo attuabile. In generale l’atteggiamento che le varie istituzioni e aziende hanno nei confronti di questo tema non può considerarsi ancora maturo, ma viene comunque classificato in due filoni contrapposti. I sostenitori del tecnocentrismo sono fautori di un mercato senza imposizioni nè sui produttori nè sui consumatori e sono pervasi da una fiducia totale nelle capacità dell’uomo e della tecnologia di compensare a eventuali scarsità di risorse. L’approccio ecocentrico invece considera la tutela ambientale come tema centrale e pone forti restrizioni alla possibilità di sostituzione tra fattori. Ma è possibile misurare lo sviluppo sostenibile? E come? La contabilità nazionale misura solo la crescita economica e del reddito dei cittadini e ci dà una previsione di spesa sostenibile per essi. In questo calcolo tuttavia non rientrano il deterioramento quantitativo e qualitativo del capitale naturale, nè i costi che i cittadini sostengono come reazione al cambiamento dell’ambiente che li circonda. Queste spese prendono il nome di spese difensive, e solo ora si stanno avviando dei tentativi per calcolarle in maniera corretta. CHI MINACCIA LA SOSTENIBILITA’? Innanzitutto va considerato il problema della sostenibilità demografica, con cui si intende la capacità del pianeta di sostenere un determinato numero di abitanti. C’è stato un aumento demografico considerevole negli ultimi decenni e si prevede che la popolazione mondiale possa stabilizzarsi intorno agli 11 miliardi nell’anno 2.200. Ovviamente la presenza di più uomini implica una minore disponibilità di risorse e di conseguenza una minore sostenibilità del pianeta. L’espressione “transizione demografica” descrive i cambiamenti nel rapporto tra nascite e morti avvenute nei paesi industrializzati nel XIX SEC. Questa attraversa tre fasi di sviluppo: nella prima a un’elevata natalità corrisponde un alto tasso di mortalità, e dunque la situazione può dirsi in equilibrio. Successivamente, con lo sviluppo delle condizioni economiche e sanitarie, il tasso di mortalità decresce mentre le nascite si mantengono numerose. Questa situazione è quella attraversata attualmente da molti paesi in via di sviluppo, e mette a forte rischio la sostenibilità planetaria. La terza fase è quella attuale dei paesi sviluppati, in cui un cambiamento di stili di vita ha portato a una riduzione dei tassi di natalità e, conseguentemente, a un nuovo equilibrio. Questo significa che il consumo energetico e l’attività umana hanno modificato questo equilibrio iniziale. Tuttavia proprio l’Ipcc fa presente che è possibile ridurre le emissioni specie di anidride Carbonica (il gas più dannoso) per ritornare a una situazione di equilibrio accettabile. DEFORESTAZIONE: Il taglio di alberi supera il loro tasso di rigenerazione. Questo è dovuto sostanzialmente a due motivi: da un lato la ricerca di legname pregiato, dall’altra il fatto che per parecchi paesi il legno rappresenta il combustibile principale. I danni provocati da questa tendenza sono molteplici, il più importante è la riduzione di aree verdi: le foreste tra l’altro contribuiscono a fissare l’anidride carbonica, e quindi un loro abbattimento potrebbe accentuare l’effetto serra. Un altro problema è quello relativo alla diminuzione della biodiversità in alcune zone tropicali, che porta a un impoverimento genetico del nostro pianeta. ASSOTTIGLIAMENTO OZONO: Questo problema è emerso una decina di anni fa; da allora strato di ozono si è assottigliato in maniera talmente rilevante da diventare un buco grande come gli Stati Uniti. Il buco permette un’esposizione diretta dell’uomo ai raggi del sole che porta a gravi danni per la nostra salute. Questo è dovuto ai Cfc(clorofluorocarburi)che sono stati messi fuori commercio, ma che sono ancora presenti in alcuni vecchi elettrodomestici e sono diventati una merce di contrabbando. PIOGGIA ACIDA: E’ provocata dalla combustione di alcuni componenti energetici, e ha come conseguenza la precipitazione di alcuni agenti inquinanti che causa danni agli edifici e agli alberi. Rappresenta un fenomeno trasnazionale, perchè le pioggie sono in grado di spostarsi di centinaia di Km. Dunque quasi mai chi le provoca corrisponde a chi ne subisce le conseguenze. 3. L’INSUFFICIENZA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE La politica ambientale non è ancora arrivata a un punto di maturità. Le istituzioni che si occupano di ambiente sono organi spesso deboli che non riescono a far rispettare gli obblighi assunti dalle parti. A questo si aggiunge il comportamento poco corretto di queste ultime, che ancora non riescono a porre le tematiche ambientali in cima alla propria agenda, e spesso si comportano in maniera opportunistica, sovrautilizzando le risorse comuni. Sono stati firmati oltre 200 accordi dalla prima conferenza di Stoccolma del 72 e qualcosa, ma non molto, sembra essere cambiato. Tra le conferenze più importanti ricordiamo quella di Rio del 92, in cui i paesi si sono assunti i primi obblighi politici, e quella di Kyoto del 97 (il cui protocollo entra ufficialmente in vigore domani 16/2/05 ndr.)in cui è stata convenuta una riduzione del 5% delle emissioni di gas serra. Gli Stati Uniti si sono rifiutati di firmare il protocollo, inferendo un duro colpo all’equilibrio ambientale mondiale. Ad ogni modo risulta sempre molto difficile attuare delle normative chiare, anche perchè è sempre difficile accertare responsabilità e trasgressioni. Le decisioni in questo ambito comportano sempre un costo per i singoli paesi a favore del bene collettivo; è dunque necessario sposare un processo decisionale partecipativo, nella speranza di trovare un compromesso accettabile che dia vita ad un accordo durevole. 4.CRESCITA ECONOMICA, POPOLAZIONE E AMBIENTE La crescita economica rappresenta un bene o un male per l’ecosistema? La prima preoccupazione è che la crescita economica porti a un maggiore utilizzo delle risorse, una maggiore possibilità di esaurimento di queste ultime, e quindi un’ ulteriore produzione di rifiuti. Dunque la crescita sarebbe nociva alla sostenibilità. Tuttavia ci sono numerosi aspetti per cui questa tesi possa essere confutata. Nei paesi sviluppati, c’è un predominio di attività del settore terziario, ciò comporta una forte diminuzione dell’inquinamento. Allo stesso tempo il settore secondario è giunto ormai in una fase matura, e utilizza tecnologie più nuove e meno nocive all’ambiente. I paesi in via di sviluppo stanno invece attraversando quella fase in cui la crescita porta ad un aumento delle emissioni nocive. Consideriamo emissioni lorde quelle valutate tenendo unicamente conto del consumo di energia di un paese. Le emissioni nette invece sono quelle che effettivamente si verificano e vengono valutate da apposite centraline, e corrispondono alla differenza tra emissioni lorde e abbattimento.
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