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Riassunto dei fondamenti dell'economia. , Schemi e mappe concettuali di Economia

Riassunto delle tematiche che stanno alla base di una conoscenza in campo economico.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

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Scarica Riassunto dei fondamenti dell'economia. e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Economia solo su Docsity! FONDAMENTI DI ECONOMIA Cos’è l’economia? L’economia studia come le società usano risorse scarse (il tempo) per produrre merci e come queste vengono distribuite. Essa è una scienza sociale (perché si occupa della società e dei rapporti tra gli individui in una società) e come tale usa il metodo scientifico per giustificare delle teorie. L’economia è necessaria nella vita quotidiana: siamo costantemente messi davanti a scelte economiche (ad es. “stasera forse è meglio che non esco, così risparmio qualcosa). Grazie ad essa, quindi, diventiamo coscienti dei problemi e ci aiuta ad interpretare la società in cui viviamo. Esistono due distinzioni principali di quello che studia l’economia: 1. La Macroeconomia si occupa dell’economia nel suo complesso piuttosto che di singoli mercati e si interessa della sua struttura, del suo andamento e comportamento. 2. La Microeconomia è una branca dell’economia che studia nuclei familiari e aziende decidono di allocare risorse scarse. Si occupa principalmente di scarsità , ossia come gli individui e le aziende prendono decisioni in un mondo in cui le risorse sono scarse. Il concetto centrale: come individui diversi o aziende decidono tra diverse alternative per aumentare il loro benessere date le scarsità delle risorse, anche detto TRADE-OFF. In economia un trade-off (o trade off) è una situazione che implica una scelta tra due o più possibilità, in cui la perdita di valore di una costituisce un aumento di valore in un'altra. La Microeconomia si focalizza su due attori economici: i consumatori ed i produttori. Le scelte dei consumatori sono limitate dall’entità delle loro risorse economiche (vincolo di bilancio). Dato questo vincolo, scelgono in paniere di beni che massimizza il loro benessere. Le aziende devono considerare ciò che fanno i consumatori e definire la produzione in modo da massimizzare il profitto. Le domande che i pongono sono quindi: Quali beni e servizi produrre? Come produrre beni e servizi? Chi acquisisce beni e servizi? Tutte queste domande sono risolvibili tramite i prezzi. Sul mercato, chi vende (produttore) e chi acquista (consumatore) beni e servizi si incontra e determina i prezzi e le quantità dei beni e servizi. Adam Smith sosteneva che la mano invisibile dei mercati genera la situazione economica ottimale quando gli individui si dedicano al loro interesse personale. Ma i mercati non so perfetti: se il mercato fallisce allora interviene lo Stato che deve assicurare l’efficienza, correggere un’ingiusta distribuzione dei redditi, e di promuovere la crescita economica e la stabilità. Per prendere una decisione si tiene conto di questi fattori: 1. Le risorse sono scarse. Con risorsa s’intende tutto ciò che può essere usato per produrre qualcos’altro (terra, lavoro, capitale). Anche il tempo è una risorsa. Le risorse disponibili non bastano per soddisfare tutti i possibili usi produttivi o tutta la domanda esistente e per questo motivo è necessario fare delle scelte ed utilizzarle al meglio (efficienza). 2. Costo opportunità: ossia tutte le cose a cui bisogna rinunciare per ottenere qualcos’altro. Esempio: qual `e il costo opportunità di frequentare questo corso? A quanto ammonta il costo della vostra frequenza al corso di laurea in scienze della comunicazione? 3. Decisioni marginali: l’analisi marginale sta nel decidere se fare poco di più o poco di meno costo marginale vs. beneficio marginale. Si fa quindi un trade-off ossia un confronto tra costi e benefici (ho sete, voglio bere, so che costa x, decido di comprarla perché il beneficio sarebbe meglio che risparmiare). 4. Le persone sfruttano le opportunità: Erika Magliocco Anno 2016-2017 • Incentivo: una ricompensa offerta se si cambia comportamento • Le persone reagiscono agli incentivi → questo `e molto importante per le politiche pubbliche (e.g. sussidi di disoccupazione, tassazione marginale...). Le persone possono ottenere di più grazie allo scambio ed al commercio piuttosto che cercando di essere autosufficienti e se ci si specializza è ancora meglio: in questo modo infatti si spreca meno cercando di vendere più cose ma vendendone solo una in maniera intelligente e di solito è la cosa per cui si è più portati. L’economia è un sistema che “coordina le attività individuali”. I mercati si muovono verso l’equilibrio: nessun individuo starebbe meglio facendo qualcos’altro. Un’economia è efficiente se non c’è alcun modo per aumentare il benessere di un individuo senza diminuire il benessere si un altro individuo (efficienza paretiana). I mercati sono generalmente efficienti. In un’economia di mercato, individui e aziende possono prendere decisioni economiche. Questo (spesso) porta ad un risultato efficiente la “mano invisibile” di Adam Smith: secondo lui gli individui inseguendo i loro interessi, finiscono per servire gli interessi dell’intera società e impediscono di sprecare le opportunità e di aumentare il benessere globale di una nazione. Quando i mercati sono inefficienti l’intervento pubblico (dello Stato) può essere necessario. E ci sono due principali ragioni per cui lo Stato può intervenire: l’efficienza e l’equità. Con efficienza s’intende il fallimento del mercato e con equità s’intende il migliorare la distribuzione del benessere economico (ad es: la redistribuzione del reddito). Ad esempio quando si tratta di infrastrutture può intervenire lo Stato: nessuno ha l’incentivo di costruire una strada di campagna che nessuno usa mai ed è per questo che qui deve intervenire lo Stato. I modelli economici Gli economisti lavorano con modelli economici: in un modello si descrive un processo economico utilizzando due o più variabili economiche. La microeconomia si concentra su due attori economici: consumatori e produttori. Nonostante esistano modelli che cercano di descrivere l’intera economia (modelli di equilibrio generale), generalmente ci si concentra su delle versioni semplificate della realtà. Quello su cui solitamente ci concentreremo è l’effetto di un cambiamento alla volta, considerando gli altri fattori importanti. Questo è quello che si intende per: “other things equal assumption” e “ceteris paribus”. Il modello tradizionale è molto utile per analizzare la determinazione dei prezzi, il volume degli scambi e alcune questioni di efficienza. Esso non è per contro in grado di offrire un quadro completo dell’economia, poiché trascura molte caratteristiche del mondo reale che hanno un impatto cruciale sull’attività economica (per esempio: l’impatto della pubblicità, dell’azione politica, dei processi di contrattazione e di amministrazione, delle lotte di potere economico e della disponibilità di materie prime ed energia). È utile imparare ad usare il modello tradizionale, ma anche conoscere i limiti e punti di debolezza. I due modelli del modello tradizionale sono: 1. La frontiera delle possibilità produttive 2. La teoria del vantaggio comparato La frontiera delle possibilità produttive La frontiera delle possibilità produttive indica le quantità massime di produzione che un sistema economico può ottenere con la conoscenza tecnologica e la quantità di input di cui dispone. Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 L’idea del vantaggio comparato si applica a molte attività economiche, la più importante delle quali è probabilmente il commercio internazionale. Spesso i governi sostengono che sia opportuno produrre all’interno di un paese tutto ciò di cui la popolazione ha bisogno (rispettivamente le aziende indigene chiedono al governo di essere protette dalla concorrenza straniera). Gli economisti considerano positivamente il commercio internazionale. Vantaggi comparati in Svizzera: Domanda e offerta Il mercato è formato da compratori e venditori di un particolare bene. In un mercato concorrenziale ci sono compratori e venditori dello stesso bene. La caratteristica principale dei mercati concorrenziali è che nessun individuo ha un effetto significativo sui prezzi: gli agenti sono definiti price-takers. Esistono anche mercati non concorrenziali dove i venditori sono pochi (oligopolio) o uno (monopolio). Le casse malati sono esempio importante perché ne esistono tante ma i prezzi sono comunque elevati, com’è possibile? Le casse malati sono obbligatorie per questo i prezzi rimangono alti. Gli elementi che compongono il modello sono questi: 1. La curva di domanda: un prezzo più alto di un bene, a parità di altri fattori, porta ad una minore quantità domandata. Quindi se il prezzo cambia noi osserviamo un movimento lungo la curva di domanda in base a questi fattori • Prezzo dei prodotti correlati: es. se aumenta il prezzo del burro crescerà la domanda di margarina Erika Magliocco Anno 2016-2017 • Reddito: • Beni inferiori: es. patate, se si guadagna poco si è disposti a pagare di più questo genere di bene. • Beni normali (che seguono questa tendenza) : se noi guadagnamo di più, siamo disposti a pagare di più per un bene. Se guadagnamo meno siamo disposti a pagare meno • Bei di lusso: es. ferrari, caviale, rolex. Se guadagno (reddito) aumenta) più disposta a comprare questo tipo di bene 1. Preferenze o gusti: che influenzano la domanda (es. vegetariani fanno diminuire la domanda di carne e aumentare quella di frutta e verdura) 2. Popolazione: es.: adesso ci sono meno bambini che anziani quindi ci sarà una diminuzione della domanda di culle 3. Aspettative: es. nei mesi che precedono l’uscita dell’iphone 7 diminuisce la domanda degli altri iphone 4. Interventi dello Stato Uno spostamento della curva di domanda si verifica quando a variare sono i fattori diversi dal prezzo del bene (ad una variazione del prezzo corrisponderebbe infatti un movimento lungo la curva di domanda). 2. La curva d’offerta: un cambiamento del prezzo di mercato comporterà un movimento lungo la curva di offerta. I maggiori fattori che influenzano l’offerta: • Prezzo degli input: gli input sono i beni necessari produrre un dato bene, es. lavoro, capitale, terra, materie prime, beni intermedi. Se il prezzo dell’input è più basso, diminuisce il prezzo del bene finale ; se il prezzo dell’input è più alto aumenta il prezzo del bene finale (perché il costo della materia prima è più alto • Tecnologia: determina quanto di un bene può essere prodotto con una data quantità di risorse oggi con l’avanzamento delle tecnologie costa meno produrre un telefono di prima • Numero di venditori: se più imprese producono quel bene si ha un incremento dell’offerta • Aspettative: cambiamenti nella futura polita dei prezzi 3. L’equilibrio: l’equilibrio di mercato si raggiunge quando quantità offerta=quantità domanda e questo da vita ai prezzi. Cosa accade se il prezzo è al di sopra o al di sotto di quello di equilibrio? Se il prezzo è troppo alto ci saranno più venditori ma meno compratori; se il prezzo è troppo basso ci saranno più compratori ma meno venditori 4. La condizione di equilibrio: sta ad indicare che a quel dato prezzo la quantità che gli acquirenti sono disposti a comprare è esattamente uguale alla quantità che i venditori sono disposti a vendere. In tali circostanze il prezzo e la quantità tendono a rimanere invariati, finché non si verifichi un mutamento di un fattore diverso dal prezzo. Per comprendere il funzionamento di fenomeni complessi che dipendono da molte variabili risulta utile concentrarsi su singoli elementi isolandoli dal contesto generale. L’idea `e quella di ricreare la logica del laboratorio dove si procede con modiche successive dei parametri oggetto di studio. L’economia (reale) non si può portare in laboratorio ma nessuno impedisce di concentrare la nostra analisi su singoli elementi. Questo modo di procedere viene definito dagli economisti clausola del Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 ceteris paribus (a parità di ogni altra cosa).La naturale applicazione del ceteris paribus `e la statica comparata. Esempio: se la domanda aumenta Se l’offerta aumenta: Economia del benessere L’economia del benessere è una branca dell’economia che si occupa di analizzare come l’allocazione1 delle risorse influenza il benessere economico degli agenti. Il benessere dei partecipanti al mercato può essere misurato attraverso il concetto di surplus (o rendita). Il surplus è una misura monetaria del benessere che può essere calcolato in CHF, Euro, dollari, ecc. Esso cresce al ridursi del prezzo di mercato, e viceversa. La disponibilità a pagare è il prezzo che un compratore è disposto a pagare per un certo bene quindi misura il valore effettivo del bene in questione per quel compratore (beneficio). Molti studenti decidono di separarsi, alla fine dei propri studi, dei libri di testo e li vendono ad altri studenti, disposti a studiare su libri usati anziché sostenere la spesa per l’acquisto di libri nuovi. Quindi sia chi vende che chi compra trae benefici. Attraverso il concetto di surplus del consumatore e surplus del produttore si può quantificare quant’è il beneficio che traggono. Il prezzo più basso al quale il produttore è disposto a fornire ciascuna unità di bene prodotto coincide con il costo (marginale). Il surplus del produttore è la differenza tra il prezzo di mercato e il costo. Questo concetto si può applicare sia al singolo produttore che al mercato. In caso di curva di offerta crescente, il costo opportunità marginale (cioè il costo dell’ultima unità prodotta) aumenta al crescere dell’offerta. Un aumento del prezzo di mercato aumenta il surplus del produttore. Anche questa volta si hanno due effetti: 1. Aumento del surplus dei produttori già sul mercato 2. Il nuovo surplus che viene percepito dai produttori che vi entrano grazie al prezzo più alto. Definizione di efficienza Un sistema economico è efficiente se si sfruttano tutte le opportunità per migliorare il benessere delle persone. L’efficienza paretiana: quando nessuna possibile riorganizzazione della produzione o della distribuzione può migliorare la situazione di qualcuno senza peggiorare la situazione di qualcun Erika Magliocco Anno 2016-2017 1 ripartizione rimuovendo il controllo il prezzo potrebbe lievitare ai livelli riscontrati sul mercato nero, ignorando il fatto che solitamente i prezzi del mercato nero sono molto più elevati di quelli di equilibrio. Perché i funzionari non capiscono l’analisi di domanda e offerta. Livelli minimi di prezzo: sono spesso introdotti per prodotti agricoli, come il frumento o il latte, per sussidiare il reddito degli agricoltori. ▲ Si produce un allocazione inefficiente delle vendite tra i produttori ▲ Uno spreco di risorse (acquisto e distruzione delle eccedenze da parte dello Stato, code dei lavoratori negli uffici di collocamento) ▲ Qualità inefficientemente elevata (esempio del cibo sui voli transatlantici, quando esisteva un prezzo minimo per il biglietto) ▲ Attività illegali (lavoro al nero in caso di salario minimo) Perché esistono livelli minimi di prezzo? Perché i livelli minimi di prezzo possono avvantaggiare un gruppo influente di venditori! Perché si vuole tutelare la produzione di beni che portano a delle esternalità positive (contadini di montagna in Svizzera). Perché i funzionari della pubblica amministrazione credono che il modello di domanda e offerta non si applichi al mercato che intendono regolamentare o non capiscono l’analisi di domanda e offerta. Un’alternativa ai salari minimi: i sussidi Secondo i modelli classici, il salario minimo crea disoccupazione, mentre il sussidio ai salari (di alcuni lavoratori particolarmente svantaggiati) aumenta l’occupazione. Ma il salario minimo non comporta costi per i contribuenti, i sussidi salariali sì! Potrebbe però ridurre la spesa per gli ammortizzatori sociali, far diminuire la criminalità, ecc. Le tasse ▲ L’incidenza di una tassa, ovvero chi effettivamente ne sopporta il costo, non dipende da chi materialmente versa la tassa all’erario! ▲ L’incidenza dipende piuttosto dalla pendenza relativa delle curve di domanda e offerta (nel caso specifico la tassa, pur prelevata sui produttori, incide equamente, al 50%, su compratori e venditori). ▲ L’area del rettangolo determinato dall’entità della tassa (per unità venduta) e dalla quantità totale corrisponde al gettito dell’imposta. ▲ Il costo economico della tassa è una perdita secca (la perdita di transazioni che sarebbero state vantaggiose per produttori ed acquirenti). ▲ I provvedimenti tributari mal concepiti impongono una perdita secca maggiore di quelli configurati saggiamente. ▲ Spesso le tasse sono all’origine di attività illegali (per esempio contrabbando di sigarette tra Stati in cui le tasse sono basse e Stati in cui queste sono elevate). ▲ Il costo dell’imposizione fiscale sono anche le tasse non pagate (la modifica dei comportamenti da parte degli individui al fine di evitare il pagamento delle tasse). Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 Produzione e costi Per produrre in maniera efficiente, le imprese combinano i fattori di produzione (INPUT) cercando di evitare sprechi e ottenere OUTPUT per cercare di massimizzare i profitti. Il processo produttivo (ossia il processo che trasforma un input in output) non ci interessa e lo chiamiamo black box. La funzione di produzione Gli input solitamente considerati sono: lavoro, capitale, terra, energia. L’output è qualcosa che crea utilità, presente o futura. Esso rappresenta quindi un bene economico in senso stretto. La teoria economica della produzione La funzione di produzione è uno strumento analitico assai utile per descrivere le capacità produttive di un’impresa. • Disponendo di quantità fisse di fattori (input) e di una determinata tecnologia esiste un solo livello di output che risulta prodotto senza sprechi (efficiente). • La funzione di produzione descrive pertanto la relazione tra la quantità massima di output ottenibile e le quantità di input necessarie per ottenerla, ed è definita per un determinato livello di conoscenze tecnologiche. La funzione di costo che considereremo in seguito è strettamente collegata alla funzione di produzione, al punto da costituirne il “rovescio della medaglia”. Esempio: settore ospedaliero Questo grafico mostra come un input come i medici non possono portare ad un output efficiente se non è accerchiato da più infermieri. Nella linea verde si vede benissimo che 1 medico accerchiato da 3 infermieri produce 80 clienti curati, 2 medici con 3 infermieri producono 120 pazienti curati e così via. Di volta in volta il numero di pazienti curati diminuisce perché i medici senza infermieri non servono a niente in ospedale. Un medico ha bisogno di infermieri per produrre qualcosa altrimenti finisce che deve fare anche il loro lavoro e a questo punto ci mette in ogni caso di più a curare dei pazienti. Per questo motivo sul grafico la funzione di produzione sarà sempre decrescente. Se tutti gli output sono VARIABILI la funzione Q= f (I, M) si può rappresentare come una montagna dove la quota rappresenta il prodotto in funzione della quantità di input utilizzate. • Un fattore produttivo FISSO è un fattore la cui quantità non può essere variata. • Un fattore produttivo variabile è un fattore la cui quantità può essere cambiata. Se consideriamo il breve periodo e supponiamo che il numero di infermieri sia fisso e il numero di medici è variabile. La funzione di produzione di breve periodo è Q= f (M, I). L’output è una funzione solo del numero di medici e di una costante (il numero di infermieri I) (il grafico diventa da tridimensionale a bidimensionale). La funzione di produzione di breve periodo si ottiene sezionando la superficie con un piano verticale in corrispondenza a quanto vale I (infermieri). Erika Magliocco Anno 2016-2017 Prodotto totale, medio e marginale ▲ Il prodotto totale (PT) indica la quantità complessiva di output espressa in unità fisiche (tonnellate, Kwh, numero di polizze emesse, pazienti curati o giornate di cura prestate). ▲ Il prodotto marginale (PMg) di un fattore è l’output addizionale che si ottiene aumentando di una unità l’impiego di quel fattore, mentre la quantità di tutti gli altri fattori viene mantenuta costante. ▲ Il prodotto medio (PMe) è infine il rapporto fra l’output complessivo e le unità totali di input impiegate. Esempio: PT=120= unità di pazienti curati PMe= 60=unità di pazienti curati in media PMg=40=80-60=unità in più prodotte passando da 1 a due medici Rendimenti marginali decrescenti Da questo grafico possiamo vedere che se aumentiamo il numero di medici ma il numero di infermieri rimane fisso, il prodotto totale aumenta perché in ogni caso avere un medico in più produce più lavoro che non averlo, ma il prodotto marginale è in decrescita perché se si aumenta di un’unità i medici ma gli infermieri rimangono fissi, quest’ultimo comporterà una progressiva diminuzione della percentuale di crescita del prodotto marginale. Quando un fattore variabile è combinato con alcuni fattori fissi, a partire da una certa quantità del fattore variabile il prodotto marginale inizia a decrescere LEGGE DEI RENDIMENTI DECRESCENTI. La legge dei rendimenti marginali decrescenti afferma che aggiungendo quantità addizionali di un input e mantenendo costanti tutti gli altri, si otterranno quantità aggiuntive di output sempre minori. Il fattore fisso limita la quantità di output supplementare che può essere prodotto mediante l’aggiunta di unità supplementari dell’input variabile. Fintanto che il prodotto marginale è superiore al prodotto medio, quest’ultimo assume un andamento crescente. I rendimenti decrescenti sono rappresentati graficamente da una funzione di produzione concava rispetto all’origine. I rendimenti di scala Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 PMg = ∆PT / ∆Input PMe = PT / Input Il costo marginale è la remunerazione dei fattori AGGIUNTIVI utilizzati (n° di ore*salario; quantità di materie*prezzo …): per ottenere un’unità in più di prodotto può essere necessaria una (frazione di) quantità di INPUT molto piccola o molto grande. La forma del costo marginale dipende quindi dalla produttività marginale dei singoli fattori necessari per ottenere l’aumento di output. La relazione che esiste tra input-output e costo totale dipende dalla funzione di produzione dell’impresa considerate. Nello stesso modo il prodotto marginale ed il costo marginale sono uno l’immagine riflessa al negativo dell’altra. Legame tra prodotto marginale e costi marginali Nel breve periodo i fattori della produzione presentano una fase iniziale (potenziale produttivo NON sfruttato) di rendimenti crescenti, seguita da rendimenti decrescenti. • Aumentando progressivamente l’intensità d’uso di un singolo input mantenendo costanti gli altri fattori, avremo una crescita del prodotto sempre più lenta. • Ogni unità di input aggiuntiva viene pagata al PREZZO COSTANTE DI MERCATO ma genera un costo che dipende SOLO dalla quantità impiegata dell’input e non dal relativo prodotto. • Per questo motivo l’andamento della curva dei costi marginali (rispetto all’output) segue una traiettoria opposta rispetto al prodotto marginale di quel fattore. Il costo medio unitario Il costo medio unitario (CU) è il rapporto fra il costo totale e il numero di unità prodotte: Confrontando il costo medio unitario con il prezzo (=ricavo medio unitario) le imprese sono in grado di stabilire se realizzano profitto (p>CU) o se piuttosto producono in perdita (p<CU). Il costo medio unitario si divide in costo fisso unitario (CfU) e costo variabile unitario (CvU) che sono definiti rispettivamente come: Le curve del costo medio unitario I costi fissi unitari (CfU) sono sempre decrescenti. Se dividiamo il costo fisso per una quantità di prodotto crescente, il costo fisso unitario diminuirà al crescere della produzione. Il costo fisso unitario decresce rapidamente per livelli bassi di Q e lentamente per livelli alti di Q. Per Q sufficientemente alto, il costo variabile unitario (CvU) è crescente a causa dei rendimenti decrescenti. Per bassi livelli di produzione, il “peso” dei CfU è maggiore CU decrescente. Per più alti livelli di Q, i CvU diminuiscono sempre più fino ad avere uno scarso peso. CvU si avvicina a CU. Erika Magliocco Anno 2016-2017 CU= CT/qf F/ CvU=Cv/q Relazione tra costo unitario e marginale CU e CM esprimono concetti profondamente diversi ma l’andamento delle rispettive curve è strettamente legato: • entrambi sono espressi in funzione della quantità (Q) prodotta • CU è un indicatore medio che rappresenta in sintesi i costi • CM è un indicatore puntuale del costo di ciascuna unità prodotta Se il costo marginale (CM) ha un andamento prima decrescente e poi crescente (“curva dei costi marginali ad U”), ALLORA: La curva dei costi unitari (CU) assume una forma ad “U” e la curva CM interseca la curva CU nel punto di minimo di quest’ultima: sulla sx di min(CU), CM < CU, ogni unità addizionale di produzione aggiunge un costo unitario inferiore alle unità prodotte in precedenza; al contrario, sulla dx di min(CU), CM > CU, ogni unità addizionale ha un costo superiore alle unità prodotte in precedenza. Esempio: CV = CT-CF CFU=CF/Q CFU= CV/Q CU = CFU+CVU o CT/Q CM = CT1-CT2 (es: 27=168-141) I costi fissi si pagano anche se la quantità di prodotti è 0. Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 Quando la curva di costo marginale incontra le altre curve, queste curve iniziano a decrescere. Quando i costi marginali incontrano i costi marginali medi, i costi marginali iniziano a crescere. La scelta ottimale dei fattori produttivi Dati i prezzi di mercato PL e PK dei fattori produttivi lavoro e capitale, l’impresa vuole produrre in modo efficiente ossia: - produrre la massima possibile con il budget fissato - produrre una determinata quantità al minimo costo possibile La combinazione ottimale degli input si ha quando il prodotto marginale per franco speso è uguale per tutti i fattori produttivi: Se il prezzo di un fattore diminuisce e quello di tutti gli altri fattori rimane costante, alle imprese conviene sostituire parzialmente il fattore divenuto meno caro agli altri fattori. Economie di scala Quando un’impresa aumenta il proprio livello di produzione (scala produttiva), i costi totali aumentano. I costi unitari possono mantenersi costanti, aumentare, aumentare. Economie di scala crescenti: quando all’aumentare dell’output i costi medi diminuiscono. Economie di scala costanti: quando i costi medi non variano al variare dell’output. Diseconomie di scala: quando i costi medi aumentano all’aumentare dell’output (rendimenti di scala decrescenti). Cause delle economie di scala I motivi che giustificano una riduzione dei costi medi di un’impresa che espande la scala di produzione aumentando il livello di output sono: • i costi fissi dell’organizzazione dell’impresa; • i costi associati ad alcune attività aziendali non aumentano in modo proporzionale alla scala di produzione; • la specializzazione e la divisione del lavoro (es. catena di montaggio); • la moderata sensibilità dei costi per stabilimenti e impianti rispetto al volume di produzione; • relazione tra la capacità produttiva degli stabilimenti e degli impianti di maggiori dimensioni fisiche ed il loro costo di installazione; Erika Magliocco Anno 2016-2017 Conviene produrre qui perché ad ogni unità prodotta il costo di produzione è meno Massimizzazione de profitto Per poter rispondere a questa domanda bisogna confrontare i costi marginali di un’unità di output addizionale ed il ricavo marginale derivante dalla vendita di tale unità di output. Il monopolista aumenta la produzione solo se i ricavi aggiuntivi così ottenuti sono superiori ai costi di produzione che deve sostenere: corrispondenza tra ricavo marginale e costi marginali RM=CM. Il ricavo marginale RM è il ricavo addizionale derivante dalla vendita di un’unità in più e quindi dipende dalle vendite e può essere superiore o inferiore di 0. Il ricavo marginale non corrisponde al prezzo: per indurre i consumatori ad acquistare maggiori quantità il monopolista è costretto ad abbassare il prezzo. Il minor prezzo fa aumentare le vendite e di conseguenza i ricavi ad esse associati ma causa una riduzione delle entrate sulle quantità che in precedenza si vendevano a prezzi elevati. Il ricavo marginale è il risultato di questi effetti contrastanti sui ricavi dovuti a modifiche del prezzo. Elasticità, ricavi totali e ricavo marginale RM positivo quando la domanda è elastica RM negativo quando la domanda è rigida RM 0 quando l’elasticità è pari a 1 Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 Scelta ottimale del monopolista Il profitto è la differenza tra i ricavi e costi e dipende da Q: RT(Q)= P(Q)xQ CT(Q)=CF+CV(Q) Per massimizzare il profitto l’impresa deve trovare il prezzo e la quantità d’equilibrio che garantiscono il massimo profitto il massimo profitto si ottiene quando i livelli di produzione Q è tale per cui il ricavo marinale RM(Q) dell’impresa è uguale al costo marginale di produzione CM (Q). Il monopolista fissa il prezzo P che induce le persone a domandare esattamente la quantità Q che massimizza i profitti. P(Q)>CM=RM Il monopolio è una forma di mercato che SPRECA RISORSE. Erika Magliocco Anno 2016-2017 L’impresa massimizza i profitti e sfrutta la posizione di dominio. Per questo motivo il prezzo P* è maggiore rispetto al prezzo che si forma nei mercati concorrenziali P^. La quantità d’equilibrio passa da Q^ a Q* e il benessere sociale si riduce. La perdita di efficienza allocativa causata dal monopolio si definisce PERDITA SECCA di benessere e si rappresenta con l’area rigata. Monopolio: • l’equilibrio si forma nel punto EM • i profitti (extra-profitti) sono elevati (area arancione) • spreco di risorse (P > CM) si crea una perdita secca di benessere (area rigata) Concorrenza perfetta: • l’equilibrio si forma nel punto ECP • non ci sono (extra)profitti • le risorse sono utilizzate in modo efficiente in concorrenza (P=CM) Discriminazione del prezzo La discriminazione del prezzo consiste nel vedere lo stesso bene a diversi clienti/mercati con prezzi diversi (ad es. biglietti del cinema, biglietti dell’aereo, buoni sconto). Affinché questo avvenga bisogna dividere i consumatori in categorie divise in base alle diverse elasticità della domanda: il monopolio può caricare un prezzo più alto a coloro che hanno una domanda meno elastica e un prezzo più basso a coloro che hanno la domanda più elastica. In caso di discriminazione di prezzo perfetta tutto il surplus è traferito dal consumatore al produttore e non ci sono perdite di efficienza. La concorrenza monopolistica Aspetti concorrenziali: • molti consumatori e molti produttori, • libertà di entrata e uscita dal mercato (assenza di barriere), • perfetta informazione (tra i consumatori e tra le imprese) Aspetti monopolistici: • bene non perfettamente sostituibile (forte differenziazione dei prodotti), Curva di domanda negativamente inclinata, Controllo (debole) sul prezzo di mercato Aspetti peculiari: Differenziazione (reale o apparente) del prodotto • differenze qualitative del prodotto (es: diamanti); • differenze di localizzazione nell’offerta di beni omogenei (bacino d’utenza) Benzinai sotto-casa • differenze nell’immagine che l’azienda offre al mercato Marketing Una differenziazione del prodotto efficace permette di creare il mercato di “nicchia”, ossia un piccolo mercato nel quale l’impresa opera come monopolista. La libertà di entrare nei mercati redditizi genera una forte concorrenza per le nicchie migliori (ad es.: se c’è un benzinaio in una Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 Una tassa pigouviana ha lo scopo di limitare la quantità domandata e quindi annullare l’esternalità. Coincide con il costo stesso di esternalità e sono ideali quindi quando si hanno perfette informazioni. 2. Sistema di permessi negoziabili: nel caso dell’inquinamento negli anni 70 negli USA si è calcolato una cifra limite di biossido di zolfo. In seguito si è distribuito ad ogni azienda un permesso, che indica la quantità massima di solfato producibile. Alcune aziende ne producono nettamente meno e possono vendere il proprio permesso a coloro che ne producono di più, ma tutti i permessi sommati rientrano nel “budget” di solfato predefinito. Regolarmente ne vengono prelevati alcuni dallo Stato così da diminuire le dimissioni e tutti quanti possono acquistare questi permessi e distruggerli (volendo). Questo sistema è ideale quando vi è un limite che tassativamente va rispettato e abbassato su medio periodo. 3. Regolamentazioni: quando l’intervento deve essere repentino e violento (es. debellare vaiolo), la flessibilità dell’autoregolazione è poco desiderabile: il miglior modo di fronteggiare alcune esternalità è un deciso intervento dello stato che (ad esempio) decreta l’obbligo di quarantena o la vaccinazione obbligatoria. Caso particolare di esternalità: l’istruzione Ci sono diversi benefici pubblici (esternalità positive) dall’investimento in istruzione che possono giustificare un intervento governativo: 1. Produttività: un più alto livello di istruzione aumenta la produttività delle persone e l’interna collettività ne può beneficiare 2. Rendimenti sociali: a. Impegno civile. L’istruzione può trasformare i cittadini in elettori più b. consapevoli, migliorando la qualità del processo democratico. c. Criminalità. Ci sono evidenze empiriche che mostrano come un aumento del livello di istruzione possa ridurre i tassi di criminalità. d. Salute. Altre evidenze empiriche mostrano gli effetti positivi dell’istruzione su capacità cognitive, salute e stili di vita. 3. Fallimenti del marcato creditizio: Un altro motivo dell’intervento pubblico nel settore dell’istruzione è il fallimento del mercato creditizio, in quanto gli studenti (o le loro famiglie) potrebbero non essere in grado di prendere a prestito le risorse necessarie per finanziarsi gli studi. In un mondo senza settore pubblico, le famiglie dovrebbero mandare i figli in scuole private e pagare interamente per la loro istruzione. 4. Fallimento nel massimizzare l’unità familiare : Il governo può ritenere che i prestiti d’onore non siano una soluzione ai fallimenti del mercato del credito perchè i genitori potrebbero scegliere per i propri figli un livello di istruzione non adeguato. 5. Redistribuzione: in un sistema in cui solo i ricchi vanno a scuola, non sarebbe possibile il movimento sociale Come può intervenire il settore pubblico nell’istruzione? I voucher (ammontare di denaro fisso destinato alle famiglie con bambini in età da scuola. Le famiglie possono decidere se utilizzare questi voucher in scuole pubbliche o private) potrebbero essere un’alternativa. Vantaggi: i voucher permettono di effettuare scelte educative in linea alle proprie preferenze e permetterebbero al mercato dell’istruzione di beneficiare della concorrenza, che fa funzionare in modo più efficiente i mercati privati. Svantaggi: Gli svantaggi di un’educazione che più si avvicina ai gusti delle persone riguardano soprattutto la perdita dei benefici derivanti da programmi comuni. Cercando di attirare particolari segmenti del mercato, le scuole possono dare meno attenzione a quelli che sono gli aspetti Erika Magliocco Anno 2016-2017 fondamentali dell’istruzione. Gli oppositori sostengono che i voucher possono introdurre segregazione sotto diversi punti di vista, come ad esempio la razza, il reddito o il talento dei bambini. Se il finanziamento attuale fosse rimpiazzato dai voucher, la spesa dello stato in istruzione aumenterebbe. Infatti attraverso i voucher lo stato finanzia anche una porzione di scuole private che in assenza di voucher sarebbero state finanziate esclusivamente con capitali privati. I sostenitori dei voucher prendono come riferimento mercati per l’istruzione perfettamente concorrenziali. Tuttavia il mercato dell’istruzione può essere visto come un monopolio naturale, nel quale ci sono guadagni di efficienza nell’avere un solo fornitore del bene. Ogni bambino dovrebbe ricevere un voucher pari al costo medio di istruzione in un certo luogo e in un certo grado. Tuttavia è più costoso educare alcuni bambini rispetto ad altri. I rendimenti dell’investimento dello stato nell’istruzione Un più alto livello di istruzione comporta salari più elevati nel mercato del lavoro. la fornitura di istruzione, bene pubblico impuro, è uno dei servizi pubblici più importanti. L’intervento ottimale da parte dello stato sul mercato dell’istruzione dipende dalla dimensione dei fallimenti del mercato privato e dai rendimenti sociali dell’istruzione. I beni pubblici Caratteristiche dei beni pubblici: 1. Non escludibili: gli individui non possono escludere gli altri dal consumo del bene 2. Non rivali: il consumo di un individuo non ha effetti sul consumo degli altri dello stesso bene Si dividono in: 1. Beni pubblici puri: beni che sono sia non escludibili che non rivali (es: pompieri, ricerca di base, difesa nazionale 2. Beni pubblici impuri: beni che soddisfano solo parzialmente le due condizioni, o solo una delle due Il costo marginale dell’accesso di un’ulteriore consumatore è pari a 1. Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 Ben è disposto a pagare 2 gelati a 2$ mentre Jerry 1 gelato a 2$. Così si vede che a prezzo 2$ la quantità di mercato domandata è 3 gelati. Le due curve quindi si sommano. Se si sommano i beni privati si sommano orizzontalmente perché i consumatori non possono consumare le stesse unità (c’è troppa rivalità nel consumo). La rivalità nei consumi è quello che rende così efficiente il sistema idi mercato dei prezzi, e perché la mano invisibile funzioni. La curva rossa è la curva di domanda di Ben+Jerry. La prima inclinatura corrisponde alla somma dei gelati che ben e Jerry sono disposti a pagare con 2$ (Ben compra 2 gelati a 2$, Jerry 2 gelati a 4 $--> 1+3=4). L’altra inclinatura corrisponde all’inclinatura di Jerry dal momento che la curva di domanda di Ben finisce prima. Fornitura privata di beni pubblici Free rider problem: quando un investimento ha un costo personale ma un beneficio pubblico la gente tende a sotto investire (ad esempio: io sono disposto ad investire per un bel parco pubblico ma gli altri no, per questo motivo non li investo più perché anche gli altri non verrebbero esclusi dal mio investimento e non sarebbe giusto). Drop-in-the-bucket problem (una goccia nel mare): il mio finanziamento non dipende dal singolo contributo ma serve il finanziamento di tutti. il free riding non porta solitamente ad una assenza di fornitura del bene pubblico. Il contributo privato può risolvere, in alcuni casi, parzialmente, il problema 1. Quando alcuni individui sono maggiormente interessati al bene pubblico rispetto ad altri 2. Altruismo 3. Warm glow: per esempio Mark Zuckerberg che investe in beni pubblici per accrescere la sua buona reputazione e la sua immagine Il fenomeno del crowding-out (spiazzamento) rischia di far passare la voglia ai privati di investire in beni pubblici poiché è il governo che li finanzia. Il problema delle preferenze Rivelazione delle preferenze: gli individui non vogliono rivelare al governo le loro referenze per non essere tassati di più per la fornitura del bene Conoscenza delle preferenze: anche assumendo l’onesta informativa, non è detto che essi siano in grado di fare valutazione di tali preferenze Aggregazioni delle preferenze: come può il governo mettere insieme le preferenze di milioni di cittadini? domande di cui si occupa la political economy, ossia lo studio di come il governo prende le decisioni di public policy. Erika Magliocco Anno 2016-2017 Salari di efficienza: La teoria dei salari efficienti, in economia del lavoro e in economia politica, si occupa di spiegare per quale motivo, in alcuni mercati, i salari sono più alti del livello che porta in parità domanda e offerta di lavoro (livello di market clearing). In particolare, si occupa di studiare gli incentivi che spingono le imprese a corrispondere questi salari più alti di quello di mercato ai lavoratori, allo scopo di aumentarne la produttività e l'efficienza. Diversi sono i motivi che spingono le imprese a pagare salari più alti di quanto necessario per portare in equilibrio il mercato: • effetto incentivo o modello dello shirking: lo scopo delle imprese, in questo caso, è quello di evitare comportamenti nocivi dei suoi interessi da parte dei lavoratori. Chi ricorre ad un aumento dei salari lo fa per evitare che i lavoratori svolgano le proprie mansioni controvoglia e in modo poco produttivo (shirking); • effetto rotazione o modello del quitting o del searching: le imprese possono voler evitare che i lavoratori già occupati lascino (quit) il proprio lavoro perché alla ricerca (searching) di salari più alti, costringendole ad affrontare costi indesiderati di formazione professionale e di ricerca di nuovi lavoratori. Una teoria al riguardo è la teoria insider-outsider; • effetto selezione o della selezione avversa: le imprese, in questo caso, assumono lavoratori che percepiscono salari più alti perché li considerano più produttivi rispetto a coloro che accettano una riduzione salariale; C’è da tenere in conto però che le differenze di salario non sono sempre spiegabili tramite queste teorie, la società è ingiusta. Salari da Superstar L’aumento dei guadagni dei dirigenti può dipendere o dalla performance economica delle imprese da loro guidate (market driven pay) o dal potere discrezionale di fissare le proprie remunerazioni (managerial power). Situazione/spiegazione storica • Grazie alla depressione degli anni 20 e fino alla fine della WWII, la quota di ricchezza e reddito della classe media era cresciuta vigorosamente. • Le alte tassazioni marginali dopo la guerra hanno mantenuto ridotte le diseguaglianze. • La crescita della popolazione (baby boom) aveva anche aiutato a mantenere bassi le diseguaglianze di patrimonio. La situazione cambia alla fine degli anni 70: • Gli sgravi fiscali e le riduzioni delle tasse (Reagan economy) • Globalizzazione (capitali e lavoro) • Assortative mating La discriminazione (di razza, genere): non è una naturale conseguenza della concorrenza di mercato ma della mancanza di cultura civica, della politica e dell’ideologia. Il mercato tenderebbe infatti ad operare in direzione opposta alla discriminazione. Quando i mercati del lavoro non funzionano correttamente (per interferenze dovute all’azione sindacale, ai salari minimi, ai fallimenti del contratto che portano all’adozione di salari di efficienza) i datori di lavoro possono spingere i salari sopra il livello di equilibrio e riescono così a discriminare senza pregiudicare i propri profitti. La discriminazione è stata spesso istituzionalizzata dalle politiche pubbliche (fino agli anni 50 negli USA i neri non potevano frequentare le stesse università riservate ai bianchi). Anche se la Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 concorrenza di mercato tende a contrastare la discriminazione attuale, essa non è un rimedio per la discriminazione passata, che ha avuto effetti sull’istruzione e le esperienze di vita delle sue vittime, riducendo il loro reddito (esempio apartheid in Sudafrica). La teoria della produzione marginale non è una descrizione perfetta della remunerazione dei fattori, ma funziona abbastanza bene. Questo non significa tuttavia che la distribuzione che ne deriva sia moralmente giustificata! L’offerta di lavoro Oggigiorno purtroppo non si può decidere quante ore lavorare, o si accetta o non si lavora. Tralasciando questo però, perché una persona potrebbe non voler lavorare al 100%? Perché il lavoro implica meno tempo libero. Se si lavora per guadagnarsi i soldi per il tempo libero ma non si ha tempo libero è un controsenso. L’aumento del potere d’acquisto ottenuto incrementando le ore lavorative ha un costo opportunità: riduce il tempo a disposizione per lo svago, la famiglia, gli amici, lo sport, la cultura (che pure genera benessere o “star bene”, come il consumo di beni e servizi). Al margine l’individuo deve chiedersi se il costo marginale di un’ora lavorativa supplementare (la rinuncia all’utilità del tempo libero) è giustificata dal beneficio marginale (l’utilità dei beni addizionali acquistati grazie al salario supplementare percepito). E se si raddoppia il salario orario, come cambia l’offerta di lavoro? Si potrebbe sostenere che l’offerta di lavoro aumenterà, poiché con un salario più alto l’incentivo a lavorare è maggiore. Il costo-opportunità dello svago (il beneficio di una riduzione del tempo libero) è maggiore. Si parla in questo caso di effetto di sostituzione (si sostituisce il tempo libero con lavoro, poiché il prezzo relativo delle due attività si è modificato a vantaggio del lavoro). Nel contempo l’aumento del salario rende il lavoratore più ricco. Siccome lo svago è un bene normale, all’aumentare della ricchezza aumenta il consumo di svago e diminuisce l’offerta di lavoro. Si parla in questo caso di effetto di reddito (aumenta il salario di riserva). A seconda di quale dei due effetti prevalga, l’offerta di lavoro può avere pendenza positiva o negativa. In generale per salari molto bassi (W<W2) prevale l’effetto di sostituzione e la curva di offerta ha pendenza positiva, mentre per salari più elevati (W>W2) prevale l’effetto di reddito e la pendenza della curva di offerta diventa negativa. Dall’800 ad oggi si è assistito ad un aumento dei salari, ad una riduzione del tempo di lavoro (da 70 a 40 ore settimanali) e ad una riduzione dell’età di pensionamento. Spostamenti della curva di offerta di lavoro Erika Magliocco Anno 2016-2017 Una variazioni di un qualunque fattore diverso dal salario provoca uno spostamento della curva di offerta di lavoro. Fra questi si segnalano in particolare: ♦ Cambiamenti delle preferenze e delle convenzioni sociali (aumento del numero di donne occupate – prima del 1960 le donne sposate che potevano permetterselo evitavano di lavorare fuori casa). L’invenzione di elettrodomestici e l’emancipazione femminile (che ne ha aumentato il grado di istruzione) hanno favorito questo cambiamento. ♦ Cambiamenti demografici (aumento della popolazione attiva, attraverso la natalità e l’immigrazione; ogni anno la forza lavoro USA aumenta dell’uno percento!) ♦ Cambiamenti delle opportunità di lavoro in un dato settore attraggono lavoratori da altri settori. ♦ Cambiamenti della ricchezza (per esempio in seguito all’andamento degli indici borsistici). ♦ Cambiamenti tecnologici: • Dal 200 l’economia USA ha perso oltre 8 milioni di lavori nel manifatturiero. • US manufacturers have switched from labor-intensive production to capital-intensive production. • Il ruolo della Cina • La tecnologia ha anche cambiato la qualità del nostro tempo libero alzando il nostro salario di riserva: • Per i più giovani il declino è stato ancora più elevato, 11%! • Aumento giovani, non sposati senza figli, che non lavorano e convivono con i genitori • Le interviste basate sui diari giornalieri indicano che hanno aumento molto il loro tempo libero: Internet, videogiochi. Introduzione alla Macroeconomia La microeconomia si concentra sulle decisioni prese dagli individui e dalle imprese e sulla conseguenza di tali decisioni. La macroeconomia esamina l’economia nel suo insieme (come le azioni di tutti gli individui e delle imprese interagiscono per produrre l’andamento economico di un paese). Tuttavia la macroeconomia è spesso molto di più della somma dei singoli comportamenti e delle azioni individuali. Il paradosso del risparmio Quando le famiglie e le imprese sono preoccupate per il futuro tagliano le loro spese. Tuttavia questo genera una recessione che spinge i consumatori a spendere meno e le imprese a licenziare. Il risultato è che le famiglie e le imprese si troveranno peggio nonostante loro abbiamo tentato di agire in maniera responsabile tagliando le loro spese. Teoria e politica macroeconomica Alcuni economisti pensavano e (pensano tuttora) che l’economia si autoregoli senza intervento alcuno grazie all’azione della mano invisibile. L’economia Keynesiana invece pensa che una economia depressa è il risultato di una spesa inadeguata. In tal caso l’intervento governativo può sostenere l’economia. La politica monetaria usa I cambiamenti nella quantità di moneta per cambiare I tassi d’interesse con effetti sul livello generale della spesa (domanda). La politica fiscale usa invece i cambiamenti nelle spese governamento per avere effetti sulla spesa generale. Il ciclo economico Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 3. Reddito complessivo realizzato dall’economia, cioè calcolare il reddito totale dei fattori pagato dalle imprese ai nuclei familiari presenti nel sistema economico. Cosa dice il PIL? 1. Misura la dimensione di un’economia 2. È usato per comprare le performance economiche anno per anno 3. È usato per comparare i paesi 4. Attenzione: la sua evoluzione nel tempo include sia il cambiamento nella produzione che il cambiamento nei prezzi: nominale (non tiene conto dell’inflazione) vs. reale (tiene conto dell’inflazione) Cosa il PIL (non) permette di misurare IL PIL riflette le dimensioni (popolazione) di un paese, mentre il PIL procapite permette meglio di farsi un’idea migliore per confrontare paesi di dimensioni diverse e della loro produttività. Spesso un PIL reale procapite più alto indica un paese più ricco ma il PIL reale procapite non può essere considerata una misura ottimale per misurare il benessere di una popolazione o della suo tenore di vita. Piuttosto rappresenta una espressione della frontiera delle possibilità produttive di un paese, una misura della produzione aggregata media per individuo. Non indica quindi come un paese usa la propria produzione per migliorare il benessere dei cittadini. Ovvio è che maggiore risorse permettono di investire di più in sanità, istruzione e tutto ciò che migliora il benessere degli individui… Ricchezza però non sempre è sinonimo di soddisfazione. Erika Magliocco Anno 2016-2017 La disoccupazione Per calcolare il PIL reale abbiamo bisogno di una misura del livello generale dei prezzi. Per avere una misura aggregata dei prezzi, gli economisti sono soliti calcolare il costo di un paniere di mercato (il paniere tipo contiene una selezione di beni e servizi consumati dalle economie domestiche ed è ripartito in settori di spesa). L’indice dei prezzi sarà quindi il rapporto tra il costo (corrente) di questo paniere di mercato e il costo che tale paniere aveva in un anno base. Il tasso di inflazione sarà invece il cambiamento percentuale dei prezzi: La misura più comunemente usata in EU e negli USA per misurare l’indice dei prezzi è il cosiddetto indice dei prezzi al consumo (IPC). Ci sono poi altre misure come l’indice dei prezzi alla produzione o l deflatore del PIL. IPC: media ponderata dei prezzi di uno specifico paniere di beni e servizi. Tale paniere ha come riferimento le abitudini di acquisto di un consumatore medio. Esempio in Svizzera: La disoccupazione Definire l’occupazione è semplice: le persone attualmente occupate (part-time o full-time). La definizione di disoccupazione invece è più complessa: i disoccupati sono la somma delle persone che non lavorano non in cerca di un lavoro e di quelli alla ricerca di un lavoro. La forza lavoro invece è la somma di occupati e disoccupati. Tasso di partecipazione al lavoro: Tasso di disoccupazione: Tasso di occupazione: Occupati/ popolazione 16-65 Erika Magliocco Anno 2016-2017 12 Osservazioni: nelle statistiche a volte capita che la forza lavoro sembra migliorata, ma in realtà non lo è, ma semplicemente ci sono persone disoccupate che non cercano lavoro e che quindi non rientrano nel calcolo della forza lavoro. Dal momento in cui la forza lavoro è un fattore per calcolare anche i disoccupati allora anche il numero di disoccupati scende. Da questo grafico si vede come se si sommano al tasso di disoccupati in primis i lavoratori scoraggiati (quelli che non cercano più lavoro che non rientrano nel calcolo dei lavoratori disoccupati) la curva sale, in secondo luogo si sommano i lavoratori collegati marginalmente collegati al mercato del lavoro e i lavoratori costretti al part-time, la curva sale. Di solito quando l’economia va su, la disoccupazione va giù. E quando l’economia va giù, la disoccupazione va su. Tipi di disoccupazione Disoccupazione frizionale: dovuta al tempo che i lavoratori dedicano alla ricerca di lavoro. Essa è dovuta al continuo movimento della forza lavoro che è una caratteristica inevitabile nei nostri sistemi economici. Disoccupazione strutturale: si ha quando il numero delle persone che cerca un lavoro è maggiore dei posti disponibili. Essa si ha quando il salario è per qualche ragione persistentemente superiore a quello di equilibrio. Disoccupazione ciclica: legata al ciclo economico del momento Disoccupazione naturale: disoccupazione strutturale + disoccupazione frizionale Disoccupazione effettiva: disoccupazione naturale + disoccupazione ciclica Cause dei cambiamenti nel tempo della disoccupazione I disoccupati under 25 adesso sono meno perché tendono a studiare di più. Inoltre la disoccupazione negli anni ’80 è tanta perché i venticinquenni dei tempi erano quelli dei baby-boom. Erika Magliocco Anno 2016-2017
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