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Riassunto dei principali personaggi e contesti di storia romana , Sintesi del corso di Storia Romana

Esame di storia del mondo antico, basi e fondamenti di storia romana dalla monarchia alla repubblica inclusa

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

In vendita dal 16/03/2018

marina-ricchiuto
marina-ricchiuto 🇮🇹

4 documenti

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Scarica Riassunto dei principali personaggi e contesti di storia romana e più Sintesi del corso in PDF di Storia Romana solo su Docsity! I Romani La monarchia Secondo la leggenda, Roma fu fondata da Romolo nel 753 a. C. In realtà la città nacque dalla lenta fusione di alcuni villaggi, che si unirono e riconobbero l’autorità di un unico re. I patrizi e i plebei (la plebe, il popolo) erano le due classi sociali in cui era divisa la società romana. I patrizi occupavano ruoli di potere grazie alla loro appartenenza a famiglie antiche, ricche e nobili e al fatto che si credevano in grado di interpretare la volontà degli dei. I componenti più anziani di ogni famiglia patrizia costituivano il senato, che assisteva il re nel governo. I plebei spesso divenivano clienti dei patrizi, si ponevano cioè alle dipendenze di un nobile offrendogli servizi e obbedienza in cambio di protezione e assistenza economica. Al di sotto dei plebei erano gli schiavi, coloro che per vari motivi erano privi della loro libertà personale ( es. i prigionieri di guerra). Gli schiavi a cui i padroni ridavano la libertà venivano detti liberti. La leggenda dice che i re di Roma, nei quasi 250 anni della monarchia, furono solo sette: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, 5 Tarquinio il Superbo (gli ultimi tre di stirpe etrusca). Gli storici sono convinti invece che i re furono in realtà più di sette, anche se di alcuni di loro si è perso il ricordo. La Repubblica Il 509 fu una data di fondamentale importanza nella storia di Roma; in quell’anno infatti i Romani cacciarono l’ultimo re etrusco, Tarquinio il Superbo, abolirono la monarchia e fondarono la Repubblica. Per altri cinque secoli questa fu la forma di governo dello Stato Romano. Inizialmente la Repubblica fu governata da due consoli, scelti fra i patrizi e i plebei. Ben presto però i patrizi allontanarono i plebei dal consolato, imponendo un governo aristocratico. I plebei ottennero una prima vittoria nel 450, quando Roma ebbe le sue prime leggi scritte, le Dodici Tavole, il cui contenuto, però, rivelava ancora il predominio dei patrizi. L’influenza della plebe sulla vita dello Stato era minima, a causa della sua esclusione dalle magistrature (cioè dalle cariche pubbliche: consolato, pretura, edilità, questura, censura, dittatura1 ) e dalla maggioranza nelle assemblee più importanti (senato, comizi centuriati, comizi tributi2 ). Nel 367 i plebei furono riammessi al consolato, ma solo i plebei ricchi ebbero questa possibilità. Le conquiste caratterizzarono la politica estera della Roma repubblicana. Essa estese il suo dominio, prima sui territori dei popoli italici confinanti, come i Latini, gli Equi, i Volsci e i Sabini, poi sulle città dell’Italia meridionale. Ai territori conquistati Roma diede un’organizzazione molto diversificata. Si distinguevano gli alleati latini, gli alleati italici e i municipi. Gli alleati avevano il dovere di inviare a Roma soldati, navi e tributi. Agli alleati latini, tuttavia, era riconosciuto il diritto di commercio e di matrimonio con i cittadini romani. I municipi erano comunità fondate in varie parti della penisola, che avevano maggiori o minori diritti. Questa organizzazione, che comportava diritti e doveri diversi allo scopo di integrare a vari livelli i popoli conquistati, adattandosi a diverse situazioni, dava a Roma la forza di resistere a difficili prove. Quando Roma estese le sue conquiste fino allo stretto di Messina diventò inevitabile lo scontro con Cartagine, la potente città fenicia dell’Africa settentrionale che aveva importanti scali commerciali in Sicilia. I Romani, nel 264 a. C., approfittando di un incidente, sbarcarono in Sicilia; scoppiò così la Prima guerra punica (Punicus in latino vuol dire Cartaginese). Grazie a tre vittorie navali i Romani sconfissero i Cartaginesi e occuparono la Sicilia prima e poi la Sardegna e la Corsica. Dopo vent’anni, tuttavia, Cartagine riprese la lotta. Questa volta le battaglie non si svolsero sul mare. Protagonista della Seconda guerra punica fu il cartaginese Annibale, che, dopo aver attraversato la Spagna, varcò le Alpi e portò la guerra nel cuore dell’Italia. Roma subì una serie di sconfitte che la portarono sull’orlo della disfatta. Resse però l’organizzazione che essa aveva dato all’Italia: sebbene alcuni popoli fossero passati dalla parte di Annibale, molti alleati rimasero con Roma e la aiutarono a battere i Cartaginesi. Publio Cornelio Scipione (che sarà poi detto l’Africano) decise addirittura di portare la guerra sotto le mura di Cartagine, in Africa. Annibale lasciò l’Italia e corse in aiuto della patria minacciata, ma nella battaglia di Zama fu sconfitto pesantemente. Cartagine si arrese e dovette cedere la Spagna, consegnare la flotta e pagare un forte tributo, oltre che impegnarsi a non fare nessuna guerra senza il permesso dei Romani. Le ragioni della sconfitta di Cartagine furono da un lato la superiorità degli eserciti romani (composti da cittadini) rispetto a quelli cartaginesi (formati soprattutto da mercenari, cioè da soldati che combattevano a pagamento), dall’altro la fedeltà di molti alleati di Roma, grazie all’intelligente ordinamento politico dato alla penisola. I territori conquistati durante le guerre puniche non furono dichiarati “alleati” dei Romani, ma resi province. I loro abitanti divennero sudditi di Roma, furono costretti a versarle tributi e vennero governati da un magistrato romano. Sconfitta Cartagine, nessuna potenza sembrava più in grado di fermare l’espansione romana. Alla prima serie di province si aggiunsero la Macedonia, la Siria e la Grecia. Restava il problema di Cartagine, che stava rifiorendo dopo le sconfitte e ciò preoccupava i Romani. Nel 146 la città africana fu quindi rasa al suolo e il suo territorio divenne provincia romana. Le conseguenze delle conquiste di Roma furono numerose. Le guerre avevano fruttato alla città molte ricchezze, derivate dai saccheggi, dallo sfruttamento delle province e dall’apertura di nuovi mercati. In generale erano migliorate le condizioni dei cittadini romani, ma soprattutto le categorie dei cavalieri e dei senatori avevano aumentato il loro patrimonio. La plebe era rimasta la classe sociale più svantaggiata. A questa situazione di disuguaglianza cercarono di porre rimedio i fratelli Tiberio e Caio Gracco, che proposero leggi a favore dei contadini; le loro iniziative però non ebbero successo perché i due fratelli vennero fatti assassinare dall’aristocrazia romana. A Roma si erano ormai delineati due opposti partiti: l’aristocratico, appoggiato dai senatori, e il democratico, sostenuto dai plebei. Il I secolo a. C è il secolo della crisi delle istituzioni repubblicane. Queste istituzioni cedettero dopo le conquiste mediterranee sotto il peso di tre tipi di problemi: problemi sociali, problemi con gli alleati italici, problemi con i sudditi delle province. Un altro elemento si aggiunse ad aggravare la situazione: la riforma dell’esercito voluta da Mario, capo dei democratici. Per togliere dalla miseria la plebe romana Mario cambiò la composizione delle legioni, che per la prima volta furono composte anche dai cittadini più poveri. Questi soldati, però, ben presto cominciarono a vedere la guerra unicamente come un mezzo per arricchirsi e a essere legati al loro generale e alle occasioni di bottino che offriva, piuttosto che alla patria. Questo fece aumentare di molto il potere dei generali, a scapito del senato romano. Mario fu il primo ad approfittarne, ponendosi alla guida dell’esercito in vittoriose spedizioni. A Mario, però, si oppose Silla, il generale del partito aristocratico che aveva stroncato la rivolta degli alleati italici. Silla, per limitare il potere dei militari, scatenò una guerra senza quartiere contro i democratici e si fece nominare dittatore a tempo indeterminato. Dopo il ritiro dall’attività politica di Silla la situazione si aggravò ulteriormente, lo scontro tra il senato e i generali continuò, finché questi, forti delle loro conquiste, riuscirono a imporre il loro potere con l’istituzione del triumvirato, un accordo privato tra cittadini per governare lo stato. Il primo triumvirato fu infatti formato da tre generali nel 60 a. C.: Pompeo, Cesare e Crasso. Tra Pompeo e Cesare nacque una forte rivalità. Cesare in Gallia ottenne una serie di clamorose vittorie, conquistando terre fino alle coste atlantiche e, oltre la Manica, fino all’Inghilterra. Pompeo e il senato decisero di richiamare Cesare a Roma, con l’intenzione di porre fine alla sua carriera politica, Cesare se ne rese conto e tornò sì in Italia, ma con l’esercito in armi. Nonostante l’ingiunzione di lasciare le armi e di tornare a Roma come semplice cittadino, Cesare guidò l’esercito fino a Roma, costringendo Pompeo a fuggire in Grecia. Per tre anni Roma fu sconvolta dalla guerra civile tra pompeiani e cesariani. Intanto l’esercito di Pompeo venne sconfitto in Grecia e Pompeo stesso fu fatto uccidere a tradimento. Abbattuta la resistenza degli ultimi pompeiani, Cesare divenne padrone assoluto di Roma. Nominato console per cinque anni, dittatore a tempo indeterminato e pontefice massimo, Cesare nella sua fulminante carriera accumulò in poco tempo più cariche di quante mai ne avesse avute qualunque uomo politico romano. I senatori, temendo la trasformazione della dittatura in monarchia assoluta, ordirono un complotto contro Cesare che, nel 44 a. C., venne ucciso in senato da un gruppo di congiurati capeggiati da Bruto, suo figlio adottivo, e dal pretore Cassio. Ancora una volta si ricorse all’istituzione di un altro triumvirato - il secondo - nel 43 a. C. , formato da Antonio, Ottaviano (figlio adottivo di Cesare) e Lepido. Ben presto scomparve dalla scena Lepido e rimasero Antonio e Ottaviano, divisi da una forte rivalità. Ad Azio nel 31 a. C. Ottaviano 7 sconfisse la flotta di Antonio e della regina d’Egitto Cleopatra, che si uccisero. Ottaviano, che si fece chiamare anche princeps e Cesare Augusto, accentrò tutti i poteri nelle sue mani (comandante supremo dell’esercito, primo tra i senatori, pontefice massimo): l’epoca della Repubblica era finita, iniziava l’epoca dell’Impero. L’Impero
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