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Stanchezza e Malcontento: Popolazione Civile e Militare nella Prima Guerra Mondiale, Sintesi del corso di Storia

La vita quotidiana delle popolazioni civili e militari durante la prima guerra mondiale, le loro difficoltà alimentari e economiche, e la rivoluzione bolscevica in russia che portò alla fine della guerra. Viene inoltre descritta l'entrata in guerra degli stati uniti e i trattati di pace che seguirono, con la nascita della società delle nazioni.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 23/01/2024

brigitta-piovesan
brigitta-piovesan 🇮🇹

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Scarica Stanchezza e Malcontento: Popolazione Civile e Militare nella Prima Guerra Mondiale e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! La stanchezza e il malcontento di civili e soldati Le popolazioni civili subirono le ripercussioni della guerra nella loro vita quotidiana:  Il blocco navale, attuato dall'Intesa a discapito degli Imperi centrali, strangolò l'economia tedesca.  Nell'inverno 1916-1917 un pessimo raccolto di patate, l'alimento base della popolazione, rese la situazione alimentare particolarmente drammatica: oggi si calcola che tra il 14/18 un milione di tedeschi sia morto per cause legate alla fame e alla sottoalimentazione.  Anche in Italia le condizioni alimentari diventarono difficili: in alcune zone la razione giornaliera di pane diminuì. Talora la rabbia popolare per questa situazione esplose in aperte rivolte, con saccheggi di negozi e magazzini lasciando emergere al contempo una chiara richiesta di pace. Le grandi coalizioni patriottiche si sfaldarono: in Germania il Reichstag tentò autonomamente di avviare trattative di pace, scavalcando i militari e il Kaiser. Ci furono casi di ammutinamento nell'esercito francese e nella flotta tedesca. La popolazione civile diede vita a scioperi e sommosse a Parigi, in Germania, in Inghilterra, in Austria. Fra tutte le voci di protesta che si levarono contro le carneficine che insanguinavano i vari fronti, la più clamorosa fu quella di papa Benedetto XV che durante un suo discorso nel 1917 condannò apertamente la guerra definendola un’“inutile strage”. Russia Il crollo della Russia zarista e la rivoluzione di febbraio Le tensioni e il malcontento provocati dal conflitto determinarono in Russia la caduta del regime zarista, un evento che ebbe conseguenze destinate a segnare tutto il corso del Novecento. Le carenze alimentari, sempre più gravi provocarono nel febbraio 1917 a Pietrogrado lo scoppio di una rivolta spontanea di operai e soldati. Lo zar Nicola II nel marzo di quell’anno abdicò e al suo posto si insediò un governo provvisorio, guidato inizialmente da un principe liberale e successivamente da Aleksander Keren-skij (appartenente all'ala destra del Partito socialista rivoluzionario.) La cosiddetta ‘’rivoluzione di febbraio’’ era strettamente legata, oltre che alla fame, alla: 1. disastrosa condotta della guerra: c'erano state gravissime perdite umane, un milione e mezzo di morti e due milioni di feriti; L'esercito si sfaldò, i soldati al fronte fraternizzarono con austriaci e tedeschi, disertarono in massa, tornarono ai propri villaggi sperando in una prossima distribuzione delle terre. 2. la produzione risultava bloccata 3. la disoccupazione era aumentata vertiginosamente 4. le vie di comunicazione dell'immenso paese erano semiparalizzate. Nelle fabbriche, nelle campagne, nell'esercito si affermarono i SOVIET consigli rivoluzionari in cui si riunivano soldati, contadini, operai che si contrapponevano apertamente al governo legale. Nel luglio-agosto 1917 le tensioni sociali crebbero ulteriormente, con il moltiplicarsi di espropri ai danni dei grandi proprietari terrieri, di scioperi, occupazioni e serrate nelle industrie. La rivoluzione bolscevica l'uscita della Russia dal conflitto Il Partito bolscevico (comunista), guidato da Lenin, lanciò un programma rivoluzionario: pace, terra ai contadini, pane e lavoro agli operai, libertà di scelta per tutte le minoranze nazionali presenti all'interno della Russia. Mettere fine alla guerra divenne l'obiettivo prioritario (e l'ostinata volontà di Kerenskij di continuarla segnò la sua completa sconfitta). Nell’ottobre 1917 i bolscevichi presero il potere, eleggendo un governo con a capo Lenin. E così finalmente Furono subito avviati i negoziati di pace con gli Imperi centrali, che si conclusero con il trattato di Brest-Litovsk del 1918. Per ottenere la cessazione delle ostilità, la Russia dovette accettare pesantissime condizioni: il territorio dell'Impero zarista venne smembrato, perdendo 800.000 km² (che andarono a costituire nuovi Stati indipendenti) e con essi cospicue risorse economiche. Così amputata, la Russia usciva dalla guerra. Stati Unit L’entrata in guerra degli Stati Uniti Il crollo dell'Impero zarista in seguito alla rivoluzione bolscevica, rischiava di indebolire l'Intesa, tuttavia quest’ indebolimento fu controbilanciato dall'intervento (al fianco dell’intesa) degli Stati Uniti nel 1917. All'inizio della guerra la maggioranza dell'opinione pubblica americana era ISOLAZIONISTA La causa dell'intervento, tuttavia, finì per prevalere sull’opinione pubblica. Infatti  il MOTIVO PRINCIPALE dell’entrata in Guerra era legato alla necessità di difendere i grandi interessi economici che la guerra aveva creato tra gli Stati Uniti e l'Intesa. gli USA erano diventati per Francia e Gran Bretagna i principali fornitori di merci di ogni genere e di risorse finanziarie.  Gli USA, inoltre, già profondamente colpiti dalla morte di propri concittadini nell'affondamento del Lusitania compiuto dai tedeschi, furono ulteriormente allarmati dalla proclamazione da parte della Germania della guerra sottomarina illimitata (gennaio 1917) che minacciava la sicurezza delle navi dirette nei porti francesi e britannici. Tutto ciò ma rischiava di interrompere il fruttuoso commercio che si svolgeva attraverso l'Atlantico e, in caso di vittoria degli Imperi centrali, avrebbe messo a repentaglio il rimborso dei debiti contratti dai paesi dell'Intesa con gli Stati Uniti.  infine, a spingere gli USA verso la guerra furono le simpatie verso gli ideali di libertà e giustizia, particolarmente cari al presidente Thomas Woodrow Wilson. Italia La disfatta di Caporetto si opponeva a un coinvolgimento diretto nelle vicende che stavano scuotendo l'Europa. Contrari a un impegno diretto nel conflitto, in particolare, erano gli AMERICANI DI ORIGINE TEDESCA, per motivi patriottici La conferenza di pace si aprì a Parigi nel gennaio 1919, con la partecipazione dei 32 Stati vincitori dei quali i principali: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e l'Italia. Formalmente, alla base della discussione vi furono i Quattordici punti elaborati dal presidente degli Stati Uniti Wilson, Il testo esponeva i principi che, a suo avviso, avrebbero dovuto ispirare la riorganizzazione del mondo e delle relazioni internazionali. tuttavia Prevalsero gli interessi nazionali, che furono difesi a spada tratta da alcune delle potenze europee vincitrici. I trattati di pace e la nascita della Società delle Nazioni La conferenza di Parigi affrontò separatamente la situazione dei paesi usciti sconfitti dalla guerra, con la definizione di differenti trattati di pace. Quello con i tedeschi venne firmato a Versailles il giugno 1919. La Germania fu costretta a: 1) cedere tutte le colonie, che furono spartite tra gli Stati vincitori e affidate provvisoriamente al loro controllo 2) restituire l'Alsazia e la Lorena alla Francia, perdendo anche altri territori come il corridoio di Danzica in favore della Polonia, e altri ancora a beneficio del Belgio. 3) pagare pesantissime riparazioni di guerra 4) concedere alla Francia per 15 anni lo sfruttamento del bacino minerario della Saar 5) accettare il divieto di costruire aeroplani, artiglieria pesante, carri armati; 6) assumere l'obbligo di smilitarizzare la Renania; 7) sottoscrivere l'abolizione della coscrizione obbligatoria e la riduzione dell'esercito i trattati di pace in seguito alla conferenza di Parigi: Trattato di saint-Germain La pace tra l'Intesa e l'Austria venne firmata nel settembre 1919. dalle macerie dell'Impero asburgico nascevano nuovi Stati indipendenti: l'Austria, l'Ungheria, la Cecoslovacchia e la Iugoslavia; Tra questi figuravano: 1 il rifiuto della diplomazia segreta 2 la libertà di navigazione 3 la riduzione degli armamenti. Inoltre, si affermava l'impegno ad appoggiare il diritto dei popoli all'autodeterminazione. Infine, si enunciava la necessità di costituire un'associazione generale delle nazioni in seno alla quale dovevano essere discussi e risolti pacificamente i dissidi internazionali (la futura Società delle Nazioni) trattato di Sèvres firmato nell’agosto 1920 definì la sistemazione dell’impero ottomano, che fu smembrato: la Turchia venne ridotta quasi alla sola Istanbul; il resto dell'Impero fu diviso tra la Francia e la Gran Bretagna. fu infine costituita, come parziale concessione al progetto di Wilson… Una nuova carta geopolitica I trattati di pace sancirono una profonda trasformazione della carta geopolitica mondiale, i cambiamenti più rilevanti erano stati determinati dalla scomparsa di quattro grandi imperi – tedesco, asburgico, zarista e ottomano. Tuttavia, tracciare i confini tra i nuovi Stati si rivelò un compito particolarmente arduo. In quanto in ciascuno di essi erano presenti minoranze nazionali spesso consistenti, e ciò rappresentò una fonte di instabilità e di contrasti. I TERRITORI MEDIORIENTALI appartenuti all’Impero ottomano divennero dei mandati affidati all'amministrazione delle potenze vincitrici (per esempio il Libano e Siria furono affidate alla Francia). Il MANDATO era un istituto di diritto internazionale in base al quale la Società delle Nazioni veniva incaricata di assegnare a una potenza di sua scelta il compito di amministrare un paese o una regione, con l'impegno di avviarla all'indipendenza; tuttavia, nella pratica le decisioni della conferenza si risolsero in una nuova spartizione dei territori coloniali, della quale le maggiori beneficiarie furono Gran Bretagna e Francia. IL DOPO GUERRA IN GERMANIA Il trattato di pace di Versailles determinò gravissime perdite territoriali ed economiche, la Germania attraversò una fortissima crisi sociale. La guida del paese era stata assunta da un governo provvisorio, presieduto da Friedrich Ebert del Partito socialdemocratico, (seguiva una linea moderata finalizzata alla creazione di un sistema democratico) che proclamò la Repubblica. Lega di Spartaco, invece nutriva aspirazioni rivoluzionarie. Nel gennaio del 1919, gli spartachisti presero la guida di un'insurrezione scoppiata a Berlino e, Il 15 gennaio, i fondatori della Lega, furono assassinati dai Corpi franchi La repubblica di Weimar Pochi giorni dopo la repressione dell'insurrezione spartachista si tennero le elezioni per l'Assemblea costituente: i SOCIALDEMOCRATICI si affermarono come primo partito e assunsero la guida del governo del quale faceva parte anche il Zentrum (partito cattolico). A Weimar si insediò l'Assemblea costituente; i suoi lavori si conclusero con il varo della Nuova Costituzione La Società delle Nazioni, con sede a Ginevra. Dall'organizzazione, però, furono escluse la Germania e la Russia rivoluzionaria, in quanto le potenze vincitrici temevano la diffusione degli ideali comunisti anche nel cuore dell'Europa; inoltre, gli stessi Stati Uniti, che pure ne avevano e caldeggiato la creazione, nel 1919 e 1920 avrebbero scelto di non aderirvi Uno degli obiettivi essenziali delle potenze vincitrici nel ridisegnare la carta d'Europa fu: L’isolamento della Russia bolscevica ; a tal fine, fu costituito - come si disse allora - un "cordone sanitario" di Stati-cuscinetto (stato indipendente posto tra potenze rivali creato per stemperare le tensioni) a essa ostili, per evitare che il "contagio" comunista si propagasse oltre i suoi confini formazioni di ex soldati e ufficiali animati da un esasperato nazionalismo, ai quali il governo socialdemocratico aveva affidato il compito di mantenere l'ordine nella capitale. La Germania diventava così una Repubblica federale dotata di un Parlamento depositario del potere legislativo, al quale il capo del governo (CANCELLIERE) doveva rispondere del proprio operato. Fu inoltre Essa era molto innovativa La Repubblica di Weimar nasceva però debole, incapace di fronteggiare il duro scontro di classe in atto nel paese tra le forze che costituivano la destra dello schieramento politico. Esse rimproveravano ai governi di Weimar di accettare l'umiliante trattato di pace e li consideravano una sconfitta che aveva mortificato l'orgoglio nazionale. Nel 1920, alle elezioni per il nuovo Parlamento subirono perdite rilevanti, in particolare i socialdemocratici, mentre risultarono premiati i partiti di destra e dell'estrema sinistra. Questi risultati aprirono una fase di forte instabilità politica: i governi presero a succedersi uno dopo l'altro, cominciò così a dilagare la violenza, usata come strumento politico. L'estrema destra e gli esordi politici di Hitler Le forze politiche di estrema destra (sostenute dall'esercito e dai militari) costituivano un panorama variegato: oltre ai Freikorps, esistevano il Partito nazionalsocialista operaio tedesco l'organizzazione paramilitare dell'Elmo d'acciaio . La crisi del 1923: tonnellate di carta moneta Le difficoltà politiche che travagliarono il dopoguerra in Germania si intrecciarono strettamente con una gravissima carta moneta, provvedimento a seguito del quale l'inflazione prese a crescere sempre più. La situazione peggiorò ulteriormente all'inizio del 1923.Alla fine dell'anno precedente, la Germania non aveva rispettato i termini di consegna di alcune forniture dovute come riparazioni. La Francia, per pretendere i pagamenti, decise allora di occupare il bacino minerario della Ruhr, una regione cruciale per l'economia della Germania, determinando così la rovina dei risparmiatori e dei lavoratori salariati: le paghe giunsero a essere corrisposte giornalmente e quanti le ricevevano spendevano il denaro il più rapidamente possibile, consapevoli che in breve il suo valore sarebbe nuovamente calato. Nell'autunno del 1923, di fronte a questa situazione, fu decisa una drammatica svalutazione del marco: se, fino ad allora, per comprare 1 chilo di pane occorreva un marco, di colpo ce ne vollero mille. La ripresa e la stabilizzazione politica All'inizio del 1924, il momento più drammatico della crisi tedesca fu però lasciato alle spalle. Grazie al cosiddetto "PIANO DAWES”. Si trattava di un PIANO ECONOMICO ideato dal finanziere statunitense Charles Dawes, che si basava sulla fine dell'occupazione della Ruhr da parte degli eserciti stranieri, su ingenti prestiti americani finalizzati a promuovere la ripresa economica tedesca e sulla dilazione del pagamento delle riparazioni di guerra. Prevedeva, tra l'altro Il suffragio universale esteso anche alle donne La tutela delle minoranze politiche Un notevole ampliamento dei diritti sociali La Germania diventava così una Repubblica federale dotata di un Parlamento depositario del potere legislativo, al quale il capo del governo (CANCELLIERE) doveva rispondere del proprio operato. Fu inoltre caratterizzato da temi come patria, disciplina, onore militare ai quali affiancava un viscerale antisemitismo In quegli anni, tali ambienti politici furono protagonisti di un'ondata terroristica che portò all'assassinio di oltre 350 persone, tra le quali, il ministro degli Esteri della Repubblica. Inoltre, furono tentati DUE COLPI DI STATO: a Berlino, nel 1920 e a Monaco, l'8 novembre 1923, a opera di Adolf Hitler, che nel 1921 si era imposto a capo del NSDAP, di ventando subito protagonista di una virulenta campagna d'odio contro ebrei e comunisti. Arrestato dopo il fallito colpo di Stato di Monaco, Hitler restò in prigione un anno, nel corso del quale cominciò a scrivere il Mein Kampf ("La mia battaglia", pubblicato in due parti nel 1925 e nel 1927), il libro in cui espose il proprio programma politico razzista, che sarebbe presto divenuto tristemente famoso. 2. dall'altro utilizzando la spesa pubblica (attraverso la concessione di sussidi ai disoccupati e l'avvio di grandi lavori pubblici) per mantenere elevato il numero dei potenziali consumatori, consentendo livelli produttivi altrettanto elevati e quindi in grado di riassorbire la disoccupazione. La politica del presidente Hoover Quando la crisi del 1929 ebbe inizio, era presidente degli Stati Uniti il repubblicano Herbert Hoover, che la fronteggiò con una strategia inefficace:  Ad esempio, la scelta di sostenere finanziariamente soltanto le grandi banche penalizzò quelle piccole e medie, che però erano fondamentali sistema creditizio statunitense.  Altri consistenti aiuti statali furono indirizzati alle imprese in difficoltà, mentre la tutela di milioni di famiglie ridotte in povertà fu affidata esclusivamente alle istituzioni filantropiche (solidali) e alla carità municipale, dotate di fondi insufficienti. La politica di Hoover spaccò in due il paese e rilanciò in termini drammatici il conflitto sociale: nella classe operaia la percentuale degli scioperanti salì dal 25% del 1930 al 50% del 1932. Alle elezioni presidenziali del 1932 si fronteggiarono nitidamente due schieramenti: l'America dei RICCHI tutta per Hoover quella dei POVERI vecchi e nuovi tutta per il democratico Franklin Delano Roosevelt Risultò vincitore il secondo con una maggioranza nettissima Roosevelt e il varo del New Deal Roosevelt avviò la politica del New Deal (letteralmente "nuovo corso"). Egli si pose come obiettivo quello di creare un clima di collaborazione nazionale al fine di riorganizzare l'economia. Roosevelt sviluppò il proprio progetto su tre livelli: il risanamento finanziario, il riassetto dei settori produttivi portanti (l'industriale e l'agricolo) e il miglioramento delle condizioni economiche delle classi più povere. Sul piano finanziario, nel marzo 1933 il dollaro fu svalutato pesantemente. Contemporaneamente furono ridotti gli aiuti alle banche e l'intero sistema bancario fu posto sotto il controllo dello Stato, con la Federal Reserve Bank, un istituto di garanzia che aveva il compito di tutelare soprattutto i piccoli risparmiatori. Quanto all’agricoltura, il settore certamente più disastrato, lo scopo Roosevelt fu quello di stabilizzare i prezzi, riducendo le colture per eliminare le eccedenze della sovrapproduzione e promuovendo incentivi e indennizzi in grado di garantire ai contadini redditi costanti. Roosevelt, inoltre, privilegiò una politica di concertazione, ovvero di confronto e accordo tra Stato, grande industria e sindacati. Su questa linea fu improntato il National Industry Recovery Act, approvato nel giugno 1933. Sulla base di tale provvedimento, tutte le imprese che operavano in un settore produttivo si 1. da un lato stimolando negli industriali la propensione a tenere alto il volume degli investimenti obbiettivi Piano finanziarlo Settore agricolo Molto significativa fu l'approvazione, nel maggio 1933, di una legge che istituiva la Tennessee Valley Authority (TVA), un ente pubblico che, provvedendo alla regolazione e allo sfruttamento del fiume Tennessee, consentì la ristrutturazione agricola e industriale di una zona particolarmente depressa. Questo tipo di interventi rimandava a un vasto piano di lavori pubblici, finalizzati ad assorbire la disoccupazione. Nello stesso maggio 1933 fu anche stanziato mezzo miliardo di dollari per l'assistenza ai disoccupati. impegnavano ad accettare un codice che stabiliva le quote della produzione e il livello minimo dei prezzi, nonché a riconoscere l'istituto della contrattazione collettiva. Gli effetti delle scelte di Roosevelt Le misure introdotte da Roosevelt: 1) un sistema assicurativo per i disoccupati, i vecchi e gli invalidi; 2) una nuova previdenza sociale; 3) la fissazione di minimi salariali; 4) la limitazione dell'orario di lavoro a otto ore giornaliere suscitarono larghissimi consensi popolari e furono gestite in stretto accordo con i sindacati. Nacquero in questo modo i primi elementi dello Stato sociale, il cosiddetto "Welfare State". L'aver fronteggiato un'emergenza lacerante senza aggravare le condizioni di vita delle classi più povere garantì al presidente l'appoggio dei sindacati, dei lavoratori, degli agricoltori e degli immigrati. Di contro, l'America più reazionaria continuò la sua opposizione. Era un fronte variegato, di ambienti imprenditoriali, finanziari che mal sopportavano l'invadenza dello Stato, e i rappresentanti di movimenti razzisti. Alla fine, l'ampiezza di questo schieramento condizionò lo stesso Roosevelt, che condusse la seconda fase del New Deal, all'indomani della sua seconda elezione a presidente, con maggiore prudenza rispetto all'entusiasmo rinnovatore del biennio 1933-1934. Trattativa in cui le diverse organizzazioni appartenenti allo stesso settore produttivo definiscono i differenti aspetti di un contratto di lavoro. È un modello di Stato che ritiene di dover garantire ai cittadini un tenore di vita minimo per quanto riguarda esigenze basilari quali il reddito, la salute, l'istruzione attraverso un sistema di sicurezza sociale, finanziato con le tasse. chi pro, chi contro
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