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La nascita del Fascismo in Italia: Mussolini e la creazione di uno Stato nuovo, Sintesi del corso di Storia

Storia Politica ItalianaStoria Moderna e ContemporaneaStoria del fascismo

La nascita del Fascismo in Italia, i primi gruppi politici di Mussolini, la creazione di istituzioni parallele al governo e la perdita delle libertà fondamentali. Vengono trattati temi come l'agricoltura, l'economia, la Chiesa e la propaganda. Il testo illustra come Mussolini sfruttò le regole dello Stato liberale per instaurare una dittatura.

Cosa imparerai

  • Che gruppi politici creò Mussolini all'inizio del Fascismo?
  • Quali libertà fondamentali furono abbattute dal Fascismo in Italia?
  • Come Mussolini perse la neutralità politica dello Stato?

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 03/01/2022

11Giulia11
11Giulia11 🇮🇹

4.8

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Scarica La nascita del Fascismo in Italia: Mussolini e la creazione di uno Stato nuovo e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! REGIME FASCISTA (1922-1943) MARCIA SU ROMA DI MUSSOLINI: 1919: Mussolini crea gruppi politici: i fasci di combattimento (camice nere: persone che utilizzavano la violenza contro i nemici) Vi aderirono tutti coloro che erano stati delusi dalla guerra: membri della media e piccola borghesia, molti interventisti della prima guerra mondiale (molti di sinistra come anarchici, repubblicani, sindacalisti, rivoluzionari e socialisti FASCISMO AGRARIO: fu la prima tappa del fascismo, i primi a finanziarlo furono i proprietari terrieri, poiché Giolitti rimase neutrale e finanziarono le camice nere per reprimere i contadini che si ribellarono e occuparono le fabbriche. Fascismo: è un partito incerto e confuso dal punto di vista ideologico al contrario del nazismo. Quando il governo di Bonomi (primo ministro liberale moderato) si rovesciò nel febbraio 1922, Mussolini approfittò della situazione e aumentò la pressione con i rinnovati atti di violenza combattenti nelle strade italiane. Dopo la | guerra mondiale i governi erano deboli per contrastare il fascismo. 28 Ottobre 1922-30 Ottobre 1922— Mussolini marciò con i suoi seguaci a Roma. Mussolini non partecipò fisicamente alla marcia, ma la guardò da lontano (Milano), la raggiunse nel momento in cui si accorse che si stava svolgendo nel modo giusto. Il fascismo, inizialmente, non era un partito ma un movimento di massa (aveva poco appoggio popolare) Luigi Facta voleva far firmare lo Stato d'assedio per bloccare i fascisti che avanzavano. Il Re Vittorio Emanuele III NON lo firma perché pensava che il fascismo avrebbe potuto tenere freno alle lotte socialiste. Perciò il re legalizza una azione violenta e la marcia su Roma si concluse con un azione legale+ il re incarica Mussolini di formare un nuovo governo affinché riportasse l'ordine, in modo da mantenere inalterati i rapporti sociali. Egli non compi un colpo di Stato, ma si trattava di un compromesso conservatore con: l’esercito, industria, grandi latifondisti, corona, Chiesa e una parte del ceto pubblico. -governo di coalizione (non solo formato da fascisti) 30 Ottobre 1922-3 Gennaio 1925: periodo che comprende la fase chiamata: normalizzazione o consolidamento del fascismo. Nel suo discorso di insediamento, nel novembre del 1922, Mussolini chiari il suo disprezzo per il Parlamento, che minacciò di trasformare in un ‘bivacco di manipoli’ (cioè di soldati) se avesse osato opporsi ai suoi progetti. Mussolini per diffondere il fascismo, crea istituzioni fasciste parallele a quelle dello Stato: «Esercito nelle mani del re Vittorio Emanuele Ill - Milizia volontaria di sicurezza nazionale: esercito fascista nelle mani di Mussolini; agiva come una polizia parallela e aveva il compito di individuare e colpire gli oppositori del regime e di incutere timore alla popolazione. -Governo-Gran Consiglio del Fascismo: vi facevano parte, non ministri del regno d’Italia, ma i ras, che spesso si schieravano contro Mussolini. - Tribunali- Tribunali speciali: formati da ras e membri delle milizia volontaria che avevano il compito di giudicare e condannare i nemici del fascismo, in modo da isolare gli oppositori politici. Mussolini attaccò le libertà fondamentali dei cittadini: nel luglio 1923 il governo limitò la libertà di stampa. Fin dall'inizio fu evidente che l'intento dei fascisti era abbattere la democrazia e lo Stato di diritto. Il governo di Mussolini si rivelò come l’inizio di un progetto politico proteso alla creazione di una nuova forma di Stato. Per poter attuare la sua dittatura, Mussolini doveva prima conquistare il potere sfruttando le regole dello Stato liberale. Ebbero un importante ruolo le elezioni del 1924 che dovevano garantire a Mussolini un potere assoluto. Prima delle elezioni, Mussolini fece approvare la ‘legge Acerbo’ (dal nome del deputato che la propose)> eliminò la legge elettorale democratica del 1919 a favore di un sistema maggioritario che prevedeva un enorme vincita, alla lista che avesse avuto almeno il 25% dei voti. L'intento di Mussolini era garantire al suo partito una schiacciante maggioranza parlamentare alle elezioni politiche del 6 aprile 1924. Mussolini vinse le elezioni con circa il 65% dei voti. In tal modo i fascisti raggiunsero il controllo totale del Parlamento. La vittoria del Partito Fascista fu frutto d un reale consenso popolare, che nasceva da un'esigenza di stabilità e ordine molto diffusa. Fu però anche caratterizzata da brogli e da un pesante clima di violenza e intimidazione, come fu denunciato dal liberal-democratico Giovanni Amendola e dal socialista Giacomo Matteotti. Matteotti fu sequestrato e ucciso il 10 giugno 1924. Il delitto di Matteotti suscitò un'ondata di sdegno nell'opinione pubblica, che per un momento mise in crisi il governo. Il 25 giugno, tuttavia, le Camere rinnovarono la fiducia a Mussolini. Le opposizioni, per protesta, abbandonarono i lavori parlamentari e si riunirono in sede separata, dando vita alla cosiddetta ‘secessione dell’Aventino’. Fu un atto di grande valore morale ma di scarsa efficacia politica. Una volta rivenuto il corpo senza vita di Matteotti, Mussolini il 3 gennaio 1925, in un discorso in Parlamento si assunse tutta ‘la responsabilità politica, morale, storica’ dell'omicidio e delle altre violenze a sfondo politico, e annunciò la soppressione del sistema parlamentare. Nel novembre 1925 tutti i partiti furono messi al bando, tranne quello fascista. Il consolidamento della dittatura fu completato da due leggi del 1925-26,dette dallo stesso Mussolini ‘fascistissime’ (liberticide: uccidevano la libertà) Legge del 1925: aumentò i poteri di Mussolini, che da allora rispose del proprio operato soltanto al re e fece entrare nelle istituzioni dello Stato il titolo di ‘duce’ per Mussolini Legge del 1926: separazione tra il potere legislativo (attribuito al Parlamento) e quello esecutivo (attribuito al governo) Le trasmissioni radiofoniche iniziarono in Italia nell'ottobre del 1924 sotto il controllo del governo fascista, mentre il cinema, già ampiamente sperimentato perché il biglietto del cinema era accessibile a tutti, fu piegato ai fini del regime con la creazione dell'istituto nazionale L'unione cinematografica educativa (Luce). Il nuove ente svolse la sua missione di ‘propaganda patriottica e nazionale’ con la produzione dei ‘cinegiornali’: documentari e cortometraggi celebrativi a favore del fascismo. Seguaci del fascismo: Gioacchino Volpe, Luigi Pirandello, e Guglielmo Marconi. Accanto a quello del duce, il regime propose anche altri miti. In primo luogo quello della romanità, con il costante riferimento all'impero romano. Come simbolo del fascismo fu adottato il fascio littorio (un'ascia racchiusa da un fascio di bastoni). Fu imposto il saluto romano con il braccio teso, e anche altri simboli della romanità come l'aquila imperiale. Un altro mito, fu la ‘rivoluzione fascista’, cioè la conquista del potere dopo la Marcia su Roma, che avrebbe dato inizio a una nuova epoca storica e che perciò divenne l'anno zero dell'Era fascista. Il fascismo viene chiamato ‘totalitarismo imperfetto’ o ‘via italiana al totalitarismo’. Furono due elementi a rendere incompiuto il totalitarismo fascista: la Chiesa cattolica e la monarchia. La Chiesa rappresentò un forte concorrente del fascismo sotto molti aspetti. Mussolini fu consapevole della forza della Chiesa e scese a patti con il Vaticano, facendosi artefice della soluzione del confitto tra Stato e Chiesa: L'11 febbraio 1929 la Chiesa firma i Patti Lateranen Essi riconobbero alla Chiesa una posizione privilegiata nel Paese e quindi rafforzò la sua presenza, specie nel campo dell'istruzione. L'associazione dell'Azione cattolica, laici cattolici che avevano il compito di educare le nuove generazione, entrò in conflitto con il regime; ma la ferma reazione del papa Pio XI le permise di proseguire con l’attività. Il re restava sempre il capo dello Stato e come tale aveva il potere di nominare e revocare il capo del governo. Vittorio Emanuele III non poté ne volle esercitare tali preorogative. Giunto al potere, il fascismo, per accondiscendere ai desideri degli agrari e degli industriali, che lo avevano sostenuto, adottò una politica economica liberista. (1922-1925) Alberto de Stefani puntò sulla compressione dei salari e incoraggiò l'iniziativa privata. La spesa pubblica fu ridotta, tra l’altro licenziando molti dipendenti statali e i servizi telefonici furono privatizzati (ovvero passarono dal controllo dello Stato a privati) . Queste misure condussero al pareggio del bilancio e a una significativa ripresa della produzione industriale e agricola. La politica liberista fece salire l'inflazione e perdere valore alla lira, al punto che la sterlina era arrivata a valere più di 150 lire. Nel 1925 De Stefani fu sostituito da Giuseppe Volpi. Il governo da liberista passa a statalista cioè favorisce l'intervento dello Stato nell'economia. (1925-1943) Vennero imposti dazi sui prodotti che provengono dall'estero (protezionismo) Tra le prime iniziative di Volpi ci fu la rivalutazione della lira, con lo slogan ‘quota novanta’ cioè il cambio di 90 lire per una sterlina. Anche nell’agricoltura vi furono interventi e finanziamenti da parte dello Stato: Il fascismo criticò l’urbanesimo come la causa della decadenza demografica del Paese, ed esaltò la campagna e il mondo contadino. Il programma di ‘ruralizzazione’ dell’Italia fu lanciato da Mussolini nel 1927 e si fondò principalmente sulla ‘ battaglia del grano ’ e sulla bonifica delle aree paludose. La ruralizzazione era destinata a fallire, dato che l’Italia aveva imboccato la strada dello sviluppo industriale e della modernizzazione. Falli anche il programma politico, poiché il regime non mise in discussione i vecchi rapporti sociali esistenti nelle campagne. La battaglia del grano+ si proponeva di rendere l’Italia autosufficiente nella produzione cerealicola. L'obbiettivo fu raggiunto, ma a costo di produrre seri squilibri economici e ambientali, dato che la coltura del grano fu spesso estesa in modo improprio, determinando l'erosione del suolo. Inoltre, la coltivazione massiccia di grano impedi la diversificazione delle colture, che sarebbe stata ben più remunerativa sul mercato internazionale. Quest’iniziativa per dimostrare che l’Italia non doveva dipendere da altri paesi. Bonifica delle aree paludose+ furono prosciugate e trasformate in aree coltivabili, creando delle vere e proprie città innescando un flusso migratorio di contadini provenienti dal Veneto. -«ATARCHIA: L'Italia doveva soddisfare da sé le proprie esigenze di materie prime e prodotti di consumo, limitando al massimo le importazioni e sperimentando nuovi materiali industriali oppure surrogati (ad esempio la cicoria al posto del caffè) Le iniziative del regime dopo il 1925 attenuarono gli effetti della crisi economica internazionale del 1929. Poiché la crisi rischiava di far crollare il sistema finanziario, vennero istituiti: -1931 (IMI) L'istituto mobiliare italiano che sostitui le banche nell’erogare prestiti alle industrie in difficoltà -1933 (IRI) L'istituto per la ricostruzione industriale che acquisi la maggioranza delle azioni di diverse banche, assumendo cosi il controllo delle aziende da esse partecipate, tra cui alcuni grandi gruppi del settore siderurgico. L'Italia fascista divenne il più importante Stato imprenditore e banchiere tra quelli a economica capitalista. L'ascesa del fascismo era stata favorita dal mito della ‘vittoria mutilata’, di cui i fascisti avevano fatto un cavallo di battaglia dichiarando di voler puntare alla revisione dei trattati di pace e di nutrire ambizioni espansionistiche- Pur essendo tra i vincitori della Prima guerra mondiale, l’Italia non ottenne tutti i territori ‘irredenti’ che chiedeva a causa dell'opposizione degli Usa. In particolare furono escluse Fiume, dichiarata città libera e la Dalmazia. La nascita del governo Mussolini fu appoggiato dai governi inglese e francese, i quali, sorvolando sulla distruzione della democrazia in Italia, gli attribuivano il merito di aver estinto la minaccia bolscevica e riportato l'ordine nella penisola. Mussolini, in un primo tempo, a moderare il suo programma di politica estera. Nel 1927 Mussolini inaspri i toni della sua propaganda. Rigettò lo ‘spirito di Locarno”, cioè il clima di distensione seguito alla conferenza per la pace tenutasi a Locarno nell'ottobre del 1925, e annunciò che il suo governo non considerava validi i trattati di pace del 1919. L'Italia fascista vesti i panni del paese discriminato, minacciò di uscire dalla Società delle Nazioni e rivendicò il diritto al proprio ‘spazio vitale’, identificato con l'area mediterranea. In particolare il regime rivolse le proprie mire espansionistiche verso i Balcani, dove nel 1926 aveva stretto alleanza con l'Albania, ponendola di fatto sotto la propria influenza, e verso l'Africa. La politica estera del regime fu guidata da due miti: i fasti della potenza imperiale romana e il sogno della ‘civiltà fascista’. Con l'ascesa al potere di Hitler in Germania, la nascita dei governi autoritari nell’ex Impero austro-ungarico e infine la vittoria di Franco in Spagna, Mussolini si convinse che il suo sogno poteva realizzarsi. In Africa il fascismo volle rafforzare ed estendere i propri domini coloniali. Si dedicò alla ‘pacificazione della Libia’: costituiva già una colonia italiana, ma l'autorità italiana era debole in quanto controllava solo la zona costiera della Libia. Per fascistizzare la Libia, Mussolini manda il maresciallo Graziani, che riportò con estrema violenza sotto il controllo militare e politico italiano. Alla fine del 1934: guerra di Etiopia, paese indipendente e membro della Società delle Nazioni. Il territorio etiopico era un obiettivo storico del colonialismo italiano, che lo Stato liberale non seppe conquistare, Mussolini per dimostrare la forza che la dove lo Stato liberale aveva fallito, lo Stato fascista ha successo + ottenne il massimo consenso popolare, e vi parteciparono alla guerra molti volontari italiani, ben pagati. Nell'ottobre del 1935 le truppe italiane varcarono il confine etiopico, dando inizio a una delle più grandi campagne coloniali della storia, per mezzi coinvolti e numero di vittime. La guerra durò 7 mesi, fino alla sconfitta degli etiopi e alla proclamazione dell'Impero Italiano (9 maggio 1936). La nuova colonia andò a costituire, assieme a Eritrea e Somalia, l'Africa orientale italiana. L'esercito etiopico era mal equipaggiato ma numeroso e motivato, l'esercito italiano forte di 400'000 uomini, ricorse a bombardamenti massicci e all'uso ripetuto di gas letali. Le vittime etiopiche superarono le 200'000. Finita la guerra, i fascisti imposero un regime di occupazione militare che perpetrò una spietata repressione, sotto il comando dapprima del generale Graziani, che aveva già soffocato la resistenza dei libici, in seguito di Ugo Cavallero. L'imperatore d'Etiopia, il negus Hailé Selassié, si rifugiò in Inghilterra. Dal punto di vista militare, la guerra fu un successo per l’Italia, dovuta soprattutto alla sua superiorità tecnologica (gas, carri armati e aviazione) FASCISMO E NAZISMO: Mussolini si avvicinò alla Germania di Hitler. Nell'ottobre del 1936 fu sottoscritto l’asse Roma-Berlino, un patto di amicizia tra i due Paesi che, pur senza prevedere particolari impegni, assunse un enorme significato politico. Nel 1936 scoppia la Guerra civile spagnola, che vide L'Italia fascista, con l'invio di numerosi uomini a sostegno dei nazionalisti di Franco. Nel 1937 l’Italia aderi al Patto anti-Komintern che la Germania nazista e il Giappone avevano siglato nel 1936. Nel 1937 usci dalla Società delle Nazioni.
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