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riassunto del Ferroni sull'epoca 4 età delle guerre d'italia, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

epoca 4 età delle guerre d'italia (1494-1559), Niccolò Machiavelli vita e opere, Ludovico Ariosto vita e opere, interpretazioni del Furioso, i modelli classicistici Bembo e Castiglione, Trissino, il nuovo sistema dei generi letterari, il novelliere di Bandello, anticlassicismo di Folengo Ruzzante e l'Aretino, letteratura a Firenze: Francesco Guicciardini le Storie d'Italia, Francesco Berni e la poesia bernesca di Agnolo Firenzuola, Della Casa, Giorgio Vasari e Benvenuto Cellini.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 16/10/2023

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Scarica riassunto del Ferroni sull'epoca 4 età delle guerre d'italia e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Età delle guerre d’Italia Le guerre d’Italia furono guerre d’invasione combattute tra Francia e Spagna tra 1494 e 1559 per conquistare la penisola italiana. Sconvolgono gli equilibri delle signorie e segnano la fine dell’indipendenza degli stati italiani. Si parla di finis italiae poiché pongono fine a un periodo di prosperità apparente. Hanno inizio con la discesa del re di Francia Carlo 8 che raggiunse facilmente il regno di Napoli nel 1494 passando per Firenze dove provoca la caduta dei Medici. Nel 1499 il nuovo re di Francia Luigi 12 conquista il ducato di Milano scacciando Ludovico Sforza detto il moro. Nel 1501 una nuova spedizione contro il regno di Napoli provoca l’intervento della Spagna di Ferdinando il Cattolico, di conseguenza il sud della penisola passò dagli aragonesi agli spagnoli. Nel 1508 gli stati italiani si alleano alla Francia nella lega di Cambrais per contrastare l’espansione di Venezia sulla terraferma, alleanza che finì con la Lega Santa contro i francesi che persero il Ducato di Milano in cui tornano gli Sforza. Anche a Firenze cade la repubblica e ritornano i Medici al potere. Milano fu riconquistata e perduta dai francesi di Francesco 1. Nel frattempo cresce il potere di Carlo 5 d’Asburgo che ereditò la corona di Spagna e quella imperiale, il potente sovrano fu autore del sacco di Roma del 5 maggio 1527 per punire papa Clemente 7 alleato ai francesi. Le guerre d’Italia si conclusero nel 1559 con la pace di Cateau-Cambresis e la vittoria spagnola che sancisce l’egemonia spagnola sull’Italia. Da allora fino al 700 circa l’assetto dell’Italia rimarrà pressoché stabile: ovvero Regno di Napoli, le due isole, ducato di Milano e stato dei presidi (sulla costa toscana) dipenderanno direttamente dalla corona spagnola (malgoverno spagnolo). Nel 1556 Carlo 5 abdicò e divise i possedimenti tra il figlio Filippo 2 e il fratello Ferdinando 1. In questo periodo gli stati italiani si trovano in una situazione di instabilità dal punto di vista politico, sociale ed economico. Urge il problema della difesa interna degli stati in un’epoca in cui l’invenzione della polvere da sparo (armi da fuoco, artiglieria) determinarono il successo dei soldati stranieri. L’economia italiana inoltre era basata principalmente sul reddito agrario, per cui arretrato rispetto alla Spagna aperta alle nuove iniziative commerciali sull’atlantico dopo la scoperta dell’America. Dunque le grandi monarchie europee dominano il mercato, mentre l’Italia risente di guerre, carestie ed epidemie. Alcuni stati mantengono una relativa indipendenza, su di essi domina la figura del principe, che ha potere assoluto e governa lo stato mediante la sua corte. In essa si distinguono artisti, scrittori e intellettuali, la cui cultura si traduce in esaltazione del principe, visto come depositario di una serie di valori ideali. Nel complesso la maggior parte della società italiana risulta dominata dal sistema cortigiano e si assiste alla formazione e lo sviluppo di una nuova aristocrazia di corte, legata a famiglie principesche. La riforma protestante fu un grande movimento religioso nato in un periodo di corruzione della chiesa e del papato. Nasce nel 1517, quando il monaco agostiniano tedesco Martin Lutero affigge le sue famose tesi sulla cattedrale di Wittenberg con il rifiuto dell’autorità ecclesiastica. Il movimento luterano si diffuse velocemente in Germania e nell’Europa settentrionale dove risulta meno forte il controllo della chiesa di Roma. Anche a Zurigo e a Ginevra si diffondono movimenti simili, ovvero quelli di Zwingli e Calvino. Si diffuse in europa settentrionale perché lì era meno forte il controllo della chiesa e l’imperatore Carlo 5, nonostante la sua fedeltà al cattolicesimo, mantenne una posizione moderata verso la riforma. In inghilterra invece nasce la chiesa anglicana con enrico 8 e di distacca dalla chiesa di roma. Altrove la chiesa di Roma reagì con una dura repressione, così come aveva fatto in passato con le eresie. In italia vi era prima un senso di indifferenza verso il movimento che proveniva da paesi considerati barbari, poi si diffusero alcune idee che si richiamavano alla riforma, per l’evidente bisogno di rinnovamento della chiesa, ad esempio l’evangelismo che si basa sul pensiero di Erasmo da Rotterdam. Ma la chiesa fu sempre più intollerante nei loro confronti e si assume un atteggiamento di diffidenza verso l’eresia, noto come nicodemismo. La controriforma nasce come risposta della chiesa alla riforma protestante, la chiesa si impegna a combattere l’eresia. Già nel 1534 lo spagnolo Ignazio di Loyola aveva fondato la compagnia di gesù per mettersi al servizio del papa nella lotta contro gli eretici. In seguito nel 1545 il papa Paolo 3 convoca il Concilio di trento, che durò 18 anni, e definisce in modo rigido i dogmi cattolici per raffermare l’autorità del papa. Il secolo di Leone X: in questo periodo tra le guerre d’italia e la riforma protestante la Chiesa raggiunge il massimo prestigio culturale e politico. I pontefici tendono ad accumulare ricchezze da tramandare ai propri familiari, fenomeno di nepotismo, mentre cresce il potere del papa e dei cardinali. È un sistema di potere che offre anche opportunità di carriera, con benefici e rendite ecclesiastiche, e sono numerosi gli intellettuali e gli artisti che aderivano alla carriera ecclesiastica in condizione di chierici. Inoltre la città di Roma ebbe una straordinaria fioritura artistica e nasce il mito di Roma come centro del rinascimento. Tra i pontefici che regnarono in questo periodo di splendore culturale ci furono il corrotto papa Alessandro 6 Borgia, noto per l’aiuto dato al figlio Cesare Borgia per costruirsi un suo stato attorno al ducato di urbino. Giulio 2 meno mite che impedì Cesare Borgia per favorire il nipote Francesco Maria della Rovere attribuendogli il ducato di Urbino, Leone X (ovvero Giovanni de medici, figlio di lorenzo il magnifico) condusse una politica di prestigio e unì Roma alla cultura fiorentina e non avvertì il pericolo della riforma protestante. Il suo successore fu il cugino Clemente 7 (giulio de medici) corrotto, che nel 1527 subì l’umiliazione del sacco di roma. Con Paolo 3 infine ebbe inizio il lungo processo della controriforma. L’uomo rinascimentale: la prima fase della guerra coincide con un periodo di eccezionale fioritura culturale. Vi è un nuovo modo di guardare la realtà, dallo sconcerto degli eventi politici e religiosi si ha una nuova immagine dell’uomo. Scoperta di nuove possibilità e nuovi orizzonti. Vi sono nuove scoperte geografiche che ampliano gli orizzonti e nuove invenzioni tecniche, come le armi da fuoco e la stampa, modificano la vita quotidiana. Con la riscoperta del classici e del mondo classico, nasce un nuovo spirito critico e dalla coscienza di distacco dal passato nasce l’età moderna. Nuovo rapporto tra l’uomo e la natura, in cui partecipa attivamente essendoci una concezione naturalistica dell’uomo, ma la filosofia e la scienza continuano ad essere legate ad antiche tradizioni religiose, non si avverte la distanza tra scienza e mito/magia/alchimia/astrologia. Le arti figurative e l’architettura acquisiscono una nuova dignità e rilievo culturale. In italia il talento dei grandi artisti rinascimentali (Leonardo da vinci, Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti) nutre grande ammirazione in tutta europa, Leonardo Da vinci nasce a Condizione sociale dei letterati Diffusione della stampa: La stampa aumenta la circolazione della cultura, si diffonde nel popolo aumentando l’alfabetizzazione, fa circolare testi divulgativi e opere di cultua alta, come l’orlando furioso dell’ariosto. Il classicismo, cultura della contraddizione, anticlassicismo e manierismo Centri culturali Letteratura latina nel 500 Letteratura religiosa Il teatro moderno L’italia fuori d’italia ________________________________________________________________________________________________________________________ (situazione politica a Firenze tra la fine 400 – inizio 500) la repubblica di Savonarola a Firenze. Nel 1494 la discesa di Carlo 8 in Italia provoca la caduta dei medici a Firenze per via della fuga di Piero de Medici, figlio di Lorenzo il magnifico. Viene instaurato un regime repubblicano guidato dal frate domenicano Gerolamo Savonarola, ferrarese che era stato chiamato a Firenze nel 1452 come predicatore dallo stesso Lorenzo de Medici. La sua predicazione ebbe risonanza anche fuori da Firenze e si basava sull’attesa di grandi sconvolgimenti in quanto vedeva che la società italia era sull’orlo della crisi e c’era bisogno di un profondo rinnovamento religioso. Il Savonarola vide Firenze come una nuova Gerusalemme da cui doveva partire la salvezza dell’italia, lotta per un rinnovamento radicale e diffondendo la religiosità e semplicità cristiana intende per contrastare le forme di corruzione e di mondanità. La sua predicazione trovò però l’opposizione della chiesa e del mondo signorile (ricca borghesia e aristocrazia) (identificò addirittura il corrotto papa Alessandro 6 come l’anticristo). Fu allora abbandonato dal suo stesso popolo e fu condannato al rogo nel 1498. Dopo la morte del Savonarola nel 1502 Pier Soderini fu eletto a capo di un regime moderato, che riduceva il potere dei cittadini a favore dell’aristocrazia e la borghesia. La Repubblica affrontò varie difficoltà interne, come la guerra per riconquistare la città di Pisa, l’espansione veneziana e di Cesare Borgia. Per mantenere l’integrità dello stato la Toscana dovette allearsi alla Francia, ma nel 1512 i francesi si ritirarono dall’italia e i soldati spagnoli con l’appoggio del papa Giulio 2 conquistarono la città di Prato. Soderini fuggì da Firenze nello stesso anno in cui fu restaurato il regime dei Medici nel 1512. L’anno seguente il cardinale Giuliano de Medici fu eletto papa con nome di Leone X che da Roma si occupa del controllo politico di Firenze. Nel 1521 alla morte di Leone X, vero capo di Firenze, seguì il pontificato di Clemente 7 dal 1523, papa mediceo che subì il sacco di Roma nel 1527, a cui seguì la cacciata dei Medici di Firenze e la restaurazione della seconda Repubblica fiorentina, di tipo democratica fondata sugli ideali savonaroliani. La seconda repubblica ebbe vita breve perché i francesi non riuscivano a sostenerla, la pacificazione tra Carlo 5 e Clemente 7 portò all’assedio di Firenze e la città capitolò nel 1530. Da allora i Medici tornarono al potere e vi rimasero fino al 700. Il Medici riprendono in mano il controllo della città, con il Principato di Alessandro, figlio di Lorenzo duca di Urbino, si svolge una politica di repressione contro gli ultimi repubblicani mandati in esilio, ma nel 1537 fu assassinato da repubblicani e il suo successore fu Cosimo 1 de Medici, che condusse un’abile politica a Firenze. Rafforzò il principato estendendo i confini dello stato all’intera toscana. Nello stesso tempo sul piano culturale, col fine di ricevere il consenso generale dello stato riconosce una relativa autonomia a tradizioni diverse da quella fiorentina, es. quella senese. Niccolò Machiavelli (1469-1527) - nato a Firenze da un’antica famiglia borghese nel 1469. Il padre era un notaio e uomo di legge che gli fece impartire un’educazione umanistica, in particolare il latino. Non sappiamo se era originariamente legato alla famiglia medicea, di sicuro sappiamo che era avverso alla predicazione di Savonarola. Dopo la morte di Savonarola nel 1498, fino al 1512 Machiavelli fu segretario della seconda repubblica nella cancelleria (si occupa di documenti diplomatici e militari). Ottenne vari incarichi ufficiali e si rese conto della debolezza dello stato fiorentino. Tra le missioni – nel 1499 fu a Pisa per controllare l’esercito nella guerra tra Firenze e Pisa, poi a Pistoia si occupa delle lotte tra fazioni, in Francia presso la corte di Luigi 12 si recò più volte, ad esempio nel 1511 in occasione dello scontro tra francesi e lega santa di Giulio 2. Viste le difficoltà della guerra contro Pisa decise di riorganizzare l’esercito arruolando anche uomini del contado e si giunse così alla presa di Pisa. Tra 1507-1508 compì una lunga missione in Germania presso l’imperatore Massimiliano d’Asburgo, di cui ci sono rimasti scritti politici come il Discorso sopra le cose della Magna e sopra l’Imperatore. Il suo periodo alla cancelleria termina nel 1512 con la caduta della repubblica e il ritorno dei Medici al potere. Non abbandona però la politica e per il resto della sua vita continua a scrivere per dimostrare la propria competenza politica, in attesa che i Medici lo richiamino a incarichi ufficiali, ma era stato interdetto da incarichi pubblici. Nel 1513 fu sospettato di complicità in una congiura antimedicea ordita da alcuni suoi amici e dopo essere stato torturato e imprigionato per 15 giorni si ritirò nella sua dimora all’Albergaccio. Visse in esilio volontario, vivendo di rendite agricole e cose quotidiane, e dedicandosi allo studio e alla riflessione. In questo periodo probabilmente compose la sua opera maggiore il Principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, da cui emerge il confronto tra l’antichità e la crisi fiorentina. Scrisse inoltre poesie (come i poemetti decennale primo, decennale secondo e l’asino rimasto incompiuto) commedie (tra cui la Mandragola del 1518, composta probabilmente per un spettacolo organizzato dai Medici, e la Clizia un’altra vicenda comica sul tema amoroso) Scrisse inoltre il dialogo sull’Arte della guerra, e un’opera storica importante le Istorie fiorentine, nel 1525 su incarico del cardinale Giulio de Medici di scrivere una storia di Firenze. Fu in contatto con il Guicciardini, storiografo dell’epoca. Nel 1527 ci furono poi due eventi che mettono fine alla sua attività: il sacco di Roma e la restaurazione della Repubblica di Firenze: la seconda Repubblica però lo accusa di legami con i Medici e lo tenne nuovamente escluso dagli incarichi pubblici. Morì a Firenze del 1527. fu autore di un trattato perduto I nove libri della volgar poesia, in cui indica per primo i caratteri di una lingua cortigiana basata sul modello letterario della corte romana. Il maggior contributo a questa discussione sarà dato dalle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo nel 1525. Pietro Bembo fu un filologo e linguista di origini venete, nato a Venezia nel 1470 da una famiglia aristocratica, ma legato a diversi centri italiani. Dopo gli studi filosofici all’università di Padova seguì il padre in vari viaggi, ma non intraprese la carriera politica. Ebbe rapporti letterari con l’Ariosto a Ferrara e con l’editore Aldo Manuzio a Venezia, per cui scrisse lavori filologici come l’edizione delle cose volgari del petrarca del 1501, e della commedia di dante del 1502. La sua vita fu convulsa e animata da diversi amori segreti e rischiosi, come quelli per la nobildonna veneta Maria Savorgnan e quello di cui non si hanno notizie precise con Lucrezia Borgia, moglie del duca Alfonso d’este. Negli anni giovanili scrisse anche un importante dialogo d’amore gli Asolani, stampato da Aldo Manuzio nel 1505 che ebbe grande successo nella società aristocratica del tempo. Gli Asolani si dividono in tre libri in prosa, ambientati ad Asolo, nella collina trevigiana, più precisamente nella villa dell’ex regina di Cipro la Cornaro. Qui si svolge una festa di nozze di una damigella con una nobile brigata che discute sui diversi punti di vista dell’esperienza amorosa, dicendo che l’amore può provocare dolore, gioia e piacere o può portare a vedere la bellezza delle cose e le bontà divine. (con il dialogo della brigata si riconnette al decameron, ma anche sul piano linguistico si connette alla prosa del boccaccio). Visse poi dal 1505 presso la corte dei montefeltro di urbino, in cui si accoglievano dame e gentiluomini diversi tra cui il castiglione. Lì Bembo iniziò la stesura delle Prose della volgar lingua. Nel 1512 si trasferì a Roma e pubblicò nel 1513 le epistole in latino de imitazione in cui sosteneva la necessità di basare la scrittura latina su modelli certi, ossia Cicerone per la prosa e Virgilio per la poesia. A Roma inoltre entrò nella carriera ecclesiastica ricevendo vari benefici dal pontefice Leone 10, conobbe inoltre la sua donna, la morosina, dalla quale ebbe tre figli nonostante la condizione di chierico. Nel 1522 tornò nel veneto presso padova e concluse le Prose della volgar lingua, nel 1524 offrì il manoscritto al papa Clemente 7 e la stampa uscì a Venezia nel 1525. Le Prose sono formate da un dialogo in tre libri tra vari interlocutori che discutono su quale sia la lingua perfetta da usare nelle scritture volgari. Si afferma la superiorità del fiorentino dei grandi scrittori del tre (Petrarca e Boccaccio) ma ne esclude Dante per la natura composita del linguaggio. Rifiuta nettamente ogni sperimentazione linguistica successiva e si fonda l’ideale di un classicismo moderno che avrà maggiore diffusione grazie alla stampa. Nel terzo libro delle prose si ha un’elaborazione di una vera e propria grammatica del volgare. Il Bembo compose inoltre per tutto l’arco della sua vita delle Rime, stampate in una raccolta nel 1530, in cui si ha una ripresa della lirica del Petrarca, e lo pone come esempio del modello proposto nelle prose. Impone così una lingua letteraria nazionale che va al di là delle fratture linguistiche della penisola e contribuì a un nuovo sviluppo della storia della letteratura. Infine negli ultimi anni della sua vita ebbe l’incarico di storico e bibliotecario della repubblica di venezia per cui scrisse le Rerum venetarum historie, le storie di venezia. Nel 39 fu nominato cardinale a coronamento della sua carriera ecclesiastica dal papa Paolo 3 e morì a Roma nel 1547. Baldassarre CASTIGLIONE (gentiluomo tra le corti del italia padana e corte imperiale spagnola) nacque da una nobile famiglia nei pressi di Mantova nel 1478, ricevette una buona educazione letteraria e umanistica e fu a contatto con luoghi del potere a partire dalla corte di milano di ludovico il moro, in cui visse tra 90 e 99. In seguito alla morte del padre fu al servizio dei gonzaga di mantova, alternando poi soggiorni tra Roma e Urbino, dove animò la vita di corte con feste e spettacoli. Ebbe vari incarichi politici e diplomatici ed entrò anche a servizio della chiesa che lo inviò come nunzio apostolico nel 1525 in Spagna alla corte dell’imperatore Carlo 5 a Madrid e rimase in Spagna fino alla sua morte nel 1529 a Toledo. La letteratura è per lui espressione del suo essere gentiluomo e un modo di partecipare alla vita della società nobiliare. La sua opera maggiore è il libro del cortegiano, Iniziato probabilmente nel 1513 e concluso nel 1528 dopo varie stesure e correzioni. Si tratta di un dialogo in 4 libri ambientato nel palazzo di Urbino nel 1507 che accoglieva numerosi personaggi illustri. Essi discutono sui caratteri ideali del perfetto uomo di corte, che diventerà un modello classicistico di comportamento del perfetto cortigiano per tutte le corti europee. Tra le qualità dell’uomo di corte ci sono ad esempio il bon giudicio, la grazia e la sprezzatura. Deve essere dotato di Bon giudicio perché i giudizi umani sono distorti dall’errore e deve saper tener conto della realtà mutabile. In secondo luogo la grazia è la qualità che gli permette di dare una buona immagine di sé, mentre ciò che chiama la sprezzatura è la disinvoltura che permette di operare senza fatica. Mentre i modelli classicistici di Bembo e Castiglione ebbero successo nazionale e internazionale, si sviluppano altri tentativi analoghi che però non ottengono lo stesso successo. Ad esempio nel dibattito della questione linguistica intervengono altri fiorentini che affermano la dignità della tradizione e della lingua viva di Firenze, ad esempio il vicentino Giovan Giorgio Trissino scoprì il testo del De vulgari eloquentia di Dante e lo divulgò sottolineando che la lingua italiana deve essere fondata sul parlar comune e non sul fiorentino. Ne derivarono accese polemiche e la sua riforma non ebbe successo, nel Castellano nel 1529 sintetizza le sue idee sulla lingua (linea classicistica). Fu autore inoltre di una tragedia la Sofonisba del 1524 con cui propone di basare il genere tragico sul modello greco. ________________________________________________________________________________________________________________________ Nel 500 avviene la fondazione di un nuovo sistema di generi letterari moderni, in cui non vi è un’astratta definizione di regole, ma avviene tramite esperimenti e tentativi diversi. A partire dagli anni 40 del 500 ci sarà poi una più rigida codificazione per il bisogno di creare forme di comunicazione letteraria nazionale. Tra i generi del 500 ci sono alcuni già diffusi nella tradizione volgare, altri invece ricreano generi di origine classica. I generi che continuano direttamente la tradizione volgare sono la LIRICA e la NOVELLA che si basano sui modelli di Petrarca e Boccaccio. Anche il genere del poema cavalleresco si può considerare una continuità della tradizione sul modello moderno del Furioso dell’Ariosto. La poesia burlesca è un altro genere della tradizione volgare che trova una nuova forma con l’opera di Francesco Berni, fondatore della poesia bernesca. Dall’altro lato abbiamo generi di origine classica attualizzati nel mondo contemporaneo. Tra essi la tragedia, fedele al modello di tragedia greca, la commedia che riprende gli schemi e i personaggi della commedia latina di Plauto e Terenzio. Vi è poi il genere della trattatistica in forma di dialogo che trova i modelli più apprezzati in Bembo e Castiglione, con i dialoghi le prose e il cortigiano. Anche la storiografia è un genere di origine classica, trova eccezionali esempi in Guicciardini e Machiavelli. 1- La lirica petrarchistica: dopo le codificazioni di Bembo nelle Prose e l’esempio offerto dalle Rime nel corso del 16 secolo si sviluppa una lirica petrarchistica regolare che deriva direttamente dal modello del Canzoniere del Petrarca. La scrittura lirica si diffonde non solo tra scrittori specializzati, ma anche come forma elegante di comunicazione tra i gentiluomini che si scambiano numerosi sonetti di corrispondenza. In queste poesie viene ripreso dal Petrarca il tema amoroso, l’amore è riferito ad amori fittizi o legati a convenzioni sociali. Seguono inoltre il canone petrarchesco della pluralità tramite segni tra loro simili che si rinviano l’un l’altro, ma il concetto diventa astratto e semplificato e si riduce a un sistema della ripetizione, svuotando i segni del loro significato spirituale 2- La diffusione del petrarchismo porta a una produzione di raccolte collettive di rime di autori diversi. D’altra parte il petrarchismo contribuisce alla creazione di una lingua media della poesia italia, in via dell’omogeneizzazione stilistica e linguistica. 3- La lirica petrarchistica si diffonde per tutta italia in 4 diverse aree e tendenze, in area veneta è più forte la fedeltà al Bembo, nell’area padana e lombarda resiste la continuità con le esperienze cortigiane del tardo 400, ne è un esempio il Canzoniere del Bandello; in area tosco-romana si sviluppa una lirica meno legata al modello di Bembo, soprattutto a Firenze vi è una forte opposizione al Bembo e sono diversi gli scrittori di origine toscana in contatto con il potere papale e mediceo, come Michelangelo e Della Casa. Infine in area meridionale viene meno l’ambiente culturale del tardo 400 e rimane escluso dai processi linguistici italiani. A partire dagli anni 40 ci sarà una ripresa della letteratura napoletana, svincolata dal potere spagnolo e ci saranno vari esempi di lirica femminile come la poesia di Vittoria Colonna. Si distinse anche il lucano Luigi Tansillo autore di vari poemetti, genere di origine classica, Rime e testi di vario genere come poemetti mitologici, didascalici e religiosi ad esempio, il Vendemmiatore, la Balia, il Podere, le lagrime di san Pietro. Si tratta comunque di esperimenti nuovi e diversi dal modello di Bembo. 4- Anche nella lirica femminile si diffonde il petrarchismo, tra le voci femminili ci furono Veronica Franco autrice delle Terze Rime del 1575. Era una cosiddetta donna cortigiana che intrattenevano aristocratici chierici che seppe conquistare una relativa dignità sociale con la poesia. Vittoria Colonna invece aveva maggiore prestigio nella società letteraria e cortigiana del tempo, era la figlia del condottiere Fabrizio Colonna e moglie del marchese Francesco D’avalois che morì come capitano generale delle truppe imperiali nella battaglia di Pavia del 1525, alla sua morte Vittoria si dedicò al culto della sua memoria tramite la poesia, presentando una forte sensibilità per la fede religiosa e la virtù signorile. Tra le altre donne della letteratura petrarchistica ci fu Isabella di Morra di origini calabro-lucane che fu tenuta prigioniera e uccisa dai suoi fratelli per gelosia, dai suoi componimenti emerge il senso di solitudine e infelicità. La novella Matteo maria bandello Il genere della novella, ha fini di intrattenimento nella società letteraria, secondo il canone bembesco doveva basarsi sul modello del Decameron di Boccaccio. Le novelle hanno ampia diffusione, le possiamo trovare entro opere letterarie più ampie come nel poema cavalleresco dell’Ariosto, in discussioni di dialoghi e in lettere di corrispondenza. Nei primi anni del 500 nonostante il Decameron continua ad essere il libro più letto, non ci sono libri di novelle che seguono il modello boccaccesco, solo a partire dagli anni 20 si hanno opere che si collegano al decameron dal punto di vista linguistico e strutturale. Il primo autore a collocarsi su questa linea fu il toscano Agnolo Firenzuola, autore dei Ragionamenti d’amore del 1525. Abbiamo inoltre un tentativo incompiuto di Francesco Maria Molza di creare una raccolta di novelle sul modello del Decameron, ma scrisse solo 7 novelle ricercate nello stile ma prive di originalità. La maggiore raccolta di novelle apparsa dopo il Decameron è costituita dai Quattro libri di novelle di Matteo Maria Bandello che è formato da 214 novelle in tutto, uscito nella seconda metà del 500. Bandello proveniva da una famiglia aristocratica del ducato di Milano, ma entrò nell’ordine dei domenicano e fu al servizio di vari signori nelle corti dell’italia padana. Passò poi alla condizione di chierico e fu al servizio della roma papale e della spagna imperiale, passando infine in Francia a contatto col mondo cortigiano francese. Nel suo novelliere Bandello abolisce la cornice boccaccesca e dedica ogni novella a un personaggio illustre in cui riferisce l’occasione della novella. La narrazione non si basa su una società quotidiana ideale come nel Decameron, ma è ambientata nella realtà contemporanea nelle corti al tempo delle guerre d’italia, viste da un ottica nobiliare e cortese, anche la lingua è lontana dalla prosa boccaccesca. Generi teatrali, la commedia nel 500 I generi teatrali si reggono sul confronto con i classici, ma non fissa codici assoluti. Nel 500 sono diffusi 3 generi drammatici: la tragedia, la commedia e un genere misto (genere pastorale diffuso nelle corti padane, deriva dall’Arcadia del Sannazzaro in forma di Favola pastorale, un altro genere misto è l’intermezzo, che viene rappresentato nelle pause fra gli atti di tragedie e commedie). Nella tragedia vi sono più stretti rapporti con i classici ed è un genere lontano dalle moderne esigenze di spettacolo e divertimento del pubblico cortigiano, la commedia è il genere centrale nella moderna invenzione del teatro, opera in confronto con i classici (su modello delle commedie di Plauto e Terenzio) ma allo stesso tempo li adatta alla realtà contemporanea. Tra i primi esempi vi sono le commedie in volgare dell’Ariosto la Cassaria e i Suppositi. Si basano sugli schemi classici dei tipi umani dei giovani, vecchi, servi e padroni, a cui si aggiungono beffe e giochi comici che si possono collegare alla tradizione volgare del Boccaccio. Tra le altre commedie del 500 ricordiamo la Calandria di Bernardo Dovizi da Bibbiena fatta rappresentare dal machiavelli nella corte di Urbino, la Mandragola e la Clizia di Machiavelli, anche il Ruzzante scrisse commedie come la Pastoral, la Betìa e il Parlamento e Bilòra. La cortigiana di Pietro Aretino, e infine risale al 1580 la commedia il Calendaio di Giordano Bruno. Annibal Caro: trattati sull’amore e comportamento Annibal Caro appartiene a una classe di intellettuali di posizione sociale media che usa con disinvoltura e originalità diversi generi, modelli e tendenze letterarie. Si colloca nel periodo successivo al sacco di Roma, in cui dominano ancora la controriforma e il potere spagnolo. Tra i suoi scritti ci sono Lettere familiari, liriche petrarchistiche, operette comiche e burlesche, tra cui un’importante commedia gli Straccioni del 1543, ambientata sullo sfondo del palazzo Farnese di Roma. Un altro suo celebre scritto la traduzione in volgare in endecasillabi sciolti dell’Eneide di Virgilio, con cui si collega anche al classicismo e al manierismo. Nel 500 vi è inoltre una grande diffusione di trattati in forma di dialogo sull’amore e sulle norme di comportamento, si legano all’uso sociale della lirica petrarchistica ed hanno come punto di riferimento gli Asolani del Bembo. L’amore è inteso in senso platonico (dalla filosofia di Platone) come strumento di elevazione verso il divino, che nobilita la vita. Un esempio di questi trattati è il Dialogo dell’infinità dell’amore della poetessa cortigiana Tullia d’Aragona, stampato nel 1547. I trattati sulle norme di comportamento si sviluppano sulle orme del Cortegiano di Castiglione. Il suo modello non sarà però seguito alla lettera nella seconda metà del 500 perché nel particolare all’interno di corti diverse era impossibile realizzare il suo modello troppo ambizioso di perfetto uomo di corte. Gli stessi gentiluomini non si sentono più protagonisti della propria immagine e del proprio destino, direzione in cui si muove il Galateo di Della casa. cultura filosofica nascita della critica letteraria 3) romanzo o poema cavalleresco (dal modello del furioso dell’ariosto) 4) la poesia burlesca trova una forma nuova a partire dall’opera di Francesco Berni, iniziatore di un nuovo genere di poesia bernesca. 2) generi di origine classica (tragedia e il dialogo) la tragedia deriva dal modello antico greco di Aristotele e quello latino di Seneca,.2. dal Dialogo deriva invece una ricca produzione di trattistica che trova in Bembo e Castiglione i modelli più apprezzati. 4. la storiografia ha origine classica con schemi umanistici tradotti in volgare e attualizzati, (Machiavelli e Guicciardini) 5. altri generi intermedi di poesia sono il poemetto e la satira, mentre per la prosa l’orazione e la lettera con finalità pratiche. ___5) esperienze diverse: anticlassicismo e plurilinguismo (Folengo, Ruzzante e l’Aretino) Il classicismo incontrò una forte opposizione in vari centri dell’italia settentrionale, in cui le corti sono legate ancora al plurilinguismo del tardo 400 e rifiutano le nuove tendenze di classicismo moderno del 500. Queste tendenze che vengono definite anticlassicistiche sono caratterizzate dal plurilinguismo e linguaggi diversi con elementi dialettali. Ad esempio nell’Italia settentrionale e soprattutto nel Veneto si dà grande dignità al dialetto locale poiché rappresenta realisticamente non solo il mondo contadino ma anche la varietà linguistica di Venezia, dove si mischiano lingue di varia provenienza) e nella repubblica di Venezia, priva di una corte centrale, si vede lo sviluppo di orientamenti opposti, da un alto il classicismo di BEMBO, dall’altro l’anticlassicismo di altri autori. Nel Veneto si registra l’uso nella scrittura del dialetti bergamasco, lingue straniere deformate, il gergo furfantesco (o lingua zerga, che rappresenta il mondo della delinquenza e del vagabondaggio), particolarmente importante è la lingua maccheronica (una lingua parodica usata negli ambienti universitari di Padova, tra 400 e 500, che è formata da una base grammaticale e morfologica latina, ma con forme lessicali e sintattiche del volgare). Si sviluppa anche una poesia in lingua maccheronica che presuppone la conoscenza della poesia latina per abbassare il linguaggio classico. Un’altra lingua artificiale opposta alla lingua maccheronica è quella pedantesca, che è formata da una base grammaticale volgare con forme lessicali latine, usata per mettere in burla i maestri di scuola, detti pedanti, che avevano una cultura latina degradata. Il massimo esponente dell’anticlassicismo che usa la lingua maccheronica è Teofilo Folengo (1491-1544), un monaco benedettino nato a Mantova e legato alla città di Padova dove era diffuso l’uso della lingua maccheronica nell’ambiente universitario. In qualità di monaco ebbe modo di entrare in contatto sia in ambienti ecclesiastici culturalmente elevati, che in ambienti religiosi popolari. Le sue opere appaiono bizzarre perché utilizza pseudonimi e maschere, cambiando luoghi e presentando le sue opere sotto altri nomi, come Merlin Cocai, Acquario Lodola. Il corpo dei suoi scritti ha il titolo globale di Opus Macaronicum (poesia/opera maccheronica) che apparve in 3 edizioni dal 1517 al 1540, e una quarta edizione uscì postuma del 1551. In esso troviamo la sua opera maggiore, ossia il Baldus. Tra le sue opere minori l’orlandino narra dell’amore tra i genitori di Orlando della tradizione cavalleresca e si concentra sulla sua infanzia e giovinezza, e il Caos del Triperuno in cui tre diversi alter ego dell’autore si esprimono in lingue diverse, dal maccheronico, al latino classico al volgare. Con il plurilinguismo si oppone esplicitamente alle Prose del Bembo che erano apparse nel 1525. Il Baldus è considerata la sua opera maggiore, prende il nome dal protagonista Baldo, nato nella campagna mantovana da Guidone e Baldovina, figlia del re di Francia, che erano fuggiti da Parigi. Viene descritta la sua umile giovinezza, tra mondo contadino e furfantesco e le avventure affrontate, mette in scena un mondo oscuro e paradossale, Baldo intraprende un viaggio di iniziazione negli inferi, dove incontra tra i demoni cantori e poeti sottoposti a tortura, tra cui lo stesso autore, ai quali vengono strappati i denti come segno di punizione per le menzogne inventate nelle loro poesie. Dopo di che la narrazione si interrompe bruscamente e rimane inconclusa. L’opera ha molti punti di somiglianza con il Morgante del Pulci per i particolari strani e deformi, ma si rifà anche al linguaggio di Virgilio nell’Eneide trasformato in forma parodica. Inoltre anche nel teatro veneto sono diffuse esperienze plurilinguistiche e sono diffuse forme di spettacolo legate a tradizioni locali, ad esempio a Padova e Venezia dove fu attivo Angelo Beolco, detto Ruzzante, considerato maggior esponente della letteratura drammatica nel veneto. A Venezia il teatro si distingue per l’assenza di una corte che organizza spettacoli, per cui le commedie sono organizzate da giovani compagnie di attori dilettanti di origine aristocratica, che daranno vita alle prime rappresentazioni pubbliche a pagamento. L’originalità del teatro veneto sta soprattutto nel plurilinguismo, che rappresenta Venezia come punto d’incontro di genti ed esperienze diverse. Le commedie dialettali che uniscono lingue diverse dal bergamasco alle lingue straniere saranno il primo nucleo che darà vita alla commedia dell’arte nel secolo successivo. La letteratura di Ruzzante, come Folengo, trova nel mondo contadino al tempo delle guerre d’Italia, un modo per controbattere i modelli classicistici propri del mondo cortigiano ed ecclesiastico. Angelo Beolco, detto Ruzzante, è legato all’ambiente contadino di Padova, dove nacque nel 1496, e si distinse come attore e uomo di spettacolo, il suo soprannome Ruzzante deriva da un personaggio tipo delle sue commedie, il contadino pavano (padovano) Ruzzante. Tra le sue opere La pastoral del 1518, che segue in parte la struttura dell’ecloga ed è legata alla letteratura bucolica e comica. La lingua unisce il dialetto pavano e bergamasco. La letteratura di Ruzzante, come Folengo, trova nel mondo contadino al tempo delle guerre d’Italia, un modo per controbattere i modelli classicistici propri del mondo cortigiano ed ecclesiastico. Un’altra commedia del Ruzzante è la Betìa, scritta a Venezia, tratta della disputa tra due villani per amore della bella Betìa. Nel il Parlamento e Bilòra viene presentata una situazione simile, ci sono due uomini tornano a Venezia per riprendersi le loro mogli, il primo uomo Ruzzante tornato dalla guerra viene picchiato dall’amante e finì per ritirarsi nell’ordine, mentre il secondo uomo il contadino Bilòra ha la meglio sul vecchio amante perché lo accoltella e riprende sua moglie. Altre commedie del Ruzzante la Piovana e la Vaccaria in cui cerca un più diretto rapporto con i modelli classici delle commedie di Plauto e Terenzio, e i modelli classici vengono messi a confronto col dialetto pavano, padovano. Morì a Padova nel 1542. Diversa è invece la polemica anticlassicistica di Pietro Aretino, che non si appoggia a realtà sociali basse e dialettali ma esalta l’ingegno individuale. Nato ad Arezzo nel 1492, diede le prime prove di poeta a Perugia, dove pubblica una raccolta giovanile, l’opera nova. Si trasferì in seguito nella Roma papale di Leone X e alla sua morte si distinse per la scrittura di pasquinate (le pasquinate erano componimenti anonimi satirici contro il potere dei cardinali e dei papi. In particolare l’Aretino sosteneva la candidatura di Giulio de medici al pontificato, ma fu esiliato nel periodo del pontificato di Adriano 6. Fece ritorno a Roma solo all’elezione di Giulio sotto il nome di Clemente 7) la scrittura di pasquinate continuò ad essere usata per sfogo contro i potenti fino all’800, ma tra 5 600 incontrò anche dure repressioni da parte della controriforma. L’Aretino si scontra contro gli ideali classicistici per la prima volta con l’opera la cortigiana, che presenta il rovescio degli ideali del cortigiano del Castiglione. Ebbe una vita frenetica e scrisse anche testi di argomenti diversissimi tra loro che vanno da materiali pornografici a argomenti religiosi.
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