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Riassunto del film "Il Gattopardo", Appunti di Storia Del Cinema

Il documento contiene il riassunto, l'analisi e tutte le informazioni sul film trattato a lezione.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 01/03/2023

laliuninsubria
laliuninsubria 🇮🇹

4.3

(6)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto del film "Il Gattopardo" e più Appunti in PDF di Storia Del Cinema solo su Docsity! FILM “IL GATTOPARDO”, 1963 DI LUCHINO VISCONTI SCHEDA DEL FILM Data di rilascio: 1963 Durata: 205 minuti (versione estesa), 107 (versione ridotta) Regista: Luchino Visconti Genere: storico-drammatico Perché si intitola il Gattopardo? Il Gattopardo era lo stemma della casata dei salina e compare anche in quello dei Tomasi di Lampedusa. La pubblicazione del romanzo non fu immediata: inizialmente venne rifiutata dalle più importanti case editrici, secondo le quali quel genere di libro non rispecchiava le richieste dei lettori dell'epoca. Il clima culturale era ancora influenzato dal neorealismo un movimento che sorge durante la Seconda guerra mondiale, caratterizzato dalla riscoperta del mondo contadino e della sua cultura il romanzo venne poi pubblicato nel 1958 da Feltrinelli che ha riscosso un grande successo tanto da vincere il premio strega nel 1959 e nel 1963 Luchino Visconti ne fece il film che vinse il premio Palma d'oro al Festival di Cannes. PUNTO DI VISTA C'è chi sostiene che si debba leggere l'opera con un monologo interiore riflesso nella realtà del protagonista, sia Tomasi che Visconti si riconoscono pienamente nel protagonista, il principe di salina, in quanto entrambi di discendenza aristocratica, trascorrono la loro infanzia in un modo che sarebbe scomparso da lì a poco. Quindi, è come se lo scrittore e il regista contemplassero il ricordo di un comune passato. TRAMA DEL FILM La vicenda si svolge in Sicilia tra il 1860 e il 1910, nel pieno dell’unificazione italiana. Il protagonista del Gattopardo è Don Fabrizio, principe di Sicilia, un nobile testimone del decadere del ceto aristocratico n favore della borghesia, la nuova classe emergente. Altro personaggio di rilievo è Tancredi, nipote amato del principe, che prende la decisione e a cui viene concesso di unirsi alla spedizione dei mille. Quando, come ogni anno, il protagonista si reca con la famiglia nella tenuta estiva di Donnafugata, scopre che è stato eletto sindaco Don Calogero, un uomo di umili origini, poco istruito che è però riuscito a farsi strada e arricchirsi in politica. Tancredi si innamora e sposa la figlia del nuovo sindaco appropriandosi della dote della donna la sua carriera verrà favorita e lo zio propone, dopo averlo rifiutato, il posto di Senatore Del Regno d’Italia a Don Calogero. Il principe invece prosegue la sua vita nella ricchezza fino al 1883. IL FILM NEL PARTICOLARE La linea del racconto si spezza nelle varie vicende, si frantuma in contrasti dialettici, nell’esposizione dei piccoli fatti dell’esperienza di ogni giorno; ma la linea ideologica è inflessibile, acuta come punta di diamante, limpida come una notte di stelle. I problemi dell’Unità nazionale, la difficile saldatura tra il Settentrione di aspirazione e tono europei, il Centro di civilissima ma appartata provincia (basta pensare alle idee politiche del Grande Gioacchino Belli!) e il Mezzogiorno depresso sono affiorati in questo dopoguerra con nuova vivezza. In cento anni molti problemi sono stati elusi. Palermo, 1860. La preghiera del pomeriggio che insinua nelle calde e silenziose stanze del palazzo un leggero e sommesso brusio, è bruscamente interrotta dalle grida della servitù. Il corpo esanime di un giovane soldato borbonico è stato rinvenuto nel giardino, tra i roseti. Sono i giorni dello sbarco a Marsala dei mille prodi agli ordini del gen. Garibaldi e per un distaccato ma fedele suddito di re Franceschiello come il principe Fabrizio Salina (Burt Lancaster) la situazione non è facile da comprendere. Per evitare che la famiglia venga coinvolta nei tumulti di Palermo, il principe Fabrizio decide di trasferirsi anzitempo e con tutto il parentado nella dimora estiva di Donnafugata, nell’agrigentino. Quando Garibaldi sbarca in Sicilia, il nipote preferito di Fabrizio, Tancredi, decide di unirsi alle truppe rivoluzionarie e ottiene il lasciapassare per permettere allo zio il trasferimento nella residenza estiva. Durante questo spostamento Tancredi decide di far la corte alla cugina Concetta per gioco, ma la donna ha una prospettiva più seria della situazione e incarica il cappellano di casa Salina di chiedere al padre la possibilità di un matrimonio tra i due, ma egli nega questa possibilità. Dall’altra parte il cuore di Tancredi appartiene a Angelica Sedara, la figlia del sindaco di Donnafugata, Don Calogero. Accettando malgrado le circostanze, il principe, al plebiscito vota in favore del regno unito d’Italia e quindi contro i Borboni. Tancredi ritorna presso il giovani si lasciano desiderare punto i suoi distacco dal mondo aristocratico è testimoniato dalle condizioni allucinatorie in cui la folla i danzatori sembrano irreali Ehi il principe comincia a dare segni di stanchezza fisica e psichica si rifugia nella biblioteca del padrone di casa che appare vuota dove vi sono segnali espliciti che rimandano alla fine della vita del principe Il quadro nella biblioteca si mette a contemplare un quadro la morte del giusto di greuze. Ehi il quadro è una versione del figliol prodigo che ritorna dal padre morente quasi ignora l'elemento del figlio vedendoci una forte contenuto erotico. Il principe si chiede se la sua morte sarà come quella il giovane potrebbe essere la proiezione di un futuro Tancredi, pentito delle sue azioni passate ma il principe ferisce a pensare solo alla propria morte e al disgusto per il letto sporco. In ciò si evidenzia la rivalità tra zio e nipote per Tomasi la danza dei due è quella tra il principe e la morte come un rito di passaggio per l'aldilà STORIA VERA Le vicende iniziano nel maggio del 1860, in piena unificazione italiana e si conclude nel maggio del 1910, ci troviamo davanti a cinquant’anni di avvenimenti in cui l’Italia cambia e la dinastia dei Salina scompare. Per comprendere il contesto storico in cui il libro si inserisce bisogna analizzare due periodi: quello che riflette le date nel testo e quello in cui visse l’autore Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il primo periodo storico va dal 1860 al 1910 ed è il periodo delle guerre d’indipendenza e dell’unificazione d’Italia; il secondo è invece quello del secondo dopoguerra, verso la fine degli anni Cinquanta, periodo in cui il libro è stato scritto e pubblicato. Ho ritenuto inoltre che fosse utile analizzare solamente la situazione storica in cui l’autore viveva e in cui il romanzo è ambientato: quella italiana. I PERIODO: DAL 1860 AL 1910 IN ITALIA Il periodo che va dal 1860 al 1910 e’ il periodo delle guerre di risurrezione, della nascita dell’Italia unita, il periodo dei padri della patria e degli eroi, e’ il periodo di Garibaldi, di Cavour, di Mazzini, di Vittorio Emanuele e di Giolitti. l’unità d’Italia fu opera soprattutto di tre uomini: Cavour, Mazzini e Garibaldi. Cavour, ex ufficiale miope con gli occhiali, rappresentava il prudente ma furbo politico; Mazzini, che aveva trascorso la maggior parte dei suoi giorni nascondendosi dalla polizia austriaca, era l’agitatore pubblico; Garibaldi, alla testa del suo esercito di volontari, era l’eroe popolare. Mazzini e Garibaldi erano a favore della Repubblica, Cavour era un monarchico e gli altri due, che gli riconoscevano l’abilita’ superiore come politico, sacrificarono le loro ambizioni per il bene della patria. I moti del ‘48 avevano investito l’Europa e anche l’Italia con un’ondata rivoluzionaria. Dopo aver sconfitto e cacciato gli austriaci dal lombardo-veneto e dopo le annessioni degli staterelli dell’Emilia e la Toscana, rimanevano da liberare ancora il Sud e Roma. Garibaldi parti’ con un migliaio di soldati, le Camicie rosse, alla volta della Sicilia, che già nel ‘48 si era dichiarata indipendente dal regno borbonico di Napoli e che nutriva sentimenti positivi verso la liberazione, e in poco tempo la liberarono. Garibaldi, divenuto dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele, punto’ su Napoli dove arrivo’ dopo aver sconfitto l’ormai sbandato esercito borbonico ed entro’ trionfalmente nella città’. Cavour, nel frattempo, nutrendo timori verso Garibaldi, con il consenso francese, leali difensori del papato ora divisi fra l’appoggio al Papa e quello ai loro fedeli alleati piemontesi nella guerra di Crimea, attacco’ e annette’ le Marche e l’Umbria, terre pontificie, per raggiungere assieme al re Vittorio Emanuele il napoletano dove avvenne lo storico incontro a Teano fra il re e Garibaldi che rimise tutte le sue conquiste nelle mani del monarca. Rimaneva ormai solo Roma, già nominata capitale del regno, da liberare, ma la città’ era ben difesa dalla truppe francesi. Garibaldi tento’ l’impresa con il rischio di compromettere la delicata situazione diplomatica europea ed allora Cavour fu costretto a mandargli contro l’esercito che lo sconfisse nella battaglia sull’Aspromonte. Garibaldi ferito si ritiro’ a Caprera. L’occasione della liberazione si presento’ allo scoppio della guerra franco- prussiana. Napoleone III, imperatore dei francesi, venne sconfitto e a Parigi si instauro’ la Repubblica con il conseguente ritiro delle truppe francesi da Roma per difendere la Francia dai prussiani. Con Roma ormai sguarnita fu facile per l’esercito piemontese entrare nella capitale. Al Papa, che rivendicava ancora il suo potere temporale, venne concesso il potere sul territorio e sui palazzi del Vaticano. Fatta l’Italia bisognava fare gli italiani e si impose allora una politica accentratrice che ebbe come conseguenza lo scoppio di disordini e il diffondersi delle idee anarchiche che portarono all’assassinio del secondo re d’Italia Umberto nel giugno del 1900 a Monza per opera dell’anarchico Gaetano Bresci. In ambito politico nei primi decenni dell’Italia unita si assiste all’emergere di figure come Crispi e Giolitti, che tentarono di avviare riforme sociali ed economiche per portare ad un’unita’ reale e non solo territoriale il giovane regno d’Italia. Si assiste in questo periodo all’emergere del problema meridionale, che riflette una divisione fra due realtà territoriali contigue avvenuta per più di un millennio che si cerco’ di risolvere ma le differenze culturali, linguistiche ed economiche sussistono tuttora. II PERIODO: DALLA FINE DELLA GUERRA AGLI ANNI CINQUANTA IN ITALIA L’Italia aderì subito dopo la guerra al piano Marshall, piano di aiuti economici e sociali forniti dagli Stati Uniti, in apparenza in cambio di alcunché, in realtà in cambio del rientro del paese nella sfera d’influenza americana e non in quella sovietica. Il nostro paese era diviso in due zone dal punto di vista economico: il Sud che aveva mantenuto l’economia agricola, il Nord che iniziava ad industrializzarsi grazie all’opera di privati cittadini spinti da spirito imprenditoriale. Nel Nord era diffusa al speranza di un deciso rinnovamento politico e sociale. Ovunque le difficoltà nell’approvvigionamento favorivano il mercato nero, mentre al Sud cresceva l’influenza della mafia. Tra le formazioni politiche del dopoguerra ebbe grande seguito fra la classe operaia il Partito comunista di Togliatti. L’altro grande partito era costituito dalla Democrazia Cristiana guidata da De Gasperi. A queste due formazioni si aggiungevano il Partito socialista, il Partito repubblicano e quello Liberale, a Sud troviamo inoltre il Partito monarchico e il Partito dell’Uomo Qualunque. Nelle elezioni politiche del 1946 poterono votare anche le donne e si svolse anche il famoso referendum che sanciva la definitiva scelta del popolo italiano per un governo repubblicano con la conseguente fine della monarchia sabauda: l’ultimo re Umberto II con tutta la famiglia reale vennero esiliati. Il 1° gennaio 1948 entrò in vigore la nuova Costituzione italiana repubblicana, votata tramite un referendum dai cittadini. L’attentato a Togliatti del luglio del 1948 portò l’Italia a un passo dalla guerra civile, ma la si evitò grazie al governo, che represse con forza i moti di piazza, e anche grazie alla vittoria del ciclista Gino Bartali al Tour de France, che mutò l’umore della cittadinanza da rabbia a gioia per il trionfo italiano all’estero. Grazie all’opera del liberale Luigi Einaudi, nel 1948, l’Italia avviò finalmente la ricostruzione. Nel 1950 De Gasperi varò la riforma agraria, fu creata la Cassa del Mezzogiorno. Nel 1952 l’economia italiana si era risollevata con costi sociali elevatissimi: il governo introdusse la libertà di licenziamento. Sul piano politico si assisteva al distacco fra socialisti e comunisti e all’affermazione della Democrazia Cristiana come partito faro. DIFFERENZE STORICHE Rispetto alla storia reale, il film e il romanzo non possono essere definiti romanzi storici e di conseguenza c’è ben poco da paragonare. L’unica parte storica di entrambi è lo sfondo e il periodo di costruzione degli eventi, rimangono al di fuori della storia molti eventi importanti in cui furono coinvolte le masse popolari e la prospettiva è ristretta e solo negli occhi dei ceti aristocratici. DIFFERENZE TRA FILM E ROMANZO Visconti fu relativamente fedele, sia nei contenuti specifici che nella complessiva visione del mondo, al romanzo di Tomasi. Si registrano tuttavia alcune significative differenze riguardo i contenuti generali dei due testi. Malgrado la materia del romanzo sia complessivamente rispettata, analizzando l'intera successione delle sequenze del film, si possono notare alcune significative differenze rispetto al romanzo: Visconti costruisce una architettura a blocchi narrativi per quattro grandi movimenti (a Palermo, verso Donnafugata, a Donnafugata, il ballo), analoga a quella del romanzo, ma alcune parti sono escluse nel film pur essendo presenti nel romanzo, mentre altre, escluse dal romanzo, sono introdotte ex novo nel film. Visconti articola la narrazione in quattro blocchi narrativi (a Palermo, verso Donnafugata, a Donnafugata, il ballo) che corrispondono perfettamente a quelli del romanzo: alcuni episodi, però, pur essendo presenti nel romanzo, sono stati esclusi dal film, mentre altri sono innovazioni del film. I PERSONAGGI DON FABRIZIO E’ l’unico e vero protagonista del libro. Aristocratico coltissimo, é un uomo dall’apparenza molto autoritario, ma in realtà molto comprensivo ed intelligente. E’ un feudatario e un grande proprietario terriero siciliano, fedele vassallo del re di Napoli, ma non di quello di adesso, bensì del suo predecessore. E’ convinto che alla nobiltà siano assegnati alti compiti e doveri, anche se questa si deve dimostrare benevola verso la servitù e la povera gente. Lo sbarco di Garibaldi gli fa capire che la storia ha preso un cammino diverso: di qui la sua continua inquietudine, anche se il nipote Tancredi cerca di fargli capire che la rivoluzione va appoggiata va appoggiata dall’aristocrazia perché tutto ritorni poi come prima. TANCREDI FALCONIERI E’ il nipote di don Fabrizio, della casata nobiliare decaduta dei Falconieri. Suo padre e sua madre sono morti e le sostanze della famiglia sono state prosciugate dal padre scialacquatore prima della sua morte. Il principe é il tutore del nipote e lo sente come un figlio, quel figlio che non ha mai avuto. Tra i due c’è un rapporto di estrema fiducia e amicizia che assomiglia proprio a quello che c’è tra un padre e un figlio. Lucido e spregiudicato, invece di difendere il regno borbonico, come sarebbe proprio di un aristocratico, preferisce unirsi ai garibaldini, avendo capito che, se si vuole che tutto rimanga com’è, occorre che tutto cambi. Tancredi può essere considerato il figlio ideale che don Calogero avrebbe voluto avere poiché pur essendo rimasto senza dote e pur dedicandosi quasi esclusivamente al gioco e alle donne, è comunque un giovane ambizioso, pieno di energia vitale, dotato di quella lungimiranza che lo porta a sfruttare la situazione di cambiamenti a far carriera a livello sociale. Tancredi e sia un'attivista anche un giovanotto elegante, sa comportarsi in società, a ottime maniere e questo l'aiuta nella scalata che lo porterà a sposare una delle giovani più ricche del paese. CONCETTA SALINA E’ la figlia maggiore di don Fabrizio e anche la sua prediletta. Allo stesso tempo la ritiene inadatta ad una vita di matrimonio e a condurre una qualsiasi vita politica o solamente di rappresentanza Tancredi si innamora di lei e anche Concetta lo ama ma non riesce a manifestare i suoi sentimenti risultando fredda e insensibile agli occhi del cugino che alla fine preferirà Angelica a lei e Concetta soffrirà molto di ciò. ANGELICA SEDARA E’ la moglie di Tancredi e la figlia di don Calogero. Si presenta, come figlia del sindaco, per la prima volta alla grande cena che la famiglia organizza a Donnafugata e subito stupisce i commensali, primo fra tutti Tancredi, per la sua bellezza, la sua raffinatezza e la sua cultura, cosa che appare difficile da capire se si pensa che é la figlia di un paesano di Donnafugata, ma pare chiara se si sa che ha studiato ha Firenze dove ha imparato a parlare in corretto italiano. DON CALOGERO SEDARA E’ il padre di Angelica e, grazie al suo appoggio ai piemontesi, sindaco e grande proprietario terriero di Donnafugata. Uomo rozzo, arricchito, ignorante che ha saputo farsi strada in politica conducendo gli affari con la sua intelligenza arrivando ad essere l’esponente di quella borghesia che sta prendendo il posto della vecchia classe nobiliare siciliana. ANALISI TECNICA DEL FILM LA FUNZIONE DELLA MUSICA La musica accompagna tutto il film e la scena del ballo è accompagnata invece dalla musica di Giuseppe verdi. GLI ANIMALI Ad un certo punto nel romanzo viene detto “noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, Le Iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra. Ehi gli sciacalli sono i nuovi ricchi, la borghesia che in quegli anni era la classe emergente, mentre i gattopardi, come don Fabrizio, le famiglie del prestigioso passato che si trovano oggi a vivere un difficile momento di decadenza. IL RAPPORTO CON LA MORTE Tra i pensieri più ricorrenti del principe c'è la morte, che non è avvertita dal protagonista né come un totale annullamento della persona né come un passaggio nell'oltretomba cristiano (anche se nel momento del trapasso del principe non manca il prete con le ultime preghiere rituali): essa viene infatti percepita come uno sgretolarsi della personalità legato ad un vago presagio di una vita non terrena, che finalmente porrà termine alle noie, alle angosce e alle inquietudini dell’esistenza. Il tema della morte è senza dubbio il più importante sia nel romanzo (in particolare nel settimo capitolo, intitolato "La morte del Principe") che nel film, ma, a causa dei diversi codici utilizzati dalle due forme narrative, esso viene affrontato con differenti simbologie ed espedienti. La morte entra per la prima volta nel romanzo e nel film con la scoperta, nel giardino della villa dei Salina, del cadavere di un soldato ucciso: la descrizione del ritrovamento avviene, nel primo capitolo del romanzo, per mezzo di un flashback, ma risulta particolarmente forte e brutale perché volutamente contrapposta alla precedente descrizione del giardino, di cui si esaltano la vitalità e la bellezza. Nella sequenza del film, invece, la morte fa un ingresso meno violento: il corpo del ragazzo, a differenza di quanto accade nel romanzo, è compostamente steso a terra, perché l’immagine del cadavere ha più forza della sua descrizione, che proprio per questo viene accentuata negli aspetti più macabri. Sia nel romanzo che nel film il presentimento della morte si accompagna alla sensazione di invecchiare: il narratore, osserva, nel romanzo, "un uomo di quarantacinque anni può sentirsi ancora giovane fino al momento in cui si accorge di avere dei figli in età di amare. Il Principe si sentì invecchiato di colpo...", pensiero che invece, nel film, è formulato dal principe stesso, durante una conversazione con padre Pirrone, che gli rivela l’innamoramento della figlia Concetta per Tancredi. Nel film l’insistenza sulla percezione della vecchiaia che avanza è facilitata dal linguaggio visivo: il principe durante il ballo, dopo un giro fra le stanze del palazzo, si guarda allo specchio e vede la sua immagine triste e in ombra; quando ormai il ballo sta per finire, egli, avvicinandosi ad uno specchio nella sala da bagno, vede il suo volto rigarsi di lacrime. Ma il tema della morte ha il suo momento più alto nell’episodio della contemplazione del quadro nella biblioteca: in quest’episodio, infatti, la morte si mostra apertamente sia nelle immagini che nelle parole di Don Fabrizio. Egli, durante il ballo, si ritira nella biblioteca per riposare un poco; qui si mette ad osservare attentamente un quadro, La morte del giusto, di Greuze, un pittore francese del Settecento. Poco dopo entrano anche Tancredi e Angelica, a cui egli parla della sua morte: il principe immagina “le figlie al suo capezzale, ma con vesti più decenti di quelle delle ragazze del quadro che sembravano addirittura essere loro il soggetto e non il vegliardo che stava spirando nel letto". Don Fabrizio riflette a voce alta di fronte ai due giovani che non lo comprendono del tutto, perché, come spiega più chiaramente il narratore nel romanzo, essi hanno una conoscenza della morte puramente teorica: "La morte sì esisteva, senza dubbio, ma era roba ad uso degli altri." Angelica e Tancredi sono così vivi e vitali perché rappresentano, più che la forza dell’amore, quella del nuovo che avanza: ma anche il nuovo prima o poi diventerà vecchio e i due capiranno le parole del principe... Il presagio della morte imminente chiude il film, ma non il romanzo. Nel film il principe, al termine del ballo, decide di tornare a casa a piedi. Durante il tragitto incrocia il sacerdote che porta Viatico: il principe si inginocchia assorto nei suoi pensieri e pronuncia la frase conclusiva dell'intera storia: "Stella, oh fedele stella, quando ti deciderai
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