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Il ruolo del lusso nel sviluppo del capitalismo - Sombart, Sintesi del corso di Storia Del Pensiero Politico

Teoria del consumoIndustriaStoria EconomicaCapitalismo

Il ruolo del lusso nel processo di sviluppo del capitalismo, secondo l'autore Sombart. della teoria del lusso in Francia e Inghilterra, la creazione di nuovi mercati e l'importanza del commercio di beni di lusso per lo sviluppo industriale. Vengono analizzate le industrie di lusso 'pure' e 'miste' e il loro impatto sull'organizzazione capitalistica.

Cosa imparerai

  • In che modo il lusso ha influenzato il capitalismo secondo Sombart?
  • Quali sono le industrie di lusso 'pure' e 'miste' analizzate nel testo?
  • Come l'influenza del lusso ha spinto l'industria verso il capitalismo?

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 29/11/2022

Utente sconosciuto
Utente sconosciuto 🇮🇹

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Scarica Il ruolo del lusso nel sviluppo del capitalismo - Sombart e più Sintesi del corso in PDF di Storia Del Pensiero Politico solo su Docsity! Tommaso Ravizza Matricola N. 19941A Dal lusso al capitalismo I. Come impostare la questione del lusso in modo corretto Il problema centrale che Sombart si pone all’inizio del saggio è quello di capire che ruolo abbia avuto il lusso nel processo di sviluppo del capitalismo; in altre parole, quello che l’autore si chiede è se, e in che modo, il lusso sia capace di avere un’influenza sul capitalismo. Queste questioni sono state al centro dei pensieri di molti economisti, sia teorici sia empirici, tra il XVII e il XVIII secolo. Nel periodo appena citato il termine capitalismo non viene ancora utilizzato, in quanto piuttosto vengono impegnati termini quali “industria”, “manifattura”, “ricchezza”1. In ogni caso i fautori del progresso economico e del lusso sono concordi a proposito delle basi della questione. Di fatti si afferma che il lusso contribuisce alla formazione di nuove forme economiche, quelle appunto capitalistiche. Successivamente l’autore esamina il comportamento dei governi occidentali, cioè quelli a rapido sviluppo capitalistico, nei confronti del lusso, notando il loro atteggiamento favorevole. Di fatti, in tali paesi, durante il XVII secolo, sono state abolite le leggi suntuarie che proibiscono o limitano i consumi di lusso. L’autore prosegue con la sua tesi, affermando che i governi dei paesi occidentali, a rapido sviluppo capitalistico, “adottarono un atteggiamento favorevole al lusso”2. Per esempio, l’ultima legge in Inghilterra relativa all’abbigliamento e contenente anche divieti relativi ad altre spese viene promulgata nel 1621, mentre in Francia l’ultima legge suntuaria sull’abbigliamento viene adottata nel 1708. Da quel momento, le élite al governo si convincono della necessità del lusso e dei consumi legati a quest’ultimo. La caratteristica principale del lusso, e anche la più apprezzata, era la sua facoltà di creare nuovi mercati e tale è la convinzione così come la descrive Montesquieu; per quest’ultimo, infatti, il lusso è una necessità, poiché se non ci fosse il lusso e i ricchi non spendessero allora i poveri morirebbero di fame. Dal filosofo francese passiamo poi alla conoscenza di alcune osservazioni riguardo il lusso e la nobiltà mercantile contenute in uno scritto dell’abate Coyer: quest’ultimo, attraverso una similitudine, accomuna il lusso al fuoco, il quale scalda e può bruciare. Di fatti, «se consuma le case opulente, sostiene le manifatture. Se prosciuga il patrimonio di un dissipatore, nutre gli operai. Se diminuisce le ricchezze dei pochi, moltiplica le sostanze delle masse.»3Un altro contributo della letteratura francese preso in considerazione da Sombart a proposito di lusso è quello di Pinto e l’opera in questione, divisa poi in due volumi, è così chiamata: Teoria del Lusso, o Trattato, nel quale ci si propone di dimostrare che il lusso è un mezzo non solo utile, ma perfino necessario e indispensabile alla prospettiva dello stato.4Da qui capiamo dunque che il lusso viene considerato come risorsa estremamente necessaria, non solo in Francia ma anche in Inghilterra e ciò al fine ultimo di stimolare l’industria. Sombart di fatti prende come esempio Hume in quanto, nonostante il suo atteggiamento etico, afferma in primo luogo che vi è un lusso buono, considerato un bene e un lusso cattivo, considerato un male, ma che quest’ultimo deve essere senza dubbio preferito rispetto alla pigrizia, la quale andrebbe a sostituire il lusso se quest’ultimo cessasse di esistere. Al contrario, Defoe nei capitoli del suo Complete English Tradesman dice di detestare il lusso e di ammirare i quaccheri in quanto commerciano in oggetti superficiali ma, al tempo stesso, vi è una non condanna contro i beni di lusso, in quanto questi ultimi possono essere ricondotti a una ricchezza sempre crescente. Lo stesso Defoe trae delle informazioni chiave circa i rapporti effettivi tra la domanda dei lussi e lo sviluppo del capitalismo. Anche gli scrittori tedeschi riconoscono 1 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 57. 2 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 57. 3 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 59. 4 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 59. l’importanza del lusso nel processo di sviluppo del capitalismo. In particolare, Schröder dice di desiderare un livello maggiore di lusso nel proprio paese rispetto a quello esistente nella sua epoca. Infine, egli dice che il lusso dei ricchi nutre molti artigiani e poveri. Qui, evidentemente, l’autore ha voluto ricollegarsi con quanto detto da Defoe. Viene quindi da pensare come mai non si è studiata la nascita del capitalismo proprio partendo e analizzando questi autori. La risposta su cui si muove Sombart è il fatto che si è discusso a lungo di lusso ma non si è mai effettuato un collegamento tra quest’ultimo e il mercato e quindi nell’analizzare il loro rapporto si è arrivati a una “strada chiusa”, soprattutto si è provato ad argomentare il problema del lusso, ma lo si è fatto solo con ragionamenti alla cui base avevano la morale, in maniera sbrigativa e frugale. A questo punto Sombart si muove criticando l’idea secondo cui il capitalismo sia stato favorito e reso necessario grazie all’espansione geografica delle relazioni di mercato, la quale avrebbe quindi obbligato un organizzazione capitalistica. Tale idea è stata poi ulteriormente arricchita dalla teoria del ricercatore Bücher, il cui orientamento è così riassumibile: artigianato= produzione per il cliente, capitalismo= produzione per una cerchia di acquirenti sconosciuti; artigianato= mercato locale, capitalismo= mercato interlocale.5 Tale pensiero secondo Sombart è sbagliato poiché si cerca nella direzione sbagliata ciò che favorisce la transizione al pensiero capitalista dell’economia. In particolare, secondo il nostro autore se guardiamo con attenzione alle condizioni di scambio, la contrapposizione tra artigianato e capitalismo non è caratterizzata né da una produzione per una clientela specifica né dalla vendita su mercati lontani e questo poiché ci potrebbe anche essere una clientela specifica, ma sappiamo anche che c’è stato un artigianato fiorente per secoli caratterizzato da un mercato pressoché globale. Quello che Sombart vuole dire, attaccandosi ai pensatori del XVIII secolo, è che è stato il lusso a dare un contributo fondamentale allo sviluppo del primo capitalismo; per esempio, favorendo il trasferimento della ricchezza dai feudatari ai borghesi o creando mercati. La creazione di nuovi mercati si può sviluppare in modo migliore affermando che l’impresa capitalistica necessita di un minimo di vendite, e a sua volta, questo minimo dipende da due condizioni: la quantità delle merci in circolazione e l’ammontare del valore di scambio delle merci circolanti. Di conseguenza, in altre parole, il minimo di cui necessità l’azienda capitalistica può essere ottenuto vendendo merce di elevato valore o vendendo una quantità superiore di merce ma dal valore più basso. A sua volta, l’alto valore di una merce dipende da altre due differenti ragioni: o la raffinatezza o l’accumulazione. La prima assume una miriade di forme differenti mentre la seconda la si può ottenere con quelle merci che vengono definite composite o complesse, ovvero una serie di “pezzi” che poi vengono sostanzialmente unificati in un solo prodotto complesso, che però assume un alto valore. Sombart parla a proposito di navi, locomotive, ospedali. Nel corso di tutta la nostra storia assistiamo al fatto che le persone hanno la necessità di due particolari bisogni: quelli ordinari e quelli raffinati. In primo luogo, essi potevano essere prodotti o da artigiani, da contadini o da un economia feudale data la piccola dimensione di entrambi. Per quanto riguarda i bisogni ordinari, essi si basano sulle risorse locali e vengono prodotti all’interno del villaggio, nella corte feudale o nelle città. Al contrario, per quanto riguarda il fabbisogno delle merci raffinate, se esso non avesse potuto essere soddisfatto dal lavoro prodotto all’interno del castello del signore vi sarebbe stata la possibilità di reperirlo tramite importazioni anche molto lontane, che si basano di conseguenza su un mercato interlocale o internazionale. Inizialmente poi, nel medioevo, i bisogni ordinari della popolazione, includendo quindi all’interno gli oggetti d’uso della popolazione e gli strumenti di lavoro, sono soddisfatti grazie a un’economia di sussistenza o dall’artigianato tipico di quell’epoca. Di fatti, nel medioevo e nei secoli successivi il consumo ordinario della popolazione non va ad intaccare in sé lo sviluppo economico. E le motivazioni alla base dei concetti sopra affermati, ci spiega l’autore, non possono che ritrovarsi nello staticismo della demografia, nel fatto che non vi è nessun aumento di trasporto di merci causato 5 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 62. di lusso che prima importavano da paesi nei quali il capitalismo era già in uno stadio più avanzato: l’Italia e la Francia si pongono come paesi industriali guida, ai quali seguono poi l’Inghilterra, l’Olanda e la Germania. Ciò si può dimostrare guardando un prospetto redatto nel 1683 dalla Camera di Commercio di Parigi nel quale illustra come la Francia esportasse in Olanda tessuti di pregiata qualità come la seta, la felpa o il raso oppure cappelli, ombrelli, specchi, cornici d’oro. Ancora troviamo vini di diversa produzione, liquori, aceto, sidro. Il tutto per ingenti quantità di denaro, che non fa che contribuire alla tesi secondo la quale si tratti di beni di lusso. 2. Il commercio al dettaglio L’attenzione di Sombart passa ora al commercio al minuto, dove l’influenza del lusso si è fatta sentire in maniera particolarmente importante: laddove nelle prime fasi del capitalismo troviamo dei settori del commercio all’ingrosso che presentavano tratti capitalistici pur non vendendo merci di lusso, non è possibile che ci sia prima del 1800 un solo caso che riguardi il commercio al dettaglio che presenti caratteristiche capitalistiche e non riguardi oggetti di lusso13. All’opposto, se guardiamo la situazione un secolo prima, notiamo come i mercanti si siano spinti sulla via dello sviluppo capitalistico, lasciando la routine della bottega al fine di soddisfare i desideri dei ricchi. Con l’intento di arrivare ad una definizione precisa che ci faccia capire il rapporto causale di sviluppo del lusso e commercio capitalistico al dettaglio, l’autore prende spunto dalla narrazione contenuta all’interno del già citato libro chiamato English Tradesman nel periodo compreso fra il 1730 e la Restaurazione e che riguardano i mercanti della seta, ovvero i rappresentanti del commercio di beni voluttuari di quell’epoca di ricchezza, e la loro evoluzione anche rispetto alle esigenze, al movimenti della clientela che devono soddisfare. Più specificatamente, l’analisi di questo commerciante parte da quello di vecchio stile, il quale era contemporaneamente grossista e commerciante al dettaglio: egli compra la stoffa dal produttore e poi la vende ai clienti finali. Successivamente viene analizzata la figura del mercante di seta in un periodo di tempo particolare, ovvero quello del grande incendio di Londra. I mercanti di quell’epoca sono tutti posizionati in una strada particolare, ovvero Pater Noster Row, la quale viene quindi ad assumere una conformazione caratteristica proprio per la presenza dei loro negozi. Vi sono infatti: “magazzini straordinariamente grandi” e la strada è frequentata dalla migliore clientela di Londra, la corte prima di tutti.14A seguire si osserva un mutamento nelle dinamiche nel commercio e nella localizzazione dei suddetti negozi: di fatti si ha un incremento dei mercanti che vendono seta al minuto e al tempo stesso molti mercanti si trasferiscono in vie quali Aldgate, Lombard Street ed attorno a Covent Garden, un po’ perché la vecchia Pater Noster Row era diventata stretta per insediarsi, un po’ perché queste vie erano molto larghe e questo permetteva ai ricchi di poter passare in carrozza al fine di fare acquisti e non andare più nella city. A questo punto osserviamo quanto avevamo già introdotto fin dall’inizio di questo ragionamento, ovvero il fatto che i mercanti abbandonano Covent Garden, per esempio, così come Pater Noster Row, proprio per seguire l’afflusso dei clienti: essi si stabiliscono per lungo tempo a Ludgate Hill per poi distribuirsi in tutta Londra. Tutto questo ci fa dunque capire ciò che ci siamo posti di comprendere all’inizio: è infatti grazie all’esplosione della domanda di articoli di lusso che i commercianti si ingrandiscono e abbandonano i loro vecchi negozi, determinando l’ingresso del moderno spirito commerciale all’interno del commercio al dettaglio e la futura ascesa delle imprese capitalistiche. Grazie a questi cambiamenti il commercio al dettaglio volta lo sguardo verso il terreno della ragione economica, e questo lo si può affermare perché si si crea la necessità di entrare in concorrenza con i vicini, di escogitare piani per accaparrarsi quanti più clienti possibile. In breve, si posano le basi per l’introduzione dello sviluppo capitalistico. Al fine di comprendere come tale spinta competitiva si sia 13 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 76. 14 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 78. instaurata nei commerci di lusso delle grandi città, l’autore si assume il compito di analizzare le informazioni che si possiede circa le organizzazioni di commercio al dettaglio di quei tempi. Ciò che si verifica nel secolo successivo al trasferimento dei mercanti da Pater Noster Row viene articolato principalmente in cinque punti: in primo luogo assistiamo ad una differenziazione tra commercio al dettaglio e commercio all’ingrosso per quanto riguarda il commercio della seta: solo pochi mercanti in seta possono essere grossisti. In secondo luogo, l’autore pone l’accento su alcune tecniche effettuate dai mercanti per attirare sempre più clientela, viene infatti descritto come i commercianti si impegnino ad addobbare i loro negozi con la finalità sopra descritta, e a conferma di ciò Somabrt cita i toymen, i commercianti di conchiglieria, i quali sono i primi a migliorare l’arredamento con ninnoli o gingilli o chiamati anche bijoux in francese. Si può dire che essi sono riusciti poi nel loro intento in quanto la clientela all’interno dei loro negozi era composta da signori della società elegante. In terzo luogo, la forma del moderno commercio al dettaglio viene a formarsi grazie alla configurazione del vecchio commercio per settori. Il mercante di bigiotteria di lusso rappresenta già questo principio e questo lo capiamo poiché per esempio la creazione di fronzoli per le toilettes per la donna spinge il mercante a una riorganizzazione del suo negozio. In effetti, vediamo come i mercanti a poco a poco iniziano a modellare i loro negozi al fine di avere tutto quanto necessario e riunito in categorie anche per attrarre clienti dell’alta classe e venire incontro alle loro esigenze. Sombart ci dice che primi negozi che forniscono tutto quanto serve per un dato uso sono quelli che trattano mobili e arredamento per la casa, dove all’interno di essi si trovavano già le combinazioni delle migliori qualità per arredare essa15. Altri due esempi presi in considerazione sono i mobilieri di lusso, naturalmente, dove nei loro negozi offrono oggetti di arredamento solo in piccola parte da loro fabbricata e i negozi di tappezzieri, chiamati anche upholders, che disponevano di una serie di articoli in quantità molto elevata. Il quarto punto del discorso di Sombart riguarda l’oggettivazione del rapporto tra mercante e cliente, il quale ha inizio con i negozi di lusso che praticano prezzi fissi e perdura durante tutto “il successivo sviluppo capitalistico del commercio”16. L’ultimo punto riguarda le dimensioni di questi negozi di lusso: se i principi capitalistici di cui si è parlato precedentemente trovano applicazione, di conseguenza deve aumentare la base capitalistica sulla quale si fondano i rapporti di affari, in particolare pe quanto riguarda i negozi di seterie, i quali hanno sperimentato un aumento di dimensioni notevoli. All’interno del commercio al dettaglio il capitalismo trova strada grazie ai consumi di lusso perché la natura delle merci prese in considerazione, all’interno di tale commercio, richiede un organizzazione capitalistica dato che sono merci di grande valore in quantità apprezzabili e soprattutto perché la clientela spinge i mercanti a aumentare i loro sforzi di organizzazione ed esposizione dei loro negozi, in quanto questi clienti dell’alta classe esigono sempre di più che ci sia eleganza e servizio in ciò che vanno a visitare. Inoltre, questa particolare clientela non paga quasi mai in contanti, e ciò giustifica il fatto che il negoziante deve sempre avere con sé un grosso capitale dato che in conseguenza del sistema del credito, il rientro a casa è lento17. III. il lusso e l’agricoltura 1. In Europa Sombart sviluppa il rapporto tra lusso e agricoltura in due dimensioni, in Europa e nelle colonie. Per quanto riguarda la prima Sombart articola il discorso affermando dapprima che il capitalismo in agricoltura è stato soprattutto favorito grazie alla trasformazione delle terre coltivabili in pascoli allo scopo di soddisfare la domanda di lana. Sombart afferma in particolare che l’allevamento di ovini è 15 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 82. 16 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 83. 17 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 85. stato promosso dai nobili e a spese della vecchia economia contadina ed ebbe pure successo, così come lo si può intendere dal fatto che Thomas Moore arriva a dire che le pecore divoravano gli uomini.18 Sombart presuppone come esistente, almeno fino al XVIII secolo, un movimento in senso capitalistico della grande impresa in agricoltura. A sua volta poi questo movimento può essere inteso in un duplice significato per lo sviluppo del capitalismo moderno: da una parte lo si intende come creatore di forme di organizzazione capitalistica e dall’altra stimola l’industria togliendo ai piccoli contadini i loro terreni. Questo movimento può essere attribuito al lusso per il semplice fatto che è proprio dalla lana che si possono ricavare oggetti di tale rango quali costumi o tessuti fini, sviluppati a loro volta in aree localizzate quali le Fiandre e a Firenze. Il lusso si fa promotore di diversi cambiamenti all’interno dell’assetto agricolo: esso in particolare favorisce nuove tecniche produttive, le quali accrescono i profitti e di conseguenza aumenta il valore della terra, spingendo i proprietari terrieri a darsi una gestione economica di tipo capitalistico all’interno delle loro aziende. Tutte le grandi trasformazioni e migliorie tecniche all’interno dell’agricoltura si hanno proprio perché vi è l’influenza del lusso e della richiesta di quest’ultimo da parte della popolazione benestante. Rispetto al lusso come lo abbiamo considerato finora, le necessità delle masse sono di un’importanza secondaria; infatti, la domanda di massa esprime un carattere di novità solo in un punto, ovvero quando a partire dal XVI secolo gli eserciti stabili chiederanno grosse quantità di approvvigionamenti. Se non fosse stato per questo fatto, la produzione di questi beni di massa, i cerali in particolare, sarebbe rimasta all’interno della produzione agraria feudale. Parlando dei comuni italiani, Sombart afferma che la loro ascesa negli ultimi anni del medioevo ha portato anche all’arrivo di un economia con caratteri moderni, ciò perché l’aumento dei capitali aveva permesso la creazione di opere agricole più raffinate e, a sua volta, la ricchezza che si era diffusa nella popolazione aveva promosso l’aumento e il raffinamento della produzione agraria19. L’aumento della coltivazione delle piante industriali è infatti conseguentemente dovuto alla crescente prosperità delle industrie tessili. Simili situazioni a quella italiana le troviamo in Belgio, in Germania e in Inghilterra durante il medioevo, mentre diverso è il discorso per la Spagna dove l’agricoltura capitalistica fiorì solo nel XVI secolo grazie ad un rapido ed ingente aumento dei consumi, soprattutto tra i conquistadores e tra i commercianti e i finanzieri delle città. Nell’ambito dello studio del rapporto tra le limitazioni dell’agricoltura e la crescente richiesta di lusso l’autore individua Londra come una città sempre più importante per il consumo di beni voluttuari e che di conseguenza ha rivoluzionato l’agricoltura tra il XVII e il XVIII secolo. Quello che rende Londra una città essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura moderna razionale è la sua posizione poiché diviene un punto di riferimento per le provincie circostanti; di fatti l’autore avvalora la sua tesi dicendo che “dove si produce per Londra, l’agricoltura progredisce”20. Si nota poi che più ci sia allontana da Londra più i prezzi dei principali prodotti agricoli crescono. Ma perché ciò avviene? Sombart afferma che la causa è stata l’affinamento dei consumi. E ciò trova conferma nel fatto che il prezzo del grano tende a rimanere stabile e al contempo vi è un parallelo aumento del prezzo e del consumo della carne, quest’ultimo soprattutto nella città di Londra. Di fatti, in quest’ultima era possibile trovare attorno alla metà del XVIII secolo ben 17 mercati di carne, tutti di tipi diversi. 2. Nelle colonie Per quanto riguarda le colonie, il nascente lusso dall’altra parte dell’oceano ha avuto conseguenze diverse sull’agricoltura. Esso ha stimolato la creazione di grandi imprese capitalistiche, questo poiché, nonostante l’impronta schiavista, nelle colonie si aveva un impostazione del lavoro in senso 18 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 85. 19 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 87. 20 Sombart W., Dal lusso al capitalismo, Armando Editore, Roma, 2006. P. 90.
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