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Crisi Fiducia Riformatrice e Sociologia: Durkheim, Weber e Simmel, Sintesi del corso di Sociologia

La crisi della fiducia riformatrice nei pensieri di durkheim, weber e simmel, e la loro visione di come la sociologia emerse come una scienza nuova per studiare la nascita dell'individualismo moderno e la comprensione di fatti sociali come prodotti dell'uomo. Anche della teoria della solidarietà sociale, il suicidio come fatto sociale, la sociologia della religione e la differenziazione sociale.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 29/11/2019

SUCHENDE
SUCHENDE 🇮🇹

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Scarica Crisi Fiducia Riformatrice e Sociologia: Durkheim, Weber e Simmel e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! Pensare alla modernità La sociologia si basa sulla fiducia nella conoscibilità delle relazioni umane e nella possibilità di migliorarle tramite la conoscenza acquisita. Perché questa fiducia sia possibile occorre si realizzino due condizioni: che agli uomini appaiano evidenti le relazioni sociali entro cui sono collocati, che si sviluppi l'idea di un individuo razionale, capace di conoscerle. Questa fiducia riformatrice, che si trovava nel positivismo, nel verismo sociale, nell’utilitarismo, verso la fine del secolo inizia a incrinarsi. I padri fondatori della disciplina, in particolare Dhurkeim, Weber e Simmel, iniziano a vedere come problemi strutturali quelle quelli che prima vedevano come problemi risolvibili. Comte e la società industriale Comte nasce a Montpellier nel 1798 da una famiglia cattolica e monarchica. Egli muore nel 1857. Comte è il profeta di una nuova società, che egli vede profilarsi in sostituzione del vecchio ordine sociale. La vera rivoluzione per Comte non è politica, ma sociale e culturale. Secondo Comte e la natura umana è caratterizzata da tre dimensioni: intellettuale, pratica e morale. L'ordine sociale si ha quando i tre aspetti hanno caratteristiche armonizzate. I tempi di cambiamento sociale, come quelli che Comte osserva sono problematici è poiché non è detto che le dimensioni siano in armonia tra loro. La funzione dell' intellettuale è importante perché egli coglie ciò che gli altri non vedono e ha la possibilità di produrre e di possedere un sapere vero e indubitabile. Questo sapere vero deve essere reso accessibile a tutti. Esso è un sapere vero perché scientifico e, poiché riguarda anche la natura dei rapporti sociali, implica lo sviluppo di una scienza sociale del tutto nuova: la sociologia. Comte è il primo a usare questo termine. Il metodo comtiano può essere così sintetizzato: esiste un sapere vero che si acquisisce attraverso l’osservazione e la generalizzazione. Per Comte l'umanità ha condotto, e conduce, una lunga lotta per controllare e spiegare la natura. Questa lotta ha al suo centro le capacità che di volta in volta l'uomo sviluppa di conoscere la realtà esterna: Il sapere è la base della spiegazione del funzionamento della natura e ne rende possibile il controllo. Ecco perché l’attività intellettuale è quella centrale. Ogni sapere umano deve essere sintetico e universale, e non analitico e particolare. La legge dei tre stadi Nella sua legge dei tre stadi, Comte identifica nello stadio teologico, in quello metafisico in quello positivo le grandi tappe dell'evoluzione dell'umanità. Protagonista della storia non è l'uomo singolo, ma l'umanità. Passando da uno stadio all'altro, l'umanità migliora e completa se stessa, perché migliora e completa la sua capacità di controllare e spiegare la natura. 1. stadio teologico, è un prodotto dell'istinto e del sentimento ed è basato sulla religione e sulla conoscenza della realtà che essa fornisce. Per Comte, può essere distinto in tre fasi: - animismo, le forze della natura sono viste come espressione di una forza analoga a quella dell'uomo, Ma assai più potente. Si tratta di un primo tentativo di comprendere alla realtà, in cui l'uomo proietta se stesso sulla natura. Qui la condizione umana è caratterizzata da una totale subordinazione alla realtà esterna, senza possibilità alcuna di cambiamento. - politeismo, gli uomini cercano cause interne alle forze naturali, raffigurandole con gli dei, ognuno dei quali controlla una classe di fenomeni. - monoteismo, l'uomo organizza un ordine divino più strutturato e coerente, rappresentato da un cosmo ordinato perché creato da una sola volontà, sulla base di leggi da Dio stesso prodotte. 2. stadio metafisico, caratterizzato da un sapere critico nei confronti della teologia. La metafisica si basa sulla critica e non sull' osservazione, ed è perciò è incapace di costituire un vero e proprio ordine sociale. Lo stadio metafisico è una fase di transizione dallo stadio teologico a quello positivo. In una prima fase, la metafisica produce spiegazioni logiche delle forze della natura, ma le considera sempre un prodotto di dio. In una fase successiva, sostituisce dio con il concetto stesso di natura, intesa come realtà ultima, caratterizzata da proprie leggi interne; 3. stadio positivo, caratterizzato dal pieno dispiegamento del metodo dell'osservazione: ora la generalizzazione viene fatta a partire da cose osservate, non più riferimento a cose assolute, ma relative. Nel terzo stadio vengono anche a sintesi le tensioni tra ordine e progresso: se lo stadio teologico era caratterizzato da ordine senza progresso e quello metafisico da progresso senza ordine, solo nell'ultimo stadio è possibile un ordine che sostenga il progresso dell'umanità. Inoltre, al contrario di quanto ritenuto dagli illuministi, Tocqueville la democrazia ha bisogno della religione. Infatti, quando non esiste più autorità in fatto di religione, così come in fatto di politica, gli uomini fanno presto a spaventarsi di fronte a questa indipendenza sconfinata. La democrazia non è un sistema sociale immune da pericoli: così come è possibile la libertà democratica, ed è altrettanto possibile il dispotismo democratico. Il primo rischio democratico è quello dell’indifferenza rispetto la cosa pubblica. Il desiderio di eguaglianza, che produce desideri di mobilità e autorealizzazione sociale, attenua il senso di appartenenza a una collettività. Ognuno è portato a mettere se stesso al centro della propria visione delle cose. Il secondo rischio è rappresentato dal venire meno della diversità. Infatti, nell'indifferenziazione generale, si afferma sempre più la logica della quantità e del numero: alla fine domina l'opinione dei più e si impone l'opinione pubblica. Paradossalmente, quindi, proprio nella società basata sull' individuo si corre il rischio del massimo conformismo: l'opinione Individuale non riesce ad emergere, schiacciata dal conformismo dell'opinione pubblica. Il terzo è più grave pericolo è quello di un potere senza limiti. il venir meno dei ceti aristocratici e della loro funzione di controllo del potere del sovrano lascia quest'ultimo nella condizione di non avere nessuno capace di contrapporsi ad esso. L'individuo da solo non ha la forza di controllare il potere e tantomeno lo può fare la massa degli individui, che diventa piuttosto la base di un potere dispotico sconosciuto ai secoli passati. L'alternativa è quindi tra essere uguali perché tutti hanno gli stessi diritti oppure perché nessuno li possiede, tra uguaglianza nella libertà è una nella tirannide. Sul piano politico, per Tocqueville, bisogna distinguere tra: - la tirannide, ci può essere una tirannide non arbitraria, che si esercita attraverso la legge; - l'arbitrio, che può essere esercitato anche nell'interesse dei governati, e in questo caso non è tirannico. I modi in cui gli americani riescono a salvaguardare la libertà della democrazia sono: 1. la presenza della religione; 2. il livello di associazionismo presente nella società civile, grazie al quale il singolo è capace di vedere con più chiarezza come il suo personale tornaconto non sia del tutto svincolato da quello dei suoi simili. Il puro interesse diventa così interesse bene inteso, cioè un interesse non egoista, bensì virtuoso; 3. il ruolo dei giornali nella formazione dell'opinione pubblica. I giornali sono la voce delle associazioni, uno strumento fondamentale per contrastare la formazione di un'opinione pubblica omologata e standardizzata. Per Tocqueville il dispotismo è impossibile in una società dove è presente la religione, perché religione e dispotismo svolgono la stessa funzione, anche se in modi diversi. La religione è l'insieme di valori in cui la collettività crede anche al dilà delle divisioni che caratterizzano la società civile. Essa costituisce un limite al potere del sovrano. Di conseguenza,agnosticismo e relativismo sono particolarmente pericolosi per la democrazia, ma non per il dispotismo. Durkheim Durkheim nasce in Lorena nel 1858. Le sue posizioni politiche sono ispirate al repubblicanesimo e al riformismo progressista. Gli autori che lo influenzano maggiormente sono Comte e Kant. Durkheim nel 1917. In tutta l'opera di Durkheim possiamo trovare alcune questioni di fondo: - dal punto di vista metodologico, egli si preoccupa di dare un fondamento empirico alla sociologia; - dal punto di vista dell'analisi sociale, il suo problema è studiare la nascita dell'individualismo moderno, che considera il tempo stesso Il problema e la risorsa della modernità. Da un lato, infatti, esso disgrega i valori tradizionali producendo anomia; dall'altro può però costituire la base di una nuova religione civile. Il metodo Nell’interrogarsi su cosa sia la società, Durkheim polemizza con l'utilitarismo inglese, soprattutto di Bentham e Spencer, secondo cui le azioni degli uomini sono mosse da interessi. Per Durkheim la società è un fatto morale, e cioè un insieme di credenze condivise che, messe insieme, costituiscono la coscienza collettiva su cui si basa la solidarietà sociale. La società è una realtà ideale, nel senso che è costituita da cose spirituali. Un fatto sociale è un prodotto dell'uomo, che però ci appare come qualcosa a noi esterno, in grado di esercitare una propria pressione sull’individuo. Anche la società è fatta dagli uomini, ma poi diventa indipendente da loro e autonoma. A questo proposito, Durkheim introduce la sua teoria dell'homo duplex per cio l'uomo ha due componenti: 1. una individuale; 2. l'altra sociale. Di conseguenza, Durkheim distingue tra: 1. rappresentazioni individuali; 2. rappresentazioni collettive. Essendo la società secondo Durckheim un insieme di fatti sociali, essa è interamente costituita da rappresentazioni collettive. La società può essere studiata scientificamente, utilizzando il metodo naturalistico. Inoltre, per spiegare il fatto sociale bisogna ricercare la causa che lo produce e la funzione a cui esso assolve. Solidarietà sociale La coscienza individuale coglie una pressione che proviene dalla società, che Durkheim identifica con il concetto di coscienza collettiva. Dal punto di vista della società, si pongono due questioni fondamentali: 1. l’integrazione, che ha a che vedere con la possibilità che gli individui possano costruire la società attraverso l'integrazione reciproca; 2. regolamentazione, che riguarda invece la possibilità che ciò avvenga attraverso la regolamentazione degli impulsi tipici della natura umana. Ci si interroga sul rapporto tra coscienza individuale e collettiva. Nelle società tradizionali, secondo Durkheim, esiste una moralità comune che fa riferimento a valori condivisi. Integrazione e regolamentazione sono di tipo meccanico perché tutti gli individui si comportano allo stesso modo, sulla base degli stessi valori di riferimento. La società oggi appare sempre di più preda dell'anomia, cioè la mancanza di punti di riferimento morali condivisi, dando origine alla solidarietà organica. Ora la società non si fonderebbe più su valori condivisi, bensì su un meccanismo socio-economico, Il metodo Weber è un profondo innovatore della metodologia delle scienze sociali. Accostandosi agli allo storicismo tedesco, egli ritiene che il positivismo si ha un approccio errato in quanto le azioni dell'uomo hanno un carattere unico e irripetibile che non può essere ricondotto a un unico modello astratto. Le scienze sociali devono quindi comprendere l'azione storica nella sua particolarità. È necessario in seguito anche spiegare questi eventi, perché altrimenti sarebbe difficile generalizzare il risultato ottenuto è la storia apparirebbe come una sequenza incomprensibile e slegata di episodi irripetibili. Per Weber, quindi, la sociologia deve applicare i due metodi in maniera complementare. Secondo Weber, l'oggetto della sociologia è l'azione sociale, ovvero l'azione degli uomini. La storia rappresenta l'insieme delle azioni umane. Per studiare l'azione bisogna prima comprenderla e successivamente interpretarla. Poiché anche l'interpretazione è un'azione, lo scienziato sociale è anch’egli un attore che agisce su ciò che vuole studiare. Quindi non c'è separazione netta tra il sociologo e il suo oggetto di studio. Una volta interpretata l'azione nella sua singolarità, essa va collocata all'interno della sequenza storica di cui fa parte. Per evitare di perdere la natura particolare del fatto, Weber introduce il concetto di tipo ideale, che è un concetto generalizzante, astratto da ogni particolarità specifica. Il fine della ricerca è quello di trovare Nessi tra sequenze di azioni interpretate nella loro singolarità, dando un senso alla storia. Il nesso non può essere quello di causa effetto, perché la storia non è retta da nessun determinismo causale: ogni fatto storico è il prodotto possibile di una concatenazione di circostanze e, a sua volta, non produce una conseguenza predefinita. Bisogna quindi valutare all'interno di diverse concause, il peso di ognuna di esse nel produrre un determinato evento storico. Tale peso si misura attraverso la costruzione di nessi adeguati, utilizzando la relazione mezzo-scopo. Per Weber, nonostante l'osservazione del sociologo non sia del tutto neutrale perché anche gli agisce sul suo studio, è possibile produrre una conoscenza sociologica oggettiva. A tal proposito, egli distingue tra riferimento al valore e giudizio di valore, ritenendo che quest'ultimo debba essere escluso dal lavoro scientifico. Uno scienziato non può esprimere il suo giudizio di valore sull'oggetto studiato; egli però non può evitare di riferirsi a un valore virgola scegliendo all'interno delle relazioni che caratterizzano il fatto storico sociale, gli aspetti di interesse. Di conseguenza, occorre escludere dal processo di indagine il concetto di totalità storica. Senso e personalità Weber colloca le sue ricerche in un più generale concezione antropologica. Secondo Weber all'uomo non è dato di vivere in presa diretta con la realtà. Quindi, l’uomo deve dare un senso proprio alla realtà e a se stesso. In questo senso la concezione sociologica di Weber è individualista poiché si basa sulla capacità di dare un personale senso alle cose. Anche le relazioni umane sono fondate sulla capacità di dare senso alle proprie azioni. Per Weber, ciò che distingue l'azione è dal comportamento è che quest’ultimo è inconsapevole e reattivo; la prima, invece, è intenzionale. Weber identifica quattro tipi di azione: - due di tipo non razionale: 1. agire tradizionale, basato su abitudini consolidate nel tempo, e quindi facilmente prevedibile; 2. agire affettivo, mosso da affetti e sentimenti. Un agire di questo tipo e quindi quello maggiormente imprevedibile. - due di tipo razionale, la piena autonomia soggettiva si realizza solo attraverso i due tipi ideali di agire razionalmente orientali: solo in questo caso possiamo parlare di azione in senso proprio. Di conseguenza, solo agendo in modo razionale è possibile acquisire una propria personalità. 1. l'agire razionale rispetto allo scopo – l'individuo valuta le aspettative provenienti dall'esterno come mezzi utili per raggiungere uno scopo. Quindi, l'attenzione è incentrata sulle conseguenze. Questo aspetto della razionalità può essere definito con il binomio chiarezza-adeguatezza; 2. l'agire razionale rispetto al valore – il requisito della coerenza è tipico della razionalità rispetto al valore. Comportandosi in questo modo, il soggetto compie un'azione che rispecchia con coerenza suoi valori, trasformandoli in scelte concrete. Egli lo fa a prescindere dalle conseguenze. Questo aspetto della razionalità può essere definito con il binomio chiarezza-coerenza. Le differenze fra questi due aspetti della razionalità sono: - l'agire razionale rispetto al valore si basa su una logica che consente di isolare ogni singola azione dal contesto in cui è inserita; nella razionalità secondo uno scopo, invece, l'adeguatezza del mezzo rispetto al fine non è separabile dalle conseguenze; - l'adeguatezza è una questione di misurazione, la coerenza può essere misurata solo in senso metaforico. - posso prevedere un’azione razionale rispetto al valore solo se comprendo il valore di riferimento. Diverso è il caso dell' agire razionale rispetto allo scopo, dove si tratta di giudicare razionalmente il grado di adeguatezza tra azione e fine dell'azione. Tale adeguatezza si misura in diversi modi, in primis attraverso la scienza. Questi tipi di razionalità nella realtà concreta Sono sempre intrecciati, in quanto ideal-tipi sono invece contrapposti. Il processo di razionalizzazione Secondo Weber la storia dell'umanità è retta da un progressivo processo di disincantamento del mondo. Le religioni rappresentano il risultato di una prima razionalizzazione che mira a superare la magia. Ogni religione sviluppa poi un proprio specifico percorso. Weber identifica un'alternativa di fondo: ci sono religioni che giudicano positivamente il mondo e religioni che lo giudicano negativamente. La prima prospettiva è fatta dal confucianesimo e dal taoismo, la seconda è tipica della religione indiana e soprattutto della tradizione giudaico-cristiana. Per questa prospettiva la realtà è sempre corrotta di fronte alla perfezione divina. Perciò, queste religioni devono rendere possibile per il credente una redenzione dall'imperfezione del mondo. In risposta a questo problema Weber identifica una via mistica e una via ascetica per la redenzione. Per la prima, la redenzione è possibile solo attraverso una fuga dal mondo corrotto. Per la via ascetica, al contrario, la redenzione è possibile attraverso l'agire nel mondo. Essa è quella più capace di sviluppare il potenziale di razionalizzazione implicito in tutte le religioni perché implica l'idea di un'azione razionale sul mondo attraverso la quale il credente ottiene la sua redenzione. Questa è l'idea Cristiana fondamentale; ecco perché nel cristianesimo appaiono le più potenti forze razionalizzanti. Queste ultime si sviluppano nel protestantesimo in particolar modo. Il protestantesimo è il punto di arrivo del processo di disincantamento del mondo. Lo studio weberiano sul pluralista che caratterizza la modernità. Questi stessi aspetti lo hanno in parte emarginato, sia nel corso della sua vita, sia successivamente. Egli ebbe un enorme influenza sulle origini della Sociologia americana e oggi appare come colui che ha più affondo analizzato il dramma dell'uomo moderno, incapace di padroneggiare il mondo da lui stesso creato. Un autore senza metodo? Forma e interazione sociale sono i due concetti fondamentali della Sociologia di Simmel: - interazione sociale. Quando gli individui si incontrano, essi creano un'infinità gamma di interazioni possibili; - forma. Le forme rappresentano il modo di condurre l’interazione sociale. Già nel suo primo libro sociologico dal titolo La Differenziazione Sociale, Simmel si distanzia dal positivismo. Secondo Simmel, non esistono fatti sociali di per sé, ma sempre e solo dei contenuti che si danno attraverso delle forme. La tensione continua tra contenuto e forme produce il cambiamento culturale. Infatti, essendo prodotte dalla vita sociale, le forme hanno una stabilità solo parziale; A differenza di Durkheim e Weber, Simmel non ha mai avuto alcun interesse per il ruolo sociale della sociologia. Tipico della scienza è un atteggiamento indeciso, aperto e problematico. Questo però non significa che non sia possibile trovare schemi interpretativi efficaci, a patto che essi non diventino schemi assoluti e univoci. A differenza di Durkheim, per Simmel la società non è una realtà autonoma, ma l’insieme delle interazioni tra gli elementi che la costituiscono, ovvero gli individui. Il suo metodo, quindi, si deve focalizzare sull’analisi della complessità delle interazioni tra gli uomini e le forme che esse assumono. Il problema della sociologia L'azione reciproca ha la sua base nei vari impulsi umani, che sono il contenuto della società. Essi però non sono ancora la società, ma la costituiscono solo quando gli individui raggiungono insieme un'unità attraverso una determinata forma di coesistenza. La società è quindi caratterizzata da un contenuto più una forma specifica. Forma e contenuto sono un tutt'uno. La sociologia studia queste forme di associazione prodotte dall’influenza reciproca, quindi essa separa ciò che ha unito: il contenuto e la forma. Individuo e società non sono due entità: 1. il primo è il punto di incontro delle relazioni e delle interazioni; 2. la seconda è l’insieme delle reti di relazioni. L’oggetto di studio della sociologia è l'insieme delle interazioni e la forma che queste assumono. Simmel sostiene che un fenomeno storico può essere osservato da tre punti di vista: 1. quello degli individui – portatori degli avvenimenti, ovvero i soggetti; 2. quello delle forme di azione reciproca – forme che gli avvenimenti assumono; 3. quello dei contenuti astratti, – ambiti oggettivi coinvolti. Non si colgono più né gli individui né le forme, quanto piuttosto il significato oggettivo degli avvenimenti, vedendoli come espressione dell'economia, della tecnica, dell'arte. Accanto alla macrosociologia, compare insieme in Simmel una microsociologia che scopre contenuti precedentemente non ritenuti meritevoli di analisi sociologica. La differenziazione sociale Simmel analizza i processi di differenziazione sociale e di individualizzazione. Si tratta di processi connessi tra di loro: una società più differenziata implica un aumento dell'individualizzazione. Tanto più c'è fusione tra gruppo e individuo, tanto più quest'ultimo scompare perché assorbito dal gruppo a cui appartiene. Per esempio, Simmel prende in esame la questione della responsabilità collettiva. Nelle società primitive, la responsabilità dei crimini non è mai degli individui che li hanno commessi, ma sempre solo dei gruppi a cui essi appartengono. Si tratta di un tema che è presente anche nelle analisi di Durkheim, che distingue tra: - sanzione repressiva, la sanzione è sentita come lo strumento con cui viene riparata l'offesa che il reato ha portato alla coscienza collettiva; - sanzione restituiva, il reato è visto come qualcosa che lede i diritti e gli interessi soggettivi. Con l'espansione del gruppo sociale e il suo allargamento, diminuisce la pressione del gruppo e aumenta il livello di individualizzazione. I gruppi sociali più ampi sono meno forti e consentono stili di vita più individualizzati. Tanto più un gruppo si estende, tanto più l'individuo sente valere su di sé obblighi di tipo universale, che riguardano gli individui in quanto appartenenti a l'umanità in generale. Gli obblighi verso l'umanità e quelli verso le cerchie più piccole possono entrare in conflitto. L'aumento della differenziazione porta con sé l'aumento del numero delle cerchie sociali cui l'individuo può potenzialmente appartenere. Se queste cerchie sono tra loro incompatibili, esse creano il fenomeno dell'intersecazione delle cerchie sociali, per cui l'individuo ha davanti a sé una grande quantità di alternative entro cui è costretto a scegliere. Ognuno è sempre più libero e responsabilizzato ma anche sempre più privo di quei punti di riferimento che una società meno differenziata mette a disposizione. Lo stesso individuo potrebbe occupare posizioni molto diverse in riferimento alle varie sfere, aumentando ancora più la difficoltà individuale nel gestire la propria esperienza sociale. Simmel parla di differenziazione individuale, come se la differenziazione penetrasse dalla società sin dentro l'individuo. Ecco così che sorge il pericolo che venga messa a repentaglio l'identità stessa dell'individuo, che potrebbe essere frantumata dalle diverse cerchie sociali, ognuna con le proprie regole i propri vincoli. La forma denaro e la tragedia della cultura Filosofia Del Denaro è stato pubblicato da Simmel nel 1900. Per Simmel, esiste un rapporto di complementarietà tra filosofia e scienza, in quanto i problemi che riguardano la vita spirituale necessitano di un approccio insieme filosofico e scientifico. Nella sua opera, Simmel afferma che anche il denaro, inteso come forma sociale, subisce il processo di differenziazione ed è a sua volta un fattore di differenziazione. Il tema dominante di questo libro è l'analisi dell'effetto che il denaro, visto come una delle forme più significative dell'economia moderna, ha su tutti gli aspetti della vita e sugli individui. Simmel pone al centro della sua analisi i rapporti di scambio: l'economia è basata sui rapporti di scambio perché nello scambio si producono i valori economici. Qui atteggiamento in sintonia con l'eccesso di occasioni e di opportunità che la metropoli offre. D'altra parte, proprio quelle individuali aggiunge un grado di libertà sconosciuto a cerchie sociali più ristrette. Una cultura in frantumi Per Simmel la vera forma della modernità è la mutevolezza. La modernità porta con sé un tipo di uomo inquieto, superficiale, sradicato. Anche la sociologia, in qualche modo, è in sintonia con il soggetto. Essa esprime fratture, punti di fuga, si occupa delle piccole cose mutevoli. L'analisi di Simmel quindi mette in luce il carattere contraddittorio della modernità: la cultura perde coerenza, unità, sistematicità. Alla ragione, intesa come capacità di ordinare le conoscenze empiriche sulla base di domande riguardanti il senso, si sostituisce sempre più l'intelletto, una facoltà orientata alla calcolabilità e che ignora le domande intorno al senso. L'individuo ha davanti a sé una sfida culturale con la cultura che egli stesso ha prodotto. La formazione di un linguaggio 1. Ognuno degli autori analizzati ha una propria teoria della modernità: - Comte: società teologica e militare società scientifica e industriale; - Tocqueville: democrazia, caratterizzata dall'individualismo e l'egualitarismo; - Marx: capitalismo; - Durkheim: anomia; - Weber: razionalizzazione; - Simmel: intellettualizzazione. 2. I vari autori mettono al centro della loro analisi alcuni aspetti del processo di modernizzazione: - Tocqueville analizza la modernizzazione politica; - Simmel la modernizzazione culturale; - Marx la modernizzazione economica; - Durkheim Weber la modernizzazione sociale. 3. Gli autori, tranne Comte, hanno un atteggiamento critico nei confronti della modernità: - per Tocqueville la democrazia porta i pericoli di una dittatura della maggioranza; - per Marx, il mondo capitalista è alienante e deve essere superato; - per Durkheim, la società anomica è incapace di trovare un ordine stabile e è soggetta a tensioni; - per Weber, occorre trovare una via d'uscita dalla razionalizzazione; - Per simmel, il mondo moderno minaccia l'identità dell'individuo. Un denominatore comune di questo atteggiamento critico è la messa in luce della progressiva sostituzione della quantità alla qualità, della forma rispetto al contenuto 4. Un altro aspetto comune a tutti è lo stretto legame tra sviluppo della modernità e processo di secolarizzazione, inteso come venir meno della centralità della religione: - per Comte la scienza avrebbe sostituito completamente la religione; - per Durkheim il vero problema della modernità è il venir meno del ruolo tradizionale della religione, che fornisce valori condivisi su cui si basa la coesione sociale; - Marx definisce la religione una falsa coscienza da superare; - nella modernità razionalizzata descritta da Weber e sembra non esserci più spazio per la trascendenza. 5. Il mondo moderno, inoltre, sostituisce la centralità delle attività speculativa quella della vita attiva: il lavoro diviene l'espressione più alta ed essenziale della natura umana: - per Locke il lavoro è alla base dei rapporti di proprietà; - per Marx l'uomo si realizza solo con il pieno dispiegamento della sua attività pratica. Una delle caratteristiche fondamentali della complessità del mondo moderno è proprio l'aumento della divisione del lavoro, la cui centralità è messa in luce da Comte, Marx, Durkheim, Weber e Simmel. 6. Un altro tema comune è se la società possa avere un fondamento razionale. Tranne Comte, tutti gli altri danno una risposta decisamente negativa: per Durkheim e Weber, in particolare, la società ha fondamenta morali e non razionali, perché ciò che tiene insieme gli individui non è il sapere scientifico ma un insieme di credenze condivise diffuse. 7. Un altro aspetto comune riguarda la portata universalizzante della modernità. Negli autori analizzati troviamo due modi di interpretare questo fenomeno: - il primo è influenzato da Kant e dalla sua idea di una repubblica universale, capace di realizzare il sogno di un'umanità pacificata. Troviamo questo approccio in Comte, Durkheim e nel comunismo di Marx. In questa prospettiva, però, non è chiaro come, dentro la forma universale dell'umanità, queste differenze possono articolarsi, a meno che non si pensi, come fa Comte, che esse verranno superate e cancellate. - il secondo è fatto proprio soprattutto da Weber e da Marx con la sua critica all'universale diffusione del sistema capitalista.
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