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Riassunto del libro "la chimera" Antonio Vassalli, Sintesi del corso di Italiano

riassunto dettagliato, completo in tutte le sue parti comprensivo di descrizione personaggi e luoghi.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
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Caricato il 17/11/2018

Chami
Chami 🇮🇹

4.5

(17)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto del libro "la chimera" Antonio Vassalli e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! La chimera – Sebastiano Vassalli Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1590 giorno di Sant'Antonio Abate una bambina viene abbandonata sul torno all'ingresso della Casa di Carità di San Michele a Novara. Viene allevata, insieme alle altre esposte, tra le suore e la rigida disciplina del convento e della dottrina cattolica. Conosce suor Livia (la meridionale), suor Clelia (la maestra) e suor Leonarda (la superiora). Antonia cresce ed è la più bella fra tutte le esposte della Pia Casa. Arrivato il vescovo Bascapè a Novara, Antonia viene scelta per recitare la poesia di benvenuto. Prima del suo arrivo la ragazza viene costretta a mangiare un uovo e mentre recita la poesia davanti a Bascapè, sviene a causa dell'emozione (e dell'uovo). Si incontra, infine, con il vescovo stesso che la perdona. Antonia, durante la sua permanenza nella Pia Casa, viene incaricata, insieme ad un'altra esposta, di svuotare la ruera (il secchio dove vengono raccolte le feci) ogni mattina. Una mattina, durante il trasporto, questa le cade dalle mani e si rovescia su una suora che la punisce rinchiudendola in uno stanzino. Qui incontra Rosalina, una giovane ragazza che dice di conoscere cosa fanno realmente preti e suore e per ciò rinchiusa costantemente. Rosalina intraprende una lezione di educazione sessuale all'ignara compagna e viene molto colpita dalle dure parole di Rosalina riguardo ai preti, tanto da non permettersi di crederle. All'età circa di dieci anni Antonia viene acquistata da una coppia di contadini, Bartolo Nidasio e sua moglie Francesca, (lui ha circa 40 anni basso tarchiato e ha la barba grigia lei paffutella occhi azzurri una bella donna soprannominata dalle bambine culona) che, dopo averla portata a casa nel paesino di Zardino, l'allevano come se fosse una loro figlia legittima - cosa alquanto strana a quei tempi, dato che spesso le esposte venivano acquistate perché facessero da serve. Durante il tragitto verso Zardino, Antonia vede per la prima volta la bassa (la campagna vicino a Novara) e l'autore spiega il grave problema delle risaie. Antonia, arrivata a Zardino, conosce subito il popolare Don Michele, falso parroco del paese (falso perché appartiene alla categoria dei quistoni, stregoni sotto le vesti di preti perseguitati a Novara e dintorni dopo l'arrivo del già citato Vescovo Bascapè). Esempio della singolarità di questo prete è il fatto che allevi bachi da seta all'interno della chiesetta di Zardino. Con l'arrivo della primavera a Zardino arrivano anche i risaroli - coloro che lavoravano nelle risaie -, e Antonia, incuriosita, va assieme alla sua amica Teresina ad osservarli. Costoro, spiega Vassalli, erano persone miserabili, spesso con ritardo mentale, che venivano indotte a tale lavoro con l'inganno. Antonia, addolorata nel vedere uomini così sciancati e vicini alla morte, progetta di farli scappare, ma Teresina le spiega che ciò non è possibile a causa dei Fratelli Cristiani, uomini preposti a recuperare eventuali risaroli fuggitivi. Per convincere maggiormente Antonia, Teresina la porta nella chiesa e le mostra un quadro raffigurante un santo in piedi e, inginocchiati verso di lui, due Fratelli Cristiani. Durante la giornata, poi, Teresina narra di tutte le credenze popolari che vi sono a Zardino. Vassalli descrive accuratamente come appariva Zardino nel 1600 spiegando anche alcune fra le più importanti credenze popolari. Tra queste emergono quelle del Dosso dell'albera, dove si credeva che attorno a questo albero si riunissero le streghe per fare i sabba, e quelle del Dosso dei ceppi rossi, dove si immaginava vivessero serpenti che parlavano fra di loro. Arriva l'estate e Antonia ha modo di conoscere i risaroli che lavorano i campi di suo padre adottivo Bartolo. Costoro non parlano mai con nessuno e solo durante il lavoro cantano delle canzoni per alleviare le fatiche. In questo periodo diventa amica sia di Biagio, servo delle compaesane sorelle Borghesini, sia del camparo (cioè la guardia) Maffiolo, nonno Pietro il quale ogni volta che incontra Antonia le narra delle sue avventure e delle battaglie che ha combattuto viaggiando per l'Europa al servizio del re di Spagna. Nello stesso periodo, Antonia va assieme alla madre, a Consolata Barbero e le figlie di questa a Biandrate, dove si tiene una fiera. Durante la visita, il gruppetto si ferma ad osservare gli animali (fra questi anche una tigre) imbalsamati giunti da lontanissimi paesi per mezzo di alcuni preti, i quali, durante la fiera, non perdono occasione per chiedere elemosine ai poveri contadini. Nell'ottobre del 1601 arriva a Zardino Don Teresio, un giovane prete mandato dal vescovo per subentrare a Don Michele. Don Teresio, scacciato il quistone dalla diocesi, costringe gli abitanti di Zardino ad andare in chiesa e a partecipare alla messa oltre che a donare importanti offerte in denaro. Si parla del Caccetta, un ricco feudatario che si prese una cotta per una giovane ragazza Margherita la quale era corteggiata da Agostino Canobbio. Inizia una rivalità tra i due il Caccetta uccide tutti amici, parenti di Agostino. Arriva l'inverno e con esso anche un'altra minaccia, rappresentata dal Caccetta, un feudatario novarese realmente esistito, che, per via di bandi e condanne, si stabilì dall'altra parte del fiume Sesia. Quell'anno, approfittando della secca del fiume, costui assieme ai suoi bravi, attraversò il Sesia e iniziò a fare scorrerie per i villaggi della bassa novarese. Aveva anche la fama di essere un uomo molto crudele da quando, a causa di una competizione in amore, uccise tutta la famiglia dell'amante della donna. Un giorno egli (descritto come un uomo basso, robusto e dal brutto aspetto) arrivò a Zardino assieme ai suoi bravi, ma per fortuna degli abitanti non saccheggiò né uccise o rapì nessuno all'interno del villaggio; era venuto anzi per annunciare che era diretto a Parma e che odiava la Spagna. In quest'epoca, spiega Vassalli, vi era un grande e proficuo commercio di reliquie. Si credeva, infatti, che esse avessero poteri miracolosi che nessun altro oggetto possedesse. Perciò il vescovo Bascapè incaricò monsignor Cavagna - detto ''oca bianca più che burro'', citando Dante - di andare a Roma ad acquistarne alcune. Costui, non essendo molto furbo, si fece ingannare da due sconosciuti, un prete e un pittore, che gli rifilarono dei falsi e che poi lo denunciarono alla Chiesa. Cavagna, arrivato a Novara con le presunte reliquie, fu bene accolto da tutti; ma con l'arrivo dell' inquisitore mandato, appunto, per verificare l'autenticità di tali reliquie, il Cavagna finì in prigione e la stessa reputazione del Bascapè ne risentì tanto da fargli credere che tutto ciò fosse stato architettato dallo stesso Papa (suo acerrimo nemico) per umiliarlo. L'11 settembre 1610 Antonia venne condotta su una carrozza e portata sul dosso dell'albera per essere giustiziata. Durante il tragitto la ragazza osservava dal finestrino della carrozza la gente che urlava e che acclamava a gran voce la sua morte. Arrivati verso le sette del pomeriggio a destinazione, Antonia fu condotta, per mano del boia, sul rogo, appiccato con la legna dell'albera, e a osservare la terribile esecuzione vi erano non solo gli abitanti di Zardino, ma anche gli abitanti dei dintorni venuti per festeggiare la morte della strega. Una volta arsa Antonia, iniziò la festa tanto attesa da tutti. NARRATOLOGICA PERIODO STORICO: La storia si svolge a partire dal 1590 fino al 1610, anno in cui Antonia viene bruciata sul rogo con l'accusa di praticare la stregoneria. Sono quindi gli anni a cavallo tra `500 e `600, anni in cui in Italia avevano ruolo centrale la Chiesa e il dominio spagnolo. La Chiesa infatti imponeva le credenze, le verità da seguire e indirizzava le vite dei propri fedeli facendo credere, ad esempio, che qualsiasi peccatore poteva ottenere uno sconto della pena da scontare dopo la morte se essi facevano un'offerta o lasciavano i propri beni ad essa. LUOGHI: La Casa di carità di S. Michele : dove Antonia viene accolta ed allevata insieme ad altri esposti. Zardino : paese in cui Antonia adolescente vive insieme ai suoi genitori adottivi. E' un paese molto piccolo dove gli abitanti vivono di coltura del riso, vi regna una rigida · moralità, ognuno si fida solo di se stesso, ma il parlare degli affari altrui, di fatti privati, piccanti e non, unisce l'intera comunità, soprattutto nei mesi invernali. E' qui che Antonia, sul dosso dell'albera, viene bruciata sul rogo. Novara : città in cui risiede e svolge le proprie funzioni il vescovo Bascapè. E' a Novara la Torre dei Paratici, torre del palazzo del Comune di Novara, dove atonia viene rinchiusa prima della morte sul rogo. Questa torre aveva due stanze adibite a prigione, una per gli uomini e una per le donne, decorate ognuna da dipinti, non ben visibili a causa della poca luce, che dovevano redimere i detenuti. E' sempre in questa città che la ragazza viene condotta dai genitori per affrontare il processo. ANALISI DEI PERSONAGGI: ANTONIA : trovata il 17 gennaio 1590 di fronte alla porta della Casa di Carità di S. Michele, era una bambina scura d'occhi, di pelle e di capelli a cui si diede il nome Antonia perché il 17 gennaio era S. Antonimo, Renata perché quel giorno era rinata a nuova vita, Giuditta in onore della balia che l'aveva trovata e Spagnolini perché i suoi lineamenti ricordavano quelli spagnoli. Era quieta e taciturna, portata alla riflessione più che al chiasso, amava starsene di per sé più che con le altre esposte. Molto piccola fa la conoscenza del vescovo Bascapè e in seguito viene adottata da una famiglia della bassa di Novara, il Signor e la Signora Nidasio. Impiega parecchio tempo ad ambientarsi e ad abituarsi alla sua nuova vita, stringe amicizia con Biagio, ragazzino del villaggio, e le due figlie minori di Barbero, Anna Chiara e Teresina, che la " tradirà " durante il processo, ma a causa del suo comportamento giudicato più volte sconveniente, non viene ben vista dal nuovo parroco, Don Teresio. All'età di diciannove anni, si innamora di un uomo più grande di lei, un camminante, Gasparo Tosetto e, secondo le testimonianze degli abitanti del paese e delle amiche, inizia a comportarsi in modo "strano" : scappa di casa durante la notte, viene vista aggirarsi al di fuori del paese... viene giudicata dal Tribunale dell'Inquisizione di Novara come strega perché : 1) troppo bella e quindi maligna, con la sua arte magica seduceva gli uomini e quando questi erano completamente impazziti per amore li abbandonava 2) aveva avuto l'ardire di farsi ritrarre da un pittore di Madonne e di Santi nei panni della Madonna del Divino Soccorso traendone motivo di superbia 3) aveva osato ridere del vescovo Bascapè durante una sua visita a Zardino 4) aveva ballato in piazza con i lanzi 5) era stata sorpresa di notte sul dosso dell'albera dove le streghe tenevano il loro sabba. Nel 1610 viene giudicata e condannata a morire sul rogo proprio su quel dosso dove aveva partecipato ai sabba delle streghe. VESCOVO BASCAPE' : pupillo di Carlo Borromeo, era stato consigliere di due Papi e in corsa lui stesso per diventarlo, ma, essendo risultato sconfitto, fu mandato, anche se non fu cosa facile, a fare il vescovo nella sede lontana di Novara. Era nobile per nascita, raffinato per educazione e cultura, conoscitore del latino e dello spagnolo, brillante scrittore, esperto di diritto ecclesiastico e civile e dotato di un talenti di organizzatore non indifferente. La sua vita si intreccia con quella di Antonia a partire dal giorno in cui si reca a S. Michele per far visita alla diocesi, da lì la incontra nuovamente dopo qualche anno a Zardino, dove si era recato per lo stesso motivo. Aveva un viso grigio profondamente incavato, una barba rada, così magro e sciupato dagli anni da sembrare un fascio d'ossa, un fantasma. SUOR LIVIA : era la conversa anziana, non originaria di Novara, veniva da Napoli anche se nessuno ne conosceva il motivo di questo suo "spostamento". Buona e sempre disponibile con tutti, doveva svolgere le mansioni più umili e faticose come svuotare le latrine delle camere degli esposti, andare a prendere l'acqua, pulire dalla polvere e dalle ragnatele... dunque era l'addetta alle pulizie. Un giorno scompare misteriosamente dalla Casa di Carità, inizialmente si pensa ad una fuga, solo più tardi al suicidio. Viene ritrovata da Adelmo, il giardiniere e sacrista, impiccata al campanile e nessuno si preoccupa di scoprirne il motivo essendo tutti troppo indaffarati nel nascondere a tutti la verità. ROSALINA : esposta adulta dalla quale le ragazze più giovani dovevano, per ordine delle suore, tenersi alla larga perché considerata come " sporca". La prima volta che Antonia la incontra essa aveva diciassette anni, era alta, ben fatta, con gli occhi azzurri e i capelli colore della stoppa. Un panettiere l'aveva tolta dalla Casa di Carità con la promessa di sposarla, ma , rimasta incinta, viene abbandonata a se stessa. Costretta a vagare per Novara, viene accolta da una donna che le offre un lavoro come prostituta, ma , una volta chiusa la casa della donna per volere del vescovo, viene riportata a S. Michele. Incontra per l'ultima volta, dopo dieci anni, atonia nella Torre dei Paratici dove era stata rinchiusa con l'accusa di praticare il mestiere di prostituta senza il permesso dell'autorità. Era molto cambiata dal suo primo incontro con la ragazzina : aveva capelli tagliati corti, il naso schiacciato, forse a causa di un pugno, piccole cicatrici le deturpavano il corpo ed il viso facendola apparire molto brutta e sciupata. PIETRO MAFFIOLO : il camparo di Zardino, era molto alto e magro ed i suoi capelli erano ormai grigi. Era stato soldato del re di Spagna per trenta anni, si aggirava per il paese con un bastone uncinato e ben presto attirò la simpatia di Antonia che iniziò a considerarlo come un nonno. Esso le parlava delle terre al di là delle montagne, essendo soldato aveva viaggiato molto quindi conosceva molte lingue, ma soprattutto della Spagna, di cui era profondamente innamorato. BIAGIO ( e il suo rapporto con Antonia ) : era un ragazzo di dodici o tredici anni, nipote e servo di due comari che lo avevano ricevuto in dono da un vecchio fratello di Pavia. Molto buono, mite e docile, faceva tutto quello che le zie gli ordinavano di fare senza mai lamentarsi in quanto, pur essendo grande e grosso fisicamente, non lo era a livello mentale: il suo cervello non si era sviluppato a pari passo con il suo corpo rendendolo mentalmente più debole. Atonia era l'unica persona che lo trattava come meritava, come un essere umano, per questo finisce per innamorarsene, divenendo perfino matto d'amore per lei. La gente del paese si divertiva nel vederlo compiere gesta impensabili e grandiose per amore e di questo suo strano comportamento naturalmente fu accusata Antonia. Essa, secondo le comari del villaggio e le due zie di Biagio, doveva averlo stregato, fatto innamorare apposta di lei con l'inganno. I LANZI : erano soldati tedeschi che si erano trovati a passare per caso da Zardino. Il loro comandante era grande e grosso, con enormi basette e baffi, come gli altri dimostrava la sua inclinazione al bere, al mangiare e al fare confusione. Essi erano più di trenta, portavano corte spade, archibugi, farsetti di cuoio, braghe a righe bianche e rosse, coltelli e pistole. Amano suonare, cantare e creare disturbo. Uno di loro invitò a ballare Antonia che, anche per questo, viene accusata di avere un comportamento non conveniente. GASPARO TOSETTO : era l'uomo di cui Antonia si era innamorata, essa scappava di notte di nascosto per incontrarlo. Antonia pensava fosse un brav'uomo ma in verità non sapeva che era un briccone, che la sua storia era molto più travagliata: sua madre, inserviente in un' osteria, lo aveva affidato al padre, un vagabondo, per questo visse fin da piccolo per la strada, a contatto con gente disonesta e crebbe passandoli tempo nelle osterie, giocando d'azzardo, scommettendo, molestando tutte le donne che incontrava e senza un posto in cui dormire. Era un camminante, basso, biondiccio, con un viso rotondo e occhi grigi, senza barba o baffi. Vestiva abiti stravaganti e appeso alla cintura portava un coltellaccio e in testa un cappello piumato. Riuscì a formare un gruppo consistente di risaroli e si recò a lavorare nel villaggio di Antonia dove la conobbe e la illuse fino a pochi giorni dal processo quando le disse definitamene addio in quanto, essere il moroso di una strega non era per niente conveniente e Gasparo non voleva correre rischi inutili. L'INQUISITORE MANINI : alto e snello, pallido ma di aspetto gradevole, elegante nei gesti e nel vestire, aveva mani curate con dita affusolate. Era uomo attento nel parlare e nello scegliere solamente vocaboli ricercati utilizzati solamente dai grandi predicatori. Aveva scoperto a diciotto anni la sua vocazione e volle diventare predicatore. Studiò teologia e atri oratorie e a quaranta anni era stato nominato inquisitore a Novara. Ossessionato dalla castità, a cui attribuiva poteri soprannaturali, molto diffidente, dubitava di tutto ciò che gli appariva troppo chiaro ed evidente in quanto facile tranello del Diavolo. Riteneva le streghe mogli carnali del Diavolo e che le loro anime partecipassero ai sabba non necessariamente insieme al corpo che poteva trovarsi altrove per non destar sospetti. Processò e torturò molto duramente Antonia, con gran sadismo, e fece tutto ciò che gli era possibile e in suo potere per condannarla a morte. TADDEO E BERNARDO : padre e figlio, erano gli inservienti del Tribunale e delle carceri. Erano due laici andati a vivere coi frati per servire Dio e il suo Santo Tribunale un po' per caso: entrarono in chiesa la prima volta per scappare dai poliziotti, in quanto erano al servizio del Caccetta, ma i frati si
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