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Riassunto del libro "La sfida del cambiamento climatico. Globalizzazione e Antropocene", Sintesi del corso di Storia Dell'arte

Riassunto con alcuni approfondimenti del libro dal titolo "La sfida del cambiamento climatico. Globalizzazione e Antropocene" di Dipesh Chakrabarty

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
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Scarica Riassunto del libro "La sfida del cambiamento climatico. Globalizzazione e Antropocene" e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO. Globalizzazione e Antropocene Dipesh Chakrabarty è uno storico indiano, professore presso l’Università di Chicago. Si è imposto come una delle figure di maggior rilievo nell’ambito degli studi postcoloniali col suo Provincializzare l’Europa. A partire da “Il clima della storia”2009) partecipa al dibattito mondiale sul cambiamento climatico. Il testo raccoglie saggi e interviste dello studioso indiano Dipesh Chakrabarty scritte dal teorico indiano fra il 2012 e il 2020. Chakrabarty ha contribuito nell’ultimo decennio al dibattito attorno al tema dell’antropocene, in particolare a partire da uno dei suoi primi saggi sul tema, The Climate of History: Four thesis del 2009. Nonostante alcune posizioni di Chakrabarty siano state bersaglio di critiche, questa raccolta si dimostra un utile strumento per pensare e pensarsi all’interno dell’attuale emergenza climatica. Ciò che lo ha spinto a occuparsi di una questione apparentemente così estranea ai suoi interessi storici precedenti è stato l’incontro personale con uno dei sintomi più evidenti del cambiamento climatico antropico – l’incendio delle aree boschive e di una parte delle aree metropolitane nei pressi di Canberra (2003), città nella quale ha svolto per molti anni attività accademiche.  Questo ha portato Chakrabarty all’elaborazione delle sue tesi sul climate change, che hanno stimolato un dibattito importante ancora largamente discusso.  Antropocene: ingresso in una nuova era nella quale la specie umana è divenuta in grado di influire/incidere in profondità sugli equilibri naturali del sistema terrestre (ecosistema globale e sulle condizioni della vita biologica.  Essa è subentrata in epoca storica all’Olocene.  L’Antropocene e le iniquità del capitalismo: il cambiamento climatico ha che vedere con la storia del capitalismo” ma che non può essere ridotto a quest’ultima. Chakrabarty e lo scrittore indo-bengalese Amitav Ghosh hanno sottolineato i nessi tra crisi globale e il processo di globalizzazione. Molti studiosi di sinistra respingono con veemenza l’idea che possa trattarsi di una crisi per tutta l’umanità; dunque criticano l’espressione “cambiamento climatico di opera umana”. Così gli accademici svedesi Andreas Malm e Alf Hornborg chiedono, perché chiamare quel periodo come gli esseri umani o come la specie umana, l’anthropos, quando sappiamo che sono gli esseri umani ricchi o le istituzioni del capitalismo o l’economia globale i responsabili causali (e dunque morali?) di questo cambiamento delle nostre condizioni? Realizzare che il cambiamento climatico è ‘antropogenico’ significa in realtà rendersi conto che è   sociogenico (legato alle differenze di classi sociali) Malm e Hornborg criticano la tesi espressa da Chakrabarty secondo il quale “i ricchi non hanno “scialuppe di salvataggio”.  DOMANDA IMPORTANTE che ha generato molta diatriba tra gli studiosi (soprattutto ricercatori sinistra): È CORRETTO DEFINIRE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO ANTROPOGENICO? -L’espressione non implica che l’umanità in quanto tale sia responsabile della crisi climatica -Agli esseri umani può essere assegnata una certa responsabilità morale -E’ indiscutibile che i problemi ambientali sono attraversati da lotte di classe ma Non è un fenomeno unicamente riconducibile alla sfera sociale o politica. Non c’è di mezzo solo l’uomo in quanto uomo, ma dell’uomo in quanto specie, in quanto non solo umano. -Bisogna trattare il termine antropocentrico come concetto e non come nome  Nesso fra cambiamento climatico e diffusione del virus: aumento delle temperature 1  Il termine più appropriato per definire l’attuale epoca dominata dagli umani è Antropocene, un termine coniato negli anni ottanta dal biologo Eugene F. Stoermer e poi ripreso da Paul Crutzen. Crutzen fa risalire l’inizio di questo periodo all’ultima parte del XVIII secolo (rilevamento di un’alta concentrazione di diossido di carbonio nel ghiaccio polare). Sulle origini dell’Antropocene non c’è concordanza assoluta tra gli studiosi, nelle formulazioni correnti viene in genere fatto cominciare, simbolicamente, con lo scoppio della prima bomba al plutonio nel 1945 (sostenitore di questa ipotesi: Zalasiewick) e l’inizio della Grande Accelerazione del dopoguerra o, alternativamente, retrodatato di due secoli, all’alba della prima rivoluzione industriale, quella del vapore e del carbone. Secondo altre interpretazioni occorre risalire ancora più indietro nel tempo, alla nascita della rivoluzione agricola e ai primi insediamenti umani di dodicimila anni fa. Secondo i geografi Lewis e Maslin l’inizio dell’Antropocene risale al 1610 come conseguenza del coinvolgimento spagnolo nelle Americhe. Questa ipotesi implica come cause scatenanti il colonialismo, il commercio globale e il carbone. L’idea di Antropocene ha degli effetti sul nostro modo di intendere la storia, la politica e la condizione globale. Non è semplicemente un capitolo della storia umana, coinvolge l’inumano.  Il concetto di Antropocene ha generato numerosi dibattiti tra gli scienziati, storici, geologi soprattutto sul nome stesso. A cominciare dalla parola Antropos che rimanda all’umanità come specie (forza geologica). Studiosi della Cina e dell’India hanno denunciato l’uso di questo termine. E’ ingiusto secondo loro colpevolizzare l’intera umanità della crisi ecologica quando la dipendenza da combustibili fossili è condivisa solo dai ricchi del globo. Ma il termine è semplicemente casuale, non significa colpevolezza morale.  CONTESTARE IL NOME ANTROPOCENE=METTERE IN PRIMO PIANO IL CAPITALISMO  Studiosi di sinistra erano contrari all’utilizzo del termine: E’ il modello capitalistico il vero artefice di tutte le emissioni di gas serra  Tutti i fattori antropogenici che contribuiscono al riscaldamento globale sono parte di una storia più grande: lo sviluppo del capitalismo in Occidente.  Capitolocene: l’origine della crisi ecologica è il Capitalismo e secondo Jason Moore l’inizio di quest’ultimo non coincide con l’avvio della rivoluzione industriale ma risale a molto tempo prima.  CONSEGUENZA: l’ambientalismo è attraversato dalla lotta di classe  L’impatto del cambiamento climatico ricadrà sui più poveri: fintantoché ci saranno società umane sulla Terra – ci saranno scialuppe di salvataggio per i ricchi e i privilegiati” (Chakrabarty la pensa diversamente, infatti i ricchi come i poveri sono soggetti ai processi biologici!).  Donatella di Cesare: necessità di coabitare con l’altro, con l’estraneo (metafora del sistema immunitario/lotta tra virus e anticorpi)  Il capitalismo ha agito da questo punto di vista come il Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie, facendoci precipitare in un contesto sul quale le logiche e le categorie con cui abbiamo cercato fin qui di spiegare la nostra esperienza sociale non riescono a fare perfettamente presa. Il mondo in cui piombò Alice è uno scrigno di tesori, pieno di enigmi e il nostro non è da meno  L’uomo e il delirio di onnipotenza/narcisismo: L’essere umano è portato a pensare al proprio corpo come un qualcosa di distinto da altri ma un corpo dipende da altri corpi e l’umano non sta in piedi da solo. 2  “Terraformare” il pianeta secondo James Lovelock: Fare della terra una casa accogliente per la vita batterica (posizione zoecentrica)  Crisi climatica: visione homocentrica Steve Vanderheiden  Teoria-Gaia di Lovelock (scienziato Incaricato di cercare forme di vita su Marte): la riflessione su cosa renda un pianeta favorevole alla continua esistenza della vita lo porterà ad una conclusione la biosfera influisce sull’atmosfera  Gaia (nella mitologia greca era la dea primordiale che personificava la Terra) è un sistema complesso della Terra, capace di mantenere vitale il nostro pianeta mediante il controllo dell’ambiente chimico e fisico”.  L’inquinamento sarà pure l’inevitabile conseguenza della vita in azione, non può alterare quell’equilibrio e osmosi che hanno reso possibile la vita stessa.  La Terra è il Pianeta Ricciolidoro (Jan Zalasiewick,geologo): la Terra è stata fino ad ora sempre adatta alla vita.  La richiesta di energia derivante dai combustibili fossili è in costante aumento. La Cina è il maggiore emittente al mondo  Vantaggi: il cibo è aumentato, sono migliorate le case, condizione più igieniche, maggiore sicurezza pubblica.  Più aumenta la popolazione, maggiore sarà l’energia richiesta per mantenerla  Le dimensioni della popolazione sollevano numerose questioni come quella riguardante la giustizia climatica tra ricchi e poveri: coloro che subiscono le conseguenze più gravi del cambiamento climatico sono coloro che hanno contribuito in misura minore a crearlo  Il riscaldamento globale costituisce una questione etica e politica e non puramente di natura ambientale o climatica.  Per mantenere una popolazione tanto estesa è necessario far confluire la tecnologia con la biologia: concetto di tecnosfera (Peter Haff,)  Senza i servizi offerti dalla tecnologia collasserebbe l’intera umanità  Effetto della caduta: ovvero la caduta nella storia “profonda” o grande storia (quella geologica) che ha comportato uno shock di riconoscimento dell’alterità del pianeta  L’espressione “cambiamento climatico antropogenico” è errata: il riscaldamento globale non ha nulla a che vedere con gli esseri umani, infatti è comparso sulla terra molto prima della loro esistenza.  La politica del cambiamento climatico porta inevitabilmente a divisioni tra gli esseri umani  Datare l’inizio dell’Antropocene non interessa ai geologi, i quali rispetto all’emergenza climatica parlano di un’imminente “SESTA GRANDE ESTINZIONE AD OPERA UMANA”  Obiezioni al nome Antropocene: la natura della crisi climatica è legata al carbonio  Prospettiva neomaterialista: “CARBOCENE” (Timoty James Lecain)  2 approcci al camb. Climatico: come rimpiazzare le fonti di energia basate su combustibili fossili con quelle rinnovabili (budget di carbonio) vs come ridurre l’impronta ecologica umana sul pianeta  Il problema dell’impronta ecologica umana è aumentato con l’invenzione dell’agricoltura, con la colonizzazione, l’avvento della civiltà industriale e la sec.guerra mondiale.  La politica del cambiamento climatico riguarda anche forme di vita non umane  Questa questione solleva un problema: la relazione tra esseri umani e batteri/virus (i batteri giocano un ruolo fondamentale nella formazione di un’atmosfera ricca di ossigeno.  La storia umana non può essere raccontata dalla prospettiva del capitalismo 5  Il riscaldamento globale è un problema globale al pari della globalizzazione ma è stato quasi di rado argomento di discussione tra gli scienziati. Nessuno di essi ha mai scritto un libro per spiegarlo.  I combustibili fossili nella nostra narrazione storica erano percepiti come utili al progresso umano. La riflessione di Charkrabarty muove proprio da questo paradosso  La crisi climatica è stata una delle maggiori scoperte degli anni ’80-‘90  Critica alle politiche di contrasto attuate in India e negli Usa durante la pandemia  Distinzione pianeta/globo: il primo è quel luogo in cui i processi geologici, fisici e biologici si combinano per rendere la Terra abitabile. Il secondo è un costrutto incentrato sugli esseri umani. il pianeta è qualcosa che condiziona la nostra esistenza, ma tuttavia resta di per sé indifferente ad essa, un sistema di relazioni dal quale dipendiamo, ma nel quale siamo nella posizione di “ospiti” e non di “padroni”. Utilizzare la nozione di “planetario” significa decentrare l’umano.  Visione marxista: la radice del riscaldamento climatico è la logica capitalistica dell’accumulazione  Ian Angus: sostenitore dell’utilizzo del termine Antropocene  Per Chakrabarty il concetto di Antropocene e quello di Capitoloce sono complementari  La storia del capitalismo ha prodotto un’umanità differenziata e con disuguaglianze ma ha consentito all’umanità per un certo periodo di prosperare  Umanità come specie biologica: concetto introdotto da Chakrabarty  Le lezioni della pandemia: gli uomini sono i più grandi agenti di devastazione ambientale.  La tecnologia ha reso il nostro pianeta un globo interamente connesso. Senza di essa il numero degli esseri umani collasserebbe.  La globalizzazione della tecnologia è fenomeno non solo storico e sociologica ma biologico  L’origine della crisi pandemica in Cina: la comparsa dei WET MARKET (mercati umidi). In questi mercati vengono uccisi animali selvatici, generando un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri e virus.  Gli esseri umani dominano la vita animale: consumo eccessivo di carne, invasione della fauna selvatica  La pandemia è connessa alla famosa Grande Accelerazione  La pandemia come avvertimento della natura agli esseri umani  Ultima scoperta di alcuni studiosi/virologi: Le nuove malattie infettiva degli esseri umani hanno natura zoonosica (un virus ha fatto il salto di specie, spostandosi dall’animale all’uomo)  Connessione fra Antropocene e Pandemia: l’aumento dell’accesso all’energia ha portato ad un aumento del numero degli esseri umani e di conseguenza alla distruzione degli habitat della fauna.  Come prevenire una nuova crisi pandemica?  Istituzioni globali e fondo di solidarietà internazionale x le nazioni più povere  Riconoscimento del valore della biodiversità  L’appello di Edward Wilson x preservare la biodiversità: ripristinare tutti i parchi nazionali al loro stato originario  Questione critica: rimanere democratici senza distruggere l’ordine della vita sul pianeta 6 L’eredità della prospettiva postcoloniale e la sfida del cambiamento climatico Carl Schmitt ha sottolineato che soltanto con le scoperte geografiche e con lo sviluppo delle conoscenze scientifiche, di nuove tecnologie e nuove rappresentazioni cartografiche, per i popoli europei fu possibile avere un’esperienza della terra nel suo insieme: “per la prima volta nella sua storia, l’uomo prese in mano tutto il reale globo come una sfera”. La conseguenza di questa nuova “coscienza planetaria dello spazio” sarebbe stata l’avvento di un nuovo ordinamento internazionale, un nuovo nomos, all’interno del quale l’Europa avrebbe occupato per almeno tre secoli “la posizione di centro della terra e di vecchio continente” e avrebbe mantenuto il proprio equilibrio interno grazie alla possibilità di individuare nel mondo extraeuropeo uno spazio sul quale proiettare il proprio potere e le proprie mire acquisitive. CHAKRABARTY avanza una serie di ipotesi rivoluzionarie a partire dalla considerazione che con il cambiamento climatico “la nostra concezione storiografica del presente finisce per avere effetti estremamente distruttivi sulla visione della storia in generale”. Prima tesi:“le spiegazioni antropogeniche del cambiamento climatico comportano la crisi della secolare distinzione umanistica tra storia naturale e storia umana”.  Le altre Seconda tesi: l’idea di Antropocene, come di un’epoca in cui gli esseri umani si riconoscono come “potenza geologica”, e che ridimensione la storia della modernità/globalizzazione. Terza tesi: l’Antropocene ci obbliga a mettere in relazione e a intersecare le storie globali del capitale con la storia della specie umana, un processo che “mette alla prova i limiti della comprensione storica.” (quarta tesi).  Non tutti i paesi hanno partecipato in modo uguale all’inquinamento e allo sfruttamento delle risorse del pianeta, la volontà dei leader anticoloniali di modernizzarsi e di mettersi alla pari con le società più industrializzate ha largamente contribuito all’implementazione dell’attuale modello di sviluppo, che di fatto nessun paese ha fin qui rifiutato. Agli occhi dello studioso postcoloniale, questo “desiderio di essere moderni” non può essere interpretato semplicemente come un’imitazione passiva dell’Occidente o come una semplice ricerca di utilità, avidità o profitto, e i dibattiti sulla questione ecologica non possono non tener conto delle aspirazioni allo sviluppo dei popoli del vecchio Terzo Mondo. Resta però il fatto che la crisi prodotta dal sistema produttivo globale costituisce oggi la più grave minaccia per la civiltà e per i progressi che pure ha permesso di sostenere. Vale la pena soffermarsi sul rapporto che Chakrabarty istituisce tra la storia moderna e la storia del nostro impatto sul pianeta. L’ingresso nell’Antropocene non deve essere inteso come un destino ma come un evento contingente, le cause di questa trasformazione devono essere cercate nella storia degli ultimi secoli nei suoi testi non viene mai negato che la trasformazione della nostra specie in una forza (e una minaccia) geologica sia il risultato della storia del capitale, delle sue istituzioni e delle sue pratiche, né che vi siano responsabilità precise e differenziate. Gli effetti della crisi ecologica investono peraltro un mondo profondamente diseguale e non fanno che aggravare le divisioni geopolitiche o le asimmetrie di classe, di genere o di razza, come è del resto stato confermato durante l’attuale pandemia. Ricondurre la crisi climatica semplicemente alle contraddizioni del nostro sistema sociale – utilizzando ad esempio la nozione di Capitalocene in luogo di quella di Antropocene [5] proprio per alludere alla sua genesi sociale – significherebbe secondo Chakrabarty costruire un’interpretazione unilaterale, nella misura in cui 7
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