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Riassunto del libro: La strada che abbiamo davanti, Sintesi del corso di Sociologia

In questo volume viene trattato il processo identitario della Generazione Zeta

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 17/03/2023

cinzia95.
cinzia95. 🇮🇹

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Scarica Riassunto del libro: La strada che abbiamo davanti e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! La strada che abbiamo davanti Essere giovani: identità, valori, lavoro, individualizzazione Per studiare i giovani bisogna osservare i fattori che riguardano il domani e i processi di cambiamento legati alla successione delle generazioni. Il ricercatore deve porre uno sguardo diretto al domani per notare tutti i segnali che possano anticipare il futuro, visto che i giovani sono coloro destinati ad abitare il futuro prossimo e a connettere il presente con le dimensioni passate e future. I giovani si affermano come classe sociale negli Stati Uniti a partire dagli anni 20 del secolo scorso. In Italia invece si parlerà di gioventù in senso sociale a partire dagli anni 60, grazie allo sviluppo economico e l'espansione della scolarizzazione. Alla fine degli anni 60 questa nuova classe sociale è pienamente inserita nella scena come protagonista e dagli anni 68 si faranno promotori del cambiamento per rinnovare la società, per renderla più equa e migliorarla. Mannheim riconosce ai giovani la capacità di rinnovare la società mentre Inglehart riconosce i giovani come agenti di diffusione dei nuovi valori. In base a quanto ho scritto possiamo quindi affermare che l'alternarsi delle generazioni è uno dei fattori determinanti per il cambiamento dei valori all'interno di una società. essere giovani e quindi un fatto sociale tanto quanto culturale. Nella seconda metà degli anni 70 aumenterà la disoccupazione giovanile mentre negli anni 80 giovani si allontaneranno fino a quasi a scomparire dal campo pubblico-politico. In quest'epoca per i giovani si manifesterà il fenomeno di presentificazione del tempo, espressione utilizzata per manifestare la difficoltà e riluttanza ad avere prospettive e progetti di vita orientati al futuro. Chi sono i giovani La generazione dei giovani che hanno tra i 15 e i 34 anni sono numericamente inferiore a quelle che le hanno precedute: questo porta a un assottigliamento della fascia di giovani e un aumento della componente adulta e anziana nella popolazione. L'invecchiamento della popolazione determina ripercussioni dei rapporti tra generazioni oltre che sull'assetto economico ed organizzativo dello Stato sociale. La popolazione italiana al 1° gennaio 2021 conta 59.236.213 residenti di cui solo il 20% è la percentuale ricoperta dai giovani tra i 15 e i 34 anni. Differentemente dai loro nonni e dai loro genitori, i giovani d'oggi mostrano un affanno e un crescente ritardo nell'acquisizione dell'autonomia che contrassegna allo status di adulto, il passaggio alla vita adulta quindi è caratterizzata da fenomeni di territorializzazione e posticipazione. Nelle società premoderne il passaggio di età ad un altro era regolato da un insieme di norme che ne stabiliva tempi e modalità quindi la struttura sociale definiva l'attraversamento delle varie fasi biografiche. In epoca contemporanea invece l'attraversamento delle fasi della vita non risponde più a un sistema di regolamentazione sociale: le fasi biografiche non sono più rigidamente definite, tant'è che i confini tra le diverse età non sono più netti e facilmente distinguibili. Infatti, nella società occidentale l'entrata nell'età adulta è sancita da una serie di transizioni che portano a una indipendenza dalla famiglia quindi da un'assunzione di autonomia e responsabilità sociale. Negli anni 60, seguendo lo schema di Modell, l’adulto si realizzava al superamento di determinate soglie come ad esempio la fine degli studi, l'ingresso nel mondo del lavoro, la costruzione di una nuova famiglia e l'acquisizione del ruolo genitoriale. In Italia negli ultimi decenni l'attraversamento all'età adulta non rispetta più la sequenza temporale infatti osserviamo un fenomeno di allungamento della fase giovanile che Biggart e Walther hanno definito con il concetto di yo yo transition. Età e generazioni È importante saper distinguere il concetto di età da quello di generazione. L'età è una caratteristica ascritta, misurata a partire dalla nascita e non modificabile dal soggetto. Inoltre, è uno stato di transizione che permette di distinguere vari strati. Con il concetto di generazione invece ci riferiamo a un costrutto socio-antropologico, riferendoci a individui che appartengono alla stessa fascia di età e che attraverso esperienze condivise possono creare un legame, una coscienza collettiva. Per questo definiamo le generazioni come identità sociale e culturali condivise, con alcuni tratti ascritti ed altri acquisiti che si costruiscono attraverso l'esperienza in età giovanile, di eventi storici. Per l'approccio generazionale possiamo far riferimento a due correnti di pensiero: la prima di carattere sociologico, studia le generazioni come soggetto collettivo e responsabile del mutamento sociale, ponendo l'attenzione sull'identità culturale. La seconda, di stampo professionale, studia i profili nell'ambito delle ricerche di marketing, a partire dal contributo dell'istituto Yankelovich. Il lavoro svolto dall'Istituto ci porta a una suddivisione generazionale lineare in quattro gruppi distinti tra loro rispetto ai comportamenti, le aspirazioni e aspettative che li contraddistinguono. Ogni suddivisione si fonda sull'idea che ogni generazione è caratterizzata da una sensibilità particolare. Il primo gruppo è quello dei maturi, composto da individui nati entro il 1945 e segnati in modo particolare dall'esperienza della guerra e dopoguerra. In questo gruppo gli individui hanno una marcata etica del lavoro e senso di sacrificio, con un'attenzione particolare alle tradizioni e al risparmio delle risorse. Il secondo gruppo è quello dei boomers, nati negli anni del secondo dopoguerra. Per questa generazione una delle esperienze più importanti e l'avvento della scolarizzazione e della formazione universitaria insieme a movimenti di contestazione giovanile e rivendicazione dei propri diritti. Gli individui di questo gruppo risultano privi di preoccupazioni economiche e liberi di sperimentare nuovi stili di vita. Il terzo gruppo è la generazione x che comprende i nati tra il 1966 e il 1980, questa generazione è segnata dall'incertezza delle crisi economiche degli anni 70 che hanno influenzato il loro processo di costruzione identitaria, definito anche generazione invisibile proprio per la mancanza di una specifica identità sociale. Gli individui di questa categoria avranno atteggiamenti scettici e disincantati per potersi trasformare in imprenditori. L'ultimo gruppo è quello della generazione dei millennials o generazione y, sono individui alla ricerca di gratificazioni frequenti e istantanee, sono fiduciosi e impegnati a raggiungere i propri obiettivi personali e professionali e considerano i titoli di studio il mezzo necessario per raggiungere le opportunità e risultati appetibili. All'interno delle ultime ricerche, si fa riferimento a una quinta generazione, la Z, che comprende i nati dal 1995 in poi, considerandoli come i veri nativi digitali e come coloro che hanno dovuto affrontare la crisi economica nel momento in cui si sono per la prima volta affacciati nel mondo del lavoro. Quest'ultima generazione è ancora un'incognita da decifrare, sicuramente anche altri due fattori caratterizzeranno la costruzione sociale di questo gruppo cioè l'immigrazione e l'invecchiamento della popolazione. Queste tre “I” (innovazione tecnologica, immigrazione e invecchiamento della popolazione) rischiano di schiacciare le nuove generazioni. Gli orientamenti valoriali Weber che fa da ponte tra la filosofia e la sociologia, formula una concezione relativistica che conta sulla pluralità di valori intesi come scelte soggettive sulla base di determinate condizioni socio culturali nella società di riferimento. Secondo la sua teoria il concetto di valore racchiude almeno due funzioni: un aspetto normativo che si manifesta nella distinzione tra quanto è desiderato e quanto è desiderabile e un aspetto orientativo che risiede nella forza del valore di porsi come guida per l'orientamento delle scelte. Secondo la prospettiva psicologica e secondo Cacciaguerra, per valore si interna e una concezione stabile di ciò che è desiderabile per un individuo o per un gruppo. Secondo l'approccio funzionalista di Parsons lo studio dei valori ci fornisce una spiegazione su come questi possano orientare il comportamento individuale ( da macro sociologico ad un livello micro). Per la generazione Z in Italia facciamo riferimento alla teoria universale dei valori umani esposta dallo psicologo sociale Schwartz, secondo il quale i valori sono obiettivi desiderabili che motivano l'azione e criteri sulla quale si può stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Stila un decalogo di valori universali riconducibile a tutti gli esseri umani a prescindere dalla loro appartenenza culturale. I 10 valori universali sono a loro volta riconducibili a quattro sovra dimensioni. autonomia. Lo svantaggio è ben noto intorno all'asse istruzione-lavoro, l'aumento del fenomeno NEED e l'aumento della povertà giovanile sono tra i più preoccupanti esiti. La crisi del sistema educativo colloca l'Italia tra i paesi con il più basso numero di laureati e al contempo con i più alti indici di disoccupazione intellettuale. Nelle ultime generazioni ancora c'è l'idea del mito del posto fisso eppure la maggioranza di giovani è costretta ad accettare lavori a termine che sono la principale forma di ingresso nel mondo del lavoro. Inoltre, emerge come una buona parte di giovani svolge un lavoro per nulla connesso al proprio percorso di studio o formazione, mettendo quindi in disallineamento competenze acquisite e lavoro da svolgere. Seguono anche atti di accusa rispetto a percorsi formativi e professionali, con la denuncia dello scollamento tra istruzione e le effettive richieste da parte delle imprese. Possiamo chiamare questo concetto disaccoppiamento delle competenze disegnando così il divario che c'è tra il sapere acquisito durante il percorso di studio e le competenze che poi serviranno per un determinato lavoro. Per questo sistemi educativi e formativi sono chiamati a divenire una leva strategica per la risoluzione del problema dell'inserimento giovanile nel mondo del lavoro, con educazione formale, formazione sul lavoro e la sicurezza del posto di lavoro. Il lavoro contemporaneo è composto da momenti di apprendimento continuo e promozione del Life long learning su fasce sempre più ampie di popolazione e un aggiornamento continuo delle competenze in relazione alle evoluzioni del mondo del lavoro. L'azienda ideale, la professione del futuro o l'attività fuori mercato: il lavoro che le nuove generazioni cercano Un sondaggio nel 2018 ha indagato le sue aspettative nei confronti del lavoro e del welfare aziendale tra i giovani appartenenti alla generazione Z e quella dei millennials, i risultati hanno evidenziato l'emergere di un'idea positiva sulla formazione in relazione all'insegnamento nel mercato del lavoro è una con naturata definizione di lavoro in chiave internazionale attualmente collegabile al concetto di mobilità in sostituzione a quella di emigrazione. Questo sondaggio ci ha permesso di delineare il profilo delle aziende nelle quali le generazioni di riferimento avrebbero volontà di andare a lavorare, emerge infatti una maggiore disponibilità a lavorare in una startup anziché in una grande azienda. L'impresa startup ha una connotazione innovativa e tecnologica rispetto alla seconda. Quindi i giovani preferiscono un ambiente di lavoro innovativo, tecnologico, smart e professionale ed è così ben noto come essi riconoscano il valore della conoscenza e della competenza professionale. I giovani intervistati hanno inoltre dichiarato di preferire un ambiente di lavoro che valorizzi le potenzialità professionali e li faccia crescere in un contesto meritocratico perché quindi offra loro concrete possibilità di carriera e crescita professionale, evidenziando come questo aspetto spesso sia più importante di una buona retribuzione. Nel 2018 è stato somministrato un altro questionario con l'obiettivo di indagare la percezione e la consapevolezza dei giovani italiani sulle professioni del futuro con l'intento di determinare il grado di aderenza tra le loro capacità e le proiezioni dei principali istituti di ricerca. È stato possibile quindi stilare una lista di 20 professioni definite emergenti e stabili, destinate a crescere, a ridursi o mantenere un andamento costante della loro offerta. Gli intervistati più giovani e più istruiti si sono dimostrati maggiormente consapevoli di quali fossero le professioni emergenti, tra questi abbiamo lo specialista in e-commerce e social media, l'esperto di big data, e l'esperto intelligenza artificiale e machine learning. Quindi i dati dell'inchiesta ci mostrano che il livello di formazione conseguito è la variabile che discrimina il grado di conoscenza delle nuove professioni, seguito dalla variabile età e in maniera più contenuta contribuiscono la variabile di genere e territoriale. Inoltre, possesso di un titolo di laurea rappresenta una delle variabili più importanti per il rafforzamento delle competenze, per il potenziamento della fiducia in sé e per l'abilità di trattare con il pubblico, gruppo dei pari e con adulti. Una novità che si prospetta alle nuove generazioni alla ricerca di lavoro e l'introduzione di piattaforme che mediano l'incontro tra offerta e domanda, attraverso strumenti che fanno parte dell'universo delle piattaforme digitali. Le variabili che incidono sul grado di conoscenza delle piattaforme del lavoro risultano essere una buona capacità di utilizzo delle tecnologie digitali, la conoscenza della lingua inglese e aver fatto almeno una breve esperienza all'estero. Un altro riferimento va a quelle che vengono definite attività fuori mercato riconosciute socialmente utili, come ad esempio lavoro di assistenza, di cura, di educazione e assistenza scolastica o attività volontari di impegno civile e sociale. Da qualche tempo queste attività hanno cominciato a distinguersi dalla massa delle altre attività, con l'avvento della società dei servizi. Il ruolo della formazione universitaria tra espressività e strumentalità Istruzione e formazione offrono alle giovani generazioni gli strumenti necessari per sviluppare le competenze chiavi tali da prepararle ad affrontare la vita adulta e l'attività lavorativa. La percezione che i giovani hanno dell'università è interconnessa alle prospettive occupazionali che offre. La scelta di intraprendere una carriera universitaria è legata a motivazioni espressive cioè crescita culturale e personale e motivazioni strumentali cioè dalla possibilità percepita di sbocchi professionali soddisfacenti attraverso il conseguimento del titolo. Inoltre, emerge anche una motivazione funzionale per coloro che sono alla ricerca di accrescere la loro possibilità di battere sul campo i competitori nel mercato del lavoro. Emerge quindi la questione della scelta di un percorso di studi hard con la percezione di ottenere maggiori garanzie professionali e sacrificare i propri interessi in cambio di maggiore facilità d'accesso al lavoro oppure soft con una percezione di scarso potenziale professionale e l’eventualità di compiere una scelta meno razionale. Secondo le ultime rilevazioni le giovani generazioni nutrono fiducia verso le istituzioni formative: scuola e università riescono quindi a raggiungere una maggioranza di opinioni positive tra gli intervistati soprattutto negli studenti al Nord. È importante sottolineare però come queste considerazioni positive non si traducano automaticamente, per tutti gli intervistati nell'idea di riuscire più facilmente a trovare un'occupazione. Infatti, il salto dal mondo della formazione a quello del lavoro non è sempre automatico e questi due costrutti non conservano sempre un giudizio positivo. Nel nostro paese risulta essere significativo il tema della sovra istruzione dei giovani: cioè quella situazione in cui gli anni di istruzione completati sono in eccesso rispetto a quelli richiesti per svolgere il proprio lavoro. Il percorso metodologico Il piano epistemologico dell'indagine Nella ricerca sociale sono praticabili la prospettiva quantitativa oppure quella qualitativa. Il piano della ricerca quindi si orienta in due sensi: verso una ricerca di tipo verificati vivo oppure verso una ricerca che viene definita di tipo esplorativo o descrittivo quindi da una parte si verifica e dall'altra si esplora. Queste due prospettive derivano da due diverse visioni del mondo: spiegare oppure comprendere. Il dibattito sul metodo vede da un lato il modello positivista di Durkheim e dall'altro modello conoscitivo che chiama in causa Weber. L'approccio positivista è deduttivo, quindi si muove dal generale al particolare, dalla formulazione dell'ipotesi alla verifica o falsifica delle stesse. A questo approccio si oppone la prospettiva affermata da Weber. I filoni che utilizzano il metodo qualitativo sono l'internazionalismo simbolico, la fenomenologia, le etnometodologia e sono definite microsociologiche in quanto si occupano di piccoli segmenti di spazio e di tempo e di piccole quantità di persone. Quando si inizia una ricerca è necessaria una domanda conoscitiva dopodiché il carattere qualitativo e quantitativo verrà dato proprio dalla domanda conoscitiva, ovvero dal tipo di domande che i ricercatori si porrà sulla realtà empirica. L'obiettivo primario dell'intervista qualitativa è quello di comprendere le opinioni, percezioni e interpretazioni del soggetto, i suoi sentimenti e i motivi delle sue azioni. questo tipo di intervista può essere definita come una conversazione provocata da un intervistatore rivolta a soggetti scelti con la finalità di tipo conoscitivo. L'intervistatore deve essere in grado di instaurare un rapporto di felice empatia con l'intervistato, deve quindi crearsi una relazione significativa poiché il ricercatore intervistato sono coinvolti nella stessa impresa. Il disegno della ricerca L'indagine si è svolta utilizzando un'intervista qualitativa focalizzando l'importanza sulle opinioni e il vissuto esperienziale dei diretti interessati sui temi di interesse. Si è scelto di adottare la tecnica faccia a faccia, all'interno del colloquio tra ricercatore intervistato si finiva su particolari argomenti col fine di far emergere l'esperienza soggettiva delle persone attraverso uno schema precedentemente elaborato. Per questo è stato necessario formulare delle domande alle persone intervistate ed in primis la stesura di una traccia di intervista congruente alle macroaree e alle microaree tematiche utili come guida per la ricercatrice. Le domande erano incentrate su tre principali aree tematiche: studi universitari, lavoro e costruzione identitaria, definizione della propria identità in termini lavorativi e autorealizzazione. Sono stati intervistati 25 giovani provenienti dal nord, centro e Sud Italia in un numero equilibrato tra soggetti di sesso femminile e sesso maschile e di età compresa tra i 20 e i 27 anni. Tra questi sono presenti studenti di universitari, fuori sede e non, impegnati in un percorso triennale o magistrale e giovani inseriti nel mondo del lavoro. I soggetti sono stati selezionati anche in base al loro corso di studi. Le interviste sono state condotte nei mesi di Febbraio maggio 2021 e hanno avuto una durata di circa 17 ore di registrazione, con una variabile tra i 25 e i 75 minuti di durata ciascuna. Sono state realizzate online per via delle restrizioni dovute all'emergenza sanitaria da COVID-19, per mantenere un contatto visivo tra intervistati e ricercatore si è optato per delle videochiamate sulle piattaforme online. I soggetti intervistati sono stati rassicurati sull'anonimato dei contenuti da loro elargiti, hanno inoltre firmato una liberatoria per l'autorizzazione alla registrazione e per l'utilizzo delle informazioni volontariamente fornite. La fase successiva è stata quella di trascrizione delle registrazioni durante le quali le ricercatrici hanno mantenuto il testo letteralmente fedele alla forma parlata dei racconti dei testimoni. Le prospettive future tra formazioni infinite e desiderio di lavorare Verso l'università: i presupposti e le conseguenze della scelta del percorso Tra le prime domande rivolte agli intervistati è stato chiesto loro un'impressione rispetto alla formazione ricevuta dalle scuole secondarie e in che misura questa abbia determinato la propensione anche a prendere o meno un percorso universitario e di che tipo. Emerge così un quadro variegato, vi sono alcuni punti in comune e altri completamente divergenti. Emerge spesso un orientamento in contesto scolastico carente rispetto a quello che sarebbe stato un percorso universitario e questa stessa carenza si osserva anche per l'orientamento al mondo del lavoro. Dalle parole degli intervistati emerge una generale motivazione per la scelta del percorso universitario dovuta all'incapacità di poter spendere il proprio diploma per la ricerca di un impiego. Al contrario molti altri intervistati affermano che l'iscrizione all'università fosse una scelta che pensavano di intraprendere già da anni. L'abissale differenza. L'università distante dal mondo del lavoro Sì è proseguita l'intervista chiedendo loro quali fossero le opinioni relative a strumenti virgola iniziative e orientamento offerti dall'istituzione universitaria in direzione alle prospettive lavorative. È stato chiesto loro, sulla base delle loro aspettative, quelle che potrebbero essere delle indicazioni per rendere in un'università più efficiente a questo scopo. È emersa un abissale differenza tra la preparazione universitaria e l'effettiva preparazione alla professione che si vuole svolgere in futuro. Alcuni intervistati percepiscono scarse potenzialità delle esperienze di tirocinio nell'orientare al mondo del lavoro. A fianco di queste impressioni però emergono opinioni divergenti da parte di coloro che invece sono riusciti a trarre grande beneficio dalle loro esperienze di tirocinio. Alla fine dei loro racconti è stato chiesto di indicare dei suggerimenti per far avvicinare università e lavoro. Ne è emersa una diffusa richiesta di organizzare un maggior numero di incontri stage con aziende disposte ad assumere così da avere maggiori opportunità per entrare nel mondo del lavoro, che non si fermino a semplici open-day o seminari, si richiede anche una maggiore chiarezza da parte delle fonti istituzionali come ad esempio i siti Internet del dipartimento che spesso risultano essere poco forniti e chiari. La paura di restare intrappolati tra formazione e precariato Dopo questa prima parte introduttiva di indagine incentrata sulla scelta di intraprendere il percorso universitario e sulle esperienze vissute nel corso dello stesso si è scelto di proseguire le interviste
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