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Riassunto del libro le teorie delle comunicazioni e la sfida digitale., Appunti di Sociologia Della Comunicazione

il contenuto del libro verte sui macro ambiti della sociologia e della comunicazione, andando a compiere un excursus della Communication Research.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 22/03/2020

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Scarica Riassunto del libro le teorie delle comunicazioni e la sfida digitale. e più Appunti in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! LE TEORIE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA E LA SFIDA DIGITALE: Parte Prima: Società e Comunicazioni. Una società in transizione verso la società di massa: Siamo al giorno d’oggi talmente abituati a parlare di comunicazione di massa o mass media che non ci chiediamo più il motivo per cui il termine “comunicazione” sia legato a quello di “massa”. Dunque andremo ad analizzare proprio il nesso logico che lega la massa alla comunicazione. Un buon punto di partenza potrebbero essere gli studi riguardanti la concezione di “società di massa”: • Secondo Guido Gili: la società di massa può essere definita come società in cui le istituzioni, relative ai diversi sottosistemi sociali ( economico, politico ecc), sono organizzate in modo da trattare con un vasto numero di persone identificate come “massa”, ossia un’unità indifferenziata. Questi individui non appartengono più ad un determinato status sociale, ma dispongono dell’accesso ai diversi sistemi differenziati, tipici di una società moderna. Infatti Gili dà proprio la descrizione di questo tipo di società caratterizzato dalla differenziazione funzionale, che nasce nel 19 secolo a seguito di notevoli trasformazioni economiche, politiche e culturali. E per capire qual’è il nesso logico tra massa e comunicazione bisogna far riferimento proprio a quel periodo, i fenomeni che segnano questo periodo sono Industrializzazione, Urbanizzazione e Modernizzazione. (proprio questi trasformano significativamente la società, non a caso in questo periodo nasce la sociologia.). • Secondo Saint-Simon: fondatore del socialismo moderno e padre della sociologia positiva, quest’ultimo si interrogò sulla nuova forma di società, elaborando il concetto di “società organica”, ossia una società paragonata ad un organismo in cui i soggetti sono le parti. All’interno di questo organismo regna l’armonia, e nel momento in cui si presenta un mutamento anche solo in una delle parti si presenterà uno squilibrio. L’importante per far si che questa società si realizzi, ogni parte deve essere organizzata su base scientifica e sul lavoro industriale. (si parla di differenziazione come industrializzazione). • Secondo Comte: vi è un filo conduttore tra Saint-Simon e Comte, quest’ultimo è considerato il padre fondatore della sociologia, e anche lui come S-S propone una concezione della società di tipo organico, in cui le parti cooperano in modo coordinato. Ovviamente il paragone tra società ad organismo, implica il concetto di specializzazione, ossia una divisione dei compiti tra i vari soggetti per mantenere l’armonia. Tuttavia si rischia di raggiungere un eccesso di specializzazione delle funzioni, che comporta distanza e incomunicabilità tra gli individui, portando proprio a forte disorganizzazione. Da questa idea di società=organismo, si fa strada l’idea di atomizzazione della società, in cui l’individuo sarà sempre più solo. • Secondo Tonnies: quest’ultimo si concentra su il cambiamento che subiscono gli individui all’interno della società, andando a distinguere la comunità (Gemeinschaft), in cui gli individui si sentono parte di un tutto e si parla proprio del “modo di sentire comune”; e la società (Gesellschaft) in cui i rapporti sono impersonali e anonimi e le relazioni sociali sono basate su una forma di contratto, ognuno guarda il suo tornaconto personale. Inoltre la società è quella che si afferma sempre di più a seguito dell’industrializzazione. • Secondo Durkheim: gli individui si sentiranno sempre più soli fino ad arrivare all’anomia, ossia la mancanza di norme. Quest’ultimo inoltre afferma che alla base della società, ciò che permette l’esistenza di quest’ultima sia proprio la solidarietà, che distingue in due tipi, solidarietà meccanica, tipica delle società prima dell’avvento dell’industrializzazione, in cui la divisione del lavoro è elementare e gli individui creano un essere collettivo; e la solidarietà organica, tipica della post- industrializzazione, in cui gli individui sono soggetti ad una eterogeneità e una divisione del lavoro molto sviluppata che crea rapporti impersonali. La solidarietà organica e le sue conseguenze, possono portare all’anomia nel momento in cui la società non è più in grado di regolare e porre limiti agli individui. In breve, dopo questo excursus, ciò che viene meno è la capacità da parte degli individui di sentirsi parte integrante di un tutto unico, e le conseguenze sono: • Isolamento - Rapporti Impersonali - Anomia. La teoria della società di massa: Come abbiamo visto prima l’idea di società di massa era caratterizzata da un crescente isolamento ed eterogeneità da parte degli individui. Il clima culturale e scientifico che ha visto nascere la prima teoria sulla comunicazione di massa, durante il 20 secolo è caratterizzato dalle idee di diversi studiosi: (sulla massa) SUL PIANO POLITICO SUL PIANO SOCIOLOGICO marxismo: massa come l’occasione per accelerare il processo rivoluzionario; Simmel: massa che si fonda sull’esaltazione delle parti che accomunano gli individui, rispetto alle parti che le differenziano e la massa inoltre è mossa da idee semplici, ancora una volta emerge l’idea di disorganizzazione e irrazionalità. Pareto e altri teorici dell’élitismo: massa come strumento a disposizione dell’élite. massa=disorganizzata e dispersiva, élite: organizzata e gruppo omogeneo. Blumer: massa come aggregato di individui anonimi. Ortega: mette in antitesi l’uomo- massa, in grado di diffondere solo ignoranza e irrazionalità; all’uomo- colto che tiene unito la società come un organismo. La psicologia delle folle. La prima teoria di comunicazione ha dunque un’accezione negativa del termine “massa”. La prima teoria utilizzata per dar conto alla presenza dei mass media nella società del tempo è la teoria Ipodermica, che può essere ridotta ad un modello: Un dispositivo di connessioni, che lega l’emittente al destinatario, annullando ogni variabile di contesto che può intervenire tra emittente e destinatario. Dunque possiamo dire che il requisito per la nascita della prima teoria sui media è l’isolamento del singolo individuo nella massa anonima, che trova come forza unificatrice proprio i mezzi di comunicazione di massa. (detto da Mauro Wolf). La teoria del “never was”, ossia la teoria Ipodermica: che c’è tra individui e comunicazione, si inizia a parlare di network society, connettive society e platform society. Verso una network society: A partire dagli anni ’80 si assiste ad un cambiamento del sistema dei media che cambia radicalmente il pubblico di massa. Ciò che contribuisce a questo cambiamento è l’offerta mediale che si intensifica e diversifica, ricordiamo in questo periodo la nascita di: • tv via cavo • Satellitari • walkman • videoregistratore • Videocamera Tutte queste innovazioni fanno si che al pubblico non arrivi in maniera univoca un solo tipo di messaggio, ma abbiano più contenuti a disposizione. Ciò porta al declino dell’idea di pubblico inteso come “massa” e di un pubblico omogeneo. Molto importante fu il sociologo Castells che analizza i cambiamenti della società iniziando a chiamarla: Network society. Quest’ultimo vede iniziare il cambiamento tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 e individua tre fattori che influenzarono questo cambiamento: • l’affermarsi di un nuovo paradigma tecnologico che ha al centro le tecnologie delle informazioni • La messa in crisi dei modelli socio-economici quali capitalismo e statalisti • L’affermarsi di alcuni movimenti culturali portatori di valori sociali, come diritti umani, ambientalismo e femminismo. Questi fattori hanno portato allo sviluppo di una nuova struttura sociale dominante: la società in rete. Le caratteristiche secondo Castels di questa società in rete sono: • la centralità dell’informazione • Lo sviluppo di una logica di rete definita “network logic” • La flessibilità del paradigma informazione che supporta così i cambiamenti • E la diffusione pervasiva degli effetti delle tecnologie. La cosa più importante è che l’informazione diventa la base delle evoluzione tecnologica: PRIMA: DOPO: L’informazione amica sulle tecnologie Le tecnologie agiscono sull’informazione stessa. Castels studia inoltre la trasformazione che subisce il pubblico di massa, dagli anni 90 in poi, grazie alla nascita di mass media. Il modello afferma che: • i pubblici si segmentano in modi sempre più complessi, in cui il marketing editoriale e il mercato tratta i consumatori seguendo la logica della targettizzazione. • Stratificazione sociale degli utenti dovuta ad un divario conoscitivo e diseguaglianze. • L’uso di forme di comunicazioni diverse che vengono fruite dagli stessi ambienti mediali, andando a miscelare i loro codici producendo forme ibride come: il processo di gamification e infotaiment. • La grande varietà che caratterizza il sistema dei media, in questo modo le differenze tra cultura bassa e alta sfumano, il confine che c’è tra informare e persuadere sfuma sempre di più. Si inizia a parlare di cultura della virtualità reale. Connective society: la diffusione di una cultura della connessione: Un secondo approccio utile per comprendere le trasformazioni in corso, viene definito come Connective society, questo approccio si interroga sulla relazione che c’è tra dimensione sociale e i media, soprattutto analizza il cambiamento che si avverte nel momento in cui la vita offline e online si mescola in un tutto unico, in cui essere online diventa normalità. Importanti a riguardo sono le ricerche di Raine e Wellman: Questi analizzano la società in rete sviluppando il concetto di “networked individualism”, in cui grazie alle tecnologie di comunicazione e internet in mobilità si passa dalla connettività dei luoghi a quelle fra le persone. Alla base di questa nuova struttura sociale vi è una triplice trasformazione: • la social network revolution: ha portato gli individui a non essere più vincolati alle conoscenze di tipo parentale o legate al vicinato, ma il cerchio si allarga in forme di legami sociali sempre più complesse, basate anche su interessi comuni e passioni. • Internet revolution: ha portato gli individui ad assumere maggior potere comunicativo in modo da poter distribuire in maniera autonoma i contenuti. • Mobile revolution: ha reso la tecnologia pervasiva e portatile (non c’è più la divisione della vita offline da quella online.) Castels studia inoltre la forma di comunicazione basata su internet e su altre reti digitali di comunicazione orizzontale (mass self-communications): • resta di massa: poiché può raggiungere un audience globale • È multimodale, in quanto i contenuti sono disponili sempre, in maniera gratuita • È autogenerata per quanto riguarda i contenuti, proprio perché tutti possono crearli. Comunque ciò che cambia notevolmente, oltre il passaggio da offline a online è proprio la consapevolezza da parte degli individui di non essere più solo “oggetto della comunicazione” ma “soggetto” di quest’ultima, si passa dall’idea di pubblico come audience a pubblici connessi. Questo fatto di essere soggetti della comunicazione è dovuto a social media che permettono a chiunque di auto-rappresentarsi, quindi di fare e diventare media, come fb e insta. Condividendo le proprie esperienze vissute iniziano a trasformarle in opportunità di comunicazione con altre persone, le cui vite saranno collegate alle loro da quel momento in poi. (prima le forme di comunicazione che esistevano in cui il pubblico diventava padrone dei mezzi di comunicazione erano: radio libere e tv di quartiere.) In conclusione si parla di una cultura della connessione in cui le strutture dei social media sono penetrate nella nostra routine e diventano un modello di piattaforma in cui i pubblici di massa trasformati si confrontano. Platform society: Le piattaforme sono i nuovi custodi di internet: Il termine piattaforme ha diverse definizioni, dal punto di vista informatico rappresenta quelle infrastrutture su cui si possono creare applicazioni, significa anche un luogo da cui parlare ed essere ascoltati, sono concepiti come luoghi accoglienti (vs da Gatekeeper). È un nuovo spazio pubblico di comunicazione in cui avviene una condivisione di norme e diventa visibile una negoziazione delle regole della convivenza. Inoltre le piattaforme intervengono sulle relazioni sociali e modificano i modelli comportamentali che caratterizzavano gli spazi fisici offline di tipo tradizionale della socialità, ad esempio l’abitudine di condividere contenuti della sfera privata, ha cambiato notevolmente il senso della privacy. La socialità che viene fuori dalle piattaforme è modellata dalle: affordances, ossia (invito all'uso) si definisce la qualità fisica di un oggetto che suggerisce a un essere umano le azioni appropriate per manipolarlo. Ogni oggetto possiede le sue affordance, così come le superfici, gli eventi e i luoghi. Molto importante è la capacità da parte delle piattaforme di tradurre il comportamento sociale in dati che si possono utilizzare a fini di mercato: un esempio sono le pratiche di sharing, following, like e altre reazioni aggiunte da fb come angry, sad.. permettono di analizzare tramite algoritmi il pubblico, quindi se da un parte quest’ultimo ha più potere comunicativo, dall’altra sono un prodotto di algoritmi spinti verso contenuti particolari che vengono venduti dagli inserzionisti. Dunque le piattaforme si configurano come imprese mirate ad analizzare i dati seguendo un modello di “platform capitalism”: Le piattaforme incoraggiando dunque gli utenti all’uso di un logica neo-liberista, non in accezione politica, ma perché le proprie risorse personali vengono intese come un insieme di beni che vanno sempre gestiti, nutriti e sviluppati. Inoltre la struttura dei social media sposa questo approccio neoliberista in quanto: • consente di rappresentare il proprio sé come una collezione di gusti musicali, cinematografici, letterari ecc (coerente con la logica neoliberista in cui il cittadino viene ridotto ad un semplice consumatore • Offre una rete di contatti (lista di friendship o followship) • Offre proprio come il mercato un informazione ampia ma ambigua. Se il prodotto che vendiamo alle piattaforme siamo noi stessi, la strategia neoliberista consiste nell’esaltare le proprie qualità, senza mai fornire i dettagli che non vogliamo rendere noti. Josè van Dijck definisce questa realtà: platform society, in cui le piattaforme non riflettono le strutture sociali, ma le creano. Sono strutture sociali in cui gli individui sono visti come una collezione di dati, dove noi visitatori scegliamo se abbonarci o no. Parte seconda. Origini e sviluppo della ricerca sulla comunicazione. Dalla manipolazione alla comunicazione persuasoria. La scoperta delle variabili intervenienti: Dopo aver a lungo ipotizzato e rappresentato i media come dotati di un potere manipolatorio nei confronti degli individui, negli ultimi 10 anni vengono condotte molte ricerche che mirano a smettere quest’idea e a parlare non più di potere manipolatorio dei media, ma comunicazione persuasoria, iniziando a valutare gli effetti limitati dei media. Simbolo di queste ricerche è l’assunto esposto da Berelson nel 1948: certi tipi di comunicazione, su certi temi, provocano l’attenzione di certi tipi di persone e in certe condizioni hanno certi effetti. Anche se si parla di una lettura alternativa, alcuni assunti del modello di Lasswell non vengono messi in discussione, come ad esempio l’intenzionalità della comunicazione da parte dell’emittente, ossia l’obiettivo. Il rapporto che si studiò di più è quello tra i messaggi mediali e i membri dell’audience. Katz e Lazarsfeld individuarono delle variabili intervenienti tra queste due dimensioni, che in certe condizioni facilitano il flusso della comunicazione, mentre in altre circostante lo ostacolano. Dunque i ricercatori iniziano a studiare i fattori di mediazione che esistono tra media e individui. Secondo Klapper si possono individuare i fattori di mediazione : Rispetto al pubblico Rispetto al messaggio Si fa riferimento a quell’insieme di variabili che favoriscono o ostacolano l’esposizione a determinati messaggi. Fanno riferimento al contenuto e alle modalità di presentazione del messaggio. I fattori di mediazione e rispetto al messaggio: Per quanto riguarda i fattori di mediazione rispetto al messaggio, non subentrano i meccanismi di selettività come nel caso del pubblico. Questo perché le variabili rispetto al messaggio sono infinite, un contenuto può essere efficace per qualcuno e solo rumore per altri. Si parla infatti di frammentazione delle risposte, su cui poi è basata la targettizzazione della comunicazione. Ad esempio i messaggi elettorali sono il prodotto della prototype politics, affermatasi con la digitalizzazione della società. Importante è l’analisi degli elementi che possono essere rilevanti nel facilitare oppure ostacolare l’efficacia dei messaggi persuasori. Per fare ciò faremo riferimento alle ricerche condotte da Hovland e il suo gruppo di studiosi. A seguito di un esperimento in cui due persone, una con un alto tasso di credibilità e un’altra con un basso tasso di credibilità, tentano di convincere il pubblico di una cosa, scoprirono che gli elementi che entrano in gioco sono: • credibilità della fonte, in cui l’efficacia di una comunicazione dipende dal comunicatore, ed entrano in gioco, autorevolezza, fiducia e reputazione. (es testimonial, siti di vendita come amazon, e anche diffusione di fake news tramite siti che hanno un nome simile a quelli noti, es il fatto quotidaino, invece del fatto quotidiano.) • Ordine • Completezza della argomentazioni • Esplicitazione delle conclusioni. Questo studiò risultò comunque relativo, in quanto a seguito di un esperimento per studiare proprio gli elementi che contribuiscono alla costruzione di un messaggio venne fuori che il pubblico è talmente frammentato che è impossibile seguire delle regole per avere un messaggio efficace al 100%. Infatti in occasione dei soldati che partivano per la 2GM venne fatta una campagna persuasoria a livello militare basata su film sulla guerra (es why we fight) e questionari, per motivare i soldati. Ma i risultati di queste ricerche affermavano che ciò che entra non sono tanto gli elementi, o come è costruito un messaggio (se mettere l’affermazione principale all’inizio o alla fine di un discorso, se esplicitare le conclusioni o meno) in gioco è il contesto economico, sociale e culturale (frame) degli individui e le differenze individuali come istruzione e interesse preesistente. L’efficacia di un messaggio è essere consapevole di queste varianti, frammentando e trargettizzando il pubblico. L’influenza personale: i leader d’opinione e il flusso a due fasi della comunicazione: Oltre alla presenza di numerose variabili intervenienti, la ricerca empirica si concentrò sul ruolo dell’influenza personale. Importante in questo ambito è la ricerca che è stata condotta da Lazarsfeld sulla campagna presidenziale del 1940. Durante la campagna gli studiosi chiesero agli intervistati di ricostruire le loro esposizioni ai diversi tipi di comunicazione e quale fosse più efficace in virtù della loro decisione di voto finale, i canali informativi citati erano radio e stampa, ma più di tutte: i contatti personali. I motivi per cui i contatti personali (face to face) sono più efficaci della comunicazione mediale, sono molteplici: • la casualità della comunicazione, al contrario dell’intenzionalità : questo perché i meccanismi di selettività nel momento in cui si affronta una comunicazione face to face vengono quai neutralizzati, rispetto alla comunicazione mediale, proprio per questo l’influenza personale è è più pervasiva. • La flessibilità degli stessi messaggi: in quanto durate una conversazione si può intervenire enfatizzando o minimizzando alcuni aspetti. • La gratificazione personale dei soggetti coinvolti: i contatti personali offrono una ricompensa immediata se il pensiero è condiviso, nella peggiore delle ipotesi può provocare forme di emarginazione. • Attribuzione di prestigio e autorevolezza ad alcuni soggetti: ovviamente nelle interazioni personali, gioca un ruolo fondamentale fiducia e prestigio. (come già affrontato con Lazarsfeld Berelson e Gaudet, i quali citano un caso in cui una vecchia signora dichiarò di aver deciso chi votare grazie ad una conversazione avuta con un suo amico, definito “uomo d’affari”. L’elemento predominante è “la credibilità della fonte”. ) Il fatto che si dà maggiore capacità persuasoria ad alcuni individui, rispetto che ai mezzi di comunicazione di massa, condusse i ricercatori ad individuare alcune figure che sono dotati di influenza. Per la prima volta vengono definiti: Leader d’opinione: questi si differenziano da quelli a cui normalmente viene attribuita questa qualità persuasoria, infatti quest’ultimi provengono da qualsiasi tipo di società o status economico, tanto da poterli definire “leader molecolari”. Individuata questa figura era necessario capire come fosse il rapporto tra leader d’opinione e comunicazione di massa. Importanti sono le ricerche condotte da Lazarsfeld, Berlerson e Gaudet, con il modello del “ flusso a due fasi della comunicazione”. In questo modello emerge che le idee passavano dalla radio e dalla stampa, ai leader d’opinione e poi a tutto il resto della popolazione. Poi questi dati vennero ripresi da Katz e Lazarsfeld nel lavoro del 1948 sull’influenza personale, affermando che i leader d’opinione tendono ad essere più esposte dei mass media in ogni campo. Dunque tra leader d’opimoone e soggetti influenzati si pongono diversi elementi: • consumo mediale: sono più esposti all’uso dei media rispetto al resto. Continuando questa ricerca Katz e Laz introdussero più tipi di leadership: Leadership orizzontale d’opinione: In cui si fa riferimento ad un’influenza che si esercita tra simili, può essere intercambiabile. Leadership verticale d’opinione: Influenza esercita da soggetti a cui viene attribuita una maggiore competenza su certe questioni, perché ricoprono un livello superiore nella scala sociale. Merton anche aggiunse delle differenze: Leader d’opinione locale: È un soggetto che è sempre vissuto all’interno della comunità, conosce personalmente il resto della comunità e non ha competenze specifiche. Tende ad enfatizzare quegli aspetti della vita quotidiana e personale degli individui. Dato che esercita influenza su diversi campi è definito leader polimorfico. Leader d’opinione cosmopolita: Non viene percepito come un membro della comunità, spesso arriva da fuori, e vengono riconosciute competenze specifiche, per questo leader monomorfico. A seguito di queste ricerche i processi comunicativi vengono posti per la prima volta, in un contesto in cui i destinatari esibivano appartenenze a reti sociali e relazioni interpersonali in grado di mediare rispetto ai messaggi. Dunque l’inefficacia delle campagne trovava una soluzione: arrivare a comunicare con i leader d’opinione. Ma questo funziona solo in ambienti mediali estremamente semplici, dunque cosa succede in ambienti, come oggi, in cui i cittadini dispongono di innumerevoli canali informativi e internet? Si ha così il passaggio da leader d’opinione, tipico di un ambente mediale tradizionale e l’influenzar, tipico dell’era dei social media. Dal leader d’opinione all’influencer: I ricercatori che analizzarono il modello del flusso a due fasi della comunicazione di K e L, ipotizzarono che le informazioni tendono a diffondersi, seguendo un processo a più fasi. In particolare Watts e Dodds adottarono il modello di “influence network”, in cui l’informazioni seguendo un modello reticolare si estendono in ogni direzione, al contrario delle 2 fasi in cui si estende dall’opinion leader ai suoi seguaci. Questi autori individuarono come l’influenza dunque avvenga tramite l’interazione tra le persone, e non dalle persone influenti stesse. Dunque chi riceve l’info la scambia in modo convincete al altre persone, andando a creare cascate di info che producono altre interazioni. Questi studi mirano a valutare non solo l’importanza degli opinion leader ma anche di altre forme, come appunto le interazioni tra gli individui. È proprio a partire da questa consapevolezza che possiamo studiare i social media, in cui il meccanismo di influenza parte proprio dalle catene di following e followers. In questo modo si introduce, insieme ai social media, la figura dell’: Influencer: quest’ultimo lavora per per generare una forma di capitale di “celebrità”, creando un “personal brand”, tramite social network. Si tratta di una persona che si impegna quotidianamente per acquisire una propria reputazione e centralità nelle reti. Le logiche dei social media hanno intensificato le pratiche da : Microcelebrity e self-branding, riguardo la prima possiamo identificarle come un insieme di tecniche che hanno a che fare con la crescita della popolarità online, tramite blog, social network ecc, e la gestione dei propri followers e Friends, come proprio audience. Si sono appropriati delle pratiche da celebrity, in modo da costringere quest’ultimi a iniziare a gestire i proprio profili online (insta, fb, YouTube) commentando i loro followers e rispondendo ai loro haters, mostrando la loro vita quotidiana. Dunque nel mondo di oggi vediamo due figure: Leader molecolari : Influencer : Ossia sia leader d’opinione capaci di influenzare la loro rete personale, seguendo il modello a due fasi. Che utilizzano la propria visibilità per diffondere messaggi in larga scala. Questi sono popolari nelle comunità Producono vere e proprie cascate di info. nelle strategie persuasorie online fondamentale è : • Influenza • Propagazione • Pratiche di gestione dei propri network. proprie posizioni: Importanti sono due forme di selettività: - filter bubbles : determinata da un algoritmo ; - echo chambers: da una scelta intenzionale dell’individuo. La selettività nel caso delle “echo chambers”: Il fenomeno dell’echo chambers è molto noto nell’ambito del dibattito pubblico contemporaneo, ed è inserito nel contesto delle conseguenze della nascita del web e dei social media. Si iniziò a parlare di E. C. Nel momento in cui si voleva studiare il rapporto tra gli effetti di internet e delle comunicazioni digitali sulla democrazia. Un importante contributo venne dato da Cass Sunstein, il quale vede nella possibilità di tutti di poter condividere, comunicare ed esprimere il proprio pensiero un overload di informazioni che ha come conseguenza problemi nella distinzione di notizie vere e false. Tali condizioni portano a E.C. individuali, nelle quali la stessa visione viene costantemente riproposta. Ne evidenzia i rischi: 1) estremismo violento: nemico= chiunque la pensi diversamente. 2) Problemi per la governance: in cui vi la polarizzazione politica ( appartenenza a schieramenti diversi) rende impossibile un compromessi adeguati. 3) Mutazioni nelle forme del consenso: i leader politici iniziano ad attuare campagne comunicative e propagandistiche in conformità con la comunicazione violenta attuata dalle diverse fazioni. 4) Visibilità ed esaltazione dei meccanismi di partisanship: in cui i contenuti che vengono pubblicati in linea con le proprie convinzioni politiche , esaltano la contrapposizione tra gli individui. 5) Fake news: come affermava Sunstein c’è difficoltà in queste camere dio risonanza a distinguere notizie vere da quelle false. È a partire da questo quadro che Sunstein identifica nella camere della risonanza, un ambiente ad alto rischio di propaganda e manipolazione che indebolisce la democrazia. Soluzione: introdurre livelli di serendipity che abituino le persone a confrontarsi con idee, opinioni e convinzioni diverse dalle loro. Gli E.C. da una parte può essere percepita come la libertà degli individui di selezionare o evitare determinati contenuti, mediante affordances sempre più sviluppate. E dall’altra come l’aumento della polarizzazione e della cristallizzazione delle idee (chiuso nel tuo punto di vista). Una ricerca sulla piattaforma Fb in merito alle News Feed, ha evidenziato come l’equilibrio tra algoritmo, rete sociale e pratiche quotidiane, dipende dal modo in cui noi utilizziamo il mezzo. Quindi la creazione di E. C. a livello comportamentale e algoritmico, fa capo ad una disposizione di determinati utenti (legata alla partigianeria individuale) . Quando la selezione è operata da un algoritmo: il caso della “filter bubble”: Il concetto di F.B. viene utilizzato in letteratura per indicare i meccanismi online di polarizzazione dell’info, prodotti dalle logiche degli algoritmi nei social media e dai motori di ricerca come google. Echo chambers: Filter bubble L’attenzione si concentra sull’accesso costante a pensieri, idee delle persone, con credenze simili L’attenzione si concentra sui meccanismi di filtraggio introdotte dalle affordances delle piattaforme, regolate da algoritmi. Gli algoritmi sono al centro della nostra vita quotidiana, sono al centro del software, che utilizziamo per produrre oggetti culturali, per prendere decisioni, insomma tutto viene mediato dagli algoritmi, che ci mostreranno un determinato percorso conoscitivo rispetto ad un altro. Inoltre gli Alg sono diventati indispensabili per analizzare ed elaborare l’infinità di dati generati dai social media. Gli algoritmi di personalizzazione modellano i contenuti ai quali accendiamo tramite i nostri browser (suggerimenti di Netflix ecc). Importanti ricerche a riguardo: Pariser: Pariser, affermando che i filtri di nuova generazione selezionano ciò che ci piace, in base a quello che facciamo o che fanno le persone simili a noi. Si crea così una bolla di filtri che altera il modo in cui entraiamo a contatto con le informazioni e idee. Il punto di partenza secondo Pariser è quello dell’esposizione selettiva, ma in alcune cose la filare bubble se ne differenzia: • il processo dei filtri porta ad un isolamento ristretto ad un contesto iper-personalizzato • L’invisibilità selettiva: ossia il fatto che l’individuo non è consapevole della selezione che Viene fatta dai filtri (a diff. delle echo chambers). • Proprio questa inconsapevolezza porta all’ingresso passivo in questa bolla. Shirky: Afferma che le operazioni di filtraggio sono di natura sempre più sociale, accanto quindi agli algoritmi, troviamo attività personali, come il tagging nei contenuti. (si parla di social filtering) Borgesius e collaboratori: In una ricerca espande come vengono fatti i filtri. Loro innanzitutto dividono due tipi di personalizzazione: • auto-selezionata: riprende il concetto di esposizione selettiva, è infatti la capacità da parte dell’individuo di ricercare opinioni coerenti alle loro, per evitare di mettere in discussione il loro punto di vista (dissonanza cognitiva) • preselezionata: è quella guidata dalle piattaforme, motori di ricerca e siti web; in cui le persone non scelgono consapevolmente, come nel caso delle filare bubble. Dunque gli algoritmi rappresentano il motore di un’azione selettiva che mira a semplificare un ambiente online che ha moltiplicato le possibilità di scelta. Ovviamente nel farlo rende più visibili alcuni contenuti, rispetto che altri. Comunque tutto queste ricerche pongono la personalizzazione delle info come una chiusura nei confronti di chi la pensa diversamente da noi. Le conseguenze della selettività tra frammentazione, “misinformation”, e polarizzazione: Possiamo notare come l’esposizione selettiva, che sta alla base degli studi sulla comunicazione abbia cambiato ancora di significato, indicando il potere dei media legato alla logica degli algoritmi, allo stesso tempo però si collega ad una dispersione di del potere dei media a causa dell’aumento dell’offerta e alle tante possibilità di scelta. Comunque nel nuovo ecosistema mediale l’esposizione selettiva è un argomento complesso: E.S riguardo la frammentazione: È legato all’esposizione alla scelta che crea appunto una frammentazione nel pubblico in base a gusti, idee, opinioni ecc. più offerta produce infatti più libertà di scelta. Ma la frammentazione è un fenomeno che va studiato in una concezione più ampia di quella dell’E. S, infatti deve tener conto anche dell’esposizione causale.(impo è il rischio delle fake news, es Brexit, 13000 account pro Brexit.) E.S. riguardo la misinformation: (ossia informazioni false e disinformazione) impo è il rischio delle fake news, es Brexit, 13000 account pro Brexit. Dunque in questo caso l’esposizione selettiva entra in gioco a causa della poca fiducia nei riguardi del sistema informativo. E.S. riguardo la polarizzazione: Anche la polarizzazione deve essere collegata ad un concetto più ampio, che tenga conto: -della radicalizzazione delle opinioni politiche nelle società contemporanee, che vede il consumo e la produzione di info. Dunque si vede la polarizzazione come un vero e proprio business per le imprese, ma anche un rischio per la democrazia, in quanto ostacola il dibattito tra opinioni diverse. Gli usi e le gratificazioni: il passaggio dall’audience passiva, all’audience attiva. Alle origini dell’approccio: il contributo del funzionalismo: L’approccio degli usi e delle gratificazioni è caratterizzato da un’assenza di un quadro teorico ben definito, al di là di questo è comunque molto usato per analizzare il rapporto che hanno gli individui tra i media e la loro offerta. Ricordiamo gli elementi fondamentali che caratterizzano il rapporto tra media e individui: • il pubblico è attivo • Il consumo mediale è orientato ad un obiettivo • Il consumo mediale consente un ampio ventaglio di gratificazioni
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