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Riassunto del libro "Psicologia Dinamica- tra teoria e metodo" (Barbieri, Cortina, 2009), Sintesi del corso di Psicologia Dinamica

File di 46 pagine che riassume il libro di testo ed in particolare: la psicologia freudiana; Sigmund Freud; Ferenczi; Jung; Anna Freud; Hartmann; Mahler; Winnicott; Fairbain; Kohut; Bion. Oltre alle spiegazioni degli argomenti più complessi, sono presenti degli schemi riassuntivi.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 02/09/2021

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Elena_deriu3 🇮🇹

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Scarica Riassunto del libro "Psicologia Dinamica- tra teoria e metodo" (Barbieri, Cortina, 2009) e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! Capitolo 1- Riferimenti epistemologici. La scienza positivistica e la teoria della complessità. Nel periodo prima dell'avvento della psicoanalisi, nel panorama scientifico c'erano due grandi modelli epistemologici: il paradigma positivistico e la teoria della complessità. Il paradigma positivistico si basava sul metodo sperimentale sulle leggi invarianti e dove i risultati de esperimenti dovevano essere ripetibili e validi. Al contrario, la teoria della complessità sosteneva un'idea di realtà non unitaria e integrata, non esprimibile tramite leggi universali; dunque, all'interno di questa concezione si evidenzia come il disordine e il caos dominassero l'idea dell'organizzazione generale delle cose, rendendo di fatto impossibili, se non inutili, gli studi a livello sperimentale. Inoltre, la teoria della complessità presuppone una centralità dell'osservatore al centro del sistema di osservazione, potendo ancheessere oggetto di auto osservazione. La conoscenza psicoanalitica. La psicoanalisi è nata a cavallo tra Ottocento e Novecento (si è stabilito l'anno 1899, anno della pubblicazione de “L'interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud), in un'epoca quindi prettamente positivistica. Tuttavia, gli autori tentarono di allontanarsi dal clima positivistico ed avvicinarsi a quello della complessità, che caratterizza i primi presupposti della “prima psicologia dinamic: e Il comportamento dell'uomo è soggetto alla coscienza e, in misura maggiore, dall'inconscio; e Lo sguardo della psicoanalisi è basato sull' “intelligenza del senso duplice": si ricercano, all'interno di pensieri, sentimenti ed emozioni, rimandi occulti che vi si celano dietro; e Tra il livello manifesto e quello latente, è presente uno spazio reso percorribile dall'interpretazione dell'analista; e Il comportamento e i pensieri non sono mai casuali ma dipendono da dinamiche inconsce, che formano il “determinismo psichico”. L’approccio si fonda sulla connessione oggettiva tra l’effetto patologico e la causa organica volendo non ti crepa che rimanda ad un sistema preciso di riferimento, mentre, al contrario, l'approccio psicologico tende a considerare il soggetto nella sua totalità, osservandolo NON in maniera distaccata e oggettiva ma cercando di cogliere quei segni dell'inconscio in che si nascondono dietro i sintomi del suo problema. Psicoanalisi e scienza. La psicoanalisi è da ritenere una scienza? Secondo l'approccio positivistico, NO: infatti la psicoanalisi non è verificabile, le sedute non sono riproducibili, in quanto il trattamento si basa su incontri caratterizzati da una essenziale unicità e i suoi risultati sono molto difficilmente misurabili a livello matematico. Al contrario, secondo la teoria della complessità, Sf: la psicoanalisi si caratterizza, infatti, per utilizzare dei metodi generali per poi focalizzarsi sulla singolarità del problema del singolo paziente. Capitolo 2- l'inconscio prima di Freud. Mesmer. Franz Mesmer è stato uno dei pionieri della Psicologia Dinamica, attraverso la creazione della teoria del “magnetismo animale”: Mesmer pensava che le persone fossero collegate le une alle altre attraverso un fluido sottile e che quindi la salute e la malattia derivassero dalla disposizione non omogenea di questo fluido. La terapia di gruppo consisteva nel far raggruppare in cerchio le persone attorno ad un contenitore pieno di acqua magnetizzata, in modo che il fluido potesse scorrere in maniera omogenea tra tutti e far scomparire i sintomi.Un altro aspetto particolare di questa terapia consiste nella crisi che i pazienti sperimentavano durante la seduta e che, secondo l’autore, non era altro che la manifestazione di malattie latenti presenti all’interno del corpo dell’individuo, che attraverso questa crisi venivano a dissolversi. Puységur e Liébault. Il nome di Puységur si associa alla psicoanalisi in quanto egli fu il primo ad utilizzare la vera e propria ipnosi, scoprendo inoltre che, durante lo stato di ipnosi, il paziente rivelava aspetti della sua malattia che non avrebbe mai rivelato in stato di veglia. Anche Liébault utilizzò l'ipnosi, concentrandosi sul fatto che i pazienti non fossero realmente malati ma che ne fossero solo convinti e che al loro risveglio, i sintomi sarebbero scomparsi. Aspetti della prima psichiatria dinamica. e La mente umana è costituita da una parte conscia e da una parte inconscia; e Sì può avere accesso alla parte inconscia solamente tramitel'ipnosi; e Nella mente agisce una energia che ne determina il funzionamento normale e patologico. Capitolo 3- FREUD: dall'ipnosi alla psicoanalisi. Il contesto culturale e la prima formazione. Sigmund Freud nacque a Freiberg da una famiglia ebraica e, all'età di 6 anni, si trasferisce a Vienna, che allora, sotto l'imperatore Francesco Giuseppe, stava vivendo un periodo florido, sia a livello urbanistico, con la demolizione delle vecchie mura, che a livello sociale, con l'arricchimento della borghesia e con la fine della segregazione ebraica. Nel 1881, Freud si laureò in Medicina, formandosi al laboratorio di Bricke e andando poi a lavorare presso lo psichiatra Meynert. Charcot. La svolta nella sua carriera avvenne nel 1883, una volta che assume la docenza di neuropatologie e si è stabilito alla clinica psichiatrica della Salpètriere a Parigi. Qui conosce Jean-Martin Charcot, il quale accetta di coinvolgerlo nelle sue sedute ipnotiche con pazienti affette da isteria, una malattia prettamente femminile che deriverebbe da un disagio dell'apparato genitale femminile e che, data il dominio degli uomini in campo medico, contribuisce a preservare l'emarginazione sociale della donna. Charcot, attraverso delle teatralizzazioni degli attacchi isterici, attuava la sua terapia basata sull'ipnotizzare la paziente e, guarirla durante lo stato di ipnosi, in modo che al risveglio i sintomi fossero scomparsi. Breuer. Anche Joseph Breuer curava l'isteria ma, al contrario di Charcot, la sua terapia era basata sull'elaborazione dell'evento traumatico, durante il quale, la paziente era stata vittima. Durante l'ipnosi, egli invitava la paziente a rievocare quegli eventi eliminati dalla coscienza. Questa, e L'oggetto: ciò tramite cui la pulsione raggiunge la meta; e La pressione: riguarda l'intensità della pulsione, ovvero la quantità di energia che può produrre effetti di tipo motorio. Tipologie di pulsioni. Nella prima fase dl pensiero freudiano, troviamo due principali categorie di pulsioni: = Le pulsioni di autoconservazione (o pulsioni dell'Io): hanno origine dal bisogno e si soddisfano tramite un oggetto reale; = Le pulsioni sessuali: hanno origine dal desiderio e si soddisfano tramite un oggetto reale o immaginario. y Successivamente, Freud rivede e cambia la suddivisione delle pulsioni: o Le pulsioni di vita: comprendono tanto le pulsioni di autoconservazione che sessuali e hanno come scopo il mantenimento dell'oggetto, attraverso l’Eros; o Le pulsioni di morte: la loro meta è la distruzione dell’oggetto (Thanatos) e la disgregazione della materia come anche l'eliminazione della pulsione. Plasticità delle pulsioni. Le pulsioni non sono pensate da Freud come immodificabili, anzi, hanno diverse forme di mutazione: - La conversione nell’opposto: una pulsione si può manifestare in due modi: o attraverso una trasformazione attivo passivo oppure nella conversione nell’opposto; - La sostituzione dell'oggetto: l'oggetto della pulsione viene sostituito con un altro; - La sublimazione: consiste nell’indirizzare una pulsione verso una meta non sessuale e verso un oggetto approvato socialmente. Affetto e rappresentazione. Affetto: componente pulsionale che viene percepita dal soggetto a livello emotivo ed è l'espressione qualitativa dell'energia pulsionale. Rappresentazione: si intende l'insieme delle caratteristiche principali che vengono messe assieme, nella sfera mnestica, dall'individuo. Possiamo distinguere due tipologie di rappresentazione: ® R. di cosa: si sviluppa a livello visivo e si colloca nel conscio; ® R. di parola: non è visiva ma acustica e verbale. La si può ritrovare nel Preconscio e nel Conscio. La prima topica. Secondo Freud, lastruttura della mente è possibile rappresentarla in due modelli, che vengono definiti: prima topica e seconda topica. La prima topica corrisponde ad un modello formato da alcune province, chiamate Inconscio, Preconscio e Conscio, mentre la seconda topica è formata da Es, lo e Super-io. L'Inconscio. Si tratta della parte più importante ed estesa della psiche umana e ha al suo interno diversi contenuti (pulsionali, rimossi), chesono ricostruibili attraverso i loro derivati, come i sogni,i sintomi e gli atti mancati. L'Inconscio funziona secondo il processo primario: la energia scorre liberamente, passando senza alcun ostacolo tra una rappresentazione e l'altra. Il Preconscio. Il Preconscio è pensato da Freud come la provincia intermedia tra Inconscio e Conscio. Al suo interno si trovano i contenuti inconsci che possono attraversare la censura posta tra Inconscio e Preconscio arrivando al Conscio, venendo recuperati e utilizzati all'interno della attività psichica. L'energia che c'è all’interno del Preconscio non è libera come quella che si trova nell’Inconscio ma sottostà al processo secondario, dovendosi quindi obbligatoriamente legarsi ad un pensiero. Il Conscio. Il Conscio è quella provincia mentale che contiene tutti i contenuti mentali di cui il soggetto è consapevole. Nonostante costituisca il collegamento tra la realtà esterna e il mondo interno, la sua funzione è condizionata dalla parte inconscia della mente. Come il Preconscio, anche il Conscio funziona secondo i principi del processo secondario, che è collegato al principio di realtà. Processo primario e processo secondario. Con il termine “processo”, Freud intende il modo di funzionamento dell’apparato libidico e delle porzioni nelle quali questo è suddiviso. In particolar modo, si individuano 2 tipologie di processi: il processo primario e il processo secondario. ® Il processo primario, presente solo all’interno dell’Inconscio,é basato sull’uso di energia psichica libera che fluisce senza incontrare ostacoli, passando da una rappresentazione inconscia ad un'altra senza legarsi a nessuna di esse. Funziona secondo il principio di piacere, che sostiene che una pulsione deve essere soddisfatta immediatamente attraverso un oggetto presente nell'ambiente, che sia reale oppure no (in questo ultimo caso si può parlare di soddisfacimento allucinatorio del bisogno). e Il processo secondario caratterizza il Preconscio e il Conscio e, al contrario del processo primario, si “lega” in modo stabile alle rappresentazioni. Il processo secondario comprende le categorie di spazio e di tempo che rendono possibile distinguere il momento nel quale si sviluppa la pulsione e quello dell'effettivo soddisfacimento. È legato al principio di realtà, che include il principio di piacere, che sostiene che si debba inevitabilmente avere a che fare con la realtà è che ne so non ci si può sottrarre. La seconda topica. Anche la seconda topica costituisce una struttura mentale ma si distingue dalla prima solamente per il fatto che: mentre prima si parlava di province (all'interno di un sistema più grande), ora invece si parla di stanzepsichiche, che prendono il nome di Es, /o e Super-io. L'Es. Dato già l'utilizzo del pronome personale neutro latino che viene utilizzato con i verbi impersonali, sì può capire che quello che nella concezione freudiana intendiamo “Es", comprende tutti quegli aspetti comuni ad ogni persona che variano dalle funzioni ai contenuti rimossi. Si può notare che l’Es è del tutto inconscio e che in esso si trovano le pulsioni, poste tra il somatico e lo psichico. L'lo. L'Io è costituita da una parte conscia (che si manifesta nel pensiero vigile, nell'attenzione, nel giudizio e nel ragionamento) e da un'altra inconscia, che sfocia nelle resistenze e nei meccanismi di difesa. L'Io è il risultato della modificazione di una porzione dell'Es, prodotta dal contatto con il mondo esterno, da qui la sua funzione di mediatore tra mondo esterno e realtà interna, sottostando al principio di realtà, alla dimensione temporale, alla tolleranza della frustrazione e alla dilatazione del soddisfacimento pulsionale. Il Super-io. Il Super-io si crea dopo aver superato il Complesso edipico, avendo iniziato il processo di identificazione con il genitore del proprio sesso, assimilandone i valori, le norme e i divieti genitoriali e, poco più tardi, quelli sociali. Quindi, il Super-io costituisce quella che noi chiamiamo “coscienza” e che ci permette di ambientarci nelle relazioni con le altre persone e nell'ambiente che ci circonda. L'ideale dell'Io e l'Io ideale. Dallo sviluppo del Super-io, nascono due diverse idee dell'o, quella “ideale", che rappresenta ciò che noi vorremmo o desidereremmo essere (ed è dato dal narcisismo primario) e quella dell’ “Ideale dell'Io”, che invece rappresenta il modello di perfezione, presentato dai nostri genitori, dai divieti, dalle minacce e da ciò che la società sostiene che noi dovremmo essere. Punto di vista (topico, economico e dinamico). » Punto di vista dinamico: secondo questa prospettiva, ogni fenomeno psichico é considerato il risultato di una lotta tra dinamiche, poste su 3 polarità: interno/esterno, piacere/dispiacere e attivo/passivo; = Punto di vista economico: il funzionamento mentale è reso possibile da determinati importi di energia; = Punto di vista topico: lo studio della mente trova un supporto fondamentale nella rappresentazione della struttura della mente, attraverso le due topiche. = Punto di vista genetico: questo punto riguarda lo studio dei processi di sviluppo psicosessuale dell'individuo. Capitolo 5- FREUD: Il sogno. Il sogno come appagamento del desiderio. La prospettiva freudiana prende particolarmente in considerazione il sogno, visto come un “atto psichico dotato di autentico significato che non è percepibile immediatamente ed è fermato da due parti: il contenuto manifesto è il contenuto latente. Il primo riguarda la narrazione superficiale del sogno mentre il secondo, invece, riguarda la sfera inconscia. Il materiale del sogno si può riferire a: eventi accaduti durante la giornata stessa, ricordi di eventi passati (dove alcuni particolari secondari possono essere messi in risalto rispetto ad altri aspetti primari) oppure ancora a contenuti riferiti all'infanzia. Il lavoro onirico. Bisogna ricordare che tra l’Inconscio e il Preconscio sì trova una censura, che impedisce al materiale rimosso di emergere. Tuttavia, attraverso il sogno, questo riesce ad oltre passare la censura ea formare il contenuto latente, che è possibile essere scoperto ed analizzato tramite l'interpretazione dell’analista, attraverso un percorso in direzione opposta a quello del lavoro onirico. Il contenuto latente si può modificare in quattro modi: e Per condensazione, ovvero quando si ha un grande numero di contenuti latenti contemporaneamente; e Per spostamento, quando si sposta il focus su aspetti secondari, discapito di quelli primari, ottenendo così una narrazione più superficiale; ® Per rappresentazione plastica, quando vengono presi in considerazione alcuni aspetti astratti che vengono trasformati in immagini mentali, più facilmente accessibili durante il sogno; La sua funzione si riscontra in relazione ad una situazione conflittuale tra le restrizioni imposte dalla società (in particolare di censura delle manifestazioni di aggressività e della sessualità). I motti si distinguono in innocenti, basati sul piacere e senza tracce di aggressività, e in tendenziose, che a loro volta si distinguono in ostili (basate sulla aggressività) e in osceni (basate, invece, sulla sessualità). Il funzionamento del motto di spirito si basa prevalentemente su due meccanismi, che fanno parte dell'Inconscio (che si ritrovano anche nei sogni e negli atti mancati): la condensazione e lo spostamento. La funzione del motto di spirito si basa sulla concezione che il piacere derivi dalla liberazione di un surplus di energia, che si manifesta tramite il riso. Il motto di spirito e il sogno hanno alcuni aspetti in comune (entrambi sono fenomeni psichici dotati di un significato e basati sull'Inconscio) ma anche alcune differenze (modo di funzionamento: il sogno è un fatto privato e costituisce un appagamento allucinatorio tra dei desideri rimossi, il motto di spirito, invece, si forma da pensieri preconsci,che passano alla coscienza dare piacere. Le psicopatologie: nevrosi attuali e psiconevrosi. Freud distingue le psicopatologie in due categorie: e Nevrosi attuali (nevrosi d'angoscia, nevrastenia, ipocondria); ® Psiconevrosi: a) Nevrosi di transfert (isteria d'angoscia, isteria di conversione e nevrosi ossessiva); b) Nevrosi narcisistiche (o psicosi). Nevrosi attuali. Non hanno origini da conflitti infantili ma loro cause sono riconducibili al presente e consistono nella soddisfazione di stimoli sessuali inadeguati. - Nevrosi d'angoscia: accumulo di tensione sessuale che non riesce a venire scaricata adeguatamente; - Nevrastenia: ricorso eccessivo alla masturbazione e funzionamento sessuale insufficiente; - Ipocondria: condizione di continua ansia intensa e immotivata per la propria salute. Psiconevrosi. Disturbi psichici che non dipendono da alcuna causa organica. > Nevrosi di transfert: la libido è investita su oggetti esterni (reali o immaginari). Ti sintomi esprimono un conflitto tra le pulsioni dell'Es e le difese dell'Io. Queste sono le uniche patologie curabili con la psicoanalisi, perché non hanno cause organiche, risalgono al passato (all'infanzia) e permettono l'attivazione del transfert da parte dell'analista; Isteria di conversioni un conflitto psichico caratterizzato da sintomi somatici (tremori, afonia, anestesia, cecità, allucinazioni, ecc.). Queste cause organiche sono la manifestazione di un conflitto inconscio, prevalente nella fase edipica. Isteria di angoscia: l'angoscia, a meno che non si converta in un sintomo corporeo, rimane vissuta come un affetto caratterizzato da una grande intensità e diventa un sintomo essa stessa. Un particolare esempio di isteria d'angoscia è la fobia, dove viene associato un'emozione molto intensa (in questo caso la paura) con uno stimolo neutro. Nevrosi ossessiva: senso di sottomissione a degli impulsi di origine inspiegabile è ai quali non ci si può sottrarre. Questi impulsi possono produrre delle azioni, come immaginare su un pensiero, compiere diverse volte delle azioni oppure dei veri è propri rituali. > Nevrosi narcisistiche (0 psicosi): mentre le nevrosi di transfert descrivere vano un conflitto tra l’es e l'Io, le nevrosi narcisistiche descrivono un conflitto tra l'Es e la realtà esterna. La libido, in questo caso, viene investito sull'Io, anziché su oggetti esterni e non sono disabili con la psicoanalisi per impossibilità di attivare il transfert su nient'altro che non sia l'Io. Le perversioni sessuali. Il voyeurismo e l'esibizionismocome esistono nel riportare alla luce atteggiamenti sessuali riconducibili all'infanzia. Il feticismo è indicato come la sostituzione del partner come oggetto di desiderio sessuale, con delle parti del corpo, vestiti o oggetti e, secondo Freud, è riconducibile ad un’intensa angoscia di castrazione, che viene collegato al fatto che la vistadel genitale femminile riattiva il timore edipico. L'omosessualità maschile deriverebbe da una fissazione intensa nei confronti della figura materna, durante l'infanzia. Questa fissazione sarebbe così intensa da far sì che l'uomo si identifichi con la propria madre, amando gli uomini allo stesso modo nel quale la madre ama lui. L'omosessuale maschio non evita la donna, ma il genitale femminile, messo in relazione con l'angoscia di castrazione vissuta. L'omosessualità femminile, invece, si ricollegherebbe ad un investimento sessuale estremamente intenso della bambina nei confronti della madre, che non le consentirebbe di spostare l'investimento libidico sulla figura paterna. Capitolo 8- FREUD: la tecnica psicoanalitica. Dall'abreazione alle resistenze. Osservando le modalità di conduzione del trattamento freudiano, possiamo individuare 3 fasi: = Il primo approdo alla terapia avvenne tramite Breuer e la sua terapia contro l’isteria, che procurava alla paziente la catarsi, attraverso la quale egli aveva libero accesso all’Inconscio e all'evento traumatico della paziente (vedi a pagina 2); = Nella fase successiva, Freud si distacca dal metodo catartico e si avvicina alle associazioni libere, che consistono in una comunicazione aperta e spontanea, senza filtri di natura morale, intellettuale o logica o in maniera anche del tutto svincolata da ciò che è stato detto în precedenza. Il terapeuta deve avere un ruolo passivo: egli interviene il meno possibile e, soprattutto, non orienta le risposte o il discorso dell’analizzando; = Nella terza fase, Freud nota che la soluzione di apertura è illusoria: non basta conoscere nei minimi particolari un evento traumatico, per poter guarire, ed era spesso molto difficile cogliere la “vera” essenza dell’evento traumatico (soprattutto se infantile), data la grande carica emotiva di questo e, conseguentemente, la estesa o marcata deformazione presente. Quindi Freud decide di non concentrarsi più sul passato, ma di dedicarsi al presente e a ciò che la guarigione può comportare in futuro. Il setting. Per “setting” si intende non solo il /uogo fisico all’interno del quale si svolgono le sedute terapeutiche, ma anche l’ambiente emotivo che si instaura tra psicologo e paziente. La stanza deve avere un aspetto sobrio: silenzioso e neutro, per evitare qualsiasi distrazione, un lettino o una poltrona sul/sulla quale il paziente possa coricarsi e, soprattutto, rilassarsi e con ciò facilitare il flusso di pensieri, un punto di vista meno raziocinante e più orientato verso la libertà associativa. Il silenzio, le mancate risposte dell’analista e il senso di isolamento rientrano in quello che Freud Freud definisce astinenza, che sta ad indicare il distacco tra i due protagonisti dell'analisi, sebbene ilterapeuta non abbia una funzione attiva ma passiva, di “specchio riflettente”. Una regola fondamentale che il paziente deve assolutamente seguire è quella di non lasciarsi bloccare da problemi di natura morale, etica o logica ma di affidarsi alle associazioni libere, anche di concetti che non sono collegati a quelli detti in precedenza. Le interpretazioni devono essere comunicate al paziente non prima che in lui si siano stabiliti un efficace transfert e una solida alleanza terapeutica con l'analista, che consiste in un legame di fiducia e collaborazione. Il transfert. Il “transfert” è la ripresa e la proiezione, da parte del paziente, di sentimenti, affetti, comportamenti, dinamiche pulsionali del suo passato (e in particolare della sua infanzia) sulla figura dell’analista e sulla situazione analitica. La coazione a ripetere è il modo di ricordare del paziente, in quanto (sempre attraverso la possibilità di poter parlare in maniera libera) più è intensa la resistenza, maggiore è la frequenza con cui egli sostituisce il ricordo con l’azione. Il ricordo viene supportato dal terapeuta attraverso la sua interpretazione e viene trasformata in un mezzo per essere ricordata. Tempo e denaro. Per quanto riguarda il tempo, Freud fissa un’ora precisa nella quale avverrà la seduta ed egli sarà a piena disposizione del paziente anche se questo non usufruirà della seduta. Il paziente e il terapista sono legati da un accorto finalizzato a riscontrare le assenze il meno possibile (se non nulle), che potrebbero altrimenti verificarsi o accentuarsi nelle fasi più dolorose e delicate e, quindi, minacciare il regolare proseguimento della terapia, con conseguenze ovvie sui progressi. Per quanto riguarda il denaro, Freud sostiene che l'analista non deve compiere sedute gratuitamente, in quanto il denaro non solo serve al proprio sostentamento ma la gratuità della cura accrescerebbe enormemente alcune resistenze (da parte dei nevrotici), del transfert da parte delle pazienti e della mancanza di gratitudine nei confronti dell’analista. Conclusione dell’analisi. L’analisi, secondo Freud, si considera conclusa in relazione a due condizioni: quando il paziente non soffre più dei suoi sintomi e ha superato angosce e inibizioni e quando è stato reso cosciente tanto materiale rimosso, tante sono le resistenze eliminate che non c’è più da temere il rinnovarsi della patologia. I pericoli più tremendi che possono impedire il successo di un'analisi sono la forza costituzionale delle pulsioni e le alterazioni subite dall’l0, dal paziente. Civiltà e pulsioni. Secondo Freud, la civiltà è fonte di sofferenza e di infelicità per l'uomo, soprattutto perché gli impone di rinunciare alla realizzazione dei suoi desideri, di contenere, deviare, contrastare o di sublimare le spinte pulsionali. La libertà era massima PRIMA dell'avvento della civiltà ma questa ha imposto una serie di restrizioni in cambio di una maggiore sicurezza. Aspetti distintivi della civiltà sono l'ordine, la legge, la giustizia, le istituzioni, oltre le attività (intellettuali, scientifiche, religiose e artistiche) e la bellezza, che sono i risultati della sublimazione imposta dalla civiltà alle pulsioni individuali. comportamento e del modo di comunicare di un'altra persona, si commuove con estrema facilità e partecipa con grande trasporto emotivo alle esperienze ed emozioni altrui, riuscendo a mettersi perfettamente nei panni degli altri. Questo meccanismo lo si può ritrovare nei movimenti umanitari, i cui membri sarebbero affetti da identificazione isterica, che li porta a vedere i problemi degli altri come fossero i propri. Introiezione e proiezione. Le osservazioni di Ferenczi sono incentrate, in primo luogo, sulla sfera psicopatologica. Mentre l'individuo paranoico tende ad espellere dal proprio lo gli affitti e i contenuti psichici dolorosi, quello nevrotico, invece, orienta le proprie dinamiche psichiche in direzione opposta: infatti accoglie dentro di sé molti aspetti del mondo esterno e li trasforma in oggetti di fantasie inconsce. Dunque, nella paranoia prevale il meccanismo della proiezione. La proiezione originaria sia quando il bambino percepisce dentro di sé alcuni aspetti ostili, cattivi, che non si adeguano ai suoi bisogni e che non si piegano alla sua volontà. Questi aspetti vengono quindi proiettati fuori dal bambino e vanno a creare il primo nucleo del mondo esterno, all’inizio visto in modo del tutto negativo, mentre il suo lo, una volta bonificato dai sentimenti più dolorosi, diventa il punto di riferimento di tutto ciò che è percepito come buono. La libido è inizialmente centrata sull’io del bambino, poi, in base alla sensazione di dispiacere, Attiva la proiezione con la quale si libera da ciò che gli provoca dolore, collocandolo nel mondo esterno. La teoria del trauma. Secondo Ferenczi, il trauma che sta a monte di diverse psicopatologie è reale e rappresenta la teoria della seduzione: un bambino, normalmente, cerca la tenerezza dell'adulto ma, quest'ultimo, talvolta, gli dimostra un tipo di affetto che non combacia con quello ricercato dal piccolo e che può addirittura spingersi sino alla seduzione e ad atti sessuali. Il bambino, in questi casi, prova disgusto e rabbia ma, nonostante il conflitto interiore, pur di non venire abbandonato decide di sottomettersi al volere dell'adulto. Così, la seduzione e la violenza entrano nel mondo psichico del bambino, oltre al senso di colpa dell'adulto, che viene scisso in una parte buona e in un'altra cattiva e colpevole. Questa scissione è rafforzata dall'adulto, che assume un atteggiamento falsamente innocente, quasi non fosse accaduto niente. Le fasi evolutive del senso di realtà. Ferenczi riprende la concezione di Freud secondo la quale il neonato cerca di raggiungere l’appagamento unicamente mediante l'atto di desiderare intensamente (immaginare), trascurando (rimuovendo) la realtà spiacevole e rappresentandosi come presente l'appagamento desiderato ma non conseguito. Ferenczi delinea, a sua volta, una sequenza di 5 tappe dello sviluppo che si succedono nella vita del bambino e che definisce “fasi evolutive del senso di realtà". 1. Periodo dell'onnipotenza incondizionata. Durante il periodo trascorso all'interno del grembo materno, i bisogni primari (bisogno di protezione, calore, cibo) vengono soddisfatti immediatamente e completamente. Nella mente del nascituro questa condizione si traduce in un senso di onnipotenza illimitata. 2. Periodo dell’onnipotenza magico-allucinatoria. Dopo la nascita, il bambino perde lo stato di onnipotenza incondizionata e, per riacquistare l’appagamento assoluto, deve utilizzare la modalità allucinatorie, che fanno sì che il bambino abbia un desiderio intenso di una certa cosa e che quindi, una volta desiderato, lo stimolo possa automaticamente essere soddisfatto. 3. Periodo dell’onnipotenza con l’aiuto di gesti magici. Il bambino inizia a capire, seppur vagamente, l’esistenza di un mondo esterno e le dinamiche magico-allucinatorie non bastano più. L’appagamento del desiderio appare collegato a segnali della realtà esterna (grida, pianto, rumori particolari, i gesti), che vengono incorporati dal bambino che li utilizza per poter soddisfare i suoi bisogni. Inoltre, non da’ importanza che qualcosa di esterno permetta al bambino di essere soddisfatto, ma pensa che l'adempimento avvenga unicamente per merito suo. 4. Periodo del pensiero simbolico. || mondo esterno acquisisce sempre di più una valenza oggettiva, sebbene rimanga ancora il legame primario tra lo e non-lo: infatti, il bambino continua ad attribuire al mondo esterno delle qualità che gli appartengono, introducendo quindi una tipologia di pensiero di stampo animistico (da un lato, ogni oggetto gli appare vivo e dall’altro, il bambino ritrova in ogni oggetto i propri organi e le proprie funzioni). 5. Periodo del pensiero magico e delle parole magiche. In questo ultimo periodo, il bambino acquisisce il linguaggio verbale secondo modalità imitative. Tuttavia, non è ancora giunto ad una riflessione cosciente e permane, quindi, ancora un leggero stato di onnipotenza, dovuto al fatto che i desideri vengono soddisfatti in maniera tempestiva e/o prevedibile. Come è ben possibile notare, Ferenczi non pone le sue fasi evolutive in uno schema cronologico ma si basa, invece, su un arco di tempo che va da una prima fase di apprendimento all’acquisizione del linguaggio verbale, in quanto, proprio attraverso le parole e i nomi, il bambino acquisisce la consapevolezza della realtà esterna, con la quale deve confrontarsi ed adattarsi, superando ogni sentimento di onnipotenza. In caso non ci riesca, ecco che sorgono le psicopatologie: la psicosi deriva da una regressione al periodo dell’onnipotenza allucinatoria; lo stato isterico deriva dall’appagamento di desideri rimossi tramite l’aiuto di gesti magici; infine, la nevrosi ossessiva costituisce una regressione al periodo del pensiero magico e delle parole magiche (attraverso la ripetizione di alcune parole o azioni, si può soddisfare l'impulso). La tecnica attiva. La tecnica psicoanalitica di Ferenczi costituisce il punto di massima digressione tra Freud e il suo collaboratore. Il modello prende il nome di “tecnica attiva”, in quanto, al contrario di Freud e del suo stato di analista passivo, Ferenczi pensa che è possibile (se non un dovere) aiutare il soggetto in caso di stallo. Tuttavia, questa tecnica, data la portata emotiva, è da usare solamente se strettamente necessario. In cosa consiste, dunque? La “tecnica attiva”, usata prevalentemente con pazienti ansiogeni, presuppone che il paziente si trovi in una condizione di stallo, nella quale “non ha nulla da dire” e che, quindi, stia in una situazione di benessere e di equilibrio che, ovviamente, non vuole rompere. Ma, questo, certamente non fa proseguire la seduta e tanto meno il percorso verso la guarigione, ergo, Ferenczi prende la parola e crea un clima di forte ansia, così imponente da inclinare bruscamente lo stato di benessere del paziente, così che questo possa tornare a parlare e riprendere così la seduta. Questa tecnica si è rivelata utile in quanto: da un lato, aumenta in maniera drastica la frustrazione del paziente, non congratulandosi con lui e, dall'altro lato, costringe il paziente a compiere determinati atti da lui considerati spiacevoli, per attenuare l’ansia in continua crescita, probabilmente connessi a contenuti rimossi. Sempre all’interno della tecnica attiva, veniva proposta una particolare attività: quella delle fantasie inconsce. Il compito consisteva, molto semplicemente, nel’indurre il paziente ad elaborare delle fantasie, inventate così sul momento, per sbloccarlo dallo stato di quiete nella quale si è rintanato. Dopo un iniziale rifiuto, il paziente cominciava ad inventare delle fantasie, scoprendo che non era una cosa poi così malvagia e continuava, inventandone di sempre più assurde. Per Ferenczi queste fantasie (soprattutto quelle più bizzarre) erano di estrema importanza, in quanto racchiudevano in sé alcuni ricordi o contenuti rimossi, finalmente venuti alla luce e quindi, possibili da analizzare. Lo stile materno e la tecnica del bacio. La tecnica attiva di Ferenczi, col tempo, cominciò ad attirare delle critiche (ma chi lo avrebbe mai detto?), che sostenevano l’importanza di sviluppare, al contrario, un aspetto più empatico col paziente e che l'analista non dovesse più impartire degli ordini ma dare dei semplici suggerimenti ed aiutarlo a superare le proprie paure e resistenze. L’empatia e l’aria amichevole andranno a comporre lo “stile materno” ed in particolare, la “tecnica del bacio”, che si basava sul presupposto che il paziente avesse avuto una madre assente, disattenta, depressa comunque inadeguata a soddisfare i bisogni del figlio, che ha conseguentemente sviluppato dei vuoti a livello emotivo, che, quanto possibile, devono essere colmati dall'intervento accogliente ed empatico dell’analista. Nel corso delle sedute, il rivivere prende il posto del ricostruire, e il controtransfert diventa uno strumento fondamentale nella terapia di Ferenczi. Questa “falda produttiva” lo porterà, sotto suggerimento di una paziente, a creare |’ “analisi reciproca”, consistente nell’alternare l’analisi della paziente con quella dell’analista nelle “sedute doppie”. Tale pratica, però, verrà abbandonata e giudicata come altamente dannosa per la terapia, in quanto il paziente viene condizionato dalla situazione e, anziché concentrarsi su di sé (come dovrebbe essere normalmente), si focalizza in maniera esclusiva sui complessi nascosti dell’analista. Capitolo 14- CARL GUSTAV JUNG Carl Jung era considerato da Freud uno dei suoi allievi più brillanti, tanto che era stato invitato dal maestro all’Università di Worcester nel 1909 e designato come suo sostituto alla posizione di controllo della redazione dello Jahrbuch, la rivista ufficiale della Società psicoanalitica. Tuttavia, fra i due nacque un profondo dissapore che li allontanò del tutto: ciò era dovuto specialmente ad alcuni punti cardine della psicoanalisi freudiana, ovvero la sessualità (privata da Jung della sua centralità) e il ruolo della religione. La libido. La libido, in Jung, non si connette alla sessualità ma è, più in generale, considerata come energia psichica presente in ogni ambito e in ogni attività mentale. volta al paziente, il quale doveva associare a ciascuna di esse la prima parola che gli veniva in mente. Secondo Jung, alcune modalità di associazione segnalano l'intervento di fattori esterni alla coscienza, consistenti in strutture inconsce definite complessi a tonalità affettiva, che non sono altro che un sistema di rappresentazioni relative ad un evento carico di un affetto intenso e significativo. È una struttura caratterizzata dal fatto che ogni sua parte riproduce la componente affettiva del tutto. Rimanendo nell'ambito delle psicopatologie, la loro causa, che da Freud è identificata con un trauma in maniera diretta o indiretta, per Jung non si tratta minimamente di un trauma ma la situazione emotiva generale del soggetto e la sua organizzazione mentale, costituita da una serie di complessi. L'intensità dell'energia che tiene unito il complesso determina il suo potere costellante. Psicosi e nevrosi. Le psicopatologie, sia per Jung che per Freud, riflettono un conflitto: ma, mentre per Freud, questo conflitto è tra il mondo interno e la realtà esterna, per Jung il conflitto è tra la natura e lo spirito, tra i desideri individuali e le imposizioni sociali. Secondo Jung, il conflitto non deve per forza essere negativo, infatti può essere anche stimolante e produttivo per lo l'individuo. Diventa potenzialmente patologico quando si struttura in modo rigido e quando gli elementi che lo compongono attirano a sé parte della personalità del soggetto , tanto che questa si dissocia. La patologia si manifesta quando una delle due componenti del conflitto prevale sull’altra tanto da annullarla. ® La nevrosi è considerata da Jung come il risultato di una dissociazione tra due complessi in conflitto, uno conscio e l'altro inconscio. e La psicosi non è concepita, come pensava Freud, in una dinamica narcisistica secondo la quale la libido si concentra sull'oggetto, ma come una perdita di adattamento alla realtà. Inoltre , mentre nella nevrosi si nota una semplice scissione psichica in cui i complessi rimangono comunque connessi tra loro , nelle psicosi i complessi si rendono indipendenti gli uni dagli altri e la mente si frammenta in diverse atee scollegate fra loro. La psicoterapia junghiana. La psicologia analitica di Jung consiste in un intervento le cui finalità non si limitano all'ambito terapeutico ma mira mirano a sviluppare la personalità attraverso l'individuazione. Per Jung, la psicoterapia non si basa su un percorso unico e predefinito, ma si può differenziare in base ad alcune variabili quali l'età del paziente, il suo carattere, gli obbiettivi che si propone di raggiungere. Come è già stato detto, le nevrosi non sono considerate in modo esclusivamente negativo perché contiene in sé movie possibili per corsia disposizione del paziente che lo possono aiutare ad affrontare la vita in modo da superare le difficoltà dalle quali, al momento, si sente sopraffatto. Il transfert , nella prospettiva di Jung, coincide con l’idea che ne ha Freud, ovvero quella di riproporre delle dinamiche, dei comportamenti che si attuavano nell'infanzia, però nei confronti dell'analista, sul quale viene sovrapposta una figura significativa del passato. La rimozione non va eliminata, in quanto il materiale rimosso non costituisce la causa della nevrosi ma contiene in sé dei significati nascosti che vanno individuati e riportati alla luce in modo da essere analizzati. Nemmeno le resistenze devono essere annientate, perché, per Jung, si tratta di una prima parziale autonomia riconquistata dal paziente. L'interpretazione. Il primo aspetto importante della modalità di interpretazione junghiana è il suo orientamento temporale: mentre l’interpretazione freudiana è interessato verso il passato del paziente, quella di Jung è centrato sul presente e sul futuro. La storia del paziente viene messa in secondo piano, il non perché questa non abbia importanza, ma piuttosto per via dell’impossibilità di recuperarla e di comprenderla in maniera chiara e adeguata. Per comprendere ed analizzare i contenuti psichici, Jung usa il metodo dell'amplificazione, che consiste in una tecnica che favorisce l'orientamento dell’analista in direzione prospettica. In relazione a tutto ciò che emerge nel corso del trattamento vengono stimolante delle associazioni che hanno come scopo la connessione tra il livello latente e quello manifesto. L’amplificazione è la procedura centrale del metodo ermeneutico,che è caratterizzato da un’interpretazione aperta, non segue canoni rigidi e direzioni prefissate. Il metodo ermeneutico prevede due tipologie di amplificazione, l'amplificazione personale, centrata sulle esperienze vissute dal paziente, e l'amplificazione impersonale, indirizzata a cogliere materiale riferibile all'inconscio collettivo. Il sogno. A differenza di Freud, egli non ritiene che il sogno sia l’appagamento mascherato di un desiderio ha rimosso, ma piuttosto, al pari di qualsiasi altra manifestazione inconscia, lo considera un evento dotato di un suo significato e indirizzato verso una meta precisa. Nel sogno si manifestano immagini arcaiche che appartengono alla componente intenzionale e la mente. Se da un lato l'indagine junghiana del sogno chiarisce gli aspetti personali e i personali del paziente, dall'altro fornisce importanti informazioni relative al funzionamento della psiche in relazione ai suoi contenuti archetipici. Il sogno è strutturato come un complesso, le cui componenti sono raggruppate attorno ad un nucleo che le tiene unite attraverso il suo potere costellante. Secondo Jung il lavoro onirico, teorizzato inizialmente da Freud, non ha alcun legame con la censura nei confronti dei contenuti latenti del sogno. Un'altra caratteristica del sogno presa in considerazione dal terapeuta è il codice simbolico usato dal sogno ed interpretabile dall’analista. Per Jung il simbolo non ha un codice di riferimento esterno a se stesso, ma, invece, il simbolo onirico junghiano sì colloca all'interno di un processo di autorappresentazione. In particolare, sono due i livelli di significato del sogno: il senso immanente e il senso trascendente: il primo è costituito dal sistema di significati alla base del sogno stesso che rimanda alla ditta e alle esperienze del soggetto; il secondo, invece, nasce dal nucleo centrale del sogno stesso e rimanda alla dimensione archetipica. Capitolo 15- MELANIE KLEIN Melanie Klein, allieva di Ferenczi, ha portato alla psicoanalisi un notevole arricchimento di conoscenze, in particolare modo la sua idea di mondo interno, l'accento posto sulle relazioni oggettuali, i suoi studi sullo sviluppo del bambino, il suo modello di psicoanalisi infantile, le indagini sui meccanismi mentali più primordiali. La fantasia inconscia. AI contrario della fantasia di Freud, che veniva considerata come una sorta di appagamento allucinatorio di un bisogno inconscio e ha 3 tipologie (consce inconsce e primarie), la fantasia kleiniana è considerata come una manifestazione in direzione dell'oggetto e da ciò si possono cogliere due fondamenti del pensiero della Klein: ogni cosa ha un’origine e un rimando inconscio e la nozione di oggetto come elemento fondamentale ed indispensabile. L'oggetto. Secondo Freud l'oggetto è la parte più variabile e meno significativa della pulsione, mentre per la Klein è esattamente il contrario, tanto che si può perfettamente parlare di “teoria delle relazioni oggettuali”. La Klein sostiene che le fantasie del bambino hanno un'origine somatica e che quindi ogni sensazione corporea esperita produce un’esperienza mentale vissuta come relazione con l'oggetto che causa la sensazione. Bisogna sottolineare che si tratta di sensazioni concrete, che rimandano a oggetti collocati dentro di sé, quindi a oggetti interni. Il mondo interno viene rappresentato dalla Klein come uno spazio popolato da oggetti interni dotati di vita propria. Secondo la Klein, il bambino è in grado sin dalla nascita di instaurare relazioni oggettuali: il primo oggetto col quale viene in contatto è il seno materno, che costituisce il prototipo di tutti gli oggetti buoni e cattivi coi quali il bambino avrà a che fare in futuro. Istinto di morte e di angoscia. Freud ha distinto l’angoscia sia dall’ansia, in quanto la prima è caratterizzata da una maggiore intensità , sia dalla paura, poiché quest’ultima è prodotta da un oggetto preciso, mentre l'angoscia si manifesta indipendentemente dalla relazione con un oggetto determinato. Per Melanie Klein, invece, riteneva che l'angoscia non fosse altro che la reazione alle minacce del mondo esterno nei confronti del mondo interno: 1) Nella prima fase del suo pensiero, considera l'angoscia in una prospettiva simile a quella freudiana: l'Es e il Super-io esercitano pressioni sull'Io e ciò genera l'angoscia nel soggetto, che cerca di controllarle attraverso delle strategie, che si possono ritrovare anche nel bambino attraverso il gioco. 2) Nella seconda fase, la Klein sì concentra sul nesso tra l'angoscia e la pulsione di morte, ripreso da Freud ma differente da questo in quanto quello kleiniano non riguarda tanto la distruzione o l'annullamento della pulsione, quanto identificazione con uno stato di pura aggressività e distruttività che è rivolto in primo luogo contro gli oggetti primari. Quindi, l'angoscia del neonato deriverebbe da tre condizioni diverse: quella di perdere la madre che soddisfa i suoi bisogni, quella dove la madre sia annientata dai suoi attacchi e quella dove il bambino è annientato. L'equazione simbolica consiste in una perfetta sovrapponibilità tra simbolo ed oggetto (l'oggetto È il simbolo), mentre la rappresentazione invece consiste nel creare uno spazio mentale che consente di tenere separati l'oggetto e il simbolo (l'oggetto STA PER il simbolo). Il riconoscimento del simbolo dipende: dalla rinuncia a forme onnipotenti che negano la separazione, dalla capacità del lutto per la scomparsa dell'oggetto e dalla consapevolezza della distinzione tra realtà esterna e mondo interno. L'analisi infantile e il gioco. La sua analisi dei bambini è definita “analisi del gioco" per la credenza da parte della Klein che il gioco sia la forma di espressione più spontanea e naturale del bambino, che gli permette di esplorare il mondo esterno, lo aiuta a tenere sotto controllo l'angoscia, esprime le proprie fantasie ed elabora i propri conflitti. Il gioco ha una portata simbolica, dato che riproduce ed esprime attraverso i simboli, i contenuti del mondo interno. Per interpretare i simboli, la Klein ricorre al codice onirico: il gioco usa lo stesso linguaggio del sogno e poi rappresentano entrambi una determinata organizzazione di oggetti interni. Nell'analizzare il bambino, la Klein persegue gli stessi obbiettivi che ricerca nel paziente adulto, ovvero cerca di far affiorare i conflitti inconsci, interpreta il materiale e rivela al bambino i significati sessuali ed aggressivi del suo gioco, centrando l'attenzione sul transfert. L'analisi deve svolgersi in un ambiente diverso dalla casa, lontano dalla famiglia e la stanza deve essere sobria, con un tavolino ed una seggiola per il bambino, una poltrona per l'analista e una scatola di giochi che comprende diversi giochi e formine (casette, plastilina, animali, figure umane maschili e femminili di due misure diverse). L'invidia. Secondo Melanie Klein, l'invidia è un sentimento distruttivo primitivo originato dalla pulsione di morte, che il bambino manifesta in conseguenza della delusione derivante dal fatto di non essere onnipotente ed autonomo. L'invidia è sperimentata in termini di oggetti parziali, anche se in seguito si può manifestare anche nei confronti dell'oggetto totale. Si distingue dalla gelosia perché l'invidia riguarda un rapporto a due, mentre la gelosia tre. Gli effetti dell'invidia possono essere devastanti, proprio perché essa attacca la sorgente della bontà, distruggendo l'oggetto buono oppure trasformandolo in un oggetto persecutorio. La conseguenza è che il soggetto non può attivare introiezione in oggetti buoni, dato che questi sono stati distrutti o resi cattivi. La psicopatologia. La Klein individua delle nevrosi già all'interno della fase pregenitale: l'angoscia fondamentale del bambino è legata alla fase orale ed anale e alla relazione col corpo materno. In altri termini, le nevrosi infantili non sono altro che delle difese nei confronti dell'angoscia persecutoria che si trova nella posizione schizo-paranoide. In un secondo momento, Melanie Klein sposta la sua attenzione dalle nevrosi alla psiche, secondo il presupposto che i nuclei psicotici sono primari e fondamentali nello sviluppo individuale e che sono comuni in tutte le persone, che poi li elaborano in maniera adeguata oppure no, determinando così la salute mentale o le patologie psicotiche. Capitolo 16- HEINZ HARTMANN L'intento principale di Heinz Hartmann è quello di trasformare la psicoanalisi in una psicologia generale: da un lato, risistemando il pensiero freudiano in un pensiero organico e dall'altro, espandendo l'area di interesse, di pertinenza, di indagine per direzionarsi all'osservazione longitudinale dello sviluppo non patologico. Il nuovo statuto dell'Io. Il lavoro di Hartmann si basò principalmente sulla necessità di dotare l’lo di una maggior dignità ed autonomia, oltre a disegnare una nuova immagine dell’uomo, opposto a quello freudiano, sottomesso all’Inconscio e in balia degli eventi. Ora, invece, è dotato di razionalità e di volontà che gli consentono di affrontare e sconfiggere le pulsioni. L’lo viene pensato da Hartmann come una struttura della mente dotata di una propria autonomia e quindi di un proprio peso nella vita psichica. Alla nascita esiste in ciascun individuo una matrice indifferenziata dell'Io e dell’Es, da cui, poi, gradualmente, tutt'e due si sviluppano in modo separato dall'altra. Ciò è molto importante per il fatto che l’lo viene messo sullo stesso piano dell’Es ed hanno, ergo, la stessa importanza. Mentre Freud assegna all’lo la funzione di mediatore tra pulsioni, divieti e vincoli della realtà esterna, Hartmann, al contrario, lo rende indipendente da qualsiasi conflitto: esiste una sfera dell'Io libera da conflitti, che rende l'istanza dotata di un'essenza non esclusivamente conflittuale. Secondo Freud, l'Io NON possiede un'energia propria, ma utilizza quella dell’Es, dato che questa è l'unica istanza che è dotata di un’unica energia propria. Secondo Hartmann, invece, l'Io è dotato fin dalla nascita di un’energia propria, che viene definita energia primaria dell’Io e, nonostante questo, può anche utilizzare quella dell'Es, dopo che è avvenuto il processo di neutralizzazione dell'Es. Secondo Hartmann le pulsioni possono essere modificate dall'esperienza: l'oggetto non è solo il bersaglio passivo dell’investimento delle pulsioni ma è un elemento fondamentale che contribuisce a plasmare le pulsioni, che quindi possono venire elaborate attraverso le relazioni dell'individuo con la realtà esterna. Principio di piacere e principio di realtà. La nuova concezione dell'Io autonomo costituisce il ribaltamento da parte di Hartmann del principio di piacere e del principio di realtà. Secondo l'autore, non sono il principio di piacere perde il suo ruolo chiave ma è addirittura scava alzato dal principio di realtà, in quanto è proprio l'aggancio alla realtà esterna ad assicurare la sopravvivenza del bambino. Quella di Hartmann è un'idea basata sui presupposti biologici: mentre la sopravvivenza è innata e comune a tutti gli esseri, il principio di realtà appartiene al patrimonio genetico umano, mettendo la ricerca del piacere in secondo piano, alla dipendenza dunque del rapporto dell'individuo con la realtà. L'adattamento, la tra ne e il Super-io. Hartmann attribuisce una grande importanza alla realtà esterna. In questa prospettiva, l'adattamento costituisce uno dei cardini del suo sistema teorico. L'lo è l'organo specifico dell’adattamento ed è legato da un lato alla maturazione biologica e dall’altro alla storia individuale intesa come relazione tra gli aspetti genetici ed ambientali. Il bambino si trova ad interagire sin dall'inizio con il mondo esterno, che deve costruire per lui un ambiente prevedibile, per consentirgli un adattamento positivo. L'adattamento è pensato da Hartmann come un rapporto tra organismo e ambiente che dipende da un lato dalla persona e dalla maturazione della sua psiche, dall'altro dalle azioni regolate dall'lo che sono finalizzate a migliorare le connessioni con l'ambiente. L'adattamento è produttivo in quanto permette alla persona di godere della propria vita di sviluppare un buon equilibrio mentale, attraverso 3 tipologie di adattamento: un adattamento autoplastico, che sia attua attraverso i cambiamenti dell'individuo, un adattamento alloplastico, che indica una modificazione nell'ambiente, un adattamento del terzo tipo, che si ha quando non è possibile attivare le prime due strategie e consiste in un cambiamento di ambiente. Hartmann introduce il concetto di automatismo preconscio, che consiste nell’attivazione automatica di una serie di comportamenti adattivi ad una memoria indipendente dall’esperienza dell'individuo. In questa dinamica, il Super-io ha un ruolo fondamentale: secondo Hartmann è proprio il Super-io il principale mezzo di veicolo della tradizione e la sua funzione, oltre a quella morale, è quella transgenerazionale, dato che ed è portato a trasmettere il sapere già acquisito e a favorire l'avanzamento degli individui e della società. La condiscendenza sociale, ovvero il sintonizzatore dell'individuo con le linee guida della società nel quale vive, è fondamentale per l'adattamento e la sopravvivenza e si caratterizza per gli sforzi attivi compiuti dell'individuo per raggiungere l'adattamento. Questo può assumere due forme opposte, a seconda del tipo di relazione instaurato con la realtà esterna: l'adattamento progressivo, che conduce ad una buona integrazione della persona nell'ambiente; l'adattamento regressivo compare invece quando c'è un distacco dal mondo esterno, rifugiandosi nella fantasia. L'individuo, sintonizzate le diverse componenti (fisica, psichica e relazionale) coinvolte nel processo di adattamento, dispone di una funzione sintetica. L'autonomia e le funzioni dell’lo. Secondo Hartmann, esistono due funzioni dell’lo: e L'autonomia primaria è legata alla possibilità dell’lo di disporre di una propria energia e comprende le funzioni primarie (percezione, memoria e associazione); e L'autonomia secondaria riguarda l'utilizzo di energia neutralizzata dell’Es e comprende le funzioni secondarie (apprendimento, affettività, difese e pensiero). Capitolo 17- ANNA FREUD Le ricerche effettuate da Anna Freud hanno ripreso i concetti del padre, Sigmund Freud, e ne hanno approfondito ed ampliato alcuni aspetti, tra i quali: le funzioni dell'Io, i meccanismi di difesa, l'osservazione del bambino, la definizione di una teoria e di una pratica riferite soprattutto all'analisi infantile. propria linea evolutiva personale e, spero determinare le deviazioni o potenziali psicopatologie, deve confrontarla con una linea evolutiva standard. 1) Unità biologica madre-neonato: il narcisismo della madre si estende anche al bambino, che, a sua volta, la include nel proprio ambiente narcisistico; 2) Fase del rapporto con l'oggetto parziale: l'oggetto è ritenuto fondamentale quando è presente una necessità da parte del bambino ma, dopo che questo soddisfacimento è stato ottenuto, l'oggetto torna a non avere più particolare importanza; 3) Fase della costanza dell'oggetto: il bambino ora è in grado di conservare una rappresentazione mentale positiva dell'oggetto, nonostante il soddisfacimento o la frustrazione dei bisogni; 4) Rapporto ambivalente dello stadio pre-edipico: di natura sadico-anale, si caratterizza per la tendenza dell'Io ad attaccarsi agli oggetti di amore, dominandoli e controllandoli; 5) Fase fallico-edipica: possessività nei confronti del genitore di sesso opposto e sentimento di gelosia nei confronti del genitore dello stesso sesso, in contemporanea con lo sviluppo della curiosità, delle richieste di ammirazione e delle manifestazioni di esibizionismo; 6) Periodo di latenza: attenuazione dei processi istintuali caratterizzata dallo spostamento della libido dalle figure parentali ad oggetti sostitutivi come i coetanei, gli insegnanti, i capi oppure gli ideali; 7) Preadolescenza: si ha un ritorno ad atteggiamenti caratteristici delle fasi precedenti, come l'investimento dell'oggetto parziale e l’ambivalenza; 8) Adolescenza: durante l'adolescenza c'è uno scontro per spezzare il legame con gli oggetti infantili e, in particolar modo, con le figure genitoriali. Linee evolutive complementari. Oltre alla linea evolutiva fondamentale, Anna Freud considera altre linee evolutive, che vengono elaborate in relazione alle diverse manifestazioni e ai comportamenti del bambino. ® Dall'egocentrismo alla socievolezza: 1. Una fase iniziale è basata su una visione del mondo narcisistica ed egocentrica, all'interno della quale la presenza altrui viene negata o percepita come elemento di disturbo nel rapporto esclusivo con la madre; 2. In una seconda fase, gli altri bambini sono considerati come oggetti inanimati, dai quali non ci attende alcuna reazione; 3. In una terza fase, gli altri bambini sono considerati come mezzo per poter soddisfare i propri bisogni; 4. Nell'ultima fase, gli altri bambini sono considerati compagni, degli esseri dotati di una personale volontà, coi quali instaurare delle relazioni basate sulle emozioni, sull'ammirazione e sulla fiducia reciproca; ® Dal corpo al giocattolo, dal gioco al lavoro: mentre, in un primo momento, il gioco è un'attività di valenza erotica, che produce piacere e riguarda tutto il corpo del bambino, successivamente queste sensazioni piacevoli vengono incanalate in un oggetto morbido. Questo assume una funzione transazionale e simbolica, che viene gradualmente persa e riacquistata nel momento del sonno. In una fase più avanzata, il piacere passa dal caratterizzare l'attività del gioco ad essere orientato in direzione del prodotto del gioco stesso. La valutazione della patologia. Secondo la Freud, non esiste una separazione netta tra normalità e patologia nell'adulto e ciò è ancora più evidente nel bambino. Tuttavia, non ci si può basare solo su aspetti manifesti: da un lato, per il fatto che gli stessi sintomi potrebbero indicare patologie ben diverse e, dall'altro, i sintomi dei bambini sono ben diversi da quelli degli adulti. Quando una nuova fase dello sviluppo impone richieste troppo elevate alla personalità del bambino, questo può manifestare inibizioni e sintomi che scompaiono una volta che il bambino si è adattato alla fase attuale. Il profilo metapsicologico. Tutti i dati e le osservazioni che l'analista può ricavare costituiscono quello che Anna Freud definisce profilo metapsicologico del paziente. Questo comprende diversi fattori: bisogna descrivere il bambino (comportamenti, atteggiamenti, postura, umore, ecc.), la storia personale (lo sfondo familiare, lo sviluppo pulsionale, lo sviluppo dell'Io e del Super-io), la valutazione genetica, la tolleranza alla frustrazione, il controllo dell'angoscia e le tendenze progressive. Capitolo 18- MARGARET MAHLER Lo studio longitudinale. Il contributo di Margaret Mahler riguarda un importante studio longitudinale del 1975, spiegato nel volume “La nascita psicologica del bambino”. Il suo pensiero è considerato innovativo in quanto basato su un'osservazione naturalistica e sull'idea che, proprio attraverso questa, si potessero trarre inferenze sulla natura delle prime fasi della vita del bambino. In un ambiente il più naturale possibile, i ricercatori comprendevano osservatori partecipanti, che si relazionavano con le coppie senza interferire con le dinamiche che si attivano tra la madre e il bambino, e osservatori non partecipanti. 1. La nascita psicologica del bambino. Margaret Mahler distingue la nascita biologica, vista come “evento drammatico osservabile", dalla nascita psicologica, lento processo intrapsichico che porta gradualmente il bambino alla separazione-individuazione nei confronti della madre. Si tratta di una conquista evolutiva che riguarda in primo luogo, l'esperienza del bambino del proprio corpo e dell'oggetto d'amore primario (la madre). Per “separazione” si intende il termine della fusione simbiotica con la madre, la conquista di un senso di distinzione da essa. Con “individuazione” ci si riferisce all'assunzione da parte del bambino di alcune caratteristiche individuali. Se questo processo presenta significativi intoppi, può portare da un lato all'autismo primario (che viene rappresentato come un muro che separa il soggetto dall'oggetto) oppure una psicosi simbiotica (caratterizzata da un senso di fusione e dalla mancanza di differenziazione tra sé e il non-sé). 2. Fase autistica normale (dalla nascita al 2° mese). Questa fase della vita del bambino è caratterizzata dall’innata mancanza di risposta agli stimoli esterni: la relazione del bambino con la madre ha come scopo quello di risanare il disagio causato dal trauma della nascita, tanto da avvolgere il bambino in una sorta di “matrice extrauterina costituita dalle cure della madre che lo allatta". 3. Fase simbiotica (dal 2° al 4° mese). Inizio della fase simbiotica. La fase simbiotica è definibile “preoggettuale", dato che il bambino è posto all'interno della fusione simbiotica con la madre, con la quale costituisce un sistema duale chiuso verso l'esterno da un confine comune. Il cosiddetto “guscio autistico" viene rotto dal bambino stesso quando costituisce con la madre un nuovo confine comune contro gli stimoli dolorosi, protettivo ma anche ricettivo. La simbiosi è considerata dalla Mahler una “fusione somatopsichica onnipotente, allucinatoria e delirante", in quanto si basa sull'illusione di un confine comune a due individui che in realtà sono separati. All'interno di questo contesto, il volto della madre costituisce la prima percezione significativa del figlio. Da questo incontro visivo, il bambino sperimenta il sorriso sociale, primo segno dell'avvio di una fase di relazione con gli altri. Fase simbiotica normale. | diversi modi nei quali il bambino è tenuto in braccio vanno a creare il modello di interazione con la madre. In questa fase assistiamo alla formazione nel bambino delle isole di memoria, un insieme di azioni dolorose e di sollievo, legate agli interventi materni e alle azioni autonome del bambino. Queste sensazioni vengono poste all’interno di un continuum dicotomico: buono vs cattivo, piacevole vs doloroso. 4. Processo di separazione-individuazione. Prima sottofase: differenziazione (dal 4° al 10°mese). Dopo la comparsa del sorriso sociale, compare il sorriso specifico, preferenziale nei confronti della madre. La percezione della propria unità corporea, da parte del bambino, si basa sia sulle percezioni interne che su quelle esterne (hanno una fondamentale importanza il tatto della madre e il suo investimento libidico nei confronti del figlio). La capacità di centrare la propria attenzione verso l’interno e verso l'esterno conduce il bambino a fuoriuscire dalla propria sfera simbolica e ad espandersi nella realtà esterna, sviluppando l'emergenza (la capacità di “emergere"). Il primo tentativo di un distacco dalla madre si ha attraverso l'apparizione di un oggetto transizionale, ovvero un oggetto soffice e caldo che ha assorbito un odore familiare e gradevole al bambino. Successivamente, il processo di differenziazione prosegue con il controllo ripetuto della madre da parte del bambino, che la confronta con il resto dell'ambiente circostante, in modo da realizzare una realtà esterna oltre la presenza della madre. Un altro aspetto particolare e la reazione all'estraneo, dove si nota se lo sviluppo simbiotico è avvenuto in maniera corretta e sana (in questo caso il bambino mostra curiosità e stupore) oppure no (il bambino sviluppa una forte angoscia). Seconda sottofase: sperimentazione (dal 10° al 15°mese/ 1 anno e mezzo). a) SPERIMENTAZIONE PRECOCE: deriva dalla possibilità del bambino di muoversi carponi ed allontanarsi dalla madre. In questa sottofase si notano 3 linee di sviluppo integrate: - La differenziazione corporea dalla madre; - l'instaurazione di un legame specifico con lei; - Lo sviluppo e il funzionamento autonomo dell'Io in prossimità della madre. Lo sviluppo locomotorio produce un allargamento del mondo del bambino, consentendogli di buona o empatica, il bambino, durante il processo del rispecchiamento, vede il volto della madre e quindi rischia di non sviluppare adeguatamente le sue capacità emozionali. Dipendenza relativa. La madre sufficientemente buona deve dare al figlio una dose tollerabile di frustrazione, in modo da aiutarlo ad uscire dalla condizione di dipendenza assoluta: in caso contrario a) se la madre tende a proteggere troppo a lungo il bambino da un rapporto diretto con la realtà o b) se la madre presenta troppo presto gli stimoli del mondo esterno, NON aiuta il bambino ad elaborare in maniera corretta di stimoli e quindi ad attuare una adeguata transizione verso l'indipendenza. La madre ha quindi il compito di realizzare un processo di de-accomodamento, venendo gradualmente meno in soccorso del bambino; dal settimo mese sino ai due anni circa, il bambino inizia il passaggio allo stato di dipendenza relativa, dove si rende conto della esistenza della madre e distingue il me dal non-me; infine, dal terzo anno di età in poi, il bambino si avvia verso l'indipendenza, sviluppando, attraverso l'esperienza, le abilità che gli consentono di fare meno delle cure materne. L'organizzazione della mente. L'organizzazione della mente viene raggiunta in seguito alla formazione del Sé e dell'Io, inclusi all'interno del Sé centrale primario, costituito in una dimensione sia somatica che psichica e che non comunica con l'ambiente esterno ma che è presente nel bambino sin dalla nascita. Lo sviluppo dell'Io e l'integrazione. Il bambino, dalla nascita è per la maggior parte del periodo della dipendenza assoluta, sì trova in una condizione di non-integrazione, in quanto non si percepisce come un individuo separato, unico ed integro ma come parte della realtà circostante. Alla non-integrazione si contrappone la disintegrazione, che consiste in una difesa attivata da bambino quando manca il necessario sostegno materno. Il raggiungimento della non-integrazione avviene in maniera graduale attraverso 3 processi: e L'holding si ha quando la madre sostiene il bambino in due modi: da un lato, a livello materiale, tenendolo in braccio e dall'altro a livello psichico, che consiste nel sostenere il bambino a livello di pensiero, di farlo sentire pensato dalla madre e nel dargli un'esistenza mentale. e L'handling riguarda la manipolazione corporea del bambino effettuata dalla madre: le mani che toccano il suo corpo consentono al bambino di percepirsi come un'unità e di acquisire uno schema corporeo. Oltre all'acquisizione dello schema corporeo, il bambino sperimenta l'acquisizione della collisione psicosomatica, cioè del legame tra mente e corpo. Il risultato dell'handling è la personalizzazione. e L'object presenting consiste nella presentazione del mondo al bambino: all'inizio, la madre non è percepita come un corpo separato ma come un oggetto soggettivo. Spazio potenziale e oggetto tran: nale. La relazione con l'oggetto, secondo Winnicott, passa attraverso 3 fasi: > Oggetto soggettivo: come detto poche righe sopra, il bambino all'inizio non ha la consapevolezza di essere un individuo separato dalla madre. Questa ha il compito di presentargli l'oggetto rendendosi però invisibile, in modo che il bambino se convinca di essere il creatore della realtà. > Oggetto transizionale: il passaggio dalla dipendenza assoluta a quella relativa può essere doloroso per il bambino, dato che viene fuori il non-me. Viene creato lo spazio potenziale, che funge da cuscinetto che si frappongono tra la fantasia e la realtà. L'oggetto transizionale può essere un pezzo di stoffa, un pupazzo, qualsiasi cosa ricordi la madre. Il gioco. Durante il gioco, il bambino si trova in uno stato di assorta partecipazione, incentrata più sulla disposizione mentale del bambino che sul contenuto del gioco in sé. Il gioco presuppone la fiducia nell'ambiente da parte del bambino e ciò determina la sua capacità di stare da solo in presenza di altri (della madre), realizzando un segno di maturazione nello sviluppo affettivo. Questo particolare tipo di solitudine è possibile solo se l'oggetto buono si è installato adeguatamente e in maniera stabile nella realtà psichica del bambino. Esiste, secondo Winnicott, una linea che collega l'oggetto transizionale, il gioco asporto, il gioco condiviso e la dimensione culturale. Mentre la psicoanalisi ha considerato il gioco in una prospettiva istintuale, Winnicott vede il gioco non in un senso pulsionale ma in uno stato di eccitazione che si frappone tra la dimensione soggettiva e quella oggettiva. La permanenza dell'oggetto e l'aggressività. Dopo la fase dell'oggetto transizionale, c'è la fase dell'oggetto oggettivo, percepito come tale per il fatto che si distanzia sia dalla volontà che dai desideri del bambino, creando il non-me. Nella relazione con l'oggetto, questo non è percepito come uno qualcosa di esterno come un qualcosa che può controllare. L'uso dell'oggetto prevede l'aggressività, presente in modo distruttivo e rivolto contro l'oggetto materno, che non viene distrutto da tali attacchi. Ecco che così il bambino sviluppa la permanenza dell'oggetto, la cui esistenza non dipende quindi dai propri desideri. La madre si scinde in due punti di vista: la madre-oggetto, verso la quale confluiscono gli attacchi, e la madre-ambiente, che invece accudisce il bambino. La compresenza di entrambe le manifestazioni è fondamentale per lo sviluppo del senso morale del bambino: quando attacca la madre-oggetto, prova angoscia poiché rischia di attaccare la madre-ambiente, che da' fiducia al bambino, aiutandolo a contenere l'angoscia, ora trasformata in senso di colpa. Una volta sviluppato e saldato il legame con la madre, il senso di colpa si tramuta in preoccupazione. Il padre, lo spazio e il confine. Winnicott rivaluta la figura paterna, che non è più considerato un semplice duplicato della madre ma acquista una propria individualità, affiancando la madre, i durante il periodo della preoccupazione materna primaria, consentendole di dedicarsi totalmente al proprio bambino. Il padre ha un ruolo protettivo non sono nei confronti del figlio ma anche della madre in quanto, mentre essa costituisce l'oggetto soggettivo, il padre costituisce invece il primo essere umano diverso dalla madre e, attraverso il rapporto che il padre ha con la madre, il bambino scopre che esistono rapporti dove l'amore e il rispetto possono esistere anche senza l'idealizzazione. La figura paterna si costruisce attraverso un confine e uno spazio, entrambi concetti reciproci (lo spazio esiste perché esiste un confine e il confine è pensabile solo se all'interno di uno spazio). Ecco perché la distorsione del confine produce una distorsione dello spazio: se il padre non assolve adeguatamente la sua funzione di creare un ambiente stabile e di un confine sicuro, il figlio si aggirerà in uno spazio privo di un limite definito, sperimentando possibilmente comportamenti antisociali o cercando figure di riferimento fuori dalla famiglia. Il trauma e la psicopatologia. Il trauma è considerato come una stimolazione eccessiva oppure imprevista che determina una forte reazione emotiva nel bambino. La madre empatica fornisce al figlio una cornice di prevedibilità che ha come scopo quello di contenere le angosce, collegare sensazioni positive e di fiducia con gli eventi dell'ambiente circostante, oltre a soddisfare i bisogni del figlio. Se ciò non accade (oppure se l'ambiente stimola il bambino in modo eccessivo), si viene a creare un trauma, che consiste in un pericolo di annientamento derivante dalle angosce generate dal contatto con l’ambiente. È Importante sottolineare che la gravità del trauma dipende se si tratta di un singolo evento (e da una successiva ripresa positiva)oppure se si tratta di una serie continua e persistente di traumi che, accumulandosi, rischiano di far soffrire il bambino di psicopatologie. Per valutare le psicopatologie, vengono prese in considerazione il periodo della dipendenza assoluta e quello della dipendenza relativa, cercando di cogliere in particolar modo le carenze nelle relazioni con la madre; la loro gravità dipende dal momento della vita in cui il trauma e la carenza si sono verificati. Winnicott si concentra su 3 organizzazioni psicopatologiche: le psicosi, i disturbi dell’organizzazione del Sé e le tendenze antisociali. ® La psicosi: le psicosi vengono fatte derivare da un'esperienza traumatica e da un mancato adattamento dell'ambiente ai bisogni del bambino durante la fase della dipendenza assoluta. e | disturbi nell’organizzazione del Sé: ruota intorno al cosiddetto “falso Sé": la causa viene fatta risalire all’incapacità materna di percepire in maniera empatica i bisogni del bambino e ciò fa sì che il bambino si crei un'immagine di sé da proporre alla madre che rifletta il modo nel quale lei avrebbe voluto che il figlio fosse. e Le tendenze antisociali: qui è importante fare una distinzione tra privazione, intesa come uno stato di inadeguatezza dell'ambiente durante i primissimi stadi dello sviluppo del bambino, e la deprivazione, che invece si riscontra nella trasformazione di un ambiente buono (quindi già presente e sperimentato) in un ambiente cattivo. I comportamenti antisociali si distinguono in due categorie: da un lato ci sono quelli che vengono attuati in seguito al tentativo inconscio di giustificare oppure alleviare dei sensi di colpa considerati intollerabili; dall’altro, invece, si trovano quelle persone che hanno perduto la capacità di provare senso di colpa, che non riescono a far manifestare. La psicoanalisi e il lavoro psicoanalitico. Winnicott individua ben 2 modalità di approccio terapeutico: oLa prima è la psicoanalisi intesa in senso classico, che risulta però efficace solo in quegli individui dotati di un Sé strutturato e quindi in grado di reggere un'esperienza complessa, lunga ed impegnativa dal punto di vista psichico ed emotivo. oLa seconda è la tecnica dello scarabocchio, particolarmente utile con i bambini: si da' al paziente un foglio di carta e lo si invita a tracciare un segno e, in seguito, il terapeuta ne traccerà un altro. In questo modo, secondo Winnicott, si mettono in comunicazione i due inconsci. Capitolo 25- RONALD FAIRBAIRN L'elaborazione del modello relazionale. Fairbairn segue una direzione decisamente relazionale, criticando diversi principi freudiani e rivolgendosi ad alcuni concetti kleiniani. Tra i principi fondamentali di Freud criticati, ci sono: intollerabili ma verso oggetti interiorizzati che l'Io percepisce come insopportabilmente cattivi. Il fatto che un individuo diventi nevrotico, psicotico, “normale” oppure assuma comportamenti antisociali dipende da 3 variabili: il grado di malvagità degli oggetti interni, intensità dell’identificazione dell'Io con questi oggetti e il tipo di difese che l’lo attiva nei confronti di tali oggetti. Se la rimozione degli oggetti interni cattivi non è efficace, il soggetto può ricorrere ad una delle 4 tecniche descritte sopra (fobica, paranoide, ossessiva e isterica). Oltre a queste, esiste una quinta difesa: la difesa morale, che si manifesta se gli oggetti interiorizzati sono percepiti come assolutamente cattivi. La difesa morale ha come scopo quello di ridurre la malvagità dell'oggetto, ponendole dei limiti e facendo sì che l'oggetto sia quindi composto da una bontà e da una malvagità limitate. Attraverso il confronto con queste due ultime caratteristiche dell'oggetto, il bambino può essere più o meno buono a seconda dell'attrazione verso uno dei due poli. Il complesso di Edipo. Secondo Fairbairn, l'Edipo non è un aspetto primario dello sviluppo psichico, che invece è il rapporto di dipendenza del bambino dalla madre. L'Edipo si sviluppa attraverso il rapporto con i genitori, in modo distinto (quindi coinvolgendo anche la figura paterna): l'ambivalenza verso l'oggetto crea un genitore buono e genitore cattivo. Capitolo 28- HEINZ KOHUT Kohut è il principale esponente della Psicologia del Sé, formatasi in piena opposizione alle direttive della psicologia classica: da un lato, si sottolineano le importanti modificazioni che dovevano essere attuate nei confronti della diffusione e della tipologia delle psicopatologie, dall'altro lato, invece, si richiede l'attenzione sulla necessità di concedere una maggior libertà di ricerca agli psicoanalisti. L'evoluzione del pensiero di Kohut. Il pensiero di Kohut ha attraversato diverse fasi: e Il primo periodo (sino al 1971) viene definito “del modello misto”, per il fatto di inglobare alcuni principi del modello freudiano, abbandonando, tuttavia, gran parte degli aspetti della teoria pulsionale e rigettando la centralità dell'appagamento libidico. e Il secondo periodo (circa 1977) è nominato “modello relazionale complementare”, che inizia a distaccarsi dalla modello freudiano, attraverso l'utilizzo di una propria terminologia e orientandosi verso una centralità della sfera relazionale. ® Infine, negli anni 1982-84, Kohut elabora in maniera definitiva il suo modello, stavolta chiamato “modello relazionale alternativo”, dove scompaiono del tutto i riferimenti alla psicologia freudiana ed introducendo due concetti connessi tra loro: il narcisismo maturo (risultato di un sano sviluppo psichico e relazionale) e l'amore oggettuale maturo, inteso come il risultato dell'evoluzione personale e relazionale che passa in modo non traumatico attraverso l’Edipo e che porta all’autorealizzazione. Le critiche alla psicologia di Freud. Tra i vari assunti freudiani criticati da Kohut per via della loro poco attuabilità es adattabilità nella vita quotidiana, troviamo: e Le pulsioni vengono considerate sotto una luce troppo astratta e perdono cos'è la loro ruolo centrale, dato alla capacità relazionale. ® La concezione della sessualità femminile viene giudicata inadeguata, soprattutto l'invidia del pene. ® Viene rifiutata la validità secondo la quale la salute mentale coinciderebbe con il raggiungimento della genitalità eterosessuale post edipica. e Il complesso di Edipo NON è considerato universale e tanto meno una tappa fissa e obbligata dello sviluppo individuale, ma il fatto che i sentimenti amorosi propendono verso uno dei genitori (o di entrambi) è un segno di normale narcisismo. Se l'approccio genitoriale è positivo si parla di situazione edipica, ma se ciò non accade, allora si può parlare di complesso edipico, costituito dalle reazioni rifiutanti da parte dei genitori che creano nel bambino sensazioni di vergogna e colpa. ® La capacità relazionale rientra anche nella psicopatologia: è intesa come un deficit nella formazione del Sé, dove il bambino è “non sufficientemente rispecchiato” dalla madre e ciò crea ilterreno per atteggiamenti ostili, distruttivi e, di conseguenza, per i principi della psicopatologia. ® La psicoanalisi di Freud è adeguata solamente per i casi di nevrosi “pura", che, a causa dei cambiamenti sociali e culturali verificatisi neltempo, sono decisamente rare. sé. Kohut pone il Sé al centro del suo sistema di pensiero e lo descrive con il nucleo della personalità dell'individuo, che sì forma attraverso le relazioni con le altre persone (soprattutto con quelle significative dell'infanzia). In modo più specifico, il Sé viene definito: “il polo indipendente di percezione di esperienze dell'individuo”, che sta a significare che il Sé non è altro che il nucleo della propria soggettività. Questo si spiega in quanto, da un lato, il Sé risente delle continue modificazioni e delle influenze apportate dalle relazioni con gli altri individui, mentre, dall'altro, conserva una propria specificità, che deve essere malleabile per potersi evolvere ad ogni interazione nuova, in modo costruttivo e funzionale alla strutturazione della propria personalità. Il Sé virtuale e il Sé bipolare. Il per corso di formazione del Sé, secondo Kohut, attraversa diverse fasi. 1) Ancora prima di nascere, esiste il Sé virtuale, che rappresenta le aspettative dei genitori relative al proprio figlio, formate da immagini legate ai loro desideri consci ed inconsci. 2) Dopo la nascita, questi desideri si concretizzano nel Sé rudimentale del bambino che consiste nella percezione che i genitori hanno del loro figlio, immerso nel “caos prepsicologico". 3) Quando il caos prepsicologico viene superato, il bambino presenta una prima forma di organizzazione mentale, il Sé nucleare, una struttura primitiva che può essere considerata il precursore del Sé adulto. | genitori hanno la funzione di oggetto-Sé, un oggetto che risponde in maniera empatica alle richieste e ai bisogni del bambino. Nelle primissime fasi, il bambino si relaziona con oggetti-Sé arcaici, avvertiti come parti di se stesso. Si tratta di un rapporto simbiotico, dove le componenti mentali e somatiche del bambino non sono ancora distinguibili tra loro. Mentre si evolve, il Sé nucleare assume una struttura bipolare (ecco perché si parla anche di Sé bipolare): da un lato c'è il polo delle ambizioni (i desideri personali orientati al potere e al successo) e dall'altro il po/o degli ideali (le mete idealizzate), divisi dall'area intermedia dei talenti e delle abilità. Dal Sé grandioso onnipotente al Sé integrato coesivo. Le prime interazioni del neonato con la madre non evidenziano angoscia ma piuttosto una richiesta di attenzione, di incoraggiamento e di approvazione: si parla di Sé grandioso onnipotente in quanto la madre risponde in maniera empatica ad ogni bisogno del bambino, che crea una immagine di sé positiva, di grandiosità e addirittura di onnipotenza. La madre incarna una funzione speculare (o oggetto-Sé rispecchiante) del bambino, che la considera come una parte di sé e che gli da' una forte autostima, che rischia seriamente di essere intaccata dalla frustrazione, non opportunamente dosate e non manifestatesi gradualmente. Il bambino approda al riconoscimento dei limiti realistici del proprio Sé, realizzando il Sé integrato coesivo. Tuttavia, dato che il genitore rispecchia la grandiosità del figlio, viene visto come grande ed onnipotente, creando l'oggetto-Sé idealizzato. Rispecchiamento Oggetto-Sé Fusione Polo delle Autostima speculare speculare ambizioni Idealizzazione Oggetto-Sé Fusione Polo degli ideali Aspirazione idealizzato idealizzante L'area intermedia della struttura bipolare del Sé consente di realizzare le addizioni e le mette stabilite nei due poli del Sé nucleare. L'area intermedia si sviluppa in relazione agli oggetti-Sé gemellari, che si riferiscono alle figure genitoriali Intesa come oggetto di identificazione da parte del bambino. L'Edipo. In relazione all'Edipo, Kohut pensa che il sistema freudiano si basi su una modello di uomo colpevole, un individuo sottomesso ai propri impulsi e incapace di distaccarsi dalla aggressività né dal piacere istintuale. Kohut invece propone un modello di uomo tragico, così definito per via del coraggio che presenta e per la forza di volontà te lo spinge a fare di tutto per realizzare i suoi progetti. Kohut, invece di Edipo, associa l'uomo ad Ulisse: egli rifiutò di partecipare alla guerra di Troia per prendersi cura della moglie e del figlio, facendosi passare per pazzo. Palamede non pensava che Ulisse fosse pazzo, così, per metterlo alla prova, ha gettato il piccolo Telemaco avanti ad un aratro spinto da Ulisse, che, per non uccidere il figlio, fu costretto a deviare il percorso, smentendo la sua falsa figura; venne costretto ad andare in guerra. La psicopatologia. Le psicopatologie vengono divise in: a. Disturbi strutturali, che comprendono le nevrosi edipiche (in particolare quella isterica e quella fobico-ossessiva). b. Disturbi narcisistici, che comprendono i disturbi primari del Sé (derivanti da difetti nella strutturazione del Sé e che includono: i disturbi narcisistici del comportamento, le tossicodipendenze, i disturbi dell'alimentazione, le perversioni sessuali, lo stato borderline e psicotico. | disturbi secondari del Sé, invece, sono meno gravi di quelli primari si manifestano in relazione a particolari eventi di forte carica emotiva. Introspezione ed empatia. Il fulcro delle potenzialità curative della psicoanalisi è il contesto interpersonale, dove le dinamiche emotiva vengono costruiti insieme dal paziente e dall’analista. introiettate all'interno di sé, queste angosce buone possono costituire da fulcro per elaborare gli elementi buoni ricavati dall'esperienza. Attraverso un famoso paradosso, Bion sostiene che non solo i protopensieri ma anche i pensieri stessi sono intercettabili e fruibili solo attraverso l'apparato per pensare i pensieri. Il pensiero si realizza secondo 3 condizioni: = La tolleranza alla frustrazione: il pensiero nasce in assenza dell'oggetto a patto che questa assenza venga tollerata dall’individuo. = La capacità di attivare una relazione dinamica tra un oggetto che viene proiettato ed un altro oggetto che lo contiene: affinché un contenuto mentale possa essere pensabile deve trovare un contenitore che lo accolga, lo elabori e lo restituisca alla mente privo di componenti destabilizzanti ed angoscianti che possa sottrarlo alla pensabilità. = La capacità di realizzare una relazione dinamica tra la posizione schizo-paranoide (PS) e la posizione depressiva (D). La psicosi. Il funzionamento mentale sano si basa sulla funzione Alfa e sulla barriera di contatto, cioè una membrana semi permeabile costituita dall'insieme di elementi Alfa, che separa il conscio dall’inconscio. Il funzionamento mentale psicotico si caratterizza prevalentemente per l’uso dell'identificazione proiettiva patologica, che deriva dall’invidia eccessiva ed in particolar modo, dall’ intolleranza alla frustrazione: qui i contenuti mentali intollerabili No non vengono proiettati in un contenitore, come invece avviene nell’identificazione proiettiva normale, ma vengono posti in modo caotico al di fuori di sé. Il simbolo ha una grande importanza per lo psicotico, dato che_non rappresenta più l'oggetto ma invece costituisce l'oggetto stesso. Il simbolo per eccellenza è la parola, che non viene usata in maniera appropriata, creando difficoltà nel dare origine ad una comunicazione regolare. La conoscenza e i legami. La conoscenza, proprio come il pensiero, ha origine da esperienze emotive, alcune delle quali si ripresentano in situazioni successive e formano uno script al quale affidarsi in situazioni nuove. Ogni conoscenza si instaura attraverso 3 tipi di legami, che secondo Bion, corrispondono alle emozioni fondamentali: L (love), H (hate) e K (knowledge). Le trasformazioni. Ogni trasformazione parte da uno stato iniziale definito con la lettera O, “origine", che passa aT “trasformazione", che comprende un processo (Ta) e un prodotto finale (TB). Ciò che resta immutato dall'inizio (O) alla fine (TB) prende il nome di invarianza. Le trasformazioni, secondo Bion, possono essere di 3 tipi: e Trasformazioni a moto rigido: le deformazioni tra O e TB siano contenute e che l’invarianza sia elevata. e Trasformazioni proiettive: tra O e TB ci siano forti deformazioni e le invarianti sono minime, così da impedire di risalire a T. e Trasformazioni in allucinosi: per Bion, l’allucinosi è uno stato sia patologico che normale e le trasformazioni, in questo caso, consistono di allucinare qualsiasi cosa il soggetto desideri, compensando il dolore derivante dalla frustrazione. Il prodotto di tale trasformazione è una convinzione delirante, caratterizzata da un senso di certezza che non è compresa nelle normali dinamiche di pensiero. Le trasformazioni in allucinosi derivano dalla paura per il legame K, perché esso può portare ad O e quindi percepire una verità sgradita/dolorosa al soggetto. Le trasformazioni a moto rigido, quelle proiettive e quelle in allucinosi sono considerate da Bion “trasformazioni di O”, nel senso che la O viene trasformata e noi possiamo solo percepire il suo risultato. Il sogno e l’inconscio. Bion considera il sogno come “un tentativo di generare un nuovo significato a partire dalla percezione di un'esperienza emotiva. In questo senso esso è una forma particolare e basilare della funzione simbolica e costituisce un primo gradino di pensiero”. Infatti, sia il sogno che il pensiero derivano dall'attivazione della funzione Alfa, che agisce sulle impressioni sensoriali e sulle esperienze emotive, trasformandole in elementi Alfa. La concezione bioniana del sogno comporta un capovolgimento del rapporto tra sogno e inconscio: mentre, per Freud, è l'inconscio che crea il sogno, per Bion è l’atto di sognare che crea l'inconscio e quindi anche la coscienza. Sia il conscio che l’inconscio sono il prodotto di una differenziazione operata dalla funzione Alfa. La tecnica psicoanalitica. La seduta psicoanalitica è considerata da Bion come un incontro di due persone, tra le quali si attivano esperienze di alta carica emotiva, che sono vissute come nuove e pericolose e che minacciano di far saltare gli equilibri stabili sui quali si basa il normale funzionamento mentale di entrambi. La coppia analitica deve prendere in considerazione ed affrontare il dolore, in quanto è proprio questo che permette una più approfondita conoscenza del Sé. L'analisi ha anche come funzione quella di permettere al paziente di tollerare meglio la frustrazione connessa alle esperienze di vita. Per evitare le resistenze da parte del paziente, l'analista deve essere senza memoria, senza desiderio e senza comprensione, nel senso che deve tenere la propria mente il più possibile aperta a confrontarsi con l'ignoto, senza basarsi sui propri principi né di quanto è emerso durante le precedenti sedute. Riassumendo ciò che è stato detto, l'analista deve essere dotato di quella che viene chiamata capacità negativa.
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