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Pedagogia: Scienza e Filosofia - Rinascita della pedagogia scientifica, Sintesi del corso di Storia dell'Educazione

La transizione dalla filosofia umanistica alla pedagogia positivista, con un focus sul lavoro di Comte, Spencer e Nietzsche. della ridefinizione dei curriculum formativi, il ruolo della scienza nella educazione e la nascita di nuove discipline come sociologia e psicologia. Inoltre, viene esplorata la differenza tra istituti di cultura e istituti professionali e la necessità di rinnovare l'educazione in relazione alle esigenze della società.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 20/03/2018

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Scarica Pedagogia: Scienza e Filosofia - Rinascita della pedagogia scientifica e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Educazione solo su Docsity! Pedagogia tra scienza e filosofia: positivismo e idealismo (cap. 5) Nella seconda metà dell’800 ci sono 3 principali posizioni pedagogiche: →TOLSTOJ (romanziere russo [cap. 6]) e NIETZSCHE →DILTHEY filosofo e psicologo tedesco che scrisse anche opere pedagogiche →POSITIVISMO corrente che va dal 1830 al 1914 I fondatori del positivismo sono: →Comte →Spencer →Durkheim Il positivismo incide su tre piani: →Pedagogico: viene intesa come un sapere con una struttura uguale a quella delle scienze esatte →Ridefinizione dei curricoli formativi: è il piano della scuola; si pone al centro il sapere scientifico e non più quello umanistico →Educativo: fornire a tutti i cittadini l’istruzione è un dovere della società moderna Quando tutto ciò si realizza si avrà il PROGRESSO, laico e razionale, a cui ambisce il positivismo. Il positivismo è un movimento di pensiero che si diffonde dalla metà dell’800 fino al primo decennio del ‘900; sono diversi i fattori che concorrono a farlo emergere: →I progressi delle scienze naturali →L’incremento della rivoluzione industriale che porta a nuove scoperte scientifiche che vengono poi applicate all’industria →L’acuirsi della questione sociale →L’affievolirsi degli ideali etico-religiosi In questo periodo storico aumenta la convinzione di poter risolvere i problemi attraverso la scienza e la tecnica. Le caratteristiche distintive del positivismo sono: →Predominio della scienza e del suo metodo conoscitivo →Si nega ogni realtà non osservabile e non sperimentabile →Si applica il metodo induttivo a tutti i fenomeni →Nascita della sociologia e della psicologia come scienza La filosofia viene considera uno strumento di conoscenza, e attraverso il suo discorso vengono interpretati il mondo e le azioni umane. SPENCER (1820-1903) Il contesto in cui vive è quello dell’800 inglese, caratterizzato dal pieno decollo della rivoluzione industriale. Il padre ha avuto un’influenza notevole sulla sua formazione psicologica e morale e sulla sua concezione di insegnamento; compie i primi studi a Derby, luogo in cui è nato poi si trasferisce dallo zio, dove continua gli studi soprattutto da autodidatta, attraverso l’osservazione diretta della natura, molte letture e i consigli dello zio. Nel 1852 pubblica «l’ipotesi dello sviluppo» in cui spiega la sua concezione evoluzionistica prima che si conosca l’opera di Darwin «l’origine della specie». Secondo Spencer l’evoluzione dell’universo è un processo necessario ed è uno sviluppo in meglio. Considera il problema educativo come un problema di adattamento delle nuove generazioni alle esigenze dell’individuo e della società e l’educazione come una realtà concreta del fanciullo che diventa uomo attraverso l’azione educativa esercitata dagli adulti; l’educazione è un fatto a cui sarà applicato il metodo scientifico per individuare le sue leggi, i suoi principi che costituiranno la scienza dell’educazione, cioè la pedagogia. Nella sua opera «educazione intellettuale, morale e fisica» imposta il problema educativo in modo diverso rispetto all’educazione tradizionale. Prima si pensava che le discipline umanistiche fossero il mezzo più idoneo per la formazione di una personalità ben riuscita, Spencer ribalta questa convinzione dicendo che l’insegnamento delle scienze positive è superiore ad ogni altro tipo di insegnamento, perché queste hanno un elevato potere formativo. Il fine dell’educazione è la preparazione a una vita completa, intesa come capacità di soddisfare le diverse attività della vita umana; i contenuti dell’educazione sono subordinati al suo fine, quindi se l’uomo deve essere preparato a una vita completa bisogna conoscere quali sono le attività e il loro ordine gerarchico. Spencer insiste molto su come procedere nell’educazione e propone di seguire il processo che si ha nell’evoluzione della natura e della specie umana cioè, dal semplice al complesso; per quanto riguarda l’educazione morale, afferma che i genitori non devono essere autoritari, devono evitare le punizioni lasciando che siano i fanciulli a rendersi conto della loro condotta. DILTHEY (1833-1911) Rappresenta la seconda posizione pedagogica del secondo ‘800, è un grande autore dello storicismo tedesco, una prospettiva filosofica e culturale che riporta tutto alla storia, è più vicino all’idealismo e più attento alle forme/strutture storiche. Lo storicismo tedesco è collegato alla rinascita kantiana, infatti, Dilthey per ricollegarsi a Kant scrisse «critica alla ragione storica» in cui sostiene l’autonomia delle scienze dello spirito, ha un approccio anti-positivista. Dilthey, delinea una pedagogia storicistica cioè un’educazione legata al sapere storico e ai modelli culturali; la cultura umana è diversa dalla natura e Dilthey assegna una preminenza alle scienze dello spirito, cioè alla storia e alla filosofia. Centrale è il rapporto tra individuo e cultura, e viene attribuita molta importanza all’intuizione cioè alla capacità di rivivere la cultura e la vita spirituale del passato. Le scienze della natura (matematica, fisica, biologia) si basano su una osservazione esterna, mentre le scienze dello spirito si basano su una osservazione interna, cioè la comprensione dall’interno perché possiamo riprodurle dentro di noi. La massa deve essere soggetta al genio, perciò si può provvedere alla formazione del popolo ottenendo la semplice istruzione elementare. COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA è del 1892. All’interno di quest’opera Zarathustra, si aggira in un bosco e incontra un santo con cui tiene un dialogo; questo santo canta, ride e piange per fare dono a Dio, mentre Zarathustra afferma che Dio è morto. Successivamente viene trattato il tema del SUPERUOMO; l’uomo ormai è superato, è partito dall’essere bestia ed il traguardo è il superuomo. I valori che caratterizzano il superuomo, sono valori anticristiani di coraggio, guerra e battaglia e non di amore verso il prossimo. Ardigò (1828-1920) È stato il filosofo italiano che ha presentato nel modo più coerente le posizioni positivistiche. Frequenta elementari e ginnasio a Cremona, successivamente entra nel seminario della stessa città, diventa sacerdote ma successivamente decide di lasciare la veste perché non condivide più la fede cattolica; a partire dal 1853, dopo l’esame di abilitazione, Ardigò dedicherà tutta la vita all’insegnamento. «discorso su Pietro Pomponazzi» è il suo manifesto ideologico, la maggior parte dei suoi scritti nascono dall’insegnamento e rivelano la sua notevole preparazione culturale e filosofica. Le opere che hanno maggior attinenza con la pedagogia derivano da lezioni da lui tenute all’università, poi raccolte dai suoi studenti. Nel suo pensiero è centrale l’idea di natura come unica realtà e l’unica conoscenza valida è quella scientifica. Nei suoi scritti ci dice che la pedagogia è la scienza dell’educazione e attraverso di essa l’uomo diventa una persona civile, un buon cittadino; inoltre proviene dalla società, dalla famiglia e dagli educatori. Secondo Ardigò l’educazione non ha un fine, semplicemente si insegna agli altri cosa si sa fare; pone la sua attenzione sui suoi effetti; per l’educazione è formazione naturale, cioè formazione di abitudini acquisite attraverso fattori ambientali. Delinea il processo educativo in 4 momenti: →Attività →Esercizio →Abitudine →Educazione L’educazione è l’ultimo anello di una serie di stimoli che producono l’attività, che ripetuta con l’esercizio, conduce all’abitudine. Mentre i contenuti dell’istruzione sono in funzione della formazione scientifica della mente, vengono privilegiate le materie scientifiche ma non sono escluse le discipline umanistiche che sono riservate alla scuola secondaria; non esclude il metodo deduttivo anche se preferisce quello intuitivo perché lo ritiene più adatto a stimolare l’alunno. Gabelli (1830-1891) Il contesto in cui vive e opera è lo stesso di Ardigò, nasce a Belluno, studia Venezia e si iscrive a giurisprudenza a Padova. Per evitare il servizio militare si stabilisce a Milano dove nel 1861 è nominato direttore di una scuola tecnica e successivamente direttore del convitto nazionale a Longone. Da quel momento diviene un pedagogista, riflettendo sui problemi psicologici, educativi e didattici che incontra nel suo lavoro. Gli scritti pedagogici di Gabelli sono spesso occasionali, nascono da situazioni particolari e dall’esigenza di riflettere sugli esiti dell’educazione del popolo dopo l’unità d’Italia. Per lui, la condizione indispensabile per cambiare la direzione dell’educazione è partire dalla realtà dei fatti, quindi si tratta di coniugare le esigenze dell’educazione con le reali situazioni della civiltà in cui si trova l’educando. Il suo positivismo è un metodo di indagine e di esperienza, di ricerca e di sperimentazione. L’educazione ha il fine di preparare alla vita; concetto centrale negli scritti di Gabelli è adeguare l’educazione alla realtà storica, al processo civile e politico del popolo, l’unità d’Italia pone la necessità di un rinnovamento della scuola, in modo tale da rinnovare anche l’educazione e l’istruzione. Il metodo è il punto da cui iniziare per rinnovare la scuola; questo è in funzione dell’alunno, si devono individuare le esigenze del fanciullo e partire da ciò che conosce; si tratta del metodo intuitivo o naturale, attraverso di esso la scuola elementare abilita a leggere la realtà in modo consapevole. È favorevole all’insegnamento della religione nella scuola pubblica. Gabelli crede che l’educazione sia data non solo dalla scuola ma anche da tutta una serie di fattori che costituiscono una determinata cultura e civiltà; per rinnovare o trasformare un popolo non bastano leggi e regolamenti ma è necessario il cambiamento di mentalità, di usanze e di abitudini, questo avviene attraverso l’educazione che le madri danno ai figli. Riforma Gentile La riforma è frutto di collaborazione e dibattiti, si presenta come una riforma organica, rispondente a un criterio unitario ma che non fu mai attuata integralmente. La parte relativa alla scuola elementare è opera di Lombardo Radice; le caratteristiche di questa riforma sono: →Innalzamento dell’obbligo scolastico fino ai 14 anni →La struttura è fortemente gerarchizzata: la scelta dei presidi è competenza del ministero →Viene introdotto l’esame di stato →Vengono istituiti il liceo scientifico e il liceo femminile →Viene modificata la struttura della scuola elementare popolare →Viene riorganizzata la scuola media, i punti essenziali sono: →Istruzione COMPLEMENTARE, sostitutiva della scuola tecnica e priva di sbocchi →CLASSICA, cono lo scopo di preparare all’università e agli istituti superiori; viene distinta in un ginnasio con durata di 5 anni e in un liceo triennale →TECNICA, per preparare all’esercizio delle professioni, è articolata in un istituto tecnico superiore e in uno superiore (durata di tutti e due 5 anni) →MAGISTRALE Un altro punto che caratterizza la riforma è l’introduzione dell’insegnamento della religione nella scuola elementare, perché Gentile considera la religione un momento propedeutico alla filosofia. Le critiche alla riforma non mancano, infatti gli stessi organismi del fascismo la ritengono troppo liberale, per cui c’è tutta una serie di modifiche che finiscono per snaturare lo spirito della riforma. Lombardo Radice (1879-1938) Il contesto in cui vive e opera Lombardo Radice è quello descritto per Gentile. Nasce a Catania, poi si trasferisce a Messina, dove compie gli studi secondari; gli studi universitari invece li svolge alla scuola normale superiore di Pisa. Insegna per tutta la vita in vari ordini di scuola e sul finire del 1922 è chiamato da Gentile a Roma per collaborare alla riforma della scuola, con la carica di direttore generale dell’istruzione elementare, infatti, sua è la parte della riforma dedicata alla scuola elementare. La sua opera ritenuta fondamentale è «lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale» Lombardo Radice ha il merito di credere nei bambini; riesce ad entrare nel mondo del fanciullo , così da vedere e sentire ciò che è importante per ogni bambino, e ritiene necessario che gli adulti adattino le loro abitudini di vita e le loro relazioni sociali in vista della crescita del bambino. Un altro concetto molto importante è l’arte di saper aspettare, abilità necessaria per il maestro. Sostiene che la scuola è una rivoluzione in divenire, che nasce da un’esigenza morale cioè del rispetto dell’uomo in ogni uomo; la scuola nella sua visione, ha il compito di: →Svegliare le menti in un ambiente in cui non esistano differenze sociali →Fare collaborare i giovani →Fare raggiungere la fiducia in se stessi incoraggiando ogni sforzo →Insegnare ai giovani la dignità di ogni uomo, rispettando quindi anche i più umili →Fare apprezzare il lavoro inteso come attività e sacrificio →Abituare il ragazzo ad affrontare il male Tutti questi punti sono il compito della scuola, e ciò può essere raggiunto se l’insegnante conosce l’allievo, il contesto da cui viene e in cui vive. Questo porta a una riflessione sulla propria attività didattica, quella che Lombardo Radice chiama critica didattica, intesa come esperienza della scuola in atto. Lombardo Radice è attento al problema dell’educazione della donna e ad ogni iniziativa per la sua valorizzazione sociale e culturale. Questo problema viene preso in considerazione esplicitamente nel volume «l’ideale educativo e la scuola nazionale»; parte dalla pari dignità della donna e dell’uomo per rivendicare ad entrambi un’educazione umana, considerando poi, la donna nell’ambito familiare e in particolare in quello della maternità. Ci dice che se è vero che la donna è debole e bisognosa di aiuto, si deve aiutare la donna a liberarsi da questa debolezza; quindi questa presunta debolezza non è un motivo valido per fornire un’educazione minore. Affida la cura dei figli a tutti e due i genitori, e per l’enorme importanza che ha è fondamentale un’elevata educazione della donna, pari a quella che riceve l’uomo.
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