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Riassunto del manuale di storia moderna, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto del manuale di storia moderna per il corso di storia all'università di Milano. Il manuale va dalla scoperta dell'America fino al Congresso di Vienna

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 07/01/2023

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Scarica Riassunto del manuale di storia moderna e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA Riassunto libro C. Capra A.A. 2016/2017 JESSICA TORRISI Università degli studi di Milano 1 Parte prima: la lunga durata I. La popolazione e le strutture familiari 1. Fonti e metodi Thomas Robert Malthus (1766-1834), Saggio sul principio di popolazione (1798): preoccupazione per lo squilibrio tra popolazione e risorse alimentari > la popolazione se non controllata cresce in progressione geometrica, mentre le risorse necessarie alla sopravvivenza, soprattutto il cibo, crescono solo in progressione aritmetica. La messa a coltura di nuove terre (naturalmente meno fertili) e le innovazioni tecnologiche non possono influire durevolmente sulla sproporzione che così si crea, giacché per la legge dei rendimenti decrescenti ogni unità aggiuntiva di terra o di lavoro, al di là di una certa soglia, si traduce in incrementi produttivi via via minori. A frenare l’aumento incontrollato della popolazione intervengono i freni “repressivi”: carestia, epidemie, guerre, che ristabiliscono temporaneamente l’equilibrio alterato, in attesa di un nuovo ciclo di incremento demografico > l’unica alternativa a questi periodici salassi è l’adozione di freni “preventivi”, cioè la limitazione cosciente dei matrimoni e quindi della fecondità, che deve naturalmente riguardare la parte più povera della società. Al XVIII secolo o agli inizi del XIX risalgono i primi censimenti modernamente impostati. In precedenza si hanno numerazioni di fuochi, o nuclei familiari, compiute a scopi fiscali, conteggi degli abitanti di città o di distretti, finalizzati all’approvvigionamento e alla distribuzione dei viveri, oppure al censimento degli uomini atti alle armi. Un’altra importantissima miniera di dati è rappresentata per l’Europa preindustriale dalle fonti ecclesiastiche, distinguibili a loro volta in fonti relative allo stato e in fonti relative al movimento della popolazione. Anni 50 del XX secolo: “ricostruzione nominativa delle famiglie”. 2. La popolazione europea nell’età moderna Si delineano, per quanto riguarda il nostro continente e i secoli dell’età moderna, tre grandi fasi: una crescita demografica generale e continua, anche se via via più faticosa, tra la metà del 400 e gli inizi del 600, crescita che supera largamente i livelli di popolamento già raggiunti prima della catastrofica pestilenza del 1348-49; un forte rallentamento nel XVII secolo, che è la risultante di comportamenti demografici diversificati per grandi aree (proseguimento dell’espansione nell’Europa nord-occidentale e orientale, ristagno o addirittura regresso nell’area germanica e nelle penisole italiana e iberica); una rinnovata tendenza espansiva nel 700, che si prolunga e anzi si rafforza nel XIX secolo. 3. La storia della famiglia Epoca in cui la famiglia non rappresentava solo, dal punto di vista economico, un’unità di consumo, ma prima di tutto un’unità di produzione, sia nel caso delle aziende contadine, richiedenti il concorso di tutti i suoi membri, sia nel caso di molte lavorazioni artigianali o protoindustriali. La conservazione della ricchezza, incentrata per lo più sulla proprietà fondiaria, è una preoccupazione dominante per le famiglie aristocratiche europee, che tra il XVI e il XVIII secolo adottano largamente strumenti giuridici adatti allo scopo, come i fedecommessi e le primogeniture + limitazione del matrimonio a un solo maschio per ogni generazione. 4 l’accresciuta disponibilità di preziosi, trainata dall’oro brasiliano, apriranno una nuova fase di ascesa dei prezzi, nonostante la stabilizzazione delle principali monete. L’aumento della produzione industriale e la crescente richiesta di generi di prima necessità come il grano, il legno e il sale portarono tra il tardo 400 e gli inizi del 600 a una grande espansione dei traffici; preferito il trasporto per via d’acqua, più rapido e più economico > la navigazione ha compiuto in questo periodo progressi più rapidi che non il trasporto per via di terra (caravella, fluyt olandese). Il Mediterraneo mantenne più a lungo di quanto un tempo si credesse la sua vitalità come crocevia degli scambi tra oriente e occidente e tra Europa e Africa. Il commercio con il Baltico e la pesca delle aringhe in alto mare furono i due fondamenti su cui si costruì la straordinaria prosperità dell’Olanda nel XVII secolo, allorché Amsterdam ereditò la funzione che era stata di Anversa nei primi due terzi del 500, cioè quella di emporio internazionale e perno degli scambi tra le diverse aree d’Europa, di capitale della finanza e del credito, e anche di centro industriale di primaria importanza. Anche nei lucrosi traffici dell’Atlantico gli olandesi si ritagliarono una quota di rilievo, ma qui dovettero presto affrontare la concorrenza inglese e francese. Acquistarono sempre maggiore importanza i rapporti commerciali con il Nuovo Mondo > i paesi iberici cercarono di riservare a se stessi i benefici di questi traffici, ma nel XVII e XVIII secolo, mentre si sviluppava nel nord del nuovo continente la colonizzazione inglese e francese, si fece sempre più aggressiva la presenza dei mercanti e dei pirati di varia provenienza lungo le coste dell’America centro-meridionale. L’interscambio tra Europa e Asia era dominato nel XVI secolo dai portoghesi, scopritori della rotta marittima che circumnavigava l’Africa. Nel XVII secolo ai portoghesi subentrarono gli olandesi; ancora più tarda fu la penetrazione commerciale e coloniale francese e soprattutto inglese, che si diresse soprattutto verso il subcontinente indiano. Protagoniste assolute dei traffici con l’oceano indiano furono le compagnie privilegiate costituite a partire dal tardo 500 in Inghilterra, nelle Province Unite e in Francia > due tipi: corporazione di mercanti & società per azioni (le Compagnie delle Indie orientali costituite a Londra nel 1600 e ad Amsterdam nel 1602, e più tardi le compagnie francesi fondate da Colbert). Anche per le Indie occidentali furono create compagnie privilegiate, che però non riuscirono mai a monopolizzare i traffici nella stessa misura delle consorelle asiatiche. Adam Smith, mercantilismo: convinzione che la ricchezza è per sua natura una quantità statica, e che per averne di più è necessario sottrarne agli altri competitori + identificazione della ricchezza stessa con il possesso di metalli preziosi > applicazione di questi principi nell’Inghilterra di Cromwell e nella Francia di Colbert. Superamento delle concezioni mercantilistiche nella seconda metà del 700, allorché si affermarono i nuovi orientamenti fisiocratici e liberisti. III. Ceti e gruppi sociali 1. Ordini, ceti, classi. La stratificazione sociale nell’Europa d’antico regime Fino alla diffusione delle idee illuministiche, la visione della società dominante in Europa era una visione corporativa e gerarchica > l’individuo non contava per sé, a meno che non fosse un re o un papa, contava in quanto membro di una famiglia, di un corpo, di una comunità. Corpi di mestiere, collegi professionali, confraternite, ordini ecclesiastici… > a questi corpi e comunità si riferivano le “libertà”, cioè le franchigie, le immunità, i privilegi che componevano un universo giuridico quanto mai frastagliato e multiforme. Lunga durata di pratiche sociali e schemi mentali risalenti al Medioevo o alla prima età moderna, es. divisione della società in tre grandi ordini: oratores, coloro che pregavano, cioè il clero; 5 bellatores, coloro che combattevano, cioè la nobiltà; laboratores, coloro che lavoravano per tutti (ancora alla vigilia della Rivoluzione francese). Più che il concetto moderno di classe, che si applica a quanti esercitano la stessa funzione economica e godono di un certo livello di reddito, è il termine di “ceto” il più idoneo a distinguere questi gruppi; a determinare il rango sociale di un individuo concorrevano infatti la nascita, il ruolo ricoperto nella vita pubblica (e non nel processo economico) e il prestigio e i privilegi con questo connessi. Le disuguaglianze erano giustificate con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le creature, una gerarchia voluta dalla Provvidenza divina e implicita nella visione tolemaica dell’universo. Ma il motivo egualitario affiorò spesso nelle rivolte popolari del basso Medioevo e della prima età moderna; d’altra parte, l’ordine sociale tradizionale appariva profondamente incrinato dai fenomeni di mobilità sociale caratteristici in particolare del XVI secolo. 2. Nobili e “civili” Nobiltà e clero erano i due ceti meglio riconoscibili e più chiaramente definiti anche dal punto di vista giuridico; ciascuno dei due, tuttavia, comprendeva al suo interno una vasta gamma di sottogruppi differenziati per ricchezza, prestigio e potere. Dovunque, nobiltà significa in primo luogo ricchezza, o almeno agiatezza: una ricchezza basata fondamentalmente sulla proprietà della terra e alla quale si associano in misura variabile anche funzioni di giustizia e polizia e un potere esercitato sugli uomini all’interno della signoria. Nell’età moderna si crea una netta differenziazione tra l’Europa centro-occidentale, dove il grande proprietario terriero vive fondamentalmente di rendita, pagata dai coltivatori delle sue terre in denaro o in natura, e l’Europa orientale, dove invece egli sfrutta il lavoro gratuito dei contadini per produrre derrate che poi vende sul mercato nazionale o internazionale. La figura del nobile povero è più frequente là dove la nobiltà è più numerosa: Polonia, Ungheria, Spagna (hidalgo). Alla collocazione prevalentemente rurale dei ceti nobiliari delle aree dove più forte era l’impronta feudale si contrapponeva la spiccata fisionomia cittadina dei patriziati propri dell’Italia centro- settentrionale, dei Paesi Bassi, delle aree più urbanizzate della Svizzera o della Germania occidentale. Rapporto tra i ceti nobiliari e il potere politico > carattere eccezionale aveva nell’Europa moderna la gestione diretta del potere da parte delle oligarchie aristocratiche: le repubbliche aristocratiche di Venezia, di Genova, di Lucca apparivano ormai tra 600 e 700 quasi dei fossili in un’Europa dominata dalle monarchie. Tra queste bisogna distinguere quelle in cui la sovranità assumeva connotati almeno teoricamente assoluti, come la Francia di Richelieu e di Luigi XIV, dai regimi in cui l’esercizio della sovranità dipendeva dal beneplacito della nobiltà, come la Polonia, o quanto meno da un accordo tra il re e la classe dirigente, come avvenne in Inghilterra dopo la “gloriosa rivoluzione” del 1688-89. Il termine di “borghesia” non è il più idoneo per designare i ceti intermedi tra nobiltà e plebe nell’Europa preindustriale, poiché esso sembra postulare una coscienza di classe e un’uniformità di condizioni economiche e sociali che erano lontane dal riflettere la frastagliata realtà di quei secoli. Dominante connotazione urbana. Talvolta questo ceto godeva di un riconoscimento giuridico, ma dovunque esso era ben distinto nella considerazione generale dagli strati inferiori, dai quali lo separavano due tratti fondamentali: il rifiuto del lavoro manuale, considerato degradante, e il possesso di risorse (beni immobili e mobili, ma anche livello culturale, parentele, conoscenze altolocate, reti associative) che lo garantivano dalla caduta nell’indigenza cui erano invece 6 esposti, in un mondo privo di ammortizzatori sociali, coloro che vivevano alla giornata, dei frutti delle proprie fatiche. 3. Poveri e marginali Distinzione proposta da Jean-Pierre Gutton: Poveri “strutturali”, coloro che anche in tempi normali vivono in tutto o in parte di elemosine. Poveri “congiunturali”, coloro che ricavavano appena di che vivere dal loro lavoro, e che erano quindi alla mercé del sopraggiungere di un’infermità, della vecchiaia, della disoccupazione o di una carestia. Nell’età moderna il povero appare sempre più come una minaccia all’ordine costituito e alla salute pubblica, come un delinquente potenziale da scacciare o da reprimere > vengono presi provvedimenti di crescente severità che comprendono l’espulsione dei poveri forestieri, il divieto dell’accattonaggio, sostituito da forme di assistenza su base cittadina o parrocchiale finanziate con speciali tasse, e l’obbligo del lavoro per i poveri validi. A ingrossare le schiere degli indigenti e degli accattoni erano in realtà i processi di proletarizzazione che tra il XVI e il XVIII secolo furono quasi costantemente all’opera così nelle campagne come nelle città. Lo sviluppo tra 700 e 800 del sistema di fabbrica, dapprima in Inghilterra poi anche sul continente europeo, da un lato trasformò queste masse nella nuova classe operaia, dall’altro alimentò la formazione di un nuovo Lumpenproletariat (“proletariato straccione”) a causa dell’incremento demografico accelerato e dei fenomeni di disoccupazione e di crisi che esso produsse. IV. Le forme di organizzazione del potere 1. Stato e Stato moderno: problemi di definizione Europa tra XIII e XIX secolo: progressiva affermazione di un potere che si proclama superiore a tutti gli altri, il potere dello Stato. Tale potere si incarna in un primo tempo in un individuo, il monarca, o in qualche caso (nelle repubbliche aristocratiche) in un ceto ristretto, ma si viene poi configurando come un’entità a sé stante, in un processo di spersonalizzazione che conosce una decisiva accelerazione con la Rivoluzione francese. Fin dal XV e XVI secolo esso si emancipa da ogni autorità esterna, sia quella dell’imperatore o del papa, e al tempo stesso si impone all’interno come suprema istanza nei confronti degli individui e dei corpi che rientrano nella sua sfera d’influenza. Questa indipendenza esterna e questa facoltà di esigere obbedienza dai sudditi sono le componenti essenziali del concetto di sovranità, chiaramente definito da Jean Bodin nei Sei libri dello Stato (1576) come suprema facoltà legislativa. Giuristi tedeschi post-hegeliani, definizione dello Stato moderno che comprende le seguenti caratteristiche o esigenze:  Un territorio come esclusivo ambito di dominio  Un popolo come stabile unione di persone legate da un solo sentimento di appartenenza  Un potere sovrano che: o All’esterno significa indipendenza giuridica da altre istanze 9 carnevale, le danze, gli antichi culti agrari e altri aspetti di un patrimonio folklorico, che si fece ogni sforzo per estirpare o assimilare a una visione del mondo cristiana. Benché fosse iniziata ormai da tempo, la caccia alle streghe raggiunse il parossismo tra il 1580 e il 1660, in coincidenza con il prevalere in Europa di un clima di paura, sospetto e intolleranza che si espresse anche nella persecuzione degli ebrei e nell’ossessione degli untori; essa imperversò specialmente in quelle zone in cui più intensi erano stati i contrasti religiosi, come le zone di confine tra Francia, Svizzera e Germania, la Polonia, la Scozia. Molto meno severa fu la repressione nei paesi mediterranei, Italia e Spagna, dove totale era il predominio della religione cattolica dopo la metà del 500. Solo gradualmente, a partire dalla seconda metà del XVII secolo, i ceti colti smisero di credere alla stregoneria e alla magia, che rimasero però più a lungo radicate nell’universo mentale degli strati popolari in gran parte dell’Europa. 2. Cultura orale e cultura scritta Opera di “disciplinamento sociale” svolta in forme diverse sia dalle Chiese riformate sia dalla Chiesa cattolica post-tridentina > più completa cristianizzazione delle masse popolari, ma anche una rarefazione dei comportamenti violenti e amorali e perfino una crescita dell’alfabetizzazione, sensibile soprattutto nei paesi protestanti dove l’accento cadeva sulla lettura individuale della Bibbia. Solo a partire dall’età dei Lumi, con la nascita dei primi sistemi di istruzione elementare, lo Stato cominciò a subentrare alla Chiesa, alla famiglia e alla bottega come principale fattore di alfabetizzazione. Per quanto riguarda la cultura scritta, la novità di gran lunga più importante agli inizi dell’età moderna fu l’invenzione della stampa > tecnica messa a punto da Johann Gutenberg verso la metà del XV secolo (prima opera: Bibbia delle 42 linee). La potenzialità eversiva della stampa fu per tempo intuita dalla Chiesa, che fin dagli inizi del 500 introdusse le prime forme di censura preventiva e a partire dal 1559 pubblicò periodicamente indici di opere proibite; e accanto alla censura ecclesiastica venne organizzata dappertutto anche una censura statale; l’una e l’altra, però, si rivelarono impotenti a bloccare la circolazione delle idee eterodosse e libertine, che prese sempre più spesso la via dei libri stampati alla macchia e diffusi clandestinamente. 3. Produzione e trasmissione del sapere Le università, una delle più originali creazioni culturali del Medioevo europeo, continuarono ad espandersi nella prima età moderna, ma la crescita numerica degli studenti sembra essersi arrestata dopo i primi decenni del XVII secolo, in coincidenza con la crisi economica e demografica che colpì gran parte dell’Europa. Nei paesi cattolici le famiglie aristocratiche e benestanti preferivano affidare la formazione dei loro figli ai collegi gestiti dagli ordini religiosi. La scolarizzazione delle classi inferiori dovette attendere le prime iniziative dei despoti illuminati (Prussia, Austria, paesi scandinavi) della seconda metà del 700. L’alta cultura e la ricerca scientifica avevano nel XVIII secolo le loro roccheforti, più che nelle università, nelle accademie, che da cenacoli di poeti e letterati, quali erano state in prevalenza nell’Italia rinascimentale e barocca, si trasformarono in società desiderose di rendersi utili al progresso scientifico ed economico. VI. la fine dell’antico regime 1.la rivoluzione culturale: illuminismo, romanticismo, idealismo 10 Tutto ciò che stava succedendo mette le basi per la formazione della società dei lumi. Questo viene detto antico regime. Venivano messi in discussione gli ordinamenti religiosi e filosofici ma anche quelli giuridici e politici. Le nuove scoperte dapprima evitate vengono consolidate ed entrano a far parte della cultura della persona. L'illuminismo italiano verte su riforme scolastiche giudiziarie ed economiche. Gli studiosi sono scettici sul dire che l'illuminismo aveva un carattere unitario sottolineando invece la diversità delle correnti intellettuali racchiuse in esso. Si afferma il nazionalismo. Le idee dell'illuminismo vennero intrecciatosi i sentimenti di fantasia sopra i sentimenti di ragione, storia ed esperienza contro la scienza. Viene poi inoltre criticata la rivoluzione francese, poiché astratta. Si afferma inoltre il romanticismo come corrente primaria. Lo sviluppo dell'economia e i progressi nel campo di scienza e tecnica rimangono per alcuni paesi il punto di riferimento principale. 2. l’industrializzazione e la “questione sociale” Alla rivoluzione culturale dell'illuminismo si vanno ad aggiungere altre spinte rivoluzionarie dell'antico regime. In Gran Bretagna ci furono molti sviluppi tra cui la scoperta di nuovi giacimenti e l'introduzione di nuove terre agricole, introduzione delle macchine ed esportazione dei materiali. Si sviluppa una nuova classe dominante di imprenditori banchieri e detentori di capitali. I contadini migrano dalle campagne alle città e i salari di coloro che lavorano in fabbrica si abbassano. Nascono nuove orme di resistenza di operai dette luddismo e in seguito il cartismo. Nacquero anche boicottaggio e sciopero. Nascita dei sindacati. 3. l’età delle rivoluzioni e le trasformazioni del quadro politico e giuridico Ci furono anche trasformazioni al quadro politico, infatti, vennero convocati gli stati generali e avvenne la transazione della sovranità dal monarca al popolo e venne approvata la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino basata sui principi di uguaglianza e la soppressione dei diritti feudali e dei pregi del sovrano. Vennero inoltre confiscati i beni della chiesa. Nasce così un nuovo stato moderno. Durante gli anni del consolato e dell'impero sopravvisse la modernizzazione delle istituzioni e degli ordinamenti. Nasce il sentimento nazionale e la diffusione delle idee liberali. La costituzione diventa un'arma di propaganda ideologica antifrancese. Il congresso di Vienna 1814/15 con lo scopo di dare un nuovo assetto dopo Napoleone all'Europa, adottò il principio di legittimità con la conseguente restaurazione dei governi prerivoluzionari. Una ridotta conflittualità internazionale non tenne conto delle aspirazioni alla libertà e all'indipendenza scoppiano così dei moti rivoluzionari. 4. il mondo extraeuropeo: un avvio di globalizzazione Le attività asiatiche cominciano a mettere in difficoltà il commercio europeo. Questa moda alimenta la narrazione di viaggi e quindi della letteratura che influenzava anche le strutture politiche sociali. 11 Si diffuse un apprezzamento sul regime autoritario. L’esotismo gettò una luce nuova anche sulle altre parti del mondo rivalutando il profilo naturalistico e paesaggistico. Un importante impulso di espansione avvenne con la triplice rivoluzione: -culturale -industriale -politico-istituzionale Una tesi discussa riguarda la superiorità precoce e innata dell'affermazione del capitalismo. Ricchezza dovuta allo sfruttamento della manodopera del nuovo continente. Con il superamento dei freni malthusiani lo sviluppo in Europa e in Asia è differente. Nel XIX secolo cresce la colonizzazione e con essa lo sfruttamento economico. Sebbene i rapporti con Europa e atri continenti non si possono solo ridurre allo sfruttamento coloniale. Venne abolita nel 1807 la tratta degli schiavi. Parte seconda: gli avvenimenti e i problemi VII. Monarchie e imperi tra XV e XVI secolo 1. I Regni di Francia, Spagna, Inghilterra e l’Impero germanico Francia > sotto Carlo VIII (1483-1498) e i suoi successori Luigi XII (1498-1515) e Francesco I (1515- 1547) continuò nella monarchia francese la tendenza all’accentramento del potere nelle mani del re e dei collaboratori da lui scelti. Si rafforzò l’amministrazione finanziaria, imperniata sull’esazione della taglia (un’imposta sui redditi da cui erano esenti nobiltà e clero) e sulla suddivisione del paese in circoscrizioni fiscali dette généralités; crebbe l’autorità del Consiglio del re, mentre si riunirono con sempre minore frequenza gli Stati Generali; si affermarono in ambito giudiziario l’azione del Gran Consiglio e quella dei Parlamenti, tribunali d’appello eretti a Parigi e nei principali centri provinciali e formati da giuristi di origine borghese. Nel 1522 venne riconosciuto ufficialmente il meccanismo della vendita delle cariche pubbliche > formazione di una nobiltà di toga (le cariche più elevate nobilitavano i loro titolari) rivale della più antica, ma più rozza, nobiltà di spada. 1516: Francesco I stipulò con papa Leone X un concordato a Bologna > veniva lasciata cadere l’affermazione della superiorità del concilio sul pontefice, ma in cambio il re di Francia si vedeva riconoscere il diritto di nomina a tutti i vescovati e gli arcivescovati, alle abbazie e ai priorati nel proprio territorio. Ma la monarchia francese non esercitava un’autorità assoluta e uniforme su tutto il territorio nazionale > i grandi feudatari mantenevano un considerevole potere locale; le province di recente annessione (Pays d’états) avevano le loro assemblee di “stati”; la legislazione regia regolava solo alcune materie, mentre per il resto vigeva un diritto consuetudinario diverso da luogo a luogo. Spagna > il matrimonio di Isabella di Castiglia con Ferdinando d’Aragona (1469) preparò il regno congiunto dei due sovrani; fu soprattutto la Castiglia, la regione più ricca e più popolosa, a costituire oggetto delle cure di governo dei due monarchi. L’amministrazione delle città venne posta sotto tutela con la nomina di funzionari regi detti corregidores; le cortes (rappresentanze del clero, della nobiltà e delle città) furono convocate di rado e indotte senza troppa fatica ad approvare le richieste finanziarie della corona. La sottomissione della nobiltà fu agevolata dalla politica di concessioni e di favori di Ferdinando. Le tre province componenti il Regno d’Aragona (Aragona, Catalogna, Valenza) mantennero invece inalterati i propri privilegi e le proprie autonomie; poiché Ferdinando risiedeva 14 5. Asburgo contro Valois: la ripresa della guerra in Italia In Germania Carlo V si trovò subito a fare i conti con il problema luterano, ma dopo il 1520 la sua attenzione fu assorbita soprattutto dalle questioni italiane > strappare alla Francia Milano e la Borgogna. Elezione di papa Adriano VI, ex precettore fiammingo di Carlo V + passaggio al campo imperiale di Enrico VIII d’Inghilterra e della Repubblica di Venezia. Francesco I cerca di riconquistare Milano, ma viene sconfitto e fatto prigioniero > 1526: trattato di Madrid > si impegnava a rinunciare per sempre al Milanese e a consegnare all’imperatore la Borgogna: promesse non mantenute. Stipulata a Cognac una lega difensiva tra Francia, nuovo papa Clemente VII (Medici), Firenze e Venezia + i turchi, alleati di Francesco I, avanzavano in Ungheria. Ma 1527: lanzichenecchi al servizio di Carlo V saccheggiano Roma. I fiorentini approfittarono della disgrazia del pontefice per sollevarsi contro la signoria dei Medici e ristabilire un governo repubblicano. Un esercito francese mosse contro Napoli, occupando al passaggio Genova > qui l’armatore Andrea Doria, fino allora alleato dei francesi, improvvisamente passò con le sue galere dalla parte dell’imperatore e impose ai suoi concittadini una riforma costituzionale in senso oligarchico. 1529: Carlo V firmò con il pontefice la pace di Barcellona, poi a Cambrai si riconciliò anche con Francesco I, che rinunciava ai domini italiani ma si teneva la Borgogna. Incontro a Bologna tra Carlo V e Clemente VII > a Milano fu insediato Francesco II Sforza, con il patto che alla sua morte il ducato sarebbe stato riunito ai domini imperiali; Carlo V venne incoronato imperatore in San Petronio; Clemente VII ebbe l’appoggio delle armi imperiali per riportare i Medici a Firenze (1530). 5. L’espansione della potenza ottomana 1526: ripresa dell’avanzata dei turchi nei Balcani > Solimano il Magnifico penetra in Ungheria, il giovane re d’Ungheria e di Boemia, Luigi II Jagellone, viene sconfitto e ucciso. Solimano decise di fare dell’Ungheria uno stato vassallo, sotto la sovranità del principe di Transilvania Giovanni Szapolyai, ma la successione era rivendicata dall’arciduca Ferdinando, cognato del defunto sovrano, che nel 1521 aveva ottenuto dal fratello maggiore, Carlo V, il governo dei domini ereditari asburgici > conflitto… pace con Ferdinando, cui era riconosciuto il possesso di un’ampia striscia di territorio ungherese a nord-ovest (“Ungheria Imperiale”). Minaccia ottomana nel Mediterraneo > 1538: sconfitte a Prevesa le flotte riunite di Spagna e di Venezia. 6. Guerre ed eserciti tra Medioevo ed età moderna Le guerre d’Italia furono un importante terreno di sperimentazione di nuove formazioni militari e di nuovi modi di dare battaglia. VIII. I nuovi orizzonti geografici 1. Le conoscenze geografiche alla fine del Medioevo: l’Africa Nera Alla fine del Medioevo, i rapporti diretti degli europei con gli altri continenti erano sostanzialmente limitati agli scambi economici e culturali tra le varie sponde del Mediterraneo. E si andava oramai consolidando la teoria della sfericità della terra. 15 Africa Nera > la popolazione era in continua crescita anche se mal distribuita sul territorio. La penetrazione araba aveva portato con sé l’espansione dei traffici, tanto all’interno del continente quanto con i paesi dell’Europa e dell’Asia. l'Africa non era un continente sotto sviluppato come si crede. Alcuni villaggi vivevano di caccia e pesca ma altri erano in grado di tessere il cotone, lavorare la ceramica e il legno, quindi di commercializzare i loro prodotti con l'estero 2. Le civiltà precolombiane in America Nel continente americano le civiltà più evolute si svilupparono, nel millennio precedente l’arrivo degli spagnoli, negli altopiani dell’America centrale e lungo la catena delle Ande nell’America meridionale. Praticavano un agricoltura sedentaria e l'allevamento aveva un'importanza secondaria. Varie erano le attività artigianali. Erano caratteristiche di questa civiltà le opere pubbliche destinate sia ad uso comunitario sia per culto. Quando gli spagnoli giunsero in America, era ormai da tempo in declino la grande civiltà dei maya, ma la sua eredità spirituale era stata raccolta da nuove popolazioni guerriere stanziatesi nel territorio del Messico centrale: prima i toltechi, poi gli aztechi, che verso la metà del XIV secolo fondarono la loro capitale, Tenochtitlan, su un’isola del lago di Texcoco. Tra il XV secolo e gli inizi del XVI gli aztechi estesero il proprio potere da un oceano all’altro. 1519: invasione spagnola. Anche l’Impero inca, che si estendeva per una lunghezza di circa 4000 km nell’America meridionale lungo la cordigliera delle Ande e la costa del Pacifico, si era costituito nel secolo precedente l’invasione spagnola a partire dalle sue basi originarie intorno a Cuzco (Perù meridionale). Gli incas adoravano Viracocha, il creatore del mondo, di cui si attendeva il ritorno e con cui verranno identificati gli spagnoli di Pizarro. 3. I viaggi di esplorazione e di scoperta Il primo paese a intraprendere, nel XV secolo, l’esplorazione dei nuovi mondi fu il Portogallo. Agli impulsi del principe Enrico (detto il Navigatore), oltreché all’abilità e all’esperienza dei marinai portoghesi, si dovettero i perfezionamenti che fecero della caravella lo strumento ideale per la navigazione oceanica. L’espansione marittima portoghese ebbe inizio con la presa di Ceuta, a sud dello stretto di Gibilterra, nel 1415, e proseguì nel XV secolo con l’occupazione dell’isola di Madera e delle Azzorre, la scoperta delle isole di Capo Verde e del golfo di Guinea. Schiavi neri e oro > per agevolare questi traffici vennero costruite le prime fortezze portoghesi lungo le coste africane. Re del Portogallo Giovanni II (1481-1495), obiettivo di circumnavigare l’Africa > spedizione di Bartolomeo Diaz, che alla fine del 1487 doppiò l’estremità meridionale del continente nero, da lui battezzata Capo di Buona Speranza. A Giovanni II si era rivolto un navigatore genovese, Cristoforo Colombo (1451-1506) > progetto di raggiungere l’oriente circumnavigando la Terra verso occidente. Poiché la corte portoghese si era mostrata scettica, Colombo si rivolse alla monarchia spagnola > vennero firmate dai “re cattolici” le capitolazioni di Santa Fé (1492): oltre a una parte della somma di denaro necessaria a finanziare l’impresa, la regina Isabella concedeva a Colombo il titolo di “ammiraglio del mare Oceano”, la carica di viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte, una compartecipazione agli utili che ne sarebbero derivati e privilegi di nobiltà trasmissibili agli eredi. Il 3 agosto 1492 tre velieri partirono dal porto atlantico di Palos > arrivarono nell’isola di Watling, nelle Bahamas, battezzata da Colombo San Salvador. Le isole di Cuba e di Haiti, successivamente esplorate, furono scambiate per le isole del Giappone. 16 1493-96: seconda spedizione, molto più consistente > niente ricchezze, solo schiavi. Altre due spedizioni nel 1498-1500 e nel 1502-04. Altre iniziative: due spedizioni del veneziano Giovanni Caboto (1497 e 1498) per conto della corona inglese + ricognizione di quasi tutta la costa atlantica dell’America meridionale compiuta dal fiorentino Amerigo Vespucci, al servizio prima della Spagna, poi del Portogallo > comprese che si trattava di un nuovo continente, che in suo onore sarà chiamato America, su proposta del cartografo tedesco Waldseemuller (1507). Disputa tra Spagna e Portogallo > trattato di Tordesillas (1494): linea divisoria fissata 370 leghe a ovest delle isole di Capo Verde, il che renderà possibile al Portogallo rivendicare la proprietà del Brasile, scoperto da Cabral nel 1500. Portogallo > spedizione alle Indie orientali, il cui comando venne affidato a Vasco da Gama (1497); ritorno in patria dopo due anni. Pedro Alvares Cabral: prese possesso del Brasile in nome del re del Portogallo + raggiunse l’India, ripetendo il viaggio di Vasco da Gama. Nei primi anni del nuovo secolo l’obiettivo principale fu quello di trovare un passaggio che permettesse di andare oltre l’America e di trovare finalmente la rotta marittima per l’Asia > 1513: lo spagnolo Nunez de Balboa attraversò l’istmo di Darien (Panama). Ferdinando Magellano, portoghese al servizio del re di Spagna, parte da Siviglia nel 1519 > circumnavigazione del globo (portata a termine nel 1522 da Sebastiano del Cano). 4. Spezie e cannoni: l’impero marittimo dei portoghesi Gli sforzi del Portogallo furono concentrati nello sfruttamento a fini commerciali della via marittima verso le Indie orientali (carreira da India) > anche nell’Africa orientale e nell’Asia meridionale furono costruite fortezze e feitorias (empori commerciali) in luoghi strategici e furono stipulati accordi con i sovrani locali; lotte contro i concorrenti (es. sovrano mamelucco dell’Egitto). Tranne che nell’Estremo Oriente, il commercio era strettamente controllato dalla corona attraverso la Casa da India di Lisbona, che prelevava il 30% delle importazioni; mentre un’altra parte dei guadagni finiva nelle mani dei finanziatori delle spedizioni > i profitti del lucroso traffico delle spezie solo in parte arricchivano il Portogallo, a cui toccavano peraltro gli oneri della difesa e del mantenimento dell’impero afro-asiatico. Sorta di spartizione del mercato europeo tra Venezia da un lato, i portoghesi e i loro alleati dall’altro. 5. Le imprese dei conquistadores spagnoli 1517: ebbe inizio l’esplorazione della terraferma da parte dei conquistadores. 1519: Hernan Cortés, un hidalgo, procede verso il centro dell’Impero azteco considerato come il dio tanto atteso dagli atzechi viene accolto senza che egli vi pongano resistenza e fa prigioniero il sovrano Montezuma II, ma scoppia una rivolta e gli spagnoli sono costretti a ritirarsi. Cortés ritorna nel 1521, distrugge Tenochtitlan e fonda una nuova città sul modello spagnolo, Mexico (Città del Messico). Nel 1522 un editto emanato da Carlo V a Valladolid nominava Cortés governatore e capitano supremo della Nuova Spagna, di lì a poco eretta in vicereame. Impresa di Francisco Pizarro e Diego Almagro: distruzione dell’Impero inca, nasceva al suo posto il vicereame spagnolo del Perù (1544). Il popolo attaccato non riesce a rassegnarsi all’idea di essere stati abbandonati dagli dei e alla visione del loro re, rappresentante divino, morire. Questa situazione porta a numerosi suicidi e ad un conseguente crollo della popolazione indigena senza contare le numerose malattie portate dai conquistatori che decimarono ulteriormente la popolazione. 19 della giustificazione per fede ne annullava la funzione di intermediaria tra uomo e Dio + era negata la possibilità di scorciatoie mistiche, di ogni illuminazione diretta dei credenti da parte dello Spirito Santo. Sacramenti: battesimo e eucarestia. Importante la soppressione del sacramento dell’Ordine > ne conseguiva il sacerdozio universale dei laici, l’idea cioè che chiunque potesse essere chiamato a celebrare le funzioni religiose. Era una negazione ulteriore del ruolo della Chiesa come corpo separato dalla società, come istituzione divina distinta dalla semplice comunità dei cristiani. 4. La rottura con Roma e le ripercussioni in Germania Vicenda che indusse Lutero a venire allo scoperto: Alberto di Hohenzollern, fratello del margravio di Brandeburgo e già titolare di due vescovati, aspirava a diventare anche arcivescovo di Magonza > papa Leone X accettò di conferirgli la nomina dietro pagamento di 10000 ducati per la dispensa della norma del diritto canonico che vietava il cumulo di cariche > per metterlo in grado di raccogliere l’ingente somma, il pontefice gli concesse l’appalto di una vendita di indulgenze, bandita in tutta la Germania allo scopo di finanziare la costruzione della basilica di San Pietro: metà del ricavato sarebbe rimasta ad Alberto, l’altra metà sarebbe toccata alla Camera apostolica. 31 ottobre 1517: Lutero inviò ad Alberto 95 tesi, che secondo la tradizione affisse anche alla porta della chiesa del castello di Wittenberg > vi era stigmatizzato il traffico delle indulgenze e vi era negata la facoltà del pontefice di rimettere le pene, al di fuori di quelle da lui stesso inflitte. All’insaputa del proponente le tesi furono stampate e riscossero grande successo in tutta la Germania. 1520: Leone X emanò la bolla Exsurge Domine, che lasciava a Lutero 60 giorni per ritrattare prima che contro di lui fosse scagliata la scomunica > Lutero bruciò pubblicamente la bolla insieme ai libri del diritto canonico. 1521: scomunica. Il nuovo imperatore Carlo V, eletto nel 1519, aveva promesso a Federico il Saggio, elettore di Sassonia e protettore di Lutero, che avrebbe consentito a quest’ultimo di giustificarsi alla sua presenza > Dieta imperiale di Worms (17 e 18 aprile 1521), Lutero non ritratta. L’imperatore promulga l’editto di Worms: dichiarava Lutero al bando dell’Impero > sta nel castello della Wartburg, dove traduce in tedesco il Nuovo Testamento. La battaglia di Lutero aveva suscitato in tutta la Germania un’immensa eco > il suo messaggio toccava una corda profonda, faceva appello a un anticlericalismo diffuso in tutti i ceti e a un nascente nazionalismo germanico, e vasti consensi suscitava il richiamo al Vangelo come unica norma di vita, modello supremo di perfezione cristiana. Il messaggio si colorava diversamente a seconda dei ceti e degli ambienti sociali > es. molti principi territoriali colsero l’occasione per mettere le mani sugli estesi beni della Chiesa e per rafforzare la propria posizione nei confronti dell’autorità imperiale. 5. Le correnti radicali della Riforma. La guerra dei contadini Nelle campagne furono soprattutto i motivi evangelici dell’uguaglianza tra gli uomini e della polemica contro i ricchi e i grandi della terra a fare colpo e a rafforzare il movimento di resistenza contro i gravami feudali e di difesa dell’autonomia delle comunità di villaggio. Fin dal 1520 alcuni seguaci di Lutero cominciarono ad aizzare le folle non solo contro il clero e le istituzioni romane, ma anche contro tutte le ingiustizie e tutte le forme di oppressione > riforma religiosa + riforma sociale. Molti di loro erano convinti che Dio continuasse a rivelarsi agli spiriti eletti attraverso l’illuminazione interiore > es. Thomas Muntzer, che a Muhlhausen, in Turingia, nella primavera 20 del 1525, si pose alla testa di una sollevazione popolare che diede vita a un governo cittadino basato sull’uguaglianza universale e sulla comunione dei beni. Già da parecchi mesi infuriava in varie regioni della Germania la guerra dei contadini > le violenze e i saccheggi perpetrati dai rivoltosi e il pericolo di un sovvertimento delle gerarchie sociali indussero i principi, i prelati, la nobiltà e i ceti urbani superiori ad armarsi per stroncare il movimento, indebolito dalla mancanza di unità delle bande contadine > sconfitta subita dagli insorti a Frankenhausen, in Turingia, nel 1525; Muntzer venne catturato e ucciso. Lutero pubblica Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini > la condanna della ribellione aperta era coerente con la visione ancora medievale che Lutero aveva dell’autorità di principi e magistrati, istituita da Dio per mantenere l’ordine e reprimere i malvagi, e con la netta distinzione che egli operava tra la libertà interiore del cristiano e il suo dovere esteriore di obbedienza ai superiori e alle leggi. Anche asprezza delle polemiche che negli ultimi tempi lo avevano opposto a Muntzer e agli altri “esaltati”, e timore che la causa della riforma religiosa potesse essere compromessa dall’identificazione con lo spirito di rivolta e di anarchia. Lutero e il suo braccio destro, Filippo Melantone, furono indotti ad appoggiarsi sempre più all’azione dei principi e ad approvare la costituzione di Chiese evangeliche da questi ordinate e controllate. La corrente più radicale della Riforma sopravvisse grazie all’azione dei gruppi anabattisti (“ribattezzatori”, battesimo agli adulti) > separazione dei veri credenti dal resto dell’umanità, tendenza a formare comunità basate sulla fratellanza e sull’aiuto reciproco, disconoscimento delle autorità terrene e fede nell’illuminazione diretta da parte dello Spirito Santo. 1534: gli anabattisti provenienti dall’Olanda che si erano stanziati a Munster, in Vestfalia, si impadronirono del governo della città e vi imposero con la forza le proprie regole, introducendo oltre alla comunione dei beni anche la poligamia > per 16 mesi resistettero all’assedio del principe vescovo e delle forze sia luterane sia cattoliche accorse in suo aiuto, sotto la guida del sarto di Leida Jan Beuckelsz, proclamatosi re di Munster e del mondo > spaventoso massacro. Non scomparvero del tutto poiché presero il nome di mennoniti sotto la guida di Menno Simmons. 6. La conclusione dei conflitti in Germania Carlo V cerca di risolvere la questione luterana > 1530: dieta ad Augusta > Melantone redasse una professione di fede, la Confessio Augustana, a cui aderì la maggior parte delle città e dei principi riformati, ma l’intransigenza dei teologi cattolici rese impossibile l’accordo > Carlo V intimò ai protestanti di sottomettersi, ma essi stipularono un’alleanza difensiva, la Lega di Smalcalda (dicembre 1530). Ultimo tentativo di conciliazione a Ratisbona nel 1541 > fallimento. Scontro armato: Carlo V riporta una schiacciante vittoria (Muhlberg, 1547), ma il conflitto non termina, anche perché il nuovo re di Francia, Enrico II, allaccia subito contatti con i protestanti tedeschi e con il sultano turco per suscitare difficoltà all’Asburgo. Nel 1551 fu stipulato un accordo segreto in base al quale Enrico II avrebbe garantito il suo appoggio diplomatico e militare ai principi protestanti in cambio dell’acquisto dei vescovati di Metz, Toul e Verdun > Carlo V costretto alla fuga, ma poi no sviluppi di rilievo, anche perché ai principi tedeschi stava a cuore, più che la vittoria della Francia, un’intesa con l’imperatore che salvaguardasse la loro autonomia politica e religiosa. 25 settembre 1555: pace di Augusta > venne riconosciuta l’esistenza in Germania delle due diverse fedi religiose; mentre nelle città imperiali era ammessa la loro convivenza, i principi territoriali potevano imporre il proprio credo ai sudditi, i quali in caso di dissenso erano obbligati a emigrare. Le secolarizzazioni dei beni ecclesiastici erano confermate fino al 1552. 21 Scissione religiosa della Germania e grave indebolimento dell’autorità imperiale, i veri vincitori erano i principi. Nel 1521 Carlo V aveva affidato il governo degli Stati ereditari asburgici al fratello Ferdinando > prima forma di unità politica con la creazione di organi comuni ai vari regni e ducati. La decisione di Carlo V di spartire il suo immenso impero tra Ferdinando e il figlio Filippo II divenne effettiva nel 1555-56 con la sua abdicazione a tutti i titoli.  Ferdinando > imperatore del Sacro Romano Impero con il titolo di Ferdinando I, ed ereditava le corone di Boemia e di Ungheria e i ducati austriaci.  Filippo II > Spagna con tutte le sue colonie, Paesi Bassi, Franca Contea, e in Italia Regno di Napoli, Sicilia, Sardegna e Ducato di Milano. 7. Da Zwingli a Calvino: “il governo dei Santi” Ulrich Zwingli > la sua esperienza fu parallela a quella di Lutero, ma ebbe caratteri in parte diversi, legati alla sua formazione umanistica e al vivace clima politico-intellettuale dei liberi cantoni della Svizzera tedesca, resisi del tutto indipendenti alla fine del XV secolo. Chiamato nel 1518 a ricoprire l’ufficio di cappellano presso la cattedrale di Zurigo, si staccò progressivamente dalla fede tradizionale e riuscì a convincere il Consiglio cittadino ad abolire la messa, a riformare la liturgia e a imporre la Bibbia come unica fonte di autorità in campo religioso; le immagini sacre vennero distrutte come veicoli di idolatria. La Riforma si estese rapidamente, ma non a Lucerna e nei cantoni “originari” (anche perché esigeva la cessazione del servizio militare mercenario) > gli zwingliani cercarono l’appoggio dei luterani tedeschi (incontro di Marburgo, 1529), ma fu impossibile raggiungere un accordo sul problema teologico dell’eucarestia > 1531: protestanti sconfitti da un esercito cattolico, Zwingli muore. La sua eredità fu raccolta dal calvinismo. Giovanni Calvino (1509-1564) > nato a Noyon, nella Francia del Nord, studi umanistici e giuridici; nel 1534, di fronte a un’ondata di persecuzione degli “eretici” scatenata da Francesco I, fuggì all’estero, riparando prima a Strasburgo, poi a Basilea. Institutio christianae religionis (1536): guida alla lettura e alla comprensione della Bibbia. Molti punti essenziali della dottrina luterana sono condivisi da Calvino, a cominciare dall’autorità esclusiva della Sacra Scrittura e dalla giustificazione per fede, ma il Dio di Calvino è più il Dio del Vecchio che del Nuovo Testamento. La predestinazione non elimina la responsabilità del peccatore (“l’uomo incespica se l’ha ordinato Dio, ma incespica a causa del suo vizio”). Il concetto di “vocazione”, già presente in Lutero e applicato a qualunque professione e mestiere, viene ancor più fortemente sottolineato da Calvino, che non crede all’imminente fine del mondo e attribuisce quindi molta importanza alla graduale attuazione dei disegni della Provvidenza. Forte impronta attivistica, che è accresciuta dal bisogno psicologico del fedele di uscire dall’angoscioso dubbio circa il proprio destino ultraterreno; rivalutazione delle opere, come modo per onorare Dio. Max Weber, tesi circa il rapporto tra etica calvinista e spirito del capitalismo. Altra differenza tra luteranesimo e calvinismo: concezione del rapporto tra Chiesa e Stato > rispetto alla “Chiesa invisibile”, composta dall’insieme degli eletti di tutta l’umanità, assume importanza crescente nel pensiero di Calvino la “Chiesa visibile”, la congregazione dei fedeli legati dalla comune pratica del culto e dalla comune appartenenza a uno Stato o a una città. L’autorità civile deve promuovere il bene spirituale dei sudditi in accordo con la Chiesa visibile; è legittima la resistenza contro un sovrano malvagio, purché essa sia guidata dai magistrati e non assuma un carattere anarchico. Soggiorno a Ginevra > con la sua autorità morale forgiò quella che sempre più doveva apparire come una “repubblica di santi”, la Chiesa ginevrina venne riorganizzata, l’organo supremo era il 24 Trasferito nel 1547 a Bologna, a causa del timore della peste, e riconvocato a Trento per la primavera del 1551 dal nuovo papa Giulio III (1550-55), il concilio fu nuovamente interrotto nel 1552 a causa della ripresa delle ostilità tra l’Impero e la Francia, e rimarrà sospeso per ben dieci anni anche in seguito all’avvento sul soglio pontificio di Paolo IV (1555-59) > politicamente avverso all’imperatore e da sempre ostile al concilio, estese i poteri dell’Inquisizione, sottopose a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito riformatore e promulgò il primo Indice dei libri proibiti, in cui venne inserita l’intera opera di Erasmo. Toccò al nuovo papa Pio IV (1559-65) l’incarico di rilanciare il concilio e condurlo a termine (1563). Risultati: riaffermato e rafforzato il carattere monarchico della Chiesa cattolica (superiorità del pontefice sul concilio e sua discrezionalità nell’applicarne le deliberazioni). Sotto il profilo dogmatico, riaffermazione del valore delle opere ai fini della salvezza, collocazione della tradizione della Chiesa accanto alla Sacra Scrittura come fonte della verità, particolare rilievo ai sacramenti dell’eucarestia e dell’ordine, ribadita l’esistenza del Purgatorio, la validità delle indulgenze, il culto dei santi e della Vergine. Formazione e doveri del clero: istituzione dei seminari, divieto del cumulo di benefici, obbligo fatto ai vescovi di risiedere nella propria diocesi… 5. La Chiesa e il papato nella seconda metà del 500 L’applicazione dei decreti tridentini non fu immediata e, soprattutto fuori d’Italia, dovette fare i conti con la volontà dei sovrani cattolici di mantenere il controllo sulle rispettive Chiese; comunque il concilio di Trento segna la ripresa in grande stile della Chiesa cattolica. Papa Pio V Ghislieri (1566-72) > ispiratore dello spietato massacro di circa 2000 valdesi in Calabria, contributo alla vittoria cristiana di Lepanto contro i turchi (1571), ripubblicazione della medievale bolla In Coena Domini (supremazia del papa sui sovrani temporali), scomunica della regina d’Inghilterra Elisabetta I. Gregorio XIII (1572-85) > riformatore del calendario. Sisto V (1585-90) > nuovo impulso all’attività missionaria e alla controffensiva cattolica nell’Europa centro-settentrionale, profonda riorganizzazione della curia romana (il collegio cardinalizio non rappresentava più un contrappeso e un limite all’autorità del pontefice, ma diveniva uno strumento del suo potere). Clemente VIII (1592-1605) lotta contro il brigantaggio nelle province. All’estinzione della discendenza legittima degli Este, Ferrara venne annessa allo Stato della Chiesa. In molte diocesi si registra nella seconda metà del 500 l’avvento di vescovi e arcivescovi animati da grande zelo pastorale e da una forte carica riformatrice, come san Carlo Borromeo (1538-84), nominato arcivescovo di Milano nel 1565. Il suo atteggiamento nei confronti della peste ne fecero crescere la notorietà e gli fecero ottenere la santità. Tuttavia la chiesa di borromeo e quella di rima non erano perfettamente compatibili. Lo sforzo di penetrazione capillare in ogni settore della popolazione vede impegnati in prima fila anche i nuovi ordini regolari. Il popolo non sapeva leggere quindi non potevano leggere i testi sacri, la loro conoscenza era dunque intrisa di superstizione. 6. L’egemonia spagnola in Italia La pace di Cateau-Cambrésis, stipulata tra Francia e Spagna nel 1559, sancì un’egemonia spagnola destinata a durare fino agli inizi del XVIII secolo. La Spagna controllava direttamente quasi metà del territorio italiano (Napoli, Sicilia, Sardegna, Milano, Stato dei Presidi); degli altri Stati, solo Venezia poteva considerarsi veramente indipendente, giacché i sovrani di Savoia e di Toscana dovevano a Carlo V e a Filippo II i loro titoli e il loro ingrandimento, Genova era legata a filo doppio a Madrid a causa dei suoi interessi finanziari, mentre i Ducati padani erano troppo 25 piccoli per contare sulla scena politica. Per lo Stato pontificio era inevitabile l’alleanza con la monarchia spagnola, che in Europa e nel Mediterraneo rappresentava il maggiore baluardo del cattolicesimo. La stabilizzazione dell’assetto politico-territoriale conseguente alla vittoria della Spagna sulla Francia favorì all’interno dei singoli Stati un’opera di rafforzamento e ammodernamento delle strutture istituzionali e di ricomposizione delle classi dirigenti. Possedimenti diretti della Spagna > l’autorità sovrana era rappresentata da un viceré o da un governatore (a Milano) e dai comandanti dell’esercito, generalmente provenienti dall’alta nobiltà spagnola, ma le magistrature giudiziarie e finanziarie erano in misura preponderante formate da elementi indigeni, che riuscivano spesso a contrapporsi vittoriosamente al rappresentante del sovrano. A Napoli grande autorità e prestigio aveva il Consiglio collaterale, cui il viceré doveva obbligatoriamente sottoporre tutti gli affari di un certo rilievo; a Milano era il tribunale supremo, il Senato, a svolgere il ruolo di interlocutore principale dell’autorità sovrana. Se nelle campagne meridionali e in quelle delle isole assai grave rimaneva il peso economico e sociale della feudalità, il governo spagnolo nel 500 riuscì tuttavia a spezzarne la forza politica e a limitarne i peggiori abusi con l’intervento sia pur lento e macchinoso della giustizia regia. Nello Stato di Milano fu attenuato il predominio delle città. Più accentuata fu l’evoluzione verso lo Stato assoluto in Toscana e in Piemonte, dove il principe risiedeva in loco e agiva direttamente e non attraverso rappresentanti. Firenze > Medici granduchi di Toscana, creati il Consiglio dei duecento e il Consiglio dei quarantotto (Senato). Con Cosimo I (1537-74) il regime si sviluppa in senso assolutistico, questi organi vengono svuotati di ogni potere effettivo, Siena viene annessa al Principato mediceo. Questi indirizzi furono proseguiti dai due figli Francesco I e Ferdinando I, cui si devono la nascita e lo sviluppo del porto di Livorno. Lo Stato sabaudo venne ricostituito sotto il duca Emanuele Filiberto alla pace di Cateau- Cambrésis (capitale trasferita a Torino). Successore Carlo Emanuele I > nel 1601 ottenne dalla Francia il Marchesato di Saluzzo in cambio della cessione di alcuni territori in Savoia. Perfino nelle repubbliche oligarchiche, per loro natura più conservatrici sul piano politico- istituzionale, non mancarono alcune importanti novità. XI. L’Europa nell’età di Filippo II 1. Filippo II e i regni iberici 1555-56: Carlo V abdicò a tutti i suoi titoli e divise i suoi immensi domini tra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo II. Il nuovo re di Francia Enrico II, succeduto a Francesco I nel 1547, volle tentare la sorte delle armi > sconfitto a San Quintino, dovette rassegnarsi a firmare la pace di Cateau-Cambrésis (1559), che assicurava alla Spagna una schiacciante supremazia in Italia e il possesso della Franca Contea e dei Paesi Bassi > Filippo II 26 aveva così a disposizione un complesso di risorse quale nessun altro governo europeo poteva neppur lontanamente vantare. Se il disegno di ricondurre l’Inghilterra all’obbedienza cattolica venne frustrato dalla prematura scomparsa (1558) di Maria Tudor, la seconda moglie di Filippo, in compenso la monarchia francese venne durevolmente indebolita dalle divisioni religiose interne e da una successione di re minori o incapaci dopo la morte accidentale di Enrico II (1559). Le prime misure di rilievo del regno di Filippo II furono rivolte a imporre l’ortodossia religiosa (es. repressione dei moriscos dell’Andalusia, definitivamente espulsi dal regno nel 1609). Era convinzione corrente a quell’epoca che l’unità religiosa fosse la condizione e il presupposto dell’unità politica e la migliore salvaguardia contro le discordie civili; in alcune occasioni Filippo II si mostrò tutt’altro che docile verso la Santa Sede. Le restrizioni alla libertà di pensiero e di espressione non ebbero in Spagna gli effetti soffocanti sulla vita intellettuale che si registrarono in Italia (dalla metà del 500 alla metà del 600 “secolo d’oro”). Tornato dai Paesi Bassi nel 1559, Filippo II non si mosse quasi più dalla Castiglia; da Valladolid la sede della corte e del governo fu trasferita a Madrid, dove il sovrano si fece costruire una grandiosa residenza estiva, l’Escorial. Filippo II rimase sempre fedele alla concezione imperiale di Carlo V, secondo cui ogni singolo paese doveva mantenere la propria individualità e i propri ordinamenti ed essere unito agli altri solo nella persona del sovrano. Venne esteso e perfezionato il sistema dei Consigli (es. Consigli preposti ai diversi complessi territoriali). 1580: in seguito all’estinzione della dinastia regnante, il Portogallo con i suoi vasti possedimenti coloniali fu annesso alla corona spagnola, ma mantenne inalterate la sua forma di governo e le sue leggi. Rimase del tutto separata l’amministrazione dell’Aragona, dove nel 1591 Filippo II fu costretto a intervenire militarmente per sedare una rivolta fomentata dai signori feudali > il separatismo aragonese, tanto più pericoloso in quanto poteva trovare facili appoggi nella vicina Francia, rimarrà sempre una spina nel fianco della potenza spagnola. Castiglia > sacrifici sempre più gravosi richiesti al paese in termini di uomini e di denaro; il sistema tributario era congegnato in modo da penalizzare i ceti produttivi e da privilegiare le rendite parassitarie + i denari prelevati erano spesi in gran parte altrove, a causa degli impegni militari della monarchia, e andavano così ad arricchire altri paesi. Decadenza di alcune attività industriali prima fiorenti e dell’agricoltura; a partire dal 1570 circa la Spagna divenne un paese importatore di cereali, e l’ultimo decennio del 500 fu segnato da terribili carestie e pestilenze. 2. La battaglia di Lepanto e i conflitti nel Mediterraneo Filippo II, posizione dominante nel Mediterraneo > esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e della potenza ottomana. Dopo un tentativo fallito di prendere Malta, la flotta ottomana al comando del successore di Solimano il Magnifico, Selim II, sferrò nel 1570 un improvviso attacco contro l’isola di Cipro, mentre Tunisi, espugnata da Carlo V nel 1535, cadeva nelle mani del bey di Algeri, vassallo del sultano. Papa Pio V (1566-72) > “santa lega” con Venezia, Spagna, Repubblica di Genova, duca di Savoia e ordine di Malta. 7 ottobre 1571: la flotta cristiana al comando di don Giovanni d’Austria (un figlio naturale di Carlo V) e quella ottomana si affrontarono nei pressi di Lepanto, all’imboccatura del golfo di Corinto > schiacciante vittoria delle forze cristiane. Modesti risultati sul piano politico e militare, anche per i dissidi subito insorti fra gli alleati > Venezia firmò una pace separata, rinunciando a Cipro e tornando alla sua tradizionale politica di buon vicinato con Istanbul. Negli anni successivi il re di Spagna e il sultano dovettero rivolgere la loro attenzione l’uno alle vicende nord-europee, l’altro al rinnovato conflitto con la Persia > la tregua del 1578 durò fino al termine del secolo. Il Mediterraneo rimase per tutto il 500 un crocevia di scambi e di traffici > proprio questa perdurante prosperità rendeva più aggressiva e più intensa l’attività piratesca. La guerra di corsa 29 Nei due anni che seguirono divenne dominante a corte l’autorità dell’ammiraglio Coligny, che riuscì a conquistare la fiducia di Carlo IX e ad ottenere per Enrico di Borbone re di Navarra, ugonotto, la mano della sorella del re, Margherita di Valois > durante i festeggiamenti per le nozze, Caterina de’ Medici, preoccupata per la crescente influenza del Coligny sul figlio, diede mano libera alla fazione dei Guisa e alla plebaglia parigina, violentemente antiprotestante > nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, la notte di san Bartolomeo, più di 2000 ugonotti, tra i quali lo stesso Coligny, vennero trucidati. La salda organizzazione protestante delle regioni sud-occidentali prese a funzionare come una confederazione di Stati indipendenti e trovò un capo prestigioso in Enrico di Borbone > all’organizzazione protestante si oppose allora la Lega santa, capeggiata dai Guisa e sostenuta dalla nobiltà cattolica e dalla città di Parigi. Con la morte del duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico II, divenne erede presuntivo al trono Enrico di Borbone > “guerra dei tre Enrichi”: il re Enrico III, Enrico di Borbone e il giovane duca Enrico di Guisa, capo della Lega cattolica. Nel corso del 1587-88 la Lega sostituì di fatto la propria autorità a quella del monarca > il re fece assassinare il duca di Guisa e il cardinale di Lorena > alleanza col Borbone, insieme al quale strinse d’assedio Parigi nel luglio 1589 > il re viene ucciso, ma prima di morire designa suo successore Enrico di Borbone, che diventa così Enrico IV. Egli non venne riconosciuto dai leghisti, che gli contrapposero la candidatura di una figlia di Filippo II di Spagna, Isabella > truppe spagnole penetrarono in Francia dai Paesi Bassi e dai Pirenei per imporla sul trono. La guerra civile si trasformò in guerra contro lo straniero > Enrico IV ottenne l’appoggio del partito dei politiques, cattolici moderati che ponevano l’interesse dello Stato al di sopra di quello delle fazioni religiose. Pubblica conversione di Enrico IV, suo ingresso trionfale a Parigi, assoluzione pronunciata da papa Clemente VIII > fine della guerra con la sconfitta di Filippo II, che firmò la pace di Vervins (1598). Enrico IV promulgò l’editto di Nantes > sanciva la pace religiosa mantenendo al cattolicesimo il carattere di religione di Stato, ma riconoscendo agli ugonotti il diritto di praticare il loro culto (tranne che a Parigi e in pochi altri luoghi) e la facoltà di presidiare militarmente un centinaio di piazzeforti a garanzia della libertà religiosa. 6. L’Europa orientale: Polonia e Russia Territorio europeo al di là della linea tra Baltico occidentale e mar Nero nella seconda metà del 500 > diviso tra due sole formazioni statali: Regno polacco-lituano e Russia moscovita. Polonia > crogiolo di popoli (polacchi, lituani, ucraini, tedeschi…) e crogiolo di fedi religiose (cattolica, greco-ortodossa, luterana, calvinista, anabattista). Benché una vigorosa controffensiva cattolica fosse in atto nella seconda metà del 500, il principio della libertà religiosa venne ribadito ancora nel 1573. Difficile l’affermazione di una forte autorità statale, anche per la presenza di una nobiltà eccezionalmente numerosa e fieramente attaccata ai propri privilegi e alle proprie tradizioni militari > asservimento durissimo dei contadini + indebolimento crescente della monarchia, i cui poteri erano limitati dalla presenza di un Senato e di una Camera dei deputati (il Sejm) entrambi espressione esclusiva della nobiltà. 1572: muore senza eredi l’ultimo re Jagellone, Sigismondo II > si afferma il carattere elettivo e non ereditario della corona > eletti principi stranieri, che dovevano appoggiarsi all’una o all’altra fazione aristocratica: dietro la facciata monarchica, repubblica aristocratica. Russia > concentrazione di tutti i poteri nelle mani del monarca, nei cui confronti gli stessi nobili erano in uno stato di soggezione servile inconcepibile nel resto dell’Europa (ruolo cruciale della Chiesa ortodossa nel rendere sacra la figura dello zar). 30 Ivan III il Grande e Basilio III > espansione territoriale, stretta associazione tra Chiesa e Stato, creazione di una nuova nobiltà che in cambio della concessione di terre assicurava alla corona il servizio militare e civile. Ivan IV (1533-84) > politica di rafforzamento del potere monarchico e di alleanza con i ceti inferiori in funzione antinobiliare. Rapporti commerciali con le potenze occidentali + vittoriose campagne militari (tutto il bacino del Volga, fino al mar Caspio, era ormai in mani russe). 1560: Ivan IV diventa matto in seguito alla morte della moglie > terrore e sterminio di migliaia di persone. Il massimo del terrore si ha nel1570 con il massacro dell’intera popolazione di Novgorod. Oneri sempre più gravi della lunga guerra contro Polonia e Svezia, che si concluse nel 1582 con la sconfitta della Russia e la rinuncia forzata allo sbocco sul Baltico. Successore il figlio Fedor (1584-98), matto, il potere effettivo fu esercitato dal cognato Boris Godunov. Il suo regno fu afflitto da carestie e pestilenze. Alla sua morte (1605) la Russia sprofondò in uno stato di totale anarchia > “epoca dei torbidi”, che ebbe fine solo nel 1613 quando venne eletto zar Michele Romanov, la cui dinastia era destinata a regnare fino al 1917. XII. L’Europa nella guerra dei Trent’anni 1. Il 600: un secolo di crisi? Crisi generale del 600 i molti possono essere molti e di natura differente ad esempio l’aumento della popolazione e la scarsità delle risorse di cibo. In Europa l’incremento demografico del 500 si era arrestato e adesso i paesi mediterranei dovevano fare i conti con carestie e pestilenze con gravi cali della popolazione. Difficoltà e recessione per quanto riguarda l’industria e il commercio. Le tecniche agricole non registrano novità. Solo per l’area tedesca, devastata dalla guerra dei Trent’anni, e per i paesi mediterranei colpiti da disastrose pestilenze si può parlare di vera e propria recessione, che d’altronde già nella seconda metà del secolo lasciò il posto a una sensibile ripresa. Più che di crisi, si può parlare di una redistribuzione delle risorse a vantaggio dei paesi affacciati sull’Atlantico e a danno dell’Europa mediterranea e dell’area germanica. Avvio della “rivoluzione agricola” in Inghilterra. “Rifeudalizzazione” nel Mezzogiorno d’Italia e in Spagna. Sotto il profilo culturale, mentre in Spagna tramontava il siglo de oro, la Francia entrava nel proprio grand siècle e si verificava una rivoluzione scientifica e filosofica. 2. La prosperità dell’Olanda Il ruolo di primo piano degli olandesi nella rivoluzione scientifica e filosofica è un riflesso del carattere avanzato dell’economia e della società delle Province Unite nel XVII secolo > quando, nel 1609, la Spagna si risolse a riconoscere di fatto la loro indipendenza, con la tregua dei dodici anni, già da alcuni decenni le Province Unite erano protagoniste di uno spettacolare sviluppo economico, che ne fece la potenza marittima e commerciale più importante d’Europa. Una delle aree nevralgiche d’Europa per i traffici e gli scambi. Il ruolo di grande emporio e di centro finanziario internazionale esercitato nel 500 da Anversa passò ad Amsterdam. Pesca delle aringhe in alto mare; con una flotta mercantile che da sola superava a metà 600 quelle di Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo messe insieme, gli olandesi divennero “i carrettieri del mare”, i padroni dei trasporti per via d’acqua > una delle 31 rotte più frequentate era quella del Baltico, ma già a fine 500 li troviamo anche nel Mediterraneo e nei porti del Levante. Penetrazione degli olandesi nei continenti extraeuropei > es. si installarono sulle coste del Brasile, anche Nuova Amsterdam (che gli inglesi ribattezzarono New York quando riuscirono a impossessarsene, nel 1664). Due compagnie privilegiate: Compagnia delle Indie orientali (1602) e Compagnia delle Indie occidentali (1621) > forma della società per azioni. I navigatori olandesi scoprirono l’Australia (1606) e la Nuova Zelanda (1642). Gli ingegneri olandesi, famosi in tutta Europa, erano specializzati nell’asciugare le terre acquitrinose e nella costruzione di dighe. Agricoltura > le rotazioni sofisticate e le tecniche avanzate in uso nei Paesi Bassi ebbero un notevole influsso sulla “rivoluzione agricola” inglese. Un ruolo importante ebbero anche le manifatture (es. settore tessile, pannilani e tele). Senza rivali in Europa erano le istituzioni finanziarie di Amsterdam, con una banca che accettava i depositi e agevolava i pagamenti interni ed esteri. Regime di relativa libertà religiosa e civile > sebbene ufficialmente calviniste, le Province Unite contenevano forti minoranze di cattolici, anabattisti e ebrei. All’imposizione dell’uniformità religiosa si opponeva la stessa struttura confederale della repubblica > ciascuna delle 7 province aveva i propri “Stati”, dominati dai rappresentanti delle città e presieduti da un Gran Pensionario. Gli Stati Generali, che si riunivano all’Aja e che comprendevano i deputati delle 7 province, avevano poteri limitati e dovevano prendere le loro decisioni all’unanimità. Il sistema avrebbe potuto portare alla paralisi, se non fosse stato per il peso preponderante della provincia d’Olanda, che da sola pagava più di metà delle imposte federali e il cui statolder rappresentava la massima autorità militare. Come quelli delle altre province, lo statolder d’Olanda era quasi sempre un membro della famiglia d’Orange, che godeva di grande popolarità e nei momenti di emergenza tendeva ad assumere poteri quasi monarchici. Eccezionale sviluppo della vita intellettuale e artistica. 3. La monarchia francese da Enrico IV a Richelieu Dopo il travagliato periodo delle guerre di religione, la Francia sotto la ferma guida di Enrico IV di Borbone (1589-1610) riguadagnò rapidamente una posizione dominante sulla scena europea > rifiorire delle attività economiche, sgravi fiscali, soppressione di molti dazi, programma di costruzioni stradali. La grande nobiltà venne guadagnata con una politica di favori e di elargizioni finanziarie, ma anche intimidita con alcune condanne esemplari; ai governatori delle province cominciarono ad essere affiancati dei “commissari” straordinari, preannuncio dei futuri intendenti. I detentori di uffici venali si videro riconoscere nel 1604, dietro il pagamento di una moderata tassa annua, il diritto di trasmettere ereditariamente la loro carica > formazione di una nobiltà di toga. 1601: trattato di Lione dopo una breve guerra con il Piemonte sabaudo > Enrico IV ottenne la Bresse e il Bugey in cambio della cessione del Marchesato di Saluzzo. Si accingeva a muovere guerra agli Asburgo d’Austria e di Spagna quando cadde vittima di un frate fanatico (1610). Erede Luigi XIII (9 anni) > reggenza della vedova Maria de’ Medici, che inaugurò una politica filospagnola VS principi di sangue reale e grandi casate aristocratiche, che cercavano di riguadagnare il potere politico perduto. Maria de’ Medici affidò le redini del governo a Concino Concini, che però fu assassinato per ordine del giovane re > contrasti tra Luigi XIII e la madre. Come mediatore si impose un giovane vescovo, Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu > Luigi XIII ottenne per lui la nomina a cardinale e (1624) lo inserì nel Consiglio della corona, all’interno 34 Gonzaga-Nevers, che si riconosceva suddito dell’Impero, e la Francia manteneva il possesso di Pinerolo. Entrò in guerra il re di Svezia Gustavo Adolfo, appoggiato finanziariamente dalla Francia; egli intendeva non solo difendere la causa protestante, ma affermare definitivamente l’egemonia svedese nel Baltico > serie di vittorie – scontro con Wallenstein, gli svedesi vincono, ma Gustavo Adolfo muore sul campo – in aiuto dell’imperatore esercito inviato dalla Spagna: imperiali e spagnoli inflissero agli svedesi una grave sconfitta a Nordlingen (1634) – i principi protestanti si affrettarono a concludere la pace con l’imperatore (1635); anche la Svezia si preparava ad abbandonare la lotta, ma poi… intervento diretto della Francia. Lo scopo del cardinale Richelieu, nel muovere guerra alla Spagna e all’Impero a fianco dei protestanti di Germania (lui, un principe della Santa Romana Chiesa), era chiaramente quello di impedire il consolidamento della potenza imperiale in Germania. L’intervento francese rafforzò la determinazione della Svezia e delle Province Unite > la flotta spagnola venne distrutta dagli olandesi nella battaglia delle Dune (1639), gli svedesi continuarono nelle loro devastazioni in Germania, l’esercito francese ottenne una grande vittoria su quello spagnolo nella battaglia di Rocroi (1643). 1648: pace di Vestfalia > riconoscimento spagnolo dell’indipendenza delle Province Unite – la Francia otteneva il possesso definitivo dei vescovati di Metz, Toul e Verdun, di gran parte dell’Alsazia e di altre piazzeforti sul Reno e in Piemonte (Pinerolo) – la Svezia perfezionava il proprio dominio sul Baltico – la parte orientale della Pomerania e i vescovati di Magdeburgo, Minden e Halberstadt erano dati all’elettore del Brandeburgo, Federico Guglielmo, ponendo così le basi dell’ascesa del Brandeburgo-Prussia al rango di grande potenza. La situazione religiosa dell’Impero fu modificata, rispetto alla pace di Augusta, nel senso di ammettere anche il calvinismo. Restava accesa la guerra tra Francia e Spagna, conclusa solo nel 1659 dalla pace dei Pirenei. La Germania perse in 30 anni buona parte della sua popolazione lasciando molte città disabitate, terre incolte e città in rovina. XIII. Rivoluzioni e rivolte 1. L’Inghilterra sotto la dinastia Stuart Giacomo I Stuart (1603-25) era già re di Scozia quando succedette sul trono inglese alla regina Elisabetta. L’unione nella stessa persona delle due corone non comportò la fusione dei due paesi sotto il profilo politico e amministrativo, fusione che verrà avviata soltanto con l’unificazione dei due Parlamenti nel 1707. Sovrano impopolare presso gli inglesi. Si ripresentarono le due questioni che già negli ultimi tempi di Elisabetta avevano reso difficili i rapporti tra corona e Parlamento: questione religiosa e questione finanziaria. La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta di una congiura che mirava addirittura a far saltare in aria il primo Parlamento convocato da Giacomo (Congiura delle polveri, 1605). Nei primi decenni del XVII secolo il puritanesimo si venne diffondendo sempre più 35 largamente (VS corte sfarzosa e corrotta) > emigrazione nell’America settentrionale, i padri pellegrini nel 1620, a bordo della nave Mayflower, fondarono la colonia del Massachusetts. I costi della guerra contro la Spagna avevano creato una difficile situazione finanziaria, che neppure la pace stipulata da Giacomo I nel 1604 riuscì ad alleviare > ogni forma stabile di imposta fondiaria trovava un ostacolo insuperabile nel Parlamento. Anche congiuntura economica negativa. Il problema finanziario divenne un problema politico > da un lato mancanza degli strumenti necessari per imporre ai sudditi un aumento della pressione fiscale (esercito permanente, burocrazia docile), dall’altro impossibilità di munirsi di tali strumenti a causa della mancanza di denaro. Vendite di uffici e di titoli nobiliari (nuovo titolo di baronetto). 2. Il regno di Carlo I e lo scontro tra corona e Parlamento Figlio e successore di Giacomo, Carlo I (1625-49) > nel tentativo di guadagnare il sostegno dei puritani, dichiarò guerra alla Spagna e organizzò una spedizione navale per soccorrere gli ugonotti di La Rochelle > disastroso fallimento. 1628: il Parlamento fece accettare al re la Petizione di diritto, che dichiarava illegali le tasse imposte senza il consenso del Parlamento stesso, gli arresti arbitrari, il ricorso alla legge marziale e l’acquartieramento forzoso di soldati in case private. Il Parlamento continua ad attaccare tutta la politica di Carlo I… > fino al 1640 governò senza Parlamento, appoggiandosi al Consiglio privato della corona e all’azione dei tribunali regi che giudicavano i reati di lesa maestà. Utili riforme, che eliminarono parte delle inefficienze e degli sprechi ereditati dal regno di Giacomo I (es. Ship money). Parallelamente William Laud (arcivescovo di Canterbury = capo spirituale della Chiesa d’Inghilterra) procedeva a riorganizzare la Chiesa secondo linee gerarchiche e autoritarie > sospetto che si volesse preparare un ritorno al cattolicesimo, alimentato dall’ascendente che su Carlo I esercitava la moglie francese Enrichetta Maria, che professava il culto cattolico > opposizione dei puritani. 1638: le novità religiose suscitarono una rivolta nella Scozia presbiteriana > 1640: Carlo I si decise a convocare un nuovo Parlamento per ottenere i mezzi necessari a condurre la guerra contro gli scozzesi > “Breve Parlamento”, sciolto dopo poche settimane perché si opponeva. Ma poi Carlo I fu costretto a convocarlo nuovamente. “Lungo Parlamento”, 1640-53 > nella Camera dei Comuni erano in netta maggioranza gli avversari della politica assolutistica del sovrano, che seppero intimorire e trascinare la Camera dei Lord e procedettero in pochi mesi a smantellare tutti i capisaldi del potere regio. 1641: scoppio di un’insurrezione cattolica in Irlanda > il Parlamento intendeva costringere il monarca a cedere il controllo delle forze armate, che tradizionalmente gli spettava > il re tenta di arrestare i capi dell’opposizione, ma fallisce > lascia la capitale e chiama a raccolta i sudditi a lui fedeli. 3. La guerra civile. Cromwell e la vittoria del Parlamento 1642: inizia la vera e propria guerra civile (1643: il Parlamento si allea con gli scozzesi, Covenant). Successi del Parlamento, reparti di cavalleria guidati da Oliver Cromwell (1599-1658)… Carlo I si arrese agli scozzesi, che lo consegnarono al Parlamento di Londra, ma egli non smise di intrigare nella speranza di dividere gli avversari e metterli l’uno contro l’altro. Problemi per quanto riguarda il nuovo assetto politico e soprattutto religioso > corrente presbiteriana (rigida imposizione del credo calvinista) VS gli indipendenti (tolleranza delle opinioni religiose, tranne cattolici). 36 Il clima di libertà creava scontri tra corona e parlamento favorendo così la proliferazione di sette religiose che mettevano in pericolo i fondamenti della dottrina sociale e i dogmi del cristianesimo. Movimento dei livellatori (levellers): accusati di voler cancellare le distinzioni sociali e livellare le fortune (in realtà non misero mai in discussione la proprietà privata) > richieste: sovranità popolare, soppressione di tutti i privilegi, semplificazione delle leggi, istruzione per tutti, allargamento del diritto di voto a tutti i maschi adulti, ad esclusione solo dei mendicanti e dei servi. L’ostacolo principale era proprio la questione del suffragio, nella cui estensione alcuni, tra cui Cromwell, vedevano il pericolo di un sovvertimento delle gerarchie sociali. Territorio suddiviso in 11 distretti. Le discussioni furono interrotte dalla fuga del re (1647), che con l’appoggio degli scozzesi cercò di riaccendere la guerra civile – forze realiste sconfitte – Parlamento epurato degli elementi più moderati, istituita un’Alta Commissione di giustizia per processare il re, che venne giustiziato nel 1649 > prima volta nella storia d’Europa che un monarca veniva giudicato e condannato in nome della sovranità del popolo. 4. Il decennio repubblicano: Cromwell al potere Proclamazione della Repubblica unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda (Commonwealth). Contrasti tra moderati, generali e livellatori erano ancora vivi. Il primogenito di Carlo I, rifugiatosi nei Paesi Bassi, aveva assunto il titolo regio di Carlo II ed era stato riconosciuto dagli scozzesi e dagli irlandesi > 1649-50: Cromwell guidò la campagna contro gli insorti irlandesi, che fu segnata da massacri indiscriminati di cattolici. Ugualmente rapida e vittoriosa fu la successiva campagna di Cromwell in Scozia. 1651: Atto di navigazione, che riservava alla madrepatria il commercio con le colonie nordamericane e ammetteva nei porti inglesi solo navi britanniche o dei paesi da cui provenivano le merci > VS olandesi, che esercitavano su larga scala il commercio d’intermediazione > prima delle tre guerre navali anglo- olandesi (1652-54, 1665-67, 1672-74), che finiranno per sancire la superiorità marittima britannica. 1655: guerra contro la Spagna > Inghilterra ottiene l’isola di Giamaica. Politica interna > nel 1653 venne sciolto il “Lungo Parlamento” e venne insediata un’assemblea di 144 membri, tutti scelti dai capi dell’esercito: “Parlamento Barebone”, che durò solo cinque mesi – stesa una carta costituzionale che proclamò Cromwell Lord protettore del Commonwealth. Il potere militare si identificava strettamente con il potere politico. Con il protettorato ebbe fine la relativa libertà di cui aveva fino allora goduto la stampa e anche il dissenso religioso cominciò ad essere perseguitato + forte pressione fiscale. 1658: muore Cromwell – gli succede il figlio Richard, ma poi abdica – richiamato Carlo II Stuart > con la dichiarazione di Breda (1660) si impegnò a governare di concerto con il Parlamento, a concedere una larga amnistia e a tollerare una certa libertà religiosa. 5. La Francia a metà 600: il governo di Mazzarino e la Fronda Disordini della “Fronda”, che videro protagoniste le classi dirigenti e interessarono contemporaneamente la capitale e la maggior parte del paese. Muoiono Richelieu e Luigi XIII (1642-43) – reggenza della vedova Anna d’Austria > affidò la direzione degli affari al cardinale di origine abruzzese Giulio Mazzarino, che si mantenne nel complesso fedele agli indirizzi politici di Richelieu. I principi del sangue e i nobili presero ad agitarsi e a complottare per impadronirsi del potere politico. La situazione divenne esplosiva nel 1648, l’anno stesso in cui si avviava a conclusione la guerra dei Trent’anni > di fronte a un nuovo pacchetto di misure fiscali, il Parlamento di Parigi prese la testa del movimento di opposizione e concertò con le altre corti sovrane risiedenti nella capitale un comune programma di riforme > 27 articoli del 1648: soppressione degli intendenti, diminuzione delle imposte, rifiuto del sistema degli appalti, invalidità di ogni tassa che non avesse ottenuto l’assenso dei Parlamenti, illegalità degli arresti arbitrari. La regina e Mazzarino decretano l’arresto di uno dei più autorevoli e popolari esponenti della magistratura parigina, Pierre Broussel – barricate a Parigi – corte costretta a lasciare la capitale e a piegarsi alle richieste del Parlamento. 39 Le conseguenze della crisi economica e politica che colpì la monarchia spagnola furono assai più gravi nel Mezzogiorno e nelle isole. Napoli > l’indebolimento dell’autorità centrale portò a un’estensione a macchia d’olio del potere feudale (feudatari detti “baroni”). Nella capitale risiedevano il viceré, rappresentante dell’autorità sovrana, il Consiglio collaterale che lo coadiuvava nell’opera di governo e le numerose magistrature giudiziarie e finanziarie; diversamente che a Milano, l’egemonia della nobiltà era contrastata dalla presenza di un forte “ceto civile” composto da laureati in giurisprudenza di origine borghese. Sicilia > l’interlocutore principale dell’autorità sovrana era il Parlamento, composto dai tre bracci feudale, ecclesiastico e demaniale; anche qui la congiuntura politica instauratasi dopo il 1620 condusse a un rafforzamento del baronaggio a spese delle masse contadine, sottoposte a un duro sfruttamento, e degli strati artigiani vittime degli inasprimenti fiscali e della crisi economica. Sardegna > analogie con l’evoluzione siciliana, ma più povera e meno popolata. 4. Le rivolte antispagnole a Napoli e in Sicilia 1647: fermento popolare a Palermo causato da una grave carestia e dal malcontento creato dal fiscalismo spagnolo. Nello stesso anno rivolta a Napoli (causa immediata: nuova gabella che colpiva la vendita della frutta) > direzione del movimento assunta dal popolano Masaniello, che però venne ucciso dai suoi stessi seguaci > ma la rivolta prosegue, tenuto in scacco il viceré duca d’Arcos + estesi moti nelle province contro i baroni e i loro sgherri. Gli insorti napoletani proclamarono la repubblica e invocarono la protezione del re di Francia – il cardinale Mazzarino non voleva impegnarsi – arrivò una flotta spagnola e la repubblica capitolò nel 1648. Successivamente vi fu una grave crisi economica. Tutto un fallimento, ma i viceré spagnoli che si succedettero nella seconda metà del 600 condussero un’azione di contenimento della prepotenza baronale, di repressione del banditismo e di promozione del ceto civile e ministeriale. La Sardegna non fu immune a questi cambiamenti, infatti, la nobiltà isolana si scontra con il viceré che viene ucciso. Un ultimo tentativo rivoluzionario ebbe luogo a Messina negli anni 70 > fallimento. 5. I principati indigeni: Ducato di Savoia e Granducato di Toscana Lungo regno di Carlo Emanuele I (1580-1630) > iniziative espansionistiche, rafforzamento interno dello Stato, costruzione di un forte apparato militare e fiscale. 1601: trattato di Lione > cedette al re di Francia la Bresse, il Bugey e altri territori transalpini e ottenne in cambio il Marchesato di Saluzzo. Prima guerra del Monferrato priva di risultati. Seconda guerra del Monferrato, vide Piemonte e Spagna alleati contro la Francia > il trattato di Cherasco, firmato nel 1631 dal nuovo duca Vittorio Amedeo I (1630-37), sancì l’acquisizione di un certo numero di terre del Monferrato, ma al prezzo assai pesante della cessione alla Francia della fortezza di Pinerolo. Crisi economico-sociale + crisi dinastica dopo la morte di Vittorio Amedeo I > la feudalità ne approfittò per estendere i suoi poteri e i suoi privilegi > ma poi regno di Carlo Emanuele II (1663- 75), si risolleva l’economia. 40 Granducato di Toscana > i progressi compiuti in direzione dello Stato moderno sotto Cosimo I, Francesco I e Ferdinando I si arrestarono sotto i successori, che si appoggiarono alle vecchie famiglie della nobiltà fiorentina e ai tradizionali legami della casata medicea con la Santa Sede. Porto franco di Livorno: perno dei traffici marittimi nel Mediterraneo e sede di una fiorente comunità mercantile, in buona parte composta di ebrei. 6. Le repubbliche oligarchiche e lo Stato della Chiesa Repubblica di Venezia > tensione crescente con la Santa Sede, fino all’arresto di due religiosi colpevoli di reati comuni – il nuovo papa Paolo V (Camillo Borghese, 1605-21) scomunicò i governanti e scagliò l’interdetto (1606), cioè la proibizione di celebrare qualunque funzione ecclesiastica in terra veneta. Il clero veneto non ubbidì… L’intervento delle maggiori potenze cattoliche, Francia e Spagna, portò a una soluzione di compromesso che permise a Venezia di uscirne a testa alta. 1615-17: guerra di Gradisca > gli Asburgo d’Austria tolsero il loro appoggio agli uscocchi, pirati slavi che infestavano le acque dell’Adriatico. 1645-69: lunga e costosa guerra di Candia (Creta) contro l’Impero ottomano > l’isola dovette essere evacuata + di breve durata si rivelerà la conquista del Peloponneso sancita dalla pace di Carlowitz del 1699, dopo un nuovo conflitto sostenuto da Venezia contro i turchi a fianco degli Asburgo d’Austria. Stato pontificio > anche qui si va esaurendo la precedente spinta a un maggior accentramento e a un più saldo controllo delle province. Nella seconda metà del 600, con la fine delle guerre di religione e l’attenuarsi progressivo del rigore controriformistico, il prestigio internazionale del papato cominciò a declinare e apparvero sempre più evidenti i difetti di un governo temporale caratterizzato al tempo stesso dall’accentramento del potere nel sovrano e dalla mancanza di continuità dinastica. XV. Imperi e civiltà dell’Asia tra XVI e XVIII secolo 1. La Cina sotto le dinastie Ming e Manciù “Celeste Impero” cinese, nell’età moderna raggiunse la sua massima estensione. Agricoltura avanzata del riso e agricoltura del tè o del cotone, erano fonte di ricchezza. Il bestiame da lavoro era meno utilizzato rispetto al continente europeo. In Cina avvennero le più grandi scoperte come la bussola, la polvere da sparo, la carta, la stampa… Dinastia Ming (1368-1644), condizioni di pace e stabilità. Indonesia e India. La religione era il confucianesimo. Ma poi… il crescente prelievo fiscale e l’incremento demografico portarono a un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, aggravate, nel XVII secolo, da una serie di terribili carestie > rivolte contadine. Di questa situazione di anarchia approfittarono i manciù (abitanti della Manciuria) per invadere la Cina e occupare Pechino, dove l’ultimo imperatore Ming si diede la morte nel 1644 > inizia la dinastia Q’ing, destinata a regnare fino al crollo dell’Impero nel 1911. La popolazione riprese a crescere, nuove colture, ecc. > ma irrigidimento crescente delle strutture economiche e sociali, esasperato tradizionalismo così nella sfera intellettuale come in campo tecnologico, che finirà per condannare alla stagnazione e al declino quella grande civiltà. 2. Il Giappone nell’“era Tokugawa” Stato costituito su modello di quello Cinese. L’autorità dei funzionari regi venne pian piano eclissata da quella dei grandi signori fondiari che potevano contare sui servizi dei Samuray. 1603: il titolo di shogun (“generalissimo” che troviamo accanto all’imperatore, mikado) fu assunto da Tokugawa Ieyasu, che lo trasmise ai suoi discendenti fino al 1867 > “era Tokugawa”. 41 Persistenza delle strutture feudali e al tempo stesso forte accentramento statale – chiusura delle frontiere verso l’esterno (ma questo non impedì all’economia di continuare a svilupparsi, dato che il mercato interno era abbastanza vasto) – si accentuava nei villaggi il divario tra i coltivatori più facoltosi e le masse dei contadini poveri (andavano maturando le condizioni per il passaggio al sistema di produzione capitalistico…). 3. L’Impero moghul in India India = grande serbatoio di uomini e crogiolo di razze, lingue e religioni diverse. Frammentazione politica, diverse forze in precario equilibrio > rotto dall’irruzione di un capo militare afghano, Babur, discendente di Tamerlano, che tra il 1526 e il 1530 gettò le fondamenta dell’Impero moghul, destinato a durare fino al XVIII secolo. Akbar il Grande (1556-1605) > inquadramento statale relativamente saldo + integrazione tra musulmani e indù. Masse contadine in condizioni di estrema miseria. Notevole sviluppo manifatturiero, stimolato dallo sfarzo della classe dirigente e in misura crescente anche dalla domanda europea. Aurangzeb (1658-1707) > apogeo dell’Impero moghul. Con la morte del suo successore (1712) l’Impero cominciò a sfasciarsi > nel 1736 la stessa Delhi fu presa e saccheggiata dal monarca persiano Nadir Shah, e nuove invasioni sopraggiunsero dall’Afghanistan verso la metà del secolo; intanto era iniziata la penetrazione francese e soprattutto inglese. 4. La Persia e l’Impero ottomano A dividere la Persia dei safawidi dall’Impero ottomano era non solo la lunga e mal definita frontiera che dal Caucaso scendeva fino al golfo Persico, ma la contrapposizione religiosa tra islamismo sciita e sunnita. 1722: la dinastia safawide venne rovesciata ad opera di un invasore afghano, Nadir Shah, e ne seguì un confuso periodo di lotte intestine. 1606: l’Impero ottomano chiuse senza alcun vantaggio territoriale, anzi con la rinuncia al tributo fino allora percepito, la nuova guerra ingaggiata contro gli Asburgo in Ungheria nel 1593 > fine dell’espansione territoriale. L’autorità del sultano fu indebolita da un decisivo mutamento nel sistema di successione > seniorato, cioè succedevano i fratelli in ordine di età va a sostituire l’usanza precedente della sopravvivenza del più forte mediante uno scontro con l’eliminazione fisica dei fratelli. XVIII secolo: accentuarsi dell’autonomia dell’Egitto, della Siria e degli Stati barbareschi + inizio della gara tra le potenze europee (Austria e Russia in primo luogo) per spartirsi le spoglie della parte balcanica dell’Impero ottomano. 5. Asia ed Europa Per tutta l’età moderna l’Asia diede all’Europa molto più di quanto ne ricevette, fino al XIX secolo il traffico con l’Asia si svolse essenzialmente in una sola direzione. Il protagonista principale della penetrazione economica europea fu nel XVI secolo il Portogallo; ma l’unica vera colonia europea in Asia fu l’arcipelago delle Filippine, rivendicato per il re di Spagna da Magellano nel 1519 e meta di regolari spedizioni navali dalla costa pacifica del Messico a partire dal 1564. Nel XVII secolo al predominio portoghese in Indonesia subentrò progressivamente quello olandese, e lungo le coste dell’India cominciò a farsi sentire la presenza inglese e francese. Atteggiamento nei confronti degli indigeni > se portoghesi e spagnoli imponevano la loro fede e le loro leggi, ma si mescolavano con la gente del posto dando vita a comunità di sangue misto, 44 Conflitto che oppose la monarchia alla curia di Roma a proposito della cosiddetta régale (diritto sancito dal concordato di Bologna del 1516) + nel 1682 un’assemblea straordinaria del clero francese approvò una dichiarazione in quattro articoli che affermava la superiorità del concilio sul pontefice e negava l’infallibilità di quest’ultimo. Questione ugonotta > 1685: venne emanato l’editto di Fontainebleau, che annullava di fatto l’editto di Nantes e faceva obbligo a tutti i francesi di riconoscere e praticare il culto cattolico. Oltre 200000 ugonotti scelsero la via dell’esilio. 5. La gloria militare: le guerre di Luigi XIV Obbiettivo principale era la prosperità e il rafforzamento del regno, per permettere ciò, furono spesi ingenti somme sia per aggraziarsi i principi tedeschi sia per le spese militari durante gli anni di guerra che furono complessivamente 37 su 54. L’esercito fu sistematicamente riorganizzato; alle vecchie forme di reclutamento si aggiunse, dal 1688, un embrione di coscrizione obbligatoria, la “milizia”, con compiti di difesa locale, basata sul sorteggio da effettuarsi tra i celibi all’interno di ogni parrocchia. “Guerra di devoluzione” contro la Spagna > basata sulla rivendicazione di parte dell’eredità spagnola da parte di Luigi XIV in nome della moglie Maria Teresa, figlia di primo letto del defunto re di Spagna Filippo IV. L’occupazione francese della parte meridionale dei Paesi Bassi (1667) preoccupò l’Olanda e l’Inghilterra che, insieme all’imperatore Leopoldo I, esercitarono forti pressioni su Luigi XIV perché interrompesse la sua avanzata – con la pace di Aquisgrana (1668) furono riconosciuti al re di Francia i vantaggi territoriali fino allora acquisiti nelle Fiandre. 1672: la Francia e l’Inghilterra, che avevano attirato nell’alleanza anche il re di Svezia, dichiararono guerra alle Province Unite – all’invasione del loro territorio, gli Stati Generali olandesi opposero allora la decisione disperata di aprire le dighe – il ruolo di guida assunto dallo statolder Guglielmo III d’Orange, l’entrata in guerra di Spagna e Impero contro la Francia, la decisione dell’Inghilterra di firmare una pace separata con l’Olanda e la sconfitta dell’alleato svedese imposero infine a Luigi XIV la firma della pace di Nimega (1678); a farne le spese fu ancora una volta la Spagna, costretta a cedergli la Franca Contea oltre ad altri lembi delle Fiandre. Politica di espansione in direzione dell’Impero, occupazione di una serie di territori tra cui Strasburgo e Casale nel Monferrato + 1683-84: riapertura delle ostilità contro la Spagna; Genova, alleata di quest’ultima, fu sottoposta a un pesante bombardamento dal mare. 1686: venne stipulata ad Augusta una lega difensiva tra Spagna, Impero, Svezia e Olanda. 1688: invasione militare del Palatinato ordinata da Luigi XIV – inizio delle ostilità, alla Lega d’Augusta aderirono anche l’Inghilterra, in seguito all’ascesa al trono dello statolder d’Olanda Guglielmo d’Orange, e il duca di Savoia Vittorio. Amedeo II – le prime fasi del conflitto videro le armi francesi all’offensiva, ma poi la situazione cambiò – 1696: Luigi XIV stipulò una pace separata con il duca di Savoia, cui cedette la fortezza di Pinerolo. La pace generale, firmata a Ryswick nel 1697, ristabilì la situazione antecedente il conflitto e annullò gran parte delle annessioni francesi degli anni 80. 6. Il tramonto del Re Sole Il peso diretto e indiretto della guerra divenne per i sudditi sempre più intollerabile, si istituirono nuove imposte. L’opposizione sorda, ma diffusa, contro l’assolutismo di Luigi XIV si manifestava in vari modi: nelle sommosse popolari spontanee, nella contestazione da parte degli operatori economici di una politica che sacrificava l’agricoltura al commercio e imprigionava ogni attività in una gabbia di regolamenti e di divieti, nella rivendicazione di maggiori poteri da parte di esponenti dell’alta aristocrazia. 45 1715: muore > il successore era un bambino, Luigi d’Angiò, il secondo figlio del duca di Borgogna > altra reggenza. XVII. I nuovi equilibri europei tra 600 e 700 1. La “gloriosa rivoluzione” e l’ascesa della potenza inglese La monarchia Stuart era stata restaurata nel 1660 sulla base di un compromesso con il Parlamento, dal quale dipendeva per le spese straordinarie. Carlo II Stuart (1660-85) > 1670: trattato stipulato a Dover con il re di Francia che, in cambio della promessa dello Stuart di prestargli man forte contro l’Olanda e di adoperarsi a favore di una restaurazione del cattolicesimo oltremanica, si impegnava a versargli un consistente sussidio annuo. Le inclinazioni filocattoliche del monarca suscitarono ben presto i sospetti e l’ostilità di un’opinione pubblica molto sensibile al pericolo del papismo. 1673: il Parlamento votò un Test Act, che subordinava l’assunzione di cariche civili o militari a una professione di fede anglicana. Carlo II non aveva figli maschi e l’erede al trono era il fratello Giacomo, fervente cattolico. Due schieramenti politici: Tories > fautori della monarchia di diritto divino, del legittimismo dinastico, della Chiesa anglicana. Whigs > sostenitori del Parlamento e di un più vasto fronte protestante comprendente le sette dissenzienti dalla Chiesa d’Inghilterra. Dopo il 1680 la politica regia, sotto la crescente influenza di Giacomo, si sviluppò in senso chiaramente assolutistico. Salito al trono alla morte del fratello, Giacomo II (1685-88) si adoperò subito per il rafforzamento dell’esercito; le disposizioni del Test Act vennero annullate. Ebbe un figlio maschio. I maggiori esponenti whig e tory si accordarono per rivolgere un appello allo statolder d’Olanda Guglielmo III, che aveva sposato una figlia di Giacomo II, Maria Stuart > Guglielmo organizzò una spedizione militare, mentre Giacomo II fuggì in Francia > un “Parlamento di convenzione” dichiarò il trono vacante e offerse la corona congiuntamente a Guglielmo e a Maria, che si impegnarono a osservare una Dichiarazione dei diritti da esso votata (1689). Poi Atto di tolleranza + Triennial Act + Act of Settlement (fissava l’ordine di successione al trono in modo da escluderne i cattolici). “Gloriosa rivoluzione” del 1688-89 = svolta che sbarrò per sempre la strada dell’assolutismo e aprì la via verso un governo di tipo parlamentare. Il mutamento al vertice della monarchia inglese ebbe come conseguenza immediata il suo ingresso nella coalizione europea che nel 1689 aprì le ostilità contro la Francia; i conflitti con la maggiore potenza continentale durarono quasi ininterrottamente fino al 1713. L’espansione senza precedenti delle spese militari contribuì a determinare una serie di importanti novità in campo fiscale e amministrativo. 1690-1710: la monarchia si appoggiò sui whigs > politica estera aggressiva. Contrapposizione tra il “partito del paese”, sempre pronto a denunciare le spese eccessive, gli arbitri e la corruzione del governo centrale, e il “partito della corte”, formato da coloro che di volta in volta beneficiavano del favore del re e dei suoi ministri. L’economia continuò a svilupparsi a ritmi sostenuti. 2. L’espansione della monarchia austriaca 46 Nel corso della guerra dei Trent’anni era stato sconfitto il disegno di restaurazione cattolica e imperiale coltivato dagli Asburgo d’Austria; in compenso, però, la sottomissione dei “ceti” nei ducati austriaci e nel Regno di Boemia, la sostituzione di gran parte della nobiltà e l’opera di ricattolicizzazione forzata condotta avanti col concorso determinante dei gesuiti avevano dato ai loro Stati ereditari una compattezza nuova, basata sulla fedeltà dinastica e sul sentimento religioso tipico della Controriforma. Da questa comunità politico-culturale rimaneva esclusa l’Ungheria (parte soggetta al dominio ottomano o al principe di Transilvania + “Ungheria imperiale”) > 1678: vasta ribellione quando l’imperatore Leopoldo I (1658-1705) cercò di stroncare l’opposizione della nobiltà al potere monarchico, sospendendo le libertà costituzionali e avviando una persecuzione contro i protestanti – i rivoltosi chiesero aiuto all’Impero ottomano; il re di Polonia rispose all’appello del papa a intervenire in difesa della cristianità – vittoria del Kahlenberg (1683), truppe ottomane messe in fuga – i veneziani entrano in guerra a fianco degli Asburgo e espellono i turchi dal Peloponneso – pace di Carlowitz (1699): grave arretramento dell’Impero ottomano, che dovette cedere agli Asburgo l’Ungheria e la Transilvania, a Venezia il Peloponneso. Nuovo imperatore Carlo VI (1711-40) > Prammatica sanzione (1713, con riconoscimento delle Diete dei vari territori), che sanciva l’indivisibilità dei domini asburgici e stabiliva l’ordine di successione al trono. 3. La guerra di Successione spagnola e i regni iberici 1700: muore senza lasciare eredi l’ultimo Asburgo della linea spagnola, Carlo II > un accordo stipulato fra le maggiori potenze assegnava la corona di Spagna, con i Paesi Bassi e le colonie americane, a Carlo, secondogenito dell’imperatore Leopoldo I, mentre a Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV, sarebbero andati i domini italiani > ma l’idea di una spartizione dell’eredità suscitava forti ostilità a Madrid e un mese prima di morire Carlo II si lasciò convincere a redigere un testamento che proclamava erede universale il duca d’Angiò, che assunse il titolo di Filippo V re di Spagna, con la condizione di una sua rinuncia perpetua ai diritti di successione in Francia. Il comportamento di Luigi XIV nei mesi seguenti fu però tale da fare apparire illusoria la separazione tra le due corone di Francia e di Spagna > una tale prospettiva non poteva essere accettata dalle potenze che già avevano combattuto le mire egemoniche della monarchia francese: non solo l’imperatore Leopoldo I, ma anche l’Inghilterra e l’Olanda, che con lui stipularono nel 1701 una nuova Grande alleanza. 1702: dichiarata guerra. Coalizione antifrancese: Danimarca, molti principi tedeschi tra cui l’elettore del Brandeburgo Federico I (concesso il titolo di re di Prussia), poi il duca di Savoia Vittorio Amedeo II e il re del Portogallo Pietro III (prima schierati con la Francia) – dopo alcuni successi iniziali della Francia, le operazioni condotte su vari fronti volsero decisamente a favore della “Grande alleanza”. Le cose sembravano volgere al peggio per la Francia quando due fatti nuovi intervennero ad attenuare l’intransigenza delle potenze marittime: caduta del ministero whig a Londra + prematura scomparsa nel 1711 del nuovo imperatore Giuseppe I, fratello maggiore dell’arciduca Carlo, che si era nel frattempo insediato a Barcellona assumendo il titolo di Carlo III re di Spagna > la sua successione agli Stati ereditari austriaci e alla dignità imperiale minacciava di ricreare una concentrazione di poteri. Riprese le trattative anglo-olandesi con la Francia, che si conclusero nel 1713 con la pace di Utrecht. La monarchia austriaca tenne duro per un altro anno, ma poi fu costretta a firmare la pace a Rastatt > nuovo ordine politico: Filippo d’Angiò rimaneva a Madrid con il titolo di Filippo V, ma era ribadita l’incompatibilità di questa corona con quella di Francia. 49 frumento, uno a rape, orzo e trifoglio). In Inghilterra si cominciano a fare esperimenti sugli incroci tra razze. 3.Prezzi e salari, moneta, trasporti L’universale interesse per l’agricoltura che si manifesta nella seconda metà del 700 si spiega in parte con la tendenza all’ascesa dei prezzi e quindi con l’aumento dei profitti e dei redditi legati alla commercializzazione delle derrate e al possesso della terra. Nella rincorsa tra prezzi e salari, questi ultimi rimasero nettamente indietro come già nel XVI secolo. Il costo della vita aumenta del 60%. All’origine del rialzo dei prezzi agricoli vi è l’aumento della domanda legato all’incremento demografico + gonfiamento degli agglomerati umani. L’incremento della popolazione si risolse in molte aree in un processo di impoverimento e di proletarizzazione di vasti strati sociali. Aumento della massa di metalli preziosi in circolazione – stabilizzazione della moneta nei maggiori paesi europei – miglioramento dei trasporti. 4. Il boom del commercio e lo sviluppo dell’America Latina XVIII secolo = età aurea per il commercio internazionale. Il contributo maggiore allo sviluppo dei traffici venne dall’oceano Indiano e dall’Atlantico, grazie soprattutto all’espansione del commercio inglese e francese con le colonie. La parte centro-meridionale del continente americano rimase divisa tra due soli padroni, Spagna e Portogallo. 5. Le origini della Rivoluzione industriale Complesso di trasformazioni nel modo di produrre i manufatti, che determinò un profondo e irreversibile mutamento nei consumi, nel modo di vita e nei rapporti sociali. Diffusione su larga scala di macchine azionate da energia inanimata, concentrazione del lavoro nelle fabbriche, rapido e vistoso incremento della produttività, produzione in serie per un mercato molto vasto. Inghilterra di fine 700: primo decollo dell’industria moderna. Premesse: presenza di una domanda in continua espansione, e cioè di un mercato, interno e internazionale, potenzialmente molto vasto – scarsità della manodopera in certi settori della lavorazione – capacità tecnica e inventiva necessarie per la messa in opera di congegni meccanici atti a moltiplicare la produzione – esistenza di fonti di energia poco costose per il loro funzionamento – disponibilità di capitali e di energie imprenditoriali disposte al rischio implicito nell’acquisto di costosi macchinari e di locali in cui impiantarli – fiducia nella stabilità del quadro politico e legislativo e in particolare nella tutela dei diritti di proprietà sia sulle merci, sia sulle innovazioni tecnologiche (brevetti) > tutto questo in Inghilterra. La meccanizzazione del lavoro e l’adozione del “sistema di fabbrica” riguardarono in un primo tempo un settore relativamente nuovo come quello cotoniero. 6. Dall’età del cotone all’età del ferro Nei primi decenni del 700, la manifattura di gran lunga più importante in Inghilterra rimaneva quella della lana, era facile importarla e si potevano ottenere grandi quantità grazie ai canali di comunicazione di cui l’Inghilterra era dotata. Solo a partire dagli anni 80 si ebbe un vero decollo della produzione inglese di cotonate, e solo dopo il 1810 la loro esportazione superò in valore quella dei tessuti di lana. Il cotone si prestava meglio ad essere lavorato oltre che essere più pratico, resisteva meglio all’usura, sia per essere indossato che lavato rispetto ad un capo in seta o lana. 50 Il cotone divenne il settore di punta della prima fase della Rivoluzione industriale (fin verso il 1830) e creò il modello del sistema di fabbrica che si estese via via alle altre lavorazioni. Meccanizzazione della filatura e della tessitura con l’introduzione delle spoletta volante fa diventare più produttiva la filatura. Le esigenze del settore tessile concorsero a determinare i decisivi passi avanti compiuti in altri campi della tecnologia, in primo luogo nella chimica. Impiego del carbon fossile come combustibile, dato che la legna scarseggiava ed era inoltre molto costosa. Venne introdotto l’impiego del coke, che si ottiene dal carbon fossile mediante un processo di raffreddamento per eliminare le impurità, anche se purtroppo stenta a diffondersi. Progressi dell’industria siderurgica > da paese importatore l’Inghilterra si trasformò in paese esportatore di ferro ed era ormai in grado di produrne tutte le quantità necessarie non soltanto per l’utensileria e per le macchine, ma anche per gli innumerevoli impieghi civili e militari. Venne introdotta l’energia idraulica, ma difficile da usare poiché le officine dovevano essere costruite vicino a dei corsi d’acqua. 1769: James Watt inventò la macchina a vapore. 7. Le ripercussioni sociali dell’industrializzazione Gli insediamenti industriali riguardarono fondamentalmente le regioni centro-settentrionali e occidentali dell’Inghilterra > risultato: forte impulso all’urbanesimo. Solo dopo il 1820 introduzione di leggi a tutela del lavoro femminile e minorile che si accontentavano di un salario inferiore rispetto agli uomini. Gli operai venivano sottoposti a dure regole di lavoro come 14 ore al giorni di lavoro senza pause o distrazioni, non vi erano giorni di festa e ogni genere di infrazione era punibile con la multa o il licenziamento. La creazione di organizzazioni sindacali (trade unions) fu lenta e difficile a causa delle leggi proibitive, che furono inasprite negli anni della Rivoluzione francese nel timore del sorgere di movimenti eversivi; non mancarono però forme di agitazione spontanee come lo sciopero, il boicottaggio, le proteste e le petizioni indirizzate al Parlamento o alle autorità locali. Una forma estrema di protesta che prese piede tra il 1810 e il 1820 fu il luddismo, così chiamato dal nome di Ned Ludd, un personaggio forse immaginario cui si attribuiva la distruzione di un telaio nel 1779 > dura repressione. I salari di chi lavorava in fabbrica erano maggiori rispetto a chi lavorava la terra e il costo della vita era in aumento. Sviluppo del ceto degli imprenditori. XIX. La Civiltà dei Lumi 1. Fede e ragione Rifiuto del principio di autorità e uso sistematico dello spirito critico > caratteristiche del philosophe, uno spregiudicato indagatore del vero, in qualunque campo del sapere. Critica della religione tradizionale, dei miracoli, dei dogmi e dei misteri della fede incomprensibili per la ragione umana; demolizione di leggende e credenze superstiziose. Deisti > non negavano l’esistenza di un Dio creatore dell’universo né l’immortalità dell’anima, ma sostenevano che a tali conclusioni si poteva arrivare con la sola ragione e che esse costituivano l’elemento comune di tutte le religioni rivelate, i cui dogmi e i cui misteri andavano respinti come incrostazioni superstiziose o come semplici imposture. Più problematico che nei paesi protestanti si presentava il rapporto tra ragione e fede in ambito cattolico. Chi più autorevolmente e brillantemente seppe orchestrare la campagna contro “l’infame” (lo spirito di intolleranza della Chiesa di Roma) fu Voltaire (1694-1778) > “caso Calas”( 51 protestante accusato di aver ucciso il figlio per evitare che si convertisse al cattolicesimo, in seguito a ciò il parlamento lo condanna a morte) prima di morire Voltaire prende in mano la vicenda e riesce a farlo scarcerare poiché risulta innocente. Voltaire riteneva che il male esistesse e proprio per ciò cli uomini non dovevano uccidersi o perseguitarsi per futili ragioni. 2. L’uomo e la natura Secondo Locke solo le impressioni sensoriali sono in grado di riempire l’intelletto umano. Sensismo: filosofia che riconduce alle percezioni dei sensi tutte le cognizioni umane. Utilitarismo relazione con il sensismo dice che il bene non può essere oggettivo e astratto ma deve coincide con ciò che colpisce i sensi in modo positivo, (il bene non è uguale per tutti ma cambia a seconda del soggetto). Obiettivo: “La massima felicità per il maggior numero”. Esaltazione della scienza e della sua capacità di svelare le leggi che governano la natura inanimata e anche i meccanismi della vita. Isaac Newton (1642-1727) figura dominante. Impose un metodo scientifico basato sul rifiuto delle ipotesi astratte e sulla sintesi tra indagine sperimentale e procedimento matematico. Tutti i rami della scienza fanno numerosi passi avanti tra cui: Selezione naturale di Darwin. 3. La “pubblica felicità” Idee condivise: tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei re, idea che il potere deve essere esercitato nell’interesse comune dei sudditi, al fine di realizzare la “pubblica felicità”, delimitazione di una sfera più o meno ampia di libertà privata, in cui l’autorità sovrana non ha il diritto di ingerirsi. Montesquieu, Lo spirito delle leggi (1748). Le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla natura delle cose. 3 sistemi di governo:  Dispotismo > principio ispiratore è la paura.  La monarchia poggia sul senso d’onore.  La democrazia si regge sulla virtù dei cittadini. Assolutismo o dispotismo “illuminato” > aveva, agli occhi di molti, il pregio di combattere i particolarismi e i privilegi locali e di ceto; solo chi è al di sopra di tutti può avere una chiara visione degli interessi generali e agire senza essere condizionato da egoismi e da ostacoli di varia natura. Si giustificava così la concentrazione di tutti i poteri nelle mani di un monarca saggio e “illuminato”. Rousseau, esponente dell’orientamento democratico. Contratto sociale (1762). Il passaggio dell’uomo dallo stato di natura allo stato scoiale > creazione di disuguaglianze(ricchi/poveri). Rousseau riteneva che bisognava scendere a patti per uscire da questa situazione cioè i sudditi divenire cittadini e gli schiavi uomini liberi. Il governo può essere monarchico o aristocratico basta che si limiti ad eseguire la libertà generale. 4 correnti europee dell’illuminismo Nei paesi di lingua tedesca rimane viva per tutto il 700 la corrente, di origine secentesca, del giusnaturalismo, che sosteneva l’esistenza di un diritto naturale comune a tutti gli uomini e anteriore al costituirsi delle società politiche. Beccaria, Dei delitti e delle pene (1764). Denuncia le assurdità e inumanità delle procedure giudiziarie in uso(tortura), distinzione tra peccati e delitti e criticava la pena di morte in quanto 54 venne promesso l’intero Stato di Milano, e la monarchia spagnola sempre desiderosa di espandersi in Italia. L’attacco di questa coalizione colse del tutto impreparata la monarchia austriaca, Milano venne occupata nel 1733 dai Franco-Piemontesi e i regni di Napoli e di Sicilia conquistati nel 1734 da Carlo di Borbone(capo esercito spagnolo)– l’Inghilterra esercitò un’opera di mediazione che portò alla pace di Vienna (1738): l’Austria recuperava il Milanese, ma doveva cedere alla Savoia due province e a Carlo di Borbone Napoli e la Sicilia. L’estinzione in Toscana della dinastia dei Medici favorì un altro scambio di territori: il duca di Lorena Francesco Stefano, marito di Maria Teresa d’Asburgo, figlia dell’imperatore Carlo VI, divenne granduca di Toscana, e la Lorena fu assegnata a Stanislao, col patto che alla sua morte sarebbe stata annessa alla Francia (1766). I mercanti inglesi avevano preso a spadroneggiare lungo le coste dell’America Latina – le autorità coloniali intensificarono la vigilanza – Walpole dichiarò guerra alla Spagna (1739) > le ostilità confluirono poi nel più vasto conflitto europeo noto come guerra di Successione austriaca (1740- 48). A scatenarla fu l’aggressione lanciata dal nuovo re di Prussia Federico II contro la Slesia, la parte più settentrionale del Regno di Boemia soggetto agli Asburgo. Alla testa della monarchia austriaca si trovava Maria Teresa (1740-80), figlia dell’imperatore Carlo VI; ma all’eredità asburgica miravano anche gli elettori di Baviera e di Sassonia, che avevano sposato due figlie del precedente imperatore Giuseppe I, mentre i Borbone di Francia e di Spagna non volevano lasciarsi sfuggire l’occasione per infliggere un colpo decisivo alla dinastia tradizionalmente nemica. All’inizio Maria Teresa ottenne solo aiuti finanziari dall’Inghilterra – poi Federico II, pago della conquista della Slesia, si ritirò dalla guerra, il re di Sardegna intervenne a fianco dell’Austria in cambio della promessa di nuovi territori appartenenti alla Lombardia austriaca, e l’Inghilterra si impegnò più decisamente dopo la caduta di Walpole (1742) – 1744: Luigi XV dichiarò guerra all’Inghilterra. 1748: pace di Aquisgrana > sancì il possesso prussiano della Slesia e la cessione da parte di Maria Teresa dei Ducati di Parma e Piacenza a Filippo di Borbone (secondo figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese), ma lasciò per il resto inalterata la situazione preesistente. Nessun vantaggio territoriale per la Francia. 1743: muore Fleury > Luigi XV assunse personalmente le redini del governo. A un trattato d’alleanza stipulato nel 1756 tra Inghilterra e Prussia, l’abile diplomazia del cancelliere austriaco Kaunitz, deciso a strappare la Slesia a Federico II, riuscì a contrapporre uno schieramento composto da Austria, Francia e Russia, cui si unirono in seguito Svezia e Polonia > “rovesciamento delle alleanze”, che pose fine alla tradizionale inimicizia tra le dinastie degli Asburgo e dei Borbone e che segnò l’inizio della guerra dei Sette anni (1756-63). 1757: chiamata a Londra di William Pitt al ministero degli affari esteri > cambiamento di rotta nella conduzione della guerra da parte inglese: disimpegno dalle questioni continentali e lotta in difesa dei propri interessi marittimi e commerciali. Sconfitte francesi in America settentrionale e India – neppure l’entrata in guerra della Spagna a fianco della Francia (1761) mutò le sorti del conflitto – 1763: trattato di Parigi > la Francia doveva dare via libera all’espansione britannica in India e si vedeva completamente estromessa dall’America settentrionale. 1763: pace di Hubertusburg > confermò il dominio di Federico II sulla Slesia. 4. Il fallimento delle riforme in Francia 55 Le riforme di cui si sentiva il bisogno fallirono quasi sempre sotto il fuoco incrociato della nobiltà di corte, del clero, dei Parlamenti, che difendevano i loro privilegi, e di un’opinione pubblica illuminata che in misura crescente metteva in discussione le basi stesse del potere assoluto. Negli anni 60 l’opposizione dei Parlamenti al governo assunse un carattere cronico, polarizzandosi prima intorno alle questioni religiose e fiscali, poi investendo le fondamenta stesse dell’assolutismo monarchico. 1764: ottennero un editto di espulsione dell’ordine dei gesuiti. Il parlamento si oppone ad ogni proposta di legge. Falliti i tentativi di applicare le dottrine fisiocratiche. Alla fine degli anni 60 scoppiarono agitazioni popolari in conseguenza del rincaro dei prezzi legato a un cattivo raccolto indussero il governo a ripristinare i vincoli pre-esistenti. “Colpo di Stato” del cancelliere Maupeou > il re decise di sopprimere il Parlamento di Parigi e di smembrarne la giurisdizione, che copriva oltre un terzo della Francia, in sei circoscrizioni giudiziarie affidate a Consigli superiori di nomina regia (1771) – il governo venne assunto da un “triumvirato” composto da Aiguillon, Maupeou e dal controllore delle finanze Terray, che con misure autoritarie riuscì a operare una forte riduzione del deficit. 1774: muore Luigi XV – successore il nipote Luigi XVI > richiamo dei vecchi Parlamenti. Nominò controllore delle finanze un esponente di spicco del movimento illuminista, Turgot – programma fisiocratico (ma un po’ un fallimento) cattivo raccolto dopo aver applicato la riforma sul grano.– dimissioni nel 1776. Congiuntura economica negativa e si ha una fase di ristagno. 5. L’Inghilterra nell’età di Giorgio III Gran Bretagna era uscita rafforzata dalla guerra dei 7 anni, padrona dei mari e priva di rivali nei continenti americano e indiano. Nuovo re Giorgio III (1760-1820) > manifestò intenzione di esercitare un ruolo più attivo nella politica nazionale, suscitando l’opposizione del Parlamento e della pubblica opinione. Formazione, accanto all’opposizione whig, di una corrente più radicale, che contestava lo stesso ordine politico uscito dalla “gloriosa rivoluzione” e si agitava per una redistribuzione dei seggi parlamentari, per un allargamento del suffragio e per un’estensione delle libertà religiose e civili – portavoce più popolare: John Wilkes. Altra causa del malessere politico: disastrosa conduzione della crisi nordamericana da parte del governo di lord North (1770-82) > la vittoriosa lotta per l’indipendenza dei coloni stimolò le rivendicazioni autonomistiche degli irlandesi. Giorgio III affidò la formazione di un nuovo governo a William Pitt il Giovane (figlio) > notevole attività riformatrice accolse richieste irlandesi, combatté corruzione e sprechi, introdusse una nuova e più equa imposta proporzionale al reddito. In politica estera fu nemico della Francia rivoluzionaria e adottò una politica rigida nei confronti delle opposizioni e agitazioni operaie. XXI. Assolutismo illuminato e riforme 1. La Prussia di Federico II Il più famoso fra i despoti illuminati fu il re di Prussia Federico II il Grande (1740-86) > si rifaceva al “contratto sociale” e dichiarava che il re “è solo il primo servitore dello Stato”; d’altra parte proseguì consapevolmente la politica paterna di rafforzamento militare e burocratico, mantenne la servitù della gleba e preferì costantemente i nobili per le cariche militari e civili. Incrementò il suo esercito e ottenne un nuovo importante ingrandimento territoriale in occasione della prima 56 spartizione della Polonia (1772) con l’annessione della Prussia occidentale, che assicurò la saldatura tra le due parti principali dei suoi domini. Politica di popolamento delle terre orientali, immigrazione favorita dalla grande tolleranza religiosa. La burocrazia prussiana acquistò fama di essere la più efficiente e onesta d’Europa. Importanti riforme attuate nel settore giudiziario (gettate le basi del codice civile prussiano, promulgato poi nel 1794). Va riconosciuta a Federico II la libertà di stampa e i progressi dell’istruzione elementare obbligatoria per tutti. 2. La monarchia austriaca sotto Maria Teresa e Giuseppe II Maria Teresa (1740-80) > già negli ultimi anni di guerra i nuovi e devoti collaboratori che la circondavano avevano avviato una serie di riforme nell’organizzazione dell’esercito. Nel 1748 costrinse i “ceti” di ciascun Land, cioè le rappresentanze dell’alta e della piccola nobiltà, del clero e delle città, a votare le imposte non più ogni anno, ma per un intero decennio, lasciando a organi regi di nuova istituzione, i governatorati, il compito di effettuare il riparto e l’esazione dei tributi. Le due cancellerie boema e austriaca vennero sostituite nel 1749 da un unico Direttorio > nuova concezione unitaria dello Stato, sia pure limitata al complesso territoriale austro-boemo (esclusi Ungheria e possedimenti italiani e belgi). Motivo della “pubblica felicità” > il più autorevole rappresentante di tale concezione fu Kaunitz (artefice del “rovesciamento delle alleanze”), nominato cancelliere di corte e Stato nel 1753. 1765: morì Francesco Stefano, marito di Maria Teresa e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1745 come Francesco I – successore Giuseppe II, il figlio primogenito, che fu nominato al tempo stesso dalla madre “coreggente” degli Stati ereditari asburgici > un solo scopo: rafforzare l’autorità e la compattezza dello Stato, del quale come Federico il Grande si considerava il primo servitore. Dall’imperatore prese il nome la politica religiosa nota come “giuseppinismo” > confluivano sia istanze di riforma interne alla Chiesa cattolica, sia la volontà di affermare l’autorità dello Stato sul clero nazionale, di chiamarlo a contribuire in misura più equa ai pubblici pesi e di farne uno strumento utile per il progresso morale e civile della società. 1781: emanata la “patente di tolleranza”, che rendeva legittimo il culto per le confessioni protestanti e greco-ortodossa + eliminate quasi tutte le discriminazioni di cui soffrivano gli ebrei. La sua attenzione si rivolse poi agli ordini regolari, detentori di enormi ricchezze che si giudicavano mal impiegate. Vennero poi disciplinate le pratiche di culto:  Diminuzione delle feste  Proibiti o limitati : pellegrinaggi, processioni, esposizioni reliquie dei santi  Bandite le manifestazioni a sfondo scaramantico  Allontanati i cimiteri dai luoghi abitati  Regolazione riti: battesimo, matrimonio, funerale Importanti provvedimenti che riguardano istruzione, economia e giustizia. 1781: aboliti i residui della servitù personale, non entrate mai in vigore per la morte del sovrano – 1787: promulgato il celebre codice penale giuseppino, che pur mantenendo pene detentive di impressionante durezza accoglieva i principi della legalità della pena, non più soggetta alle decisioni arbitrarie dei giudici, e della parità di tutti i sudditi di fronte alla legge. 1787: Giuseppe II volle intraprendere una guerra a fianco della Russia contro la Turchia > enorme costo finanziario e umano. I Paesi Bassi belgi insorsero nel 1789, cacciando i rappresentanti austriaci e proclamando l’indipendenza – anche l’Ungheria era sull’orlo della rivolta quando Giuseppe II morì (1790). Successore Leopoldo II (1790-92), il fratello minore Pietro Leopoldo, granduca di Toscana. 59 In seguito la monarchia austriaca perse Napoli e Sicilia, conquistati nel 1734 da Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V. In compenso Carlo VI d’Asburgo ebbe Parma e Piacenza, e Francesco Stefano di Lorena, marito della sua erede Maria Teresa, ottenne nel 1737 il Granducato di Toscana. Dopo la guerra di Successione austriaca (1740-48), Parma e Piacenza tornarono a formare un ducato indipendente sotto Filippo di Borbone, fratello minore del re di Napoli. Insieme al declino della potenza spagnola si registra nell’Italia del primo 700 l’indebolimento dell’influenza della Chiesa. L’anticurialismo divenne il terreno privilegiato di incontro tra la monarchia austriaca e il ceto intellettuale del Mezzogiorno, di gran lunga il più moderno e avanzato della penisola. Tra 600 e 700 ripresa e rafforzamento degli scambi culturali tra Italia e Europa, e presa di coscienza della nostra arretratezza. L’espansione territoriale e il rafforzamento politico e militare del Piemonte sabaudo furono accompagnati da una serie di riforme promosse da Vittorio Amedeo II (1682-1730), dal 1720 re di Sardegna > redazione di un nuovo catasto, restringimento dei privilegi della Chiesa, creato per la prima volta in Italia un sistema statale di scuole secondarie… Successore Carlo Emanuele III (1730-73) > proseguì il rafforzamento delle tendenze assolutistiche. 2. Il Regni di Napoli e di Sicilia sotto i Borbone Nel Regno di Napoli il riacquisto dell’indipendenza sotto un “re proprio”, grazie all’insediamento di Carlo di Borbone nel 1734, favorì una spinta rinnovatrice. Vivace e ricca vita intellettuale – percezione che nella feudalità stava il nodo cruciale che bisognava sciogliere per aprire nuove prospettive di sviluppo alla società meridionale. Quando Carlo di Borbone divenne re di Spagna col titolo di Carlo III (1759), il toscano Bernardo Tanucci, già dal 1755 ministro degli esteri, divenne la figura più autorevole del “Consiglio di reggenza” istituito in considerazione della minore età del successore Ferdinando IV (re di Napoli dal 1759 al 1806, poi re delle Due Sicilie col nome di Ferdinando I dal 1816 al 1825). Tanucci era un intransigente difensore dei diritti dello Stato nei confronti della Chiesa, ma era alieno da riforme radicali sul piano economico e sociale. La carestia del 1736/1735 venne affrontata con metodi tradizionali. Non vennero adottate misure incisive contro i baroni. Ferdinando IV sposò Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d’Austria > orientamento filoaustriaco del governo, licenziato Tanucci, ripresa dell’azione riformatrice. Con i beni confiscati al clero venne fondata una cassa sacra che però venne colpita da un violentissimo terremoto. In Sicilia periodo di viceregno di Domenico Caracciolo (1781-85) > importanti iniziative, es. abolizione dell’Inquisizione. Né in Sicilia, né nel Mezzogiorno continentale le riforme giunsero tuttavia a mettere in discussione il permanere delle strutture feudali nelle campagne e a liberare lo Stato dal groviglio di interessi privati che ne limitava e condizionava l’autorità. 3. Illuminismo e riforme nella Lombardia austriaca Dopo la pace di Aquisgrana del 1748, la monarchia austriaca rimaneva in possesso dello Stato di Milano e del Ducato di Mantova, uniti sotto uno stesso governo a formare la Lombardia austriaca + nella sfera d’influenza austriaca Granducato di Toscana e Ducati di Modena e Reggio. Prima ondata di riforme nello Stato di Milano tra gli anni 40 e 50 (es. abolita la vendita delle cariche) – ma il risultato più importante fu il compimento del nuovo catasto, a opera di una 60 “Giunta regia” presieduta dal celebre giurista toscano Pompeo Neri (1760) > risultati principali: redistribuzione dell’imposta fondiaria e riduzione dell’imposta personale dovuta dai contadini a una somma moderata e fissa. L’impulso al cambiamento venne soprattutto da Vienna, da dove nel 1759 venne inviato a Milano, come ministro plenipotenziario, un uomo di idee avanzate e di vasta e raffinata cultura, il conte trentino Carlo di Firmian > ristrutturazione delle magistrature culminò con la separazione degli affari giudiziari, riservati al senato, amministrativi e finanziari affidati ad un magistrato entrale. Sotto Giuseppe II > soppressione del Senato, il supremo tribunale milanese (1786), insediati in ogni provincia gli intendenti politici, funzionari regi dai quali dipendeva tutta la vita locale, rafforzato il controllo dello Stato sulla vita religiosa + miglioramento delle vie di comunicazione, accesso privilegiato al mercato austriaco. 4. La Toscana dalla Reggenza a Pietro Leopoldo Il nuovo granduca di Toscana Francesco Stefano (1737-65), marito di Maria Teresa e dal 1745 anche imperatore del Sacro Romano Impero, risiedeva a Vienna e si faceva rappresentare a Firenze da un “Consiglio di reggenza” > interventi nel settore finanziario e nei rapporti con la Chiesa (es. legge sulle manimorte). Negli ultimi anni della Reggenza lorenese ci fu una grave carestia – richiamato Pompeo Neri, assunto un orientamento liberista – questo si affermò pienamente sotto il governo di Pietro Leopoldo (1765-90), figlio terzogenito di Maria Teresa e Francesco Stefano > soppressione delle corporazioni di arti e mestieri, eliminazione di tutte le dogane interne… Bonifiche, decisione di “allivellare” le terre appartenenti alla corona e alle manimorte (ma no risultati sperati) – 1786: codice penale che, oltre a umanizzare e razionalizzare le procedure, eliminava del tutto la tortura e cancellava, per la prima volta in Europa, la pena di morte. 1790: Pietro Leopoldo lasciò Firenze per succedere al fratello Giuseppe II nella direzione della monarchia austriaca e nella dignità imperiale (accantonato il progetto di una carta costituzionale…). Fallì anche il programma di riordinamento della Chiesa toscana – se attuato, avrebbe portato a uno scisma della Chiesa toscana da Roma. 5. La società italiana alla fine del 700 Solo marginalmente furono toccati dal movimento delle riforme lo Stato pontificio e le Repubbliche oligarchiche di Venezia, Genova e Lucca. 1775-99: pontificato di Pio VI. Generale moto di laicizzazione – costume sociale e familiare più libero e sciolto, che si esprime tra l’altro nel “cicisbeismo” (cicisbeo, o cavalier servente era il gentil uomo che accompagnava una nobildonna posata in occasioni mondane, feste, ricevimenti, teatri e l'assisteva nelle incombenze personali)– la nobiltà in un certo senso si “imborghesisce”. Anche in Italia, come nel resto d’Europa, si registra nel XVIII secolo un cospicuo aumento della popolazione. XXIII. Nascita di una nazione: gli Stati Uniti d’America 1. Gli inizi della colonizzazione inglese e francese nel Nord America Le colonie inglesi del Nord America avevano avuto differenti origini: donazioni o concessioni fatte dalla monarchia inglese – iniziativa di minoranze religiose costrette a lasciare la madrepatria (puritani in Massachusetts e Connecticut, quaccheri in Pennsylvania) – conquiste durante le guerre del 600. Ai primi del 700 le colonie britanniche erano 12; 61 nel 1732 venne fondata la 13^, chiamata Georgia in onore di re Giorgio I. Costante flusso migratorio, per motivi religiosi, per sottrarsi alla giustizia, per trovare migliori condizioni di vita e di lavoro. Più di mezzo milione di schiavi neri, quasi tutti concentrati nelle colonie meridionali > qui si era formata un’aristocrazia di medi e grandi proprietari quasi paragonabile a quella inglese. Colonie del centro e del nord: abitate da coltivatori diretti, artigiani, pescatori, mercanti – meno sviluppato il commercio con la Gran Bretagna. Istituzioni politico-giudiziarie: in tutte le colonie governatore nominato dal re e assistito da un consiglio da lui scelto, egli nominava i giudici e aveva diritto di veto sulle decisioni prese dal potere legislativo – questo era esercitato da un’assemblea eletta con suffragio in genere molto largo. Città e comunità di villaggio godevano di ampie autonomie. Nuova Francia (parte dell’odierno Canada): riconosciuta nel 1663 come “colonia regia”, istituzioni simili a quelle di una provincia francese (governatore e intendente), ammesso solo il culto cattolico, grande autorità dei gesuiti. La popolazione viveva di commercio di pellicce, caccia pesca e agricoltura. 1720: fondata Nuova Orléans, territori denominati Louisiana in onore di Luigi XIV > bloccavano l’ulteriore espansione delle colonie britanniche verso occidente, e i francesi potevano contare sull’alleanza di alcune “nazioni” indiane, tipo irochesi. 2. I contrasti tra le tredici colonie e la madrepatria Guerra dei Sette anni (1756-63): gli abitanti delle colonie parteciparono VS i francesi – la vittoria britannica portò all’eliminazione completa della presenza francese nel Nord America. Le colonie iniziano a prendere coscienza della propria forza… Motivi di malcontento e il parlamento inglese interviene: vietato il commercio diretto tra le colonie e paesi terzi, imposizione di dazi molto elevati sull’importazione di alcuni prodotti, proibita la produzione di manufatti che potessero entrare in concorrenza con quelli della Gran Bretagna. Sotto il profilo politico, governatori e loro consigli sentiti come oppressivi. Alla fine della guerra dei Sette anni, il governo inglese voleva chiedere un maggiore contributo alle colonie + 1763: un proclama regio trasformò i vasti territori al di là dei monti Appalachi in una riserva indiana, dove era proibito ai bianchi acquistare terre. Negli anni seguenti emanate norme più stringenti volte a impedire e reprimere il contrabbando, es. tassa di bollo su tutti i documenti legali e sui fogli periodici (1765) – i delegati di 9 colonie, riuniti a NY, dichiararono incostituzionale la tassa di bollo, perché votata da un Parlamento in cui esse non erano rappresentate. 1766: il governo inglese ritirò la tassa di bollo, ma introdusse nuovi dazi sull’importazione – i coloni presero a boicottare le merci inglesi, 1773: “Boston tea party” – inizia la fase delle ostilità aperte. 3. La guerra di Indipendenza Durissima reazione del governo inglese (chiusura del porto di Boston…) – insubordinazione nelle colonie, sorsero comitati e organismi che esautorarono di fatto le autorità britanniche – 1774: “primo Congresso continentale” a Filadelfia > deciso il boicottaggio delle merci inglesi e riaffermato il principio che gli americani riconoscevano valide solo le leggi e le imposte votate dalle loro assemblee. 64  riformò e rese più redditizia l’amministrazione del demanio regio  richiamò alla gestione diretta dello stato la gestione dei comuni Venne licenziato su decisione del re nel 1781 perché rese pubblico il bilancio della monarchia, dove erano indicate anche le pensioni e le grazie concesse dal re. Nuovo controllore generale Charles-Alexandre de Calonne, nominato dopo un periodo di stallo e quando cominciavano ad esserci sintomi di crisi nel settore agricolo > unica soluzione era l’adozione di radicali riforme, che prevedevano:  L’istituzione di una nuova imposta fondiaria (“sovvenzione territoriale”) gravante senza eccezioni su tutti i proprietari  La liberalizzazione del commercio dei cereali,  L’eliminazione delle dogane interne. Per aggirare la prevedibile opposizione dei ceti privilegiati e dei Parlamenti il ministro suggerì al re di convocare un’assemblea dei notabili. 1787: 144 notabili a Versailles – opposizione – il re sostituì Calonne con uno dei membri dell’assemblea, l’arcivescovo di Tolosa Étienne-Charles Loménie de Brienne, che mantenne la proposta di “sovvenzione territoriale”, ma la trasformò in un tributo dall’ammontare annuo prefissato – ancora opposizione e l’assemblea venne sciolta. Per quanto ragionevoli, le riforme proposte suscitavano diffidenza in quanto calavano dall’alto, erano viste come mezzi per rafforzare ulteriormente il potere arbitrario. Il Parlamento di Parigi prese la guida dell’opposizione, ormai nell’opinione pubblica costante era il riferimento agli Stati generali come all’unica istanza in cui la riforma non solo dell’economia, ma di tutta la costituzione dello Stato doveva essere discussa – nel 1788 il responsabile delle finanze dichiarò a nome del monarca che gli Stati generali si sarebbero riuniti l’anno seguente; il re richiamò Necker. Il Parlamento di Parigi dichiarò che i tre ordini avrebbero dovuto sedere e deliberare separatamente (così maggior peso a clero e nobiltà) > spaccatura del fronte antiassolutistico – 1789: l’abate Sieyès pubblica il pamphlet Che cos’è il Terzo Stato? (rappresentava la parte maggiore e produttiva dello stato) 3. La Rivoluzione in marcia: il 1789 Molti volevano che gli Stati generali si assumessero il compito di dare alla Francia una nuova Costituzione. Regolamento elettorale: disponeva il raddoppio della rappresentanza del Terzo Stato, ma non stabiliva nulla riguardo alle modalità del voto – cahiers de doléances, da affidare ai deputati dei rispettivi ordini. Intanto grave carestia, disoccupazione, miseria – sommosse contro il carovita e le tasse si verificarono in molte località e nella stessa Parigi. 5 maggio 1789: si riunirono gli Stati generali a Versailles – deputati divisi quasi a metà tra Terzo Stato e gli altri due ordini sommati insieme. I deputati del Terzo Stato proposero agli altri due ordini di riunirsi in una sola assemblea per la verifica dei poteri – prima rifiuto, ma poi nella rappresentanza del clero ottenne la maggioranza una mozione favorevole alla riunione – il re ordinò la chiusura della sala dove si tenevano le adunanze – i deputati del Terzo Stato (col nome di Assemblea nazionale, su proposta di Sieyès) si radunarono in un altro locale. Il clero e la frazione più illuminata della nobiltà si unirono al Terzo Stato, e l’Assemblea nazionale si intitolò anche “costituente” – il re preparò un colpo di forza contro l’Assemblea (mercenari stranieri intorno a Parigi); Necker sostituito con il barone di Breteuil, un aristocratico reazionario. 65 Deliberata la formazione di una milizia borghese, ma il popolo minuto si mosse per proprio conto – 14 luglio: una folla composta in gran parte da artigiani e bottegai del faubourg Saint-Antoine si presentò di fronte alla Bastiglia. Luigi XVI ordinò la ritirata dei reggimenti stranieri e richiamò Necker al governo – in tutta la Francia si costituirono spontaneamente nuovi organi municipali fedeli alle direttive dell’Assemblea nazionale e si armarono le milizie della “Guardia nazionale”. Disordini nelle campagne > “Grande Paura”, chiaro significato antifeudale. Spinoso problema dei diritti signorili > i deputati decisero la distruzione di quanto rimaneva del “regime feudale” e l’abolizione di ogni privilegio che si opponeva all’eguaglianza dei diritti (ma in realtà no abolizione totale). L’agitazione antifeudale nelle campagne sarebbe durata fino all’abolizione totale e senza indennizzo dei diritti signorili, decretata nel 1792-93. 26 agosto 1789: approvata la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”. I patrioti pensavano che il re stesse preparando un’altra prova di forza + in occasione di un banchetto tenuto nella reggia di Versailles alcuni ufficiali avevano calpestato la coccarda tricolore – 5-6 ottobre: folla in marcia per Versailles – il re approvò i decreti di agosto e settembre, ma esitava ancora di fronte alla prospettiva di un trasferimento a Parigi – ma alla fine dovette stabilirsi nel palazzo delle Tuileries, e anche l’Assemblea nazionale trasferì la sua sede a Parigi. 4. La ricostruzione dell’unità nazionale Luigi XVI teneva di fronte alle richieste dell’Assemblea un comportamento ambiguo e confidava nell’intervento armato delle potenze straniere. Nell’Assemblea prevalse per tutto il 1790 l’influenza dei nobili “liberali” (marchese di La Fayette e conte di Mirabeau) e del cosiddetto “triumvirato”, composto da Lameth, Duport e Barnave. Alla sinistra di questo schieramento, alcuni elementi più radicali e più sensibili alle rivendicazioni popolari, come Robespierre. Numerosi circoli o club – importante “Società degli amici della Costituzione”, che prese poi il nome di club dei giacobini. Il più radicale era il club dei cordiglieri (tra i quali Camille Desmoulins e Georges Danton). Un grande ruolo nello scontro politico ebbe anche la stampa periodica. Rapida politicizzazione delle masse parigine. Nel 1790 la capitale venne divisa in 48 “sezioni”. Prendeva forma, con l’aggravarsi dei contrasti sociali nell’inverno 1791-92, la figura del “sanculotto”, il popolano di Parigi. Il territorio nazionale fu suddiviso in 83 dipartimenti (-distretti-cantoni e comuni). Prese l’avvio in molte regioni il movimento della “federazione”, sorta di proclamazione dal basso di un’unità nazionale che cancellava gli antichi particolarismi. Soppressione degli aspetti più inumani e irrazionali della procedura penale d’antico regime – scioglimento dei Parlamenti – nuove regole per l’amministrazione della giustizia: l’elezione popolare di tutti i giudici realizzava la completa separazione del potere giudiziario dal potere legislativo ed esecutivo e segnava al tempo stesso la fine del sistema della venalità delle cariche. Rimaneva irrisolto il problema finanziario. Confisca dei beni della Chiesa e emissione di “assegnati” (casino). In campo economico gli orientamenti liberisti dominanti all’interno dell’Assemblea si espressero con la soppressione delle corporazioni di mestiere, con la proclamazione della libertà d’iniziativa e con la legge del 1791 che proibiva le associazioni operaie. Problema religioso > approvata una “costituzione civile del clero”, che portava una radicale riorganizzazione della Chiesa di Francia – stipendi statali a vescovi e parroci, in pratica pubblici funzionari. Fu imposto a tutto il clero un giuramento di fedeltà alla Rivoluzione – condanna delle riforme ecclesiastiche francesi da parte del pontefice – presenza in molte località di un prete “costituzionale” e di un prete “refrattario”. 66 5. La caduta della monarchia Da tempo la famiglia reale aveva preso contatti segreti con le corti straniere in vista di un espatrio – 20-21 giugno 1791: tentativo di fuga, ma vengono beccati. Divisione tra le forze rivoluzionarie: Robespierre, Marat e altri chiedevano la deposizione del re VS la maggioranza dell’Assemblea. I cordiglieri organizzarono una grande manifestazione popolare per chiedere la repubblica, ma furono fucilati dalla Guardia nazionale – dal club dei giacobini si separò l’ala moderata dei “foglianti”, alla cui testa erano il triumvirato e La Fayette. 4 settembre 1791: votata la Costituzione > distinzione tra cittadini attivi e cittadini passivi, solo i primi avevano diritto di voto – doppio grado delle elezioni per l’Assemblea legislativa, composta di un’unica camera. Manteneva alla monarchia il potere esecutivo, che però consisteva quasi unicamente nella facoltà di nominare ministri, diplomatici e generali; i poteri del re in politica estera erano limitati. Legge in base alla quale i membri dell’Assemblea costituente non potevano essere eletti a far parte dell’Assemblea legislativa > accresciuto il peso dei circoli. 1 ottobre 1791: eletta l’Assemblea legislativa – la sinistra riuscì gradualmente a imporre la sua egemonia (era spalleggiata all’esterno dal club dei giacobini, dove trionfava Robespierre). Nuove sommosse popolari per il carovita. Atteggiamento intransigente dei seguaci di Brissot (esponente più prestigioso della sinistra), che faceva appello all’orgoglio nazionale e alla fierezza rivoluzionaria VS le potenze straniere che sembravano minacciare l’intervento negli affari interni della Francia > questa politica aveva l’appoggio della corte, che sperava in una disfatta della Francia. Luigi XVI sostituì i ministri foglianti con dei brissottini – 1792: dichiarata guerra al nuovo “re di Boemia e d’Ungheria”, cioè all’imperatore Francesco II. Fallimento dell’offensiva in direzione dei Paesi Bassi – una folla di manifestanti invase le Tuileries e obbligò il re a indossare il berretto frigio – proclamazione della “patria in pericolo”, leva di nuovi battaglioni di volontari, arrivo a Parigi di “federati” da varie parti della Francia: cresce la tensione – 10 agosto: creazione di una nuova municipalità (“Comune insurrezionale”) e assalto al palazzo delle Tuileries + deposizione del monarca. La caduta della monarchia coincideva con una fase nuova della Rivoluzione, caratterizzata dal confronto e dallo scontro tra il potere legale e il potere di fatto esercitato in prima persona dalle masse dei sanculotti. XXV. Dalla Repubblica giacobina al Direttorio 1. La lotta politica all’interno della Convenzione Pressione popolare, ossessione del complotto aristocratico, panico suscitato dall’avanzata dell’esercito prussiano nel nord-est della Francia > l’Assemblea legislativa e la Comune di Parigi adottano misure di rigore (arresto degli elementi “sospetti”, espulsione dei preti “refrattari”…). Uno dei fatti più raccapriccianti della Rivoluzione: tra 2 e 6 settembre 1792 folle di sanculotti invasero le carceri parigine e trucidarono oltre un migliaio di detenuti sospettati di tramare contro la rivoluzione – il Consiglio esecutivo non intervenne. Il 20 settembre 1792, la prima riunione della nuova convenzione, abolisce formalmente la monarchia. L’avanzata prussiana fu fermata, l’esercito rivoluzionario occupò la riva sinistra del Reno, invase il Belgio e si impadronì di Nizza e della Savoia – si riunì la “Convenzione”, che abolì formalmente la monarchia. Dal punto di vista politico la nuova rappresentanza era nettamente spostata a sinistra > schieramento brissottino (poi detto girondino), aderenti alla “Montagna” (sensibile alle rivendicazioni della sanculotteria parigina), “Pianura” o “Palude”. 69 repubblicani e pronti a occupare militarmente Parigi – due dei Direttori furono destituiti e le elezioni favorevoli ai monarchici furono dichiarate nulle > la Repubblica era salva, ma a prezzo della fine della legalità restaurata con la Costituzione dell’anno III e della soggezione del potere politico al potere militare. 4. La Rivoluzione francese e l’Europa Tra le classi colte europee la convocazione degli Stati generali e il preannuncio di un nuovo ordine monarchico-costituzionale furono accolti in un primo tempo con simpatia o addirittura con entusiasmo; le prime perplessità sorsero con l’abolizione dei diritti feudali e con le giornate rivoluzionarie del 5-6 ottobre 1789. I governi assoluti temevano il contagio delle idee rivoluzionarie, soprattutto in quelle aree che per altri motivi erano già in fermento; dovunque si strinsero le maglie della censura e presero ad essere perseguitati i gruppi filofrancesi; congiure “giacobine” furono scoperte e duramente represse in Ungheria, Tirolo, Piemonte, Napoli, Bologna. La capacità di resistenza mostrata dalla Francia rivoluzionaria e la svolta moderata di termidoro indussero alcune delle maggiori potenze a cessare le ostilità (es. Prussia, Province Unite, Spagna). Rimanevano però in armi Inghilterra e Austria > questione delle “frontiere naturali”. Riconoscendo nella monarchia asburgica il punto debole della coalizione nemica, il Direttorio mise a punto per il 1796 una strategia basata su un attacco a fondo attraverso l’Europa centrale; all’armata d’Italia invece era assegnato il compito di creare un diversivo e tenere occupata parte delle truppe nemiche > ma le cose non andarono così: le strepitose vittorie ottenute dal generale Bonaparte a capo dell’armata d’Italia fecero di quest’area il centro nevralgico della guerra. 28 aprile 1796: armistizio di Cherasco con Vittorio Amedeo III – 15 maggio: Napoleone fece il suo ingresso a Milano, accolto trionfalmente da quella parte della popolazione che aveva segretamente simpatizzato per i francesi. L’avanzata proseguì verso sud: tregue con Parma, Roma, Napoli – Pio VI fu costretto a firmare la pace di Tolentino, che sanciva la sua rinuncia a Bologna, Ferrara e alla Romagna. 1797: verso Vienna – i rappresentanti austriaci firmarono i preliminari di una pace che garantiva le conquiste francesi in Italia; contro il parere del Direttorio, deciso a utilizzare le province italiane come moneta di scambio per ottenere dall’Austria il riconoscimento delle “frontiere naturali”, Napoleone decise di dar vita nell’Italia settentrionale a una repubblica formalmente indipendente. 5. Il triennio rivoluzionario in Italia (1796-99) Nei primi mesi della conquista Napoleone aveva incoraggiato o almeno tollerato l’azione dei “patrioti”; Milano era diventata nell’estate del 1796 il centro di raccolta di profughi politici di ogni parte d’Italia e il luogo di elaborazione di un programma democratico che prevedeva l’unità nazionale come sbocco di un profondo rinnovamento delle strutture politiche e sociali. Concorso sul tema “Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità dell’Italia”, i patrioti erano vicini alle posizioni di un Robespierre, anche se ripudiavano in generale i mezzi violenti del Terrore. Nuove formazioni: Repubblica Cispadana (Bologna, Ferrara, Modena, Reggio) – in seguito questi territori furono aggregati alla Repubblica Cisalpina (Milano + Bergamo, Brescia, Crema e la Valtellina); gli ordinamenti della Repubblica di Genova, ribattezzata Repubblica Ligure, vennero trasformati in senso democratico. Nelle province venete al di là del Mincio si erano insediate municipalità democratiche che avevano proclamato la propria indipendenza da Venezia – qui l’ultimo doge fu deposto nel 1797. 17 ottobre 1797: pace di Campoformio con l’Austria, che in cambio del riconoscimento della Repubblica Cisalpina otteneva il Veneto, l’Istria e la Dalmazia. 1798: in seguito a un incidente 70 diplomatico, le truppe francesi occuparono lo Stato pontificio, espulsero il papa Pio VI e proclamarono la Repubblica Romana + invasione militare della Svizzera neutrale e costituzione di una Repubblica Elvetica sotto il protettorato francese. 1798: il re di Napoli Ferdinando IV e la regina Maria Carolina lanciarono un attacco contro l’esercito francese – sconfitti – proclamata la Repubblica Napoletana o Partenopea. Con l’annessione alla Francia del Piemonte (1799), da dove era stata cacciata la corte sabauda, e con l’occupazione militare della Toscana, tutta la penisola si trovò a essere sotto il controllo diretto o indiretto delle armi francesi (tranne il Veneto e il Ducato di Parma e Piacenza di Ferdinando di Borbone) – Sicilia rifugio dei Borbone di Napoli, Sardegna rifugio dei Savoia, sotto la protezione della flotta inglese. Milano, Genova, Roma, Lucca, Napoli > promulgate Costituzioni ricalcate su quella francese del 1795 – aboliti i titoli nobiliari e i privilegi feudali, incamerati i beni della Chiesa, proclamata l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge… Tali principi furono spesso contraddetti da un sistematico sfruttamento finanziario, da una serie di interventi autoritari e di colpi di Stato intesi a favorire le forze più docili ai voleri del governo di Parigi, da arresti arbitrari, dalle soppressioni di giornali, società popolari e circoli costituzionali + mancò una coerente politica volta a migliorare le dure condizioni di vita delle masse popolari > le plebi rurali e urbane si sollevarono nel triennio rivoluzionario non contro gli antichi padroni, come avevano sperato i patrioti, bensì contro i francesi e contro i loro alleati, gli odiati giacobini. Nella primavera del 1799, in coincidenza con le vittorie militari dell’esercito austro-russo (“seconda coalizione antifrancese”) che occupò Milano e Torino, moti legittimisti e “sanfedisti” scoppiarono in Piemonte, Marche, Lazio, Umbria, Toscana. Delle varie repubbliche giacobine, che caddero come castelli di carte tra la primavera e l’estate 1799, fu la Repubblica Napoletana ad avere il destino più tragico – alla fine i Borbone rientrarono a Napoli. 6. La seconda coalizione antifrancese e il colpo di Stato di Brumaio Francia rivoluzionaria VS Inghilterra (governo di Pitt il Giovane) > Napoleone propose al Direttorio come diversivo una spedizione in Egitto, da dove sarebbe stato possibile minacciare gli interessi britannici in India – i mamelucchi, che costituivano la principale forza militare egiziana, furono sconfitti, ma i francesi videro distrutta la loro flotta nella rada di Abukir (1798), ad opera del contrammiraglio inglese Horatio Nelson. Nuovo zar di Russia Paolo I (1796-1801) – 1798: “seconda coalizione” accetta l’alleanza inglese contro la Francia> Inghilterra, Russia, poi Austria e Turchia. L’andamento della guerra fu disastroso per i francesi in Italia; un po’ meglio andarono le cose in Svizzera e sul fronte settentrionale, dove il Belgio venne difeso con successo contro gli inglesi. Nel frattempo il regime direttoriale era sempre più screditato (di nuovo annullati i risultati delle elezioni…). Bonaparte, sfuggendo miracolosamente alla vigilanza delle navi inglesi, era sbarcato a Fréjus – Sieyès (entrato a far parte del Direttorio), che già da tempo progettava di salvare l’eredità rivoluzionaria mediante un colpo di forza, si accordò con lui. 18 brumaio dell’anno VIII (9 novembre 1799): colpo di Stato e consegna dei poteri a tre consoli, Bonaparte (che ben presto assumerà le redini del comando), Sieyès e Ducos. XXVI. La Francia e l’Europa nell’età napoleonica 1. Napoleone primo console. Le basi del regime 71 25 dicembre 1799: Costituzione dell’anno VIII (entra in vigore prima di essere sottoposta a plebiscito popolare) > no Dichiarazione dei diritti; sistema delle “liste di confidenza”; le due assemblee legislative, Tribunato e Corpo legislativo, potevano solo discutere e approvare o respingere le leggi proposte dal governo. Era il governo a scegliere gli amministratori locali e membri delle 2 assemblee. A vantaggio dell’esecutivo. A capo del governo il primo console (Napoleone) + altri due consoli in posizione subordinata, e Consiglio di Stato da lui stesso nominato, che discuteva e elaborava tutte le leggi. Potere sostanzialmente monarchico, ma anche consolidamento delle conquiste fondamentali della Rivoluzione sul piano giuridico ed economico > larghissimo consenso. L’opposizione al governo non fu più tollerata. Riordinato il sistema giudiziario: giudici di pace e tribunali dipartimentali – corti d’appello (una per ogni 4 dipartimenti) – Corte di cassazione. 1804: promulgato il Codice civile, che per la prima volta disciplinava in maniera organica tutti i settori del diritto (grande influenza in Europa). Poi anche Codice di commercio, Codici di procedura civile e criminale, Codice penale. Riscossione dei tributi affidata ad agenti dello Stato, non più a organi elettivi > divenne più efficiente, nel 1802 fu raggiunto il pareggio delle entrate e delle spese. Creazione di una Banca di Francia e di una nuova moneta, il franco detto germinale. 1800: la Russia si ritira dalla seconda coalizione antifrancese, si possono battere gli austriaci > vittoria decisiva a Marengo, l’Austria fu costretta a chiedere la pace, che fu firmata a Lunéville nel 1801: in Italia ristabilita la situazione successiva al trattato di Campoformio + alla Francia veniva riconosciuto il possesso di tutta la riva sinistra del Reno. 1802: pace con l’Inghilterra ad Amiens (restituite alla Francia le sue colonie). Napoleone realizzò la pacificazione religiosa > 1801: concordato con il nuovo pontefice Pio VII (1800-23), che assicurava la libertà di culto… 2. Dal consolato all’Impero. La terza e la quarta coalizione antifrancese Accentuazione degli aspetti autoritari del governo di Napoleone: dichiarato console a vita – nominato “imperatore dei francesi” (1804), carattere ereditario della dignità imperiale. 2 dicembre 1804: cerimonia nella cattedrale di Notre Dame, corona imperiale offerta dal pontefice > nuovo dispotismo illuminato, erede a un tempo delle tradizioni d’antico regime e dello spirito modernizzatore della Rivoluzione. 1805: (Inghilterra aveva già ripreso le ostilità) terza coalizione antifrancese, Inghilterra-Austria- Russia-Svezia-Regno di Napoli – con la Francia si schiera la Spagna. Austriaci sconfitti > trattato di Presburgo (1805): cessione al Regno d’Italia (erede della Repubblica Cisalpina) del Veneto, dell’Istria e della Dalmazia; aggregazione del Tirolo alla Baviera; pagamento di un’ingente indennità di guerra. 1806: esercito francese nel Regno di Napoli, sul trono fu posto Giuseppe Bonaparte (fratello), corte borbonica si rifugiò a Palermo. Nel frattempo venne creata la Confederazione del Reno, un’associazione di Stati tedeschi alleati della Francia. Re di Prussia Federico Guglielmo III > promuove la quarta coalizione, Inghilterra-Prussia-Russia. Vittorie francesi, accordo di Tilsit (1807), era la Prussia a farne le spese > dai suoi possedimenti si formarono Sassonia e Vestfalia, che entrarono nella Confederazione del Reno (rimane piccola parte di Prussia). Lo zar Alessandro I prometteva alla Francia il suo appoggio contro l’Inghilterra. 3. Il blocco continentale, la guerra di Spagna e la quinta coalizione 74 la quale vince e si impadronisce della città. Incendio al Cremlino. > Napoleone costretto alla ritirata, che si trasformò in un calvario. Tornato a Parigi, si trovò di fronte un’Europa in subbuglio. 1813: Federico Guglielmo III strinse alleanza con lo zar e proclamò la “guerra di liberazione” > sesta coalizione antifrancese, si unisce anche l’Austria; nel frattempo gli inglesi avevano ripreso l’offensiva nella penisola iberica. Su iniziativa britannica in Sicilia era stata esautorata la corte borbonica e approvata una carta costituzionale (1812). 16-19 ottobre 1813: “battaglia delle nazioni” presso Lipsia > Napoleone sconfitto; Germania, Svizzera e Olanda si sollevarono contro il suo dominio. I francesi furono costretti a evacuare la Spagna, dove Ferdinando VII fu ristabilito sul trono; Gioacchino Murat trattava con l’Austria per conservare il suo regno. 20 marzo 1814: sconfitta decisiva di Napoleone ad Arcis-sur-Aube. Proclamata la decadenza dell’imperatore (abdica, ma ottiene la sovranità dell’isola d’Elba) – Luigi XVIII (fratello minore di Luigi XVI) invitato ad occupare il trono – nuova Costituzione, presentata come una “graziosa concessione”. I confini della Francia erano stati riportati alla situazione del 1789, con l’aggiunta di Avignone e della Savoia; il nuovo assetto dell’Europa era rinviato a un congresso internazionale da tenersi a Vienna. Italia > il maresciallo Annibale Sommariva prese possesso di Milano in nome dell’imperatore d’Austria – il papa Pio VII, il re di Sardegna Vittorio Emanuele I e il granduca di Toscana Ferdinando III ripresero possesso dei loro Stati – incerta la sorte del Regno di Napoli. 1815: ultimo atto del dramma. Napoleone abbandona l’isola d’Elba, sbarca nei pressi di Cannes, entra a Parigi – si forma la settima coalizione antifrancese, Inghilterra-Russia-Prussia-Austria- Svezia – 18 giugno 1815: battaglia di Waterloo, rovinosa disfatta di Napoleone, che abdica una seconda volta. Rientra nella capitale Luigi XVIII, Napoleone viene deportato a Sant’Elena, morirà il 5 maggio 1821. 1815: Gioacchino Murat dichiara guerra all’Austria – sconfitto a Tolentino, la convenzione di Casa Lanza sancisce il ritorno sul trono di Ferdinando IV di Borbone. XXVI. L’età della Restaurazione 1. Il congresso di Vienna e la riorganizzazione dell’Europa Russia, Austria, Prussia, Inghilterra + Francia, considerata essa stessa vittima dell’avventura napoleonica > rappresentante nei negoziati di pace il ministro degli esteri Talleyrand – intesa con il principe di Metternich e con il visconte Castlereagh. Dal novembre 1814 (proseguì i suoi lavori anche durante i Cento giorni della ripresa del potere da parte di Napoleone) al giugno 1815. Francia riconsegnata alla monarchia borbonica e riportata alle frontiere del 1792, gli Stati posti ai suoi confini orientali furono rafforzati in modo da costituire una barriera contro eventuali tendenze espansionistiche – Belgio unito all’Olanda nel Regno dei Paesi Bassi sotto la dinastia degli Orange – a Vittorio Emanuele I di Savoia Regno di Sardegna e territorio dell’antica Repubblica di Genova – alla Prussia la parte maggiore del napoleonico Regno di Vestfalia – creata la Confederazione germanica con presidente l’imperatore d’Austria – Regno di Polonia sottoposto alla sovranità dello zar – l’Austria ottenne la conferma del possesso della Lombardia e del Veneto con Istria, Dalmazia e Province Illiriche; la sua egemonia in Italia era inoltre garantita dalla parentela con le dinastie regnanti nel Granducato di Toscana e nei Ducati di Modena e 75 Parma – nel Regno di Napoli Ferdinando IV prese nel 1816 il nuovo titolo di Ferdinando I re delle Due Sicilie – Gran Bretagna ottenne i maggiori vantaggi in campo marittimo e coloniale. Zar Alessandro I si fece promotore di una Santa Alleanza > Russia-Prussia-Austria-Francia. Quadruplice alleanza, Gran Bretagna-Russia-Prussia-Austria, con l’intento di vigilare contro ogni attentato al nuovo assetto europeo. Per il suo mantenimento furono previste frequenti consultazioni tra le maggiori potenze. 2. Il clima ideologico e culturale della Restaurazione Diffusione europea delle correnti romantiche. Il pensiero liberale la cui origine è collocabile alla riforma protestante e il cui sviluppo è dovuto alle 2 rivoluzioni inglesi. Liberalismo e costituzionalismo sono strettamente legati, la richiesta di un limite legata ai poteri monarchici sancito da un documento scritto che doveva servire alla base degli ordinamenti politici e prevedere:  La salvaguardia di pensiero, stampa e associazione.  Elezione di un corpo rappresentativo cui sarebbe spettato la discussione ed eventuale approvazione di leggi. Nell’Europa della Restaurazione erano pochi i paesi dotati di una carta costituzionale e quindi di un regime parlamentare: Inghilterra, Francia, Regno dei Paesi Bassi, Svezia, alcuni Stati della Germania meridionale. In Spagna la Costituzione votata a Cadice nel 1812 fu abrogata dal re Ferdinando VII – proprio a questa Costituzione, modellata su quella francese del 1791, si appelleranno i primi moti liberali nel 1820-21. 3. Sviluppo economico e questione sociale Dal 1820 circa, in seguito alle carestie e dal crollo del sistema napoleonico, si ha un aumento della popolazione europea anche grazie ai progressi dell’igiene e ad un miglioramento del tenore di vita + espansione delle attività produttive, sebbene i progressi furono più lenti nell’ambito agricolo pur avendo a disposizione molta manodopera. Comincia a diffondersi l’introduzione delle macchine a vapore nelle industrie e a lavorare il ferro e altri elementi vennero introdotte anche le macchine agricole nell’agricoltura. Rapida espansione delle ferrovie. Alla fine delle guerre napoleoniche la Gran Bretagna era “l’officina del mondo”, e il suo primato rimase indiscusso fino al 1870 circa. Sulla via dell’industrializzazione Belgio, Germania e Francia. Questo sviluppo sul continente ebbe un eco maggiore in quanto sia gli imprenditori sia lo stato puntavano ad intervenire per trarne profitti. Preoccupazione per la “questione sociale” infatti come ogni paese che si industrializza deve fare i conti con:  Migrazione di massa dalle campagne alle città  Si forma la classe operaia  Sfruttamento manodopera femminile e minorile  Tensioni e conflitti tra imprenditori e lavoratori Questo sviluppo si riflette anche sul pensiero economico venne introdotta la legge bronzea dei salari secondo cui lo stipendio di un operaio copre a malapena le esigenze di sussistenza. 4. La questione nazionale e i primi moti per la libertà e l’indipendenza Spagna di Ferdinando VII > abrogata la Costituzione, sciolte le Cortes, ripristinati Inquisizione, potere dell’ordine dei gesuiti (resuscitato da Pio VII nel 1814) e privilegi della nobiltà e del clero 76 – malcontento e ribellione di alcuni reparti militari di stanza a Cadice (1820) – il movimento si diffuse in tutto il paese e il sovrano fu costretto a ristabilire la Costituzione del 1812 e a indire le elezioni per l’assemblea delle Cortes. Ma le forze fedeli all’assolutismo organizzarono una controrivoluzione; le potenze della Santa Alleanza (congresso di Verona del 1822) autorizzarono un intervento militare > 1823: un forte esercito francese varcò i Pirenei e spezzò la resistenza dei liberali spagnoli. Contrasti continui tra liberali e carlisti (fautori della reazione) > alla morte del re vera e propria guerra civile (prima guerra carlista, 1833-40). Portogallo > equivalente del carlismo fu il miguelismo, dal nome di don Miguel, figlio secondogenito del re Giovanni VI (1816-26). Don Miguel si impadronì del governo, approfittando del fatto che don Pedro, il fratello maggiore, aveva deciso di rimanere in Brasile – 1834: don Pedro impose la promulgazione di una nuova carta costituzionale, che però non venne accettata dai miguelisti – periodo di lotte fino al 1851. Altra area di tensioni: Balcani (decadenza dell’Impero ottomano) > velleità espansionistiche della monarchia austriaca e della Russia, autoproclamatasi protettrice dei paesi di religione ortodossa. Lotta per la libertà della Grecia > 1821: insurrezione contro il dominio turco, un’assemblea panellenica riunita a Epidauro proclamò l’indipendenza nazionale – le forze ottomane intervennero con successo, ma i loro atti di gratuita ferocia suscitarono una vasta indignazione in Europa, da dove partirono molti volontari per appoggiare la resistenza ellenica – 1827: Francia e Inghilterra si accordarono con la Russia per un intervento armato – 1829: pace di Adrianopoli, sancita l’indipendenza della Grecia, benché le regioni settentrionali e molte isole restassero sotto il dominio ottomano. Proclamata la Repubblica, ma nel 1832, approfittando delle discordie tra i patrioti greci, le tre potenze vincitrici imposero l’elezione di un monarca, il principe bavarese Ottone di Wittelsbach. XXVII. I maggiori paesi europei tra 1815 e 1848 1. Le isole britanniche I problemi del dopoguerra crearono un diffuso malessere accompagnato da gravi tensioni sociali. Disoccupazione, effetti di alcuni cattivi raccolti agricoli, alti prezzi dei generi alimentari… La protesta dei lavoratori si espresse attraverso la formazione di unioni sindacali (illegali fino al 1824), le petizioni al Parlamento e le adunanze di massa (ricorda “massacro di Peterloo”, a St. Peter’s Field, presso Manchester). Ma negli anni 20 miglioramento della situazione economica e correzione di rotta intervenuta nella politica del governo tory, presieduto tra 1812 e 1827 da lord Liverpool. Affari interni affidati a Robert Peel > umanizzazione del diritto penale, costituzione di una forza di polizia, emancipazione dei cattolici dalle discriminazioni giuridiche (1829), anche perché nel 1800 era stata decretata la fusione parlamentare tra Gran Bretagna e Irlanda. Questione della riforma del Parlamento > la distribuzione dei seggi nella Camera dei Comuni non teneva alcun conto dei mutamenti intervenuti nel popolamento delle diverse aree della Gran Bretagna; larghi settori dell’opinione pubblica premevano per una redistribuzione dei seggi e per un allargamento del suffragio. Muore Giorgio IV – successore Guglielmo IV (1830-37), formazione di un governo whig presieduto da lord Grey > la Camera dei Lord si oppone al progetto di riforma parlamentare; solo nel 1832 si rassegna a far passare il provvedimento. Abolizione della schiavitù in tutte le colonie britanniche (già nel 1807 posto fine alla tratta degli schiavi). 79 Principio di legittimità rispettato solo parzialmente dal Congresso di Vienna > non furono ristabilite le due antiche Repubbliche aristocratiche di Venezia e Genova: il territorio della prima fu in parte annesso agli Stati ereditari asburgici (Istria e Dalmazia) e in parte compreso nel Regno Lombardo-Veneto; la seconda fu aggregata per intero al Piemonte sabaudo. Regno Lombardo-Veneto (1815) > viceré arciduca Ranieri, fratello di Francesco I – due governi distinti, uno a Milano e l’altro a Venezia. Sebbene lenta e macchinosa al confronto con quella napoleonica, l’amministrazione asburgica appare una delle più scrupolose e moderne nel quadro italiano, capace di significativi progressi in campi come istruzione, sanità e costruzioni stradali; era tuttavia diffusa la protesta contro un prelievo tributario che andava in buona parte a beneficio delle casse imperiali, e con il passare degli anni il ceto colto e una frazione della nobiltà aderirono alle idee liberali e patriottiche veicolate dalle società segrete. L’Austria rispose con la repressione poliziesca, es. vicenda del “Conciliatore” > fin dalla sua nascita la rivista fu perseguitata dalla censura e dopo soli 13 mesi (1819) dovette cessare le pubblicazioni. Regno di Sardegna > più vicino alla realizzazione del programma di un ritorno integrale al passato: ristabilite le arcaiche Costituzione del 1770, ripristinati i privilegi di aristocrazia e clero, ben accolti i gesuiti… Crisi del 1821 – abdicazione di Vittorio Emanuele I a favore del fratello Carlo Felice (1821-31) – poi Carlo Alberto (1831-49) > cauto riformismo (ma sempre orientamento autoritario e repressivo della monarchia). Solo alla vigilia del 1848: Regno di Sardegna alla guida del moto di unificazione nazionale. 2. I Ducati padani e l’Italia centrale Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla > mite governo di Maria Luigia d’Asburgo Lorena (1815- 47); importante codice civile ancora più avanzato del Codice Napoleone. Modena e Reggio > regno del duca Francesco IV d’Austria-Este (1814-46), che si adoperò per cancellare ogni traccia del passato regime. Toscana > granduca Ferdinando III d’Asburgo-Lorena (1790-1801 e 1814-24), governo saggio e moderato sul modello del padre Pietro Leopoldo, clima di tolleranza nei confronti delle espressioni culturali. Questi indirizzi furono proseguiti dal figlio e successore Leopoldo II (1824- 59); durante il suo regno Firenze e la Toscana divennero un rifugio per molti liberali esuli da altre parti d’Italia. Stato pontificio > papa Pio VII (1800-23) coadiuvato dal segretario di Stato Ercole Consalvi, che nel 1816 riorganizzò tutta l’amministrazione dello Stato. Successori: Leone XII – Pio VIII – Gregorio XVI > ebbe la prevalenza il partito degli zelanti, cioè dei cardinali più intransigenti nell’opposizione a ogni novità. 3. Il Regno delle Due Sicilie Mantenne un legame di continuità con le istituzioni napoleoniche (Mezzogiorno continentale, la Sicilia non fu mai occupata dagli eserciti francesi). Nel 1816 l’ex re di Napoli Ferdinando IV divenne “Ferdinando I, re del Regno delle Due Sicilie”. Primo ministro Luigi de’ Medici > linea di moderazione consigliata dal Metternich e dal governo inglese; introduzione dei codici napoleonici, le finanze furono risanate con tagli alle spese per i lavori pubblici e la pubblica istruzione, che crearono non poco malcontento; venne attuata una politica di conciliazione con la Chiesa. 80 Moti del 1820-21 > irrigidimento in senso assolutistico e autoritario, anche sotto Francesco I (1825-30) e Ferdinando II (1830-59). In Sicilia l’abolizione della feudalità, già avviata nel 1812 e completata dalla legislazione borbonica, modificò solo in superficie le gerarchie sociali. 4. Le società segrete e i primi moti per la libertà e l’indipendenza Nuove società segrete, la più nota è la Carboneria > introdotta nel Regno di Napoli dai francesi dopo il 1806, da lì si diffuse dopo il 1814 nelle altre regioni italiane e anche all’estero. No precisa ideologia, ma negli anni della Restaurazione l’obiettivo principale era la richiesta di una Costituzione simile a quella spagnola del 1812, più radicale di quella francese del 1814. I gruppi carbonari presenti nella guarnigione militare di Nola diedero vita al primo moto insurrezionale nel luglio 1820, alla testa dei ribelli il generale Guglielmo Pepe – Ferdinando I si impegnò a concedere la Costituzione, le forze ribelli fecero un trionfale ingresso a Napoli – venne eletto un Parlamento, ma problema del separatismo siciliano. Nel frattempo congresso delle grandi potenze a Troppau > risoluzione che autorizzava l’intervento armato per contrastare i movimenti rivoluzionari – altro congresso a Lubiana nel 1821: Ferdinando I dichiarò che la Costituzione gli era stata estorta e chiese apertamente l’intervento della Santa Alleanza – gli austriaci entrarono a Napoli, dove fu ristabilito il governo assoluto di Ferdinando I. Marzo 1821: moto insurrezionale in Piemonte, si chiedeva la Costituzione + muovere guerra all’Austria per cacciarla dalla penisola – Carlo Alberto (reggenza in assenza di Carlo Felice) giurò la Costituzione di Spagna, ma poi cambio di atteggiamento – stroncata l’insurrezione con la forza. La polizia austriaca scoprì a Milano le fila di una cospirazione carbonara – varie condanne a morte, poi commutate nel carcere duro (es. Pellico e Confalonieri). I moti si concludevano così con un nulla di fatto. Ma la rivoluzione francese del luglio 1830 rianimò anche in Italia le speranze in un mutamento dell’assetto politico; le agitazioni liberali ebbero il loro principale teatro nei Ducati padani e nello Stato pontificio. Modena: Francesco IV intriga con esponenti liberali, ma poi decise di prevenire l’insurrezione con un’azione di forza – ma il moto si propaga a Parma e Bologna. Alla fine tutto fallisce perché i governi provvisori che furono costituiti non operarono in direzione di un’unione delle forze + intervento austriaco. 5. Dai moti del 1831 all’insurrezione nazionale del 1848 Necessità di rinnovare profondamente le forme di lotta > Giuseppe Mazzini (1805-72): nel 1827 aderisce alla Carboneria + intensa attività pubblicistica. Breve prigionia nella fortezza di Savona, esilio a Marsiglia, dove incontra altri profughi italiani e viene influenzato dalle idee di Buonarroti e dal socialismo utopistico di Saint-Simon > nasce il progetto di una nuova organizzazione patriottica, “La Giovine Italia”, con obiettivo l’unificazione del paese e la costituzione di una repubblica democratica – contributo della gioventù, coinvolgimento delle masse popolari, programma di un “governo sociale” (ma era alquanto generico e non teneva abbastanza conto dei problemi specifici dei contadini), azione propagandistica svolta alla luce del sole, ricorso alla tattica della guerra per bande contro gli eserciti oppressori… Molti adepti non solo nelle classi medie, ma anche tra gli strati popolari delle città. Ma il moto insurrezionale che avrebbe dovuto esplodere nel 1833 fu sventato (fallirono anche i tentativi dell’anno seguente). 1834: fondata a Berna La Giovine Europa. 1837: a Londra ricostituisce La Giovine Italia, con un programma che faceva più largo posto alle rivendicazioni a favore dei lavoratori (ma non c’entra 81 con i moti esplosi in Romagna nel 1843 e 1845, né con la spedizione dei fratelli Bandiera in Calabria nel 1844). Ritorno in auge di programmi liberal-moderati, che sostituivano la politica alla lotta violenta e si prefiggevano di giungere gradualmente a uno sbocco unitario e liberale con l’eliminazione degli ostacoli al libero commercio e mediante accordi di tipo confederale e alleanze internazionali. Es. neoguelfismo, alleanza liberalismo-papato (ecclesiastico torinese Vincenzo Gioberti). 1846: eletto papa Pio IX, che emanò una serie di provvedimenti che lo qualificarono agli occhi dell’opinione pubblica come “papa liberale” (concessione di una limitata libertà di stampa, istituzione di una guardia civica…). Seguendo il suo esempio, anche Leopoldo II di Toscana e Carlo Alberto adottarono nel corso del 1847 misure liberali. Lombardo-Veneto e Regno delle Due Sicilie: governi restii a fare concessioni, aumenta il malcontento. 1846-47: crisi economica in tutta Italia > anche per questo sarà l’alternativa rivoluzionaria a prevalere nei primi mesi del 1848.
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