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Riassunto del manuale "Storia Medievale" di Provero e Vallerani, Appunti di Storia Medievale

Riassunto dettagliato e preciso del manuale "Storia Medievale" a cura di Luigi Provero e Massimo Vallerani

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 12/07/2022

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Scarica Riassunto del manuale "Storia Medievale" di Provero e Vallerani e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! STORIA MEDIOEVALE (Luigi Provero, Massimo Vallerani) Impero cristiano Impero tardoantico caratterizzato da: spazio di civiltà eterogeneo, presenza di popolazioni diverse per tradizioni, lingue e religioni con livelli di romanizzazione variabili, presenza di una straordinaria macchina statale, fiscale e militare. Durante la seconda metà III secolo d.C. hanno luogo una serie di lotte per il trono chiamate con il nome di anarchia militare che durò vari decenni e vide il continuo succedersi di imperatori o la presenza di più di essi contemporaneamente. Diocleziano ripristina il potere imperiale e dal 285 divide il trono con Massimiano in quella che verrà chiamata diarchia. Nonostante la diarchia non fosse una divisione territoriale dell’impero essa dimostra la presa d’atto della complessità dello spazio politico-militare dell’impero, nessuno dei due imperatori risiedette infatti a Roma che inizio a perdere le funzioni di unica capitale. La polarizzazione tra oriente e occidente si accentuò con l’arrivo della tetrarchia con due cesari Galerio e Costanzo Cloro che affiancarono i due Augusti. Nel IV secolo d.C. vi furono due passaggi fondamentali: la fondazione di Costantinopoli e il regno di Teodosio. Nel 324 l’imperatore Costantino fonda una nuova città sulle rovine di Bisanzio a cui diede il nome di Costantinopoli. Nel 330 viene celebrata la dedicatio, la consacrazione della città. Costantinopoli nasce come residenza imperiale e diventa subito un punto centrale nella parte orientale dell’impero, mentre a occidente oltre a Roma emergevano per importanza diverse altre città (Ravenna, Milano, Treviri). A Costantinopoli viene installato un Senato ente che rappresentava il potere di Roma e che fino ad allora risiedeva soltanto nella capitale. In questa prima fase il Senato di Costantinopoli rappresentava solo un’appendice di quello di Roma. Alla morte di Teodosio I l’impero venne diviso ufficialmente in due parti poiché l’imperatore aveva capito che era necessaria la presenza di un sovrano in entrambe le parti dell’impero. I figli Arcadio e Onorio ottennero rispettivamente oriente e occidente. Costi dello stato: Tre grandi capitoli di spesa erano burocrazia(capillare sistema di controllo diffuso in tutto l’impero),la capitale(sia per la sua burocrazia centrale sia per il rifornimento di cibo gratuito o a basso costo che gli imperatori garantivano agli abitanti di Roma),l’esercito(costo rilevante poiché si trattava di soldati stipendiati e non di coscritti obbligatori).Spese sostenute da un prelievo fiscale capillare cui fulcro principale era l’annona imposta che gravava sulle popolazioni rurali in base all’estensione delle terre e al numero di contadini presenti su di essi. La popolazione urbana era esentata da questa tassa, ma erano tassati quei cittadini che disponevano di terre nelle campagne. Le città avevano un ruolo fiscale centrale perché i curiales erano responsabili dell’annona e rispondevano personalmente in caso di riscossione insufficiente o tardiva. Questo sistema garantiva una circolazione fiscale dei beni come il grano, che veniva importato nelle grandi città, nella capitale, nel limes dalle regioni produttrici (Egitto, Tunisia e Sicilia). Questa circolazione dei beni di consumo era garantita dall’impegno imperiale per il funzionamento delle infrastrutture (strade, ponti e porti). Anche il commercio a lungo raggio viaggiava sulle spalle del sistema fiscale. -Difficoltà del tardo impero: 1 fine dell’espansionismo militare (bottino, prigionieri di guerra che fornivano grande quantità di manodopera servile) 2 impossibilità di comprimere le spese militari, sempre ingenti a causa della pressione dei barbari sul limes 3 continua richiesta di moneta che impose lungo il IV secolo d.C. una politica inflazionistica (si produceva più moneta riducendo la quantità di metallo prezioso contenuto all’interno della singola moneta. In pratica l’impero incassava monete le fondeva e ne rimetteva in circolo un numero maggiore: questo colpì soprattutto i ceti più poveri che si trovavano in mano monete di valore sempre minore). -Esercito, Limes e Barbari: L’esercito era una dei capitoli di spesa più onerosi. Costi alti per stipendi dei soldati e per il loro approvvigionamento ed equipaggiamento. Nel corso del IV secolo d.C. l’esercito si definì in due settori fondamentali: comitatenses (forza mobile al seguito dell’imperatore) e i limitanei (guarnigioni stabilmente a difesa del confine). Il limes è una struttura chiave dove si sviluppò il confronto tra i romani e le popolazioni barbariche che nel V secolo d.C. presero il potere nell’impero occidentale. Il limes non è una linea bensì una fascia di incontro e scontro tra popolazioni inquadrate nell’impero e altre che erano all’esterno. Non vi era quindi nei territori del limes una netta distinzione tra ciò che era romano e ciò che era barbarico. Il termine “barbari” era nato per indicare quelli che non parlavano bene greco e latino, questo termine aveva un’accezione negativa che indicava appunto chi non apparteneva al mondo romano. Un'altra definizione di questi popoli che vivevano oltre il limes renano-danubiano era quella di “Germani” termine coniato da Tacito che non era un giudizio negativo ma una definizione etnica tuttavia questi popoli non si sarebbero mai identificati come germani. Entrambe le definizioni sono frutto di distorsioni unite ad alcuni elementi di verità. -Tribù e popoli: La percezione soggettiva era legata soprattutto a piccoli gruppi tribali che era l’elemento di maggior appartenenza dei barbari. Dall’altro lato ci sono le fonti scritte romane che cercavano di individuare strutture politiche, regni e popoli stabili e riconoscibili. I gruppi più ampi, ovvero i popoli sono reali, ma sono forme di solidarietà politica più che etnica (tra gli stessi seguaci del re), sono fluide, costruite sull’organizzazione e non sull’etnia (non sono blocchi etnici compatti. Se quando il re muore l’unità rimaneva allora la struttura del popolo era più solida e definibile. Lo spostamento dei popoli non era omogeneo, i gruppi si sfaldavano e si creavano continuamente (ad esempio il re longobardo che vuole conquistare l’Italia, a lui si uniscono tanti altri popoli per il bottino unendosi all’etnia longobarda ed entrando nel suo sistema politico). I popoli militarmente più forti offrivano maggiore possibilità di arricchimento e diventavano quindi delle forze di attrazione per molti altri gruppi etnici. - I barbari nell’esercito romano Tra il III e IV secolo d.C. i barbari si affacciano nell’impero romano, la struttura politica che offriva le migliori opportunità. L’esercito romano aveva continuamente bisogno di soldati e non solo era pronto a stipendiare i guerrieri barbari ma anche a promuovere i migliori tra di loro. Insediamenti anche di gruppi organizzati all’interno dell’impero avvenivano tramite accordi di vario tipo (foedus, hospitalitas) alla cui base c’era sempre lo scambio tra una quota di ricchezze e la forza militare posta al servizio dell’impero. L’integrazione di vasti gruppi etnici, che spesso venivano assimilati integralmente all’interno dell’esercito lasciando loro la propria organizzazione e i lo scopo di questa scelta era dunque l’ascesi personale, alla base non vi era né una volontà di assistenza ai poveri o ai malati né la cura delle anime dei laici. - Eremiti: Nel IV secolo troviamo tra Siria ed Egitto le prime notizie di monaci cristiani, eremiti che vivevano in isolamento dalla comunità dedicandosi ad una vita di preghiera e mantenuti dalle elemosine perché circondati da fama di santità. Spesso l’eremitismo era ostentato, venivano scelti spesso luoghi isolati ma vistosi (stiliti che vivevano in cima alle colonne di edifici diroccati). - cenobiti: le prime comunità cenobitiche partirono dalle esperienze promosse da Pacomio in Egitto nella prima metà del IV secolo. All’interno dell’organizzazione cenobitica iniziò a svilupparsi una struttura gerarchica, che permetteva un minimo di controllo e supervisione all’interno del monastero. L’abate era a tutti gli effetti un superiore che andava ascoltato. Il vescovo Basilio di Cesarea in Cappadocia sviluppò un’ampia precettistica rivolta ai monaci, che prevedeva stretta cooperazione tra monaci e vescovo, e un ampio spazio dedicato al lavoro e all’assistenza in favore dei concittadini più deboli (queste caratteristiche non si ritroveranno nel monachesimo occidentale). In occidente il monachesimo si diffuse a partire dal IV secolo, con le figure di san Gerolamo in Italia, sant’Agostino in Tunisia e san Martino in Francia. BARBARI E REGNI: -Mobilità degli eserciti: Un momento di svolta fu il crollo del limes renano (406-407) da questo momento hanno inizio i grandi spostamenti degli eserciti germanici. La guerra diventa sempre più costante all’interno dell’impero con una miriade di piccoli e medi conflitti che portavano violenza e insicurezza, ma che erano un’occasione di ottenere ricchezza, prestigio e potere. 1) Visigoti: i Visigoti nei primi anni del secolo si erano più volte ribellati all’impero guidati dal re Alarico, fino ad assediare e saccheggiare Roma nel 410 d.C. la morte di re Alarico non comportò la fine dell’unità politica dei Visigoti che tra il 414 e il 418 in Francia costituirono un loro regno, formalmente come federati dell’impero ma fi fatto autonomi. Questo regno estese poi i suoi confini nella penisola iberica e durò tre secoli, dando vita a una delle maggiori dominazioni dell’Europa alto medioevale. 2) Vandali: negli stessi anni ci fu una grande migrazione dei vandali che attraversati il reno e la Gallia andarono ad insediarsi nel 417 in Spagna. Ma questo fu uno stanziamento temporaneo, infatti nel 429 re Genserico li guidò nella parte occidentale dell’Africa romana dove nel giro di dieci anni conquistarono le provincie della Proconsolare e della Byzacena (Algeria e Tunisia). Qui fondarono un regno destinato durare un secolo (439-534). I Vandali furono il primo popolo a trasformare la propria superiorità militare in un potere politico strutturato, definito e autonomo. 3) Unni: Quella degli Unni era una solidarietà etnica e politica poco strutturata che si unì al seguito di un rande capo militare, il re Attila. Gli unni erano originari dell’asia centrale e si erano stanziati ai limiti dell’impero nei primi decenni del V secolo d.C. La svolta avvenne nel 445 quando Attila prese il potere: egli portò il potente esercito unno all’interno dei territori Romani finché il magister militum Ezio non lo sconfisse ai Campi Catalunici nel 451 d.C. Più che la sconfitta nel 451 fu determinante la morte di Attila due anni dopo. Diversamente da vandali e visigoti gli Unni si divisero rapidamente mostrando come la loro forza militare non si fosse tradotta in una struttura politica. -La fine dell’impero: Con la morte di Ezio e dell’imperatore Valentiniano III nel 454 si aprì di nuovo la via agli eserciti e ai loro saccheggi: nel 455 Roma fu nuovamente saccheggiata dai Vandali provenienti da Cartagine. I decenni centrali del secolo furono segnati da un declino del potere imperiale: sul trono si alternarono imperatori-fantoccio controllati da generali barbarici come lo svevo Ricimero o il burgundo Gundobado, finché nel 476 il generale Odoacre depose l’ultimo debolissimo imperatore Romolo Augustolo e anziché insediarne uno nuovo inviò le insegne imperiali a Costantinopoli. Così il momento effettivo della deposizione dell’ultimo imperatore d’occidente non fu legato a nessuna invasione, bensì alla decisione di un generale dell’esercito romano di deporre un imperatore privo di potere, prendendo atto che uno nuovo sarebbe stato inutile. Nel 476 la deposizione di Romolo Augustolo non apparve a nessuno come un avvenimento rilevante poiché prima di lui tanti altri imperatori erano stati deposti e tanti generali germanici avevano preso il potere. In pratica nessuno si rese conto che si era arrivati alla fine di un’epoca. -Il regno di Odoacre: La scelta di Odoacre mirava a ricomporre l’unità imperiale all’unico imperatore dotato di effettivo potere, quello di oriente. Odoacre non propose il proprio dominio come una dominazione autonoma (Vandali, Visigoti) ma come una autonomia militare riconosciuta dall’impero. L’imperatore Zenone però non riteneva Odoacre un alleato affidabile e pochi anni dopo fece in modo che l’Italia passasse nelle mani degli Ostrogoti di Teodorico -Nuova geografia politica alla fine del V secolo d.C.  Italia: inizialmente nelle mani di Odoacre poi conquistata dagli Ostrogoti di Teodorico  Gallia: Franchi, Burgundi (sud-est, Borgogna) Visigoti (sud-ovest)  Penisola Iberica: Visigoti (Spagna) Svevi (Portogallo, Galizia)  Africa, Sardegna e Corsica: Vandali  Britannia: Sassoni I nuovi regni: Si ha continuità culturale e dei sistemi di potere ma una netta frattura sul piano della produzione e degli scambi, si va a rompere l’unità europea e mediterranea dell’impero romano e si sposta l’equilibrio su base regionale. -Nuova élite politica germanica: Passaggio del potere nelle mani della minoranza armata dei germani: nei secoli precedenti l’élite politica controllava un esercito formato da germani ora lo stesso esercito costituiva l’élite. Furono però conservate forme di organizzazione sociale e istituzionale, si mantennero apparato amministrativo e legislazione di tradizione romana. Quindi i nuovi dominatori semplicemente rielaborarono e semplificarono l’eredità amministrativa romana. Il modello politico romano era efficace perché all’interno dei regni erano presenti vescovi e funzionari di origine e cultura romana (Ostrogoti e Franchi) La fine del prelievo: Sistema imperiale fondato su prelievo fiscale e sulla sua retribuzione sotto forma di stipendi non resse, sia per le difficoltà tecnico-amministrative (richiesto grande apparato burocratico) sia perché i regni non avevano bisogno di impegnarsi nell’ impopolare compito di prelevare le tasse:  Tasse in età imperiale serviano per mantenere capitale, burocrazia e esercito  I regni romano-germanici spesso non avevano capitale o comunque era ridotta, burocrazia molto limita ed esercito pagato con terre e non stipendiato La conseguenza di tutto questo fu che tra V e VI secolo quasi tutti i regni rinunciarono a prendere le tasse. Per questa ragione vi fu la rottura della circolazione interna al Mediterraneo e la fine dell’interdipendenza strutturale che aveva legato regioni tra loro lontanissime in epoca imperiale -Le ricchezze dei re: In generale i nuovi regni erano più poveri dell’impero. I re erano più poveri poiché non disponevano delle risorse di origine fiscale ed erano più povere anche le aristocrazie poiché non esistevano più gli immensi patrimoni delle famiglie senatorie. Dal punto di vista politico le ricchezze del re erano maggiori di quelle dei nobili ed è per questo che l’aristocrazia piuttosto che cercare maggior autonomia tendeva a polarizzarsi attorno al re per trarne vantaggi politici ed economici. Modelli romani:  Memoria del massimo sistema politico  Confronto con l’impero d’oriente  Azione dei vescovi e funzionari derivanti dall’aristocrazia senatoria Varianti:  Peso maggiore o minore della componente romana nel regno  Conservazione di forme di prelievo fiscale  Retribuzione dell’esercito con terre o stipendio  Politica religiosa (minoranza aria governa maggioranza cattolica) L’Italia ostrogota Odoacre:  Doppio titolo, Patricius (elemento imperiale), rex gentium (matrice germanica senza riferimento a un popolo specifico)  Accordo di fondo con l’aristocrazia senatoria  Sistema di potere romano  Protetto da esercito romano Odoacre resse l’Italia per tredici anni finché Zenone non inviò gli Ostrogoti di Teodorico a riconquistare l’Italia nel nome dell’impero. -L’impero e Teodorico: Teodorico era una figura nota per la sua capacità e pericolosità: un potente in grado di esser utile al rafforzamento imperiale in Italia e che era utile tenere lontano da Costantinopoli. Nel 489 Teodorico scese in Italia e la conquistò abbastanza facilmente. Odoacre rifugiatosi a Ravenna fu convinto ad arrendersi nel 493 da Teodorico che lo fece però giustiziare pochi giorni dopo. Il governo di Teodorico si fondò sull’integrazione tra il controllo militare dei Goti e l’amministrazione civile romana controllata dalla stessa élite senatoria. Lo schema fu di sostanziale continuità con l’età tardo imperiale: la popolazione italica era governata da un’amministrazione romana protetta da un esercito germanico e sottoposta a una regolare tassazione per mantenere tale esercito, tutto questo sotto una sottomissione formale (ma poco incisiva) all’impero. Convivenza tra le due popolazioni sancita dal parallelismo delle leggi: a ogni individuo era data la possibilità di essere giudicato secondo la propria legge (romana o gota) e da un iudex romano o da un comes goto a seconda della propria appartenenza etnica. Teodorico creò un consiglio ristretto chiamato consistorium regio formato sia da goti che da romani. Nel complesso i due popoli impegnati su aspetti diversi del governo regio furono complementari tra di loro ma mai integrati  Inserimento nell’esercito romano IV secolo  Azione militare al servizio imperiale e costruzione di un potere autonomo V secolo Childerico I Combatté contro i Visigoti sotto il comando di Egidio (il figlio di Ezio al cui seguito nel 451 i Franchi avevano combattuto contro gli Unni), in questa campagna il re franco seppe creare un proprio ruolo politico che valse ai Franchi una nuova legittimazione agli occhi dei romani di Gallia e dei vescovi. Clodoveo I Succeduto al padre nel 481 attuò un efficace politica militare ai danni di Burgundi e Visigoti (che sconfisse a Vouillé nel 507 affermando pienamente la sua dinastia quella dei Merovingi. Nel giro di pochi anni Clodoveo convertì il suo popolo al cristianesimo cattolico, fatto che ebbe importanti implicazioni politiche perché fece sì che nel suo regno non si innescassero meccanismi di contrapposizione identitaria a base religiosa. La storia di Clodoveo e soprattutto la sua conversione sono narrate da Gregorio di Tours un vescovo che individuò nel re Franco la figura di un nuovo Costantino. Nuova aristocrazia La nuova aristocrazia franca univa le tradizioni di quella gallico-romana e di quella germanica, fondendo modelli di comportamento di entrambe le etnie. L’aristocrazia gallo-romana era caratterizzata da possesso di latifondi, dal controllo delle città e dall’occupazione delle cariche ecclesiastiche, quella franca invece dall’abilità militare, dalla vicinanza al re e dal sistema dei legami clientelari. L’origine della forza del regno franco fu un’aristocrazia capace di coniugare tutte queste prerogative, dando vita ad una società innovativa Le chiese franche e la diffusione del monachesimo in occidente Vescovi Franchi I vescovi fungevano da guida per la cura delle anime nelle diocesi, ed erano il centro dell’attività religiosa regionale. Essi erano di provenienza aristocratica, ed erano accumulatori di grandi ricchezze, provenienti sia dalle famiglie di origine che dalla Chiesa (grazie agli ingenti donativi dei fedeli); erano inoltre portatori della cultura politica e letteraria romana all’interno delle città. Il monachesimo in Occidente Nella società franca del VI secolo ebbero grande importanza i monasteri, che vennero creati a partire da esperienze di vario genere. 1) Martino di Tours era un militare attivo in Gallia e poi convertitosi alla religiosa vita da monaco, che venne scelto poi come vescovo di Tours nel 397, dove morì circondato da una fama di santità (la sua storia ci è tramandata da Gregorio di Tours, suo successore). Già a partire da Clodoveo, i re franchi fecero di Martino un punto di riferimento religioso ed un patrono del regno. Questa vicenda mette in luce come il mondo monastico e quello vescovile fossero in stretto rapporto. 2) Sant’Agostino, vescovo di Ippona in Africa promosse per primo forme di vita in comune del clero. 3) San Gerolamo che in Italia promosse le prime forme di vita religiosa all’interno dell’aristocrazia di Roma 4) Cassiodoro, uno dei collaboratori del re ostrogoto Teodorico, fondò il Vivarium, un monastero in cui si orientava la propria esperienza religiosa verso la dimensione culturale. 5) San Benedetto da Norcia, nato intorno al 480, dopo aver studiato a Roma si allontanò dalla città per vivere una serie di esperienze ascetiche come eremita e cenobita e come abate, che culminarono con la fondazione nel 529 dell’abbazia di Montecassino dove nei decenni successivi scrisse la sua “Regola”, testo che si diffuse presto in tutta Europa. Esso si basava sulla conoscenza della natura umana e dei suoi limiti, e proponeva una forma di ascesi moderata, senza gli estremismi che avevano contraddistinto le esperienze eremitiche. La formula per cui essa è ricordata è “Ora et labora” anche se non è in essa contenuta, infatti sarebbe meglio riassumerla in “Prega e obbedisci all’abate”. La “Regola” vedeva in relazione il cenobitismo e l’eremitismo (considerato come una forma superiore di perfezione). I principi ispiratori sono l’isolamento dal mondo, la centralità della preghiera, l’accesso alle Sacre Scritture e la moderazione nel cibo. Intorno alle abbazie benedettine andò a crearsi un aggregamento di eremiti che pur conducendo una vita ascetica individuale riconoscevano l’autorità dell’abate. Non vi era tra i monasteri e le abbazie alcun tipo di coordinamento: l’abate era consacrato dal vescovo, ma non aveva alcun superiore gerarchico. 6) Monachesimo Irlandese: gli abati in Irlanda svolgevano alcune funzione che nel continente erano sostenute dai vescovi, in particolare la cura pastorale dei fedeli. Il monachesimo irlandese fu caratterizzato anche dalla dimensione penitenziale e da una forte spinta missionaria, di cui espressione maggiore fu san Colombano, che alla fine del VI secolo fondò diversi monasteri in Gallia e in Italia (abbazia di Bobbio). I regni e l’aristocrazia Lex Salica Clodoveo promosse una redazione scritta delle leggi franche, la cosiddetta Lex Salica (510). La scelta di mettere per iscritto le leggi deriva da una tradizione romana e non germanica, Nel prologo non è citato il re, ma il popolo franco che per stabilire l’ordine e la pace si affida a quattro uomini (Vuisogasto, Arogasto, Salegasto e Vuindogasto), e al centro del sistema politico troviamo l’assemblea degli uomini liberi (mallus), luogo delle scelte politiche, legislative e giudiziarie. Funzioni e clientele Il potere regio era sostenuto dalla prassi politica tramite il coordinamento dell’aristocrazia. I Franchi divisero il territorio in distretti ognuno dei quali affidato ad un comes (conte) responsabile della giustizia, dell’esercito e del prelievo. Questa struttura era è espressione del nesso tra sovrano e aristocrazia e del sistema clientelare: il re affidava gli incarichi a chi si fidava, ai suoi fedeli, la cosiddetta trustis. La ricchezza del re La ricchezza e la capacità del re erano centrali in questo meccanismo. I re erano molto più poveri degli imperatori romani per via della mancanza di tasse, ed erano perciò molto più deboli e vincolati al benestare dell’aristocrazia. Nonostante questo i re Merovingi erano molto più ricchi dei loro contemporanei e della loro aristocrazia, e questo portò ad una forte polarizzazione dei nobili intorno al sovrano, pur rimanendo estranei ad una concezione di corte. I re Merovingi non avevano una capitale, ma piuttosto una serie di residenze privilegiate che consentivano loro di essere presenti nelle diverse aree del loro regno così da tenere sotto controllo l’aristocrazia. Le assemblee del popolo La tradizione politica franca voleva che l’assemblea dell’esercito eleggesse il re e prendesse decisioni legislative. Con l’affermarsi del principio di ereditarietà della dinastia regnante, questi poteri andarono velocemente scomparendo, rimanendo come funzione di ratifica. Questo non portò alla scomparsa delle assemblee, che rimasero il principale punto di ritrovo per prendere decisioni o iniziare campagne militari. La divisione del regno Alla morte di Clodoveo nel 511 il regno fu diviso tra i suoi figli, e negli anni successivi si affermarono alcune fondamentali partizioni: l’Austrasia (nord-est germanico), la Neustria (nord-ovest) la Burgundia (sud-est) e l’Aquitania (sud-ovest). Nonostante il continuo processo di divisione e unione dei regni, rimase costante la consapevolezza di unità fondamentale (quella dei Franchi) e del monopolio Merovingio sulla corona. LA ROTTURA DEL MEDITERRANEO ROMANO -Produzione e scambi in occidente: Archeologia:  Profonda trasformazione della storia economica alto medioevale  Fonti in espansione  Necessaria quantità e distribuzione dei reperti  Ceramica altamente tracciabile poiché materiale di uso e di trasporto L’unità romana del mediterraneo e dell’Europa era di matrice politica, l’interruzione dei meccanismi fiscali e dei circuiti economici portò alla rottura politico-militare. Ci sono 4 chiavi di lettura 1.Città Il tramonto del sistema imperiale allontanò l’élite dalle città per essere potenti era sempre meno importante vivere in città e sempre più importante valorizzare le proprie terre. In un contesto generale calo demografico si sviluppò la crisi delle funzioni dei centri urbani accompagnata da un drastico calo della popolazione. Di tutto questo risentì anche l’urbanistica (semplificazione degli edifici, occupazione di spazi pubblici, frammentazione dello spazio urbano). Roma: in età imperiale l’Urbe era stata una metropoli di un 1000000 si abitanti e la sua popolazione era sostenuta dal fisco imperiale le dimensioni della città erano derivanti dalla sua funzione di capitale (centro del potere imperiale e sede del senato). Roma nell’Alto Medioevo subì un enorme riduzione della popolazione urbana a causa della sospensione del fisco. Gli abitanti erano stimati a circa 20000 unità, che poté sostenersi con le sole risorse provenienti dal Lazio e dalle terre del suo vescovo. Gli abitanti vivevano all’interno delle mura aureliane in una serie di villaggi intervallati da spazi disabitati. 2.Reti In età altomedievale la circolazione dei beni di lusso non si interruppe mai, ma questo comunque non garantì la continuità dell’interdipendenza tra le province che vi era stata in età imperiale, poiché il commercio di questo tipo era marginale all’interno dei singoli sistemi economici. Quella dei beni di consumo, o beni di massa, era invece una circolazione molto più importante, ed era caratterizzata da elementi qualificanti dei rapporti economici tra le diverse regioni. Quando la Tunisia venne conquistata dai Vandali nel 439, l’afflusso di grano da Cartagine destinato a Roma non si interruppe, ma continuò in un’ottica diversa: il grano non arrivava più per mezzo della riscossione fiscale, ma per vie puramente commerciali, il che stava a significare una minor quantità di bene ad un prezzo molto più elevato. Gli esiti di tutto ciò furono: - Crisi finanziaria dell’Impero - Calo demografico a Roma - Minore richiesta di beni provenienti dall’Africa 3.Produzione - Lotta alla pirateria con consolidamento della flotta imperiale a tutela dei mari - Vandali in Tunisia minaccia per la sicurezza - Tunisia terra con capacità produttive elevate e potenziale base fiscale - Conquista rapida: le truppe imperiali guidate dal generale Belisario sconfissero i Vandali in un solo anno Spagna visigota meridionale: la conquista non si estese mai al di là della fascia costiera compresa tra Valencia e Cadice. Guerra greco-gotica (535-553) la più faticosa delle campagne militari di Giustiniano, richiese quasi vent’anni: - 535-540 le armate bizantine comandate da Belisario conquistano con relativa facilità il sud Italia e arrivano a Ravenna - 540 trattativa per la spartizione dell’Italia che lasciava agli ostrogoti i territori a nord del Po - 541 regno di Totila che rilanciò l’azione militare gota grazie alle nuove risorse ottenute con espropri ai danni dell’aristocrazia senatoria - Lunga rottura dell’Italia in spazi politici separati - 553 sostituzione di Belisario con Narsete: nuova campagna via terra a partire dalla Dalmazia che portò alla piena conquista dell’Italia Restaurazione imperiale - 554 Prammatica sanzione: norma che ristabilisce il quadro patrimoniale e giuridico precedente al regno di Totila (si ricrea il patrimonio dell’aristocrazia senatoria) - Governo imperiale dell’Italia affidato all’esarca (funzionario imperiale) - Ravenna riprende funzione di residenza regia e capitale (sede dell’esarca) - Roma resta di fatto nelle mani del vescovo Fragilità della conquista imperiale nel 568 i Longobardi valicano le alpi e danno vita a una lunga e violenta conquista: l’impero aveva poche risorse e sottovalutò la minaccia pensando si trattasse solo di una scorreria. Si crearono così due Italie i Longobardi governavano su Pianura Padana, Tuscia e a sud sui ducati di Spoleto e Benevento; l’impero controllava il Lazio, l’area di Ravenna, la Laguna Veneta, le Marche, la Puglia, la Calabria, e le grandi isole. Entrambe le dominazioni erano discontinue con alcuni punti di frizione come l’area umbra. Conclusioni territorialmente l’eredità di Giustiniano fu fragile: l’Africa restò imperiale per un secolo fino alla conquista araba, in Spagna il regno dei Visigoti non lasciò spazio alla presenza imperiale e l’Italia subì l’immediata conquista longobarda nonostante importanti parti della penisola fossero rimaste in mano imperiale. Dibattiti teologici - Orientamenti teologici con connotati regionali (sedi patriarcali) - Questioni cristologiche (convivenza di natura umana e divina nella figura cristo): 1 questione teologica fondamentale per la potenza salvifica della religione 2 coinvolge settori della società, non solo ristretti circoli intellettuali 3 posta in gioco è anche il culto mariano - Sedi patriarcali: Roma, Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme, Alessandria d’Egitto Antiochia e Nestorio Nestorio si forma ad Antiochia e diventa arcivescovo di Costantinopoli nel 428. Nestorio sosteneva la presenza in cristo di due persone distinte una umana e una divina di conseguenza rifiutava a Maria il ruolo di madre di Dio sostituendolo con quello di madre di cristo cioè di Gesù congiunto con il Figlio. Il nestorianesimo non prevedeva il pieno coinvolgimento della natura divina nelle sofferenze umane di cristo e fu condannato nel concilio di Efeso del 431 su iniziativa dell’imperatore Teodosio II. Il nestorianesimo aveva una debolezza teologica perché fondeva in modo insufficiente l’unità delle due nature di Cristo, di conseguenza non trasmetteva sufficientemente la natura salvifica della religione. Le sedi di Roma e Alessandria osteggiarono il nestorianesimo, spingendo per la sua condanna; i nestoriani si rifugiarono nell’Impero Persiano. Alessandria e il Monofisismo - Soluzione opposta al Nestorianesimo - Mono Physis, una sola natura in grado sia di soffrire come uomo che di redimere in quanto Dio. - Teologicamente il Monofisismo offuscava le due nature, cancellandone la specificità, quando l’efficacia salvifica veniva sì dall’unione delle due nature ma anche dalla conservazione di esse pienamente integre. - Condanna del monofisismo al Concilio di Calcedonia (451) voluto dall’imperatore Marciano. - Concilio di Calcedonia afferma il Diofisismo: due nature distinte e integrate, unite in maniera indissolubile nel Cristo. Questa divenne la formula dominante tuttora utilizzata nelle Chiese Cattolico-Ortodosse. - Persistenza di Alessandria nelle tesi monofisiste, rottura teologicamente permanente. Il monofisismo rimase utilizzate nelle chiese del Mediterraneo orientale e meridionale e soprattutto in Egitto. Giustiniano tentò una ricomposizione condannando i cosiddetti Tre capitoli, ovvero le tesi diofisiste più estreme, avvicinandole al nestorianesimo, e cercando di avvicinare i monofisisti più moderati. Se il vescovo di Roma Vigilio si adeguò all’orientamento imperiale, altre importanti province ecclesiastiche (Milano, Aquileia, il Nord Africa) dettero vita ad un vero e proprio scisma, sanato solo il secolo successivo. Monotelismo di Eraclio Presenza in Cristo di due nature, unite però da un’unica attività e volontà, connessa alla unità della persona. Voluto dall’imperatore Eraclio in accordo con le sedi di Costantinopoli e Alessandria. Anche questo tentativo di conciliazione fallì: monotelismo fu condannato nel Concilio di Costantinopoli del 681. REGNI ALTOMEDIEVALI: NOBILI CHIESE E RE Durante i secoli VI e VIII la geografia politica d’Europa è molto più stabile, ed eccetto la conquista longobarda d’Italia, non vi sono più grandi spostamenti di popoli germanici. Nobili e Re I regni medievali si basano su un sostanziale equilibrio tra il potere regio e l’azione politica autonoma dell’aristocrazia. Il potere regio era di carattere militare, e si basava su rapporti clientelari: nonostante i re fossero più poveri degli imperatori romani, erano in grado di ridistribuire significative quantità di ricchezza, e ciò portava le famiglie aristocratiche ad avvicinarsi al re, cercando il suo favore. Re Visigoti - VII secolo consolidamento del regno - Consolidamento territoriale, conquista di ultimi territori bizantini (625) - Conversione al Cattolicesimo e redazione delle leggi completata da re Recesvinto nel 654 - Accentramento attorno al re e ai Concili di Toledo - Numerosi conflitti dell’aristocrazia non per l’autonomia, ma per conquistare il trono - Regno più solido del VII secolo, ma militarmente non forte: la conquista islamica fu semplice e rapida Britannia - Pluralità di regni ma con una gerarchia (Mercia, Northumbria, Wessex, East Anglia, Sussex, Essex, Kent) - Monaco Beda principale cronista della Britannia riteneva l’Inghilterra uno spazio unitario di civiltà - Egemonia dei regni di Mercia (sui regni meridionali da parte di re Offa) e Northumbria - VII secolo di avvicinamento ai sistemi politici e religiosi del continente: 1) Cristianesimo 2) Reti commerciali (Mare del Nord) 3) Urbanesimo debole ma con sviluppo delle città portuali 4) Semplificazione del sistema politico Franchi - Discontinuità della presenza regia sul territorio - Frammentazione e ricomposizione dei regni - Non c’è capitale, Parigi è una città regia simbolica, non è di proprietà di nessun re - Serie di residenze regie - Monopolio Merovingio della corona Il potere merovingio proveniva dal suo rapporto con l’aristocrazia: i nobili franchi non erano disposti ad accettare alcun re che non fosse Merovingio. I Merovingi erano più ricchi di qualsiasi altra famiglia, si univano ad altre dinastie al di fuori del regno e compivano una serie di atti rituali (incoronazione, sepolture …) che li contraddistinguevano da tutti gli altri. I Pipinidi/Carolingi La famiglia dei Pipinidi (dal fondatore Pipino) /Carolingi (da Carlo Magno) proveniva dal regno di Austrasia, e nasceva da un’alleanza dei due principali clan nobili della regione. L’alleanza tra Arnolfo di Metz e Pipino di Landen, avvenne nei primi anni del VII secolo nel contesto delle lotte interne ai Merovingi, per appoggiare l’ascesa al trono di re Clotario II. Arnolfo ricevette la carica di vescovo di Metz, Pipino quella di maestro di palazzo del regno di Austrasia. Dal matrimonio tra la figlia di Pipino e il figlio di Arnolfo nacque un sistema parentale potentissimo che si affermò in tutta l’area franca. I Carolingi ottennero la carica di Maestri di Palazzo (maiordomus), che dava un enorme controllo sulla corte regia, e in alcuni casi ricoprono questa carica in più regni contemporaneamente. A metà del VII secolo fallisce un tentativo di impossessarsi del trono da parte dei Carolingi: quando Grimoaldo, membro della famiglia pipinide esiliò nel 656 il re Dagoberto facendo incoronare il proprio figlio Childeberto, si dovette scontrare con la quasi totalità dell’aristocrazia franca, che non tollerava la presenza sul trono di un re non Merovingio. Grimoaldo fu sconfitto e ucciso. Il potere dei Pipinidi si basava sul sistema clientelare che legava alla loro famiglia gran parte dell’aristocrazia dell’Austrasia, ricca e potente militarmente. La curtis si presenta come un sistema chiuso e autosufficiente in cui sono concentrate la produzione di tutte le materie prime e tutte le attività artigianali, in un contesto di debolissima circolazione monetaria e gli scambi ridotti per lo più nelle forme di baratto. Il punto di partenza è costituito da alcune leggi emanate in età carolingia in particolare il Capitulare de villis ovvero la legge sulle curtes. In questa norma emanata da Carlo Magno, si prevede che ogni curtis abbia al proprio interno ogni tipo di attrezzo e di artigiano. Vi era una forte pressione aristocratica, regia ed ecclesiastica sulle curtis, così da far produrre ricchezza sufficiente a mantenere il proprio stile di vita e un surplus necessario allo scambio così da poter acquistare armi, cavalli, vestiti, reliquie ecc. Le reti commerciali erano incentrate nelle città, e i centri produttivi maggiori erano le curtis. Anche le abbazie erano in grado di spostare grandi quantità di merci, partecipando così allo scambio commerciale in maniera importante e fondamentale. Anche i grandi proprietari compivano azioni commerciali, essi accumulavano censi in natura piuttosto che in denaro, condizionando così il mercato locale e guadagnando più di quello che avrebbero guadagnato con il censo in denaro pagato dai contadini. La coniazione monetaria che durante il VI secolo era andata diminuendo in tutta Europa, ricominciò a circolare con l’espansione dell’impero carolingio, che mise in circolo la libra (libbra 400 g di argento) divisa in 20 solidi, divisi a loro volta in 12 denarii. Il denaro non veniva utilizzato nei piccoli scambi di tutti i giorni, ma era nato piuttosto per le grandi-medie azioni, come per esempio l’acquisto di terreni. Era dunque una moneta d’uso ma no di uso quotidiano. Il ritrovamento delle monete franche in Inghilterra e Frisia ci prova la presenza di un più ampio sistema di scambi commerciali che dall’Austrasia si spostavano verso il Mare del Nord. Le élite dei paesi nordici infatti non disponevano di ceramiche e vino di pregio, ed erano così costrette ad acquistarle dai mercanti franchi. Gli scambi commerciali dettero vita ad un nuovo sviluppo insediativo particolare, gli emporia, ovvero centri abitati con finalità specificamente commerciali. In alcuni luoghi, in assenza di fondamenta romane, divennero luogo di sviluppo di future città (Londra andata a rinascere al di fuori delle mura romane, e York in Inghilterra, Ribe in Danimarca e Birka in Svezia). Il declino della dominazione carolingi segnerà anche quello di molti di questi porti (Dorestad, Quentovic), colpiti poi anche dalle razzie vichinghe. La vitalità commerciale è testimoniata anche dalla cadenza regolare di grandi fiere, come quella di Saint-Denis a Parigi, dove si attesta la presenza di mercanti inglesi, frisoni, sassoni e longobardi, o quella di Piacenza. IL REGNO LONGOBARDO Longobardi in Italia Il regno longobardo si potrebbe definire un regno romano-germanico di seconda generazione, poiché andò ad affermarsi un secolo dopo rispetto agli altri. I Longobardi vissero all’estrema periferia del mondo romano, ricevendo da quello pochissime e deboli influenze. L’origine del popolo è probabilmente scandinava, ma si stanziò poi in Germania e in Pannonia (Ungheria) tra il IV e il V secolo, dove sconfisse i Gepidi e continuò l’ostilità contro gli Avari. In questo contesto i Longobardi strinsero i primi rapporti con l’impero, stipulando foedus occasionali come mercenari, senza però integrarsi nel quadro imperiale come avevano fatto altri popoli. I Longobardi erano un popolo-esercito, ovvero un popolo la cui dedizione principale era il combattimento, tramite un esercito composto dalla totalità dei maschi adulti, secondo una tradizione germanica. Quella dell’Italia fu sia una conquista violenta, tramite scontri armati, che una migrazione di popolo, poiché al seguito dell’esercito viaggiavano donne e bambini. Nel 568 re Alboino si mosse alla conquista dell’Italia, e a lui si unirono una moltitudine di popoli che nulla avevano a che fare con i Longobardi, attirati dalla possibilità di bottino. Quella dei longobardi fu una lunga, violenta e discontinua conquista, che li portò a controllare il nord Italia (esclusa Ravenna e i suoi territori) e il sud con i ducati di Spoleto e Benevento. L’organizzazione longobarda era articolata, il re non aveva il potere assoluto, l’esercito era diviso in farae (gruppi uniti da solidarietà militare) al cui capo stavano i duces, comandanti militari ma anche civili. Il potere regio nasceva dal coordinamento di farae e duchi. La conquista così avvenne sì per iniziativa regia, ma anche per le azioni autonome dei duchi, come quelle che portarono alla presa di Spoleto e Benevento. Il re e i duchi erano prima di ogni cosa guide militari: nella cultura longobarda non era ammissibile che un sovrano non fosse anche un abile e valoroso guerriero, e questo era il discriminante principale per la scelta del nuovo re. Il re dei longobardi era infatti elettivo, ed era di fatto nominato dai duchi, il che non impediva tendenze dinastiche, ovvero fasi in cui il figlio del re morto riusciva ad imporsi come suo successore, ciononostante non vi era alcun automatismo né alcuna linea dinastica di lunga durata come ad esempio quella dei Merovingi in Francia. Alboino fu ucciso forse da una congiura di palazzo e con il benestare dell’Impero nel 568-69, a lui succedette Clefi, che rimase in carica due anni per poi essere anch’esso eliminato. Dal 574 al 584 i Longobardi rimasero senza un re, probabilmente perché i duchi non ritennero necessario eleggerne uno, vista la fine della fase di maggior scontro con l’Impero. Nel 584 le pressioni dei Franchi a nord convinsero i duchi della necessità di un nuovo sovrano che coordinasse l’esercito. La scelta ricadde su Autari, il figlio di Clefi, il re ucciso nel 574. Da questo momento in avanti la concezione dinastica entrerà prepotentemente nelle dinamiche dei longobardi, che avranno sempre un re, evitando altri momenti di anarchia. Alla morte di Autari la scelta di successione passò nelle mani della sua vedova Teodolinda, che sposando il duca Agilulfo ne fece il nuovo re. I Longobardi scesero come propria capitale Pavia, sede del re e degli organismi che facevano capo a lui. Longobardi e Romani La coppia costituita da Agilulfo e Teodolinda costituì un passo importante nel processo di costruzione del potere regio e delle sue tendenze dinastiche. Questi due erano un turingio e una bavara, a dimostrazione che appartenere ad un’etnia differente non era una difficoltà, se si accettavano le dinamiche del modello longobardo. I segni della continua etnogenesi si colgono in particolare nell’Origo gentis Longobardorum (Origine del popolo dei Longobardi), redatto a metà VII secolo, dove si narra la storia dei Longobardi: i Winnili combattono i Vandali guidati dai propri capi Ibor e Aione, ma sarà solo il dio Wotan a concedere loro la vittoria e a dare loro il nome di “Longobardi”. In questo caso è evidente il tentativo di cercare la coesione del popolo, forse indebolito dal processo di assimilazione con le popolazioni romane. Al momento dell’invasione, l’aristocrazia senatoria romana fu spogliata di molte delle proprie ricchezze ed esclusa dal governo del regno, cosa che convinse molti aristocratici a migrare verso i territori imperiali, concentrandosi a Roma e Ravenna. Il potere nei primi decenni si concentrò nelle mani dei duchi longobardi, ma la chiarezza etnica scomparve nel giro di qualche generazione. Religione Al momento dell’invasione all’interno del popolo longobardo vi erano equilibri tra fedi pagane e Cristianesimo ariano. Non vi fu una netta distinzione tra romani cattolici e longobardi ariani, ma l’arianesimo fu comunque un elemento di coesione etnica. Paolo Diacono, parlando del regno di Rotari, scrive che a quel tempo in ogni città vi erano un vescovo cattolico e uno ariano. All’inizio del VII secolo la fluidità religiosa viene dimostrata dalla fede cattolica della regina Teodolinda, mentre suo marito Agilulfo restò ariano ma concesse il battesimo cattolico del figlio Adoloaldo, e appoggiò l’opera missionaria del monaco irlandese Colombano, che in Italia fondò l’abbazia di Bobbio. Vi è una lunga convivenza tra Cattolicesimo e Arianesimo con una generale tendenza dei Longobardi a convertirsi. La fusione tra regno e vescovi come era avvenuta per Visigoti e Franchi qui non ebbe luogo, e le cariche vescovili non furono mai un obbiettivo politico dell’élite longobarda. Il papato fu sempre in aperto contrasto con il regno longobardo, considerato un regno eretico, e anche nell’VIII secolo quando re come Liutprando e Astolfo dettero vita ad un regno pienamente cattolico, la tensione permase. Il papa Gregorio Magno (590-604), proveniente dall’aristocrazia senatoria, fu una figura molto importante per il mantenimento degli equilibri nella penisola. Agli anni di Gregorio risalgono l’ultima riunione del Senato romano, e l’ultima attestazione di carica di praefectus Urbis. Gregorio utilizzò il grandissimo patrimonio vescovile per garantire il regolare afflusso di grano in città, agendo come tutore dell’intera comunità, andando a sostituire un potere imperiale lontano e spesso assente. La Sicilia, dopo la conquista araba di Egitto e Africa proconsolare, diventò un’importante risorsa per l’Italia, utile all’approvvigionamento di città ed esercito per via fiscale, fino alla sua conquista da parte araba nel IX secolo. Crescita e fine del regno Editto di Rotari (643) Rotari regnò dal 636 al 652, estendendo il dominio longobardo verso alcune aree rimaste in mano imperiale (Veneto, Liguria) e avviando una serie di trasformazioni delle strutture interne al regno, con un progressivo impoverimento del potere ducale e un accrescimento della capacità di governo del re. La volontà di trascrivere un corpus di leggi fa parte di questa iniziativa. Rotari pone al centro dell’editto la propria persona, datando le leggi secondo gli anni del suo regno e quelli della sua vita (“nell’ottavo anno del mio regno…” ecc.), e dopo aver sottolineato l’esigenza di tutelare i più deboli, afferma di “promulgare migliorata la presente legge, che rinnova ed emenda tutte le precedenti ed aggiunge ciò che manca e toglie ciò che è superfluo”. L’azione è dunque innovativa, non si va a trascrivere qualcosa di consueto nel passato. L’editto pone in piena evidenza l’inviolabilità del re, vede nell’attentato alla sua vita il più grave delitto e individua nella volontà regia ciò che distingue da violenza lecita a violenza illecita: nessuno può scagionare qualcuno condannato dal re, come nessuno può condannare chi ha agito nel nome del re. L’editto di Rotari ci mostra un regno longobardo abbastanza povero, dove l’unica ricchezza risiedeva nel terreno, e in cui la popolazione era dominata da un’élite militare. Il re afferma la propria centralità legislativa e giudiziaria. Da Rotari in poi furono promulgate nuove leggi dai re Grimoaldo, (662-671), Liutprando (712-744), Ratchis (744-749) e Astolfo (749-756), che integrarono e corressero l’editto. Espansione del regno Grimoaldo ampliò il regno in Veneto e Puglia, e fu il primo a mettere mano all’editto di Rotari. per tenere sotto controllo quelle popolazioni barbariche che sfuggivano al dominio franco. L’influenza carolingia si estese al di là dei confini territoriali franchi: Slavi e Avari furono costretti ad accettare l’influenza franca, a nord, in risposta alle continue scorrerie dei vichinghi danesi Carlo fece costruire un lungo terrapieno fortificato noto come Danewirke, la cui efficacia permise il prosperare degli scambi commerciali nel Mare del Nord. In Britannia re Offa di Mercia egemonizzò gran parte dei regni anglosassoni meridionali e adottò linguaggi e modelli politici in imitazione di quelli franchi. Il giorno di Natale dell’800, papa Leone, fuggito da Roma per scampare agli oppositori e reinsediato da Carlo, nominò Carlo imperatore, affermando la sua superiorità rispetto ad ogni altro sovrano d’Europa, e il suo incarico di proteggere il papato e la Santa Chiesa di Roma. Nonostante la collaborazione tra papato e impero carolingio, sotto traccia rimase sempre una certa tensione: alla fine dell’VIII secolo la Curia papale produsse la cosiddetta “Donazione di Costantino”, un falso documento del IV secolo che attestava la cessione al papato di tutti i territori occidentali dell’Impero Romano. Il papato non rivendicò il controllo delle regioni che andavano al di fuori del patrimonium Petri, ma la falsa donazione attesta il fatto che la collaborazione con i Carolingi non era l’unica strada che esso prendeva in considerazione. L’incoronazione di Carlo come Imperatore lo pose in contrasto con Bisanzio, in quegli anni governata dall’imperatrice reggente Irene: non potevano esistere due imperatori. Carlo proteggeva le missioni evangeliche, indiceva concili ecclesiastici e arrivò a fondare la nuova capitale di Aquisgrana con una politica edilizia orientata a esaltare il potere carolingio. Governo dell’Impero L’efficacia del potere imperiale carolingio si basava sul coordinamento di aristocrazie laiche e chiese, poiché il re non poteva controllare da solo un territorio tanto vasto, serviva un sistema di deleghe che garantisse sia il controllo dei rappresentanti regi sui sudditi, sia quello del re su questi ultimi. Conti: - Funzioni territoriali - Incaricati dal re di governare un comitato - Possiedono tutti i poteri del re: guida militare, giustizia, prelievo fiscale Marchesi: - Analoghi ai conti - Governano su distretti più ampi, le marche - Sono aree di confine e militarmente delicate Marchesi e Conti sono sempre esponenti della grande aristocrazia terriera, ma prima di tutto sono funzionari regi e non governano su terre di loro proprietà, ma ben lontane dalle proprie regioni di provenienza: questo fa sì che il loro interesse di arricchimento e profitto sulle terre che vanno ad amministrare sia minimo o nullo. In terra non propria, essi erano potenti in virtù dell’incarico regio, e non per la loro ricchezza o forza militare. In questo caso, l’aristocrazia segue il re che è in grado di garantirgli la ricchezza. Nella seconda metà del IX secolo, i poteri funzionariali e quelli dinastici tendono a fondersi: le cariche diventano concezioni vitalizie e poi ereditarie. Missi regi: - Inviati del re - Funzioni meno definite - Affiancano o sostituiscono i conti - Collegamento tra il re e il territorio Vassallaggio È uno sviluppo della tradizione clientelare franca: il vassallo giura fedeltà ad un signore, impegnandosi a combattere per lui ed ottenendo in cambio protezione, mantenimento e vari benefici (terre, beneficium-feudum). Spesso il re sceglieva come funzionari (conti, marchesi) vassalli a lui fedeli, andando a rafforzare il legame funzionariale con la fedeltà personale. Sotto Ludovico il Pio ci sarà una convergenza sistematica: tutti i conti devono anche essere vassalli regi. Una delle prime attestazioni di vassallaggio fu quella del duca di Baviera Tassilone, che dopo una fase di conflitto si presentò al palazzo di Pipino giurandogli fedeltà, con il cerimoniale della immixtio manuum (il momento in cui il vassallo pone le mani in quelle del signore). Nelle fasi di maggior forza, il regno rivendicò la capacità di saltare la mediazione aristocratica conservando un rapporto diretto con i liberi, i pauperes. In età carolingia abbiamo notizia di diversi gruppi di contadini che si recavano dal conte o anche direttamente dal re per chiedere giustizia, spesso contro potenti e Chiese che cercavano di asservirli. Nonostante non abbiamo notizia di sentenze favorevoli a questi contadini (solo le chiese possedevano la capacità di conservare gli atti utili a far valere i loro diritti), vi era nel popolo la convinzione che una giustizia regia fosse equa e possibile. Chiese carolingie Vescovi e Re - Non sono vassalli regi - Non vengono loro affidate cariche funzionariali (conti o marchesi) - Spesso sono invece missi regi - Sono coadiutori del re, e guidano le proprie comunità nella cooperazione attorno al re - Hanno capacità pastorali, culturali di elaborazione di testi (leggi, cronache, epistole…) e possiedono risorse concrete (ricchezze e clientele vassallatiche) Monasteri e re - Non hanno compiti pastorali o di guida della comunità - Centri di spiritualità e preghiera - Luoghi fondamentali per elaborazione culturale (narrazioni storiche) - Punti di concentrazione di grandi ricchezze - Impegno regio a tutelare i centri monastici (culmina con la riforma di Ludovico il Pio di assunzione obbligatoria della Regola di Benedetto come unico testo normativo) - Chiese non sono corpi estranei all’Impero ma articolazioni locali del potere imperiale, non perché vescovi o abati avessero compiti regi, ma perché per loro natura contribuivano al controllo regio sulla società - Immunità dei luoghi ecclesiastici: il potere dei funzionari regi era limitato, e non si potevano riscuotere tasse al loro interno Cultura di Corte Le chiese e gli intellettuali ecclesiastici contribuirono a costruire la memoria del popolo franco e della dinastia carolingia, legittimandone il potere. Le stesse leggi carolingie furono prodotto di una serie di intellettuali ecclesiastici attivi alla corte imperiale, e si sono tramandate grazie all’operato di chiese e monasteri. Ad Aquisgrana convergevano uomini intellettuali da ogni parte d’Europa: Paolo Diacono (Italia), Alcuino di York (Britannia) Eginardo. Dall’Impero ai regni Nonostante la creazione di un Impero unitario, la tradizione franca prevedeva che alla morte del re, il regno andasse equamente suddiviso tra i figli. Anche Carlo Magno si ritrovò a dover affrontare il problema della successione, e nell’806 promulgò la Divisio regni in cui si affermava l’esistenza di più regni all’interno dell’Impero, ma allo stesso tempo si insisteva sul concetto di totum corpus regni ovvero sull’idea di Impero come sovrastruttura istituzionale. La divisione tra i suoi figli sarebbe dovuta essere così: a Carlo la parte centrale di dominio, a Ludovico l’Aquitania e il sud-ovest francese, a Pipino il regno d’Italia. Ma la morte precoce di due figli fece sì che alla morte di Carlo nell’814 l’unico erede fosse Ludovico il Pio. Questo tuttavia non evitò tensioni interne al nucleo familiare: Ludovico non dovette solo tenere a bada i suoi quattro figli, ma anche frenare le ambizioni di Bernardo, re d’Italia e figlio di suo fratello Pipino. Ludovico emanò la Ordinatio imperii, dell’817, in cui affermò con maggior forza l’idea di unità dell’Impero, e di fatto ruppe con la tradizione franca della spartizione: nominò erede il suo primogenito Lotario e lasciando ai figli Pipino e Ludovico nuclei territoriali minori, rispettivamente in Aquitania e Baviera (Ludovico sarà poi conosciuto come il Germanico). La scelta causò non pochi problemi all’interno della famiglia reale: Bernardo, vistosi escluso da ogni prospettiva ereditaria si ribellò, mettendosi a capo di una vasta fetta dell’aristocrazia italica, ma venne sconfitto facilmente ed imprigionato. Alla nascita di Carlo il Calvo, quarto figlio di Ludovico avuto dalla nuova moglie Judith, le tensioni aumentarono. La regina cercò di orientare la politica del marito verso il ritorno al principio di patrimonialità della corona, così da garantire al figlio un potere maggiore; i figli del precedente matrimonio, (Ludovico il Germanico, Lotario e Pipino), sentendosi minacciati dal ruolo crescente del loro fratellastro, presero le armi contro il padre e lo sconfissero a Colmar nell’833, costringendolo ad abdicare perché indegno del titolo imperiale davanti ad un solenne concilio di vescovi. La corona passò a Lotario per circa un anno, quando le discordie tra i tre fratelli permisero a Ludovico il Pio di riappropriarsi del trono. Alla morte di Ludovico il Pio nell’840 le tensioni sfociarono in un conflitto aperto tra i fratelli, in cui Lotario si vide costretto ad affrontare le forze unite di Ludovico il Germanico e di Carlo il Calvo (Pipino era morto nell’838). Tre sono i passaggi decisivi: - Battaglia di Fontenoy (841), in cui Lotario viene sconfitto dai fratelli - Giuramenti di Strasburgo (842) che sancirono l’alleanza tra Ludovico e Carlo - Pace di Verdun (843) che pone fine al conflitto A Verdun i tre fratelli si spartirono l’Impero: a Carlo il Calvo andò il cosiddetto Regno dei Franchi occidentali (all’incirca l’attuale Francia), a Ludovico il Germanico quello dei Franchi orientali (pressappoco la Germania) e a Lotario restò la fascia intermedia che andava da nord a sud, dall’Alsazia fino all’Italia. A Lotario andò anche il titolo imperiale, poiché era il primogenito e perché controllava l’Italia, così da essere in grado di poter assolvere al compito imperiale di difesa della Chiesa di Roma. Ultimi Carolingi Dopo la morte di Lotario (855), e di Ludovico il Germanico (876) Carlo il Calvo assunse la carica di imperatore (877), appena due anni prima della sua morte. I figli di Lotario assunsero in vari momenti poteri regi in Italia, Provenza e Lorena (chiamata Lotaringia proprio da Lotario II) mentre i figli di Ludovico il Germanico si affermarono i Baviera e nell’area tedesca. Nell’888, un figlio di Ludovico, Carlo il - La parola thema indicava una struttura istituzionale, l’inquadramento militare e istituzionale di una piccola regione. - Passaggio da divisione in province a divisione in temi. - Riorganizzazione fiscale e militare - Unione di poteri civili e militari - Esercito mantenuto con risorse regionali Iconoclasmo Un altro elemento di rottura a metà dell’VIII secolo fu rappresentato dall’affermarsi del movimento iconoclasta nella corte imperiale. - Rifiuto delle immagini sacre (potenziali fonti di idolatria) - Editto dell’imperatore Leone III nel 730 con cui vieta di venerare immagini. Finalità: 1) Religiosità più austera 2) Ideologia imperiale, riaffermare l’Imperatore come principale mediatore verso la divinità, contro il potere monastico - Conflitto interno con monaci e laici che pregano su icone - Conflitto esterno con il Papato - Concilio di Hierea (754) Costantino V ottiene la condanna del culto delle immagini (clero occidentale del tutto assente) - Leone IV attenua la pressione Iconoclasta e così la sua vedova Irene - Concilio di Nicea (787) riafferma la legalità del culto delle immagini - Iconoclasmo condannato definitivamente a Costantinopoli nell’843 Impero e Italia - Rottura con Roma - Iconoclasmo - Incapacità di proteggere il Papato (che si rivolge ai Carolingi) - Più solida base imperiale in Italia la Sicilia, persa però nel IX secolo Articolazioni del mondo islamico e bizantino Califfato Abbaside - 750 deposti gli Omayyadi dagli Abbasidi, discendenti di uno zio di Muhammad - Spostamento della capitale da Damasco a Baghdad - Attenuazione del carattere arabo del califfato. - Divisioni territoriali: nell’800 il califfo Harun-al-Rashid delegò il governo dell’Ifriqiya (Nordafrica) all’emiro Ibrahim al-Aghlab, e gli concesse di trasmettere il comando ai propri discendenti, andando così a creare la dinastia degli Aghlabiti. L’Egitto diventa autonomo con i Fatimidi, alla fine del X secolo, che rivendicarono il titolo di califfi (910) con cui governarono l’Egitto per duecento anni. - Emirato di al-Andalus, parte islamica della penisola iberica, che si affermò come una delle principali potenze europee del X secolo ponendosi in parità con il Califfato di Baghdad. Assunse poi il titolo di Califfato. - IX secolo conquista della Sicilia ad opera degli Aghlabiti. Imperatori Basilidi - Bisanzio IX-X secolo - Dinastia Basilide (867-1025) - Opposizione teologica a Roma: problema del filioque (spirito santo deriva dal Padre e dal Figlio o solo da Padre?) - Polarità opposte Bisanzio-Carolingi - Lotte contro i popoli Slavi, specialmente i Bulgari e la cosiddetta Grande Moravia - Costantino (Cirillo) e Metodio fratelli missionari esperti della lingua slava, crearono una grafia apposita per rendere fedelmente i suoni della lingua (scrittura glagolitica che si trasformerà in quella cirillica), con la quale riuscirono a tradurre efficacemente i principali testi sacri e liturgici, riuscendo a far assimilare culturalmente gli Slavi a Bisanzio. - Rafforzamento dei possedimenti di Puglia e Calabria dopo la perdita della Sicilia ad opera di Basilio I nel IX secolo. SOCIETÀ E POTERI NEL X SECOLO Mutamenti dei poteri comitali Nel X secolo ci fu uno spostamento di equilibrio dei poteri tra il re e l’aristocrazia in favore di quest’ultima. Le divisioni interne all’Impero carolingio fecero sì che i re avessero bisogno più che mai dei nobili, ma che avessero anche meno risorse con cui ricompensarli. Questo portò ad un indebolimento del potere regio, che si vide costretto ad accettare le richieste dei nobili, prima fra tutte la richiesta di stabilità: i funzionari regi desideravano possedere ricchezze e potere nei territori che amministravano in nome del re, e desideravano poter tramandare terre e titoli ai propri figli. A partire dal IX secolo sempre più spesso si vedono conti e marchesi rimanere in carica per molto tempo e in alcuni casi tramandare il titolo ai figli. Nell’877 una legge di Carlo il Calvo chiamato capitolare di Quierzy-sur-Oise, chiariva la procedura da tenersi in caso un conte morisse mentre il figlio si trovava in spedizione con l’imperatore, e affidava la gestione provvisoria del territorio ai parenti, ai funzionari del conte o ai vescovi in attesa della decisione imperiale. Si capisce quindi che se il figlio non fosse stato altrimenti impegnato, sarebbe stato lui a prendere possesso delle funzioni paterne secondo una prassi non ufficiale ma comunque consolidata. Il conte inoltre poteva dare dei diplomi di “immunità” a determinati enti che poco interessavano il suo reale dominio nel terreno da lui gestito. Nel X secolo soprattutto in Italia entrò in gioco un altro elemento di diversificazione, con i vescovi sempre più a capo dei centri urbani, e i conti relegati a gestire il proprio territorio nelle campagne. Incursioni di Saraceni, Ungari e Normanni Forte mobilità militare nel IX e X secolo, con saccheggi ai danni di Italia, Francia e Germania nell’Impero carolingio, e al di fuori di esso, in Inghilterra, dove ebbe luogo una vera e propria conquista. Tre provenienza etniche fondamentali dei saccheggiatori: Vichinghi (Normanni) dalla Scandinavia, Ungari dalle steppe ungheresi e Saraceni, bande di pirati attivi in diverse aree del Mediterraneo. Saraceni - Gruppo dai contorni più sfuggenti - Pirati islamici delle coste meridionali mediterranee (ultimamente messa in dubbio l’appartenenza etnica e religiosa così netta) - Incursioni a partire dagli anni ’60 del IX secolo - Costruzione di basi permanenti alla fine del IX, tra cui la nota Fraxinetum, nella baia di Saint-Tropez, da cui partirono spedizioni nell’entroterra e sulle Alpi, che cessarono solo nel 972 quando il conte di Arles e il marchese di Torino si allearono per distruggere la base Saracena - Non tentativo di espandere dominazione islamica, ma atti di saccheggio e pirateria Ungari - Tra IX e X secolo si contano una trentina di pesanti incursioni di cavalieri Ungari tra Germania e Italia settentrionale - Combattimento e spostamento a cavallo con grande efficacia, portarono al saccheggio di luoghi come Pavia o la Lorena - Spesso usati come mercenari nelle lotte per il trono in Italia - Sconfitti da re Ottone I di Sassonia nella Battaglia di Lechfeld nel 955 - Conversione degli Ungari al Cristianesimo nei decenni successivi - Creazione del regno d’Ungheria, alleato stabile della Germania Normanni/Vichinghi - Sviluppo del Mare del Nord aveva mobilitato popoli scandinavi - Commercio e pirateria, livelli che spesso si confondevano - Mobilità in direzioni diverse: Russia, Inghilterra, Francia e Fiandre - Conosciuti con nomi diversi: Variaghi a est, Vichinghi in Inghilterra, Normanni in Francia - A est prevale dimensione commerciale: navi a fondo piatto permettevano di risalire grandi fiumi e commerciare in profondità. Variaghi chiamati anche Rus, (termine che portò a Russi), riuscirono a dare pianta stabile ai loro commerci, creando empori e insediamenti fortificati che crebbero, come ad esempio Kiev e Novgorod, e dettero vita a costruzioni politico-territoriali autonome. In particolare il Rus di Kiev divenne una delle maggiori dominazioni dell’Europa orientale. - Verso ovest l’azione dei Normanni può essere divisa in tre fasi: 1) Piccole rapine sulle coste dell’Inghilterra e della Frisia e sulle coste atlantiche della Francia dai primi decenni del IX secolo 2) A partire da metà IX secolo flotte di decine di navi risalirono i fiumi per attaccare città come Londra (851) e Parigi (885) 3) Alla fine del IX secolo le incursioni si trasformarono in insediamenti stabili, all’interno di Mercia ed East Anglia in Inghilterra e a nord del regno franco sulla foce del Senna. L’insediamento francese fu infine riconosciuto e legittimato da Carlo il Semplice, che nel 911 nominò duca di quel territorio il capo vichingo Rollone, creando il Ducato di Normandia. L’azione regia, sia nel caso degli Ungari che in quello dei Normanni, portò all’assimilazione delle popolazioni. I normanni si convertirono al Cristianesimo ed entrarono nelle dinamiche politiche del regno francese; anzi la forza militare del ducato di Normandia andò a scoraggiare altre incursioni vichinghe sul territorio. Il potere dei re Scomparsa generale dell’attività legislativa regia tra X e XI secolo salvo eccezionali provvedimenti. Rinunciarono a regolare complessivamente l’attività politica dei loro regni, ma conservarono centralità e potere grazie alla possibilità di distribuzione delle ricchezze, dei titoli e dei privilegi. Numerose concessioni di “diplomi” a chiese e dinastie, concedendo terre e castelli spesso tratti dal patrimonio regio, sempre amplissimo. L’impero carolingio si articolò in quattro regni: Francia, Germania, Italia e Borgogna. (871-899) che sottomise la Mercia arrivando a controllare tutti i regni inglesi ancora liberi dalla dominazione vichinga. La morte di Alfredo però mise in discussione l’egemonia del Wessex sul resto dell’Inghilterra, egemonia che il figlio Edoardo dovette riaffermare nel 911 con una nuova sottomissione della Mercia. Alla morte di Edoardo, nel 924, Mercia e Wessex si separarono nuovamente. Nell’XI secolo fu il re norvegese Knut (Canuto) che nel 1016 riuscì a iniziare un’operazione di conquista che lo portò a controllare il Wessex e tutti i principali regni inglesi, riuscendo ad unire sotto la propria dominazione anche Norvegia e Danimarca. L’unificazione compiuta da Knut in ambito inglese non si ruppe con la sua morte, e alla morte di re Edoardo nel 1066 la corona poté essere contesa da diversi personaggi: il duca di Wessex Harold Godwinson, il re di Norvegia Harald e il duca di Normandia Guglielmo (William). Il primo fu quasi immediatamente incoronato re, ma poco dopo subì gli attacchi di Harald e Guglielmo contemporaneamente: Harold sconfisse Harald di Norvegia, ma fu sconfitto e ucciso da Guglielmo ad Hastings il 14 ottobre del 1066. Da questo momento, l’Inghilterra può dirsi un paese unito sotto la dinastia Normanna di Guglielmo. 5) Spagna La conquista araba dell’VIII secolo non aveva coinvolto l’intera penisola, ma aveva rotto l’unità visigota: il centro e il meridione erano occupati dall’emirato di al-Andalus, mentre a nord erano rimasti liberi i regni Cristiani delle Asturie e di Pamplona/Navarra. In questo periodo nonostante la tensione di fondo non assistiamo a grandi conquiste, ma piuttosto a intrecci politici che vedono i regni Cristiani interferire con le dinamiche islamiche, appoggiando una fazione piuttosto che l’altra. Un regno particolarmente attivo fu quello delle Asturie, che spostò il centro politico da Oviedo a León (sarà noto come regno di León), ma l’egemonia della penisola fu di fatto islamica, per via del grande potere militare dell’Emirato. Alla fine dell’XI secolo si affermò nei regni cristiani di Spagna l’idea di Reconquista, in parallelo alle nuove forme di combattimento religioso (crociate), ma a livello pratico si ebbero iniziative rilevanti solo nel XIII secolo. Modelli di ordine sociale - Perdita di centralità del re che non può più creare nuovi assetti politici locali, ma al massimo può condizionarli, orientarli o legittimarli - Protagonisti della vita politica sono le casate discendenti dagli ufficiali pubblici, le chiese vescovili e monastiche, e i nuovi nuclei signorili - Nuovi modelli politici, la Tripartizione Funzionale: affermata nei primi anni dell’XI secolo, da due vescovi francesi, Adalberone di Laon e Gerardo di Cambrai che in due testi diversi enunciarono la medesima teoria, ovvero che la società andrebbe divisa tra gli oratores (chi prega), i bellatores (chi combatte) e i laboratores (chi lavora). Riflessione indirizzata a trovare un equilibrio sociale in assenza di un forte potere regio. - Le Paci di Dio: grandi assemblee di chierici e laici destinate a ristabilire la pace in una regione. In uso nel sud della Francia dai primi anni del X secolo. I vescovi radunavano un gran numero di reliquie su cui poi tuti gli abitanti della regione dovevano giurare il rispetto di alcune norme fondamentali (non violare le chiese, non depredare gli inermi, non attaccare i chierici disarmati). La novità sta nel fatto che queste norme non erano affermate per volontà regia ma di tutta la popolazione. Giustizia del re in assenza del re. Nuove chiese, nuovi poteri - Profonda trasformazione delle chiese tra X e XI secolo su due piani: 1) Rinnovamento del monachesimo con l’affermazione di Cluny e con la diffusione di nuove forme di eremitismo 2) Nuovo e diverso coinvolgimento dei vescovi nel potere locale Abbazia di Cluny Fondata nel 910 dal duca Guglielmo di Aquitania, nella diocesi di Mâcon, non lontana da Lione, fu affidata all’abate Bernone. La peculiarità di questa fondazione fu la rinuncia del duca ad esercitare qualunque tipo di controllo sulla vita di Cluny, rompendo quella tradizione di patronato che le famiglie nobili avevano sui monasteri, con diritto di scegliere i nuovi abati. I monaci di Cluny hanno il diritto di scegliere il proprio abate, e sono svincolati anche dal vescovo di Mâcon: l’abbazia risponde solo a Roma. I monaci di Cluny dettero vita ad una forma di monachesimo particolare, che pur seguendo la regola benedettina, accentuava molto il senso verso la liturgia e la preghiera, che divenne l’azione centrale dei monaci. I monaci, pregando per i defunti, garantivano un beneficio spirituale a quei settori della società circostante che sostenevano l’abbazia con donazioni. Cluny divenne famosa e potente in Francia, proponendo un tipo di monachesimo austero e disciplinato, offrendo ai propri benefattori le preghiere dei monaci. Già Oddone, il secondo abate (927-942) fu incaricato di riformare la vita monastica in abbazie antiche e prestigiose in declino, come Fleury, San Paolo fuori le Mura a Roma e San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia. Cluny riuscì a creare una congregazione di monasteri che riconoscevano nel suo abate la guida principale, passando da abbazie a priorati, poiché il priore era il secondo dell’abate, e l’unico abate riconosciuto all’interno della congregazione era quello di Cluny. Di fatto nell’XI secolo molte sedi in tutta Europa si richiamavano direttamente ad una dipendenza da Cluny. Il trionfo di Cluny si manifestò nella maniera più assoluta nel 1088, quando Oddone, priore di Cluny, fu eletto papa con il nome di Urbano II (sarebbe stato lui ad indire la prima crociata nel 1095). Monaci ed Eremiti - Romualdo, monaco eremita fonda nel 1023 il monastero di Camaldoli, sull’appennino toscano, che ebbe successo e che dopo la sua morte trovò la propria guida in Pier Damiani, grande intellettuale il cui impegno nella Chiesa conviveva con una volontà di eremitismo e isolamento. - Giovanni Gualberto, monaco benedettino fonda nel 1035-36 Vallombrosa, una comunità rigidamente isolata dal mondo (eremitismo collettivo). - Eremitismo collettivo collegato ad ideali di povertà, santità, isolamento e vita priva di potere Vescovi - Pieno controllo politico e sociali sulle città grazie all’allontanamento dei funzionari regi o a specifiche concezioni regie - Diploma concesso da Ottone I al vescovo di Parma Uberto ne 962: assegnazione al vescovo di tutti i beni fiscali compresi nella città e nel comitato, diritto di prelievo in città e in una fascia di tre miglia attorno, potere giudiziario sugli abitanti di Parma. Poteri non delegati, come ad un conte, ma pienamente trasferiti e concessi dall’Imperatore al vescovo. - Caso di Uberto non isolato. Gli Ottoni fecero ampie concessioni di questo tipo ai vescovi, con il preciso scopo di indebolire la nobiltà. I nobili erano ormai in grado di tramandare il proprio titolo ai figli, senza che il re potesse opporsi, mentre invece era in grado di imporre i propri candidati come nuovi vescovi, o comunque di evitare l’elezione di vescovi ostili. Inoltre, nel caso un vescovo si fosse comunque ribellato al re, alla sua morte egli non poteva lasciare eredi legittimi, restituendo di fatto la nuova nomina nelle mani del re. - Solidarietà tra vescovi e cittadini: le famiglie più eminenti delle città andavano a comporre il clero cittadino e facevano da tramite tra questo e la società. Istituzioni della Chiesa e inquadramento religioso delle popolazioni tra XI e XIII secolo Nei primi decenni dell’XI secolo si andò affermando la nuova concezione della Chiesa, un ripensamento delle funzioni di quest’ultima sulla terra, che porta il nome di Riforma: recupero dei beni delle chiese, affermazione della natura inalienabile delle cose sacre a cominciare dalle cariche che non potevano essere cedute per denaro (simonia), esaltazione del carattere sacro del sacerdozio da non contaminare con rapporti carnali (celibato), necessità di un vertice ecclesiastico non influenzabile. Scontro sotto il pontificato di Gregorio VII che rivendicò l’autorità laica di nominare i vescovi e di inquadrarli in una gerarchia esclusivamente religiosa che faceva capo a Roma, andandosi a scontrare con l’imperatore Enrico IV. Lotta violentissima con scomuniche, deposizioni e maledizioni incrociate, che si risolse in un cinquantennio con il compromesso di lasciare le cose come erano al tempo di Gregorio. La Chiesa era la sola ad avere la prerogativa di guidare i fedeli alla salvezza, fedeli che dovevano solo obbedire, non capire. Riforma della Chiesa nella prima metà dell’XI secolo Spinta dai vescovi impegnati a riorganizzare le loro diocesi, con una serie di recuperi di beni che erano stati sottratti dai laici alla Chiesa nel corso del secolo precedente. Enrico III (1017-1056), incoronato imperatore ne 1039, si pose come garante del processo di riforma della Chiesa in generale, estendendo questo potere anche al papato, in balia delle lotte tra le famiglie romane. Quando Enrico scese in Italia, a Roma erano stati eletti ben tre papi, e dopo un primo tentativo di appoggiare uno di loro, Gregorio VI, l’imperatore si convinse a deporre i tre papi a Sutri nel 1046, e ad imporre come candidato il vescovo di Bamberga, che divenne papa con il nome di Clemente II, il primo di una serie di papi tedeschi provenienti dalla cerchia imperiale. A Clemente II succedette il vescovo di Bressanone, Poppone, con il nome di Damaso II, che morì pochi mesi dopo l’elezione (1049). Seguì Brunone vescovo di Toul, inviato da Enrico III con il nome di Leone IX. Seguirono Vittore II, ex vescovo di Gebhart e Stefano IX, fratello del duca di Lorena, tutti personaggi che perseguirono una riforma del clero, sotto gli aspetti della lotta alla simonia e al concubinato, chiamato anche nicolaismo. Simonia veniva da Simon Mago, personaggio degli Atti degli Apostoli che stupito dai miracoli di Pietro e Giovanni, chiese loro di vendergli lo Spirito Santo. La pratica di donazione di beni o denaro alle autorità laiche ed ecclesiastiche nel momento in cui si riceveva una carica importante era una prassi fin dal mondo carolingio. Era una forma di ringraziamento e una forma di investimento, piuttosto che una corruzione dei costumi. Un altro campo di scontro fu il celibato del clero. Per buona parte dell’alto medioevo gli esponenti del clero potevano in alcuni casi avere una moglie. Dopo aver preso gli ordini era impossibile sposarsi, ma nel caso in cui si accedeva al sacerdozio quando si era già sposati, la situazione era tollerata, proprio per il fatto che non si poteva rompere un matrimonio senza commettere sacrilegio. Ancora più diffuso era il concubinato, convivenza con donne al di fuori del matrimonio. - Strumento di funzionamento delle istituzioni - Attenzione al caso concreto, duttilità e libertà di azione del giudice - Superiorità del papa come giudice - Inchiesta d’ufficio: strumento per imporre supremazia papale. Inchiesta partiva dalla “fama” di un certo soggetto: una voce collettiva su una persona o un fatto. Assetti istituzionali - Curia - Chiese locali (vescovi e clero) - Monasteri Controllo del clero locale - Nelle città episcopali si cerca di ristabilire la disciplina della vita del clero - Canonici: chierici adibiti al servizio delle cattedrali - Chiamati a condurre una vita di penitenza, rinunce e castità - Regola di Sant’Agostino - Capitoli cattedrale: assemblee di canonici attorno al vescovo, uffici gerarchizzati (cantore, arcidiacono, cancelliere) - Composti dai membri delle maggiori famiglie Nuovi monachesimi - Accentuazione della natura ascetica e pauperistica 1) Cistercensi - Prima congregazione nata a Cîteaux, in Borgogna fondato da Roberto, abate di Molesme - Regola benedettina più rigorosa - 1108 eletto abate Stefano Harding, in carica fino al 1133 - Quattro abbazie figlie: La Ferté (1113) Pontigny (1114) Chiaravalle e Morimondo (1126) - Serie di abbazie collegate: 343 nel 1153, 530 nel XIII secolo - Non hanno poteri signorili ma sono molto ricchi (grandi donazioni) - Forte concentrazione di terre - Gestione diretta - Forte produttività 2) Certosini - Nati nel 1084 su iniziativa di Bruno di Colonia, primo monastero nel massiccio delle Chartreuse - Regola benedettina - Nozione chiave di isolamento, desertum fisico ideale - Forte influsso eremitico - Consuetudini: nel 1127 Guigo I priore delle Chartreuse mise un insieme di raccolte di regole monastiche - Capitoli generali: riunione di tutti i monasteri affiliati che decidevano le modalità di vita dei monaci Laici - Riforma: più netta distinzione tra chierici e laici, con precisa definizione dei ruoli e dei limiti dei laici che si precisano a partire dal decreto di Graziano - i laici non possono: predicare, amministrare sacramenti, giudicare o accusare i chierici Sacramenti: - esaltazione del carisma sacerdotale - centralità dei sacramenti con monopolio sacerdotale: 1) Battesimo (ingresso in comunità) 2) Eucarestia (centro liturgico) 3) Penitenza (controllo della coscienza) 4) Matrimonio (definizione giuridica e sacramentale) 5) Estrema unzione, sepoltura (invenzione del purgatorio) Eresia: - Fonti ecclesiastiche definiscono le eresie - Movimenti dell’XI-XII secolo - Orientamento pauperistico (chiesa povera) - Adesione al vangelo (approcci individuale diretto) - Sfuggono al controllo della Chiesa (contestazione della dimensione istituzionale della Chiesa) - Rivendicano la condizione di “veri cristiani” Valdesi - Da Valdo, mercante di Lione - Esperienza basata su pauperismo e predicazione - 1179, papa Alessandro III approva esperienza di vita, ma vieta la predicazione - Disobbedienza, con relativa scomunica per eresia (non perché dice eresie, ma perché non obbedisce al papa) - Analogia-opposizione con Francesco d’Assisi, che invece ottiene il permesso papale Catari/Albigesi - Attestati a metà XII secolo - Diffusione in Germania, Italia e massiccia nel sud della Francia, dove intere città si convertirono all’eresia, come Albi e Béziers. - Dottrina dualistica, principio del male e del bene, spirito e materia, di matrice non cristiana - Non si sa se ci fu un apparato ecclesiastico parallelo, perché le fonti sono tutte cattoliche - Repressione violenta che colpì migliaia di persone, con una vera e propria crociata condotta da Simon de Montfort GUERRA, CHIESA, CAVALLERIA Paci di Dio - Necessità di struttura difensiva delle terre sacre - Giuramenti collettivi di mantenimento della pace - Sospensione attività belliche in luoghi e tempi determinati, come ad esempio la domenica, il giorno del Signore o negli spazi sacri. - Lecita la violenza armata come atto di giustizia Cavalleria - Netta distinzione tra laici e religiosi - Non una negazione della violenza - Definizione di violenza legittima Sacralizzazione della guerra e prime crociate Guerre Sante - Dimensione religiosa della guerra - Intensa attività bellica dopo il 1050 volta a conquistare o liberare le regioni periferiche d’Europa in mano ad infedeli ed eretici - Sostenimento attivo del papato, che concedeva non solo privilegi spirituali, ma il vero e proprio status di “combattente di Cristo” ai cavalieri che accettavano di combattere queste guerre - Sotto Leone IX i primi “cavalieri della Chiesa di San Pietro” vennero facilmente sconfitti dai Normanni a Civitate nel 1053, ma ottennero la palma del martirio - Nel 1063 papa Alessandro II concesse una bolla di remissione dei peccati a coloro che andavano a combattere i musulmani in Spagna, dopo l’assassinio di Ramiro d’Aragona - Gregorio VII schierò una “milizia di San Pietro” contro i Normanni nel 1074, ma poi furono gli stessi Normanni a riconoscersi come fedeli vassalli papali Le Crociate - Indulgenze per chi combatte per liberare i luoghi santi - Pellegrinaggi armati in Terrasanta e a Santiago di Compostela, diffusione nell’XI secolo - Devozione, penitenza, mercato delle reliquie - Musulmani non impediscono pellegrinaggi: religione tollerante, vantaggi per islamici ma nessun impedimento per gli altri - Concilio di Clermont, indetto da papa Urbano II nel 1095: guerra giusta con indulgenze contro gli infedeli, paci di dio, violenza lecita e illecita. Non novità radicali, ma rielaborazioni di quanto già affermato in precedenza Prima Crociata 1097-1099 - Prima risposta all’appello papale: spedizione di laici violenti e impreparati, si disperse presto dopo aver massacrato tutte le comunità ebraiche sul loro cammino - Quattro diverse armate: 1) I lorenesi al comando del duca di Lorena Goffredo di Buglione 2) Cavalieri della Francia meridionale al comando del conte Raimondo IV di Tolosa e del Vescovo Adhémar de Puy (indicato dal papa come capo della spedizione) 3) Fedeli del duca Roberto II di Normandia 4) Normanni del regno del sud Italia - Aiuto dell’imperatore di Costantinopoli - Conquista di Nicea 1097 - Conquista di Antiochia nel 1098 presa e tenuta da Boemondo di Taranto, e di Edessa da parte di Baldovino di Boulogne, fratello di Goffredo di Buglione - 15 giugno 1099: i Crociati entrano a Gerusalemme, sterminando tutta la popolazione musulmana ed ebraica e saccheggiando per due settimane - Baldovino di Boulogne si fa incoronare re, mentre i territori conquistati venivano spartiti in principati autonomi: Contee di Edessa e Tripoli, principato di Antiochia, regno di Gerusalemme Altre Crociate - Seconda Crociata organizzata da Luigi VII di Francia dopo la caduta di Edessa nel 1144, con la benedizione del papa Eugenio III e l’aiuto dell’imperatore Corrado III. Finì con un nulla di fatto. - Terza crociata organizzata dopo la sconfitta dell’esercito crociato di Gerusalemme nella Battaglia di Hattin del 1187 e successiva presa della Città Santa da parte di Saladino, potente visir di Egitto e Siria. Alla crociata parteciparono ben tre sovrani: l’imperatore Federico I il Barbarossa, il re di Francia Filippo Augusto e il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. Nonostante i nomi altisonanti, la crociata fu disastrosa: Federico I morì attraversando un - Compravendita dei poteri signorili, anche non nella loro interezza ma singoli, come ad esempio il prelievo di una specifica imposta - Non vi era primogenitura, eredità spartita trai vari figli Chiese potenti chiese private Differenza tra chiese potenti e chiese private è che le prime detengono poteri signorili, le seconde sono controllate dai poteri signorili. Chiese potenti - Detengono poteri signorili - Addensamenti patrimoniali - Stabilità istituzionale - Particolare visibilità nelle fonti (archivi delle chiese) - Chiese e dinastie nobiliari: analogie superano differenze - Sviluppo di immunità: non vengono tassate - Stabilità delle Chiese: non c’è spartizione ereditaria, per questo le casate nobili spesso affidavano parte della loro ricchezza agli abati, così da averle a loro disposizione quando le avessero volute indietro - Uso della violenza Chiese di Villaggio - Pievi: ampi distretti ecclesiastici (chiesa dotata di fonte battesimale) - Parrocchia: chiese di villaggio (accesso quotidiano) - Processo di passaggio delle fonti da dalle pievi alle parrocchie lento e sperimentale - Controllo signorile delle chiese di villaggio: vantaggi materiali, decime, cariche da distribuire ai fedeli - Controllo sociale: chiesa centro della società contadina, spesso posta nel castello Monasteri privati - Preghiere dei monaci per la salvezza delle anime dei fondatori (laici e potenti), come San Giusto di Susa del 1029 fondata dai marchesi di Torino, che ne decidono anche l’abate - Tutela del patrimonio familiare: scelta dell’abate, che dirige i monaci e gestisce l’enorme patrimonio donato alla chiesa dalla famiglia - Costruzione dell’identità dinastica della famiglia: nomina dell’abate, protezione del monastero, sepoltura nel monastero (discendenti del fondatore) Economia signorile Aumento della popolazione che porta alla costruzione di borghi vicino alle cinte murarie, si introduce l’aratro a versoio, che va più a fondo e ribalta le zolle rendendo la terra fertile, la concimazione, e la rotazione triennale. Prelievi signorili: - fodro (mantenimento dell’esercito regio) - Albergaria (per sostenere costi di alloggiamento del re o del signore) - Taglia (il contributo alla difesa da parte del signore) - Focatico, (gravava sui nuclei familiari) - Tolonei (tasse sui pedaggi) - Ripatico (tassa sull0uso dei fiumi) - Boscagio (uso dei boschi) - Acquatico (uso dell’acqua) Società contadina - Gruppo non omogeneo e appiattito - Varietà di ricchezze, dal bracciante non possessore di alcuna terra, al medio possessore che disponeva di terre da far coltivare ai salariati o da subaffittare ad altri contadini - Serie di sfumature: affittuari, piccoli proprietari, contadini che univano terre in proprietà e terre affittate ecc. ecc. - Dimensione economica politica e sociale differente tra queste figure - Spesso élite contadina entrava nella cerchia clientelare di signori e chiese - Élite contadina svolgeva una serie di mansioni gestionali per i possedimenti dei signori - Capacità di contrattazione con il signore e di azione politica - Diffusione dei comuni rurali nel XII secolo: i comuni rurali erano piccole realtà contadine in cui la popolazione di un villaggio si organizzava sul piano politico dandosi una struttura istituzionale - Franchigie: atti in cui signori e sudditi mettevano per iscritto diritti e doveri. Potevano nascere per via di una debolezza signorile (caso del monastero di San Silvestro di Nonantola nel 1058 con il villaggio vicino, in cui l’abate concede dei permessi sia sul piano giudiziario che sul libero possesso delle terre in cambio della costruzione di tre delle quattro parti delle mura del castello. Vi è anche scritta una mora punitiva nel caso una delle due parti non mantenesse i patti) - Grandi signori e abbazie agevolano il ripopolamento delle frontiere attraverso la creazione di nuove città rurali (soprattutto in Francia e Spagna). In Italia il fenomeno sarà tardo, con i nuovi insediamenti chiamati villenove e villefranche. LE CITTÀ NELL’EUROPA MEDIEVALE Gran numero di città sviluppatesi nell’XI secolo nella Francia settentrionale intorno a Parigi come Tours, Reims e Chartres, nelle Fiandre Ypres e Gand, e il corridoio di città tedesche lungo il fiume Mosa. Nuove città sorsero anche nel Baltico nella Provenza e nella Linguadoca come Arles, Avignone, Tolosa, Montpellier e Marsiglia. Le città sono spesso sedi vescovili, e diventano anche luogo di nascita di una nuova classe sociale, la borghesia mercantile. Le città sono il centro delle funzioni del territorio: hanno funzione di difesa, commercio, giustizia, culto, e politica. Sono inoltre il punto di convergenza di popolazione e prodotti delle campagne. Processo di crescita non lineare, con tre principali cause che hanno portato all’evoluzione del centro urbano in Europa: legame con il territorio, capacità di trasformare la condizione degli abitanti, promozione dei centri urbani da parte dei signori. 1) Legame con il territorio: elemento di natura economica e demografica e mette in relazione la popolazione urbana con il territorio circostante. L’aumento demografico nelle campagne porta a un surplus di persone da sfamare che trova sfogo o nella colonizzazione di nuove terre coltivabili o nello spostamento verso borghi vicini che stavano assumendo la forma di città. Le città grandi avevano un raggio di reclutamento molto ampio, a differenza di quelle medio-piccole, che attiravano persone solo dal territorio circostante. In città aveva luogo la rielaborazione delle materie prime che giungevano dalle campagne, e la loro ridistribuzione sul territorio tramite il commercio. 2) Capacità di trasformare la condizione degli abitanti: La trasformazione principale degli abitanti delle città fu quella della condizione politica, che assumeva tratti comuni per tutti i cittadini. I cittadini di una città avevano uno statuto giuridico differente da quelli delle campagne, possedevano una relativa libertà e una capacità di azione politica collettiva, specialmente nei rapporti con il proprio signore. Vi era anche un’autonomia delle azioni economiche. Lo sviluppo di queste condizioni politiche dipendeva anche dalla discrezione del signore locale. Azione signorile Numerose fondazioni principesche, che attirano la popolazione e vanno a costituire reti commerciali anche a lungo raggio (Filippo di Alsazia che fonda Gand, Ypres, Lille, centri caratterizzati dalla produzione economica tessile e da scambi commerciali a lungo raggio garantiti dal principe). In alcune occasione i cittadini potevano riscattare le proprie abitazioni pagando un censo al principe e rendendola ereditaria per i loro figli, in altre continuarono a pagare la tassa d’affitto. In Germania ad esempio la famiglia di Zahringen fondò nel giro di settant’anni ben dieci nuove città. Le nuove città che si vanno a creare si sviluppano su un impianto a croce con al centro il mercato e ai limiti le porte di accesso (Friburgo). I principi realizzarono uno stato accentrato dove attorno alla loro figura vi erano ufficiali minori, con funzioni fiscali e giudiziarie. Nelle città della Francia meridionale si sviluppa un tipo di governo che prevedeva l’elezione di magistrati chiamati consoli (contrariamente a quelle del nord rette da un rappresentante signorile), e un consiglio di cittadini che poteva arrivare a cento membri. I consoli erano eletti tra un’élite urbana fondata dalle famiglie nobiliari più in vista e amministravano giustizia civile e penale, pur non potendo toccare il dominio e i diritti dei signori maggiori, come ad esempio quelli dell’arcivescovo. Il potere in città era di natura bicefale: vi era quello degli ufficiali signorili (balivi, siniscalchi ecc.) che era potere militare e di alta giustizia, e quello cittadino (consoli, scabini ecc.) di giustizia minore e rappresentanza. Vi era quindi un equilibrio tra autonomia e sottomissione al signore. Città tra XII e XIII secolo Costruzione di nuove mura, con torri di guardia, porte e camminamenti per la difesa. Le nuove mura inglobavano il nucleo iniziale, i nuovi borghi e una parte per la coltivazione di orti e vigne. Le mura alimentavano le prime fiscalità cittadine, poiché ogni cittadino doveva contribuire alla loro costruzione in base alla propria possibilità finanziaria. Concessione di carte di franchigia o di carte di comune era una prassi generalizzata da parte di tutti i poteri territoriali. La forza delle élite urbane verso i signori era avere per iscritto i propri diritti di cittadini, cosa che permetteva di organizzare la vita economica cittadina assicurando lo sviluppo delle attività produttive e di scambio. Nel 1200 le città erano ormai inserite saldamente nella gerarchia del regno e protette dal re, e divennero ottimi contribuenti del fisco regio, giocando un importante ruolo politico nella costruzione dello stato. Lo sviluppo economico acuiva le differenze sociale. Processo di stratificazione sociale e differenziazione di gruppi diversi. Antiche famiglie della piccola e media nobiltà, ricchi mercanti del primo comune, nuovi ricchi che aspirano ad entrare nella cerchia di governanti, capi bottega in ascesa, artigiani, dipendenti salariati. Il comune urbano non era meno gerarchizzato del territorio circostante. La vecchia élite cittadina dovevano permettere ai nuovi ceti borghesi di entrare nel comune. Élite economica si appropria nel corso del 200 del potere amministrativo delle città, diventando garante insieme ai principi della tutela del territorio. La città aveva dei rappresentanti che però riflettevano solo gli strati sociali più elevati. Enrico II dette vita anche ad una grande quantità di inchieste volte a controllare l’aristocrazia. Crisi del regno: Riccardo Cuor di Leone (1189-1199) e Giovanni il Senzaterra (1199-1216) Dopo la morte di Enrico I vi furono lotte per la successione tra i fratelli Enrico, Riccardo e Giovanni. La lontananza dei re dall’Inghilterra, e la tassazione elevata per i possedimenti regi in Francia scaricava un gravissimo peso sulle spalle del popolo inglese. Con la perdita dei territori in Normandia nel 1204 e la sconfitta di Bouvines nel 1214 ad opera di Filippo Augusto di Francia, Giovanni il Senzaterra, che era succeduto a suo fratello Riccardo dopo la sua morte, fu apertamente criticato dai baroni inglesi, che lo costrinsero a firmare la Magna Carta, un documento di concessioni ampie al popolo, riprendendo le libertà concesse da Enrico I. La Magna Carta prevedeva una limitazione del potere regio in materia fiscale e feudale: il re non poteva imporre tasse senza il consenso dei baroni, escluse quelle per un riscatto di prigionia dello stesso re, o del matrimonio della figlia o dell’investitura cavalleresca del figlio. Il secondo punto andava a diminuire la pressione fiscale che Giovanni aveva imposto sul passaggio dei feudi agli eredi. Fu impedito agli ufficiali regi di prendere beni immobili in presenza di debiti verso il re. Elezione di 25 baroni che servivano ad agire nel caso il re avesse commesso delle ingiustizie. Francia Debolezza regia che controlla solo territori parigini. Scarsa incidenza sui territori del sud, come Aquitania e Tolosa, e del nord, come Bretagna e Normandia. Conti e feudatari sempre più riottosi a riconoscere la superiorità del re. I principati erano spesso più potenti e organizzati dello stesso regno di Francia, e molto spesso il loro signori si rifiutavano di prestare omaggio al re o di presentarsi alle adunate. Luigi VI (1108-1137) Con l’appoggio dei vescovi e dell’abate di Saint-Denis Sugerio Luigi VI si lanciò in una serie di battaglie punitive contro i potenti all’interno e all’esterno dei suoi domini. Cercò di fermare l’espansionismo di Enrico I e le aspirazioni dei duchi di Fiandra e Champagne-Blois. Sugerio creò un’ideologia regia che si basava sul concetto di dipendenza dei principi e feudatari nei confronti del re. Lo stesso Enrico I di Inghilterra viene descritto come un diretto vassallo del re di Francia, in virtù del suo titolo di duca di Normandia, che deteneva grazia alla concessione del re di Francia. Un esempio di affermazione regia fu quello verso i conti di Alvernia e il loro signore, il potente duca di Aquitania, che ammise la sua inferiorità e fedeltà nei confronti del re, dopo che quello si era presentato con l’armata nei suoi territori. Sugerio fu il tramite che portò la concezione regia di mantenimento della pace. Luigi VII (1137-1180) e reggenza di Sugerio Dopo che Luigi VII figlio di Luigi VI partì per la seconda crociata nel 1144 Sugerio si fece nominare legato papale e custode dei beni del re, reggendo il regno per due anni, e configurando un’entità astratta che era presente anche in assenza del re. Nel 1155 al concilio di Soissons Luigi VII proclamò la “pace di tutto il regno”, riconoscendosi col ruolo di pacificatore. Nel concilio di Reims del 1157 al re fu attribuito il compito di unire i colpevoli che i signori locali non avevano perseguitato. Un momento di reale difficoltà per il regno di Francia fu quando in seguito al divorzio fra Luigi VII e Eleonora d’Aquitania, quest’ultima si risposò con Enrico II, figlio di Enrico I d’Inghilterra. Enrico II diventava così il signore di Inghilterra, Normandia, Aquitania, Bretagna, Anjou e Poitou. Filippo Augusto (1180-1223) Inizialmente in balia di due grandi protettori, i conti di Champagne (parte materna) e i conti di Fiandra (matrimoniale) dopo il matrimonio con la nipote del conte di Filippo d’Alsazia. Sfruttando la dote della moglie Filippo costrinse il conte a cedere al re due territori importanti, come il Vermandois e l’Artois, e sfruttò la crisi della dinastia Plantageneta sfruttando le divisioni tra i figli di Enrico II Riccardo e Giovanni. A fasi alterne infatti Riccardo si presentò come vassallo di Filippo contro suo padre e suo fratello, e dopo la sua morte, sebbene Giovanni subentrò come erede unico, non ebbe un reale supporto né dai vassalli normanni che da quelli inglesi. Filippo conquistò così la Normandia nel 1204 con una decisa azione militare, e raggiunse il prestigio definitivo con la battaglia di Bouvines nel 1214, in cui il re francese sconfisse la coalizione di tutti i suoi avversari storici: gli inglesi di Giovanni Senzaterra, l’imperatore Ottone IV, il conte di Fiandra, il duca di Brabante e molte città fiamminghe. In seguito a questa vittoria la sua politica poté essere più aggressiva. Suo figlio Luigi il Delfino arrivò addirittura a invadere l’Inghilterra e fu nominato re dai baroni ribelli di Giovanni, che però lo deposero una volta sconfitto il sovrano per seguire William Marshall, tutore del giovanissimo Enrico III, figlio di Giovanni. La crociata albigese che fin dal 1209 aveva visto i baroni del nord combattere i catari nel nome del papa Innocenzo III come crociati aveva dato a Filippo un nuovo sbocco per ridurre all’obbedienza un potente vassallo come il conte di Tolosa. Razionalizzazione della contabilità e dell’amministrazione locale, creazione della figura dei balivi, ufficiali pubblici incaricati della giustizia, del governo e della fiscalità di una determinata circoscrizione. Regni spagnoli Presenza di varie contee con aspirazioni monarchiche, relegate nella parte settentrionale della penisola. Egemonia del dominio musulmano nella maggior parte del territorio che era vista come una usurpazione non legittima. Nascita del concetto di Reconquista. Regni cristiani del nord erano identità molto fluide, che si univano e separvano in continuazione a seconda delle unioni dinastiche: la Castiglia assorbì il Leòn, Navarra e Aragona furono unite per un certo periodo di tempo per poi separarsi. L’opposizione di cristiani e musulmani non era affatto così totale come si pensa. Molto spesso regni cristiani si alleavano con regni musulmani a seconda dei propri vantaggi politici. La Reconquista fu in sostanza una celebrazione in termini epici di una mutazione politica molto lunga, che solo in parte fu dovuto alle conquiste militari. Dopo le prime guerre durante l’XI e il XII secolo in cui in generale i musulmani, prima gli Almoravidi e poi gli Almohadi prevalsero (sconfitta di Alfonso VIII di Castiglia ad Alarcos nel 1195), le cose cambiarono nel XIII secolo con la proclamazione di una crociata anti-musulmana da parte di Innocenzo III nel 1211. Una battaglia decisiva fu quella di Las Navas di Tolosa, in cui il re Alfonso VIII sconfisse i musulmani nel 1212. Da questo momento la penetrazione nelle terre musulmane fu più veloce, con insediamenti sempre maggiori di comunità cristiane in Estremadura e Andalusia, che furono riconquistate dai cristiani. Nel 1257 il regno islamico era limitato all’estremo sud, il regno di Granada, che resisterà fino al 1492. La Germania e l’Impero La Germani nell’XI secolo era stabilmente divisa in quattro grandi ducati, Sassonia, Franconia, Svevia e Baviera, saldamente in mano alle grandi casate nobili che coordinavano una galassia di conti, castellani e scabini. Crescita demografica nel XII secolo, con passaggio da 4 a 8 milioni, fino a 14 milioni nel 1300. I principi tedeschi che si espandevano verso est portarono a movimenti migratori di coloni nelle nuove terre, lì insediati per stabilizzare i luoghi conquistati. L’imperatore veniva eletto dai grandi principi a capo dei maggiori ducati, e aveva come patrimonio regio il ducato di Franconia da aggiungersi ai suoi possedimenti personali. Dopo l’edictum de beneficis di Corrado II nel 1037, lo scontro tra Enrico IV e Gregorio VII offuscò il prestigio imperiale, viste le tante rivolte dei nobili e l’elezione da parte papale di un altro re, Rodolfo di Rehinfelden. Federico I Hohenstaufen di Svevia, il Barbarossa (1125-1190) Ricordato come un grandissimo imperatore che tenne uniti i principati tedeschi sotto il poprio comando, facendosi garante della pace. Nel 1158 promuove la pace dell’impero, e fa ricorso al diritto imperiale di confisca dei beni dei principi ribelli (Enrico il Leone della casa di Welfen nel 1180). Lotta tra fazioni di Welfen (Guelfi) e Weiblingen (Ghibellini) prolungava lo stato di guerra all’interno dell’impero. Ogni feudo di cui entrava il possesso, Federico lo divideva in due, diminuendone il potere. Nella dieta di Roncaglia del 1158, Federico elenca i diritti regi e stabilisce che ogni potere pubblico viene dal re, attraverso un’investitura formale. L’assetto che Federico dette all’Impero resse anche dopo la sconfitta contro i Comuni italiani, anche se i dissidi scoppiarono con suo figlio Enrico VI che aveva cercato di imporre il diritto di successione dinastica all’Impero. Enrico VI si sposò con Costanza d’Altavilla, dalla quale nel 1194 ebbe un figlio chiamato Federico. Alla morte di Enrico, Federico II si ritrovò erede del regno di Germania e d’Italia. Il Regno di Sicilia Cavalieri normanni sbarcati in Italia intorno al 1013-1016, e si erano messi al servizio dei principi longobardi e dei bizantini. Nel 1030 un primo gruppo si impadronì di Aversa e un altro di Capua nel 1058, e poi in Calabria, Puglia e Campania. Ci volle almeno un secolo per parlare di regno unitario. Violenta dominazione, la vecchia nobiltà longobarda fu o soppiantata o si unì a quella normanna. Una cinquantina dopo i primi sbarchi, intorno al 1070 gli Altavilla si imposero come punta di riferimento. Guglielmo Braccio di Ferro fu al soldo dei bizantini e del principe di Salerno Guaimario, che elesse conte di Puglia Drogone (poi elevato a duca dall’imperatore Enrico III nel 1047). Il fratello Umfredo riprende il titolo di duca di Puglia, e poi anche da Roberto il Guiscardo nel 1059. Nel 1059 ci fu anche il primo giuramento al papa. Roberto e suo fratello Ruggero (1031-1101) operarono su più fronti occupando Bari nel 1071 e Palermo nel 1072 che liberarono dai musulmani con l’appoggio del papa. Nel 1098 Ruggero viene nominato legato apostolico, con controllo su finanze ecclesiastiche, elezione dei vescovi. Ruggero II (1095-1154) imposta un disegno monarchico centralizzato annettendo definitivamente sotto il proprio dominio tutto il sud Italia. Papa Anacleto II nel 1130 gli concede il titolo di re, che verrà confermato nel 1138 da Innocenzo II. Il regno normanno non fu mai feudale, perché non vi era una gerarchia aristocratica chiara, perché i discendenti dei cavalieri che avevano conquistato i territori li sentivano come di loro proprietà. Nel XIII si affermarono nuove città come le cosiddette repubbliche marinare Pisa, Genova, Venezia e Amalfi (meno importante nel XII). Venezia governata da un doge, Genova si espandeva nel Mediterraneo occidentale. Milano si stava espandendo nel nord e divenne una città egemone. Scontro tra i comuni e Federico Barbarossa Anomalia dei comuni italiani, che Federico non capiva molto. Nella riunione di Costanza del 1153 in cui Federico vuole comprendere le dinamiche italiane, si presentano degli ambasciatori lodigiani che chiedevano giustizia per la presa della loro città ad opera di Milano. Il problema non era la guerra tra città, ma il fatto che solo l’imperatore aveva il potere di distruggere o fondare città. Allora Federico intimò a Milanesi di presentarsi a lui per riparare all’offesa compiuta. Essi rifiutarono provando a comprare dall’imperatore i possessi di Lodi e Como, offendendolo. Nel 1155 l’imperatore conquistò Asti e distrusse Tortona, nel 1158 attacca Brescia e saccheggia Milano. Si apre così un conflitto che dura quasi trent’anni. Nella Dieta di Roncaglia nel 1158 Federico proclama il principio di potere centrale dell’imperatore, e ritira tutte le regalie (libertà politiche e fiscali della città, tasse regie, fodro, elezione di consoli ecc.) concesse alle città. Federico impose alle città dei podestà di nomina imperiale, il cui governo viene ricordato come violento ed esoso. Nel 1162 Federico attacca nuovamente Milano e la rade al suolo con l’aiuto di Lodi. Da questo momento i comuni si mettono in allerta, anche quelli alleati dell’imperatore. Nel 1168 nasce così la Lega Lombarda, una prima alleanza intercittadina, in cui entrarono anche le città nemiche di Milano (Bergamo Lodi, Como e Cremona). La Lega era governata dai Rettori, eletti da tutte le città, possedeva un proprio tribunale per risolvere le controversie tra i comuni e coordinava sul piano militare le forze delle singole città, aiutandosi in caso di difficoltà. L’alleanza con il papa Alessandro III dava forza ideologica alla Lega, che diventava un baluardo di libertà contro la tirannia dell’Imperatore. Federico inoltre era debole perché doveva convincere i principi tedeschi a fornire appoggio militare ad ogni campagna. Dopo un decennio di battaglie cruente ma non risolutive, a Legnano nel 1176, la Lega Lombarda sconfisse l’esercito imperiale. Nel 1177 il papa Alessandro III riuscì ad ottenere una tregua di cinque anni (Pace di Venezia) dall’imperatore che portò alla Pace di Costanza del 1183, intesa da Federico come una concessione imperiale alle città, e da queste come una carta costituzionale che ne sanciva l’istituzione consolare. La paura del potere imperiale e i costi della guerra però portarono nella Lega Lombarda delle nuove tensioni. Il nucleo maggiore dell’esercito delle Lega era composto da pedites, soldati appiedati provenienti dai ceti sociali inferiori al comando dell’aristocrazia consolare. Il fatto di prestare servizio militare era un segno di appartenenza alla città, eppure la stragrande maggioranza di coloro che componevano l’esercito non aveva voce in capitole nelle scelte politiche, economiche e sociali della città. Comune aperto: podestà, consigli e governi di Popolo Le famiglie aristocratiche pretendevano di governare le città quasi per diritto di una prerogativa tipica del sistema signorile. Tra gli ultimi anni del XII ei primi dell’XIII secolo nelle città scoppiarono disordini violenti, provocati soprattutto da immigrati recenti, piccoli e medi artigiani che si ribellarono all’ingiusta ripartizione delle tasse imposte dai consoli durante le campagne militari. Ai milites erano concessi risarcimenti cospicui per le perdite subite in battaglia, ed erano quindi due volte avvantaggiati dal punto di vista fiscale. Si organizzarono quindi da parte dei cittadini dei nuovi raggruppamenti chiamati societates. Prima nacquero le “società d’armi”, che riunivano gli abitanti di una parrocchia o di una vicinia con compiti di autogoverno e organizzazione locale (i consoli della vicinia decidevano la ripartizione dei carichi fiscali, la costruzione di opere di difesa e turni di guardia alle mura cittadine). Poi si affermarono le società di mestiere o corporazioni di arti, di cui facevano parte artigiani e mercanti. Al loro interno vi si trovavano però figure come grandi mercanti, banchieri o capibottega, monopolisti dei mezzi di produzione che avevano spesso interessi in comune con la classe nobiliare. In una fase iniziale tuttavia prevalse uno spirito unitario e federativo: si passò dalla difesa militare degli appartenenti ad una vera e propria struttura coordinata che radunava le società di arti, chiamata Società di Popoli. Preso atto delle richieste della cittadinanza, in molte città si iniziarono a cercare soluzioni alternative. Una di queste fu l’istituzione della carica straordinaria del podestà, che si richiamava nel nome a quelli imperiali di Federico I. Era un rettore unico eletto per un anno e investito dei maggiori poteri di governo della città (politico, giudiziario, economico e militare). I primi incarichi vennero dati a podestà locali, ma visto che le tensioni aumentarono anziché diminuire in seguito vennero scelte personalità esterne alla città, provenienti da altri comuni sempre con carica annuale e con stipendio adeguato a pagare giudici e notai al suo seguito. Il podestà forestiero dava maggiori garanzie di imparzialità e di concordia cittadina. Tra il 1190 e il 1220 tutte le città passarono al regime podestarile. Durante questo periodo il consiglio dei cittadini assunsero una maggiore importanza, per compensare il potere dato nelle mani del podestà forestiero, e fu allargato a centinaia di cittadini (da 500 a 1000). Il consiglio doveva eleggere il podestà cittadino, approvare le sue decisioni. Aumenta in maniera esponenziale il numero di iscritti alle Corporazioni, che controllavano il prezzo delle merci, e i salari dei lavoratori. Per poter aprire un’attività dovevi essere iscritto all’arte. Governo delle corporazioni nel Duecento Le Arti si candidarono al governo delle città nel nome di una nuova idea di comunità fondata su artigianato e commerci, su una giusta divisione delle spese pubbliche e sulla pace sociale. Affiancarono a podestà e consigli un proprio magistrato chiamato Capitano del Popolo, che guidava il Consiglio del Popolo. In alcune città si instaurò un nuovo governo dominato dal gruppo dirigente delle arti (a Bologna si chiamavano Anziani, a Firenze e Perugia Priori, a Siena i Nove). Si crearono le città liste generali di appartenenza, si censirono i residenti, con elenchi di cittadini divisi per parrocchie o cappelle. Si adottò un modello di tassazione proporzionale, ovvero si pagavano le tasse in base alla ricchezza reale. Si affermò una giustizia più severa, sia contro i reati violenti che contro le speculazioni economiche dei potenti; il territorio fu diviso per zone amministrative (corrispondenti a ai prolungamenti dei quartieri cittadini) e affidate ad un amministratore cittadino (vicario o podestà), i castelli furono affidati a contingenti urbani all’ordine del podestà. Doveri fiscali e annonari del contado maggiormente controllati. Nacquero anche violente lotte di fazione all’interno delle città, divise tra guelfi e ghibellini. I conflitti e le lotte di fazione portarono all’affermarsi all’interno delle città di un dominus, un signore che si impose sulle forze cittadine sostituendosi al comune al governo. PAPATO E ORDINI MENDICANTI E CRISI DELLA CHIESA (1215-1378) Nel 1215 sotto Innocenzo III, in un famoso concilio ecumenico tenutosi a Roma in Laterano, si sistematizzò la costruzione dottrinale e pastorale della Chiesa (procedura giudiziaria, lotta agli eretici, pratiche pastorali, centralità della Curia e soprattutto del Papa) Chiesa del papa, apogeo e crisi del papato - Concilio lateranense IV: chierici sottoposti a inchieste papali ecc. - Potere assoluto del papa - Cambio da vicario di San Pietro a vicario di Cristo (origine divina del potere papale - Primato del papa sui vescovi (elezione e spostamento) - Giuristi divisi: alcuni sostenevano l’inferiorità del papa verso i consigli, altri la sua superiorità - Centralizzazione degli uffici, creazione della magistratura degli auditori delle cause, che si spartivano i processi con i cardinali. - Curia romana diventa la più importante sede giudiziaria d’Occidente - Individuazione dei peccati che solo il papa poteva redimere, e dispense specifiche dall’osservanza di alcune norme canoniche - Istituzione dell’ufficio della Penitenzieria in genere affidata ad esponenti di ordini mendicanti Ordini Mendicanti Nuovi fermenti sociali portano alla creazione di nuovi spazi di vita religiosa al di fuori delle istituzioni ecclesiastiche, con la nascita di due nuovi movimenti religiosi, i predicatori di Domenico di Caleruega e i minori di Francesco d’Assisi (1183-1226), chiamati ordini mendicanti. Proponevano modello di povertà e lavoro con predicazione aperta a tutti nelle piazze. I mendicanti furono presto inquadrati nelle Chiesa, e diventarono un utile strumento di controllo delle eterodossie e venne loro affidata l’Inquisizione contro le eresie, un tribunale speciale contro i crimini ideologici e politici. Domenicani - Da Domenico di Caleruega canonico spagnolo al seguito del vescovo Osma - Inizia predicazione attraversando le terre meridionali della Francia catare - Domenico si presentava umilmente e si confrontava con tutti - Povertà non in contrasto con la fede e possibile anche all’interno della Chiesa cattolica - Ordine approvato nel 1216 da Onorio III e nel 1221 furono redatte le Costituzioni - Formazione culturale dei nuovi frati per contrastare le teorie degli eretici Francescani - Da Francesco d’Assisi, figlio di un ricco mercante Pietro di Bernardone - 1226 Francesco scrive il Testamento, dove afferma che la sua conversione ha inizio con l’incontro con i lebbrosi - 1207-1208 inizio predicazione itinerante - Povertà come rinuncia a sé stessi - Regola del 1221: fratelli devono rinunciare ai beni e darli ai poveri - 1453 Guerra delle Due Rose, Casa Lancaster e Casa di York che termina con l’ascesa al trono della dinastia dei Tudor nel 1485 - Unità territoriale non scontata. Re scozzesi per quanto deboli avevano mantenuto l’indipendenza del regno, e ribellioni continue nel Galles Spagna - Lotte interne per la corona - Contestata successione di Alfonso X e di Alfonso XI (1311-1350) intenzionato a lasciare il trono al figlio primogenito e per questo attaccato da altri figli illegittimi e dai loro discendenti appartenenti alla casata detta Trastámara, che riuscirono a diventare re succedendogli sul trono castigliano dal 1369 al 1516 - Vicende dei regni spagnoli molto legate fra loro - Un esponente del ramo cadetto dei Trastámara divenne re di Aragona nel 1412 come Ferdinando I di Aragona (1380-1416). Il figlio, Alfonso V di Aragona conquistò il regno di Napoli nel 1442 dopo una lunga lotta con i francesi. - Struttura dei regni diversificata - Assemblee rappresentative influenti, le Cortes, composte quasi esclusivamente dal ceto intellettuale e amministrativo delle città, i letrados - Creazione delle Deputazioni, istituzioni permanenti che amministravano una parte del potere politico - Nel 1469 Isabella di Castiglia sposò l’erede al trono del regno di Aragona, Ferdinando II, unendo così i due regni - L’ultimo regno musulmano di Granada cadde nel 1492 e il regno di Navarra fu assorbito nel 1512 Impero e regni dell’est Impero e Germania - Perdita tra duecento e quattrocento dell’unione dei regni di Italia, Borgogna e Germania - Borgogna da tempo diffusa tra ducato, vassallo del re di Francia, e Contea, parte dell’Impero - Enrico VII di Lussemburgo fu l’ultimo imperatore a tentare di mantenere l’Italia sotto una dominazione unitaria - Bolla d’oro di Carlo IV nel 1356 concesse ai principi elettori (rimasti in sette) la piena autonomia giurisdizionale sui loro territori - Famiglia Asburgo in competizione per la corona imperiale ma rivendicava completa autonomia dell’Austria. Rodolfo IV d’Asburgo si scontrò con l’imperatore Carlo IV - Nel 1439 Alberto d’Asburgo eletto imperatore, inizio impero asburgico - Dieta di Worms nel 1495, Massimiliano d’Asburgo crea un tribunale imperiale che supera i diritti locali e impose tasse per i territori, ma non ha reale applicazione - Espansione verso est, difesa dei confini da slavi e turchi diventano compiti della nuova configurazione regia-imperiale del Sacro Romano Impero Germanico Regni danubiani - Prime monarchie XI-XII secolo - Regno di Boemia, il re era uno dei sette principi elettori - Regno di Ungheria conteso da dinastie locali e unito in tempi alterni a Boemia e Polonia. Conquista di un’ampia parte da parte dei turchi nel XV secolo - Polonia unita sotto l’enorme ducato di Lituania nel 1386 sotto la dinastia degli Jagelloni, contendendo lo spazio a cavalieri teutonici e ai principi moscoviti di Russia - Boemia divisa in due dalla predicazione di Jan Hus: la Dieta e la città di Praga si schierarono a favore della riforma hussita, mentre Sigismondo signore di Moravia si oppose. 17 anni di guerra civile senza re, con la Dieta a capo dei ribelli. Quando Sigismondo nel 1436 riconobbe la chiesa hussita il paese si unì ma sotto due chiese diverse. Impero Ottomano - Nato dopo la crisi dello stato selgiuchide da uno dei numerosi emirati presenti nell’Anatolia - Abile campagna di unificazione politica e militare - Espansione inarrestabile da metà del trecento in avanti - Conquista della Tracia (1345) la Macedonia, la Bulgaria (1384) Albania (1389 battaglia di Kosovo) e una parte dell’Ungheria. - Caduta di Bisanzio nel 1453 sotto Maometto II - Stato solidissimo sotto il potere assoluto del sultano - Fallimento delle crociate contro i turchi Italia - Doppio processo di ricomposizione e divisione nei primi anni del trecento - Nessun coordinamento centrale (papa o imperatore non riescono a imporsi) - Ducato di Savoia, Stato dei Visconti, stato degli Este, Stato della Chiesa - Repubblica di Venezia con la Terraferma, Repubblica di Firenze, Repubblica di Genova - Sicilia sotto Angioini e poi Aragonesi - Regno di Napoli sotto gli Angioini fino al 1442 e poi unito alla corona di Aragona - Piccoli stati incentrati su singole città: Gonzaga a Mantova, Guinigi a Lucca - Sperimentazione politica delle nuove dominazioni: i signori non potevano fare a meno di costruirsi una sorta di mandato, una specie di legittimazione con il compito di rafforzare la nuova forma di governo - Visconti annessero tutte le maggiori città lombarde e piemontesi, si presentavano come restauratori dell’ordine, i salvatori delle città dilaniate dalle guerre civili. Nel 1395 Gian Galeazzo Visconti fu investito dall’Impero del titolo di principe e lo stato Visconteo divenne un Ducato. - Ducato sabaudo conservò l’ossatura originaria dei territori fino al 1418, quando fu riunito il principato d’Acaia (Torino e il Piemonte) con il ducato al di là delle Alpi - Formazione dello Stato della Chiesa fu difficile nonostante l’abile costruzione normativa del legato papale Egidio Albornoz: continue rivolte che portarono alla creazione di numerose signorie autonome come quella dei Montefeltro di Urbino, i Malatesta o lo Sforza nel contado di Ancona. - Stato veneto più solido, univa la dominazione locale delle aristocrazie a quella centrale ma non invasiva del rettore veneziano - Stato fiorentino ingloba dopo lunghe guerre Pistoia, Pisa e Arezzo - Costruzione di Uffici centrali e controllo locale (cancelleria principesca, camera dei conti per gestire finanze statali, segretari, collegi segreti di giuristi - 1282 la Sicilia passa sotto il re d’Aragona in seguito alla rivolta dei vespri siciliani a Palermo - Guerra tra Angiò di Provenza e Angiò-Durazzo d’Ungheria che durò più di un sessantennio per la successione al trono nel 1381. 1442 Alfonso il Magnanimo re d’Aragona mette tutti d’accordo e annette il regno di Napoli alla Sicilia - Orsini principe di Taranto costruì in Puglia e Basilicata un vasto regno autonomo, concessogli dal re Ferrante d’Aragona nel 1462. Nel 1463 alla morte di Orsini Ferrante si riprese il regno. IDEOLOGIA REGIA NEL BASSO MEDIOEVO - Discontinuità dinastica ma consolidamento dell’ideologia monarchica con rappresentazione e rituale (incoronazione/sepoltura) e definizione giuridica - Nascita del concetto di “corona” separato da quello di re - Nel complesso modello di forte accentramento del potere - Giuristi: sviluppo e diffusione delle Università dal XII secolo, con presenza nelle corti regie da metà XIII (università di fondazione regia) - Richiamo al modello papale: potere ordinario e potere assoluto (deroga delle leggi) - Non è linea unica di pensiero: modelli inglesi (Bracton, Fortescue) di re sottoposto alle leggi - Nozione di “regno” e “corona” unite nella persona del re - “corona”: insieme di poteri e di possessi spettanti al re come istituzione - “regno”: comunità, nazione, ordine naturale con il re che governa sui compatrioti (re straniero come usurpatore - Connotato religioso del potere regio (soprattutto Francia e Castiglia) - forte legittimità e dovere del re nei confronti dei deboli. Misericordia e potere di grazia - Dovere del popolo di devozione nei confronti del re Amministrazione dei regni - apparato burocratico di corte (centrale) e nei territori (periferico). Possibilità di carriera e ascesa - il regno deve funzionare anche in assenza del re, che sia morto, malato o in viaggio - Uffici Territoriali: formazione dal XIII secolo, funzionari del re inviati a governare (siniscalco, balivo) staccati dal territorio - I re nomino gli stessi conti e baroni funzionari regi sul loro territorio - Apparato regio: ampio reclutamento, con migliaia di funzionari. Tentativo di assumere persone non potenti di per sé, ma potenti in quanto delegati del re Capacità giuridiche e finanziarie - Prelievo fiscale: assenza di un prelievo ordinario e regolare - Transazione indiretta (dazi, gabelle), prevalente, prelievo continuo - Transazione diretta sui patrimoni, prelievo straordinario in caso di emergenza con la ripartizione attuata da città e organi territoriali. È una ripartizione e non una distinzione equa con ampie esenzioni con i ceti dominanti - Legittimazione del prelievo: potere regio Assemblee e parlamenti - poteri regi hanno necessità del consenso delle società locali per i prelievi fiscali derivanti da necessità belliche - Interlocutori dei re: diverse forme assembleari 1) Parlamento in Inghilterra 2) Stati Generali in Francia 3) Cortes in Spagna 4) Diete nell’Impero - Capacità concreta di opporsi alle richieste regie: richiesta di reciprocità, prelievo connesso al rispetto degli obblighi da parte del re - Non è mai contestazione della legittimità del potere regio nel complesso
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