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Il Regime Fascista in Italia e l'Europa tra le Due Guerre Mondiali (1919-1945), Sintesi del corso di Storia

La nascita e il consolidamento del regime fascista in Italia dopo la prima guerra mondiale, con particolare attenzione alla politica estera e alle relazioni con la Chiesa cattolica, la Germania e la Società delle Nazioni. Vengono inoltre analizzate le cause della crescita del nazionalsocialismo in Europa e la conseguente seconda guerra mondiale.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 11/01/2022

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giulia-barbarino-1 🇮🇹

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Scarica Il Regime Fascista in Italia e l'Europa tra le Due Guerre Mondiali (1919-1945) e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! L'immediato dopoguerra in Italia e il “biennio rosso” 1919-20: Dopo la guerra soprattutto nei paesi sconfitti (come la Germania) o insoddisfatti (come l'Italia) si formarono movimenti ultranazionalisti, che si presentavano rivoluzionari ma anche conservatori e tradizionalisti. Ottennero il sostegno delle élite economiche e sociali, ma anche di piccoli borghesi e della popolazione rurale (impoveriti dalla guerra). Nel 1922 l'Italia divenne il primo Paese dove un movimento di questo tipo, il fascismo di Mussolini, riuscì a conquistare il potere. L'esempio italiano fu seguito successivamente da Germania, Portogallo, Ungheria e Giappone; si trattava di regimi autoritari che sostenevano la subordinazione degli interessi e delle libertà individuali rispetto a quelli dello stato. Di conseguenza vennero abolite le libertà di associazione e di stampa. Nonostante l'Italia fosse tra i vincitori della guerra era rimasta delusa da quanto ottenuto nei trattati di pace: dovette rinunciare alla Dalmazia e Fiume. Il govemo era preoccupato della situazione interna al Paese: c'era il problema di reinserire nella vita civile gli ex combattenti e il problema dell'enorme debito pubblico. Anche se il Paese era in miseria, erano cresciute le aspettative di un rinnovamento sociale e politico. Durante la guerra alle classi popolari erano state fatte grandi promesse (ridistribuzione terre ai contadini oppure miglioramento delle condizioni di lavoro della classe operaia) che ora nessuno poteva mantenere. In Italia, così come negli altri Paesi sconfitti dell'Europa centrale: 1. Necessità di una rivoluzione sociale e democratica per superare un sistema liberale corrotto: 2. Esigenza rinnovamento sociale e del sistema produttivo; 3. Pericolo di una rivoluzione militarista e nazionalista da parte degli ex soldati. Tra i lavoratori delle zone industriali del Nord prevalgono le organizzazioni di ispirazione socialista. Come strumento di organizzazione delle lotte operaie vi erano le Camere del lavoro, strutture sindacali unitarie o luoghi di incontro e cooperazione per difendere gli interessi degli operai. Esse erano dirette dalla Confederazione generale del lavoro (Cgil). Esistevano anche un'organizzazione sindacale cattolica (la Confederazione italiana dei lavoratori, Cil) e una anarco-sindacalista e nazionalista (Unione italiana del lavoro, Uil). Nel dopoguerra sindacati e Camere del lavoro non riuscirono a contenere le iniziative rivoluzionarie di protesta delle masse: il 1919-20, chiamato “biennio rosso" fu caratterizzato da scioperi, occupazione terre incolte da parte dei braccianti, saccheggi, scontri. Gli operai del settore metallurgico furono i più organizzati nella lotta per le 8 ore lavorative, per la difesa del salario e miglioramento delle condizioni. | padroni risposero con le “serrate”, ovvero la chiusura dei reparti, e con il licenziamento degli operai. Inizialmente solo in Lombardia (poi dal 1920 in tutto il Nord) i sindacalisti decisero di occupare le fabbriche. Le iniziative degli operai partivano dai consigli di fabbrica che miravano al controllo e alla cogestione delle fabbriche, ovvero alla gestione del lavoro e in molti casi organizzano la difesa delle strutture produttive. La protesta operaia si concluse nel settembre con un accordo che pur accettando alcune richieste degli operai, non accettò il controllo operaio sulla produzione. La sinistra socialista si divide: -Massimalisti con Giacinto Serrati: maggioranza del partito; volevano la rivoluzione ma non avevano una linea politica in grado di sfruttare la loro forza parlamentare; volontà di raggiungere obiettivi massimi anti capitalistici; accettano metodi rivoluzionari. -Riformisti come Turati e Treves: minoranza moderata del partito ma controllavano il sindacato; non ritenevano prossima e auspicabile la rivoluzione; la loro idea era quella di arrivare a riforme graduali nelle società capitaliste; propongono metodi di lotta intemi alle regole democratiche. -Ordinovisti guidati da Gramsci; minoranza di estrema sinistra che si rifà all'esperienza sovietica; nella rivista “L'Ordine Nuovo” del 1919, Gramsci accusava i massimalisti di essere incapaci di preparare la rivoluzione e di agire da alleati al liberalismo borghese; ruolo centrale dei consigli di fabbrica. Nel gennaio del 1921, lo scontro tra massimalisti e ordinovisti diede vita alla scissione del partito socialista e alla nascita, con il congresso di Livorno, del Partito comunista d'Italia. Anche cattolici entrano in politica e nel gennaio del 1919 nasce il Partito popolare italiano guidato dal sacerdote siciliano Luigi Sturzo, sostenitore di una politica sociale, dell'incremento della piccola proprietà contadina, del decentramento amministrativo e della scuola cattolica. Mentre la rivoluzione sociale e democratica stenta ad avere successo, iniziò a diffondersi il militarismo aggressivo e nazionalista. Nel marzo 1919 Mussolini diede vita a Milano ai Fasci italiani di combattimento. | fascisti difendevano l'intervento italiano in guerra ma rifiutavano i trattati di pace, trovavano quindi consenso degli ex combattenti. Volevano: un'assemblea costituente, un nuovo assetto politico che escludesse la corrotta classe dirigente liberale, la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle fabbriche, le 8 ore lavorative e il suffragio universale per entrambi i sessi. Consideravano però il proletariato, il primo responsabile della situazione di disordine dell'Italia quindi iniziarono a mettere in atto azioni violente contro le strutture tradizionali del movimento operaio; organizzarono “squadre d'azione”, formate da uomini in camicia nera armati di manganello, per delle “spedizioni punitive” contro le Camere del lavoro, le cooperative, i giornali e le sedi socialiste. Nel novembre 1919 si tennero le elezioni politiche a suffragio universale maschile e con il sistema proporzionale, voluto dai socialisti e dai popolari, che ampliava i collegi e favoriva i partiti di massa. Le elezioni diedero un grande successo ai socialisti e ai popolari, ma non si allearono perché i popolari volevano evitare la rivoluzione sociale, mentre dai socialisti non si era ancora staccata la minoranza comunista. Nel 1920 cade il governo Nitti e gli succede Giolitti che chiude la questione di Fiume con il trattato di Rapallo (Fiume, Istria e Zara furono attribuite all'Italia, mentre la Dalmazia andò alla Jugoslavia). Il fascismo italiano: l'ideologia e la cultura: Nel novembre 1921 Mussolini fondò il Partito nazionale fascista (Pnf). Il movimento puntava ad essere un antipartito che non avrà nulla in comune con i dogmi, con la mentalità e con i pregiudizi dei vecchi partiti. In realtà il fascismo finì ben presto per darsi tre diverse anime contrastanti fra loro: una sindacalista rivoluzionaria, una tradizionalista e una borghese. La componente sindacalista rivoluzionaria era costituita dallo squadrismo rivoluzionario nazionalista caratterizzato dal disprezzo per il mondo politico e la mediazione parlamentare; tuttavia il fascismo non riusciva a sfondare in ambiente operaio dove i socialisti e comunisti rimanevano molto forti. Inizialmente il fascismo ricevette consensi più nelle campagne che nelle città, più al Centro-Sud che al Nord e soprattutto tra la borghesia grande e piccola e fra i disoccupati che nella classe operaia. La guerra mondiale aveva arricchito gli industriali a spese dei proprietari terrieri, ciò ha contribuito a diffondere la piccola proprietà contadina. Il mondo rurale (piccoli proprietari terrieri) rappresentava la vera base di massa del fascismo. Il mondo agrario costituiva la seconda anima del fascismo, conservatrice e tradizionalista. Infine vi era la grande borghesia industriale, contenta che una forza popolare contrastasse il movimento operaio organizzato. Infatti i grandi industriali soprattutto siderurgici furono tra i primi finanziatori del fascismo e utilizzarono le squadre in camicia nera istituzioni perché una divisione asimmetrica di ruoli e funzioni, presente nello Statuto dell'organizzazione, negava alle donne di elevarsi al di sopra della loro “natura” caratterizzata dalla sottomissione, maternità e famiglia. La politica economica del regime fascista e il concordato: Il fascismo voleva consolidare ed estendere la piccola proprietà contadini e soprattutto impedire il trasferimento in città della forza-lavoro. Per aumentare la produzione di frumento e per raggiungere l'autosufficienza della produzione agricola italiana fu promossa una “battaglia del grano" che però sacrificava l'olivicoltura e la viticoltura. Lo Stato decise di aiutare economicamente le famiglie per ogni figlio nato e le donne in gravidanza venivano seguite dall'Opera nazionale maternità e infanzia (Onmi). Si puntava al rafforzamento militare, infatti i giovani venivano esaltati e componevano un esercito di otto milioni di militari. Negli ultimi anni del regime fascista si pensò a una riforma del latifondo siciliano ovvero lo Stato avrebbe abbandonato la politica favorevole ai proprietari per sceglierne una favorevole ai contadini ma, in realtà, il problema delle campagne siciliane non fu affrontato. Il fascismo però tentò un'opera di repressione della mafia ma fu condotta con metodi ingiusti e con brutalità, mettendo in stato d'assedio interi paesi. La mafia non venne sradicata perché non costituiva un fenomeno criminale ma si radicava nella struttura socio-economica siciliana. Il fascismo si impegnò a raggiungere la “quota novanta” ovvero 90 lire corrispondevano a una sterlina, prima ne servivano 145; questo comportò un prezzo molto alto per l'economia italiana che dipendeva dal commercio estero infatti divenne molto difficile esportare i prodotti nazionali perché costavano di più, mentre i prodotti importati costavano di meno e danneggiavano la produzione nazionale. Allora il regime pensò a una vera e propria “autarchia", ovvero all'annullamento delle importazioni per supportare il mercato nazionale. Il fascismo assicurò protezione statale all'industria, garanti il controllo sociale, fornì protezione sul mercato interno e una politica aggressiva su quelli esteri; assicurò all'industria una moneta forte anche se finì per danneggiarla. Furono create “opere”, istituti e comitati per pilotare la vita economica del Paese, soprattutto l'Istituto per la ricostruzione industriale (Iri) che rappresentava il fulcro della presenza dello Stato nell'economia e lo strumento per nazionalizzare i settori che avevano bisogno dell'intervento pubblico, doveva vendere le industrie ai privati ma, in realtà, rimasero in mano allo Stato. Il successo più significativo del regime fu ottenuto nei confronti della Chiesa cattolica con i Patti Lateranensi, firmati nel 1929, che si compongono di un trattato, di un concordato e di una convenzione finanziaria: il Trattato istituiva la Città del Vaticano, uno Stato sovrano nel cuore di Roma, comprendente la basilica di San Pietro con la piazza antistante e i Palazzi Vaticani; inoltre prevedono un indennizzo finanziario alla Chiesa da parte dello Stato italiano come risarcimento per la Presa di Roma del 1870. Con il concordato fra Stato e Chiesa , la religione cattolica viene dichiarata religione dello Stato. Il matrimonio religioso assumeva valore civile e il suo annullamento presso il tribunale ecclesiastico della Sacra Rota veniva riconosciuto anche dallo Stato. Veniva inoltre legalmente riconosciuta l'Azione cattolica, un'organizzazione di laici in stretto contatto con la gerarchia ecclesiastica che costituì un'eccezione importante perché fu l'unica associazione di massa non fascista riconosciuta dalla legge. La guerra d'Etiopia e le leggi razziali: La politica estera italiana, a partire dagli anni Trenta, divenne più aggressiva e sfociò, nell'ottobre del 1935, nella guerra contro l'Etiopia, invasa senza dichiarazione di guerra. Un milione di uomini fu richiamato sotto le armi e l'industria bellica cominciò a lavorare a pieno ritmo. La Gran Bretagna, la Francia, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica non avevano intenzione di essere coinvolti, mentre la Germania, con a capo Hitler, appoggiò l’Italia nella conquista del Paese africano per ottenere in cambio il via libera all'occupazione dell'Austria, così da espandersi. Di conseguenza l'Italia, che aveva un intento aggressivo, fu colpita dalle sanzioni internazionali della Società delle Nazioni, che vietarono il commercio con il nostro Paese e la concessione di crediti. La guerra d'Etiopia fu atroce, vennero usati anche gas tossici con effetti letali e altre nuove armi offensive come il carro armato e l'aviazione. L'Italia si macchiò di atrocità gravissime contro la popolazione civile e in soli sette mesi piegò il Paese africano. L'Etiopia insieme alla Somalia e all'Eritrea andò a formare l'Africa orientale italiana. La presenza italiana in Etiopia durò meno di 10 anni ma lasciò uno sforzo di modernizzazione e la creazione di infrastrutture; l'indifferenza italiana alle sanzioni internazionali provocò l'uscita dalla Società delle Nazioni. In Italia invece portò una terribile conseguenza morale: il diffondersi di una cultura razzista basata sulla convinzione della superiorità dei bianchi, del pericolo degli “incroci” e dell'impossibilità della convivenza fra etnie diverse. Queste tendenze furono rafforzate dall' avvicinamento politico e ideologico dell'Italia alla Germania nazista, l'unica potenza che la aveva sostenuta. Di lì a poco l'Italia avrebbe seguito la Germania nella persecuzione degli ebrei. Nell'estate del 1938 fu promulgata una serie di leggi contro gli ebrei italiani: vennero espulsi i docenti degli studenti ebrei dalle scuole di ogni ordine e grado, si stabilì espulsione dal territorio nazionale di tutti gli ebrei stranieri, venne limitato a loro il diritto di proprietà e il lavoro. Le misure contro gli ebrei italiani confluirono nella politica di annientamento voluta dalla Germania nazista. Il dopoguerra in Europa: La crisi dei grandi imperi i cambiamenti provocati dai trattati di pace diedero vita a profonde trasformazioni sociali in tutte le nazioni europee. In Austria, ormai divenuta un piccolo Stato, si opponevano il Partito socialdemocratico e i gruppi cattolici moderati del Partito cristiano-sociale che si trovava al governo. Mentre il partito comunista cercava di proporsi come forza insurrezionale ma senza successo. In Ungheria, divenuta una repubblica indipendente, governavano il Partito socialdemocratico insieme ai comunisti che avevano il sostegno della classe operaia. Il governo propose delle iniziative ispirate all'esempio dell'URSS che generarono forti tensioni interne e internazionali. Una coalizione di truppe rumene e cecoslovacche, sostenute da Francia e Inghilterra, organizzarono una controrivoluzione guidata dall'ammiraglio von Nagybànya che nell'estate del 1921 instaurò un regime conservatore ma che, dal 1932, divenne fascista. L'Impero ottomano era stato sconfitto in guerra e aveva perso i territori mediorientali. Dopo l'armistizio, gli alleati erano sbarcati a Costantinopoli e avevano assunto il controllo degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli; mentre le forze greche avevano occupato le zone di confine massacrando la popolazione civile; il governo invece, non potendo opporsi al controllo straniero, assumeva posizioni sempre più conservatrici. Il leader dei Giovani Turchi, Mustafa Kemal voleva salvaguardare l’unità territoriale del Paese e si proponeva di resistere al controllo degli inglesi, all'espansionismo dei greci e all'indipendentismo di curdi e armeni. Nel 1920 fece approvare un patto nazionale dal Parlamento di Istanbul con il quale si proclamava la sovranità territoriale e l'indipendenza della Turchia. Nel frattempo Kemal stava costruendo, con l'appoggio dell'URSS, un'armata per organizzare una resistenza nazionalistica. Gli inglesi occuparono il Parlamento e diedero vita a un governo che firmò il Trattato di Sèvres che smembrava l'ex Impero ottomano. Kemal allora formò un altro governo con sede ad Ankara ma seguì una sanguinosa guerra civile che finì con la cacciata delle forze straniere nel 1922, a Losanna fu stipulata la pace che annullava il Trattato di Sèvres. Il Parlamento di Ankara aveva abolito il sultanato e proclamato la Repubblica con Kemal presidente. Nel 1918 la Cecoslovacchia era diventata indipendente e il suo presidente della Repubblica era Masaryk che governò fino al 1935. | socialisti realizzarono una riforma agraria che ridistribuire le terre in modo equo ma nel 1921 avvenne una scissione interna al partito che diede vita al Partito comunista. Dopodiché il governo passò nelle mani del Partito agrario, conservatore. In Polonia fu fondata la repubblica e fu eletto presidente Pilsudski che nel 1926 instaurò la dittatura con un colpo di Stato. Alla sua morte un govemo militare prese il potere ma reprime operai e contadini che volevano eliminare il sistema feudale dei latifondi. Nei Balcani fu costituito il Regno di Jugoslavia formato da Serbia, Montenegro, Croazia e Slovenia, il sovrano era Alessandro Karageorgevic che, a seguito di una ribellione croata, sciolse il Parlamento e instaurò una dittatura. Karageorgevic venne ucciso a Parigi nel 1934 da un attentato di un croato e gli succedette il re Pietro II. L'Albania era divenuta indipendente nel 1920 e nel 1925 divenne una repubblica con il presidente Ahmed Zogu che assunse un controllo dittatoriale, nel 1928 si autoproclamò re trasformando il Paese in una monarchia autoritaria e repressiva. L'Impero russo era stato frantumato e aveva dato vita agli Stati baltici di Finlandia, Lettonia, Estonia, Lituania. In Finlandia c'era stata una guerra civile che aveva sconfitto le forze filosovietiche e aveva instaurato la monarchia; nel 1919 venne restaurata la repubblica. In Lituania, Estonia e Lettonia si instaurarono regimi dittatoriali. La Repubblica di Weimar: In Germania era nata la Repubblica grazie ad un'alleanza tra il Partito socialdemocratico e i gruppi conservatori e tradizionalisti, un'alleanza fragile ma necessaria per affrontare il dopoguerra. Il nuovo governo fu guidato da Friedrich Ebert che aveva l'appoggio del Comitato centrale dei Consigli degli operai e dei soldati a condizione che istituisse un govemo di commissari del popolo. Anche se aveva ricevuto un ampio consenso, Ebert non riusciva a normalizzare la vita politica, economica e sociale della Germania; contro Ebert si schierò la Lega di Spartaco, guidata da Liebknecht e Luxemburg, che incitava il popolo alla rivoluzione. Gli spartachisti iniziarono manifestazioni di protesta che furono represse dai Freikorps (“corpi franchi”): gli spartachisti vennero arrestati o uccisi; Liebknecht e Luxemburg vennero rapiti e assassinati. L'Assemblea costituente consegnò il governo ai socialdemocratici, a patto che collaborassero con i partiti cattolici e i liberali, così nacque la Repubblica di Weimar (città sede dell'Assemblea costituente). Fu approvata la Costituzione che rendeva la repubblica democratica e federale; il potere esecutivo venne affidato a un govemo che dipendeva dal Parlamento; mentre il presidente veniva eletto dal popolo, perciò c'era il rischio di coabitazione tra un govemo e un presidente con diverse idee politiche. Ebert venne nominato capo dello Stato e affida il governo a Schneidermann. Gli anni successivi furono caratterizzati da una forte instabilità istituzionale: i governi non avevano il consenso necessario per affrontare la crisi economica provocata dalla guerra; non riuscirono a organizzare delle riforme sociali per le classi meno abbienti. Nel marzo del 1920 il generale Kapp organizzò un colpo di Stato ma fallì grazie a uno sciopero operaio convocato dai sindacati. Nelle elezioni gli altri partiti iniziavano a guadagnare preferenze, così i socialdemocratici formarono un governo coalizzando con i Zentrum (conservatori e cattolici) e il DDP (Partito democratico tedesco). Nel 1922, la Germania non riuscì a pagare i debiti di guerra a Francia e Gran Bretagna, allora l'esercito francese occupò i bacini della schierò con la Germania. Il 30 settembre del 1938 fu firmato il patto di Monaco da Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna che accorda a Hitler la zona dei Sudeti ma lasciava l'integrità della Cecoslovacchia ma Hitler non rispettò il patto e occupò i Sudeti, Praga e il resto della Cecoslovacchia, creando il Protettorato di Boemia e Moravia; la Slovacchia proclamò la sua indipendenza sotto la protezione di Berlino. Mussolini occupò l'Albania e il Giappone scatenò la guerra in Cina. Nel maggio del 1939 Germania e Italia firmarono il “patto d'acciaio”, un accordo militare che prevedeva, nel caso di entrata in guerra di uno dei due Stati, l'intervento immediato dell'altro al suo fianco. Stalin, che voleva difendere Praga, stipulò con Joachim von Ribbentrop il patto Molotov-Ribbentrop, un patto di non aggressione. Nel frattempo, Germania e Unione Sovietica sottoscrissero un accordo di spartizione della Polonia in caso di guerra con l'Occidente. La “Guerra lampo”: le vittorie tedesche Convenzionalmente si fa iniziare la Seconda guerra mondiale l'1 settembre 1939 quando Danzica si unisce al Terzo Reich e la Germania invade la Polonia senza una formale dichiarazione di guerra; il 3 settembre Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania; mentre Stati Uniti e Giappone si dichiarano neutrali; l'Italia essendo impreparata militarmente dichiara lo stato di non belligeranza (posizione intermedia tra lo stato di guerra e quello di neutralità), non rispettando il patto con Hitler. Dopo la Prima guerra mondiale, tutti gli eserciti si attrezzano di carri armati e aerei, in questo modo era possibile la guerra di movimento (contrariamente alla Prima guerra mondiale che era stata combattuta nelle trincee) ma poteva accadere che i carri armati si trovassero isolati dai servizi dell'esercito e quindi erano meno veloci e più vulnerabili. La Germania perciò creò le divisioni corazzate che motorizzavano e brindavano l'artiglieria, la fanteria, i reparti di combattimento, i reparti tecnici di supporto; in questo modo i carri armati erano più veloci e riforniti di uomini, inoltre operavano rapidamente con l'aviazione (“guerra lampo"). In pochi giorni i tedeschi sfondarono le linee polacche e occuparono la Polonia occidentale, mentre l'Armata rossa (Unione Sovietica) occupò la Polonia orientale, così il 29 settembre Hitler e Stalin si spartirono la Polonia. Stalin occupò anche la Finlandia che dovette cedere un pezzo del proprio territorio e Hitler occupò la Danimarca e la Norvegia per estrarre il ferro dalla Scandinavia e pose le premesse per accerchiare la Gran Bretagna. Il patto di non aggressione stava funzionando, infatti Unione Sovietica e Germania erano d'accordo a eliminare i piccoli Paesi intorno al Baltico per preparare le basi di attacco e di difesa. Il 10 maggio 1940 la Germania invase l'Olanda e il Belgio senza una dichiarazione di guerra formale; dopo 13 giorni i tedeschi avevano circondato il corpo di spedizione inglese che riuscì ad imbarcarsi nell'unico porto ancora controllato da loro per rientrare in Gran Bretagna; il 14 giugno occuparono Parigi e dopo solo una settimana la Francia dovette chiedere un armistizio. Il 10 giugno 1940, approfittando della debolezza della Francia, Mussolini decise di dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Il collaborazionismo della Francia e la solitudine della Gran Bretagna: La Francia del Nord era occupata dai militari tedeschi, invece il Centro-Sud divenne un Paese satellite della Germania con capitale a Vichy, a capo del governo c'era il maresciallo Philippe Pétain. La sinistra, i comunisti, il generale Charles de Gaulles (che voleva lottare a fianco della Gran Bretagna) e le colonie francesi dell'Africa settentrionale non accettarono però di collaborare e decine di migliaia finirono in prigione. Nell'estate del 1940, i tedeschi riuscirono a battere l'esercito di terra inglese e, anche se la flotta britannica rimaneva potente, poteva essere contrastata dall'aviazione. L'industria bellica inglese però lavorava a pieno regime e riceveva rifornimenti dagli Stati Uniti; Hitler invece pensava ad avviare trattative di pace con le quali la Gran Bretagna gli avrebbe lasciato l'Oriente ma Winston Churchill (a capo del governo) rifiutò ogni tipo di accordo. La Germania allora bombardò la Gran Bretagna ma non riuscì a sconfiggerla perché, grazie ai radar, l'aviazione inglese riuscì a mantenere il controllo. L'offensiva aerea tedesca fallì e Hitler fu costretto a ritirarsi, dando la vittoria all'aviazione inglese. Mentre era sotto i bombardamenti tedeschi, Londra passò al contrattacco contro l'Italia sia in Africa che nel Mediterraneo, in questo modo l'Italia perse l'Africa orientale. | possedimenti in Libia vennero ridotti; le truppe italiane vennero sconfitte dagli inglesi in difesa dell'Egitto. Mussolini, per ristabilire il prestigio dell'Italia, attaccò la Grecia ma l'Italia era impreparata militarmente e fu sconfitta da un Paese non certo irresistibile, i tedeschi sostennero l'esercito italiano occupando la Jugoslavia e sconfiggendo i greci. L'attacco tedesco all'Unione Sovietica: Il 22 giugno 1941 Hitler invase l'Unione Sovietica, dando inizio all'’operazione Barbarossa" ovvero una guerra di sterminio che sfondò tutte le linee nemiche e annientò milioni di soldati sovietici. Nel dicembre del 1941 tutta l'Ucraina era nelle mani di Hitler che arrivò fino a Mosca e Stalingrado ma l'URSS aveva sviluppato dei mezzi corazzati superiori a quelli tedeschi e quindi riuscivano a bloccare i carri armati tedeschi: bloccano i cingoli con una Spranga di ferro e infilavano dentro il carro una “bottiglia Molotov”, ovvero una bottiglia piena di benzina con uno straccio incendiato che avrebbe dato fuoco all'interno del carro armato. Inoltre sopraggiunse l'inverno russo che blocca i carri armati nella neve; durante l'inverno si svolse la battaglia di Mosca nella quale i tedeschi furono ricacciati indietro. | Russi usavano anche la tecnica della “terra bruciata" ovvero distruggevano i viveri dei tedeschi, così che non avessero né da mangiare né da bere. Nel 1942 la Germania scatenò una nuova offensiva verso il Caucaso perché era piena di giacimenti petroliferi che fornivano il carburante sovietico; l'avanzata ebbe esito positivo. L'Italia fu coinvolta nella campagna di Russia per combattere a fianco della Germania ma non fu molto utile perché era male armata ed equipaggiata. Il Giappone, gli Stati Uniti e la guerra nel Pacifico: Il 7 dicembre 1941 il Giappone attaccò, senza una dichiarazione di guerra, la base americana di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii, distruggendo quattro corazzate su otto, varie navi e più di duecento aerei. La causa dell'attacco rimonta al fatto che il Giappone si era impadronito dei giacimenti petroliferi dell'Indonesia e quindi gli Stati Uniti rappresentavano una minaccia nell'Oceano Pacifico. Con l'attacco a Pearl Harbor, i giapponesi volevano scoraggiare l'opinione pubblica e il governo statunitense affinché firmasse un accordo di spartizione delle reciproche aree di influenza. Questo accordo fu respinto dal presidente Roosevelt che l'8 dicembre 1941 dichiarò guerra al Giappone, insieme a Germania e Italia (alleati). Il Giappone occupò tutte le principali isole del Pacifico e, per fermare l'avanzata giapponese, gli Stati Uniti li attaccarono nella battaglia di Midway, nel giugno del 1942, riportando una grande vittoria. Il "nuovo ordine" dei nazifascisti: Lo scopo dei fascisti europei ma anche dei militaristi giapponesi era quello di eliminare la libertà e l'uguaglianza che si opponevano a un sistema dispotico. Così come la famiglia doveva subordinarsi al maschio e al padre, la nazione doveva subordinarsi alla sua guida e i popoli "inferiori" dovevano subordinarsi alle "razze superiori" ed essere sottomessi. Nel 1940 Germania, Italia e Giappone firmarono un accordo celebrato come "carta dell'ordine nuovo": il Giappone riconosceva la supremazia in Europa di Germania e Italia che invece riconoscevano il dominio del Giappone in Asia orientale. Il Giappone voleva assumere il controllo militare, politico e culturale ma, sottraendo le risorse agricole al consumo e sfruttando la forza lavoro, incontrò l'ostilità delle popolazioni e si scontrò con la resistenza comunista. La Germania nazista invece voleva formare dei "grandi spazi" per le popolazioni ritenute degne; invece le popolazioni dei "sottouomini" sarebbero state deindustrializzate e sottomesse per fornire la forza-lavoro ai popoli superiori. | russi rappresentano per Hitler una minaccia perché tutti coloro che sarebbero stati in grado di imparare a scuola la storia, avrebbero concepito delle idee politiche, andando contro il nazismo. Hitler incaricò le SS di una "germanizzazione" (una sorta di selezione razziale): i malati, i pazzi, gli omosessuali venivano oppressi; gli oppositori politici e gli intellettuali venivano assassinati o deportati nei campi di concentramento dove morirono di stenti (si calcola che furono 14 milioni i lavoratori deportati). | russi venivano obbligati a scavare delle grandi fosse nelle quali venivano fucilati. La “soluzione finale” del problema ebraico: Gli ebrei venivano considerati dai tedeschi un inquinamento della razza suprema, erano inferiori a qualunque altro popolo e quindi necessitano soluzioni più drastiche. Nel 1942 si pensò al massacro generale, a eccidi di massa ma questo sterminio “casuale” non avrebbe potuto eliminare interamente gli ebrei quindi si optò per la “soluzione finale del problema ebraico" che fu affidata a un ufficiale delle SS: Adolf Eichmann. Innanzitutto gli ebrei dovevano vivere in zone delimitate ovvero in quartieri chiamati “ghetti”; dovevano avere una stella gialla cucita sugli abiti; dovevano lavorare in condizioni di schiavitù come nei campi di concentramento per prigionieri politici o di guerra, dove cominciarono ad essere deportati. Ad esempio a Varsavia, in un ghetto, vivevano più di 400 mila persone che nel 1943 vennero uccise o deportate nei lager per finire nelle camere a gas. Gli ebrei, a questo punto, dovevano essere catturati, reclusi nei ghetti e poi deportati nei campi di sterminio dove i loro corpi dovevano essere bruciati perché non potevano accatastarsi milioni di cadaveri; questi campi di sterminio erano circondati da filo spinato percorso da corrente elettrica, c'erano delle baracche con le camere a gas e forni crematori. Bisognava eliminarli con la massima rapidità ed efficienza ma soprattutto discretamente per non far sapere nulla all'opinione pubblica. Il campo di sterminio più grande fu quello di Auschwitz-Birkenau, in Polonia, dove venivano eliminate parecchie migliaia di persone al giorno ogni sei ore. Gli ebrei venivano trasportati dai ghetti in vagoni merci sovraffollati senza cibo né acqua; arrivati nei campi venivano denudati, gli venivano requisiti gli oggetti preziosi, il denaro. | bambini, gli anziani, i malati e i più deboli venivano inviati subito alle camere a gas; gli altri dovevano lavorare in stato di schiavitù fino al raggiungimento di uno stato di deperimento tale da avviare alla camera a gas. | quintali di cenere prodotti venivano utilizzati come concime per l'agricoltura o da materiale per le costruzioni. Appena scesi dai vagoni gli ebrei venivano picchiati e chi si opponeva veniva ucciso sul posto; poi venivano inviati alle docce: su chi doveva morire all'istante veniva sprigionato l'acido cianidrico; su chi doveva lavorare cadeva l'acqua e poi venivano vestiti con l'uniforme del campo. Le SS dovevano sorvegliare le baracche, i prigionieri; il Capo era uno dei detenuti che riceva in cambio del cibo ma doveva picchiare i compagni, mantenere l'ordine; delle “squadre speciali” (detenuti che si offrivano in cambio di cibo) dovevano aprire le camere a La guerra partigiana fu una lotta patriottica contro i tedeschi, ma anche una rivoluzione sociale e una guerra civile generalizzata. Con la Seconda guerra mondiale si ha un ritomo della guerriglia che attirava la repressione sulla popolazione civile, ma allo stesso tempo cercava di difenderla, facendo considerare la Seconda guerra mondiale anche come una guerra civile europea. | partigiani si nascondevano sulle montagne del nord e attaccavano l'esercito nazifascista a sorpresa, i tedeschi rispondevano, per ogni loro soldato ucciso, con l'uccisione di dieci civili. In Italia e in Francia troviamo la Resistenza democratica e quella comunista che operano di comune accordo contro il fascismo dei Fronti popolari. In Jugoslavia, in Grecia e in Polonia, la Resistenza comunista e quella democratico-nazionalista si divise così radicalmente da svolgersi in tre fronti: i comunisti, i fascisti e i filo-occidentali.La prima resistenza fu quella polacca (1939), che, a Londra, formò un governo in esilio dotato di una rete clandestina ben organizzata. Dopo l'aggressione nazista all'Urss entrarono in azioni i partigiani polacchi comunisti e ci fu uno scontro molto violento per avere la sovranità delle province orientali occupate dai sovietici. Nel caso della Resistenza jugoslava, ci fu una vera e propria guerra civile, accentuata dalle diverse appartenenze etniche. La Croazia era governata dal dittatore fascista Ante Pavelic, che mise le sue milizie (gli ustascia), al servizio dei nazifascisti. La Serbia fornì il grosso della Resistenza, quella comunista con a capo Tito, quella nazionalista del colonnello Draza Mihajlovc (i cetnici). In questo caso, fra i tre, trionfò Tito e la resistenza comunista, liberando la Jugoslavia prima dell'arrivo dell'Armata rossa. Dallo sbarco in Normandia alla liberazione: All’inizio del 1944 era chiaro: tedeschi e giapponesi avrebbero perso la guerra. La Germania doveva contenere l'avanzata alleata nel sud d'Italia e le sue divisioni opposero resistenza sulla “Linea Gustav" (appennino meridionale). Lo scontro si fece molto forte al monastero di Montecassino. Gli Alleati, dopo aver bombardato il monastero, sfondarono questo fronte e il 4 giugno liberarono Roma. Due giorni dopo gli angloamericani sbarcarono in Normandia e iniziarono la riconquista della Francia. Il 6 giugno 1944, 5 divisioni americane, 2 britanniche e 3 canadesi presero terra sulle spiagge della Manica. La battaglia di Normandia, sotto il comando del generale americano Dwight David Eisenhower, continuò per tutta l'estate e dopo quattro anni l'esercito francese tornò a combattere con a capo il generale Charles De Gaulle. Fu proprio quest'ultimo ad entrare a Parigi trionfante alla fine di agosto. Nel frattempo in Provenza, un secondo sbarco permise agli Alleati di liberare Marsiglia e risalire la Valle del Rodano. Nella stessa estate in Italia, veniva liberata la Toscana e si portava il fronte alla “Linea gotica” (Appennino tosco-emiliano). Il 20 luglio, nel quartier generale di Hitler, esplose una bomba e il dittatore rimase lievemente ferito facendo così fallire il colpo di stato che era stato progettato. | tedeschi si stavano ormai ritirando dalla guerra, le città della Germania venivano bombardate continuamente. Nella notte del 13 febbraio 1945 Dresda fu rasa al suolo dalle bombe alleate che provocarono da 130.000 a 200.000 morti. Gli angloamericani avanzavano a ovest e i sovietici a est, facendo procedere la “Liberazione”. | sovietici e gli angloamericani scoprirono i campi di sterminio, dove le SS avevano distrutto le camere a gas e gli archivi e poi si erano ritirate. | partigiani di Tito liberarono Belgrado, che poi fu occupata dall’Armata rossa nell'ottobre del 1944, successivamente, nella primavera del 1945, fu raggiunta Vienna. Nello stesso periodo gli angloamericano invasero la Germania e il 25 aprile sovietici e americani si incontrarono sul fiume Elba. La Germania era ormai completamente invasa e Hitler era rinchiuso in un bunker a Berlino, dove si suicidò il 30 aprile, capendo di non avere più speranze di vincere. Il 7 maggio 1945, la Germania si arrese senza condizioni firmando l'atto di capitolazione. In Europa la guerra era finita e, nelle città italiane e francesi, i “liberatori” entrarono accolti dalla popolazione, portando la pace, la libertà, il cibo e i soldi. La popolazione era comunque lacerata, poiché una parte aveva collaborato con i tedeschi, un'altra aveva appoggiato la Resistenza. Nell'Italia settentrionale il giorno della Liberazione fu il 25 aprile 1945. | partigiani riuscirono ad entrare a Torino e Milano cercando di salvare le fabbriche che i tedeschi tentavano di far saltare in aria. Mussolini fuggì verso la Svizzera, ma fu intercettato sul lago di Como e fu fucilato il 28 aprile insieme alla sua compagna. La bomba atomica e la fine della guerra nel Pacifico: Negli ultimi mesi di guerra i tedeschi alimentavano la loro speranza di vincere grazie all'arrivo di nuovi “armi segrete”, come la costruzione di missili senza pilota e in grado di colpire obiettivi a centinaia o migliaia di chilometri di distanza. Il primo vettore si chiamava V1, un razzo di lunga gittata ma lento, che poteva essere abbattuto in volo. Il V2 era teleguidato e raggiungeva i 5000km/h, ma poteva contenere una carica esplosiva tradizionale, quindi poteva arrecare danni limitati. Gli Alleati invece, riuscirono a costruire una bomba capace di sfruttare la radioattività dell'uranio. Nel luglio del 1945 gli americani sperimentarono la prima bomba atomica della storia nel deserto del Nevada. Gli Usa tentarono la riconquista del Pacifico e nel 1944 fu riconquistata la Nuova Guinea, nel 1945 le Filippine e a giugno dello stesso anno cadde la base militare giapponese di Okinawa, dalla quale gli americani potevano raggiungere il territorio nipponico. Il Giappone non si arrende. Nel frattempo negli Usa morì Roosevelt che fu sostituito da Truman, che non riteneva che il possesso di quest'arma bastasse a far arrendere il Giappone e quindi aveva una seconda ragione per un pronto utilizzo della bomba: l'instabilità politica europea. Esiste anche una terza ragione per voler usare la bomba: sperimentarla, date le enormi somme spese nel progetto. Il 6 agosto 1945 un bombardiere statunitense (Enola gay) sganciò la prima bomba nucleare su Hiroshima e il 9 agosto una seconda bomba su Nagasaki. Le due città furono rase al suolo e morirono migliaia di persone, lo stesso giorno l'Urss dichiarò guerra formalmente al Giappone che si arrese il 2 settembre con la sola condizione di conservare il loro imperatore.
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