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Riassunto del romanzo "Papà Goriot" di H. de Balzac, Sintesi del corso di Letterature comparate

Riassunto del romanzo "Papà Goriot" di H. de Balzac dettagliato capitolo per capitolo

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 20/01/2023

AnnaMessina
AnnaMessina 🇮🇹

4.8

(9)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto del romanzo "Papà Goriot" di H. de Balzac e più Sintesi del corso in PDF di Letterature comparate solo su Docsity! Il narratore introduce l’opera spiegando che si svolgerà in una pensione familiare gestita da una certa signora Vauquer, in cui sono benvenuti sia uomini che donne, pur non essendo un luogo malfamato, anche se donne non se ne vedevano molte. Egli spiega poi che quest’opera non è un romanzo, né una storia di fantasia, ma è più che altro una storia più o meno drammatica, che quindi farà scendere qualche lacrima, ma soprattutto realistica poiché chiunque potrà capire la verosimiglianza del racconto con la vita reale. Inizia quindi una descrizione del luogo dov’è situata questa pensione, descritto come il quartiere più orribile e sconosciuto di Parigi, deprimente e cupo. Vicino a Casa Vaquer si erge però una statua che rappresenta l’amore, unico dettaglio bello del posto. Descrive poi la pensione, anch’essa cupa, antiquata, maleodorante. La signora Vaquer invece era una povera vedova con un gatto, e si aggirava per la pensione tossente e dolorante, senza parlare mai di lei o del suo passato. Qui vengono presentati gli ospiti della pensione: la signora Couture, una vedova che abitava con una ragazza, Victorine Taillefer; un vecchio di nome Poiret, un quarantenne di nome Vautrin, una zitella di nome Michonneau e un ex fabbricante chiamato papà Goriot. In un'altra camera era venuto da poco un giovane studente di legge, Eugène de Rastignac, povero e quindi conscio dell’importanza del lavoro e del risparmio. Nella soffita dormivano un lavoratore di nome Cristophe e la cuoca Sylvie. Alla cena erano abbonate ben 18 persone, ma al mattino, a colazione, si trovavano solo i sette pensionati che sembravano quasi una famiglia ed erano i prediletti, in base alla loro retta mensile, della signora Vaquer. Gli ospiti erano quasi tutti malridotti e malvestiti, le uniche due che si distinguevano erano la signora Couture e Victorine, ma anche loro erano spente. L’ultima, in particolare, era anche una bella ragazza, ma era stata cacciata via dal padre che non voleva occuparsene; la signora però cercava di farne una ragazza pia portandola in chiesa spesso. Rastignac invece aveva anche degli abiti buoni e certe volte usciva vestito da damerino, ma nella quotidianità era malconcio come tutti gli altri. Vautrin invece era un uomo grosso e spaventoso, ma bonaccione: aiutava chi ne aveva bisogno, sapeva cose di ogni tipo e prestava spesso soldi a chi ne aveva bisogno, tanto gli tornavano sempre. Aveva un passe-partout per rientrare quando voleva, favore concessole dalla vedova che lui chiamava mamma con suo grande piacere. I pensionati avevano tra di loro un rapporto di indifferenza mista a diffidenza, parlavano delle loro disgrazie senza mai entrare troppo nel personale e non intrattenevano veri e propri rapporti, inoltre erano tutti soggetti all’autorità della signora Vauquer, che offriva loro vitto e alloggio al prezzo più basso possibile. Tuttavia, lo zimbello della pensione era papà Goriot, il più vecchio e il più miserabile, che viveva lì da più tempo di tutti e inizialmente pagava molto di più per avere la migliore delle stanze, per poi trasferirsi in quella attuale. Infatti al suo arrivo era parecchio benestante, aveva un grosso patrimonio e molti bei vestiti, argenteria e tanto altro; era inoltre sempre ordinato, ben pettinato e curato, tanto che la signora Vaquer pensava di rifarsi una vita con lui, sposandolo e abbandonando la pensione. La donna iniziò quindi a vestirsi bene e curarsi per poter fare colpo e iniziò anche a migliorare la pensione per renderla adatta ad ospiti più altolocati, spese molti soldi per questo. Ad un certo punto venne ad abitare una contessa che diventò molto amica della vedova e cercò di aiutarla a conquistare il signor Goriot andando a sondare il terreno, ma ne uscì furiosa poiché, a detta sua, egli era diffidente e spilorcio e decise di non volerlo più vedere, per poi partire il giorno dopo senza pagare sei mesi di pensione. La cosa cambiò l’animo della vedova, che, capendo che Goriot non l’avrebbe mai notata, iniziò a nutrire rancore e decise di far tornare tutto come prima nella pensione, non potendo eliminare il diretto interessato. La cosa non toccò minimamente Goriot, perciò la vedova iniziò a screditarlo con gli altri pensionati. Col tempo, Goriot inizia a stringere sempre di più la cinghia, prima cambiando stanza e andando meno spesso a cena fuori, poi smettendo di accendere il camino e via dicendo. Il mistero della sua disgrazia interessa tutti, essendo lui molto taciturno, e i pensionati iniziano quindi a fare ipotesi sui suoi affari e su come campasse e nel mentre la signora Vauquer lo descrive come un libertino dagli strani gusti. Tutto ciò però non poteva farlo cacciare dalla pensione, perché comunque pagava ogni mese la sua retta puntualmente. Accadde inoltre alcune volte che Goriot venisse visitato da delle ragazze, inizialmente scambiate per amanti, ma poi si scopre che erano le sue due figlie, bellissime ed elegantissime. Tuttavia la vedova e i pensionati non credono molto a questa storia, per poi screditarla completamente quando le due fanciulle smettono di far visita una volta che papà Goriot è caduto in disgrazia e ha venduto tutti i suoi averi. Adesso egli è solo un vecchio malaticcio che arranca come può e viene deriso da tutti, preso per un ex libertino senza moglie e senza figli. Eugène de Rastignac invece, appena arrivato a Parigi per i suoi studi, intende dedicarsi solo ad essi così da poter aiutare la famiglia, ma si lascia presto trasportare dalla frenetica vita parigina e dalla volontà di trovarsi una donna. Chiede perciò aiuto alla zia, che lo mette in contatto con una viscontessa, che lo invita successivamente ad un ballo. Durante il ballo, egli conosce la contessa Anastasie de Restaud, definita un cavallo pure sangue (si passa dalla visione nobile e mitologica della donna a quella dandistica della conquista). Rastignac durante una danza le parla e lei si mostra disposta ad invitarlo a casa sua, pompando l’autostima del ragazzo che inizia a credersi talmente affascinante da poter conquistare ogni donna e visitare ogni salotto. Tornato alla pensione, il ragazzo decide di studiare tutta la notte per rimediare al tempo perduto al ballo, ma nota che papà Goriot ha la luce accesa, decide quindi di spiarlo dalla serratura per capire cosa faccia a notte fonda, e lo vede armeggiare con dell’argento, pensando stia facendo qualcosa di illegale, ma decide poi di non accusarlo senza sapere l’effettiva verità. Nello stesso momento, sente Vautrin rientrare in casa, il che è strano poiché Cristophe aveva messo il chiavistello. Alla fine il ragazzo non studia e va a dormire. Al mattino dopo, Sylvie e Cristophe, da soli, parlano del fatto che Vautrin è rientrato tardi e con due uomini, ma ha pagato Cristophe per non dire niente alla padrona di casa, e infatti lo copre. Inoltre, i due spiegano che nessuno è sceso per la colazione perché sono usciti tutti presto e due stanno ancora dormendo. La signora Vauquer si sveglia e chiede dove sono tutti, dopo le spiegazioni, arriva Vautrin che racconta di aver visto papà Goriot andare a vendere delle cose d’argenteria per poi andare da un usuraio, subito dopo il vecchio rientra e chiama Cristophe in stanza per mandarlo da sua figlia a consegnarle una lettera. La figlia in questione si chiama Anastasie de Restaud, ed è la stessa donna corteggiata da Rastignac. Successivamente rientrano la signora Couture e la signorina Taillefer dalla messa, e inizia una conversazione sul padre della signorina, insultato da tutti per il suo comportamento, e Vautrin dice di essere disposto ad andare a parlare con lui. Subito dopo scendono gli altri ospiti e arriva anche Rastignac dalla lezione, e quindi i sette pensionati si ritrovano a pranzare tutti insieme. Durante il pranzo, Rastignac racconta della sua emozionante serata al ballo, in cui ha ballato con una splendida donna che stamattina ha incontrato di nuovo nella stessa via in cui Vautrin aveva visto papà Goriot, l’uomo capisce allora che la donna è la contessa de Restaud, e tutti iniziano a parlarne dando per scontato che sia l’amante di Goriot che lo sfruttava per soldi data la sua stupidità. Più tardi papà Goriot assiste alla conversazione tra Vautrin e la coppia Couture/Taillefer che parlavano di come il padre di Victorine non avesse voluto sapere niente della figlia e le abbia ricevute solo per dirglielo una volta per tutte e non essere più disturbato, per questo motivo Vautrin si dispiaceva molto perché la ragazza non aveva una dote e quindi non poteva sposarsi. Piano piano iniziano ad arrivare tutti gli ospiti della cena, tra cui gli spiritosi studenti amici di Rastignac. Tutti i commensali prendono continuamente in giro papà Goriot, che quasi mai risponde, egli però ad un certo punto smette di mangiare osservando attentamente Victorine, consumata dal dolore dell’amore non ricambiato per suo padre. Rastignac decide di andare a far visita alla contessa de Restaud, perciò si incammina verso la sua villa, sporcandosi gli stivali di fango. Arrivato, la servitù della contessa capisce che è un poveraccio perché non è venuto in carrozza ed è sporco di fango, perciò lo trattano con finto rispetto. Gli dicono che deve aspettare, insieme ad un altro uomo, perché la contessa sta parlando con qualcuno. Al che il giovane vede uscire dalla stanza un uomo abbastanza nervoso di nome Maxime che si lamenta della lunga attesa. Si scopre poi che la donna sta parlando proprio con papà Goriot, che poco dopo va via, salutando il giovane in maniera bonaria. La contessa fa quindi accomodare Maxime e anche Eugène si arrivi ai piani alti, cosa impossibile senza una spintarella e anche arrivando in alto non si vive proprio nel lusso e si finisce a dover sposare una donna con una buona rendita e tenersi una palla al piede, mentre invece lui deve puntare al fare fortuna in fretta apparendo migliore di quanto lui non sia in realtà. Con questo discorso egli tenta di giustificare chi, come lui, si arricchisce con affari loschi poiché non è biasimabile in questa società. Vautrin gli spiega poi che il suo sogno è possedere una piantagione in America, pieno di schiavi al suo servizio, così da poter campare di rendita. Quindi gli propone un accordo in cui lui farà un milione di franchi e dovrà darne solo duecentomila a Vautrin. Il piano è che Rastignac seduca Victorine, che al momento è rinnegata dal padre e non ha dote, ma Vautrin manderà un sicario ad uccidere il fratello, considerato dal padre unico erede, così dal costringerlo a dare la sua eredità interamente a Victorine. Dopo aver sentito il piano, Rastignac è indignato e rifiuta. Vautrin non si arrende e gli dà due settimane di tempo per pensarci, ma nel mentre i due accordano il fatto che non si parli degli affari loschi dell’uomo. Rastignac è scioccato dal discorso del malavitoso, ma è deciso a non fare nulla di losco perché preferisce vivere una vita umile e onesta, piuttosto che sfarzosa e peccaminosa. Successivamente arriva alla pensione il sarto del ragazzo con sua grande emozione, e lui, ora ben vestito, decide di andare a fare visita alla cugina. Mentre si prepara, papà Goriot, ormai diventato suo buon amico, gli dice che ha scoperto dove la sua seconda figlia sarà lunedì sera, ossia ad un ballo, e vuole che il giovane vada per conoscerla; il vecchio spiega che le sue figlie gli vogliono bene, sono solo i suoi generi a trattarlo male e quindi lui si deve accontentare di vederle di nascosto o in lontananza, mentre passano in carrozza etc., ma a lui va bene perché il solo fatto di vederle belle e in forma gli dona la forza di vivere felice, quindi vuole che Eugène conosca anche l’altra figlia per poi dirgli com’era vestita, come si comportava e quale delle due le piace di più. Conclusa la conversazione, il giovane esce per passeggiare e far visita alla viscontessa de Beausèant. Durante la passeggiata si rende conto che le donne, ora che è bello ordinato e ben vestito, lo notano e ripensa alle parole di Vautrin. Arrivato al palazzo, la cugina lo liquida subito dicendo di non poterlo ricevere, ma Rastignac le spiega che ha bisogno di parlarle e lei lo invita a cena. Il ragazzo, davanti allo sfarzo dell’argenteria, del cibo, del servizio e di tutto il resto, non riesce a trattenersi dal pensare di non voler continuare la sua vita insulsa a casa Vauquer. Durante la cena, egli non dice quasi nulla, ma il silenzio viene rotto dalla viscontessa che chiede al marito se l’accompagnerà a teatro dopo cena, ma lui declina, sicuramente per vedere l’amante, e le propone di farsi accompagnare dal cugino, dal momento che il marchese portoghese non può. Allora subito dopo il pasto i due cugini si ritrovano a teatro insieme e appena arrivati la viscontessa indica al giovane la bella Delphine, di cui lui rimane incantato, mentre lei ne giudica ogni dettaglio. Rastignac continua a fissarla per tutto il tempo e la donna lo nota, rimanendo lusingata, ma la viscontessa gli raccomanda di non fare così per non attirare attenzioni indesiderate. Lui le chiede allora di fargli avere i contatti per partecipare al ballo di lunedì sera. Lei accetta di aiutarlo e subito dopo arriva il marchese d’Ajuda e la donna si illumina alla sua presenza. Rastignac si meraviglia davanti alla bellezza che assume una donna veramente innamorata e desidera quello anche per lui. La viscontessa chiede poi all’amante se per caso potrebbe presentare il cugino alla signora de Nucingen, e in pochi minuti il giovane si ritrova accanto a lei. Il marchese lo presenta e la donna lo fa sedere accanto a lei. I due iniziano quindi a chiacchierare, Eugène la lusinga molto e Delphine gli spiega che lei voleva incontrarlo, dal momento che la sorella le aveva parlato di lui, tuttavia il giovane le spiega cos’è successo con sua sorella e lei ammette che Anastasie si comporta molto male con loro padre, che per loro ha fatto di tutto. Eugène dice chiaramente alla donna che lui non intende esserle amico, e lei rimane molto lusingata dalla cosa. A questo punto Rastignac inizia una vera e propria dichiarazione d’amore, in cui le dice che un uomo vive solo per rendere felice la donna che ama e lei sorride, successivamente arriva il marito a prenderla e il giovane le dice che si rivedranno il giorno del ballo. Il giovane torna dalla cugina, l’accompagna alla carrozza e poi torna a casa. Mentre cammina pensa al suo successo e inizia ad avere pensieri impuri su come farà in modo che Delphine spilli soldi al marito per far fare fortuna al ragazzo, per poi arrivare alla pensione e andare subito da papà Goriot a parlargli della serata. Lui lo accoglie felicemente e gli chiede della figlia. Il giovane le racconta tutto, ma nel farlo osserva per la prima volta la camera del vecchio, la stanza più miserabile mai vista, con mobili orribili, muffa, umidità, freddo e quant’altro, e il ragazzo chiede come faccia a vivere in un posto del genere avendo due figlie ricche in quel modo e li spiega che ormai vive dell’emozione che prova per le figlie e se sa che loro stanno bene, allora sta bene anche lui. Eugène confessa poi a Goriot di essersi innamorato di Delphine e lui ne è felice perché sa che è un bravo ragazzo, mentre il genero è un uomo spregevole. Alla fine, chiede al giovane che cosa la figlia gli abbia mandato a dire tramite il giovane e Rastignac, per non farlo rimanere male, gli dice che la figlia gli manda un bacio. Goriot è l’uomo più felice della terra e va a dormire col sorriso, sentendosi amato dalla figlia e sapendo di avere adesso un amico. Rastignac e il vecchio si siedono vicini a colazione il mattino dopo e tutti i pensionati notano che Goriot è più vivo del solito. Durante il pasto, il giovane fissa Victorine pensando alle parole di Vautrin, e lei lo guarda con la faccia di una donna desiderosa di un ragazzo del genere. Egli allora se ne va subito verso la facoltà e incontra uno studente suo amico, e gli chiede se lui, per soldi e per una donna, manderebbe ad uccidere qualcuno. L’amico inizialmente scherza, ma poi risponde che, nonostante tutto, non lo farebbe mai. Eugène ringrazia l’amico e quando torna a casa, papà Goriot gli dice di avere una lettera per lui da parte della figlia, in cui lei gli chiede di andare di nuovo a teatro con lui, così da essere poi invitato a cena dal barone che apprezzerà la compagnia per poter venir meno ai suoi obblighi coniugali. A questo punto Rastignac capisce che in realtà la donna vuole solo usarlo per far ingelosire il marito, ma lui decide di stare al gioco e vedere come va. Arrivata la sera, si veste bene e scende nella sala dove i diciotto commensali cenano e tutti, vedendolo ben vestito, iniziano a fare battute e domande; Eugène spiega di star andando dalla baronessa di Nucingen, la figlia di Goriot, ed esce. Arrivato alla dimora della donna, la trova triste e sola, insiste per sapere il motivo, ma lei non vuole parlarne. I due escono poi con la carrozza del barone, da soli, e arrivati davanti ad una casa da gioco la donna dà a Rastignac 100 franchi chiedendogli di giocarseli alla roulette. Lui, non sapendo neanche come fare, va, si fa spiegare le regole, punta due volte a caso ed esce vincitore con 7000 franchi. Tornato nella carrozza, la donna piange e lo ringrazia, spiegandogli che il marito non le dà che pochi soldi per i suoi interessi, nonostante lei avesse una dote enorme, e che quindi lei è infelice perché non si sente amata dall’uomo che, invece, riempie di soldi la sua amante. Ora lei si trovava indebitata e quei soldi le servivano per pagare senza dire nulla al marito, però offre metà del guadagno a Rastignac come ringraziamento. Successivamente i due rientrano a casa e la baronessa mette i soldi in una busta per farli recapitare da una cameriera. Successivamente i due cenano e vanno a teatro, dove tutti notano la baronessa poiché più bella e felice. Usciti dal teatro, Delphine accompagna Eugène per un pezzo di strada e gli nega i baci che fino a prima gli aveva concesso e lui si innervosisce. Alla fine la donna gli porge la mano e si salutano fino al ballo. Tornato alla pensione, il ragazzo trova Goriot con la porta aperta, in attesa del suo ritorno.. Rastignac non gli nasconde nulla e Goriot si infuria per l’ingiustizia che la sua povera figlia sta subendo e vuole ricorrere ad un avvocato. Sapendo che la figlia aveva pianto sul gilè del giovane, gli chiede di toglierselo e di darglielo, promettendogliene uno nuovo. Oltre al gilè, Eugène gli dà anche i franchi datigli da Delphine e l’uomo lo ringrazia di cuore della sua bontà. Quando va poi a coricarsi, il ragazzo capisce che è bello sentirsi appagati dalla gentilezza che si compie. Il giorno dopo il giovane si reca dalla cugina per essere presentato alla duchessa che darà il ballo e lì incontra anche la baronessa che si era fatta bella per lui. Il ballo è come un vero e proprio esordio per Eugène, che inizia ad essere invidiato dagli uomini e desiderato dalle donne, ufficializzando la sua entrata in società. L’indomani, durante la colazione, Rastignac e Goriot parlano del ballo e Vautrin ridacchia e spiega al ragazzo che non andrà molto lontano in questa situazione, perché per mantenere questo stile di vita deve avere delle entrate fisse e non può continuare a vivere a casa Vauquer. Rastignac lo ignora e continua a vivere la sua vita facendo il finto ricco e risparmiando su ciò che può, e intanto pensa sempre di più all’offerta di Vautrin. Come se non bastasse, la baronessa lo fa penare perché non gli offre più di qualche assaggio del suo amore, a tal punto che il ragazzo dubita di voler continuare la cosa. Alla pensione poi, dopo aver mangiato, tutti i pensionati tornano in camera tranne Rastignac e le donne; Victorine nota la tristezza sul volto di Eugène e gli chiede cosa lo turba, al che lui spiega che ha problemi di cuore e chiede alla fanciulla, evidentemente innamorata di lui, se lei sarebbe disposta ad amarlo anche se è povero e triste e anche se lei dovesse un giorno diventare ricca, e la ragazza sorride e risponde di sì. Successivamente le donne tornano in camera loro e Rastignac rimane solo con Vautrin, che ricomincia a punzecchiarlo e tentarlo con la sua offerta, e lui quasi cede, ma alla fine continua a mantenersi saldo, ma accetta un prestito dall’uomo per poter ripagare alcuni debiti in casa de Restaud. Lì, dopo aver saldato, rivince al gioco ciò che aveva perso e quindi il giorno dopo restituisce i soldi a Vautrin per non avere debiti. In un altro momento, due dei pensionati di casa Vauquer, Poiret e la signora Michonneau, sono nel parco insieme ad un uomo che gli spiega che la polizia parigina è sulle tracce di un pericoloso criminale chiamato Jaques Collin e soprannominato Trompe-la-Mort poiché è riuscito più di una volta a scansare la pena capitale. L’uomo condivide questa informazione con loro due poiché il suddetto criminale vive nella loro pensione sotto falso nome e non è altri che Vautrin, tuttavia, pur essendo certi che sia lui, la polizia non ha prove per incastrarlo perché è molto scaltro, allora l’uomo chiede ai due pensionati di coglierlo con le mani nel sacco. Viene inoltre menzionato che Vautrin non è interessato alle donne, lasciando quindi intendere una presunta omosessualità. Il piano è quindi che la signora Michonneau gli faccia bere di nascosto una droga che lo farà entrare in stato comatoso per poi spogliarlo e vedere se sulla spalla porta le lettere che indicano che un tempo è stato messo ai lavori forzati. La donna accetta la missione per un compenso di tremila franchi. La conversazione viene origliata da Bianchon, lo studente amico di Rastignac. Successivamente Poiret e la Michonneau tornano alla pensione e trovano Eugène e Victorine intenti a flirtare, interrotti solo da un Vautrin soddisfatto che canticchiava. La giovane va via felice come mai prima d’ora e il malvivente va a riferire a Rastignac che il fratello della giovane era stato sfidato a duello dal complice di Vautrin che la mattina dopo lo avrebbe ucciso. Il giovane sbianca sentendo la notizia e si sente colpevole del delitto che sta per essere commesso e decide di andare ad avvertire i Taillefer prima della fine della serata. Viene però chiamato da papà Goriot, che vedendolo triste gli rivela un segreto: lui e la figlia Delphine avevano passato un mese ad architettare un piano per salvare la giovane dalla tirannia del marito e grazie ad un avvocato Goriot era riuscito ad accordare alla figlia trentaseimila franchi all’anno, nonché una casa tutta sua già ammobiliata dove poter far vivere Eugène. Goriot confessa che l’ha fatto perché vorrebbe vivere nell’appartamento subito sopra così da poter parlare con il ragazzo spesso della sua cara figliola senza doversi spostare di casa per andare a vederla agli ChampsElysèes, essendo ormai troppo vecchio. L’uomo gli dice che Delphine non aveva fatto altro che parlare di lui e aveva chiesto al padre di riferirgli che stasera il marito sarebbe andato dall’amante, e perciò Eugène poteva andare a farle visita e sarebbero rimasti da soli. Alla fine, Goriot porge a Eugène un regalo da parte della figlia: un orologio d’oro per poterle pensare ad ogni ora. Rastignac decide allora di andare da Delphine, ma è ancora più convinto di dover impedire al giovane Taillefer di morire l’indomani a duello, chiede quindi a Goriot di andare da loro a chiedere un colloquio per Rastignac e spiega, senza dettagli, la situazione a papà Goriot, che inizialmente pensa che lui voglia fare il doppiogiochista, ma poi si rassicura. Vautrin si sente fuori dalla porta e i tre uomini scendono insieme per cenare. Durante la cena Eugène è freddo e distaccato, mentre Vautrin è più allegro del solito perché, a detta sua, ha concluso un ottimo affare. L’uomo nota poi che la signora Michonneau e Poiret lo stanno osservando e se ne chiede il motivo, successivamente l’uomo propone di festeggiare l’allegria con vino e champagne, fa di tutto per creare un area festosa e ben presto tutti i commensali finiscono per essere ubriachi e allegri; nel trambusto, papà Goriot ed Eugène sono quasi ubriachi e si preoccupano per le cose che dovevano fare in serata, ma non hanno le forze di alzarsi. Sull’orlo della sonnolenza, il peggio e vuole uccidere anche lui, ma poi le due figlie iniziano a litigare e a riservarsi parole aspre, cosa che fa soffrire il vecchio che vuole solo vederle in pace. A questo punto Rastignac decide di fare qualcosa e avendo trovato una cambiale di Vautrin, decide di cambiare il nome e la cifra per poter saldare il debito della contessa e rendere tutti felici, allora irrompe nella stanza con questa notizia alla quale Goriot e Delphine reagiscono felicemente, mentre Anastasie è furiosa perché sente di essere stata origliata. Le due continuano a litigare finché il padre non si accascia a terra per un malore causato dallo stress della situazione. Delphine cerca subito di aiutarlo mentre Anastasie inizialmente va via, ma poi ritorna per piangere accanto a lui. Lui le dice di andare a pagare il debito e raccomandare a Maxime di non fare più azzardi, e lei obbedisce. Eugène e Delphine mettono a dormire il povero uomo che soffre amaramente. Una volta addormentato, i due amanti escono. Eugène riaccompagna Delphine a casa, ma non cena con lei per tornare a controllare lo stato di Goriot. Arrivato, lo trova appena sceso per la cena mentre Bianchon lo esaminava con sguardo preoccupato. Allora il ragazzo chiede all’amico cos’abbia, e il giovane studente gli spiega che presto morirà. Eugène è preoccupatissimo, ma decide di non far preoccupare Delphine almeno finché non usciranno dallo spettacolo a teatro. Una volta finito, il ragazzo la informa e lei gli spiega che è preoccupata, ma non troppo poiché lei ormai ha in testa solo Eugène e tutto il resto per lei perde importanza. Eugène rimane stupito da queste parole e capisce di amarla sempre di più. I due parlano poi del casino che potrebbe succedere al ballo se il marchese d’Ajuda non si presentasse per sposarsi con la promessa. I due amanti passano tutta la serata insieme fino a tardi e quando il giovane torna alla pensione, scopre che Goriot si è aggravato e Bianchon si sta prendendo cura di lui, ma ormai la sua condizione è grave. I due fanno a turno per badare a lui tutta la notte e l’indomani Eugène riceve da Delphine un messaggio che lo avverte del fatto che si sente trascurata e se lui non si presenterà subito da lei, se ne ricorderà. Il giovane le risponde dicendo che il padre sta male e appena potrà arriverà. Goriot gli dice di andare e di godersi il ballo. Quando arriva da Delphine, Eugène rimane allibito dal fatto che lei sia tranquillissima e si stia preparando per il ballo come se nulla fosse, inoltre è pure nervosa con l’amato perché non vuole che facciano tardi. Lui prova a farle capire che il padre sta malissimo ed è prossimo alla morte, ma lei sembra infischiarsene. Il ragazzo cerca allora di giustificarla nella sua mente, pensando che magari vuole fare quello che il padre le direbbe di fare. I due si preparano e durante il viaggio Delphine chiede del padre, sentendo delle sue condizioni piange e dice che al ritorno dal ballo andranno da lui. Arrivati al ballo, la viscontessa di Beauséant saluta con piacere Rastignac e lo chiama d parte per un favore: gli chiede di andare dal marchese d’Ajuda a chiedergli di restituire tutte le lettere che le aveva mandato. Il giovane ubbidisce, arriva dal marchese e lui, tristemente, restituisce tutto senza dire niente a Rastignac. Il giovane torna dalla cugina, che sta facendo i bagagli perché ha deciso di andare a chiudersi in convento in Normandia fino alla morte. La donna ringrazia il cugino dell’affetto che le ha dimostrato, poiché lui è un giovane virtuoso in una società di persone false e corrotte. Rastignac è molto triste per la cosa e tira avanti per tutta la sera pensando a papà Goriot. Alle cinque del mattino rincasa alla pensione, dove trova Bianchon che gli ufficializza che Goriot non vivrà ancora a lungo. Rastignac ringrazia Bianchon e lo raccomanda di seguire la propria strada e rimanere lontano dall’alta società parigina. Rastignac rimane vicino a papà Goriot tutto il tempo ed egli, nei pochi momenti di lucidità che gli rimangono, si dispera e dice di voler vedere le figlie. Qui inizia un monologo lunghissimo in cui il vecchio spiega di non essere stupido e di sapere che le figlie non lo amano e se l’hanno amato in passato è stato solo per i suoi soldi. Inizia quindi un delirio in cui dice di voler tornare a quando le sue figlie erano piccole, poi maledice i generi e successivamente anche le sue stesse figlie, ma subito dopo le benedice e chiede che gliele portino anche con la forza perché ne ha il diritto. Rastignac vuole fare di tutto per farle venire, inizialmente manda Cristophe, ma viene liquidato da entrambe le case dicendo che non è possibile. Non potendo più sentire il dolore di papà Goriot, Eugène stesso va prima dai Restaud, dove scopre che la contessa è in lacrime perché il marito non intende farla uscire, odiando il suocero che ha detta sua gli ha rovinato il matrimonio; subito dopo va da Delphine, ma la trova a letto perché si dice malata e sta aspettando il medico. Il giovane le dice tuttavia che dovrà trascinarsi dal padre perché ormai è moribondo e la ragazza si convince quando scopre che l’amato ha venduto il suo orologio d’oro per poter affrontare le spese per la morte dell’uomo. La donna gli offre allora alcuni soldi e gli dice che non appena si sarà vestita e avrà chiesto qualcosa al marito, potrà finalmente raggiungerlo. Eugène torna alla pensione e trova Goriot insieme a un medico e a Bianchon, ma pur provandoci, ribadiscono che non c’è nulla da fare. Goriot muore poco dopo, senza aver avuto l’ultima gioia di vedere le figlie e con i due studenti al suo capezzale. Nella pensione tutti, a parte Cristophe, si mostrano completamente indifferenti e crudeli nei confronti del povero vecchio facendo battute sulla sua morte e dicendo che è meglio così. La signora Vauquer non mostra un minimo di pietà, lamentandosi per tutte le spese che bisognerà affrontare e dicendo che non spenderà un soldo di tasca sua per Goriot. Rastignac tenta di scrivere un’ultima volta al conte de Restaud e al barone de Nucingen per chiedere soldi per le spese funerarie, ma non riceve risposta. I due studenti, di tasca loro, pagano tutte le spese funerarie con i pochi soldi che gli rimangono, potendosi permettere una cerimonia misera alla quale non partecipa nessuno se non Rastignac e Cristophe. Le figlie non si presentano al funerale, ma mandano due carrozze con dei domestici a loro nome solo per la sepoltura. Una volta finita la cerimonia Rastignac, osservando Parigi dall’alto, esclama “A noi due adesso” per poi andare a cena da Delphine.
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