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Riassunto del Simposio di Platone, Sintesi del corso di Filosofia

Riassunto semplice e dettagliato del Simposio di Platone

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 28/10/2020

Lia_98
Lia_98 🇮🇹

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Scarica Riassunto del Simposio di Platone e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! Simposio, Platone 1 Simposio, Platone Il Simposio (in greco antico: Συμπόσιον, Symposion, noto anche come Convito o Convivio) è il più noto dialogo di Platone. Si differenzia dagli altri scritti per la sua struttura, che si articola non come un dialogo, quanto nelle parti di un agone oratorio, in cui ciascuno degli interlocutori, scelti tra i migliori intellettuali ateniesi, espone con un ampio discorso la propria teoria su Eros. L'ambientazione e lo svolgimento La cornice in cui si inseriscono i vari interventi è rappresentata dal banchetto, offerto dal poeta tragico Agatone per festeggiare la sua vittoria negli agoni delle Lenee, oppure alle Grandi Dionisie, del 416 a.C. Fra gli invitati, oltre a Socrate e al suo discepolo Aristodemo, il medico Erissimaco, il commediografo Aristofane, Pausania l'amante di Agatone e il suo amico Fedro, figlio di Pitocle ed esperto di retorica: ognuno di loro, su invito di Erissimaco, terrà un discorso che ha per oggetto un elogio di Eros. Verso la fine, fa una clamorosa irruzione anche Alcibiade, completamente ubriaco, incoronato di edera e di viole, accompagnato dal suo komos – corteo rituale -, che si presenta per festeggiare Agatone, e che viene accolto con cordialità. Alla fine del banchetto, la mattina seguente, Socrate (uno dei pochi rimasti svegli per tutta la notte) lascia l'abitazione e, seguito da Aristodemo, si dirige verso il Liceo, luogo nel quale Aristotele, molti anni dopo, fondò la sua scuola. Prologo Durante una notte ad Atene due amici, di cui uno si chiama Apollodoro, stanno passeggiando per le vie della città, conversando. A un certo punto il primo esorta Apollodoro a raccontargli del famoso banchetto tenutosi in casa di Agatone con Socrate, Pausania, Fedro e molti altri. Apollodoro spiega a Glaucone che il banchetto era avvenuto molti anni prima e che era stato Aristodemo stesso a raccontargli di quella notte. Una sera Socrate viene avvistato da Aristodemo il quale nota che il filosofo si è fatto incredibilmente bello e profumato ed ha indossato perfino dei sandali, cosa rara per uno come lui. Socrate spiega che si sta dirigendo in casa di Agatone il quale sta dando una festa per celebrare una sua vittoria teatrale e Aristodemo lo segue incuriosito. Tuttavia per la strada Socrate rimane indietro a riflettere ed entra in casa solo a metà della festa, malgrado i continui richiami di Agatone. Dopo essersi puliti ed aver bevuto del buon vino mielato, il padrone di casa chiede agli invitati di cosa vogliano discutere quella sera e uno di loro, Erissimaco, propone la discussione su Eros. Tutti sono entusiasti dell'argomento e cominciano a dialogare. Fedro Il primo a parlare tra gli invitati è Fedro. Egli afferma che Eros è il più antico fra tutti gli dèi ad essere onorato, come attestano Esiodo, nella Teogonia, e Acusilao, i quali all'origine del mondo pongono il Caos e la Terra e quindi anche Amore. Inoltre, Parmenide sostiene che la Giustizia «per prima, fra tutti gli dei, si prese cura di Amore». È Eros a spingere amante e amato a gareggiare in coraggio, valore, nobiltà d'animo: gli eserciti, se costituiti da tutti amanti e amati, sono imbattibili: «Se vi fosse dunque qualche possibilità perché una città o un esercito fossero costituiti per intero da amatori e da amati, non vi è modo per cui potessero disporre meglio la propria esistenza tenendosi lontani da ogni bruttura e gareggiando tra di loro in desiderio di gloria, e combattendo insieme gli uni con gli altri, essi vincerebbero, anche se in pochi, per così dire, tutti gli uomini. Infatti l'uomo che ama sarebbe disposto ad essere visto da tutti gli altri mentre abbandona la posizione o getta via le armi più che dal proprio amato e sceglierebbe di morire più volte invece di questo. E quanto ad abbandonare l'amato o non portargli aiuto quando corre pericolo non c'è nessun vile a tal punto che amore stesso non lo renda pieno di ardore in valore, tanto da eguagliarlo anche a chi è valorosissimo in natura...» Simposio, Platone 2 Fedro porta alcuni esempi, primo fra tutti quello di Alcesti che superò in amore i genitori di Admeto, suo sposo, tanto da farli apparire estranei alla sua vicenda e da suscitare l'ammirazione degli dei; cosa che non avvenne a Orfeo, che tornò indietro dall'Ade senza risultato, poiché era apparso vile. Gli dei invece onorarono Achille che per sua scelta morì in aiuto e vendetta di Patroclo, suo amante, riservando a lui l'Isola dei Beati. Verso la fine del discorso si assiste a un rovesciamento del concetto greco secondo il quale l'amato è superiore all'amante, perché autosufficiente, non soggetto a urti e scossoni. Perciò il greco ama l'uomo, ritenendo la donna indegna di essere superiore. Qui invece la superiorità è dell'amante e perciò il merito maggiore è dell'amato che ama: Achille, mentre Alcesti non amata, ma amante. L'ultima frase del discorso inoltre sottolinea l'importanza di Amore: «Così io sostengo che Amore è il più antico fra gli dei, il più meritevole di onore e quello che è più padrone di spingere gli uomini, da vivi e da morti, all'acquisto della virtù e della felicità.» Pausania Pausania è il secondo a parlare fra gli ospiti. Egli distingue due generi di Amore, poiché come esistono due Afroditi (l'Afrodite Urania, “celeste”, figlia di Urano, e l'Afrodite Pandèmia, “comune”, “volgare”, figlia di Zeus e di Dione) così esistono anche due Amori: il primo detto “Celeste”, si accompagna all'Afrodite “Urania”, il secondo detto “Volgare”, si accompagna invece all'Afrodite “Pandèmia”. L'Amore Volgare è volto ad amare i corpi più che le anime e, partecipando di entrambe le nature dei suoi genitori, maschile e femminile, preferisce tanto le donne - considerate nella cultura greca antica oggetto inferiore d'amore - quanto i fanciulli imberbi, quindi facilmente plagiabili. L'Amore “Celeste”, invece, trascende quello corporale e si fa guida verso un elevato sentire e, parte modi mostrarsi compiacenti a causa della virtù. Il suo discorso si conclude con una ricerca della giustificazione dell'amore omofilo basandosi sui nomoi (cioè le norme, siano esse leggi scritte o no) delle varie regioni della Grecia (in Boezia e nell'Elide non è ritenuto vergognoso, ma poiché gli uomini di quelle parti non sanno parlare, è una legge molto semplice inabile nel persuadere) mostrando come questo sia disprezzato «nella Jonia e nelle altre regione dominate dai barbari» , mentre ad Atene il nomos è più complicato, poiché è considerato lecito farlo in privato, riprovevole farlo in pubblico. «È cosa brutta quando si ha compiacenza per un abbietto e in maniera abbietta, è bella invece quando la si prova per uno meritevole e in maniera bella. Abbietto è l'amante volgare, innamorato più del corpo che dell'anima: non è un individuo che resti saldo, come salda non è nemmeno la cosa che egli ama. Infatti quando svanisce il fiore della bellezza del corpo del quale era preso "si ritira a volo" ad onta dei molti discorsi e delle promesse. Chi invece si è innamorato dello spirito quando è nobile resta costante per tutta la vita perché si è attaccato a una cosa che resta ben salda.» Erissimaco Come terzo, in sostituzione di Aristofane che è colto dal singhiozzo, interviene Erissimaco, il quale, da buon medico, considera l'amore un fenomeno naturale e ne distingue gli aspetti normali da quelli morbosi. Nell'esporre la sua teoria si trova d'accordo sulle due specie d'Amore individuate da Pausania: «che Amore dunque sia duplice, pare a me che sia un distinguere bene», con una piccola differenza però: al posto dell’Afrodite Pandemia (Volgare), Erissimaco pone l’Afrodite Polimnia (“dai molti inni”, cioè portatrice di disordine). Amore infatti, come ogni cosa in natura, deve essere armonico ed equilibrato in ogni sua azione - «comunione di opposti»: infatti la “soverchieria”, “il disordine” insiti in ogni forma di attrazione non possono riuscire a buon fine, ma determinano contagi, malattie, guasti e distruzione; «ma quando invece l'Amore diventa incontenibile e infuria violento durante le stagioni dell'anno, produce guasti e distrugge molte cose».
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