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Riassunto del testo "La storia finta" di Alberto Cadioli, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto del testo "La storia finta" di Alberto Cadioli

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Riassunto del testo "La storia finta" di Alberto Cadioli e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! 1 LA STORIA FINTA Alberto Cadioli Quando nel ‘600 si comincia a diffondere, anche in Italia, una narrazione in prosa e non in versi, sembra manifestarsi un pubblico tendenzialmente nuovo e non affezionato alla tradizione. I nuovi lettori però, ad un’analisi più approfondita, appartengono ancora al ceto nobiliare o all’élite intellettuale, o alla classe borghese, chi, insomma ha tempo da dedicare alla lettura. Un lettore medio dell’epoca cercava novità editoriali con una curiosità salottiera, ovvero dei brani che fossero a metà tra quelli destinati agli intellettuali e quelli per ignoranti. Ne dà una prima testimonianza un anonimo libretto del 1643 “l’Anima di Ferrante Pallavicino. Vigilia prima”. Le riflessioni dell’anonimo non ebbero seguito, dopo quarant’anni di inattesa fortuna, finì tutto in cenere. Le ragioni furono che mancava una vera e propria fisionomia del romanzo. I lettori, inoltre, seppur nuovi erano comunque in un numero circoscritto rispetto alla grande produzione letteraria. Il tentativo di aprire nuovi spazi falliva perché il romanzo non aveva le basi su cui consolidarsi per diventare tradizione letteraria. Nella ricostruzione di Ian Watt in “Nascita del romanzo borghese” illustra come in Inghilterra nel ‘700 la povertà della maggioranza della popolazione, gli sforzi per sopravvivere e la mancanza di tempo libro e il costo dei libri, limitassero l’esperienza letteraria a classi socialmente privilegiate e come invece, la nascita di una classe media cittadina, favorisse la diffusione del romanzo. È nel cambiamento sociale che mette le radici il romanzo, affiancato anche alla nascita delle testate giornalistiche. James Ralph, di questa nuova realtà, sottolineò l’aspetto secondo cui “il sagace editore sente il polso dei tempi e in base a come batte, o continua a vendere la cura alla malattia oppure, appena si manifesta la nausea, cambia la medicina. Allorché ecco nascere cantaridi sotto forma di romanzi, racconti… Si vende al massimo e si produce al minimo delle spese.” La tendenza, anche se non così lineare, era questa. Nel Settecento nasce la letteratura della modernità, perché cambia il ruolo di chi la determina. Il legame che appare principale è quello tra chi scrive, chi pubblica, chi legge. 2 Insieme all’editoria moderna nasce il pubblico moderno e tra i due si pone il romanzo nuovo che deve rispondere alle richieste e ai gusti che sono, appunto, nuovi. L’EDITORE: Il ruolo subisce un passaggio. Si sposta da colui che identifica il genere letterario dell’opera e la stampa (il primo editore è stato Johann Gutenberg. In realtà Gutenberg non fu un editore nel senso pieno del termine, ovvero un imprenditore, ma rimase uno stampatore), a colui che la sceglie, la pubblica e ne dirige la messa in vendita. (Il curatore editoriale, conosciuto anche come editor inglese, è una figura centrale del mondo dell'editoria. Il suo compito è quello di affiancare l'autore durante la stesura dell'opera. Il curatore dà consigli su come limare, rimodellare, aggiustare il testo al fine di renderlo adatto per la pubblicazione.) Alla fine della seconda metà del ‘700 il termine francese “editeur”, indica colui che si preoccupa di pubblicare opere già stampate (curatore), curando il ciclo di produzione dal manoscritto al volume stampato e infine alla vendita, (il verbo “éditer” 1784 introdotto per designare l’attività di produrre libri). Nella lingua inglese i due termini restano distinti: il publisher è chi produce materialmente il volume, l’editor è chi ne stabilisce i caratteri testuali. In Italia, sebbene più tardi, si diffuse la terminologia moderna riguardante l’editoria sul modello francese. L’uso moderno del termine editore, in Italia, è già presente nella seconda metà del XVIII secolo, infatti, Alfieri sosteneva che un libro era reso vivo solo quando un editore si preoccupava della sua pubblicazione e di collaborare strettamente con lo scrittore (“chi lascia manoscritti non lascia mai libri: deve essere con somma diligenza stampato, riveduto, torchiato dall’autore medesimo”). Quindi, nel ‘700 anche in Italia come in Francia, seppur ricondotti allo stesso termine, incominciano ad essere indicati i due ruoli distinti del curatore del testo e del curatore della sua stampa (cioè chi mette i capitali per far uscire il testo stampato), questo in coincidenza con l’aumento del numero dei libri pubblicati; i due ruoli sono posti sullo stesso piano e ciò evidenzia l’importanza crescente del ruolo dell’editore. MANIPOLAZIONE: è da considerare anche la questione della manipolazione del testo in modo che il lettore ne acquisisse più piacere. Sostanzialmente, anche nelle traduzioni dei testi, molti non si preoccupavano della traduzione fedele, anzi, li manipolavano in funzione dei lettori ai quali erano indirizzati. Un esempio fu il libro Amelia di Fielding in cui il ragazzo con cui fugge la protagonista diventa un 5 BARETTI: La differenza sostanziale che separa romanzo e biografia è l’opposizione verità-finzione: la narrazione romanzesca appartiene al verosimile, l’altra al vero. Baretti addita il modello della biografia, nel tentativo di individuare un genere che possa conservare la verità senza escludere diverse visioni di lettura della storia. Se un proemio (parte introduttiva di un poema) di una poesia o una poesia stessa, che narrava finzione, era così bello ed era vero, non poteva accadere lo stesso che un romanzo fosse scritto talmente bene da trarre in inganno e sembrare realtà? (Verri). (La Frusta letteraria: Periodico quindicinale che Baretti redasse e pubblicò a Venezia dal 1 ottobre 1763 al 15 gennaio 1765. Fingendosi un vecchio soldato in pensione, Aristarco Scannabue, recensore per diletto dei libri che si stampano in Italia, l'autore si lascia andare a giudizi irriverenti e aggressivi sui maggiori letterati sia del passato sia del presente: deride Bembo, esalta Metastasio, critica il teatro di Goldoni perché troppo «popolare». Polemista impetuoso si scaglia contro tutto ciò che gli appare convenzionale, artificioso, pedantesco, in difesa di una letteratura fatta di cose e non di parole. Il periodico fu soppresso dalla censura veneta). CAPITOLO 1 “ADESCATI DAL DILETTO” FOSCOLO E LA TEORIA DEL ROMANZO Nel 1796 in “Piano di Studj”, Foscolo fece un elenco dettagliato di autori che, per forza, dovevano essere letti durante la vita per ritenersi educati dalla lettura. Non solo grandi autori del passato, quali Tacito, Omero, Locke, Rousseau, ma anche contemporanei quali Goethe, Fielding, Monti, Young ed altri. Si scoprì che nella sua lista mancavano assolutamente autori di commedie. Si suppone, perciò, che Foscolo non ritenesse la commedia un genere educativo. Non si verifica l’interazione commedia - romanzo, ciò non significa che Foscolo non conoscesse il teatro. Ancora adolescente, tra il 1793 e il 1796, Foscolo, nonostante le successive smentite, legge il Werther e, benché non compaia nell’elenco, il “Viaggio sentimentale” di Sterne in una traduzione fortemente manipolata. Egli era un autore che metteva al margine le vicende avventurose, mentre dava grande importanza alle passioni, in quanto era questo aspetto dei romanzi a cullare e coinvolgere il lettore. La grandezza del romanzo, per Foscolo, risiedeva perciò negli effetti che esso produceva nel lettore, ciò che veniva messo in azione. Lo stesso Ortis è emblema di questo, in quanto è un romanzo fortemente passionale che parla di amori drammatici. Resta di fatto che l’Ortis fu una rivisitazione e un insieme di micro sequenze che citavano altri testi o altri autori già famosi. 6 Foscolo, con indubbia sensibilità, seppe cogliere la necessità di inserire a fianco della passione amorosa, una passione civile non ancora celebrata nei romanzi del suo tempo. Siano o no da considerare il nucleo germinativo dell’Ortis, nel Piano di studj era richiamata la dicitura Laura. Lettere (Laura musa di Petrarca) inserite sotto la voce Prose originali, rivelano comunque un primo interesse per il romanzo epistolare; in ogni caso, nella lettera del 29 aprile dell’Ortis il Foscolo le ripropone. Vincenzo Di Benedetto nella Prefazione all’edizione critica, scrive esplicitamente che l’opera, <<Lasciata incompiuta dal Foscolo, è l’espressione della ricerca di un modello nuovo di romanzo, il più importante tentativo di rinnovare il romanzo italiano tra l’Ortis del 1798 e i Promessi Sposi>>; lo si evince da un radicale cambiamento di registro, tentato con nuove pagine autobiografiche: non più sentimento ma l’autoriflessione ironica con una scrittura che oscilla tra l’ironico e il dissacrante. Nel nuovo tentativo romanzesco (Il Sesto tomo dell’Io) di Foscolo rilevanti sono le letture di Swift e Sterne, rivelando l’intenzione di rompere con il romanzo epistolare. In molte correzioni del manoscritto del Sesto tomo dell’Io è visibile la ricerca di un modo di esprimersi che faciliti il contatto con un pubblico più vasto. Esso si colloca tra la fine del 1799 e metà del 1801 e resterà un’opera incompiuta. CAPITOLO 2 “UNA SOCIETA’ DI LETTORI GIUDIZIOSI” – NEGLI SCRITTI DEI PRIMI ROMANTICI Le pagine di Foscolo sul romanzo, pur con tante contraddizioni, sono il punto più elevato della riflessione teorica all’inizio dell’800, anche se non mancavano altri interventi di elogio e di critica (che non si discostavano dal modello settecentesco). De Coureil, “francese italianato” traduttore in italiano di poeti inglesi, giornalista e autore di libri polemici, sempre agli inizi dell’800 analizzava il romanzo, la funzione di questo e quale fosse la sua più giusta lettura nel contesto storico e sociale. Egli sosteneva che fosse un guaio chi studiava gli uomini attraverso la storia, in grado solo di far conservare alla memoria fatti illustri ed importanti e le loro conseguenze, bensì fosse nel giusto chi leggeva i romanzi contemporanei, il “novel”, in cui fossero presentate anche le virtù morali, attraverso la contrapposizione vita privata / vita pubblica; in questi romanzi i lettori si potevano identificare nei personaggi o trovare occasioni di confronto. 7 De Coureil, elogiava “Solamente il vero è amabile, solamente il vero è interessante”, non chi ingannava il lettore descrivendo eventi e uomini diversi per dare un’idea diversa della società. Giovanni Berchet,  poeta, scrittore e letterato italiano, uno tra gli esponenti più significativi del romanticismo (autore di “Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo”) sottolineava il fatto che l’ostacolo alla diffusione di romanzi moralmente utili e quindi socialmente necessari in quanto si rivolgono ad un pubblico vasto, era da attribuire alle scelte “editoriali” che prediligevano romanzi in grado di procurare guadagno non quelli in grado di migliorare la vita altrui; “il buffone alle spese del moralista”. Berchet precisava che il romanzo, doveva presentare una lingua “media” così come medio era il lettore. L’osservazione di Berchet sulla lingua, dietro la quale si possono intravedere altri suggerimenti foscoliani, è l’elemento teorico più interessante del “Commiato del traduttore” (primo testo in prosa dell’autore inteso ad illustrare gli scopi dell’importazione del romanzo europeo in Italia); l’approfondimento da esso apportato al dibattito condotto nei primi due decenni dell’800, non troverà eguali almeno fino alle riflessioni manzoniane; egli giustifica alcune sue scelte in tema di traduzione, introducendo lui stesso elementi ed effetti che nel testo originale non ci sono. PER UN LIBRO TUTTO ITALIANO: Berchet, citando Foscolo, sottolinea quanto questo sia stato importante nel panorama letterario a cavallo del primo decennio dell’800 sui giovani letterati milanesi, essenzialmente su tre piani: 1) psicologico-etico 2) ideologico 3) artistico Foscolo suscitava un forte fascino sui giovani per gli atteggiamenti anticonformisti e per la sua scrittura e le sue riflessioni di poetica: se le pagine dell’Ortis erano entrate nel bagaglio di letture di molti aspiranti alle lettere, e i “Sepolcri” avevano dettato recensioni e polemiche, con l’orazione, Foscolo comunicava un ideale di letteratura (<<L’affermazione delle unità dell’attività artistica e dell’attività morale>>), destinata ad essere trasmessa ai giovani romantici. Borsieri definì Foscolo “uno di quei dotti che non si dimenticano dell’uomo”, infatti, secondo Foscolo, le persone non dovevano lasciarsi allettare da quei letterati che pontificavano chiamando ignoranti coloro che non li seguivano. La nuova sensibilità si intreccia con le esigenze e le aspirazioni di una società politicamente non libera e che ha l’acuta coscienza di un decadimento nazionale che ha necessità di risorgimento; se i primi romanzieri non escludevano il contatto con la 10 Perseguendo contenuti più consoni allo stato, politico e civile, del proprio pubblico, gli scrittori possono diventare il punto di riferimento di una nazione di cui il compimento deve essere ancora raggiunto. È da questa considerazione che scaturirà molta produzione letteraria risorgimentale. L’opposizione romanticismo/classicismo, si può ricondurre a un diverso atteggiamento degli scrittori nei confronti dei lettori, più che nella differenziazione dei contenuti. La differente concezione del pubblico e della lettura si pone dunque come uno dei punti sui quali si misura tutto il distacco dei classicisti dai romantici italiani e ad essa si accompagna una diversa teoria della letteratura. Secondo i classicisti, per cambiare la società e la letteratura, occorrono testi che attingono, grazie alla tradizione classica, alla perfezione antica. L’opposizione alla letteratura romantica, è visibile in molti passi del Leopardi, portatore di una diversa visione della letteratura, il quale compito è quello di creare illusioni anche per mezzo di un “inganno fantastico”. Il passaggio dal romanzo contemporaneo al romanzo storico era una riconferma della supremazia della storia, ma con in più il fatto che i romanzi potevano ora essere trasmessi a tutti, anche a coloro che, di storia, non avrebbero mai letto nulla. CAPITOLO III SCRITTURA E LETTURA DI “STORIE FINTE” NEI PRIMI ANNI VENTI Può colpire il fatto che, nelle tante pagine del Conciliatore, non ci siano riferimenti rilevanti all’editoria libraria e alla sua organizzazione, i romantici milanesi non istaurarono rapporti significativi con gli stampatori dell’epoca; e la cessazione dopo appena un anno di attività del Conciliatore, annulla ogni possibile impegno dei romantici come gruppo di pressione editoriale. Tra i classicisti, troviamo più facilmente letterati bisognosi di guadagno e disposti, quindi ad impegnarsi direttamente nell’attività editoriale; è il caso di Compagnoni e Bertolotti, che si impegnano nell’iniziativa di Anton Fortunato Stella, di pubblicare i volumi del “Compendio della storia universale” del Conte Segur, traducendoli dal francese. 11 Non mancano uomini di cultura che si impegnano nell’attività editoriale per diffondere una propria visione della letteratura: come Leopardi, che veniva pagato mensilmente da Stella per commentare le rime di Petrarca e compilare due antologie. Per il romanzo la situazione editoriale rispecchiava quella generale: i romantici ritenevano che la diffusione del nuovo genere fosse essenziale per il rinnovamento della letteratura. Ferrario, stampatore dell’Adelchi e del Conte di Carmagnola, è da considerarsi lo stampatore più vicino ai romantici, soprattutto ai manzoniani; promuove una collezione di romanzi storici di Walter Scott. Il successo dello Scott in Italia è immediato, con continue ristampe per circa sette anni, nonostante l’opposizione della Biblioteca italiana, la quale riteneva l’opera frivola e non adatta alla pubblicazione. I primi effetti della diffusione del romanzo comincia a farsi vedere anche in altri campi; lo notiamo ad esempio nella nascita delle prime miniature ispirate ai romanzi. Il genere romanzo non è più possibile accantonarlo, poiché destinato ad un mercato potenzialmente sempre più vasto; questo genera l’interessamento del romanzo anche da parte dei classicisti. Ne è esempio Pirotta, che nel 1821, decise di dar vita ad una serie di collezione di romanzi stranieri non storici, inattaccabili sul piano morale, e di potenziale successo, presentandola come iniziativa esplicitamente a favore del genere romanzo. Il romanzo storico/contemporaneo  il romanzo storico viene criticato in quanto ritengono che debba esistere una divisione di genere tra storia e romanzo; in ogni caso, se si deve unire la storia all’immaginazione occorre limitare i danni, conservando esattamente nella parte storica la verità e nella parte romanzesca la verosimiglianza. Allo stesso modo, nella contrapposizione tra storia e verosimile, ossia tra vero e finzione, gli oppositori del romanzo storico, assolvono, invece il romanzo di immaginazione contemporaneo, in quanto non dà origine ad ambiguità.
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