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Medioevo: Abitare tra Occidente e Oriente - Uomini e Case - Prof. Galetti, Sintesi del corso di Storia Moderna

La realtà materiale e mentale reciproca durante il Medioevo, con un focus sulla civiltà musulmana avanzata e le ondate di migrazioni barbariche. Esploriamo l'organizzazione dello spazio nelle civiltà orientali e occidentali, nuovi insediamenti e tipi di case, e la trasformazione delle residenze signorili. una ricca immagini della vita quotidiana e l'evoluzione architettonica durante questo periodo.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 16/06/2022

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Scarica Medioevo: Abitare tra Occidente e Oriente - Uomini e Case - Prof. Galetti e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Uomini e Case nel Medioevo tra Occidente e Oriente INTRODUZIONE Realtà materiale e atteggiamenti mentali si condizionano reciprocamente. Stretta connessione tra dato materiale e immagine, tra ambiente e modo do pensare. Le ‘invasioni barbariche’ del IV-V mettono l’Europa romana a diretto contatto, a convivere, con un mondo Altro. Ulteriori impatti dell’Alterità: avanzata musulmana (VII), seconda invasione barbarica (XI) L’organizzazione dello spazio delle altre civiltà viene valutata in base ai parametri europei/romani. CAP. 1 MODELLI INSEDIATIVI Stirpi germaniche, riportate da fonti romane (Tacito, Cesare): gruppi di guerrieri seminomadi, organizzati in clan e tribù. Villaggi a maglie larghe di abitazioni in legno. Vita comunitaria, ruoli sociali suddivisi per genere ed età. Vita e immaginari improntati dall’ambiente forestale: “cultura del legno”. Nomadi delle steppe (sarmati): allevatori, vivono a cavallo. Descrizioni da fonti bizantine, molto etnocentriche: Sarmati dipinti come barbari primitivi. Nel IV impero Unno, che si sposta verso occidente. Apice con Attila (metà V). I nomadi vivono nei carri: no edifici. Gli uomini vivono in sella. Gruppo di carri come modello primario di vita associata, collegato dagli scrittori romani al villaggio. Altri nomadi: Avari, Bulgari, Turchi. Elemento nuovo coi turchi: Yurta, tenda montata sul carro che può venire edificata. 2° ondata barbarica (VII-XI): slavi, ungari, normanni. Slavi (area ucraino bielorussa) spinti da altre migrazioni versi i Balcani, dove si insediano. Confine tra popoli slavi e germani: asse Amburgo-Trieste (taglia a metà la Germania). Slavi divisi in Occidentali (Polonia-Cecoslovacchia), Orientali (Russia, Ucraina) e Meridionali (Jugoslavia-Bulgaria). Agricoltori itineranti, seminomadi. Vita in “miserabili capanne”, vita comunitaria. Case: Isba (casetta di legno), Chata (legno, argilla e sabbia) e Zemljanka, mezza interrata e più grande. Edifici secondari: affumicatoio, silos interrato per cerali, sauna seminterrata per bagni. Ungari: migrazione dalla Siberia nel V, fino a stabilirsi nel VIII in Pannonia (di lì: Ungheria). Base per razzie e saccheggi verso Occidente nel V; poi vinti nel 955 e convertiti al cristianesimo. Da pastori nomadi ad agricoltori stanziali: cavallo rimane per la guerra. Da villaggi di tende ad agglomerati di piccole case monofamiliari seminterrate. Fuori: forno, silos, pozzo. Nella metà del X si sviluppano anche i “fortini di terra”: centri di potere ancora poco studiati. Normanni: fine VIII, migrazioni via mare. Danesi verso Inghilterra, Norvegesi verso Scozia, Irlanda, Islanda e Nord Francia, Svedesi in area Baltica via fiumi. Definiti genericamente come normanni o vichinghi (o variaghi): contadini, artigiani pregiati, e ovviamente guerrieri. Mercati fortificati semipirateschi attorno al Mar Baltico, per scambi commerciali. Tessuto insediativi di piccoli borghi (Svezia e Danimarca) o fattorie isolate (Norvegia, Islanda). Comunità a famiglia allargata, autosufficienti, in grandi case/stanzone comune: “hallenhaus” (forma nave capovolta). Legno, argilla, paglia. Focolare centro vita familiare. Foreste centro immaginario. CAP. 2 LA CASA CONTADINA Campagne tardo-romane (II) organizzate in latifondi, facenti capo a Ville: punto di riferimento politico- amministrativo di una realtà locale. Tale base organizzativa era imitata dai villaggi. La crisi agricola del II-IV porta all’abbandono delle terre e al tramonto del modo di produzione schiavistico. Con la decadenza delle città e dei grandi poteri prende però piede il modello delle aziende agrarie a conduzione mista, quale nuovo centro aggregativo e di protezione delle realtà rurali. Lottizzazione proprietà in poderi, gestiti in parte da contadini liberi. Ville signorili fortificate, e contadini raccolti in villaggi vicini. Tra V e X campagna luogo primario di organizzazione della vita economica e sociale. Si instaura attorno alla villa il sistema, che si origina presso i Franchi, delle corvées. In Italia invece frattura causata dall’invasione longobarda: piccola e media proprietà contadina e beni comuni del villaggio. Grande proprietà torna solo in epoca carolingia (VIII). Case contadine fulcro funzionale di un azienda agraria. Numerose e diversissime tipologie. • Casa “a corte”, aperta o chiusa, diffusissima. Sia per contadini che signori: stesso modello organizzativo, differente estensione. Nucleo edile articolato, organizzato intorno ad una corte centrale, comprendente aia, pozzo, orto. Attorno abitazione, rustici, forno, cucina, cantina, magazzino, stalla, granaio, ecc. Realtà unitaria, spesso protetta da recinzioni. Schema abitativo di tutta l’Italia medievale, a prescindere dai dominanti. Prosegue anche nel basso medioevo, fino a trasformarsi nel XIV nella cascina monoaziendale, presente ancora oggi. Anche la casa rurale mezzadrile è un tipo di casa a coorte: la casa del mezzadro è circondata da diverse strutture di manipolazione e prima lavorazione dei prodotti, in ottica di autosufficienza del nucleo abitativo. Nucleo a corte diffuso anche in Germania, Francia, Inghilterra (più tardi). • Casa lunga o mista (longhouse). Diffusa prevalentemente in Nord Europa, prevedeva un unico lungo locale in cui coabitavano le persone e il bestiame. Ampio ambiente unico indiviso, con qualche vano. Diffuso fin dai primi secoli dell’era cristiana. A partire dal IV sec. si articola con vari edifici vicini a scopo artigianale (permane unico ambiente abitativo misto). • Casa a struttura unitaria: unico edifico composto da un unico ambiente multiuso (molto piccolo). Ricovero dei contadini più poveri, sviluppato anche in centri demici e incastellati. Diffusa soprattutto in territorio bizantino. Villaggio come centro sociale ed amministrativo. Costruite in pietra o mattoni. Simil capanne. Stanza unica: camera da letto, cucina, magazzino, stanza del focolare, degli attrezzi da lavoro. Quanto fatta di più ambienti: divisione zona domestica / zona magazzino. • Casa con piano superiore: casa con spazio sopraelevato per le stanze, e al piano terra magazzino e servizi. Tipologia che si diffonde lentamente: più costosa, più complessa da edificare (quelle al piano terra venivano costruite da ci doveva abitarle). Struttura a più piani come spia dell’emersione di una maggiore stratificazione sociale. Per tutto l’Alto medioevo case costruite con materiali deperibili: legno, graticciato di rami, argilla, mattoni crudi, zolle erbose. Prevalentemente legno in quanto molto facile da procurare, e molto difensivo i nuvi borghi che si creano attorno al villaggio originario. Nella torre centrale risiede ovviamente il signore, che può ospitare la popolazione in caso di attacchi. In nord europa si sviluppa invece il sistema della motta, un accumulo di terra battuta circondato da fossato e palizzata su cui si ergeva una torre che faceva sia da deposito che da residenza signorile. Il castello “a motta” si sviluppa progressivamente, passando dalla terra alla muratura e attraverso l’ampliamento della pianta della torre. Tra XIII e XIV progresso tecniche di offesa, e quindi anche di difesa: profonde mura in pietra, torri più articolate, diversi ordini concentrici di difesa, fortificazione ingressi, palazzo signorile fortificato. Nella dimora signorile distinzione tra piani alti (residenza signore) e bassi (servitù, magazzini, ecc). Centrale la grande sala, spazio pubblico di ricevimenti, pasti, funzioni del potere. 4. LA CITTÀ MEDIEVALE Per visione occidentale città = civiltà. Spinta all’urbanizzazione in epoca romana, per imporre le strutture organizzative imperiali. Strutturazione in linea con l’ideale di città romano. L’arrivo delle popolazioni germaniche causa una profonda trasformazione del tessuto urbano. Ad esempio scompare l’insula, struttura abitativa a più piani caratteristica per il ceto basso romano (palazzone popolare); pianterreno area commerciale e bagni pubblici, sopra abitazioni popolari. Domus signorile romana strutturata attorno al peristillio, cortine interno aperto; attorno varie stanze, tutte al piano terra. Mosaici e dipinti per adornare un ambiente piuttosto spoglio di mobilia. Tra II e III sostituzione materiali deperibili con calcestruzzo e mattoni di laterizio cotti. Dal IV trasformazione abitativa urbana: dissoluzione edilizia residenziale medio-alta, centri urbani ruralizzati e con forte incursione campagna (orti, vigne, ecc), domus smontate per avere materiale per costruzione edifici rurali, diffusione struttura a corte dalle campagne alle città. Forte diffusione del legno, importato dai germani, che la fa da padrone tra V e X. L’europa Orientale e bizantina rimane invece più legata alle tradizioni architettoniche romane: edilizia residenziale articolata, permanenza muratura, vitalità urbana differenziata dalla campagna. Differenza esemplificata dalla grande fioritura di Costantinopoli, capitale, centro spirituale e culturale. Nel nuovo millennio diffuso risveglio delle città: esplosione demografica, aumento commercio, nuovi assetti sociali (es. Comuni). Diffusione edilizia in pietra e mattone, e case più articolate e su più piani (solariate). I cenrti urbani si sviluppano soprattutto dove le signorie locali hanno maggiore potere e autonomia rispetto alla monarchia: in Fiandre, Renania, Germania, nord Italia; e non invece nel Meridione. Tra XII e XIII massiccia edificazione di torri nei centri urbani in tutta europa, strumento di difesa e simbolo del potere signorile. Torre che si sviluppa in vari edifici collegati, tutti afferenti ad un clan familiare (castello che si sviluppa per addizione rispetto a struttura originaria monotorrile). Nucleo torrile familiare esemplare della concezione signorile del potere urbano nel basso medioevo: a clan, personale, preminente sulla città. Nel XIV e XV si sviluppa il modello abitativo del Palazzo, nato come accorpamento di abitazioni. Passo successivo: costruzione palazzi a sé stanti che emergono dal tessuto urbano. Struttura incentrata attorno ad un cortile porticato aperto, incontro tra spazio privato (stanze di sopra) e pubblico (piano terra. Strutture di autoaffermazione del nuovo patriziato (es. Palazzo Medici, Palazzo Strozzi). Resto del tessuto abitativo composto da case, sia borghesi che popolari; principale struttura edificio rettangolare affacciato sulla via e affiancato agli altri, sviluppato su più piani. Pianterreno botteghe, stalle, magazzini, e altri locali adibiti al lavoro; di sopra abitazioni. Spazio dietro: cortile aperto, spazio di socialità e angolo di campagna in città. Nel XV i caseggiati si dotano di logge, che si affacciano sulla strada creando portici (Firenze, Bologna). In generale ambienti molto promiscui. Scarichi igienici verso la strada. Riscaldamento e cottura nel focolare casalingo. Case decisamente poco coibentate. Preminenza legno, che permane in nord europa/ nell’area mediterranea dal XIII pietra e laterizio (anche per rischio incendi minore). Soprattutto per le case signorili si utilizzano materiali duraturi e pregiati: macigno e pietra forte, mattoni. Anche arredo domestico legato alla classe sociale. In generale tessuto orbano caotico e policentrico, che tra Due e Trecento viene riordinato, razionalizzato, pianificato – anche per volontà dei signori di affermare il proprio dominio sulla città e prestigio, anche attraverso la forma di questa. Nuovi criteri: ordine, simmetria, spaziosità, sia per le cinte murarie, che per la rete viaria, per i centri del potere, per le case: decoro urbano. 5. L’OCCIDENTE E GLI ALTRI Conoscenza alterità: mix elementi reali e fantastici, e forte etnocentrismo. Osservazione concentrata sugli elementi antropologici ed urbanistici, della vita associata. La tenda è la sintesi dell’alterità rispetto all’europa, alterità tanto sociale quanto abitativa. Per l’europeo è la mancanza di un punto di riferimento, di un luogo d’origine. L’asia dal Duecento dominata dall’Impero mongolo, fondato da Temujin, ossia Gengis Kahn (1167- 1227): unificazione tribù mongole, e poi conquista dalle steppe russe a Cina, India, Medioriente. Razzie e nomadismo di saccheggio vs popolazioni sedentarie. Il figlio Ogodei organizza l’amministrazione dell’impero, e crea la capitale Qaraquorum. Dal 1236 invasione dell’europa dell’Est (fino in Dalmazia). Prime spedizioni europee verso est: domenicani e francescani (poi i mercanti). A fine XIII centro impero spostato in Cina, che diviene preminente sulla Mongolia. Il Catai (regione Cina) diviene centro di un vivacissimo scambio commerciale tanto con l’europa cristiana quanto col mondo islamico, attraverso la Via della Seta e le rotte marittime. Arrivano i mercanti (Marco Polo). Mongoli popolo nomade, rudi come il paesaggio delle steppe. Accampamenti mobili, composti da numerosissime tende, anche molto grandi: le yurta. Struttura abitativa funzionale alla vita nomade, realizzata con pelli animali: sfruttamento del materiale reperibile (da allevamento) e assenza di altri materiali (es. legname). Pasti consumati per terra davanti al fuoco. Religiosità legata a idoli di feltro. Poligamia; in particolare capi con moltissime mogli, ognuna con la sua tenda. Tende dei capi immense, adatte per contenere centinaia di persone. Tenda vista come spazio sacro, legata ad una precisa simbologia e a determinati tabù spaziali (es. “cerchio magico”, stipite intoccabile). Le tende più grandi erano sempre montate su carri. Presenza di artigiani specializzati per la realizzazione delle tende e la manutenzione di queste e dei carri. Erano le donne ad occuparsi della guida dei carri (uomini sempre a cavallo). Porte di tutti gli edifici sempre rivolte a sud. Anche interno tenda ordinata ritualmente rispetto ai punti cardinali. Qaraquoron: nucleo stabile della città di modeste dimensioni, suddiviso in quartiere mercantile, artigianale e del potere (comprese chiese idolatre, ma anche moschee e una chiesa cristiana); il grosso permane nomade. Cina esplosione commerciale dal 1260, capitale impero mongolo Pechino; nel 1280 annessa la Cina meridionale. Grande afflusso di mercanti occidentali: diari (es. Marco Polo) che guardano soprattutto ai dati economico mercantili, e che delle strutture sociali osservano lo sviluppo commerciale ed urbano (prospettiva molto situata). Civiltà cinese più apprezzata di quella mongola dai mercanti europei, perché sentita come più vicina. Regioni cinesi ad ampio sviluppo urbano, figlio della lunga tradizione imperiale. Grandi centri urbani di notevoli dimensioni, con palazzi, aree artigianali e commerciali, bagni pubblici: nulla da invidiare ai grandi centri urbani europei. Palazzo e corte imperiale da botta; regime descritto bene anche per interesse di benevolenza, sia da parte dei frati che dei mercanti. Quadro sociale cinese dipinto come familiare dagli europei; quello mongolo è invece descritto come primitivo e selvaggio, e le aree meno esplorate (India e sud est asiatico) sconfinano nel fiabesco e nell’irreale. India descritta come caotica e fiabesca anche volutamente: caos etico e politico contrapposto all’ordine e razionalità dell’Impero cinese. Vedi in particolare abitati insulari, estremamente precari e disorganizzati, con cui venivano in contatto i commercianti che percorrevano la rotta marittima, tanto cristiani quanto musulmani. Valutati positivamente solo gli insediamenti maggiori: la presenza di mura, di case stabili, ecc (etnocentrismo). Lo stato militare musulmano conquista l’India tra XI e XIII. Anche qui modi di vivere e di abitare guardati dalla prospettiva della contrapposizione tra vita nomade e vita sedentaria. Mondo musulmano nel medioriente costituito da numerosi agglomerati urbani uniti da rotte commerciali. Urbanizzazione fiorente nell’espansione imperialistica tra VIII e XI. Islam come chiave ideologica di trasformazione tanto della comunità quanto dell’organizzazione dello spazio. Città in aree fluviali e alluvionali: principale materiale di costruzione argilla; nei secoli successivi soprattutto muratura. Strutture di canali di irrigazione molto sviluppate. Forte carenza legno. Succo del discorso: la civiltà musulmana dovunque ha colonizzato, dall’Africa alla Spagna al meridione al medioriente fino all’India, è stata una civiltà urbana, che ha creato grandi agglomerati urbani e in generale una fitta rete di città connesse da rotte commerciali.
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