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Riassunto della "Boutique del Mistero" di Buzzati, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Riassuto di alcuni racconti della raccolta "Boutique del mistero" di Dino Buzzati

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023
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Caricato il 26/02/2023

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Scarica Riassunto della "Boutique del Mistero" di Buzzati e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! DINO BUZZATI La boutique del mistero LA BOUTIQUE DEL MISTERO ➔ La raccolta esce nel 1968. ➔ E’ l’ultima licenziata dall’autore “scelta dall’autore”. Considerata la raccolta dei racconti che a parer lui sono i migliori. Ne sceglie alcuni della prima raccolta “i sette messaggeri”. ➔ Il racconto eponimo è quello che dà il titolo alla raccolta. ➔ Il mistero è dentro e attorno all’uomo, la condizione stessa dell’uomo è vivere nel mistero, il mistero è una dimensione umana. ➔ È l’ordine che viene sconvolto, pensiamo al racconto “Una goccia” e che quindi per questo fa paura. ➔ A far paura è il mistero della vita. “ ➔ Affronta temi grandi: la vita, la morte, la fede, la solitudine, l’attesa come ragione di vita. ➔ Buzzati stabilisce con chi legge un rapporto forte proprio prendendo temi dell’uomo, che sono di tutti, e il momento sconcertante dell’attesa di qualcosa che non arriva mai. ➔ I temi della boutique del mistero 1. Scorrere del tempo→ il tempo scorre inevitabilmente, scorre in maniera diversa in base all’età. Sentimento di angoscia→ al centro c’è l’essere umano. 2. Fantastico “raziocinante”→ che non ha a che fare con il fantastico del 1800. Parte da un fatto realistico. Si intrecciano il concreto e l’astratto 1) I sette messaggeri ➔ All’età di trent’anni il figlio del re parte all’esplorazione del regno di suo padre credendo che avrebbe raggiunto rapidamente i suoi confini. ➔ Decide di portare con sé sette messaggeri in modo tale di essere sicuro di ricevere tutte le notizie provenienti dal suo regno. ➔ Per distinguere i sette cavalieri li ha nominati in ordine alfabetico: Alessandro, Bartolomeo, Caio, Domenico, Ettore, Federico, Gregorio. ➔ Il secondo giorno di viaggio, fa partire il primo messaggero, e poi ogni giorno un altro. All’ottavo giorno, quando parte l’ultimo messaggero, il primo non è ancora tornato. ➔ Il figlio del re ben presto si rende conto che il tempo che passa dalla partenza di un messaggero fino al suo ritorno è pari a cinque volte il numero di giorni fino a quel momento impiegati. ➔ Con l’aumentare della distanza, il tempo di ritorno dei messaggeri diventa sempre più lungo e le notizie della città sempre più deboli. ➔ Quando sono trascorsi otto anni, una sera arriva Domenico, che non vede da sette anni. Per tutto questo periodo non ha fatto altro che cavalcare per portargli quel pacco di lettere, che ora non ha voglia di aprire. ➔ Decide di ripartire per l’ultima volta e realizza che potrà rivedere Domenico dopo trentaquattro anni. ➔ Ma si sente stanco e ha il presentimento che morirà molto prima. ➔ I messaggi più recenti gli hanno fatto sapere che molte cose sono cambiate: il padre è morto, la Corona è passata al fratello maggiore ecc. ➔ Il messaggero successivo, Ettore, e gli altri messaggeri quando lo raggiungeranno non partiranno più per la capitale ma saranno mandati avanti per riferirgli ciò a cui va incontro. ➔ Ormai non rimpiange più il suo paese, ma pensa solo alle terre ignote verso cui si sta dirigendo. ➔ Dal punto di vista geografico è preciso. ➔ Data precisa del convoglio : il 12 settembre. ➔ Il fantastico qua si ritrova nelle figure dei fantasmi dei briganti morti. Però si tratta di un fantastico nuovo, ossia dei fantasmi accoglienti, che prendono con sé Planetta e il ragazzo che lo accompagna. Punto di vista linguistico ➔ Il linguaggio è colloquiale, qua il linguaggio si abbassa per la presenza dei briganti, personaggi che hanno un propria lingua. “bestia” ➔ Utilizza il costrutto dialettale “mica”. ➔ Uso abbondante di aggettivi qualificativi. ➔ Uso di ripetizioni, ➔ Si parla di prosa paratattica per asindeto che si nota nelle descrizioni. ➔ Si apre sempre con un participio passato. ➔ Uso dell’italiano medio “Marco, anche lui, l’hanno messo dentro”, si tratta di un anacoluto. (doppio soggetto) ➔ Dislocazioni da destra e sinistra, altre ripetizioni e ridondanze, il mi affettivo “me lo adoperano il mio fucile”. Frasi nominali dove manca il verbo coniugato. 3) Sette piani ➔ Il protagonista Giuseppe Corte, dopo un viaggio, a causa di una lieve malattia è costretto a farsi ricoverare in una casa di cura specializzata. ➔ L’edificio è suddiviso in sette piani dove le persone vengono distribuite in base alla gravità della loro malattia. ➔ Nel 7° piano vengono ricoverati coloro che sono facilmente guaribili e di conseguenza più si scende più si trovano persone malate gravi fino ad arrivare al 1° piano, dove si trovano coloro che sono privi di speranza. ➔ Proprio per la natura lieve della malattia il signor Corte viene ricoverato al settimo piano. ➔ Una volta sistemato e affacciatosi alla finestra intrattiene una conversazione con un signore che gli spiega le dinamiche dell’ospedale. ➔ Successivamente a causa di un inconveniente per lasciare il posto ad una madre e ai suoi figli, Giuseppe Corte viene trasferito al sesto piano con la promessa che l’avrebbero immediatamente rispostato al settimo appena ci fosse stata l’occasione. ➔ Nonostante la promessa, dopo qualche settimana a causa della nuova disposizione degli ammalati, Giuseppe Corte viene spostato al quinto piano. ➔ Malgrado lo spostamento indesiderato nutre ancora speranza di essere trasferito al settimo piano. ➔ Passa del tempo e a causa dell’apparizione di un eczema sulla gamba, che sembrava non migliorare, il signor Corte viene spostato al quarto piano con la promessa di migliori cure e un posto ai piani più alti. ➔ Tutto ciò non succede e a causa di nuovi inconvenienti il protagonista viene spostato prima al terzo, poi al secondo piano, e infine raggiunge il piano inferiore, il primo, dove Giuseppe Corte inizia a perdere sempre di più la speranza sprofondando nella malattia fino a morire a causa dei continui inganni dei medici. Analisi → Al centro il tema della malattia. Il malato passa in secondo piano, cura di tutti gli altri. L’etica della cura è antifrastica infatti non c’è etica. 4) Il Mantello ➔ il giovane Giovani, dopo aver trascorso due anni sul campo di battaglia ritorna a casa dalla madre e dai suoi fratellini più piccoli. ➔ Il ragazzo è mentalmente e fisicamente devastato, dunque nonostante la gioia della famiglia nel rivederlo, lui a stento trattiene le lacrime non proferendo parola. ➔ Poco dopo una volta seduto, la madre lo invita a togliersi il mantello, ma Giovanni anziché darlo alla madre se lo stringe a sé con l’intenzione di uscire poco dopo. ➔ Giovanni dice alla madre che dovrà presto andarsene perché qualcuno lo sta aspettando fuori dalla porta. Si tratta di un tipo strano e inquietante, che Giovanni non conosce. ➔ La madre poi gli offre una fetta di torta, che Giovanni mastica controvoglia, ➔ mostra successivamente al figlio la camera rinnovata, ma Giovanni non sembra affatto interessato, anzi desideroso di concludere presto il colloquio con la madre. ➔ Quando la madre gli chiede come mai sia così distratto e inquieto, lui taglia corto, dicendole che per lui è arrivato il momento di andare. ➔ Così i fratellini stringono Giovanni prendendolo dal mantello, che spostandosi scopre una ferita sanguinante. ➔ La madre è sconvolta, ma Giovanni saluta i familiari con un addio ed esce, raggiungendo il misterioso individuo e parte per raggiungere le montagne. ➔ La madre finalmente capisce chi sia quella figura così inquietante, che ha accompagnato il figlio a salutarla prima di portarselo via per sempre. Non è altro che la morte. Analisi → Ritroviamo un anelo di possibilità di continuazione dopo la vita, una speranza. Infatti colui che accompagna il ragazzo, la morte, gli dà un’ultima speranza, l’ultimo saluto alla famiglia. Tema principale la morte e la guerra. 6) Una goccia ➔ Il racconto pone al centro la figura della goccia, di cui ne viene dettagliatamente descritto il percorso. ➔ Una serva si accorge una notte di questa goccia che sale per le scale, e corre ad avvisare la padrona, che all’inizio non crede alla serva. ➔ Solo successivamente tutti nella casa verranno a conoscenza della goccia. ➔ La mattina controllano se ne è rimasta qualche traccia, ma la goccia è del tutto scomparsa, essa arriva solo durante la notte. ➔ Crea una sensazione di paura, ma anche di curiosità. ➔ La goccia non è altro che l’insieme di tutte quelle sensazioni, e terrori difficili da esprimere. Quei pensieri minacciosi e per niente rassicuranti che avvolgono la mente impedendo agli uomini di prendere sonno. ➔ Alla fine del racconto si scopre essere solo una goccia. Analisi → Appartiene a un’altra raccolta “paura alla scala” raccolta che esce nel 1949. ➔ Nasce un sentimento di paura essendo qualcosa di completamente sconosciuto. ➔ Racconto diegetico. E’ scritto in prima persona con un appello al lettore ➔ Prosa paratattica. Le persone rifiutano la realtà al di fuori di loro, la realtà è rappresentata dalla goccia, che le persone capiscono di non poter ignorarla più. ➔ La goccia non simboleggia assolutamente niente secondo l’autore, anzi per lui è solo una goccia d’acqua che sale per scale. ➔ La sensazione finale è di paura, perché la goccia fa qualcosa di diverso dalla normalità. La goccia deve scendere, e questo è un elemento fantastico. ➔ Perdita delle certezze del 1900. ➔ Rappresenta le ansie, dubbi, paure e insicurezze. Punto di vista linguistico ➔ Legate ad una scrittura sempre più vicina alla nostra. Molte frasi nominali, con nessun verbo coniugato, lessico semplice ma non trascurato. ➔ Scrittura limpidissima con pronomi personali semplificati, il dimostrativo al posto dell’articolo determinativo “con quel freddo” anziché con il freddo. ➔ La narrazione si avvicina al climax → attraverso lo spostamento della goccia. ➔ Uso di ripetizioni: epanalessi, o altre. Funzione del linguaggio ➔ La funzione referenziale (descrittiva) si trova all’inizio nell’apertura che spiega la situazione. ➔ Qui però ha un aspetto fondamentale l’aspetto emotivo dei personaggi grazie alla presenza di elementi sensoriali “sentire”, legata all’ansia di conoscere il mistero. ➔ Con la frase “la senti?’” coinvolge il lettore totalmente, ➔ Con il ricorso al metalinguaggio, si uniscono due piani, uno di realtà e uno di funzione. ➔ Le domande continue mettono in rilievo la straordinarietà dell’evento. ➔ Porta a una prosa di tipo connotativa, che assume un significato personale e soggettivo. 7) Il corridoio del grande albergo ➔ Il protagonista si trova in una stanza d’albergo, e prima di coricarsi ha la necessità di andare alla toilette. ➔ La sua stanza si trova in fondo ad un lungo corridoio, che di conseguenza deve percorrere per raggiungere la sua destinazione. ➔ Nel percorrere il corridoio incontra un signore con la barba, anche lui, diretto alla toilette e per imbarazzo nessuno dei due ha il coraggio di entrarci. ➔ Per tutta la notte i due cercano di evitarsi, inoltre sembra che il signore della barba prenda le stesse decisioni del protagonista, dunque nonostante lo sforzo i due si incontrano una seconda volta davanti alla porta della toilette. ➔ Ormai stanchi entrambi di percorrere il lungo corridoio, e aspettando reciprocamente che uno dei due entrasse nella toilette si appisolano, ognuno in un angolino lontano dall’altro. ➔ La mattina il protagonista si risveglia frastornato, e nota che non è il solo che si era rincantucciato in un angolino, ma ce n’erano altri come lui, che con la stessa paura e imbarazzo erano rimasti in piedi tutta la notte ed erano distrutti come in un vero e proprio campo di battaglia. 9) Il Colombre ➔ Il padre di Stefano Roi per il suo compleanno porta il figlio a bordo del suo veliero. ➔ Una mattina mentre i due stanno osservando il mare, Stefano nota una figura scura che spunta dalle onde. ➔ Il padre dice a Stefano che si tratta di un Colombre, un pesce che tutti i marinai temono. E la vittima, e i familiari sono gli unici che possono avvistarlo. ➔ Il Colombre una volta scelta la sua vittima lo insegue ovunque essa vada per mare. Il padre preoccupato allora fa sbarcare il figlio proibendo al figlio di andare per mare. ➔ Così Stefano rassegnato rimane a terra e si allontana dal paesino natale. ➔ Il ragazzo per le vacanze estive torna a casa propria e si dirige al molo scorgendo tra le onde il Colombre. Tutto ciò fa preoccupare parecchio Stefano, che diviene ossessionato da questo nemico che lo aspetta di continuo. ➔ Col tempo si costruisce una vita, anche se il pensiero del Colombre lo assilla incessantemente. ➔ Ad un certo punto dopo la morte del padre Stefano decide di lasciare tutto, tra cui gli studi e la moglie e di tornare finalmente a navigare essendo una tradizione di famiglia. ➔ Durante i suoi viaggi il pesce è una presenza fissa. ➔ Passano molti anni e Stefano diventa anziano, ma nonostante ciò desidera rimanere a bordo della nave con l’unico obiettivo di incontrare il Colombre e di non deluderlo. ➔ Una volta incontrato il Colombre, il pesce gli confessa che non lo stava affatto inseguendo e che da sempre il suo desiderio era di consegnare al ragazzo una perla, la perla del mare che dona ricchezza, fortuna, amore e pace dell’animo. ➔ Allora Stefano realizza che non è affatto il Colombre che gli ha rovinato l’esistenza, ma lui stesso nella sua incessabile corsa dovuta alla paura. ➔ Viene trovato lo scheletro del personaggio che al posto della perla tiene tra le mani un pesciolino. Importante è il rapporto tra mare e terra→ Il mare ingloba le paure e le angosce del protagonista, mentre la terra ferma è totalmente sicura. Altre tematiche principali sono →angosce paure, viaggio qui viene vista come una fuga, sfida infatti cerca di affrontare il problema alla fine e l’illusione. Lessico usato →è semplice e comprensibile e preciso, ma vengono inseriti molti termini che rimandano all’allegoria, oltre ai termini marinareschi. Pochi dialoghi. Presenza forte dell’aggettivazione. Simbolo del Colombre → simboleggia il destino, di cui inizialmente ha paura e che poi affronta. E’ un elemento fantastico, che esiste solo nella mente di chi immagina, è per questo che lo vede sin quando era un bambino. 10) Le gobbe del giardino ➔ Il narratore qui è l’autore stesso, che racconta un aneddoto veritiero e surreale allo stesso tempo. ➔ Racconta di quando era un ragazzo, e mentre passeggiava nel giardino di casa sua aveva accidentalmente inciampato in un ostacolo. Si trattava di una gobbetta del terreno. ➔ Il ragazzo allora il giorno dopo chiede al giardiniere, Giacomo, il motivo di quella gobba, credendo fosse opera sua, ma il giardiniere gli diche che un suo caro amico è morto, sepolto ai piedi delle montagne, e un tumulo mortuario si è di conseguenza replicato nel suo giardino. ➔ Il ragazzo inizialmente è riluttante nel credere a Giacomo. ➔ Qualche tempo dopo sempre durante una passeggiata notturna in giardino, il ragazzo inciampa ancora in un'altra gobbetta. ➔ Chiedendo sempre al giardiniere il motivo viene a scoprire che un’altra persona è venuta a mancare, un altro suo caro amico. ➔ Col tempo ne appaiono altre, alcune molto grandi quasi quanto delle collinette e altre più piccole. ➔ Ogni qualvolta che si scontrava con queste gobbette, gli venivano a mente tutti coloro che se n’erano andati e tristemente ricordava i loro nomi, e li chiamava anche se nessuno poteva rispondergli. ➔ Il giardino ben presto si era trasformato in un campo di battaglia, dove ogni rilievo corrispondeva a un amico perduto e a una tomba lontana e a un vuoto nell’animo dello scrittore. ➔ Durante l’estate ne apparve una enorme. Il caro amico del ragazzo era morto, e ciò fu un motivo di ribellione. ➔ L’autore conclude il racconto con una riflessione sul significato delle gobbe in giardino. ➔ Per riassumere è un fatto che accade a tutti, perché tutti noi siamo proprietari di un giardino dove accadono eventi dolorosi che riguardano le persone che amiamo, o che ci amano. E alla fine anche noi saremo una gobbetta nel giardino di qualcun altro lasciando un profondo segno nella loro vita. ➔ Inizialmente i cittadini non hanno il coraggio di avvicinarsi al cane per non essere visti da altri. ➔ Per questo motivo il cane riceverà di nascosto del cibo e una coperta calda. ➔ La vita nel paesino prosegue come prima, ancora timorosi del giudizio del cane continuano a comportarsi al meglio. ➔ Alla fine nonostante l’idea di creare un gabbiotto per riparare Galeone, che non fu mai veramente realizzato, il cane muore e viene seppellito vicino al suo padrone. 13) Eppure battono alla porta ➔ La vicenda prende luogo in un palazzo aristocratico abitato da Maria Gron, suo marito Stefano, il figlio Federico e la figlia Giorgina. ➔ In una notte di pioggia, Maria Gron torna a casa, dove l'aspettano la famiglia e il dottor Martora, medico e vecchio amico di famiglia. ➔ La figlia Giorgina le racconta di aver visto due contadini portar via due statue di pietra che erano sempre stati nel parco della famiglia. ➔ Mentre i presenti discutono di tutto ciò, arriva il giovane Massigher, il quale cerca di avvisare la famiglia di un pericolo legato all'ingrossamento del fiume, dovuto alla pioggia torrenziale, ma la signora Gron non vuol sentir parlare del pericolo del fiume e continua a cambiar discorso. ➔ Mentre la famiglia e gli ospiti giocano a carte, si sentono dei rumori che sembrano provenire dalle fondamenta della casa, ma Maria Gron li attribuisce futilmente al temporale. ➔ Il fattore Antonio si presenta alla porta, preoccupato dall'avvicinarsi dell'acqua, ma la famiglia ignora il suo avvertimento. ➔ Nel frattempo tutta la servitù ha lasciato la casa. ➔ Infine l'acqua giunge fino alla casa ed entra da una finestra aperta, ma Maria rifiuta di lasciare la casa con tutti i suoi averi e tutti restano in attesa di quello che accadrà molto ansiosi. ➔ All'improvviso qualcuno bussa alla porta. 14) I santi ➔ Il Protagonista del racconto è San Gancillo uno dei santi del paesino, che vive, come gli atri, in una casetta lungo la riva dell’oceano, che rappresenta Dio. ➔ San Gancillo non è mai stato un santo clamoroso, ma poco dopo la sua morte è diventato santo. ➔ Nonostante la sua santità San Gancillo, non è un santo molto popolare, essendo quasi del tutto dimenticato nessuno si rivolge a lui. ➔ Dunque il santo decide di realizzare dei miracoli con lo scopo di catturare l’attenzione della gente del paese. ➔ Il primo dei due miracoli consiste nella roteazione degli occhi del ritratto del santo stesso. Presto nel paesino circola la voce di questo miracolo, ma quando la gente accorre per verificare l’evento non notano assolutamente nulla, al di fuori della normalità. ➔ In seguito al fallimento del primo miracolo, ne organizza un secondo di matrice più rilevante, che però anche questo non sembra andare a buon fine perché il merito viene attribuito a un altro santo, a Marcolino che è considerato uno dei santi più popolari del paesino. ➔ Il racconto si conclude con l’incontro tra i due santi, che discutono sulle caratteristiche che li differenziano. ➔ Marcolino riconosce di essere meno santo di Gancillo, e quest’ultimo lo invita a entrare. 15) Tiranno malato ➔ Il racconto è ambientato nel periodo post- guerra, negli anni cinquanta (boom economico) e la vicenda prende avvio in un spazio vuoto aperto dai bombardamenti aerei. ➔ Tronk, un mastino si scontra con altri cani, tra cui un volpino di nome Leo, un cane lupo Panzer e un compagno di Leo, un segugio. ➔ Tronk è considerato il tiranno del luogo e gli altri cani di fronte si sentono impauriti e impotenti. ➔ Il motivo dello scontro è lo stato in cui si trova i mastino, prima forte, vigoroso e intimorente, ora sembra essere malaticcio e gli altri cani, finalmente vincono la loro paura e lo affrontano per vendicarsi. ➔ Durante la lotta, sia Tronk che i compagni di Leo si feriscono. Ma questi ultimi avranno ancora la possibilità di rivedere la propria città l’indomani, mentre Tronk ferito a morte non l’avrà. ➔ Alla fine la situazione del mastino cambia radicalmente, sembrava essere così potente, grande e grosso, un re, mentre ora che si trova sul punto di morte è solo, ha freddo e trema. ➔ Tronk è impotente di fronte a tutti, ma soprattutto davanti a se stesso. 16) Inviti superflui ➔ Questo racconto è un invito da parte dello scrittore a qualcuno, possibilmente a una donna di cui era innamorato. ➔ Il testo si articola in una serie di inviti per posti ed esperienze differenti. ➔ Ma ogni invito si conclude con la realizzazione che nonostante il desiderio del poeta di passare del tempo con questa donna, tutto ciò non è possibile per la lontananza di quest’ultima, e se lo fosse i due non sarebbero mai felici perché troppo diversi fra loro.
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