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Riassunto della DISPENSA DI STORIA DELLA FILOSOFIA., Dispense di Storia Della Filosofia

Ho scritto questo riassunto della DISPENSA DI STORIA DELLA FILOSOFIA dopo aver ascoltato tutte le spiegazioni della professoressa integrando, quindi, appunti, esempi e visionando video su YouTube per ulteriori chiarimenti.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 14/07/2022

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Scarica Riassunto della DISPENSA DI STORIA DELLA FILOSOFIA. e più Dispense in PDF di Storia Della Filosofia solo su Docsity! Dispensa di Storia della Filosofia UMANESIMO ITALIANO Il termine contemporaneo Umanesimo è stato coniato tra il 1400 e il 1500 da chi poi si faceva chiamare “umanista” per indicare l’interesse rinato nei confronti delle humanae litterae (filosofia, greco, latino). Si assiste alla riscoperta del passato, della filosofia antica e dei filosofi greci in particolare di Platone e di Aristotele. Gli umanisti hanno cercato di riappropriarsi dello splendore dell’antichità, dei filosofi, e ripartire da loro nella convinzione che da loro c’era qualcosa da imparare. In Europa si assiste ai cinque cambiamenti dell’umanesimo: 1. Nascita e sviluppo di monarchie europee con nuovi assetti politici ed economici 2. Scoperta dell’America 3. Invenzione della stampa 4. Invenzione della polvere da sparo 5. Riforma protestante Umanista = uomo appartenente alla classe dirigente, un finanziere, un giurista che si occupa anche di cultura. Colui che dedicava alle humanae litterae e studiava le opere degli antichi. Gli umanisti più che filosofi erano filologi perché traducevano i testi antichi. Caratteristiche dell’Umanesimo: → ritorno alla cultura classica → laicizzazione della cultura → concezione di uomo (l’uomo non è più in balia degli eventi come nel medioevo ma esso rinasce econ lui anche la sua dignità) → rinnovato interesse nei confronti delle scienze naturali L’umanesimo nasce e si sviluppa in Italia, in principio a Firenze (Francesco Petrarca). L’Umanesimo Fiorentino può essere suddiviso in tre grandi macroaree: 1. Umanesimo civile: focus sulla politica. obiettivo: antichi ideali di libertas e negotium. autori: Salutati (cancelliere della Repubblica dal 1347) e Bruni (cancelliere della Repubblica dal 1417 e tradusse due testi di Aristotele cioè L’Etica Nicomachea e La Politica). 2. Umanesimo filosofico: focus sull’uomo. autori: Pico della Mirandola e Marsilio Ficino. 3. Umanesimo volgare: diusione dell’umanesimo tramite opere scritte in volgare. autori: Alberti e Poliziano. L’umanesimo si espande poi in Europa, in modo particolare in Francia, nelle Fiandre (Erasmo da Rotterdam) e in Inghilterra (Thomas Moore). MARSILIO FICINO e PICO DELLA MIRANDOLA Umanesimo Filosofico Marsilio Ficino → (1433-1499) è un platonista e fondatore insieme a Cosimo de Medici dell’Accademia Platonica di Firenze. Interessante è la sua teoria dei 5 gradi della realtà: 1. Dio (grado massimo) 2. angeli 3. anima 4. qualità 5. corpo 1 L’anima è al centro di tutto perché è al terzo posto ed è l’essenza media costituendo il nodo vivente della creazione di Dio. L’anima è mediatrice degli altri gradi della realtà sia in ascesa che in discesa. Lo fa con l’amore che è la forza che unifica e armonizza i diversi gradi della creazione di Dio, da Dio stesso fino ai corpi. L’uomo riveste un ruolo centrale, di mediatore, attraverso l’amore e questa centralità è tipica del Rinascimento dove l’uomo viene riportato al centro riscoprendo la sua importanza e dignità. Tre sono i concetti fondamentali di Marsilio Ficino: 1. tolleranza 2. unione tra culture (soprattutto greca e cristiana) 3. microcosmo: ogni uomo è microcosmo del macrocosmo, cioè ogni uomo è un piccolo mondo che possiede in sé tutte le potenzialità del grande mondo. Il legame tra microcosmo e macrocosmo è l’anima dell’uomo → copula mundi. Pico della Mirandola → (1463-1494) è un pensatore che cercò di unire insieme tante dottrine diverse cercando, per esempio, di conciliare Platone e Aristotele, di aancare la filosofia orientale, quella medievale con Tommaso d’Aquino per arrivare alla magia e cabala. Questa sua volontà di unire diversi saperi spinse a voler realizzare una discussione a Roma con diversi pensatori su 900 tesi che secondo lui racchiudevano il sapere universale. Purtroppo però alcune tesi furono considerate eretiche e la discussione non ebbe mai lungo. Pico della mirandola realizzò però un apologia (difesa di se stesso) di quelle tesi e una raccolta di conclusioni. Molto famoso è lo scritto che doveva essere l’orazione di inaugurazione della disputa dal titolo “De hominis dignitate” dove sottolinea con forza il punto cardine dell' umanesimo, ossia la centralità e la superiorità dell’uomo rispetto alle altre creature. Pietro Pomponazzi → (1462-1525) è un aristotelico e fondatore della scuola degli Alessandristi. Secondo Pomponazzi, il mondo è costituito da un ordine razionale necessario che non prevede l’intervento diretto di Dio perché il mondo ha un suo ordine. Praticamente Dio ha creato il mondo ma una volta infuso l’ordine del cosmo, Dio non interviene più proprio perché c’è un ordine. Pomponazzi sostiene nella sua opera “Gli incantesimi” che la magia, la stregoneria e i miracoli sono semplicemente un modo in cui l’uomo cerca di spiegare ciò che non conosce. Quindi tutto ciò che è ignoto viene spiegato dall’uomo con queste cose soprannaturali ma in realtà non esistono. Tutto rientra nell’ordine necessario naturale del mondo. L’opera più famosa è “Sull’immortalità dell’anima” dove sottolinea che l’anima ha bisogno del corpo per poter esistere e operare. → L’anima sensitiva ha bisogno del corpo come soggetto perché percepisce il mondo attraverso gli organi di senso. → L’anima intellettiva ha bisogno del corpo non come soggetto ma come oggetto perché le cose che intende possono essere solo le cose corporee che percepisce. → L’intelligenza angelica non ha bisogno del corpo come soggetto o come oggetto ma il problema è che l’anima umana non può diventare in alcun modo intelligenza angelica. E quindi, se l’anima umana è inseparabile dal corpo, allora la sua immortalità diventa dubbia e non si può in alcun modo dimostrare. RENATO CARTESIO Cartesio: 1. grande rivoluzionario 2. grande filosofo dell’età moderna 3. padre del razionalismo filosofico 4. teorico del piano cartesiano Cartesio (1596-1650) rappresenta un ponte di collegamento tra il Rinascimento e l’età moderna. È stato un grande pensatore e filosofo francese dell’età moderna. Di fondamentale importanza è la sua educazione perché fu mandato dai genitori in un collegio di gesuiti molto rigidi che lo segnò profondamente. Cartesio vivrà infatti con grande malessere e turbamenti gli anni del collegio che però lo aiutarono a capire in età adulta che il metodo utilizzato dei gesuiti era completamente da rivedere. Lasciato il collegio frequenta l’università e si laurea in diritto. Non riuscendo ancora a trovare la tua strada, parte per la guerra dei trent’anni. 2 1. Prima regola: l’uomo deve obbedire alle leggi e ai costumi del paese in cui vive, seguendo la religione e le tradizioni del proprio paese. 2. Seconda regola: invita gli uomini a perseguire i propri obiettivi con fermezza e risolutezza anche qualora questi obiettivi abbiano dei tratti nebulosi. 3. Terza regola: Cartesio incoraggia l’uomo a vincere se stesso più che la fortuna e di modificare i propri desideri piuttosto che l’ordine del mondo. L’unica cosa che l’uomo può controllare è la ragione perché l’ordine del mondo non può essere cambiato. THOMAS HOBBES Hobbes nasce il 5 aprile del 1588 in Inghilterra, studiò ad Oxford e viaggiò moltissimo nella sua vita, in modo particolare a Parigi dove conosce alcuni esponenti di spicco della cultura francese e dove fa recapitare una lettera a Cartesio con le sue obiezioni alle meditazioni cartesiane. Fu polemico solo nei confronti di Cartesio ma continuò le sue critiche verso diversi argomenti e autori fino alla morte che avvenne nel 1679 a 99 anni. Hobbes si contrappone a Cartesio soprattutto per il concetto di ragione. Opere principali: 1651 → Leviatano Trilogia → Il Cittadino (1642), Il Corpo (1655) e L’Uomo (1658) dove il filosofo espone il suo sistema filosofico. Hobbes è così conosciuto e studiato perché l’obiettivo della sua filosofia è stato di cercare le basi per una comunità dove regnano l’ordine e la pace attraverso uno Stato assoluto. Secondo Hobbes gli esseri umani, ma anche gli animali possiedono la ragione ma la dierenza è che noi umani abbiamo un linguaggio molto più evoluto che ci consente di rappresentare il mondo interno ed esterno a noi grazie all’utilizzo di simboli convenzionali scelti da una determinata popolazione. Infatti possiamo dire che il linguaggio umano è una serie di segni che sono stati selezionati convenzionalmente da un dato popolo per indicare quella determinata cosa e ci consente di conversare con gli altri del presente e di proiettarci verso il futuro. Il linguaggio consente quindi il ragionamento che è molto più ranato di quello degli animali che è un vero e proprio calcolo perché consiste nell’addizione e sottrazione dei concetti. Il ragionamento passa attraverso la forma del sillogismo ipotetico che delinea le cause di un determinato evento o di una specifica cosa (anche Aristotele si era occupato di logica e sillogismi). Bisogna allora distinguere: - ciò da cui conosciamo la causa: secondo Hobbes conosciamo la causa ultima di ciò che è opera dell’uomo e per lui le scienze matematiche e morali hanno questa caratteristica. Se conosci la causa puoi fare una dimostrazione a priori deducendo dalla causa l’eetto che quella causa provoca. Infatti questo processo è deduttivo perché dalla causa deduco eetto. Le conclusioni sono necessarie inerenti ad oggetti che nascono dall’uomo. - ciò di cui non conosciamo la causa. riguardano eventi e cose naturali che sono state prodotte da Dio e solo lui sa la causa originale. Noi non possiamo saperlo ma conosciamo l’eetto di questa causa ed infatti il processo implica una dimostrazione a posteriori partendo dagli eetti per arrivare alle cause. Questo è un processo induttivo e si arriva a conclusioni probabilistiche perché gli eetti di riferimento non sono prodotti dall’uomo e quindi possiamo solo supporre le cause senza avere una certezza. Tutto è corpo —> tutto ciò che è conoscibile attraverso la ragione, è un corpo (visione materialistica e meccanicistica). Questa è una visione ripresa dagli stoici che sostenevano che il corpo può esistere. Anche Hobbes pensa ciò infatti il termine incorporeo è inconcepibile perché non indica nulla di conoscibile dalla ragione e questo vale anche per lo spirito umano che è per sua natura incorporeo. Qui Hobbes si distacca da Cartesio sostenendo che l’anima è corpo perché entrambi agiscono nel mondo, si immaginano nel mondo e che quindi non c’è dierenza tra res cogitans e res. 5 Questo movimento è tipico dei corpi. Anche l’anima è materiale proprio perché si muove. Il corpo rappresenta l’unica realtà conoscibile dalla ragione e il movimento è la spiegazione razionale dei fenomeni naturali. Hobbes a tal proposito distingue: - la filosofia naturale: si occupa dei corpi naturali - la filosofia civile: si occupa dei corpi artificiali prodotti dall’uomo ossia da un lato dall’etica che si occupa dei bisogni e valori dell’uomo e dall’altro lato dalla politica che si occupa dei doveri dell’uomo all’interno di una società. - la filosofia prima: si occupa delle cause prime degli attributi di base dei corpi (tempo, spazio). Fino ad ora abbiamo parlato del materialismo meccanicistico. Hobbes parla anche del materialismo etico sottolineando che le valutazioni basate sul bene o il male sono soggettive e dipendono dal singolo individuo e da come attribuisce a quella specifica cosa, il valore di buono o cattivo. Infatti una cosa a priori non può essere tutta buona o tutta cattiva ma deve essere valutata dagli occhi di chi la guarda. In generale: - bene: quando è qualcosa che desideriamo. - male: quando noi odiamo qualcosa. Quale dobbiamo decidere ci troviamo di fronte a quello che Hobbes chiama deliberazione che si concretizza con l’atto di volontà che ci fa scegliere se agire o no. Questa però non è una vera e propria libertà di azione che Hobbes limita alla sola libertà di agire. Hobbes nega il libero arbitrio per dare spazio al determinismo cioè le azioni umane sono necessitate e non guidate dal nostro libero arbitrio. La politica per Hobbes è: - scienza geometrica che va studiata a prescindere dalla sua storia. - deve essere svincolata dalla sua storia. Homo homini lupus —> l’uomo è lupo degli altri uomini. Con questa aermazione Hobbes aerma che l’uomo non è un animale sociale, non nasce con una predisposizione naturale a stare a contatto con gli altri in modo sereno. L’uomo non ha una sua natura di amorevolezza verso il proprio simile e questo va contro l’idea che molti altri filosofi si erano fatti dell’uomo come animale politico e sociale (Aristotele). Postulati certissimi intorno alla natura umana: 1. la bramosia naturale: la tendenza dell’uomo a cercare con interesse di godere per primo e da solo dei beni comuni. Questo ci porta a pensare che l’uomo non è un animale sociale bensì un animale che guarda solo a ciò che è utile per lui. È proprio la ricerca di ciò che è utile per lui che lo porta ad unirsi agli altri per creare uno Stato. 2. forte desiderio dell’uomo di evitare una morte violenta: l’uomo cerca la morte più dolce e dignitosa perché la morte ha sempre fatto tanta paura soprattutto in periodo di guerra. Hobbes utilizza il termine “timore reciproco” —> spinta dell’uomo ad aggregarsi agli altri suoi simili. Cause del timore: 1. Uguaglianza naturale: tutti gli uomini sono uguali a livello naturale e Dio ha distribuito equamente le capacità e abilità tra gli uomini. Essendo tutti uguali dal punto di vista naturale, ogni uomo ha le potenzialità per uccidere un altro uomo e quindi non siamo mai al sicuro. 2. Tutti gli uomini fanno a gara per godere dei beni oerti dalla natura: questa gara porta ad uno stato di natura che è una guerra di tutti contro tutti. Contrariamente a Rousseau, per Hobbes questo stato di natura è solo parziale perché l’uomo non ha vissuto tutta l’esistenza in guerra contro i suoi simili perché altrimenti si sarebbe estinto. 6 Nello stato naturale non ci sono leggi, non c’è niente di giusto o ingiusto. L’uomo è allo sbaraglio, un animale solitario in preda (timore reciproco) alla paura. La soluzione c’è ed è quella che ci distingue dagli animali ovvero la ragione. La ragione è la soluzione che ci porta ad aliarsi creando un'organizzazione civile e politica calcolando ciò che ci può togliere da quel timore reciproco. La legge nasce nel momento in cui esiste un potere comune e questa legge naturale è il frutto della nostra ragione calcolatrice. Legge naturale: 1. pax est quaerenda: cercare di conseguire la pace in quanto si ha la speranza di ottenerla e, quando non si può ottenerla, cercare e usare tutti gli ausili e i vantaggi della guerra. 2. ius in omnia est retinendum: l’uomo deve uscire dal suo stato di natura dove pensa di avere un potere illimitato. 3. pacta servanda sunt: rispetto dei patti. Queste leggi vengono scelte convenzionalmente dagli uomini per poter vivere serenamente ma non è detto che queste leggi vengano sempre rispettate ed è qui che avviene il passaggio dallo stato di natura allo stato civile. Stato di natura → l’uomo ha poteri illimitati e c’è la guerra di tutti contro tutti. Stato civile → l’uomo ha poteri limitati e c’è uno Stato assoluto dove è presente il sovrano (leviatano) che è un Dio mortale molto potente. JOHN LOCKE John Locke (1632-1704) è il fondatore dell’empirismo inglese. L’empirismo dà grande importanza all’esperienza che è un metodo conoscitivo e criterio di verità. Locke è il fondatore del liberalismo moderno in quanto difende: la libertà dei cittadini, la tolleranza religiosa, la libertà delle Chiese. Locke dopo aver studiato ad Oxford, insegna nella stessa università. In questo periodo è influenzato da opere di alcuni filosofi come Cartesio e Hobbes. 35 anni → inizia la sua carriera politica diventando Lord Cancelliere del Lord Ashley fino a che non viene accusato di tradimento e viene esiliato (esilio volontario in Olanda). 1691 → torna in Inghilterra fino alla sua morte. Opere principali: - Saggio sulla tolleranza (1667), - Lettera sulla tolleranza (1689). - Due trattati sul governo (1690). - Saggio sull’intelletto umano (1690). Ragione: - non è più infallibile, come pensava Cartesio ma è fallibile. - non è unica e uguale per tutti ma è diversa. - non è indipendente, dipende dall’esperienza. La ragione è l’unica guida ecace che l’uomo ha a disposizione proprio per fare esperienza del mondo. I limiti della ragione sono dati dall’esperienza che fornisce alla ragione le idee semplici. Gli empiristi fanno scendere dal piedistallo la ragione limitandone la sua potenza e le sue capacità. Come l’uomo conosce a partire dal concetto di idea (Cartesio). Locke → le idee derivano dall’esperienza. Le idee possono derivare: - da ciò che è esterno a noi (idee di sensazione) → attraverso i sensi - da ciò che è interno a noi (idee di riflessione) → attraverso percezioni Le idee non sono innate perché l’idea esiste nel momento in cui la penso. Le idee che derivano : - dall’esperienza → idee semplici (passività) - dal nostro spirito e sono l’unione di più idee semplici → idee complesse (attività) 7 L’uomo crede che esiste un mondo esterno a lui e viene percepito in modo permanente rispetto alla mutevolezza delle impressioni con la quale l’uomo percepisce le cose che ci sono nel mondo. Hume distingue tra: 1. Credenza dell’esistenza continua delle cose (propria degli uomini e animali) 2. Credenza dell’esistenza esterna delle cose (tipica degli essere umani) dipendente dall’esperienza sensibile che noi facciamo delle cose. esempio sulla credenza dell’esistenza esterna delle cose → io posso vedere una cosa e percepirla in maniera diversa da quella che in realtà è perché la mia rappresentazione di quella cosa è soggettiva. Ciò che percepisco è l’unica realtà che posso conoscere ed è la mia verità. Per questo per Hume la realtà esterna è ingiustificabile, perché non si può giustificare visto che ciò che noi percepiamo è solo una parte del puzzle. Hume parla anche della credenza nell’unità e identità dell’io sostenendo che non possiamo fare esperienza del nostro io né averne nessuna impressione ma possiamo conoscere a posteriori gli stati d’animo scaturiti dopo un’esperienza. La morale → Hume parte dall’esperienza vissuta, da ciò che vedeva e che ha studiato nella storia dei vari popoli. L’esperienza è stata un punto di partenza importante per capire che l’uomo non è guidato dalla ragione bensì dal sentimento che guida la valutazione morale dell’uomo. Per Hume l’uomo possiede un gusto morale che non può essere guidato dalla ragione ma dai sentimenti. La ragione interviene nel momento in cui l’uomo deve dimostrare l’irragionevolezza di un determinato impulso. La morale nasce dall’utilità collettiva perché secondo il filosofo, l’uomo è mosso da ciò che è utile per lui e per gli altri suoi simili. L’uomo cerca ciò che può far star bene (fare felice tutti gli uomini) gli altri ed evitare ciò che fa star male (ciò che rende infelici gli uomini). La morale si basa quindi sul sentimento di “simpatia” nei confronti degli altri e di “generosi interessi” per tutta la comunità. Massima virtù politica → obbedienza: consente di dare la priorità a ciò che è utile alla società. Religione → dialoghi sulla religione naturale. Hume critica le prove dell’esistenza di Dio (ontologica, cosmologica e teologia) aermando che non si basano sull’esperienza. La religione è quindi una base extra razionale che nasce dalle speranze e dai timori. Politica→ secondo Hume le due tesi opposte sull’origine del potere sono entrambe giuste: 1. Teoria del diritto divino: tutto ciò che succede nel mondo è il frutto di un piano della provvidenza e ciò giustifica la presenza di un sovrano. 2. Teoria del contratto sociale: contratto stipulato tra gli uomini che cercano la pace. Il problema di questa teoria è che è stata poco applicata nella pratica perché la maggior parte dei governi e degli Stati sono nati da rivoluzioni, da guerre e da prevaricazioni dove il potere e l’autorità non è nato da un contratto sociale. Secondo Hume i doveri umani si dividono in due classi: 1. Istinto naturale: si attiva per alcuni doveri in cui l’uomo non è spinto dall’utilità collettiva ma dal proprio istinto. 2. Senso di obbligo: si attiva proprio dall’utilità collettiva (obbedienza). IMMANUEL KANT Kant (1724-1804) fu il più importante dell’Illuminismo tedesco. Passò alla storia come un criticista perché rifiutava le correnti filosofiche della sua epoca (empirismo e razionalismo). Kant concepì la propria filosofia come rivoluzione filosofica o rivoluzione copernicana volta a superare il dogmatismo metafisico. 10 Kant scrive per la pace perpetua che è un’opera di filosofia politica. Kant presenta il suo scritto come un ipotetico trattato di pace, che dovrebbe impedire il verificarsi di qualsiasi conflitto futuro. Hobbes partiva dalla considerazione, condivisa da Kant, che gli uomini sono lupi per gli altri uomini, homo homini lupus. L’uomo è tendenzialmente portato al male. Anche Kant sosteneva che l’uomo aveva dentro di sé un male radicale, ha un’inclinazione per il male. Kant condivide con Hobbes questa premessa: l’uomo di per sé è spontaneamente portato al male. Lo Stato è lo strumento che permette di fermare la cattiveria dell’uomo. Ma come nasce lo Stato? Lo Stato nasce dall’esigenza di porre freno all’egoismo, di porre fine alle situazioni naturali di reciproca violenza fra gli uomini, introducendo una forza superiore rispetto agli individui, che li costringa a rispettarsi reciprocamente. Gli uomini, spinti a seguire le norme del diritto imposto dallo Stato, sono costretti a comportarsi in maniera civile, ragionevole; nella loro interiorità possono essere aggressivi, avere la tendenza a prevaricare gli uni rispetto agli altri, ma il diritto, almeno nella sfera esteriore, fa sì che gli egoismi non si sfrenano e gli uomini vivano una vita civile, premessa per la finalità del bene. Kant sostiene che bisogna vedere lo Stato come frutto di un patto fra gli individui, di un contratto. Individui, come già in Hobbes, per la loro convenienza arrivano a stipulare tra loro un contratto e si mettono d’accordo di rispettarsi reciprocamente sulla base di leggi che tutti accettano perché lo trovano vantaggioso e ragionevole. Lo stato di natura, la condizione naturale degli uomini, è caratterizzata dall’homo homini lupus. Ciò vuol dire che nello stato di natura c'è la guerra di tutti contro tutti. Questa guerra si supera attraverso la nascita dello Stato sovrano, che impedisce lo scatenamento degli istinti aggressivi reciproci. Prima di tutto però c’è la Repubblica in quanto non c’è speranza di pace perpetua se gli Stati non sono tutti repubblicani. Kant si chiese se la matematica fosse davvero una scienza e lavorò per dimostrarlo. Lo stesso fece con la fisica e la metafisica arrivando alla conclusione che la matematica e la fisica sono delle scienze, mentre la metafisica no. Criticare → dal greco separare, giudicare, prendere le distanze per vedere meglio. È nel libro “Dissertazione” che Kant pone le basi per il suo criticismo. Kant nelle sue opere da una parte analizza la ragione per capirne le sue funzioni e dall’altra la giudica come se fosse in un tribunale per valutare i limiti e le possibilità. Proprio per questo, si trovava molto in disaccordo con i due filoni filosofici dell’epoca: - empiristi (Locke e Hume): si può arrivare a conoscere solo tramite l’esperienza. Si parla di sapere cumulativo (che aumenta nel corso della vita) ma soggettivo. - razionalisti (Cartesio e Spinoza): tutto ciò che si conosce è innato nel soggetto e poi, nel corso della vita viene pian piano dedotto. Si parla di sapere universale (uguale per tutti) → deduzione Seppur vedesse in loro dei buoni precursori del suo pensiero, non riteneva che la loro filosofia fosse suciente per elaborare una risposta soddisfacente alle domande che si era posto: - Qual è il fondamento dell’intera conoscenza? - Quali sono le sue possibilità? - Quali sono i suoi limiti? CRITICA DELLA RAGION PURA (1781) → problema gnoseologico (che cosa posso conoscere?) Per introdurre l’estetica trascendentale Kantiana è bene tenere a mente cosa si intende per trascendentale —> tutto ciò che viene prima dell’esperienza, ciò che la precede. Estetica trascendentale → lo studio della conoscenza sensoriale a partire da elementi a priori, come lo spazio e il tempo. Spazio → intuizione pura che precede l’esperienza, che ordina e dà forma alle percezioni esterne. Tempo→ intuizione pura che ordina quelle interne, come gli stati d’animo e le profonde riflessioni. È intuizione pura presente in ogni esperienza, perché anche le sensazioni esterne ordinate dello spazio, passano dal tempo per essere rese esperienze personali ed interne. Spazio e tempo sono chiamate intuizioni pure. La logica è divisa in due parti: 11 1. Logica generale → nata con Aristotele, individua i principi del pensiero in linee generali, si occupa quindi solo dell’intelletto. 2. Logica trascendentale → riguarda il pensiero applicato all’esperienza. Analizza, nella logica trascendentale, le strutture a priori mediante le quali i dati esterni possono essere ordinati compresi dall’uomo. La logica trascendentale si divide a sua volta in: - analitica: si occupa dell’uso legittimo dell’intelletto e il modo in cui esso ordina i dati dell’esperienza. - Deduzione: prende in considerazione la ragione, ovvero l’intelletto quando pretende di andare oltre i limiti dell’esperienza. Analitica trascendentale → individua dei concetti puri chiamati categorie. concetto → qualcosa che unifica la molteplicità dell’esperienza. puro→ qualcosa che precede l’esperienza. Le categorie: quantità, qualità, relazione e modalità. Deduzione trascendentale → si occupa proprio di giustificare l’esistenza di queste categorie. Bisogna proprio dedurle. L’uso delle categorie deve essere dedotto cioè dimostrare la legittimità di una questione di fatto. È proprio ciò che voleva fare Kant → porre sotto il giudizio del tribunale l’intera conoscenza e dimostrare il suo fondamento. Quindi le categorie sono dei concetti a priori attraverso i quali l’uomo è capace di conoscere e la loro appartenenza alla sfera del pensiero va giustificata. Qui Kant introduce l’io penso, un luogo in cui tutti i processi conoscitivi avvengono, ovvero una condizione necessaria per la conoscenza. La condizione necessaria è basata su: - sintesi della conoscenza: la condizione necessaria del conoscere è possedere un luogo dove le informazioni vengono ordinate - soggetto pensatore: che la conoscenza sia di qualcuno, ovvero un soggetto che sia in grado di pensare per conoscere. Ammesso che esista un luogo in ogni soggetto pensatore (io penso), arriviamo alla conclusione che esso sia la coscienza del conoscere (autocoscienza). Quali sono i presupposti della conoscenza scientifica? Kant li chiama principi sintetici dell’intelletto puro —> sono presupposti che ci permettono di dire che la nostra conoscenza è una conoscenza scientifica. La natura regolata dal determinismo cioè tutti i fenomeni avvengono secondo un rigoroso meccanismo, secondo la legge causa-eetto in modo matematico e necessario. La natura deve essere: meccanicistica, matematica (i fenomeni avvengono senza finalità), regolata dal determinismo (i fenomeni sono legati in modo necessario). Concetti alla base della filosofia di Kant: Fenomeno → tutto quello che noi possiamo percepire ed attribuire ad un concetto. È la cosa per me, ciò che posso conoscere. Noumeno → la cosa in sè, ciò che non posso conoscere. La domanda che si pone Kant è: La metafisica può essere una scienza? Kant era giunto alla conclusione che sia la matematica che la scienza fossero scientifiche, ma la metafisica? Per arrivare ad una conclusione, Kant introduce il concetto di dialettica trascendentale. Dialettica trascendentale → analisi del tentativo di andare oltre i limiti dell’esperienza. Comprende ragionamenti falsi che l’uomo fa per tentare di dare una visione complessiva della realtà, per spiegare l’inspiegabile. 12
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