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Riassunto della monografia "La tradizione cosmopolita. Un ideale nobile ma imperfetto", Appunti di Sociologia Dei Processi Culturali

Riassunto della monografia "La tradizione cosmopolita. Un ideale nobile ma imperfetto" per il seminario e l'esame finale del corso di Sociologia dei Processi Culturali (voto 30/30)

Cosa imparerai

  • Come la concezione della dignità umana influisce sui doveri di giustizia e di aiuto materiale?
  • Come Marco Aurelio tratta la sovranità nazionale, l'individuo e la società internazionale?
  • Come le istituzioni politiche e economiche influiscono sullo sviluppo delle capacità umane?

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 15/01/2023

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Scarica Riassunto della monografia "La tradizione cosmopolita. Un ideale nobile ma imperfetto" e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! LA TRADIZIONE COSMOPOLITA Tutto ha origine dal cosmopolitismo di matrice stoica, che non ha niente a che vedere con la politica, in quanto è un ideale morale. Tuttavia, l’idea di un’eguale dignità umana si pone a fondamento di una serie di obblighi per la politica internazionale e nazionale. La concezione del rispetto per l’umanità è alla radice di gran parte del movimento internazionale per il riconoscimento dei diritti umani. Uguale dignità di tutti gli esseri umani: idea di un minimo denominatore comune a tutti gli esseri umani che li rende tutti uguali dal punto di vista morale. Per la legge cosmopolita tutti gli uomini sono ugualmente degni di rispetto e ammirazione; il luogo in cui si nasce è esclusivamente casuale e dunque non possiamo permettere che differenze di nazionalità, di classe, di etnia o di genere erigano barriere fra noi e gli altri. Tuttavia, per essere cittadini del mondo non bisogna rinunciare alle proprie identità e appartenenze locali: dobbiamo invece immaginarci inseriti in una serie di cerchi concentrici (l’io, la cerchia familiare diretta, la famiglia allargata, i conoscenti o il gruppo locale, i concittadini, i connazionali e l’umanità nel suo complesso). Possiamo anche dedicare un maggior grado di attenzione e interesse a chi ci è vicino, ma non dobbiamo dimenticare che le caratteristiche collegate a questa collocazione sono casuali e che il nostro legame più fondamentale è quello con l’umanità: i doveri particolari non sono altro che derivazione del dovere generale verso l’umanità. Il riconoscimento della pari dignità umana non si ritrova solo nella tradizione occidentale:  Buddismo e l’idea di uguaglianza tra gli uomini  Nehru e Ambedkar, che nell’impostare il nuovo stato vollero porre innanzi e al di sopra di tutto l’idea di uguale dignità umana  Movimento di liberazione nazionale in Sudafrica, che impernia la sua politica rivoluzionaria sul rispetto della dignità umana  Mandela Uno dei punti di forza della tradizione cosmopolita è che si tratta di una visione del nostro rapporto etico con chi si trova fuori dal nostro paese: essa sottolinea che quel rapporto non obbedisce solo a considerazioni di convenienza e di sicurezza, ma è di natura etica, oltre a fondarsi semplicemente sulla dignità che ogni essere umano possiede in virtù della sua umanità. La politica cosmopolita non impone alcun obbligo di aiuto materiale, poiché gli esseri umani non hanno necessariamente bisogno dei beni che dipendono dalla sorte: se questi mancano la dignità umana rimane intatta. Questa dicotomia dei doveri è assolutamente problematica, poiché la disuguaglianza materiale è una realtà evidente della vita umana: il fatto accidentale di nascere in un paese piuttosto che in un altro ha un grande impatto sulle aspettative e sulle possibilità di vita di una persona. Vi è poi un’implicita idea che adempiere ai doveri di giustizia non comporti spese materiali, ma questo è assolutamente erroneo. La tradizione sembra credere che i beni materiali non influiscano minimamente sull’esercizio delle capacità di scelta e in generale sulla dignità, ma questo non è vero: per poter esercitare i diritti di prima generazione, come la libertà religiosa e politica, è necessario godere di quelli di seconda generazione, che sono di ordine sociale ed economico. Ognuno di noi alla nascita ha una capacità interna di condurre diversi tipi di vita, ma questa non è sufficiente perché l’umanità fiorisca: a tal fine c’è bisogno di beni esteriori, cioè quello che trasformano le capacità innate in capacità apprese. Nel De officiis, Cicerone elabora la visione di un mondo in cui la giustizia regola i rapporti fra gli uomini e offre inoltre una descrizione dei doveri di giustizia e di ciò che essi chiedono alle nazioni e agli individui. Ma è proprio lui ad inaugurare questa dicotomia, trattando i doveri di aiuto materiale in modo diverso da quelli di giustizia. Allo stesso tempo egli sembra però discostarsi da questa dicotomia, enfatizzando molto sulla cosiddetta responsabilità negativa, che ci vede colpevoli non solo delle ingiustizie che commettiamo, ma anche di quelle che non contribuiamo, pur potendo, a fermare o impedire. Egli evidenzia poi che, anche se ogni essere umano è collegato a tutti gli altri da stretti legami di riconoscimento e attenzione, il legame motivazionale con la propria repubblica ha un ruolo particolarmente importante anche in una vita proiettata verso gli altri. Da molti anni la comunità internazionale ha accettato molti doveri transnazionali, cioè doveri che le nazioni e chi per loro devono rispettare in tempi di guerra e doveri che chiamano le nazioni a difendere i diritti umani cosiddetti civili e politici, mentre quelli sociali ed economici non sono ancora oggetto di una chiara analisi a livello internazionale, anche se le disuguaglianze materiali tra le varie nazioni sono ormai un dato evidente, come è evidente che la vita di molti è profondamente segnata dalla povertà e dalla privazione di beni sociali ed economici. Cicerone ritiene che i doveri di giustizia siano rigorosi e impongano standard morali di condotta anche fuori dai confini nazionali, mentre gli obblighi di aiuto materiale implicano molta elasticità e ampi margini per preferire chi ci sta a cuore, offrendoci dunque la possibilità di dare precedenza alle persone care, mentre dobbiamo offrire aiuti a color che sono fuori dalla nostra nazione a patto che ciò non rappresenti per noi un danno o una perdita. La iustitia:  Impone di non far male a nessuno, a meno che non si risponda ad un torto subito  impone di non prendere qualcosa che appartiene ad un altro  di impedire un’ingiustizia se non si vuole macchiarsi a propria volta di un’ingiustizia Condotta in guerra: bisogna sempre cercare di favorire il dialogo, poiché la guerra è e deve essere la soluzione di ultima istanza e comunque deve sempre evitare azioni che possano in futuro impedire di vivere in modo pacifico: il nemico va trattato con misericordia I doveri di giustizia si basano un un’idea di rispetto dell’umanità, di considerazione dell’essere umano come fine anziché come mezzo. Essi sono pienamente globali, dato che dal punto di vista morale i confini tra paesi sono irrilevanti, e implicano obblighi rigorosi che non ammettono eccezioni. Al contrario, i doveri di aiuto materiale devono sottostare a molti vincoli: non devono danneggiare nessuno, neanche chi li riceve, che ha discrezione nella scelta del recipiente. Innanzitutto, afferma Cicerone, siamo tenuti ad aiutare coloro a cui siamo particolarmente legati ed egli elenca poi i diversi livelli di associazione che giustificano un qualche aiuto significativo. Come base particolarmente importante dei doveri di aiuto c’è sicuramente l’amicizia, ma il massimo apprezzamento di Cicerone va alle istituzioni politiche collettive: al primo posto ci sono i doveri nei confronti della repubblica e dei propri genitori. Cicerone propone poi un approccio flessibile che prevede molti criteri per verificare i doveri di aiuto, ma consente elasticità di giudizio quando ci sono delle esigenze in conflitto. Quello che è chiaro è che a rimetterci sarà sempre chi è fuori dalla nostra nazione, che confluisce in quella infinita multitudo dei cui bisogni non possiamo preoccuparci se non vogliamo esaurire le nostre risorse. Non dobbiamo però preoccuparci di fare beneficenza in modo imparziale, poiché una persona veramente forte non ha bisogno di cose materiali. Tuttavia, risulta chiaro come promuovere la giustizia richieda aiuti materiali: qualsiasi ordinamento politico che miri a proteggere qualcuno avrà bisogno di risorse materiali: le persone non sono libere di agire come vorrebbero sul terreno dei doveri di giustizia a meno che non vengono distribuite o redistribuite risorse materiali materiali sono forme di razionalità fondate sul rispetto reciproco e lo stravolgimento di queste relazioni comporta la totale deformazione dell’umanità di una persona. Sebbene le persone si affaccino alla vita con uguale dignità, le società spesso cospirano in molti modi per impedire che questa uguaglianza formale si dispieghi liberamente. La libera scelta dell’occupazione e della libertà di muoversi e associarsi sono per Smith dei diritti fondamentali, richiesti dall’idea stessa di dignità umana; eppure, queste libertà vengono quotidianamente violate. Egli pensa che in molti campi gli Stati dovrebbero essere più attivi di quanto non siano, criticando poi lo stato del suo tempo non perché non interviene, ma perché interviene nel modo sbagliato, lasciandosi prendere in ostaggio dagli interessi dei ricchi, anziché operare secondo una visione generale del bene pubblico. Abbiamo dei doveri morali che ci impongono di rispettare la dignità dei nostri concittadini, stabilendo relazioni basate sulla reciprocità invece che sulla forza dell’inganno. Smith comprende poi che per vivere una vita all’altezza della dignità umana non basta solo la mancanza di aggressioni e violenze, ma sono necessarie anche determinate condizioni di lavoro, in quanto è nell’ambito lavorativo che l’umanità di una persona si esprime nel modo più profondo ed essenziale. Egli comprende poi che le istituzioni contano ai fini di una vita all’altezza della dignità umana: ex. Nessuno stato può garantire un’educazione come quella impartita ai ricchi a spese dei loro genitori, ma può fornire a tutti almeno le parti fondamentali dell’istruzione. Le capacità umane quando nascono sono allo stato embrionale e per maturare fino a rendere giustizia alla dignità dell’essere umano vanno sostenute dall’ambiente: se alle capacità mentali decisive per poter vivere una vita di scelta e cittadinanza attiva si impedisce di svilupparsi, quella vita non sarà all’altezza della dignità umana. Linee della politica transnazionale di Smith: 1. la libertà commerciale, che viene però continuamente intralciata dalle pratiche monopolistiche sia all’interno di un paese sia negli accordi che trascendono i confini nazionali 2. la fine dello sfruttamento coloniale: autogoverno in ogni nazione e condivisione del sapere 3. le migrazioni: un vuoto nella sua visione 4. patriottismo critico; il patriottismo è inaccettabile quando porta le nazioni a violare il diritto internazionale e quando le induce a provare invidia per la prosperità di altre nazioni La beneficenza è sempre libera, nel senso che non può essere imposta per legge e chi non fa beneficenza è moralmente criticabile, ma non arreca un danno positivo a nessuno. I doveri di giustizia sono invece pienamente applicabili per legge, in quanto violarli equivale ad arrecare un danno reale e positivo a qualche persona: agire secondo giustizia è un obbligo rigido che si può imporre per legge. La dignità umana va vista non come una conquista pienamente realizzata, ma come la capacità basilare di sviluppare una serie di capacità di livello più alto che consentono il pieno funzionamento umano. L’autrice si sofferma poi su sette aspetti che, sebbene trascurati dalla tradizione, non possono essere ignorati da qualsiasi odierna politica internazionale che aspiri alla giustizia: 1. Psicologia morale, cioè il complesso intreccio tra capacità di ragionamento, emozioni e sentimenti che sostengono la nostra vita morale 2. Dottrine omnicomprensive, cioè le varie visioni, religiose o secolari, della buona vita umana 3. Liberalismo politico, l’idea cioè che i principi politici non possano essere fondati su un’unica dottrina generale e debbano rifuggire il più possibile dal settarismo, pur facendo proprie alcune dottrine morali di base ideologica, che devono però essere presentate come un modulo, ossia una dottrina parziale che possa integrarsi con la dottrina comprensiva di ciascuno 4. Importanza sia pratica che normativa della nazione, che è l’entità più grande capace di fungere da strumento efficace dell’autonomia umana e di essere responsabile verso le persone, oltre che essere la sede attraverso cui incanalare aiuti e risorse. Il diritto internazionale può assolvere vari ruoli, ma occorre sempre guardare con sospetto ad una cessione di sovranità nazionale, soprattutto se verso una sfera internazionale non sufficientemente sottoposta al controllo dei cittadini di ciascuna nazione attraverso le scelte politiche e le leggi che si sono dati 5. Perdurante inefficacia e fragilità del diritto internazionale dei diritti umani, cioè il fatto che il diritto internazionale non incide direttamente sulle leggi nazionali, ma comunque aiuta i movimenti politici ad organizzarsi per combattere le ingiustizie e cambiare le cose nella propria nazione. Le agenzie internazionali e i documenti internazionali sono essenzialmente dichiarazioni normative che tentano di persuadere il mondo: questa modalità di influenza è preferibile, in quanto tutela l’autonomia dei cittadini. I documenti internazionali sono privi di valore giuridico e non sono equiparabili ad una costituzione mondiale, ma in realtà questo è un bene 6. Cosa fare riguardo agli aiuti materiali, considerando anche il ruolo delle nazioni: gli aiuti, se elargiti in modo paternalistico, possono comportare problemi sul piano normativo. Inefficacia e difficoltà morale degli aiuti all’estero. Se una Ong diventa una potente policy-maker su scala mondiale, ciò intacca la sovranità delle nazioni proprio come accade con le grandi multinazionali. Il problema morale sta nel paternalismo benevolo in quanto tale: la Ong o fondazione non è stata eletta dagli abitanti del mondo (tirannia degli esperti, Easterly) Inoltre, Deaton afferma che in un popolo la disponibilità di risorse esterne per finanziare, per esempio, un miglioramento dei servizi sanitari, di fatto indebolisce la volontà politica di impegnarsi in prima persona per creare istituzioni sanitarie durature e adeguate e di eleggere governi che collochino in cima alle priorità la sanità o altri servizi di base. Bisogna quindi riconoscere che abbiamo dei doveri morali, ma che al tempo stesso far fronte a quei doveri può essere controproducente. 7. Problema dell’immigrazione dei rifugiati che chiedono asili per sfuggire alle persecuzioni e alle guerre e dei migranti che cercano una vita migliore: problema spesso ignorato dalla tradizione cosmopolita. Poiché la tradizione difende la nazione come sede dell’autonomia personale, va detto che le nazioni hanno il diritto di proteggere la propria cultura politica nazionale: ciò non comporta però alcun diritto di adottare politiche fobiche di esclusione che non siano giustificate da prove empiriche: una cosa è agire sulla base di prove legittime contro un determinato individuo, un’altra cosa è l’esclusione generalizzata di determinati gruppi sulla base della religione che professano. Approccio delle capacità:  Sul problema dei bisogni materiali sottolinea che tutti i diritti hanno un versante economico e sociale e che non si possono separare i doveri di giustizia da quelli di aiuto materiale  Sul tema del liberalismo economico lo reputa appropriato sia nell’ambito di ciascuna nazione sia per la morale politica globale  Sul terreno della psicologia morale dà spazio ad una psicologia politica ragionevole  Dà priorità ai diritti individuali  Sostiene l’importanza morale della nazione  Crede nella natura morale della sfera internazionale Le capacità umane centrali: 1. Vita 2. Salute fisica 3. Integrità fisica 4. Sensi, immaginazione e pensiero 5. Sentimenti 6. Ragion pratica 7. Appartenenza 8. Altre specie 9. Gioco 10. Controllo del proprio ambiente (politico e morale) Tra i doveri di giustizia e quelli di aiuto materiale non c’è nessuna dicotomia, in quanto tutte le funzioni umane comprese nell’idea di una vita commisurata alla dignità umana hanno un costo. L’approccio delle capacità è da intendersi come modello per l’elaborazione di una costituzione o di una legislazione fondamentale. Questo approccio prevede una serie di diritti che ritiene insiti nella nozione stessa di vita all’altezza della dignità umana e afferma che qualsiasi paese ha ottimi motivi per attuare la lista delle capacità, concepita per poter essere attuata in modo diverso in ciascun luogo, a seconda della storia e della realtà economica che lo contraddistinguono. Le argomentazioni sono comunque riconducibili ai requisiti della dignità umana e la loro validità non varia a seconda dei luoghi. Questo approccio lascia inoltre a ciascun paese molto spazio per definire in modo specifico le astratte formulazioni delle capacità e per aggiungere nuove voci alla lista. A livello internazionale, questo approccio favorisce la discussione e la persuasione e si oppone alle ingerenze paternalistiche nella politica di nazioni sovrane.
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